Brano: [...]te per talune personalità più rilevate e mature — come Guido Dorso (v.) — il lavorio di organizzazione interna e di proselitismo prevalentemente intellettuale poteva essere più o meno congeniale, coprendo un vuoto sulla destra dei nuclei comunisti e sulla sinistra dell'indirizzo liberale, nonché di altre tradizionali formazioni moderate, in una fase in cui né il partito socialista né il partito cattolico si erano ricostituiti. La piattaforma dei liberalsocialisti ebbe quindi in un certo senso un carattere necessariamente transitorio, condizionato dalla obiettiva dislocatone degli schieramenti sociali! e ideologici in atto negli ultimi anni del fascismo. Un elemento essenziale, vitale, di queste prese di posizione e adesioni in fondo abbastanza eterogenee, se viste dall'interno della dialettica del movimento, fu data da quella che Aldo Capitini chiamò fin dal 1937 l'esigenza di un « decentramento collettivistico »: esigenza di libertà sociale e religiosa, in cui affiora
esplicitamente il richiamo alla tradizione della Prima Internazionale (v.) nella[...]
[...]collettivistico »: esigenza di libertà sociale e religiosa, in cui affiora
esplicitamente il richiamo alla tradizione della Prima Internazionale (v.) nella sua versione nazionale italiana, di spirito libertario.
Per altro verso Calogero, più collegato alla cultura liberale, cercò invece di definire e di precisare la teoria costituzionale di uno Stato di democrazia, come guida e cardine di un intimo (ma vago) approccio al socialismo.
Sui liberalsocialisti, segnatamente nel 1942 e nel 1943, la reazione del
lo polizia si abbatté nella fase in cui, creata l’armatura e tessuta la trama del movimento, si era venuto delineando un più vasto e maturo disegno politico, diramato attraverso l’azione e l'iniziativa dei singoli gruppi, un po’ in tutto il Paese. Gli arresti di Capitini e di Calogero vennero grosso modo a coincidere con la confluenza nel Partito d’Azione e con la polemica con Benedetto Croce, cioè col culmine e con l’esaurirsi del momento insieme più rigoglioso, autonomo e fluido dei movimento.
Considerata nell'interezza del suo ciclo,[...]
[...]zionale anticonformismo andava trasformandosi in chiaro antifascismo, vi erano Antonio D'Andrea, Antonio Russi, Giuseppe Motta e altri scolari di Calogero. A Lucca, esponenti del movimento erano l'avvocato Mario Frezza e il professore Aldo Muston. Tra gli altri aderenti in varie città italiane si ricordano Enzo Tagli acozzo, Tommaso Fiore, Giacinto Cadorna, Norberto Bobbio, Wolf Giusti, Guido De Ruggiero, Sergio Fenoaltea.
Arresti
Numerosi liberalsocialisti furono arrestati, sia per la loro appartenenza al movimento sia perché erano collegati ad altri gruppi antifascisti. Ma in generale i liberalsocialisti non furono colpiti da condanne del Tribunale speciale.
Nel febbraio 1942 Capitini, Calogero, Ragghianti ed Enriques Agnoletti dovevano incontrarsi in una riunione clandestina a Firenze, ma la polizia, informata, li arrestò prima ancora che la riunione avesse luogo. Dopo un’istruttoria durata 4 me
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