Brano: Dissidentismo
e che si mantenesse, nel diritto e nel fatto, l’eguaglianza di tutti gli italiani davanti alla legge e al regime.
Allorché, nell'ottobre 1922, i fascisti torinesi capeggiati dal console della milizia Piero Brandimarte (v.) perpetrarono quella che sarebbe passata alla storia come la strage di Torino, Massimo Rocca e Mario Gioda portarono sulla tomba del comunista ucciso Carlo Berruti (v.) una corona di fiori e un biglietto con la scritta: « All’amico d’infanzia caduto in campo avverso ».
Massimo Rocca continuò la sua battaglia contro Cesare Maria De Vecchi (v.), Brandimarte e altri ge[...]
[...]idere: come tiranno mi fai pena.
Ed ora chiedi la mia espulsione, Farinacci, secondo usi ingenerosamente contro un uomo isolato, che non ha dietro di sé alcun vicereame con relative squadre, da opporre al tuo. Fammi espellere: può darsi che tu vi riesca. Ed ìq raccatterò la bolla di espul
sione, e me l’appenderò al petto come la medaglia commemorativa di una vittoria, come la consacrazione definitiva del mio coraggio e della mia fede ».
Dissidentismo napoletano
Altro fascista dissidente, che godeva di una certa influenza per essere stato alla testa del fascismo napoletano, fu Aurelio Padovani. Questi, dopo aver condotto una lotta decisa quanto vana contro il camorrismo e il trasformismo dilaganti, nel maggio 1923 si dimise dal Partito fascista e ne fu poi espulso.
« Bisogna riconoscere — scrisse in proposito Guido Dorso — che il capitano Padovani, chiusosi nella formula della intransigenza, aveva tentato, per quanto poteva essere nelle forze di un uomo solo, di arginare i fenomeni dell'arrivismo. Inchieste feroci, da lui compiute co[...]
[...]. Vinse Bottai che, per un certo tempo, aveva condotto d’intesa con Massimo Rocca la lotta per la « normalizzazione » e il rinnovamento del partito fascista.
A Ferrara aspra lotta vi fu tra Italo
Balbo (« fascista della seconda ora ») e Olao Gaggiola che si considerava della « prima ora ».
Ad Alessandria i fascisti si divisero in due fazioni, l’una capeggiata dal sindaco Raimondo Sala e l’altra dall’on. Edoardo Torre.
Il fenomeno del dissidentismo e del
lo spadroneggiamento dell’una o dell’altra fazione nelle diverse province si protrasse sino a tutto il
1926.
Il 5.1.1927 Mussolini, come capo del governo, fu costretto a diramare una circolare per precisare: « Il prefetto è la più alta autorità dello Stato e della provincia, il rappresentante di tutto il potere esecutivo centrale.
Laddove necessita, il prefetto deve eccitare e armonizzare l’attività del partito in tutte le sue varie manifestazioni. Ma resti ben chiaro per tutti che l'autorità non può essere condona a mezzadria. L’autorità è una e unitaria.
Il partito e le[...]