Brano: Ravensbruck
deschi consideravano ormai inclusi nel Reich.
Il primo gruppo fu costituito da tre successivi convogli: uno a fine giugno del 1944, proveniente dalle carceri Nuove di Torino e composto da 14 donne, tutte piemontesi. Furono queste le prime italiane giunte a Ravensbruck in trasporto, anche se già precedentemente alcune erano arrivate alla spicciolata. Dopo la quarantena, dieci di loro furono tradotte a Berlino Schònefeld a lavorare nella fabbrica per aerei Heinkel, mentre le altre quattro furono lasciate nel campo, addette a lavori di manutenzione e manovalanza. Nel novembre, tre di queste vennero assunte dalla Siemens, mentre la più anziana trovò lavoro in cucina e, negli ultimi mesi, fu mandata allo sgombero di macerie. Il secondo trasporto, effettuato ai primi di agosto del 1944, fu costituito da una cinquantina di donne provenienti d[...]
[...]H’lndustriehof, dove conobbero le sevizie del comandante Binder.
Il terzo trasporto arrivò dall’Italia ai primi di ottobre, proveniente da Bolzano, formato da un centinaio di donne di ogni età e di varie regioni. Per la maggior parte queste furono subito inviate in vari Kommandos, alcune finirono alla Siemens e le altre rimasero a Ravensbruck, sballottate da un lavoro all’altro e destinate a una rapida morte.
Per quanto riguarda invece le italiane delle regioni orientali, che costituirono il maggior numero delle deportate dall'Italia, esse furono inizialmente inviate ad Auschwitz e nei Kommandos dipendenti. Da qui, a partire dal luglioagosto 1944, esse furono trasferite in vari lager della Germania, ma soprattutto a Ravensbruck, poi smistate in diversi campi e Kommandos di lavoro. Quando i campi dell 'Est furono smantellati in seguito all’avanzata delle truppe sovietiche, le istriane finirono a Ravensbruck. Secondo la testimonianza di Rosina Cantoni, un grosso trasporto proveniente da Est arrivò a Ravensbruck ancora nell’inverno 194445[...]
[...]pale furono rinchiusi circa 400 deportati di varie nazionalità, tra cui alcuni italiani. Un notevole gruppo di italiani (proveniente però da altri campi) venne invece inviato nel Kommando di BarthOstsee, sul Baltico, per lavorare nella fabbrica Heinkel. Effettivamente questo Kommando dipendeva da Ravensbruck ed era uno dei pochi Kommandos misti di un lager prettamente femminile.
È praticamente impossibile ricostruire un elenco completo delle italiane morte a Ravensbruck, poiché tutti gli archivi del campo furono dati alle fiamme dalle SS prima dell’evacuazione.
Le deportate presenti nel lager in quel momento ricordano ancora con terrore l’incendio che, la sera del 26 aprile, distrusse interamente la costruzione che conteneva gli uffici, un rogo che poteva facilmente estendersi a tutti i blocchi costruiti con legno incatramato.
L’unico documento cui è possibile riferirsi è l’elenco dei caduti pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in data 6.2.1963 n. 404, compilato per indennizzare i cittadini italiani colpiti [...]
[...]e il luogo del decesso. Per la maggior parte delle donne scomparse nella deportazione si parla genericamente di “campo di sterminio”. Forse l’unico elenco completo è quello trovato presso il Kommando di Barth/Ostsee, perché qui non sono stati distrutti gli archivi. Per gli altri casi, tutto è molto vago, basato sulla memoria di compagne superstiti che hanno testimoniato. Rimarrà quindi per sempre sconosciuto il luogo della morte di centinaia di italiane deportate.
Caduti italiani (elenco parziale)
Deportati di nazionalità italiana deceduti a Ravensbruck e nei Kommandos dipendenti: Maria Albreht (Idria, 1896); Angela Ambrosich (Idria, 1900); Attilio Antonini (Pisino, 1909); Jole Baroncini (Imola, 1917); Battista Bersani (Milano, 1906); Clara Lodi Beltrando (Martignana Po, 1908); Teresa Benini in Baroncini (Imola, 1893); Leopoldo Bizjak (Ospo, 1902); Nicolò Bressanutti (Trieste, 1926); Susanna Canziani (S. Dorligo d. V., 1921); Antonia Cergna (Valle d’Istria, 1898); Carla Cergoli (Trieste, 1891); Plinio Cozzi (Ferrara, 1889); Emilia Cufe[...]