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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 144

Brano: [...]ietà. L’atteggiamento della classe dominante che identificava spesso il “pericolo slavo” con quel

lo socialista, additandoli come un unico bersaglio da colpire, contribuì per parte sua a cementare quell’unione.

Se per il socialismo triestino, rigidamente classista e internazionalista, riuscire a scalfire il blocco di potere che proprio intorno alle parole d’ordine dell’antisocialismo e dell’antislavismo si andava consolidando nella società giuliana, restava un’impresa impossibile, erano d’altra parte rare le voci di dissenso che, al di fuori degli ambienti socialisti, si levassero a contraddire la politica e gli orientamenti culturali dei gruppi liberalnazionali.

Non è senza significato che le espressioni più alte e le elaborazioni più interessanti deM’irredentismo (v.) democratico trovassero spazio, nei primi anni del secolo, per opera di uomini come Sci pio Slataper e G. Stuparich, non a Trieste, ma a Firenze intorno alla rivista “La Voce” di Giuseppe Prezzolini (v.).

Intanto, mentre il ripetersi a ritmo serrato di crisi interna[...]

[...] scelta di aperto sostegno.

Il primo dopoguerra

Quando, con la fine della guerra mondiale, la “redenzione” di Trieste divenne un fatto compiuto, l’impatto con la nuova realtà da affrontare rappresentò un brusco risveglio: ideali, mentalità, concezioni politiche e culturali, interessi e rapporti economici erano infatti destinati a mutare radicalmente. Per anni le conseguenze del conflitto peseranno sull’assetto demografico della popolazione giuliana, condizionandone lo sviluppo: la tubercolosi, la malaria, il tifo, un alto tasso di mortalità infantile e perinatale colpirono la popolazione locale con un'intensi

tà pari, se non superiore per qualche periodo, a quella che le statistiche ufficiali registravano per le zone più arretrate dell'Italia meridionale.

Ad accrescere il disagio nella città si aggiungeva lo spettro della miseria e della disoccupazione a causa delle distruzioni prodotte negli impianti industriali, della forzata stasi di ogni attività portuale nonché della requisizione della flottiglia mercantile giuliana, consider[...]

[...]opolazione locale con un'intensi

tà pari, se non superiore per qualche periodo, a quella che le statistiche ufficiali registravano per le zone più arretrate dell'Italia meridionale.

Ad accrescere il disagio nella città si aggiungeva lo spettro della miseria e della disoccupazione a causa delle distruzioni prodotte negli impianti industriali, della forzata stasi di ogni attività portuale nonché della requisizione della flottiglia mercantile giuliana, considerata preda bellica dalle potenze alleate. La svalutazione della corona austriaca e il conseguente deprezzamento delle cartelle dei prestiti di guerra sottoscritte a favore dell’Austria non solo dagli istituti finanziari cittadini, ma anche da numerosissimi piccoli risparmiatori, aggravò ulteriormente il dissesto economico locale. Per molti, l’emigrazione diventò una scelta obbligata: se ne andarono soprattutto tedeschi e magiari, ma anche sloveni e croati, sui quali era senza dubbio forte il richiamo esercitato dalla nuova realtà dell’unità nazionale jugoslava. Ancora più incerte le p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 602

Brano: [...]o il famigerato torturatore fascista Bernasconi.

Gorini, Mario

N. a Firenze il 26.10.1910; modellista. Militante comunista, nel

1942 fu condannato dal Tribunale speciale a 8 anni di reclusione per attività contro il fascismo e contro la guerra.

Dopo l’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza fiorentina e fu comandante di un battaglione della Brigata Garibaldi « Sinigaglia ».

Gorizia

Provincia giuliana di 141.000 abitanti (43.000 nel capoluogo), al confine con la Jugoslavia. Già territorio amministrativo sotto l’AustriaUngheria, come « Contea principesca di Gorizia e Gradisca »,

nel corso degli ultimi 50 anni ebbe ripetutamente sconvolti i suoi confini, l’ordinamento amministrativo, e diversamente raggruppata la sua popolazione.

50 anni di vicissitudini

Nel 1914 il territorio di Gorizia si estendeva su 2.915 kmq con una popolazione di 260.000 abitanti. Occupata dagli italiani il 9.8.1916 e annessa al Regno d’Italia nel 1918, alla fine della prima guerra mondiale, che per tre anni s[...]

[...]e trovavano la strada dell'unità di classe attraverso una presa di co

scienza socialista e internazionalista che, aH’interno dei rispettivi gruppi nazionali, veniva frequentemente (e lo sarà anche in seguito) tacciata di « tradimento ». Dalla vicina Trieste (v.)f centro di maggior sviluppo industriale e quindi di più accentuati processi di maturazione politica, si irradiavano gli ideali socialisti, internazionalisti e proletari, e la capitale giuliana avrebbe conservato anche in avvenire un ruolo di direzione ideale e politica.

Il 1898, l’anno del giubileo imperiale, in risposta alle iniziative tendenti a esaltare le caratteristiche più reazionarie dell’impero asburgico, ebbe qui inizio un grande sforzo politico e organizzativo, diretto alla formazione di associazioni operaie di ispirazione socialista: nacquero numerose sezioni socialiste, organismi sindacali, cooperative; si svilupparono iniziative sul piano delle previdenze sociali. Il sorgere dei cantieri navali di Monfalcone (19051908) favorì la concentrazione di ingenti forze opera[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 145

Brano: [...]urarsi l'italianità ».

Non di rado, tuttavia, nelle critiche anche aspre che venivano rivolte allo Stato italiano da certa stampa e pubblicistica locale, incideva in maniera determinante la volontà di mettere sotto accusa l’assetto democratico esistente per evocare la necessità di un governo forte. Non si può negare infatti che, almeno nel primissimo dopoguerra, pur nell’ambito di un approccio generalmente improvvisato e maldestro alla realtà giuliana, qualche tentativo venisse compiuto a opera delle autorità centrali e locali per capire e avviare a soluzione alcuni dei nodi cruciali di quel mondo: basti ricordare le scelte di pacificazione adottate nei confronti della popolazione slovena e croata della regione da parte del generale Petitti di Roreto, primo governatore militare della Venezia Giulia. Allo stesso modo, con l’appoggio del governo Nitti, si istituì l'Ufficio Centrale per le Nuove Province che aveva il compito, almeno secondo i programmi iniziali, di provvedere a un avvicinamento graduale tra Stato e regioni recentemente anness[...]

[...]etto che dopo questo brillante periodo ... non subentri il periodo della crisi ».

L’orientamento massimalista della base del Partito socialista giuliano finì con l’emarginare entro breve tempo quel vecchio nucleo dirigente: prima Edmondo Puecher (v.), accusato di aver manifestato eccessiva condiscendenza durante il conflitto verso le rivendicazioni irredentiste italiane, e poi lo stesso Pittoni.

Il dissolvimento della tradizione riformista giuliana a favore di nuove tendenze ideologiche e culturali che traevano ispirazione dalTesperienza della rivoluzione bolscevica d’otto

Cartolina celebrativa del I Congresso regionale fascista della Venezia Giulia (Trieste,

6.2.1921)

bre non avvenne ovviamente senza traumi: tensioni e lotte intestine si celavano, fino alla definitiva chiarificazione del 1921, alTinterno di un partito che con sempre maggior vivacità in quegli anni manifestava tuttavia la propria presenza nella società locale. Va ancora aggiunto che l’atteggiamento intransigentemente rivoluzionario dei massimalisti e la radical[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 147

Brano: [...] sottolineare la funzione della frontiera orientale come « ponte d’assalto » verso l’Adriatico e i Balcani, il regime aggiunse

il tema propagandistico del « fascismo di confine », manifestazione di forza e di compattezza all’interno e, nel contempo, immagine di potenza aggressiva verso l’esterno. Né va trascurato il fatto che l'odio antislavo e il richiamo di valori « della superiore civiltà » incarnata dall'Italia, in una società come quella giuliana rappresentavano un potente strumento di sollecitazione alla condiscendenza e al consenso da parte di larghi strati di popolazione, indotti così a distrarre l'attenzione dalle molte contraddizioni e dai molti problemi che il regime non riusciva a sanare.

Un esempio, per tanti aspetti emblematico, della forza di penetrazione di certi schemi ideologici viene dato da una storia particolare come quella dei rapporti tra Chiesa cattolica e fascismo in queste terre: pur dimostrandosi sempre gelosa custode della propria autonomia e della propria “diversità”, dopo la fir» ma del Concordato nel 1929 [...]

[...]alle soglie della guerra, proprio mentre l’alleato na

zista agitava minacciosamente il problema delle minoranze etniche allo scopo di aggredire libere nazioni, il regime fu costretto a costatare il sostanziale fallimento della sua politica di snazionalizzazione. Secondo gli esiti di un censimento riservato, redatto tra il 1939 e il 1940 sulla base degli elementi raccolti dalle amministrazioni locali, la presenza di alloglotti nell’intera area giuliana si poteva infatti calcolare intorno al 39,3% contro il 20% segnalato dai dati ufficiali.

La scarsità dei mezzi finanziari, ma fors’anche l’incapacità di predisporre piani organici d’intervento, incisero negativamente su un obiettivo considerato di vitale importanza per

il fascismo giuliano: se è vero, infatti, che la repressione e il controllo poliziesco funzionavano sempre e dappertutto, spesso grazie all’uso assai frequente della delazione, non si può dire lo stesso di quelle istituzioni culturali, sportive, assistenziali e ricreative (Opera Nazionale Balilla, Opera Nazionale Dopolavo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 17

Brano: [...]resero urgente la necessità di rafforzare il dispositivo tedesco in Italia, per adeguarlo al duplice scopo di occupare il paese e far fronte a possibili sbarchi angloamericani. Perciò, all’alba del 26 luglio, l’operazione « Alarico » entrò in fase di attuazione: dal Brennero affluirono la 44a Divisione « Hoch und Deutschmeister » e la 13a di montagna del generale Doehla; dalla frontiera francese, la 305a Divisione di fanteria; e, dalla frontiera giuliana, la 71a Divisione. Il 27 luglio, presso il Comando supremo della Wehrmacht, ebbe luogo una conferenza presieduta dal generale Jodl, nel corso della quale furono decise quattro operazioni aggiuntive, da

compiersi dopo l’attuazione dell’operazione Alarico:4 l’operazione Achse, per la cattura della flotta italiana; l’operazione Schwarz, per la liquidazione dell’esercito; l’operazione Eiche, per la liberazione di Mussolini; e l’operazione Student, per la occupazione di Roma.

L’afflusso di forze germaniche proseguì ininterrotto per oltre venti giorni, secondo il piano che prevedeva la disloc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 51

Brano: [...]come organo comune dei partiti comunisti italiano e jugoslavo, e nel 1936 ritornò a uscire, da stamperie clandestine operanti a Trieste o in provincia, sotto la direzione di Pjno Tomasic (condannato a morte dal Tribunale speciale, sarà fucilato a Villa Opicina il 15.12. 1941). Nel corso della Guerra di liberazione, a partire dal 1941, venne pubblicato come organo del Partito comunista della Slovenia e nel gennaio 1949 fece ritorno nella capitale giuliana, organo del « Fronte di liberazione del popolo sloveno del Territorio Libero di Trieste ». Dal gennaio 1951 il « Deio » è ridiventato organo comunista: inizialmente del Partito comunista del Territorio Libero di Trieste e, dal luglio 1957, della Federazione autonoma triestina del P.C.I.. Con la costituzione della Regione FriuliVenezia Giulia esso è diventato il giornale « del P.C.I. per la minoranza slovena » dell'intera regione. Attualmente esce con periodicità quindicinale; come alla sua prima apparizione, sostiene un programma di pacifica e fraterna convivenza fra sloveni e italiani della [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 123

Brano: [...]ma Vivoda », La Pietra, Milano, 1975.

Istria, Antifascisti italiani in

Gli antifascisti italiani dell'lstria (v.) e di Fiume furono numerosi e combatterono con tutti i mezzi il fascismo sin dal suo sorgere, sostenuti dalla salda fede internazionalista della maggior parte della cittadinanza, nonostante certi virgulti nazionalistici, presenti tanto tra gli italiani che tra i croati.

Il 14.4.1921, al I Congresso della Federazione regionale giuliana del Partito comunità d'Italia, il deputato comunista Giuseppe Tuntar definì la linea politica del partito con queste parole: « Se mai esiste al mondo un paese nel quale l'internazionalismo è carne della nostra carne e sangue del nostro sangue, allora questo è la Venezia Giulia. Lotteremo sino a quando sulle vette alpine che dividono l'Italia dalla Jugoslavia non sventolerà la rossa bandiera del proletariato rivoluzionario italojugoslavo ».

Questa asserzione trovò in seguito piena conferma in vari episodi di opposizione al fascismo, a cominciare dalla creazione della « Repubblica di Albona [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 198

Brano: [...]ministrazione jugoslava (comprendente i comuni di Albaro Vescovà, Buie d’Istria, Capodistria, Cittanova d’Istria, Grisignana, isola d’Istria, Maresego, Monte di Capodistria, Pirano, Umago, Verteneglio, Villa Decani).

Le rivendicazioni massime della Jugoslavia, sostenute anche dall’Unione Sovietica, non vennero ri

conosciute nel trattato di pace con l’Italia (1947), ma in base a tale trattato venne assegnata alla Jugoslavia l’intera regione giuliana che era stata incorporata dall'Italia dopo la prima guerra mondiale, eccetto Trieste e il suo territorio (sempre distinto in Zona A e Zona B): alla Jugoslavia passarono così l’intera provincia di Fiume con 13 comuni, quella di Pola con 31 comuni e quella di Zara con 2; inoltre toccarono alla Jugoslavia 33 comuni della provincia di Gorizia e 24 di quella di Trieste, di cui 11 facenti parte della Zona B. In seguito (8.10.1954), attraverso accordi diretti conclusi tra l’Italia e la Jugoslavia, la Zona A (compresa la città di Trieste) e la Zona B vennero affidate rispettivamente all’amministrazio[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 219

Brano: [...] rossa ».

Olivieri, Nello

Nello. N. a La Spezia il 31.12.1914, m. a Mentri gone di Borgosesia (Vercelli) il 27.8.1944; ufficiale dell’esercito.

Conseguita a 18 anni la licenza ginnasiale, non potè accedere all’Accademia militare di Modena (com’egli desiderava), perché non iscritto al Partito fascista. Frequentò allora un corso alla Scuola per sottufficiali di fanteria « Brigata Sassari » di Trieste. Durante la sua permanenza nella città giuliana fu decorato di medaglia d’argento al valore civile per un atto di eroismo.

All’inizio della Seconda guerra mondiale fu destinato in Grecia e si offrì volontario in un reparto di pionieri, addetti al brillamento delle mine. Rientrato in Italia e finalmente ammesso, per i suoi precedenti militari, airÀccademia di Modena, conseguì il grado di sottotenente. Dopo I'8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza, organizzando il movimento partigiano in Lunigiana. Ai primi di marzo del 1944 si portò in Valsesia e si arruolò nelle formazioni garibaldine comandate da C[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 365

Brano: [...]

Paladin si dedicò nel contempo all’organizzazione militare delle formazioni « Giustizia e Libertà », nelle quali militava suo figlio Guido, e a tenere i collegamenti con Milano e il Friuli. Distrutto dai nazisti il secondo C.L.N. triestino e, nel febbraio 1945, decimato anche il terzo, Paladin svolse un’opera infaticabile per ricostituirne le fila e partecipò poi all’insurrezione di aprile.

Nell’estate del 1945 fece parte della delegazione giuliana inviata a Parigi durante le trattative di pace, per fornire ai delegati italiani un concreto contributo di studi e documenti.

Consultore nazionale e dirigente del P.d’A. triestino, negli anni Cinquanta passò al P.S.D.I., venendo eletto consigliere comunale dal 1952 al 1956.

G.Fo.

Palazzeschi, Aldo

Pseudonimo di Aldo GiurJani. N. a Firenze il 2.2.1885, m. a Roma nel 1974; scrittore.

Compì studi commerciali e iniziò ventenne l’attività di scrittore pubblicando a proprie spese le sue prime opere (/ cavalli bianchi, 1905; Lanterna, 1907). Nel 1909 aderì al futurismo.

La sua prod[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine giuliana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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