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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 322

Brano: [...] che ci affligge e ci avvilisce » (così scrisse nel 1927 a un suo amico). Pose fine alla propria vita a 57 anni con un suicidio.

M.Gì.

Saluzzo

Comune di 18.000 abitanti in provincia di Cuneo, a 31 km dal capoluogo, importante nodo di comunicazione e centro industriale (cementifici) .

Negli anni che precedettero la Prima guerra mondiale Saluzzo fu teatro di una vivace attività politica, soprattutto a opera dei liberali di orientamento giolittiano, della sezione del Partito radicale (ivi fondata nel 1911 per iniziativa dell'avvocato Liderico Vineis) e dei cattolici. Questi ultimi, che nel 1919 confluiranno nel Partito Popolare, avevano come esponenti locali gli avvocati Fantino e Lagutaine, il dottor Bonelli, il canonico don Borghino (presidente deH’Unione del Lavoro, organismo sindacale cattolico), e l’avvocato Emilio Villa, dirigente dei sindacati “bianchi”. Alla vigilia del conflitto, sotto l’impulso dei nuclei socialisti sorti aH’interno dell’azienda Tranvie Internazionali Belghe che aveva in concessione la linea di collegamento tr[...]

[...] ricordano l’operaio Aldo Claro (nel

1919 eletto consigliere comunale), il tranviere Angelo Blengino e Giovenale Sampò.

Dal 1913 Saluzzo eleggeva alla Camera un deputato liberale (dapprima il marchese Marco di Saluzzo, cui seguirà nel 1921 Francesco Pirovano). Il P.S.I., da parte sua, elesse al Parlamento l’avvocato Paolo Lombardo e, attraverso le colonne del periodico socialista La Riscossa, condusse aspre battaglie contro il clientelismo giolittiano e quello delle altre frazioni liberali cuneesi.

Nel 1921, allatto della scissione socialista di Livorno, un’ala della Sezione locale del P.S.I., sotto l’impulso di Nino Al ladio, dei fratelli Gii io e Ingaramo, di Mario Mortara e di Giovanni Germanetto (v.) che operava da Savigliano, aderì al Partito comunista.

Periodo fascista

Nel giugno 1924, nelle ultime elezioni prima dell’avvento della dittatura fascista, nonostante l’imperversare delle violenze squadriste il “listo

ne” di ispirazione fascista ebbe a Saluzzo e nel suo circondario la più bassa percentuale di voti rispetto alla[...]

[...]ì al Partito comunista.

Periodo fascista

Nel giugno 1924, nelle ultime elezioni prima dell’avvento della dittatura fascista, nonostante l’imperversare delle violenze squadriste il “listo

ne” di ispirazione fascista ebbe a Saluzzo e nel suo circondario la più bassa percentuale di voti rispetto alla media nazionale (che era del 65% circa): 32,95% in città e 41,55 per cento nel circondario. Ciò grazie a una forte resistenza dell’elettorato giolittiano, di quello cattolico, del Partito dei Contadini, dei socialisti e dei comunisti.

Spente le residue forze di opposizione, il regime provvide ad allontanare dalla città alcuni degli antifascisti della sinistra reputati più pericolosi, fra i quali il comunista Mortara; per contro rientrò a Saluzzo il capostazione Giuseppe Culasso, uno dei fondatori del P.C. d’I. cuneese e che, licenziato dalle Ferrovie, dopo una lunga trafila di processi rimase qui praticamente confinato senza lavoro. Pur appartati dalla vita pubblica, Vineis, Lombardo, Mortara, Sampò e l’avvocato liberale Battista Fillia man[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 134

Brano: Italia

Partenza di richiamati per la guerra libica (Torino, 1911)

sistema giolittiano, perché avrebbe potuto permettere l'inserimento in esso di una parte del proletariato industriale, ed anche delle masse contadine organizzate; ma il processo era troppo lento perché potesse assorbire le tensioni che si andavano formando. Restavano fuori del sistema, oltre alle forze socialiste di sinistra, anche i contadini del Mezzogiorno, dove il Giolitti si serviva, come strumento di governo, dei peggiori sistemi clientelari.

Se la crisi definitiva del sistema giolittiano si ebbe soltanto nel 1915, con l’intervento nella prima guerra mondiale, già negli anni precedenti si erano aperte g[...]

[...]o permettere l'inserimento in esso di una parte del proletariato industriale, ed anche delle masse contadine organizzate; ma il processo era troppo lento perché potesse assorbire le tensioni che si andavano formando. Restavano fuori del sistema, oltre alle forze socialiste di sinistra, anche i contadini del Mezzogiorno, dove il Giolitti si serviva, come strumento di governo, dei peggiori sistemi clientelari.

Se la crisi definitiva del sistema giolittiano si ebbe soltanto nel 1915, con l’intervento nella prima guerra mondiale, già negli anni precedenti si erano aperte grosse incrinature nelle sue strutture politiche ed economiche. Per l’economia occorre risalire al 1907, quando la crisi mondiale ebbe pesanti ripercussioni anche in Italia: il settore metallurgico riuscì a superarla senza troppi danni, ma altri settori, che negli anni precedenti avevano raggiunto elevati livelli di crescita, ne subirono gli effetti, gravi soprattutto in quello tessile. Negli anni seguenti, « i settori fondamentali della produzione industriale mostrarono progress[...]

[...]ndustriali italiani una più consapevole ideologia di classe e che ebbe un importante teorico in Enrico Corradini (v.). Se la base sociale del nazionalismo fu ristretta, occorre però tener conto della potenza economica di quella base: fu essa a permettere al movimento di influire su masse assai ampie ed a farne, in definitiva, una forza di primo piano nella vita politica italiana.

Sindacalismo rivoluzionario

L’altra spinta contro il sistema giolittiano si esercitò da sinistra. Nel Partito socialista, rimasto nelle mani dei riformisti, si era sviluppata una corrente di sinistra che esprimeva un’opposizione spesso ideologicamente confusa, ma collegata con vive e profonde ragioni di malcontento del proletariato. Nei primi anni del secolo essa trovò espressione nella inconcludente verbosità di Enrico Ferri (v.) e nella più seria e importante tendenza del sindacalismo rivoluzionario.

Al congresso di Roma del 1906, che segnò una grossa vittoria del riformismo turatiano, toccò ad un rappresentante del sindacalismo rivoluzionario, Enrico Leone, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 325

Brano: [...] con una adesione che si potrebbe definire « ideologica » allo schema cui si ispirava la politica giolittiana. È noto come il disegno fondamentale di Giovanni Giolitti, nel famoso « decennio » centrale della sua esperienza di governo, si proponesse di favorire e consolidare lo sviluppo industriale moderno del Paese anche cercando di far partecipare i socialisti a una mediazione tra la classe dirigente politica liberale e le masse.

Nel disegno giolittiano il punto nodale era costituito, come ha scritto Giampiero Carrocci, nell'ottenere « due tacite collaborazioni: fra gli industriali e gli operai, fra il governo e i socialisti ». Ciò presupponeva:

1) l’allargamento della base sociale dello Stato; 2) una serie di concessioni e di garanzie politicosindacali al movimento operaio nell'ambito di un indirizzo riformistico che non mettesse in discussione il sistema;

3) una strategia non di scontro frontale del padronato e del governo con le esigenze più immediate dei lavoratori, ma di « contrattazione » e di soluzioni paternalistiche.

Era, i[...]

[...] e nella destra reazionaria di taglio crispino, tutte le spinte perturbatrici di tali rapporti. Questo implicava una convergenza « tra le forze nuove, produttive, industriali della borghesia e il socialismo parlamentare e riformista, fra i quali — come ha scritto ancora Giampiero Carrocci — vi era una stretta convergenza di interessi, tanto da essere le due facce di un unico fatto ».

All’ombra del protezionismo doganale e del « paternalismo » giolittiano la FIAT rassodò tanto le sue prospettive di sviluppo produttivo che la sua piattaforma di condotta politicosindacale, stabilendo in questo secondo senso alcune « costanti » che avrebbero sempre informato per l’avvenire (salvo che nel ventennio fascista) la ricerca dei punti di assestamento della strategia del monopolio verso il movimento operaio e la classe dirigente politica. La crisi industriale del 1907, travolgendo nel crollo finanziario prodottosi dopo un periodo di euforia e di facili guadagni gran parte delle industrie automobilistiche sorte su base speculativa, aprì alla già solida so[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 145

Brano: [...]a provincia, con la sezione del P.S.I. ivi fondata nel primo dopoguerra da Chiaffredo Belliardi (v.), Giuseppe Cavallera (v.) e altri.

Nelle ultime elezioni parzialmente libere svoltesi in Italia prima dell’avvento del fascismo (aprile 1924), l’elettorato dronerese confermò a stragrande maggioranza la fiducia a Giovanni Giolitti contro la lista fascista e fino alle leggi eccezionali del 1926, che ne decretarono la soppressione, il settimanale giolittiano della città II Progresso, rimase una tribuna di netta intonazione antifascista.

Nella Resistenza

Sede di un reparto alpino tra i più duramente provati nella seconda guerra mondiale (il Battaglione

« Dronero » del 2° Reggimento Alpini, due volte interamente distrutto), già prima del 25.7.1943 Dronero ebbe un comitato antifascista. Allatto della caduta del regime questo comitato assunse prontamente le cariche municipali, nominò commissario al Comune il tipografo Giovanni Lantermino, già direttore del settimanale giolittiano, e vicecommissario il socialista avvocato Pietro Allemandi.
[...]

[...]sta.

Nella Resistenza

Sede di un reparto alpino tra i più duramente provati nella seconda guerra mondiale (il Battaglione

« Dronero » del 2° Reggimento Alpini, due volte interamente distrutto), già prima del 25.7.1943 Dronero ebbe un comitato antifascista. Allatto della caduta del regime questo comitato assunse prontamente le cariche municipali, nominò commissario al Comune il tipografo Giovanni Lantermino, già direttore del settimanale giolittiano, e vicecommissario il socialista avvocato Pietro Allemandi.

Dopo l’8 settembre Dronero fu il centro animatore della lotta partigiana di valle Maira. Il 2.1.1944 i nazisti vi condussero una feroce rappresaglia: fucilarono 9 cittadini, incendiarono numerose abitazioni e arrestarono gli esponenti antifascisti Lantermino, Allemandi, Cristoforo Coalova, Magno Marchiò e Giuseppe Lugliengo che, deportati a Mauthausen, vi furono uccisi.

Il 26.4.1945 la città fu liberata dai partigiani che indussero alla resa il presidio fascista.

Drusiani, Dante

Tempesta. Medaglia d’oro al valor militare [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 532

Brano: r

Pesaro

Pesaro

Città capoluogo della provincia Pesaro e Urbino, con una popolazione di 85.000 abitanti (320.000 'nell'intera provincia), è attualmente un importante centro di produzione nell’industria del mobile.

Nel periodo giolittiano, una delle peculiarità di Pesaro (e con accentuazioni diverse, seppur minime, dell’intera provincia) fu costituita dalla presenza di un vario e diffuso movimento democratico, strettamente collegato all’organizzazione socialista già assai avanzata e articolata. Tale componente vantava una marcata tradizione anche in virtù della frequenza, per esempio, di rapporti con Andrea Costa. Su tale base, il moto di ascesa delle classi subalterne (ben radicate nei numerosi borghi) si presentava abbastanza generale e continuo, sino a pervadere e penetrare con accentuate istanze innovatrici ampi strati di [...]

[...]arte dei ceti contadini, specialmente dei mezzadri assai numerosi nella zona.

Concorse ad alimentare la vivacità della fisionomia politica pesarese anche la componente repubblicana, seppure meno presente rispetto al resto delle Marche e della confinante Romagna, mentre la piccola borghesia e la media si riconoscevano nell’articolazione moderata con le sue componenti liberali, conservatrici e cattolicoliberali.

La crisi del sistema politico giolittiano, che coincise con la guerra di Libia (1911) é con le prime elezioni a suffragio universale maschile i(1913), anche qui fu la crisi delle forze politiche intermedie della democrazia laica e dei riformisti (in una zona in cui marcatamente presente era l'antinomia dialettica fra riformismo e massimalismo), a favore della componente conservatrice e « irredentistica » in una situazione economica complessivamente arretrata. In quegli anni la regione e, al di là dello stretto ambito del centro cittadino, Pesaro non sfuggiva alla penosa regola, aveva un reddito annuo per abitante di sole 1.227 lire, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 683

Brano: [...]vorire lo sviluppo del movimento operaio. Certo, il sottosviluppo economico e culturale, l’assenza di nuclei industriali (le poche fabbriche dell’isola rimanevano al livello artigianale), la superficiale e incompleta lettura dei testi marxisti concorrevano a determinare le ingenuità del primo socialismo siciliano.

Movimento socialista

Le debolezze del movimento socialista si palesarono ai primi del '900 con l’inadeguata risposta al disegno giolittiano di scissione del movimento operaio. In particolare a Messina ì raggruppamenti politici e le figure più rappresentative del liberalismo locale (fra le quali spiccava Ludovico Fulci) che avevano sostenuto le loro battaglie insieme ai socialisti, identificarono immediatamente i loro interessi con la linea del presidente del consiglio Giovanni Giolitti (v.), intendendo così in senso trasformistico le alleanze democraticosocialiste. Ciò contribuirà a realizzare il disegno giolittiano volto a dividere la classe operaia meridionale da quella del Nord, e paleserà le carenze del Partito socialista, in[...]

[...]ento operaio. In particolare a Messina ì raggruppamenti politici e le figure più rappresentative del liberalismo locale (fra le quali spiccava Ludovico Fulci) che avevano sostenuto le loro battaglie insieme ai socialisti, identificarono immediatamente i loro interessi con la linea del presidente del consiglio Giovanni Giolitti (v.), intendendo così in senso trasformistico le alleanze democraticosocialiste. Ciò contribuirà a realizzare il disegno giolittiano volto a dividere la classe operaia meridionale da quella del Nord, e paleserà le carenze del Partito socialista, incapace di inserire le rivendicazioni meridionalistiche nell’ambito della lotta di classe in Italia.

La Sezione socialista messinese e la locale Camera del lavoro (nata nel 1900) risentiranno dunque dei compromessi su cui fu fondato nei primi anni del secolo l’equilibrio politico nazionale. Eppure le tradizioni di lotta e l’esempio di umanità offerto dai militanti e dai dirigenti dei Fasci siciliani e del Partito non erano stati soltanto espressione di un'elevata coscienza dell[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 334

Brano: [...]boratore della “Critica sociale” e dell’“Avanti!”, rivolgendo la propria attenzione soprattutto ai problemi del Mezzogiorno, alle autonomie locali e alla riforma della scuola.

Nel 1908, il terremoto di Messina gli tolse la moglie, i cinque figli e la sorella. Dalla tragedia uscì un uomo segnato nel profondo dellanimo, ma deciso a impegnarsi più che mai nel lavoro scientifico e nella lotta politica. Fierissimo critico del malcostume elettorale giolittiano nel Sud, nel 1909, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, che condusse nella zona di Gioia del Colle (Bari) dove imperava Vito De Bellis, uno dei più corrotti luogotenenti dello statista cuneese, Salvemini scrisse un famoso libello antigiolittiano (Il ministro della malavita), durissima requisitoria contro l'intero sistema politico instaurato (ma, negli anni dopo il

1945, rettificherà il suo giudizio complessivo su Giovanni Giolitti). Candidato socialista ad Albano (Roma) in un turno di elezioni suppletive del 1910, tradito dai suoi stessi sostenitori, abbandonò la battaglia. Nel 1911 lasciò il P.S.I., accusando questo partito di disinteresse verso il problema meridionale.

Democratico radicale

Rivedendo il proprio indirizzo politico in senso radicaldemocratico, rimase portatore di una concezione moralistica, ancorata però alla[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 39

Brano: Teramo

a| secondo dopoguerra, quando verrà prima modernizzata, poi quasi dovunque soppressa sotto l'irresistibile urto delle rivendicazioni sindacali) .

Periodo giolittiano

Non si può dire che, negli anni precedenti l’intervento dell'Italia nella Prima guerra mondiale, nel Teramano tutto rimanesse fermo. Alcune innovazioni ci furono: nell’edilizia, compresa la crescita degli abitati lungo il litorale, non più deserto e squallido: nella viabilità, anche ferroviaria (linea GiulianovaTeramo e MontesilvanoPenne) ; nell'istruzione, con sensibile diminuzione della percentuale di analfabeti, nell’industria, nel commercio, e soprattutto nella pesca, favorita dal portoapprodo di Giulianova e dal portocanale di Castellammare Adriatico. Ma l’economia portante, cioè l’ag[...]

[...], tenacemente difesa dai montanari privi di altre risorse.

Più che il Partito socialista, con pochissimi iscritti anche se considerevole era il seguito elettorale, si affermò allora il movimento sindacale. Si ebbe l’inaugurazione di parecchie Camere del lavoro e a Giulianova, col contributo dei lavoratori, fu iniziata nel 1913 la costruzione di una Casa del Popolo per i trattenimenti culturali e ricreativi della classe operaia.

Nel periodo giolittiano la cultura teramana fu rappresentata dall'astronomo Vincenzo Cerulli, fondatore e successivamente (1917) donatore allo Stato di un Osservatorio denominato Collurania, sede di famose osservazioni del pianeta Marte. Da ricordare anche tre luminari della scienza medica (Roberto Campana, Antonio Dionisi e Rosolino Colella), nonché una pattuglia di storici, intenti a ricercare e illustrare le origini e gli sviluppi della vita associata nelle contrade aprutine (Francesco Savini e Giacinto Pannella di Teramo, Vincenzo Bindi di Giulianova, Gabriello Cherubini e

Luigi Sorricchio di Atri, Giovanni D[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 181

Brano: [...]l disagio sociale e dal conflitto tra leggi del

lo Stato e tradizioni della Barbagia ebbe origine l’inasprirsi del banditismo. Vi furono allora vari tentativi di stroncarlo con azioni di forza e « caccia grossa » da parte del governo Pelioux, ma mai un’indagine sulle sue cause profonde, come chiedevano alcuni intellettuali e uomini politici di parte democratica che analizzarono nei loro scritti i termini della « questione sarda ». Nel periodo giolittiano si cercò di risolvere il problema dell’arretratezza sarda con leggi speciali. Il Nuorese continuava intanto a mandare in Parlamento deputati radicali, mentre a Nuoro operava un gruppo di militanti socialisti che diedero del socialismo un’interpretazione rivoluzionaria, libertaria e anarcosindacalista: tra questi, At

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La popolazione di Nuoro festeggia la Festa del lavoro intorno all’albero del Maggio (1.5.1910)

tiJio Deffenu, poi caduto nella Prima guerra mondiale, i fratelli Francesco e Nicolò Fancello.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 16

Brano: [...]ruppi di fascisti lasciarono Napoli per portarsi a Roma (v. Marcia su Roma).

Il fascismo al potere

Dopo l’avvento fascista, la situazione andò rapidamente precipitando. Alle elezioni politiche del 6.4.1924 la maggior parte dei napoletani dimostrò tuttavia di non essere affatto favorevole al fascio. Il Listone fascista (v.), del quale, accanto ad Alfredo de Marsico, facevano parte Luigi Foschini, Paolo Greco, Alberto Geremicca, e insieme al giolittiano Andrea Torre anche Giovanni Porzio ed Enrico De Nicola (dimissionario all’ultimo momento, anche se capolista), raccolse meno della metà dei voti validi, conquistando soltanto 4 collegi cittadini (San Ferdinando, San Carlo all’Arena, Chiaia e San Giuseppe). Tutti gli altri collegi andarono agli amendoliani, salvo quelli di Vicaria e Mercato presi dai socialisti, e quelli di Pandino vinti dai popolari. Senonché il meccanismo della leggetruffa Acerbo (v.) determinò l’elezione di tutti i candidati del Listone. All’opposizione rimasero: i costituzionalisti Amendola, Bracco, Presutti e Bencivenga; [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine giolittiano, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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