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tipologia: Analitici; Id: 1465121


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Titolo Recensione di Federico La Sala su Alvio Facchinelli, La Freccia Ferma. Tre tentativi di annullare il tempo, Milano, L'Erba Voglio, 1979, pp. 176
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Alvio Facchinelli, La Freccia Ferma. Tre tentativi di annullare il tempo, Milano, L'Erba Voglio, 1979, pp. 176 {La Freccia Ferma : Tre tentativi di annullare il tempo / Alvio Facchinelli}+++   recensione+++   
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La Sala, Federico+++
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-11
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mancabile Paul Rée, Malwida von Meysenburg, Erwin Rohde, Franz Overbeck ed altri. Troviamo rievocata con delicatezza e tatto l'amicizia di Nietzsche con Cosima
e Richard Wagner e, finalmente, possiamo leggere serenamente e senza concessioni al pettegolezzo il rapporto con la madre e, soprattutto, con la sorella. E tutto questo in una forma ed uno stile che sono un'autentica novità nel campo della pubblicistica nietzscheana, da sempre vincolata ad un linguaggio che subisce il fascino dell'espressione oracolare ed aforismatica.
ENRICO MARIA MASSUCCI
ELVIO FACHINELLI, La freccia ferma. Tre tentativi di annullare il tempo, Milano, L'erba voglio, 1979, pp. 176.
`Anomala' e tuttavia oltremodo interessante è questa recente ricerca di Fachinelli. Essa nasce « all'interno dell'esperienza psicoanalitica, come effetto primo della sorpresa » (p. 7) di trovarsi di fronte a un uomo (nevrotico ossessivo) che annulla il tempo, ma giunge, poi, — allargandosi e quasi capovolgendosi — a toccare altri problemi (p. 7), specificamente storico-antropologici (il fascismo, le società arcaiche, ecc.).
La ragione di questo tipo di sviluppo è dovuto non tanto alla logica stessa dei problemi posti dall'analisi, quanto al fatto che l'esperienza del trovarsi di fronte a « un comportamento del tutto insolito nei confronti del tempo » (p. 135) ha scosso
e sorpreso, svegliando l'uno e l'altro da un sonno dommatico, piú l'intellettuale che lo psicoanalista: non a caso quest'ultimo pone in secondo ordine e si riserva di affrontare in un prossimo lavoro la questione — tra l'altro ritenuta centrale per la psicoanalisi stessa — del tempo dell'analisi e nell'analisi (pp. 7-8). Ma perché la sorpresa, e perché l'esigenza di una tal risposta?
Il motivo è storico: l'irruzione sulla scena del presente di un agire strano nel tempo e sul tempo ha riposto all'intellettuale i non risolti problemi di quella crisi che investí (e investe tuttora, dato che ancora non si è data una risposta esaustiva — il dibattito sulla crisi della razionalità ha qui le sue profonde radici) la cultura europea di fronte all'affermarsi dell'ininterpretabile fascismo (p. 110), che fu proprio sí una parentesi, — spiega Fachinelli, restituendo cosí a Croce parte delle sue ragioni, — ma lo fu come « un modo di fúnzionare della storia, radicalmente diverso da ciò che si era conosciuto fino allora » (p. 110), e, totalmente dirompente nei confronti delle formalizzazioni ideologiche esistenti (« la Storia delle `magnifiche sorti e progressive' », p. 150).
Inoltre, gli stessi esiti `autocritici' (« le esperienze di questo secolo ci hanno costretto ad aprire gli occhi », p. 150) sulla Storia intesa come « flusso irreversibile, come totalizzazione, a senso unico in cui si riassorbono tutti i processi precedenti » (pp. 149-150), o, piú in generale, su un modello di razionalità che, proprio in « una concezione totalitaria e omogeneizzante del tempo storico » (p. 150), ha una delle sue strutture portanti, e, dall'altra, il tentativo di elaborare su un'idea molteplice di tempo storico un nuovo tipo di ricerche, inscrivono il contributo di Fachinelli in tale ambito
e lo caratterizzano di un originale sforzo di superamento.
Da ciò, anche, il vago percepirsi, — dentro e al di là della risposta creativa alla
sorpresa — nello stesso ritmo `narrativo' della ricerca, di una tonalità emotiva, quasi di
testimonianza.
La ricerca prende le mosse, dunque, dall'analisi dell'uomo che annulla il tempo
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e dai suoi risultati: la ricostruzione, in funzione del tempo, di « un modo generale di vivere ossessivo » (p. 10). Di qui, procedendo « per salti e indizi, secondo una trama di fili » (P. A. Rovatti, I morti viventi e l'aquila littoria, « la Repubblica », 17.11.79), e, in particolare, sempre seguendo « il filo del tempo », vengono posti in relazione e analizzati la nevrosi ossessiva stessa, « le società arcaiche e un movimento politico-sociale del nostro tempo » (p. 148), il fascismo.
Il risultato è la scoperta, in situazioni pur tanto dissimili, di analoghi nodi problematici che danno luogo, anche se con procedure diverse, a una stessa soluzione, allo stesso tentativo: annullare il tempo; o, piú a fondo e meglio, di un tratto comune. Questo tratto comune, non semplice ma complesso, è una configurazione: « essa delinea un nucleo dinamico, da cui si origina un movimento complesso particolare, sia individuale o collettivo; in questo senso essa si presenta come una matrice
o cellula genetica » (p. 149), che, — proprio per il suo articolarsi intorno al tempo, e, anzi per il suo elaborarne uno — « è prima di tutto un cronotipo particolare » (p. 154).
L'individuazione di questa configurazione, o cronotipo, permette a Fachinelli di dare-trarre una prima indicazione: « sulla base di problemi specifici, affrontati da individui e società in condizioni del tutto diverse, è possibile arrivare a delineare tipi di soluzioni omogenee tra loro, nonostante l'immenso divario, a volte, di premesse e circostanze » (p. 148), e, cosí a individuare-isolare altri cronotipi o configurazioni.
I varchi schiusi da quest'acquisizione sono molti, e, tutti sollecitano a pensare in modo nuovo su una serie di questioni notevoli. Già l'eterna questione del rapporto individuo-società viene `superata' dall'impostazione dell'indagine per problemi specifici e dall'individuazione di una cellula genetica comune a situazioni e collettive
e individuali. Inoltre, e fondamentalmente, l'individuazione di questa cellula genetica comune mette in crisi il concetto di Storia e la concezione del tempo che la sostiene. Infatti la matrice o cellula genetica individuata, prescindendo « da quella immensa accumulazione di fatti, di esperienze, di conquiste e di disfatte che rende la storia, come si dice abbastanza spesso, irripetibile », mostra proprio « la possibilità di ripetere, attraverso lontananze abissali, una certa definita qualità del decorso storico, di produrre segmenti di storia o di vita individuale nei quali siamo costretti a riconoscere una caratteristica fondamentale comune ». Questo, ovviamente, non esclude, — prosegue e tiene a precisare Fachinelli — « ma anzi ne rafforza, la peculiarità storica in senso stretto » (p. 149).
Le conseguenze sono notevoli. Innanzitutto, ci mette di fronte al fatto che « esistono differenti tempi storici, differenti curvature dello spazio in cui si svolge la vicenda umana », e, alla necessità di pensare, al posto di uno svolgimento unilineare, a piú linee e logiche particolari che si intersecano variamente in relazioni e problemi differenti, e anche ricorrenti, secondo ritmi temporali del tutto peculiari. E ci fa capire, finalmente, perché, « in certe condizioni, vediamo affiorare e dominare la scena svolgimenti inauditi, e dei quali ci eravamo scordati, o che pensavamo impossibili » (p. 150). E, ancora, quanto illusoria e ideologica sia l'idea del coincidere nel. presente del tempo storico col tempo cronologico, e, quanto grande sia « la necessità di cogliere, in ogni esperienza individuale o collettiva, tutte le temporalità coinvolte, senza dimenticarne alcuna, o meglio, senza dichiararne abolita alcuna per decreto-legge politico o culturale » (pp. 152-3).
Ciò che sembra emergere, anche se con cautela e un po' implicitamente, — dato il carattere ancora in fieri degli sviluppi possibili dai risultati della ricerca — tra gli spunti e le conclusioni (pp. 123-153) è l'esigenza o il compito di individuare possi-
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bilmente cronotipi non solo sul piano diacronico (come è stato fatto tra nevrosi ossessiva, società arcaiche e fascismo), ma anche sincronico, nel presente. In questo, Fa-chinelli sembra puntare verso approdi simili a quelli di Ernst Bloch, almeno per certi
livelli. Questi, infatti, proprio cogliendo la sfasatura tra tempi storici non congruenti che esistono nello stesso presente cronologico ed elaborando il concetto di Ungleichzeitigkeit (= non contemporaneità), giunge a prospettare « un multiversum temporale, un tempo a piú dimensioni compresenti, un intersecarsi di piani diversi del tempo, un contrappunto di squilibri temporali fra diversi popoli, classi e individui che pur vivono nel medesimo tempo cronologico » (cfr. R. Bodei, Filosofia, in La cultura del '900, Milano, Gulliver, 1979; cfr. anche, e soprattutto, R. Bodei, Multi-versum. Tempo e storia in Ernst Bloch, Napoli, Bibliopolis, 1979). Da notare poi che allo stesso Bloch la nozione di non-contemporaneità (centrale nel suo lavoro) permette di elaborare un'analisi del nazismo (tra l'altro, Bloch non è neppure citato in R. De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Bari 1971) molto piú profonda e originale che non i vari sociologi o marxisti ortodossi, e molto vicina a quella di Fachinelli. Anzi, ci sembra, le ipotesi di Fachinelli confermano piú a fondo quelle di Bloch, e, spiegano, insieme, il tempo e i modi del manifestarsi del nazi-fascismo, e, in particolare, perché il fascismo come il nazismo — detto « giacobinismo del mito » da Bloch — riuscirono a « utilizzare i ceti ungleichzeitig » (R. Bodei, Multiversum, p. 35), cioè i ceti contadini e piccolo-borghesi.
Il contributo di Bloch, su questo punto, ci sembra prezioso, e utile a portare avanti il discorso a cui con cautela accenna Fachinelli: costruire intorno all'elaborazione temporale (o cronotipia) una nuova organizzazione del sapere, puntando cosí — anche per l'essere questa « una prospettiva di lavoro su piú piani » (p. 154) — a una riformulazione e unificazione dei vari saperi parziali esistenti (p. 155) sull'agire dell'uomo.
FEDERICO LA SALA
CESARE MUSATTI, Il pronipote di Giulio Cesare, Milano, Mondadori, 1979, pp. 264.
La vera età dell'oro, per un uomo, comincia a ottant'anni: è uno scienziato famoso che lo afferma, Cesare Musatti, l'iniziatore della psicoanalisi in Italia, nel suo nuovo libro Il pronipote di Giulio Cesare (Milano, Mondadori, 1979). Chi ha compiuto ottant'anni, osserva Musatti nella prefazione, gode di una libertà tutta particolare, per esempio se compie un reato non può essere portato in prigione ma solo costretto agli arresti domiciliari, ed ecco quindi che, finalmente, l'autore può concedersi di commetterne uno assai grave: scrivere per il proprio piacere, e pubblicare per il nostro, una raccolta di ventisei divertissements che non rischiano piú di compromettere la sua immagine pubblica di studioso e docente universitario.
Confortato da queste considerazioni e dall'esempio di alcuni famosi personaggi, tra cui Bertrand Russell, Cesare Musatti si affida alla sua vena umoristica e letteraria per esplorare ancora una volta con animo instancabilmente curioso, entusiasta, una umanità varia e imprevedibile nella quale l'autore riconosce anche se stesso identificandosi via via coi diversi personaggi. >J per bocca di uno di essi che dichiara: « A me piace la gente, le persone. Una diversa dall'altra, no? Non ce ne sono due uguali, caspita. E ognuna è un mondo. Un'anima, cio' ».
La prefazione illustra in modo esauriente il progetto del libro: l'autobiografia innanzitutto, che è insieme autobiografia d'idee, taccuino di esperienze umane certa-
 
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in: Catalogo KBD Periodici; Id: 31351+++
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Testata/Serie/Edizione Belfagor | Serie unica | Edizione unica
Riferimento ISBD Belfagor : rassegna di varia umanità [rivista, 1946-2012]+++
Data pubblicazione Anno: 1980 Mese: 5 Giorno: 31
Numero 3
Titolo KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3


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