Brano: [...], dove sfogò la sua rabbia su 10 civili, tra cui erano anziani antifascisti e giovanissimi collaboratori che vennero barbaramente torturati e infine trucidati sulla piazza della città. Contemporaneamente locali pubblici appartenenti ad amici della Resistenza vennero distrutti o devastati.
Il 31 dicembre si ebbe la prima puntata offensiva dello stesso Battaglione “Tagliamento” a Camasco (v.)f sede di un distaccamento partigiano di 20 ex alpini valsesiani. L’attacco venne respinto e il nemico subì perdite in uomini e materiali.
Ma mentre i bandi tedeschi e fascisti minacciavano la morte e la distruzione dei beni di quanti avessero aiutato « anche con un bicchiere d’acqua i partigiani », da poche decine questi divennero in febbraio alcune centinaia e poterono vivere, organizzarsi, creare centri di reclutamento e addestramento, attaccare di sorpresa il nemico, malgrado il rigido inverno, proprio grazie alla solidarietà eroica della popolazione.
Le battaglie di Camasco e di Roccapietra, il primo rastrellamento sul monte Briasco (v.) il 19 g[...]
[...]esco di grado elevatissimo. Il giorno successivo 300 soldati nazisti piombarono su Serravalle (v.), dove aveva avuto luogo la cattura, minacciando la distruzione completa del paese e la fucilazione di gran numero di ostaggi se i prigionieri non fossero stati restituiti. Il Comando partigiano, interessato da una delegazione di autorità di Serravalle, respinse il ricatto e dettò le proprie condizioni per uno scambio dei tre prigionieri con tutti i valsesiani detenuti nelle carceri fasciste per motivi politici e attività partigiane. Il Quartier generale tedesco di stanza a Verona si mise in contatto telefonico con Rimella (sede del Comando partigiano) e accettò le condizioni. Lo scambio avvenne in forma pubblica, a Varallo, tra l’entusiasmo della popolazione.
Questa positiva esperienza fu messa a frutto dal giugno 1944 alla Liberazione, quando, spostato il centro dell’attività dei partigiani dalla Valsesia alla pianura novarese e vercellese, preoccupazione costante del Comando fu sempre quella di avere disponibili numerosi militari tedeschi di [...]
[...]ozzano;
— un distaccamento era stato trasferito in valle Anzasca, dove diventò il nucleo intorno a cui crebbe una nuova brigata in Valdossola; un secondo distaccamento, dislocato in valle Strona, diede vita a una seconda brigata che occupò le posizioni lasciate scoperte nel Cusio dalla disciolta formazione del capitano Filippo Beltrami (v.).
Questi risultati furono possibili per le straordinarie doti di combattenti rivelate dagli ex alpini valsesiani che si conquistarono i più importanti posti di comando nelle formazioni e che riuscirono a fare, di sbandati e di giovani provenienti da ogni parte del Piemonte, della Lombardia e anche dalle regioni meridionali d’Italia, ottimi partigiani.
Ma a nulla sarebbero valsi il valore dei combattenti e la buona organizzazione del Comando, se le formazioni garibaldine della Valsesia non avessero avuto fin dall’inizio, e mantenuto poi, il carattere largamente unitario tracciato dal « Centro Valsesiano di Resistenza » e se la popolazione, raccogliendo l'appello del « Centro », non avesse manifestato [...]