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Il segmento testuale tigiani è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 16Entità Multimediali , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 356

Brano: Sant’Alberto

pure i rimpiazzi per i partigiani ormai provati da tre giorni di combattimento, Boldrini si vide costretto a ripiegare su posizioni più difendibili. Alle 11 del 6 dicembre Sant’Alberto fu quindi evacuata dai partigiani; altrettanto essi dovettero fare per Mandriole e Casal Borsetti, sicché il fronte arretrò lungo la linea del Lamone, poi lungo il Fossatone che venne però saldamente tenuto fino a Porto Corsini. Solo l'8 dicembre i partigiani delle valli furono rimpiazzati dai soldati canadesi del 12° Royal Lancers e dagli uomini del Distaccamento “Gara vi ni”.

Si concluse così quella che sarà chiamata la battaglia delle Valli. Non cessarono tuttavia le tribolazioni degli abitanti di Sant’Alberto che dovettero aspettare fino al 5.1.1945 per essere definitivamente liberati.

G.F.C.

Santa Lucia

Stato indipendente dell’America centrale, neH’ambito del Commonwealth britannico, è costituito da un’isola (neH’arcipelago delle Piccole Antille) con una superficie di 616 kmq e una popolazione di circa

120.000 abitanti, di cui [...]

[...]ottenne

lo status di “paese associato” al Regno Unito e poi una formale indipendenza (1979), ma di fatto il suo territorio costituisce un’unica base militare, aeronavale e missilistica, angloamericana.

Nelle elezioni del luglio 1979 il Partito laburista si è affermato sul Partito conservatore.

F.Mo.

Santa Lucia, Eccidio di

Località del comune di San Giovanni Valdarno, il 24.4.1944 Santa Lucia fu teatro della esecuzione di 3 par

tigiani catturati nella zona dai fascisti. Le vittime erano: il tenente della Guardia di finanza Gian Maria Paolini (n. a Torino il 17.1.1919); l’alpino Settimo Berton (n. a Vidor dì Treviso T8.12.1920) ; l’operaio Francesco Fi scaletti (n. a San Benedetto del Tronto nel 1920). L’uccisione dei tre partigiani doveva avvenire in pubblico e in forma spettacolare, nella piazza principale di San Giovanni Valdarno, per dare un sanguinoso “esempio” alla popolazione schierata con la Resistenza, ma di fronte all’indignazione dei cittadini i fascisti non osarono portare a compimento il loro truce proposito e compirono l’eccidio nascostamente, fuori dal paese.

Scriverà su tale episodio Francesco Lelmi: « Il pullman maledetto quel giorno arrivò al mattino, saranno state le dieci del 24 aprile 1944; contrariamente al solito andò dritto nella piazza principale. I repubblichini scesero con le loro armi, le f[...]

[...]nella piazza principale. I repubblichini scesero con le loro armi, le facce truci, canagliesche. Già la piazza cominciava a svuotarsi, quando ad un tratto, fra lo stupore e la curiosità generale, dal pullman furono fatti scendere tre giovani dagli abiti dimessi ed il volto emaciato. Con le mani legate dietro la schiena, completamente accerchiati dai fascisti, furono accompagnati alla chiesa della Pieve. Una voce corse all'improvviso: sono tre partigiani, li vogliono fucilare nella piazza per dare un'esempio ai partigiani e agli antifascisti valdarnesi, adesso li portano dal confessore; l’ordine l’ha dato il prefetto fascista Flao Torres. Spontaneamente, ma come ad un segnale convenuto, decine e decine di donne si avvicinarono ai fascisti reclamando la liberazione dei partigiani: “Assassini! Vigliacchi! Traditori, non macchiatevi del sangue dei vostri fratelli, canaglie!”.

I fascisti, sconcertati da tanta reazione, vista inutile ogni minaccia con le armi, pressati sempre più da vicino dalle donne frementi, risalirono svelti sull’autobus spingendovi dentro anche i partigiani. La ferma opposizione delle eroiche donne sangiovannesi salvò la città dall'obbrobrio di una esecuzione pubblica, ma non impedì l'assassinio. Più tardi, don Forzoni, il sacerdote che assistè i partigiani fino all’ultimo istante di vita, tornando pallido e disfatto da S. Lucia, ci disse dell’eroica morte dei tre eroi caduti sotto il piombo fratricida dei mercenari della repubblica di Salò ».

Santamaria, Gualtiero

N. a Sasso (Bologna) il 21.4.1915; fornaio.

Per aver scritto sui muri dello stabilimento militare Energon « Viva Caballero, abbasso Mussolini », nel

1937 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che, il 22.6.1937,

lo condannò a 5 anni di reclusione per « offese al duce e propaganda antinazionale ».

Santa Maria Capua Vetere

Comune di circa 32.000 abitanti, cen[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 610

Brano: [...]e, nell'alto Casentino, varie bande ivi operanti in modo disorganico. Ma mentre stava per realizzarsi il processo di aggregazione di questi gruppi, un rastrellamento attuato nella zona dalla Guardia nazionale repubblicana l'1iM2.11.1943 portò a una dispersione temporanea dei gruppi. Appunto durante questo rastrellamento cadeva Pio Borri.

Ripresi i tentativi di riorganizzazione, in una riunione svoltasi il 23.11.1943 a Subbiano i comandanti partigiani decisero di coordinare le rispettive bande in un Raggruppamento patriottico « Pio Borri » (nucleo della futura 23a Brigata Garibaldi), al cui comando fu posto il tenente.Siro Rosseti.

Attività della Brigata

Poco dopo la costituzione del Raggruppamento una retata fascista determinò l’arresto di una sessantina di elementi, fra cui il Rosseti e altri comandanti. Il lavoro di organizzazione subì quindi un certo rallentamento, ma i nuclei del Casentino, comprendenti circa 150 uomini, continuarono a operare sotto la guida del sottotenente Raffaello Sacconi.

Un impulso decisivo alla costitu[...]

[...]enente Raffaello Sacconi.

Un impulso decisivo alla costituzione di un Comando unitario di brigata venne dalla riunione svoltasi il 12.4.1944 a Quarata, dove fu deciso di trasformare il Comitato provinciale di concentrazione antifascista in C.L.N. provinciale, rinnovando al tempo stesso la rappresentanza dei vari partiti al suo interno.

In una successiva riunione del 2829 aprile, Antonio Curina (presidente del C.L.N.) e alcuni comandanti partigiani decisero di procedere alla costituzione di un Comando militare unitario fra le varie formazioni della provincia. L’incarico di portare a termine l'operazione fu affidato a Siro Rosseti, Aldo Donnini e Raffaello Sacconi; e, in effetti, nella seconda metà di maggio i gruppi partigiani del Pratomagno, del Casentino, deH’Appennino Toscoromagnolo, delI’Alpe di Catenaia, dell’AIpe di Poti e del monte Favalto si strutturarono in distaccamenti, tutti facenti capo alla 23a Brigata Garibaldi « Pio Borri », della Divisione partigiani «Arezzo». La Brigata risultò composta di 3 battaglioni: il primo, operante soprattutto suII’Alpe di Catenaia; il secondo, nella zona compresa fra ì’AIpe di Roti e il monte Favalto; il terzo, dislocato sul Pratomagno. Inoltre fu inquadrata la « Compagnia volante » che, al comando di Lido Nencetti (v.), venne collegata al ILI Battaglione, ma rimase autonoma nei suoi movimenti e operò spostandosi dal Casentino alla Valdichiana, fino al Senese.

Di fatto, l’unificazione dei vari gruppi avvenne come aggregazione di realtà preesistenti, per cui (nonostante tutti i tentativi compiuti a posteriori [...]

[...]one di realtà preesistenti, per cui (nonostante tutti i tentativi compiuti a posteriori per creare l’immagine di una organicità di tipo militare) i gruppi stessi conservarono gran parte della loro autonomia, se non addirittura della loro individualità di iniziative. L’unitarietà operativa si realizzò solo in determinate circostanze: per esempio, in occasione del 25 maggio 1944 (data di scadenza di un minaccioso bando fascista, ritorto dai par

tigiani contro gli aderenti alla repubblica di Salò), allorché su tutti i crinali montuosi della provincia furono accesi grandi fuochi in segno di sfida e di ammonimento contro il nemico.

Accanto alla 23a Brigata si collocarono varie bande operanti nella stessa provincia, ma in modo scarsamente coordinato, che alla fine vennero inquadrate nella cosiddetta 24a Brigata « Bande esterne » della Divisione « Arezzo ». Nel complesso si trattava di oltre 1.300 partigiani, oltre ai numerosi collaboratori attivi nella provincia.

All'approssimarsi delle truppe alleate, una quarantina di partigiani della «[...]

[...]o gli aderenti alla repubblica di Salò), allorché su tutti i crinali montuosi della provincia furono accesi grandi fuochi in segno di sfida e di ammonimento contro il nemico.

Accanto alla 23a Brigata si collocarono varie bande operanti nella stessa provincia, ma in modo scarsamente coordinato, che alla fine vennero inquadrate nella cosiddetta 24a Brigata « Bande esterne » della Divisione « Arezzo ». Nel complesso si trattava di oltre 1.300 partigiani, oltre ai numerosi collaboratori attivi nella provincia.

All'approssimarsi delle truppe alleate, una quarantina di partigiani della « Pio Borri » scesero in Arezzo e contribuirono alla liberazione della città (16.6.1944). Intanto il grosso delle forze aveva il compito di impegnare il nemico in azioni di disturbo in vari punti della provincia e di tenersi pronto a intervenire a sua volta in città, nel caso in cui ciò si fosse reso necessario. Questa azione venne concertata con il Comando militare alleato, anche allo scopo di risparmiare altre distruzioni agli abitati. In seguito, durante la liberazione delle zone settentrionali della provincia, numerosi partigiani della Brigata « Pio Borri » collaborarono con le trup[...]

[...].1944). Intanto il grosso delle forze aveva il compito di impegnare il nemico in azioni di disturbo in vari punti della provincia e di tenersi pronto a intervenire a sua volta in città, nel caso in cui ciò si fosse reso necessario. Questa azione venne concertata con il Comando militare alleato, anche allo scopo di risparmiare altre distruzioni agli abitati. In seguito, durante la liberazione delle zone settentrionali della provincia, numerosi partigiani della Brigata « Pio Borri » collaborarono con le truppe alleate nelle operazioni di ricognizione e di guida, oltre che in azioni militari vere e proprie.

Circa 500 di essi si arruolarono infine come volontari nei Gruppi di combattimento a fianco degli Alleati, per la liberazione del Nord.

I.Bi.

Volantino diffuso dai fascisti con il bando del 25.5.1944



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 642

Brano: Appendice

Omaggio alla Resistenza in Ravenna (Giò Pomodoro, 1980)

(E. Priori, 1970); Cressa: ai Partigiani (C. Peroni, 1985); Cuneo: alla Resistenza (U. Mastroianni, 1975); Cuorgné: alla Resistenza (U. Mastroianni, 1975); Dachau: Cappella votiva; Desenzano del Garda: alla Resistenza (M. Gatti, 1964); Diano Marina: alla Resistenza (S. Cavallini, 1983); Doberdò del Lago: ai Caduti (D. Jagodic, 1969); Domodossola: Croce monumentale ai Caduti della Resistenza (1945); Domodossola: alla Resistenza (G. Crivelli, 1979); Duino Aurisina: ai Caduti (D. Jagodic e S. Batic, 1970); Duno: Sacrario ai Caduti del San Martino (P. Scurati Manzoni, 1963); Ebensee: Cimitero Lepetit (1948); Ferentino: a Don Morosini e [...]

[...]enova: due monumenti ai Deportati nel Cimitero di Stagi ieno; Gonars: Sacrario dei Caduti jugoslavi (N. Zivcovic, 1973); Gòttingen: Memorial (C. Cagli, 1973); Grugliasco: alla Resistenza e alla Pace (F. Prandi, 1985); Grumello del Monte: alla Resistenza (M. Locati, 1965); Gusen: Memoriale italiano; Imola: al Partigiano (A. Biancini, 1946); Lanciano: ai Caduti ottobrini (R. D’Aquino— C. Di Carlo—V. Martelli, 1963); Lanzo Torinese: Mausoleo dei Partigiani nel Cimitero (N. Galizia, 1968); L'Aquila: ai Nove Martiri aquilani (S. Ferri, 1968); La Spezia: al Deportato (1976); Lavagna: al Partigiano (L. Grande, 1975); Lecce: ai Caduti leccesi per la libertà (M. Gennari—G. Massari,

1988); Lecco: alla Resistenza; Lendinara: alla Resistenza (P. Fazzini, 1987); Ugnano

Sabbiadoro: ai Caduti (L. Ceschia, 1976) Lillianes: ai Morti per la Libertà; Lodi: al là Resistenza (G. Vigore!Ii, 1966); Loro Ciu fenna: ai Caduti nel Pratomagno (V. Ven turi); Lovere: Sacrario della 53a Brigata Ga ribaldi (T. Bortolotti 1946, L. Gaimozzi 1975) Lumezzane: alla Resis[...]

[...]i per la Libertà; Lodi: al là Resistenza (G. Vigore!Ii, 1966); Loro Ciu fenna: ai Caduti nel Pratomagno (V. Ven turi); Lovere: Sacrario della 53a Brigata Ga ribaldi (T. Bortolotti 1946, L. Gaimozzi 1975) Lumezzane: alla Resistenza (V. Piotti, 1970) Lusiana: al Caduto Ignoto sul Monte Corno (G.V. Ronzani, 1970); Macerata: alla Resi stenza (P. Castelli—L. Cristini—R. Pai lei 1969); Magione: al Partigiano (R. Mancini 1958); Malalbergo: Altedo ai Partigiani ca duti (R. Valla, 1953); Malalbergo: Ponticell ai 12 Partigiani caduti (N. Zamboni, 1982) Mantova: alla Resistenza (M. Mazzacurati 1968); Mapello: alla Resistenza (E.M. Lo cati, 1968); Marina di Carrara: alle Vittime del fascismo (A. Locatelli, 1979); Marradi Sacrario in Crespino del Lamone; Marza botto: Memoriale del Massacro (N. Zam boni, 1975); Massa: al Partigiano (P. Ca scella, 1979); Massalombarda: ai Caduti par

tigiani (A. Leorati, 1949); Massa Marittima: ai minatori di Niccioleta (N. Dunchi, 1964); Mauthausen: agli Italiani (M. Labò e M. Basaldella, 1955); Meldola: al Partigiano (A. Neri, 1983); Mignano Monte Lungo: Sacrario del C.I.L.; Milano, Cimitero Maggiore: Sacrario ai Caduti Sovietici in Italia (G. Pulcini, 1985); Milano, piazzale Loreto: ai 15 Patrioti fucilati (G. Castiglioni, 1960); Milano, Rogoredo: ai Caduti e ai Partigiani (G. Sangregorio, 1962); Milano, Baggio: ai Caduti (G. Sangregorio, 1965); Milano, Barona: ai Caduti per la Libertà (G. Ramous, 1969); Milano, Isola: ai Caduti dell’isola (C. Ramous, 1972); Milano, Gorla: ai Piccoli Martiri (R. Brioschi, 1947); Milano, Idroscalo: alla Resistenza (M. Robaudi, 1985); Milano, piazza Conciliazione: alla Libertà (C. Ramous, 1973); Milano, piazza Tricolore: alla Guardia di Finanza (A. Sassu, 1985); Milano, Trenno: ai Caduti (R. Brioschi, 1966); Militello in Val di Catania: Memoria alla Resistenza (G. Pagnano, 1982); Mirandola: al Partigiano (A. Murer, 1985); Mirando[...]

[...]1978); Montecchio Maggiore: ai Caduti per la Resistenza (N. Sammartini, 1975); Monte Grappa: al partigiano del Grappa; Monterosi: Sacrario militare per i Sette Caduti; Monterotondo: ai Caduti nella Resistenza (L. e S. Ferri, 1982); Muggia: ad Alma Vivoda (R. Boico, 1970); Mulazzo: ai Martiri della Libertà (E. Ricci, 1987); Napoli: all’insurrezione di Napoli (M. Mazzacurati, 1969); Napoli: a Salvo D’Acquisto (L. Cottone, 1971); Novara: ai 1307 Partigiani caduti nel Novarese (R. Mella, 1952);

* 7

i

Monumento alle vittime del fascismo in Marina di Carrara (A. Locatelli, 1979)

642



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 345

Brano: Bosco Martese

I mortaisti della « San Marco » passati alla Brigata garibaldina « Cascione »

Nel corso della giornata erano caduti 6 partigiani, due dei quali (l'ex tenente della « San Marco » e un mortaista, di cui mancano i nomi) nel combattimento vero e proprio. Due partigiani fatti prigionieri dai tedeschi, Pietro Gorio e Feiice Spalla, furono uccisi al Passo della Luna; un terzo al Passo della Teglia e un altro ancora presso San Bernardo di Conio, impiccato. Maggiori, secondo valutazioni fatte, le perdite del nemico.

Le formazioni riuscirono a raggiungere le loro basi, ma il Comando dovette predisporre un ulteriore piano di arretramento, in quanto l'evolversi della situazione consigliava di attestare le unità su posizioni di maggior sicurezza, in vista del nuovo inverno ormai alle porte. In ottobre la « Cascione » sarà infatti sottoposta a un pericoloso rastre[...]

[...]so Teramo.

Il combattimento

Il Comando tedesco, non appena informato della concentrazione di forze partigiane sulTAppennino Teramano, convinto di poter distruggere rapidamente quel primo focolaio di resistenza, il 25.9.1943 inviò verso Bosco Martese un battaglione di truppe d’assalto motorizzate.

I nazisti, che in un mulino a fondovalle trasformato in avamposto erano riusciti a catturare il maggiore Bologna insieme a un gruppo di par

tigiani, posero l’ufficiale italiano e gli altri prigionieri. in piedi, sulla prima macchina che apriva la colonna della spedizione punitiva, come primo bersaglio al fuoco dei loro stessi compagni.

Tutti i giovani partigiani dimostrarono un sangue freddo, una decisione e un senso di responsabilità sorprendenti. Solo quando la testa delia colonna nemica si trovò nel mezzo della trappola predisposta dai Comandi della formazione, dopo che con una rapida e decisa azione venne neutralizzata l’avanguardia del battaglione motorizzato e liberato il maggiore Bologna, e solo al segnale convenuto, da ogni parte, con i fucili, le bombe a mano, le mitragliatrici, gli obici ad alzo zero, venne aperto il fuoco, creando lo smarrimento e il panico fra i tedeschi, che certo avevano pensato di liquidare rapidamente una formazione t[...]

[...]to avevano pensato di liquidare rapidamente una formazione tanto improvvisata, i cui componenti per la stragrande maggioranza usavano le armi per la prima volta.

I nazisti non potettero neppure tentare di organizzare un contrattacco e trovarono scampo solo in una fuga precipitosa, lasciando sul terreno diecine di morti, fra i quali il maggiore comandante il battaglione. Inferociti dalla sanguinosa sconfitta, i tedeschi fucilarono i giovani partigiani rimasti nelle loro mani: Guido Bel Ioni, Luigi De Jacobis, Gabriele Meloni, Guido Pai ucci. Un quinto giovane, Mario Lanciaprima, rimasto indenne dopo la prima scarica, si gettò nella scarpata sottostante, riuscendo a dileguarsi nella boscaglia.

Neppure un secondo attacco, compiuto dai tedeschi nella notte fra il 25 e il 26 settembre, ebbe successo: Io sbarramento delle artiglierie e delle mitragliatrici pesanti impedì alle forze naziste anche solo di avvicinarsi alle formazioni partigiane. Sconfitti sul piano militare, i tedeschi ricorsero aH’arma del terrore e della rappresaglia: al pref[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 491

Brano: [...]ntervenire quando la propaganda politica di una determinata formazione assumeva toni troppo settari.

Ciò avvenne, per esempio, nel caso della Delegazione lombarda delle Brigate Garibaldi che, nel novembre 1944, disapprovò la linea del periodico II garibaldino, organo della Divisione « Aliotta », richiamandolo a « essere un giornale per tutti i patrioti indistintamente ».

Molti parroci della montagna poterono così trovarsi a fianco dei par^ tigiani. Due di questi sacerdoti (don Paolo Ghigini e don Felice Cipparelli) pagarono con la loro vita la generosa collaborazione prestata alle forze della Resistenza.

Pavesi operanti fuori provincia

Ci fu anche chi, come il diciottenne Luigi Maestri di Pavia, appartenente a un gruppo di ispirazione cattolicopopolare autodefinitosi « Crociati della Libertà », avendo forse qualche riserva di principio contro la guerra per bande, preferì attraversare rischiosamente la linea del fronte per arruolarsi volontario nei reparti deN’Esercito italiano schierati a fianco degli Alleati. Maestri morì poi co[...]

[...]ascisti vennero fermati e messi in fuga da formazioni garibaldine e gielliste, scese rispettivamente dai passi del Brallo e del Penice. Fu quella la prima azione condotta d’ intesa tra forze partigiane di diverso orientamento politico, fra le quali non era ancora emersa quella cortina di reciproca diffidenza che sorgerà più tardi, e fu anche la prima volta che gente del posto, non appartenente alle formazioni, scese a combattere al fianco dei partigiani.

Il 26 agosto, oltre mille fra tedeschi e fascisti potentemente armati attaccarono da Varzi le posizioni partigiane sulla montagna. Ne scaturì una battaglia frontale che i partigiani accettarono commettendo un grosso errore, data la schiacciante superiorità numerica e di armamento del nemico. La linea difensiva opposta da « Giustizia e Libertà » venne infatti travolta nonostante I’ accanita resistenza e tutte le formazioni dovettero ritirarsi, in molti casi disordinatamente. Si ebbero numerose diserzioni e alto fu il numero dei dispersi. Tra gli altri, cadde in combattimento il valoroso comandante Diego (Angelo Aliotta). Il rovescio non si tradusse tuttavia in tracollo. I superstiti rinsaldarono

491



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 643

Brano: [...] Oddi (o Battaglione “Vendetta”) del I Reggimento Waffen Miliz, comandato dal seniore della Milizia Carlo F. Degli Oddi, che subirà la perdita di 340 morti (oltre il 50% dei suoi effettivi) ; e in maggio il Battaglione “Debica”, inserito in una grande unità tedesca. Ma, salvo questi due reparti, i tedeschi impiegheranno le SS italiane esclusivamente in operazioni di polizia, in massicci rastrellamenti, nell’esecuzione di rappresaglie contro i partigiani e la popolazione civile.

Nel 1944 le SS italiane presidiarono in Piemonte la vai Pellice, le val

li del Ghisone e di Susa. Il 21 marzo, reparti del Battaglione “Cuneo” di stanza a Perosa Argentina (vai Chisone), aiutati dai tedeschi, compirono un rastrellamento incendiando diverse case delle frazioni e causando 4 morti tra la popolazione. Il

3 aprile, a Cumiana (a nord di Pinerolo), dopo un’azione di partigiani della valle del Sangone contro elementi deH'VMI Battaglione stanziati a Torino, le SS italiane comandate da ufficiali tedeschi prelevarono 158 ostaggi tra la popolazione e poi assistettero all’esecuzione di

51 di essi per mano dei tedeschi (v. Cumiana, Strage di). Il 7.4.1944 a Caluso nel Canavese, 12 “ribelli” prelevati dalle carceri di Torino vennero trucidati da elementi delI’XI Battaglione Waffen Miliz di stanza ad Aosta. Nello stesso mese di aprile le SS italiane, insieme a reparti della G.N.R. e a piccole unità germaniche, condussero un’offensiva contro i partigiani delle valli Pelli[...]

[...]hi prelevarono 158 ostaggi tra la popolazione e poi assistettero all’esecuzione di

51 di essi per mano dei tedeschi (v. Cumiana, Strage di). Il 7.4.1944 a Caluso nel Canavese, 12 “ribelli” prelevati dalle carceri di Torino vennero trucidati da elementi delI’XI Battaglione Waffen Miliz di stanza ad Aosta. Nello stesso mese di aprile le SS italiane, insieme a reparti della G.N.R. e a piccole unità germaniche, condussero un’offensiva contro i partigiani delle valli Pellice e Chisone, provocando tra i

Il maresciallo Oraziani decora il labaro del II Battaglione SS Italiana reduce dal fronte (primavera 1944)

643



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 709

Brano: Sturzo, Luigi

L’azione della “Rosselli"

In previsione dell’intensificarsi degli sbarchi alleati in zone del Sud della Francia o della costa ligure,

il transito stradale del Colle della Maddalena assumeva però per i Comandi tedeschi importanza vitale e

il passo non poteva essere lasciato in mano ai partigiani. Il 17.8.1944 la 90a Divisione Panzergrenadieren della Wehrmacht, destinata a rinforzare il dispositivo tedesco di difesa della Francia meridionale, mosse pertanto all’attacco della valle Stura. Alla potente unità corazzata occorse tuttavia una settimana per raggiungere il confine, tanto che essa giunse a impossessarsi del Colle della Maddalena quando le avanguardie alleate erano già sbarcate a Tolone e risalivano le valli alpine francesi: per sette giorni, 410 partigiani e 26 ufficiali della Brigata “Carlo Rosselli” di valle Stura, al comando di Benvenuto Revelli (v.), con abili apprestament[...]

[...]a Divisione Panzergrenadieren della Wehrmacht, destinata a rinforzare il dispositivo tedesco di difesa della Francia meridionale, mosse pertanto all’attacco della valle Stura. Alla potente unità corazzata occorse tuttavia una settimana per raggiungere il confine, tanto che essa giunse a impossessarsi del Colle della Maddalena quando le avanguardie alleate erano già sbarcate a Tolone e risalivano le valli alpine francesi: per sette giorni, 410 partigiani e 26 ufficiali della Brigata “Carlo Rosselli” di valle Stura, al comando di Benvenuto Revelli (v.), con abili apprestamenti a sbarramento e continui attacchi ne avevano ritardato la marcia.

La Brigata ebbe 13 partigiani e 2 ufficiali caduti, 40 dispersi e 28 feriti, ma per la prima volta nella storia dei suoi comunicati di guerra l’Alto Comando della Wehrmacht si vide costretto ad ammettere di aver incontrato « tenace resistenza » di forze partigiane.

Il bollettino dell'Alto Comando germanico riferì testualmente il 24.8.1944: « Nella regione alpina francoitaliana nostre truppe, nonostante la tenace resistenza opposta dai terroristi, sono avanzate sulla strada dei passi verso Occidente. Dopo dura lotta il passo della Maddalena è ritornato in nostro possesso ».

Dopo gli scontri il grosso della Brigata “R[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 299

Brano: [...]ettola, Strage della

In una località del comune di Vezzano (Reggio Emilia), detta la Bettola, attraversata dalla strada statale 63, che durante la Guerra di liberazione costituiva arteria di vitale importanza per i tedeschi, furono uccisi per rappresaglia 32 ostaggi

Per interrompere l’importante via di comunicazione, il 22.6.1944 il Comando partigiano locale decise di far saltare il ponte, detto appunto della Bettola. Una squadra di par

tigiani stava portando a termine l’opera di sabotaggio quando sopraggiunse un camion carico di tedeschi. Ne seguì uno scontro a fuoco, nel corso del quale entrambe le parti subirono perdite. Tra i partigiani, caddero il caposquadra Enrico Cavicchio (Lupo), studente ventenne, con i compagni Pasquino Pigoni e Guerrino Oriandini. All’indomani, militari tedeschi provenienti da Casina invasero le case Prati, Spadaccini e la locanda Bettola, ove alloggiavano alcune famiglie di sfollati. Dopo aver riunito uomini, donne e bambini, indiscriminatamente li mitragliarono. Cosparsi i corpi di benzina, li diedero poi alle fiamme, gettando per ultimo nel rogo un bambino di 18 mesi.

Le 32 vittime rispondevano ai seguenti nomi: Baiestrazzi Francesco, Barbieri Ettore, Barbieri Giovanni, Barbieri Laura, Barbieri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 475

Brano: [...]eva costretto i tedeschi a tornare in forze verso le zone partigiane dell’arco alpino, sia per agevolare il deflusso delle loro unità dal fronte francese, sia per controllare i valichi sui quali si sarebbero affacciati gli angloamericani.

La nuova offensiva, dispiegata su tutto il fronte alpino, interessò la Maira dal 25 al 30 agosto. Durante cinque giorni di ininterrotti scontri, esposti a una pericolosissima manovra di accerchiamento i partitigiani contesero il passo al nemico sulla camionabile della Maira, procurandogli serie perdite. Ai distaccamenti si unirono spontaneamente civili armati di fucili da caccia. I tedeschi ebbero alla fine ragione della resistenza impiegando truppe attestate sul versante francese del Colle della Maddalena, a Larche, e facendo attaccare da queste i colli Sautron e Munie, premendo a tergo dello schieramento partigiano.

A conclusione del logorante duello, sfiniti dalle marce e dagli scontri, privi di viveri e con le scorte di munizioni pressoché esaurite, i distaccamenti partigiani ripiegarono verso la [...]

[...]ntaneamente civili armati di fucili da caccia. I tedeschi ebbero alla fine ragione della resistenza impiegando truppe attestate sul versante francese del Colle della Maddalena, a Larche, e facendo attaccare da queste i colli Sautron e Munie, premendo a tergo dello schieramento partigiano.

A conclusione del logorante duello, sfiniti dalle marce e dagli scontri, privi di viveri e con le scorte di munizioni pressoché esaurite, i distaccamenti partigiani ripiegarono verso la vai Varaita o nei boschi delle pendici prospicienti la pianura. Ma non appena il contingente nemico si ritrasse dalla Maira, « giellisti » e garibaldini tornarono a^ presidiare la media e alta valle. L’affacciarsi degli angloamericani ai valichi alpini diffuse la non fantasiosa ipotesi che fosse prossimo l’arrivo degli Alleati in Piemonte, o quanto meno fino aH’imbocco delle valli. Di conseguenza si immaginava vicina una svolta nelle operazioni sullo scacchiere settentrionale, nonostante i segni di rallentamento dell’avanzata alleata nell’Italia centrale. Ma gli avvenimen[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine tigiani, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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