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Il segmento testuale cristiane è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 288Analitici , di cui in selezione 13 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Mito e civiltà moderna) Vittorio Lanternari, Frammenti religiosi e profezie di libertà fra i popoli coloniali in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]enziali determinate dalla dinamica storica: funzione che consiste nell'instaurazione di forme adeguate di riscatto miticorituale.
56 VITTORIO LANTERNARI
Uno degli epicentri dei movimenti profetici africani é la regione compresa fra l'una e l'altra riva del Medio e Basso Congo (Congo Francese e Belga), con irradiazioni nell'Africa Equatoriale Francese e nell'intero Congo Belga.
In qual modo e con quasi specialissimi effetti ivi s'incontrino il Cristianesimo e la religione locale già s'intravvede sintomaticamente da un'antica notizia. Un Cappuccino il quale agli inizi del sec. 18° operò fra i Bakongo per riordinare le missioni del Regno indigeno del Congo, incontrò una strana profetessa, Donna Beatrice. Costei si vantava di aver ricevuto visioni e sogni vaticinatori, nonché un'esperienza di morte e rinascita, in base a cui era convinta di reincarnare in sé S. Antonio. Ella annunciava imminente il di del Giudizio finale. Fra gli «angeli» da cui si lasciava contornare, uno ne prescelse (sedicente San Giovanni), con cui visse e da cui ebbe un fi[...]

[...]tismo nel quale gli elementi portati dai missionari sono reinterpretati in funzione clamorosamente pagana, perdendo ogni valenza caratteristicamente cristiana. L'esempio è eloquente a mostrare su quale linea si svolga, anche nei successivi sviluppi, l'incontro tra due mondi culturali così eterogenei: da un lato le forme religiose indigene legate alle esigenze vitali più immediate — fecondità, fertilità, buon successo alla caccia —, dall'altro il Cristianesimo, nato dalla crisi di civiltà urbane medioorientali ed occidentali, improntato ad esigenze di tutt'altro ordine e inadeguato, almeno nelle forme genuine europee, ai bisogni religiosi locali.
(2) J. Juvelier, Relation sur le Congo du Père Laurent de Lucques (17001717). Bruxelles 1953.
(3) R. Wannijn, Objets anciens en metal du Bas Congo, « Zaire », V, 1952, 39194.
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 57
Uno dei tratti religiosi peculiari delle culture congolesi, come si vede, è il feticismo, o impiego cultuale e socialmente utile di oggetti opportunamente conf[...]

[...]TTORIO LANTERNARI
mento congolese é una fioritura di figure profetiche, da Kimbangu ad André Matsúa, a Simon Mpadi — arrestati ripetutamente o deportati —, a Mavonda Ntangu ed altri ancora, mentre spiccavano in altri territori figure come Muana Lesa, impiccato in Rhodesia nel 1926. In tutti si fa notevolmente sentire un influsso missionario tipicamente protestante, basato sulla Bibbia e in special modo sull'Antico Testamento. Ma si tratta di un Cristianesimo « paganizzato », poiché se parziali elementi biblici sono accettati, essi sono scelti e rielaborati in funzione «indigenista» ed antibianchi. La posizione di questi profeti certo é decisamente impegnata di fronte al Cristianesimo, ma in modo tale da trasformarne totalmente valore e significato.
Educato a Nkamba, roccaforte del Protestantesimo da una missione Battista britannica, Simon Kimbangu ebbe intensi rapporti con la cultura europea, oltreché per le Missioni, per aver prestato servizio presso una famiglia europea nella città di Kinshasa. Nel 1921, attraverso ripetuti sogni e visioni, ricevette in forma definitiva la sua vocazione a farsi servo di Dio e a predicare la nuova fede al suo popolo. La « chiamata » proveniva direttamente dall'Essere supremo di antica tradizione Bakongo, identificato ormai con il Di[...]

[...]rale aborigena — culto di guarigione, tema del ritorno collettivo dei morti, figura di un Essere supremo, ecc. — vengono riplasmati entro un complesso di nuovo genere, che costituisce un rinnovamento — non una semplice continuazione — della tradizione: p. es. l'iconoclastia antifeticista, che pur ha indubitabili legami con l'antistregonismo delle società segrete, é un elemento di rottura con la piú antica tradizione magica (12). D'altra parte il Cristianesimo portato dai missionari in esso viene esplicitamente reinterpretato in funzione emancipazionista, e pertanto fondamentalmente trasformato. Così ii Dio unico giudaicocristiano s'innesta sulla tradizionale figura di Essere supremo, la Bibbia é riconosciuta come fonte unica di autorità religiosa, ma viene tuttavia interpretata in funzione delle esigenze aborigene di libertà (la lotta di David e Golia diventa un'allegoria mitica della lotta religiosa di liberazione dei Negri contro i Bianchi); infine lo stesso profeta si configura come reinterpretazione vivente di Mosè e di Cristo, del quale u[...]

[...]onie francese e belga sono assunti alla qualifica di « Re del Congo », simboli di unità e di un'epoca di libertà ansiosamente attesa. La loro spirituale presenza ispira quella nuova organizzazione religiosa che é la chiesa nativa «indigenista» del Congo, nettamente autonomista, polemica verso i missionari oltreché verso le autorità civili, politiche, amministrative, fondata sulla diretta esperienza religiosa nativa, eppure aperta ad alcune forme cristiane (17). Per Matsúa forse ancor più che per Kimbangu vale quanto il Balandier fa giustamente osservare, che il Cristianesimo stesso, con il modello di un Messia sacrificato all'ottusa intransigenza del pubblico potere non meno che all'infamia dei nemici, con l'esempio del Martire trionfante per la fede e per la redenzione dei fedeli, il Cristianesimo stesso ha portato fra i nativi quello spirito rivoluzionario di cui s'era nutrito esso stesso al tempo delle origini, dando una nuova sanzione religiosa alle loro esigenze culturali e politiche: ed ha portato altresì la speranza messianica di un « Regno », di un « millennia », che vuol significare verace redenzione per gli uomini. La quale speranza esso aveva ripreso dalla tradizione messianica del Giudaismo. Furono a lor volta le repressioni coloniali a creare i « martiri », con Kimbangu, Matsúa e gli altri profeti di quella fede novella (18). Così nasceva, o meglio si rinnovava con inop[...]

[...]errena: egli è divenuto il Cristo Negro.
(16) Balandier 1955, 397416; Andersson, 11725.
(17) Balandier 1957, 2367.
(18) Balandier 1957, 237; Balandier 1955, 434.
64 VITTORIO LANTERNARI
A delineare lo speciale carattere del culto GunzistaAmicalista proprio delle attuali chiese negre del Congo (emanate dai detti movimenti profetici), basti dire del particolarissimo sincretismo che contraddistingue il segno della croce. Desunto formalmente dal Cristianesimo, il segno viene accompagnato da una formula che compromette in radice — rispetto alle chiese occidentali — il Cristianesimo di questi « cristiani sui generis ». « Nel nome del Padre, di Simon Kimbangu, di André Matstia », essi dicono (19) : e con questa « trinità » assolutamente « nativista » (20) ed eretica (21), mentre dimostrano di aver fatto propria la concezione paleotestamentaria del DioPadre in quanto affine alla originaria concezione pagana dell'Essere supremo, sostituiscono, o meglio identificano chiaramente Gesù con i due profeti aborigeni. Il bisogno di libertà culturale e religiosa che sta al fondamento dei loro culti profetici trova la sua espressione concreta in un legame di continuità con la tra[...]

[...]ova la sua espressione concreta in un legame di continuità con la tradizione passata. Infatti il « Dio » oggetto di culto non é che Nzambi Pungu, cioè l'Essere supremo della tradizione avita. Inoltre nel rito di accensione dei ceri si conserva, pur attraverso trasformazioni, l'impronta e il significato di antichi riti pagani (22).
« Cristo é un Dio francese », dicono i Negri: e pertanto a lui contrappongono il binomio KimbanguMatsúa. Insomma il Cristianesimo é implicitamente tenuto corresponsabile della politica colonialista gavernativa. Perciò esso nell'opinione nativa si configura come « la religione degli Europei, [la quale] vale a conservare le ricchezze fra le mani di questi, e a nascondere un segreto che nessuno vuol rivelare agli indigeni » (23).
Onde ancor meglio mostrare su quale linea continui a elaborarsi a tuttoggi il sincretismo negrocristiano, descriveremo sommariamente l'altare della chiesa negra di culto gunzistaamicalista. Entro una cappella di paglia tritata e fango, ad imitazione delle cappelle missionarie,
(19) Balandier[...]

[...] sue varie emanazioni trova la sua giustificazione un particolare fenomeno che vale la pena di ricordare, promosso dall'arrivo, nel 1935, dell'Esercito della Salvezza (Salvation Army). Questa organizzazione laica avente scopi puramente umanitari, scevra da interessi istituzionali ed ecclesiastici, estranea ad ogni forma di proselitismo, si configuro ben presto all'occhio dei nativi come la controparte, sorprendentemente attraente, delle missioni cristiane. Quanto queste, per i sistemi coercitivi, l'intransigenza dei metodi, il rigorismo dottrinale riuscivano invise a gran parte della popolazione, altrettanto risultava affascinante e gradita l'organizzazione della Salvezza. I nativi ben s'avvedevano che, pur riconoscendo lo stesso Dio dei missionari, i militanti dell'Esercito della Salvezza fornivano il modello di una morale religiosa infinitamente più accessibile e vicina alle loro esigenze, sostituendo p. es. al duro compito della confessione un semplice atto di contrizione. Per di più l'uniforme di tipo militare, le cerimonie che l'organizza[...]

[...]issionari » di nuovo genere onde partecipare alle loro cerimonie, nella convinzione di conseguire in tal modo salute, salvezza, benessere sotto ogni riguardo. Insomma la congregazione possedeva, secondo loro, un potere magico atto a « salvarli ». È significativo che l'Esercito della Salvezza — cui lo stesso Simon Mpadi s'ispirò nel prescrivere l'uniforme kaki ai ministri del culto da lui fondato — incontrasse resistenza e rivalità nelle missioni cristiane operanti nel Congo, ed ivi coalizzate nella loro opera proselitistica (30).
L'episodio dimostra quanta profondamente il messianismo, con la sua speranza di liberazione dai mali e dalle oppressioni d'ogni ordine e provenienza, fosse penetrato nella coscienza collettiva: o meglio esso attesta con quanta efficacia il messianismo esprimesse da un canto il bisogno di salvezza, dall'altro la situazione di rischio da cui gli indigeni sentivano presa la loro vacillante esistenza, a causa dell'intransigente, minacciosa egemonia culturale, politica, religiosa dei bianchi.
Che la salvezza, suprema met[...]

[...]ghi ultraterreni; per di più antimilitaristi ed antinazionalisti ad oltranza, i Testimoni di Geova condannano sia lo Stato sia ogni forma di organizzazione ecclesiastica come emanazione di Satana. Essi dunque avevano i migliori requisiti perché la loro ideologia apparisse ai Negri africani, tra i quali arrivassero, la controparte più positiva ed entusiasticamente accettabile della cultura religiosa dei bianchi, specialmente se confrontata con il Cristianesimo dei missionari. Infatti del profetismo indigeno che i missionari cristiani avversavano, ora i nativi venivano a scoprire, nel Russellismo, un modello vivente, anzi un emulo in pieno mondo religioso cristiano (32). Il movimento Kitawala, iniziatosi in Africa fin dal principio del secolo, reinterpretava a sua volta la dottrina russellita originaria. Il suo centro di diramazione fu l'Africa del Sud e l'Africa Centrale Britannica. Contro la minaccia di disgregazione culturale e sociale indotta dai bianchi, i predicatori indigeni del movimento Kitawala — nell'Angola, in Rhodesia, nel Kenya, Ny[...]

[...] dei movimenti profetici africani, attraverso un laborioso e vario processo, parte dalle prime, non adeguatamente organizzate reinterpretaziorii di tratti cristiani in funzione pagana; attraversa fasi apostoliche nelle quali interi gruppi esaltati dall'ansia religiosa di rinnovamento seguono altrettanti profetiguida, qua e là mossi ad azioni concrete politicamente e militarmente impegnate; culmina infine nella fioritura di infinite chiese native cristiane, neppur esse scevre di significato sociale e politico. Queste ultime rappresentano storicamente l'estremo sviluppo di movimenti nei quali i rapporti fra cultura pagana e cristiana, dapprincipio irrigiditi su posizioni di reciproca intransigenza, pervengono a un loro aggiustamento o equilibrio religioso. Tuttavia va rilevato che la stessa istituzione di « chiese » é lungi dall'esprimere una mera « imitazione » passiva e recettiva delle corrispondenti istituzioni cristiane: anzi nella sua impronta esplicitamente emancipazionista risponde alla necessità — attiva e polemica — di contrapporre form[...]

[...]vre di significato sociale e politico. Queste ultime rappresentano storicamente l'estremo sviluppo di movimenti nei quali i rapporti fra cultura pagana e cristiana, dapprincipio irrigiditi su posizioni di reciproca intransigenza, pervengono a un loro aggiustamento o equilibrio religioso. Tuttavia va rilevato che la stessa istituzione di « chiese » é lungi dall'esprimere una mera « imitazione » passiva e recettiva delle corrispondenti istituzioni cristiane: anzi nella sua impronta esplicitamente emancipazionista risponde alla necessità — attiva e polemica — di contrapporre formazioni altrettanto solide ed efficaci agli organismi missionari, onde salvare la cultura religiosa nativa dai sistematici tentativi di deculturazione perpetrati da quelli. In tal senso ci sembrano unilaterali e nettamente antistoriche le varie ed eterogenee interpretazioni date via via dai missionari stessi alle chiese native. Infatti queste ultime sin dal loro nascere sono state considerate come « eresie » (43), « sette dissidenti » (44), documento e insieme denuncia del[...]

[...]crete della potenza egemonica — accanto e in pari grado con l'autorità politica, amministrativa, militare — delle nazioni europee. Le chiese native rappresentano il limite estremo insito ad ogni tentativo di « conversione », da parte ecclesiastica, di popolazioni a struttura socialeeconomica arretrata, soggette all'egemonia colonialista. D'altro lato le chiese native rappresentano, dopo fasi di acrimonioso contrasto, una fase di riequilibrio tra Cristianesimo e religione nativa: in cui peraltro quest'ultima reinterpreta il complesso cristiano in funzione di proprie esigenze di redenzione culturale e politica. I nuovi valori religiosi man mano portati dal Cristianesimo trovano il loro limite preciso in quella nuova, progredita consapevolezza etnicoculturale che é frutto dell'urto stesso fra le due culture, e che si concreta nella sempre più diffusa ideologia Panafricana.
La dinamica culturale e religiosa delle genti africane procede dunque da un'opposizione polemica volta contro la cultura egemonica. Da tale opposizione si creano i presupposti per una graduale trasformazione della tradizione indigena. Ma il processo di trasformazione, scelta, in
(45) Dougall 1956; Andersson 1958, 2648; Parsons 1953; Ross 1955.
(46) Cfr. il mio saggio La politica cult[...]

[...] dei bianchi: dico il Peiotismo.
Fu fondato dal profeta John Wilson verso il 1890 nelle riserve dell'Oklahoma. Ebbe rapido successo e si divulgò fra la maggior parte delle riserve, ove tuttoggi é in vigore, propagato da una serie di profeti come John Rave, Elk Hair, Albert Hensley, ecc. Il Peiotismo vuole
(48) Field 1948, 17579.
76 VITTORIO LANTERNARI
essere una religione destinata esclusivamente agli Indiani, esplicitamente contrapposta al Cristianesimo dei bianchi, del quale tuttavia assorbe confusamente certi elementi teologici e mitologici. Basti dire che il Peiote personificato s'identifica a volte con Gesù, a volte con lo Spirito Santo, e comunque é emanazione del Grande Spirito di pagana tradizione, identificato a sua volta con il Dio giudaicocristiano. Organizzato attualmente in due « chiese », una dell'Oklahoma (Native American Church) l'altra degli Stati del nord (Nat. Amer. Church of U. S.), il Peiotismo si fonda su un complesso di miti e riti accentrati intorno al peiote, un cactus d'origine messicana (Lophophora williamsii) i[...]

[...]l'un l'altro. Con la nuova religione ciò deve finire. Voi vi stringerete le mani e dividerete il cibo fra voi... ». Cosi si esprime in termini espliciti una nuova esigenza panindianista: esigenza di solidarietà religiosa fra tutti gli Indiani contro i tentativi americani di uniformare alla propria la loro cultura mediante un processo di deculturazione e assimilazione forzata. Legato alla tradizione originaria locale, il Peiotismo reinterpreta il Cristianesimo secondo le esigenze autonomiste indigene. Il processo reinterpretativo é equivalente a quello già visto per i movimenti nativisti africani. « Gesù respinto e ucciso dai bianchi — dice Hensley — si volse a proteggere gli Indiani, vittime anch'esse dei bianchi. Perciò il Peiote é parte del corpo di Cristo (49).
Il Peiotismo, con il suo emancipazionismo pacifico, col suo sincretismo, con la sua « chiesa » e il suo Panindianismo, é la risposta culturale alla crisi generata dalla vita nelle riserve. Con esso, e con altri vari movimenti profetici collaterali, fondati sul sincretismo paganocris[...]

[...]si generata dalla vita nelle riserve. Con esso, e con altri vari movimenti profetici collaterali, fondati sul sincretismo paganocristiano e sulla simbiosi pacifica tra Indiani e bianchi — come la Danza del Sogno dei Menomini, il Grande Messaggio del profeta Handsome Lake fra gli Irochesi, il movimento Shakerista dei gruppi del NordOvest, ecc. — si attua un aggiustamento dei rapporti religiosi e culturali fra Indiani e bianchi, in cui tuttavia il Cristianesimo subisce altrettante tra sformazioni e reinterpretazioni che ne adattano il contenuto ai bisogni indigeni (50).
(49) Petrullo 1934; La Barre 1938; Slotkin 1956; Barber 1941.
(50) Wallace 1952 (Handsome Lake); Barnett 1957 (Shakerismo); Barrett 1911; Slotkin 1958 (Dream Dance).
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI 77
I movimenti suddetti rappresentano a loro volta la fase estrema di un processo nativista più antica, che risale al primo urto violento tra Indigeni del NordAmerica e bianchi. L'epica lotta per l'indipendenza, combattuta dagli Indiani delle prateri[...]

[...] dare inizio a un'epoca nuova per i Maori. Sterminata la setta Hauhau dalla supremazia militare britannica, repressa la rivolta, più tardi si sviluppava un nuovo culto profetico, la religione Ringatu, tuttora vigente con la sua « chiesa » sincretista e nativista, atta a realizzare un riequilibrio
(55) Metraux 1957, 112.
(56) Lanternari 1956; Worsley 1957. Vedi bibliografia più ampia in appendice.
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religioso di fronte al Cristianesimo, tuttavia perseverando nei valori tradizionali e nativi (57). In Polinesia dunque, come in Africa, America settentrionale nonché in Melanesia (58), la fase apostolica dei movimenti profetici sbocca in una successiva fase organizzativa e di n assestamento religioso, in vista di una spontanea esigenza di emancipazione e nel segno di un non mai sopito nativismo creativo, innovatore.
In nessuno dei casi suddetti i movimenti religiosi di liberazione hanno effettivamente portato alla realizzazione dei loro postulati millenaristici e di redenzione sociale: ciò a causa della intransigente opposi[...]

[...]omosso una serie di culti nativisti in plaghe del mondo le più disparate. A ciò hanno contribuito come fattori determinanti da un lato l'intensificato processo di assoggettamento dei popoli indigeni, dall'altro l'acquisita, concomitante esperienza del dislivello economico e culturale, da parte delle popolazioni native, rispetto ai portatori della cultura europea.
Per ciò che riguarda il contrasto, che qui più c'interessa, tra religioni native e Cristianesimo, risulta dall'insieme dei dati suesposti come le società cosiddette « primitive » siano venute assumendo dall'insegnamento missionario, ed in ispecie paleotestamentario, una molteplicità
(57) Lanternari 1957; Greenwood 1942.
(58) Worsley (1957, 273) pone in evidenza che i più recenti culti profetici in Melanesia non mirano più (come i primi) al puro e semplice allontanamento dei bianchi e dei loro portati culturali, bensì tendono all'acquisizione dei loro beni e del loro potere. Tendono all'indipendenza, ma per divenire (gli indigeni) più simili agli Europei.
(59) Van Wulfften Palthe 1[...]

[...] proprie posizioni religiose, attraverso i movimenti messianici occidentali di derivazione giudaicocristiana pervenuti fra loro, come il Russellismo.
Tale autenticità e validità, se rettamente si guarda, si regge su una notevole corrispondenza di esperienze storiche. Certo i Negri africani, gli indigeni Oceaniani e Americani oggi ripetono esperienze religiose — millenarismo, messianesimo, profetismo, attesa di liberazione e salvezza — che il Cristianesimo subì ai suoi primordi, quando i suoi martiri offrivano il sangue non solamente come passivi testimoni d'una fede individuale, bensì come componenti d'una milizia di Cristo consapevole dell'impulso rivoluzionario e combattivo emanante dal proprio martirio. Né si tratta di coincidenze puramente casuali. Alla radice del Cristianesimo e — prima ancora — del profetismo mosaico e del messianesimo biblico d'età esilica, stanno altrettante condizioni di crisi. Quanto al Cristianesimo, l'acuta tensione fra statalismo e individualismo, la stridente frattura tra sacerdotalismo e bisogni religiosi popolari costituivano, all'interno della società, gli estremi d'un conflitto da cui il messianesimo di Gesù doveva trarre il primissimo e necessarissimo germe, onde s'impose come religione di salvezza dei popoli. Ma a sua volta il Cristianesimo si veniva a inserire nella tradizione messianica che aveva il suo fondatore in Mosè e la sua continuazione nei profeti dell'Esilio. Orbene, il Mosaismo era nato come prodotto dell'urto culturale fra una civiltà pastorale — fondata sul culto di un Essere supremo — che va a
(60) Kenyatta, 282; Vaggioli II, 3723. L'identificazione col popolo perseguitato d'Israele é comune a tutte le formazioni profetiche polinesiane: cfr. Lanternari 1957, 70, 778. Sulla indipendenza dei vari culti profetici considerati come fenomeni tipicamente a convergenti », a livelli culturali e in territori i piú d[...]

[...]ente a convergenti », a livelli culturali e in territori i piú disparati, cfr. Lowie, 1957.




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insediarsi fra genti agricole e sedentarie, e la civiltà politeista di cui quelle genti erano portatrici (61). Il Messianesimo esilico era sorto a sua volta a riscatto di una sconvolgente esperienza — l'esilio — che minacciò alla radice l'esistenza del popolo ebraico.
Che dunque si tratti di conflitto interno (Cristianesimo) o determinato da urti fra eterogenee culture (Mosaismo, Profeti dell'Esilio), che il messia impetri una salvezza ultraterrena (quando il conflitto é interno) o una salvezza prevalentemente terrena (se il conflitto proviene dall'esterno), ne risulta comunque che i movimenti profetici e messianici di cui é stata protagonista la civiltà religiosa occidentale al suo nascere costituiscono altrettanti ed autentici precedenti storici dei movimenti profetici « nativisti » dei popoli coloniali, sia per le condizioni di crisi culturale da cui gli uni e gli altri nascono, sia per il valore soteriol[...]

[...] « ufficiale », cioè sacerdotale.
Non per nulla la storia religiosa dell'antico Israele si svolge sul binario continuo del conflitto tra un « ufficiale » monoteismo e l'idolatria o politeismo « popolare » : conflitto che profondamente l'impronta.
Ora, precisamente il contrasto interno fra religione « popolare » e religione « ufficiale », intese come momenti particolari di un unico processo dialetticostorico, si perpetua per entro la storia del Cristianesimo, diretto erede del Giudaismo. Ciò non è senza rapporto con lo sviluppo assunto nel mondo cristiano dalle istituzioni ecclesiastiche (eredi del sacerdotalismo giudaico), e con le contraddizioni che ne scaturiscono, fra esigenze istituzionali da un canto e dall'altro le esigenze religiose della società nel suo insieme.
D'altra parte il suddetto conflitto tra momenta popolare e momento ufficiale della religione — inteso quest'ultimo nella forma di sacerdotalismo teocratico — presiede alle origini stesse del Cristianesimo, e non solamente d'esso ma dei vari movimenti profetici cananei, dall'[...]

[...] sviluppo assunto nel mondo cristiano dalle istituzioni ecclesiastiche (eredi del sacerdotalismo giudaico), e con le contraddizioni che ne scaturiscono, fra esigenze istituzionali da un canto e dall'altro le esigenze religiose della società nel suo insieme.
D'altra parte il suddetto conflitto tra momenta popolare e momento ufficiale della religione — inteso quest'ultimo nella forma di sacerdotalismo teocratico — presiede alle origini stesse del Cristianesimo, e non solamente d'esso ma dei vari movimenti profetici cananei, dall'Essenismo alla Setta di Qumran. Infine il medesimo conflitto impronta l'intero svolgimento storico del Cristianesimo, dal Medio Evo alla Riforma, ai movimenti messianici dei tempi recenti e d'oggi stesso. Dunque in questi vari, ricorrenti movimenti profetici convergono e si polarizzano, contro l'azione ecclesiastica imposta « dall'alto », le esigenze religiose
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popolari, radicate in modo stringente, immediato, spontaneo alle forme di esistenza collettiva (66 bis)
Una tra le moderne manifestazioni di tale conflitto religioso é ap punto il Russellismo. I1 suo incontro con i culti profetici a livello etnologico, l'intima intesa stabilitas[...]

[...]stituzioni straniere che ostilmente imperversano. Così é delle società « primitive » che si volgono contro gli europei invasori. Così é del Mosaismo, in lotta contro gli Egizi ed i Cananei. Così infine dei profeti dell'Esilio, che condannano apocalitticamente Babilonia.
A sua volta nelle formazioni profetiche a carattere endogeno la via di salvezza é rivolta all'azione religiosa e morale assai più che all'azione politica esterna. Gli esempi del Cristianesimo apostolico e degli altri piú recenti movimenti profetici d'origine cristiana sono eloquenti. Salvarsi significa metodicamente avviarsi ad un'esistenza ultraterrena che sola può attuare la piena liberazione individuale. La salvazione si polarizza nell'escaton o fine del mondo, il cui significato perciò diventa univocamente positivo, mentre si proclama la rinuncia ai valori immediati e immanenti d'utilità terrena : di quei valori che dominano con il loro grande peso nei movimenti nativisti a livello etnologico.
(66 bis) Per il conflitto tra momento « ufficiale » e momento « popolare » dell[...]

[...] mondo, il cui significato perciò diventa univocamente positivo, mentre si proclama la rinuncia ai valori immediati e immanenti d'utilità terrena : di quei valori che dominano con il loro grande peso nei movimenti nativisti a livello etnologico.
(66 bis) Per il conflitto tra momento « ufficiale » e momento « popolare » della vita religiosa, vedi: Lanternari, 1954.
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Tale carattere trascendentista distingue storicamente il Cristianesimo sia dai profetismi precedenti, sia dalle formazioni nativiste a livello etnologico, entrambi carichi di valori religiosi drammaticamente immanenti e protesi alla salvezza terrena del gruppo umano. Non apparirà inopportuno pertanto cercare comparativamente le ragioni che favorirono tale rivolgimento di valori profetici quale venne operato nel Cristianesimo (e del resto negli altri movimenti cananei).
Determinante sembra, in proposito, il carattere precisamente « endogeno » del movimento profetico cristiano. Prodotto da una cultura urbana altamente gerarchicizzata, il Cristianesimo sorse e si sviluppò, come manifestazione « popolare », dal confronto con forze egemoniche oppressive — il sacerdotalismo giudaico, lo statalismo romano — scaturite dal seno della società di cui esso era parte integrante. Combattere su terreno religioso contro tali insopprimibili forze era possibile in un modo soltanto e ad un'unica condizione, cioè globalmente rovesciando i valori dell'esistenza sociale, additando come positivi unicamente i valori ultraterreni.
Insomma, il programma salvifico del Cristianesimo, contro il sacerdotalismo e insieme contro lo statalismo, doveva necessariamen[...]

[...], dal confronto con forze egemoniche oppressive — il sacerdotalismo giudaico, lo statalismo romano — scaturite dal seno della società di cui esso era parte integrante. Combattere su terreno religioso contro tali insopprimibili forze era possibile in un modo soltanto e ad un'unica condizione, cioè globalmente rovesciando i valori dell'esistenza sociale, additando come positivi unicamente i valori ultraterreni.
Insomma, il programma salvifico del Cristianesimo, contro il sacerdotalismo e insieme contro lo statalismo, doveva necessariamente fondarsi su una evasione integrale dalla storia, sulla fondazione di un Regno che doveva attuare il rovesciamento, anzi l'annullamento delle vigenti sovrastrutture sociali.
Sembra significativo che un'analoga, altrettanto radicale evasione dalla storia si adempie, pur in differenti forme, presso religioni profetiche a livello etnologico. Si tratta sempre di. profetismi « di origine endogena » come il Cristianesimo. Le formazioni messianiche Tupi d'epoca precoloniale (Brasile) si fondano su una evasione in ma[...]

[...]contro lo statalismo, doveva necessariamente fondarsi su una evasione integrale dalla storia, sulla fondazione di un Regno che doveva attuare il rovesciamento, anzi l'annullamento delle vigenti sovrastrutture sociali.
Sembra significativo che un'analoga, altrettanto radicale evasione dalla storia si adempie, pur in differenti forme, presso religioni profetiche a livello etnologico. Si tratta sempre di. profetismi « di origine endogena » come il Cristianesimo. Le formazioni messianiche Tupi d'epoca precoloniale (Brasile) si fondano su una evasione in massa dai territori d'origine, e su un collettivo ritorno simbolico verso una mitica dimora paradisiaca o « Terra senza mali », sita — conformemente al mito tradizionale —. sulle coste dell'Oceano, o addirittura oltre Oceano. Evidentemente anche in tal caso come nel profetismo cristiano le forze ostili e oppressive onde si pretendeva sfuggire agivano dall'interno della società stessa. Contrapporvisi significava voler fondare una società nuova, in una nuova dimora. Così è del Cristianesimo. Così è [...]

[...] e su un collettivo ritorno simbolico verso una mitica dimora paradisiaca o « Terra senza mali », sita — conformemente al mito tradizionale —. sulle coste dell'Oceano, o addirittura oltre Oceano. Evidentemente anche in tal caso come nel profetismo cristiano le forze ostili e oppressive onde si pretendeva sfuggire agivano dall'interno della società stessa. Contrapporvisi significava voler fondare una società nuova, in una nuova dimora. Così è del Cristianesimo. Così è anche del movimento dei Mormoni, originariamente voltosi a fondare una nuova sede segregata dalla società ufficiale, esclusiva per i fedeli. Più volte la dimora paradisiaca si attua mercé la fondazione di una « città santa », che per influsso biblico può denominarsi « nuova Gerusalemme ». Quest'ultimo è il caso dei recenti movimenti messianici (sec. XIX) di Ca
FERMENTI RELIGIOSI E PROFEZIE DI LIBERTA FRA I POPOLI COLONIALI
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nudos, Joazeiro e Contestado in Brasile (67). Lazzaretti sul Monte Labro erigeva invece una chiesa: identica era la sua funzione (68).
Dalla nuova sede «[...]

[...]e frontale ed esterna rispetto alle forze ostili. In siffatte condizioni ed in tale fase essi fanno propri quelli che sono i caratteri salienti dei movimenti profetici d'origine esterna, tendenzialmente volti a contrapporre, all'invasione della potenza egemonica, l'espulsione di quella e non la propria evasione.
Abbiamo fin qui caratterizzato alcune differenze, storicamente determinate, tra formazioni profetiche di tipo occidentale « moderno » (Cristianesimo apostolico fino al Russellismo, Mormoni, Lazzarettismo, ecc.), e formazioni profetiche a livello etnologico, tra profetismi d'origine esterna ed interna. Al di là delle differenze riconducibili a diverse condizioni storiche e culturali, le varie formazioni profetiche sono congiunte da un indissolubile nesso. Esse rivelano le condizioni di crisi in cui versano da un canto le civiltà coloniali, dall'altro la civiltà moderna occidentale. Quanto ai rapporti fra cultura ufficiale moderna e culture cosiddette primitive, le religioni profetiche rivelano un preciso limite inerente alla prima di e[...]



da Luigi Salvatorelli, L'azione cattolica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]rprenderà chi é abituato alla netta, rigorosa distinzione, caratteristica del cattolicesimo, fra clero docente, e popolo, o laicato, discente. Beninteso, nel pensiero del pontefice non c'era nessuna contraddizione fra i due principi, sacerdozio universale del popolo cristiano e clero gerarchico: in quanto che il primo non può né deve essere esercitato se non secondo i dettami del secondo.
L'Azione cattolica, dunque, si proclama antica quanto il cristianesimo. Qui, però, prima di andar più avanti, occorre una distinzione. cc Azione cattolica» ha doppio senso e impiego. La si può intendere secondo il senso letterale del sostantivo astratto «azione »: e allora essa indicherebbe qualsiasi attività svolta da cattolici a pro del cattolicismo. Ma la si può anche riferire — e questo é íl caso piú frequente, soprattutto in Italia a una organizzazione concreta, a un istituto particolare, fattore o dirigente specifico di dette attività cattoliche. E ovvio, tuttavia, lo stretto legame fra i due significati: inquantoché di fatto non ogni e qualsiasi atti[...]

[...]anizzazione del mondo operaio a mezzo degli operai. Mons. Cardijn, con frase suggestiva, definì il momento storico attuale «l'ora più missionaria della storia della Chiesa D. La trasformazione sociale, irresistibile e necessaria, crea problemi che non possono esser risolti senza una forza spirituale capace di assicurare, attraverso lo sviluppo della coscienza e della responsbialità, la dignità e la libertà dell'uomo. Questa forza spirituale è il cristianesimo. Occorrono cristiani che vivano intensamente il loro cristianesimo in tutta la loro vita personale, e rechino la testimonianza di Cristo e il messaggio della Chiesa in tutti i settori del mondo moderno.
L'arcivescovo di Bombay, mons. Gracias, introdusse addirittura il tema dell'unità mistica della Chiesa, come fondamento, impulso e regola dell'apostolato laico nel quadro dell'obbedienza alle gerarchie. Tutti gli individui battezzati formanti la Chiesa sono uniti in un organismo solo, in cui Cristo è il capo ed essi le membra; vi è quindi fra loro una azione reciproca, nutrita di vita soprannaturale, che riesce a pro dell'intero corpo.
Motivi spirituali[...]

[...]fluenza sociale dell'Azione cattolica nel campo economicösociale, e persino in quello politico.
Nello stesso ordine di idee si mosse Charles Flory, presidente delle « Settimane sociali » di Francia: un « attivista » laico, dunque, particolarmente portato (si doveva credere) a metter l'accento sull'attività «temporale» dell'Azione cattolica. Egli disse che l'apostolato laico postula la instaurazione di un ordine sociale rispondente alle esigenze cristiane. Questo nuovo ordine tanto più si sarebbe potuto dire cristiano quanto maggiormente riuscisse a promuovere, nella giustizia, il bene degli individui e della collettività.
Credo, dunque, di non essere stato interprete infedele di queste affermazioni del cardinal Caggiano e del signor Flory — e più in generale dello spirito dominante nel congresso allorquando, nella Stampa del 14 ottobre 1951, scrissi che da queste affermazioni l'ordine sociale cristiano appariva tt non come costruzione,
L'AZIONE CATTOLICA 87
dal di fuori e dall'alto, di forze confessionali, ma come il prodotto organico di [...]

[...]ella sindacale, prese l'una e l'altra nel senso stretto, tecnico della parola: né potrebbe essere altrimenti, per ovvie ragioni. Sono, però, sorte due organizzazioni — al tempo della presidenza Veronese, ma nello spirito della posteriore presidenza Gedda — le quali provvedono alla lacuna, esercitando dal di fuori una influenza diretta sui due campi, e sulle « orga nizzazioni di cattolici» che in essi si muovono. Esse sono le ACLI (u Associazioni cristiane dei lavoratori italiani ») e i Comitati civici. Le prime sono rispetto alla CISL (« Confederazione italiana dei Sindacati liberi ») quello che i secondi sono rispetto alla D.C.
Le ACLI sorsero nel seconda semestre del 1914, contemporaneamente alla fondazione della CGIL, cioè del sindacalismo italiano unitario che prese, nel nuovo regime di libertà, il posta del sindacato unico fascista. E dalle ACLI, o da chi le ispirava e controllava, venne la spinta allo scioglimento dell'unità sindacale, avvenuto nel luglio 1948.
Fu questo un esercizio di influenza «terrestre» veramente capitale. Tuttavi[...]



da Carlo Falconi, La crisi della Parrocchia in Italia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 7 - 1 - numero 3

Brano: [...]' ovunque nell'impero romano da parte degli apostoli? Quella stessa comunità cioè caratterizzata da un'autorità monarchica (il vescovo o parroco) responsabile dell'insegnamento religiosomorale, della direzione del culto e delle opere caritative, e da un'associazione di fedeli concordi nello stesso credo, partecipanti agli stessi riti (liturgie) e legati tra loro da impegni di mutua assistenza? Una religione è un vincolo associa tivo, o non e. Il Cristianesimo in specie si è sempre manifestato con tendenze piccolocomunitarie, favorenti un intenso rapporto sociale tra i membri, rapporto fondato sulla reciproca conoscenza c attuato come una collaborazione concreta anche al di fuori del campo strettamente religioso.
LA PARROCCHIA NELLA STORIA
Durante i primi secoli fino al IVV — esso non conobbe che comunità (diocesi o parrocchie, come allora le si chiamava promiscuamente) urbane. Ogni città evangelizzata, ogni municipio romano cioè, radunava i suoi fedeli attorno al vescovo e al collegio dei sacerdoti, diaconi ecc. in un'unica circoscrizione e[...]

[...]bane. Ogni città evangelizzata, ogni municipio romano cioè, radunava i suoi fedeli attorno al vescovo e al collegio dei sacerdoti, diaconi ecc. in un'unica circoscrizione ecclesiastica. Eccetto che per Roma e per Alessandria d'Egitto, bisogna attendere il sec. X e XI per vedere costituirsi le prime parrocchie nelle città (oltre a quella s'intende, della cattedrale). Dal IV sec. in poi, invece, (panda, dopo la vittoria politica con Costantino, il Cristianesimo incominciò a diffondersi anche nelle campagne (divenute e rimaste per più secoli tenace rifugio del paganesimo) nacquero a poco a poco, prima in oriente. — dove fiorirono fra
46 CARLO FALCONI
l'altro i corepiscopi poi in occidente, anche le parrocchie rurali.
Ma non ebbero, per lo più, una sorte molto felice. A parte quelle fondate dai vescovi o aperte dai monaci — pochissime, in proporzione, le prime; più numerose le seconde —, esse dovettero la loro esistenza ai latifondisti del tardo impero, divenuti o sostituiti poi dai signori feudali. L'esser proprietà di privati significò né più[...]

[...]to come i vescovi. La curiosa teoria, nonostante le condanne incontrate, non morì. Risorse nella Francia gallicana e più tardi in Austria, all'epoca del giuseppinismo, per ritornare in Italia, dove fu canonizzata nel Concilio di Pistoia, che non solo asserì l'istituzione divina dei parroci ma precisò che la giurisdizione dei vescovi é limitata esclusivamente ai parroci e non ai loro fedeli.
Dalla fine dell'epoca missionaria della diffusione del Cristiane simo sino al sec. XIX tuttavia, come ha acutamente rilevato il Noppel (3), il problema della parrocchia rimase eminentemente un problema giuridico. Fu la nuova teologia ecclesiologica, iniziata oltre un secolo fa dal Moelher, a ricondurre la concezione della parrocchia nell'ambito della verità del Corpo Mistico. A questa teologia collaborarono in Italia famosi teologi romani come il Passaglia e il Franzelin, seguiti subito dopo in Germania dal loro discepolo M. J. Scheeben. La nuova impostazione soprannaturalmente vitalistica accompagnava quel processo di dissecolarizzazione e di accentrament[...]

[...]el nuovo umanesimo. L'eteronomia religiosa é stata gravemente ferita nelle élites dalle rivendicazioni del libero pensiero e della morale autonoma; mentre l'in
LA CRISI DELLA PARROCCHIA IN ITALIA 57
dustrialismo, con la diffusione di agi e di strumenti di piacere prima insospettati, ha materializzato soprattutto le masse distogliendole dalle severe meditazioni sull'al di là e sui destini dell'anima che caratterizzano le popolazioni rigidamente cristiane. Il primo treno del regno di Napoli (Napoli Caserta) nel 1830 sostava ancora davanti alle cappelle ed evitava le gallerie per non offrir occasione di peccato ai viaggiatori. Ma ben presto la civiltà della macchina preferì sciogliersi da tutti gli scrupoli sino a proporsi come l'antitesi più completa possibile dello spirito del cristianesimo. Ma son motivi troppo risaputi perché occorra rievocarli qui per esteso, né urge davvero ricordare che tutto questo processo fu ancor più agevolato dalla situazione storica determinatasi dalla cri si politicoreligiosa che aspreggiò per tutto il suo corso dal 1861 al 1929 il nostro Risorgimento.
A che punto sia giunta la scristianizzazione della popolazione cittadina dei nostri centri non si può purtroppo dire con precisione. Anche prescindendo dal fatto che il sentimento religioso, essendo del tutto intimo, non può cadere sotto controllo e non può quindi dedursi con certezza assoluta dal[...]

[...]l paradiso in terra come antitesi del paradiso in cielo.
Naturalmente non ovunque la scristianizzazione delle zone rurali ha raggiunto eguale intensità. Studiosi del problema come il Boulard (16) hanno distinto in proposito tre tipi fondamentali di parrocchie:
a) le parrocchie di cristianità, in cui regna ancora lo spirito cristiano e dove la maggioranza é tuttora praticante;
b) le parrocchie indifferenti ma di tradizione cristiana, in cui iI cristianesimo vive alla giornata a seconda della prevalenza dei buoni o no;
c) e le parrocchie di missione dove il distacco tra clero e popolo è ormai totale.
Anche per le parrocchie rurali tradurre in cifre il processo di scristianizzazione che va pervadendole é impossibile per la mancanza di statistiche già deplorata a proposito di quelle urbane. Il solo studio scientifico a cui é possibile rifarsi é, anche qui, quello purtroppo assai circoscritto del Leoni, che concerne, come s'è visto, una diocesi eminentemente agricola. La diocesi di Mantova per() ha il vantaggio di essere limitrofa di tre regio[...]

[...]ilizzazione delle prestazioni dei religiosi o dei sacerdoti non in cura d'anime.
Ma le parrocchie cittadine, anche opportunamente ridotte di superficie e di popolazione, rivelano sempre delle zone morte o inerti (secondo omissioni ufficiose esse morderebbero efficacemen te su poco piú d'un decimo della sua popolazione). Per vivificarle Pio XII ha approvato la formazione, già esperimentata qua e là per spontanee iniziative di privati, di cellule cristiane, fungenti da ritrovi spirituali aperti, nelle famiglie ospitanti, alle più libere discussioni religiose, ma dirette da sacerdoti; e l'utilizzazione di «posti provvisori» (come le cappelle interne degli istituti religiosi) per la moltiplicazione dei luoghi di culto. Quest'ultima era una realizzazione discussa da anni, ma che attende ancor oggi la sua messa in atto. Meta ultima: quasi ogni via, fuor che nelle immediate vicinanze della chiesa parrocchiale, dovrebbe avere una sua cappella. Ma non manca chi, come il già citato Spiazzi, propane addirittura l'apertura d'un locale per il culto in ogn[...]



da (Mito e civiltà moderna) Ernesto De Martino, Mito, scienze religiose e civiltà moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 3 - 1 - numero 37

Brano: [...]oprattutto in rapporto al tema della « regalità divina»: in realtà — come ha recentemente osservato il Brandon — se si pensa che la maggior parte degli studiosi che promossero questo indirizzo erano vivamente interessati alle sorti della religione cristiana ed erano mossi da interessi teologici, e che questa apologia del momento rituale coincideva con il rinnovato interesse — in Inghilterra e nel continente — per l’eredità liturgica delle Chiese Cristiane e con le controversie relative alla revisione del Boo\ of Common Prayer (44), si comprende come anche per questa via si facevano valere nel campo degli studi inquietudini religiose e spunti polemici verso la concezione tradizionale della religione e del mito. In polemica col Frazer, che ancora in Myths of thè Origin of Pire (45) difendeva la interpretazione del mito come conato di risoluzione dei « problemi generali » relativi al mondo e alPuomo, S. H. Hooke ricollega i modelli miticorituali con la loro radice esistenziale:

Quando ci facciamo ad esaminare [i] modi primitivi di comportament[...]

[...]a » e « ridicibile». Sulla base di osservazioni condotte su una mitologia vivente presso popolazioni primitive, il Malinowski aveva confermato che il mito non è semplicemente una storia raccontata, o una reazione intellettuale per risolvere un enigma, ma costituisce la riattualizzazione di una realtà dei primordi, una giustificazione e una conferma dell’ordine attuale mediante una dichiarazione di antecedenti esemplari di fondazione. Ma anche il Cristianesimo, a prima vista, si fonda su una ripetizione rituale di un modello mitico, su un « antefatto » continuamente « rifatto », su un inizio che giustifica, fonda e dà prospettiva alla condizione umana. Il « qui pridie quam pateretur... » del Canon Missae, considerato dal punto di vista della struttura, sembra infatti riflettere il carattere di ogni simbolo miticorituale, poiché la messa come incruenta ripetizione del sacrificio cruento del Golgota costituisce la riattivazione liturgica e sacramentale del mito di Cristo, o addirittura — come dice van der Leeuw — «la trasposizione dell’evento ini[...]

[...]a storia nella forma rudimentalissima di coscienza cronologica delle geneaologie e delle successioni di regni. Il Lommel osservava inoltre che questa nuova sensibilità del tempo germinata nell’Oriente vicino ricevette nella tradizione giudaicocristiana un incremento così decisivo da rendere familiare per noi l’idea che sia databile anche l’evento della incarnazione di Dio (53). Il riconoscimento del particolare carattere del rapporto fra tempo e Cristianesimo giunse a maturazione soprattutto durante gli anni che seguono immediatamente la fine della seconda guerra mondiale. Nel quadro di tale riconoscimento occupa senza dubbio un posto preminente l’opera di Oscar Culmann, Christus und die Zeit (54). Il Culmann pone il contrasto nel modo più netto: mentre per il mondo greco il simbolo del tempo è il circolo, per la religione iranica, per il giudaismo biblico e soprattutto per il cristianesimo il simbolo del tempo è invece la linea retta, con una origine e un termine assoluto. Mentre il mondo greco è dominato dall’eterno ritorno e dalla liberazione dal tempo ciclico, la tradizione giudaicocristiana pone al centro di un decorso temporale unico ed irreversibile l’evento della incarnazione. Mentre il mondo greco si configurava la beatitudine secondo l’immagine spaziale dell’al di qua e dell’al di là, il Nuovo Testamento conosce un ordine escatologico articolato nei momenti temporali dell’oggi, deliberi e del domani. E infine mentre nel mondo greco era impossibile l’idea di un’azio[...]

[...]ale unico ed irreversibile l’evento della incarnazione. Mentre il mondo greco si configurava la beatitudine secondo l’immagine spaziale dell’al di qua e dell’al di là, il Nuovo Testamento conosce un ordine escatologico articolato nei momenti temporali dell’oggi, deliberi e del domani. E infine mentre nel mondo greco era impossibile l’idea di un’azione divina che si rivela progressivamente nel tempo, e che manifesta in tal modo il suo disegno, il Cristianesimo trasforma il terreno accadere in storia santa (55), scandita nei momenti della creazione, del patto di Dio col suo popolo speciale, deli’incarnazione e della seconda definitiva parusia. La coscienza di questa contrapposi
(52) G. Hòlscher, Die Ursprtinge der jiidischen Eschatologie, 1925, p. 6.

(53) H. Hommel, Dit alte Arien, 1935, p. 34. Cfr. M. Buber, Kònigtum Gottes, 1932, p. 121: «In Babilonia il calendario liturgico poteva compiere il suo eterno ciclo sull’empirico divenire, mantenendosi indifferente al divenire stesso; in Israele invece era la storia a circoscrivere in esso, di p[...]

[...]ttes, 1932, p. 121: «In Babilonia il calendario liturgico poteva compiere il suo eterno ciclo sull’empirico divenire, mantenendosi indifferente al divenire stesso; in Israele invece era la storia a circoscrivere in esso, di propria mano, i segni portentosi di ciò che accade una sola volta, deirirripetibile ».

(54) O. Culmann, Christus und die Zeit, 1945 (19482).

(55) Op. cit., pp. 43 sgg.32

ERNESTO DE MARTINO

zione appartiene già al Cristianesimo dei primi secoli, come mostrano le teorizzazioni di Ireneo sul tempo cristiano come extansio del passato nelPavvenire (56).

Riepilogo e osservazioni critiche

Dall’analisi del movimento di rivalutazione esistenziale della religione e del mito negli ultimi quarantanni risulta innanzi tutto che alcuni temi fondamentali vi ricorrono con particolare insistenza e danno per così dire il tono al movimento stesso. Il primo tema è la rivendicazione di una specifica esperienza del sacro, cioè di una realtà radicalmente diversa dal «mondo» e non risolvibile interamente in termini razionali, per[...]

[...] non è certo in contrasto, com’è chiaro, col punto di vista del credente: e pertanto il tema del « numinoso », inaugurato da R. Otto, ha finito col diventare un punto di accordo non soltanto nel dominio delle scienze

(56) Op. cit., p. 48 sg.: cfr. H. Ch. Puech, Temps, histoire et mythe dans le Christianisme des premiers siècles, in « Proceedings of thè 7th Congress far History of Religions », 1950, pp. 33 sgg. Per il problema dei rapporti fra Cristianesimo e Storia si veda, in particolart, E. C. Rust, The Christian Under standing of History, London 1947; R. Niebuhr, Faith and History, London 1949; H. Butterfield H., Christianity and History, London 1949; K. Lowith, Meaning in History, Chicago 1949; G. van der Leuuw, Urzeit und Endzeit, in « Eranos Jahrbuch », XVII (1949), pp. 11 sgg.; T. Preiss, The vision of History in thè New Testament. On meaning of history, Papers of thè

ecumenical Institute, Genève 1950, pp. 54 sgg. J. Danielou, Essai sur le mystere de l’histoire, Paris 1953. Non senza significato è l’addensarsi di opere e monograf[...]

[...]endenti a mettere in rilievo come il simbolo cristiano, a differenza di tutti gli altri simboli miticorituali, non è riducibile a un mito delle origini, ma segna la presa di coscienza della storicità della condizione umana e la instaurazione di un piano escatologico del tempo irreversibile, in opposizione alPeterno ritorno delle religioni del mondo antico o primitive. Si faceva in tal modo valere, anche per questa via, un tentativo di salvare il Cristianesimo, cui corrispondeva nella vita religiosa effettiva un rinnovato bisogno di salvarsi nel Cristianesimo dal terrore della storia profana. E il gesuita Daniélou poteva nel suo già citato «Saggio sul mistero della storia », inserirsi nel discorso iniziato da Cullmann, Rust, Lowith, Mircea Eliade, a dargli un senso accettabile dal Cattolicesimo e dalla sua Chiesa.

(58) Daniélou, Essai sur le mystère de Vhistoire, p. 132.34

ERNESTO DE MARTINO

Il terzo tema ricorrente nel movimento di rivalutazione esistenziale della religione accenna in una direzione diversa. Esperienza del sacro, miti e riti si manifestano sul piano della coscienza, e l’analisi può fermarsi alla descrizione di ciò ch[...]

[...]e appare alla coscienza del credente, p. es. l’incontro col numinoso, l’essere afferrati dal radicalmente altro che respinge e che attrae, il riassorbimento del qui e dell’ora nella ripetizione rituale di un evento metastorico inagurale, l’indissolubile nesso tra figurazione mitica e atto cerimoniale di rapporto nella concretezza della vita religiosa in atto, l’apparire della storicità della condizione umana per entro il simbolo escatologico del Cristianesimo: ma è possibile porsi il problema delle motivazioni inconsce delle strutture religiose consapevoli, il che non significa necessariamente ridurre il sacro a queste motivazioni inconsce, ma acquistare una prospettiva più ampia di quella del credente scoprendo oltre alle ragioni che il credente sperimenta e sa, anche altre ragioni che alla sua coscienza non appaiono e non possono apparire, almeno sin quando dura l’impegno religioso. Questa più ampia prospettiva offre almeno la possibilità di riguadagnare, al di là dell’irrazionale del numinoso vissuto immediatamente dal credente, una più pro[...]

[...]60).

Così per entro la destorificazione religiosa (« e ciò non tanto per lei, quanto perché sai che questa è la volontà di Dio ») appare alla coscienza non soltanto la necessità dell’opera mondana, ma la produttività mondana è assunta come vero segno dei favori celesti.

Questi passi di S. Teresa pongono il problema dei valori che il simbolo miticorituale cristiano ha mediato alla civiltà occidentale. La recente letteratura sui rapporti fra Cristianesimo e storia, Cristianesimo e tempo, Cristianesimo e mito ha messo in evidenza che il simbolo miticorituale cristiano ha assolto la fondamentale funzione culturale di mediare per l’occidente il senso della storia. Non si tratta, si badi, della semplice protezione e reintegrazione dell’umano operare compromesso dalla crisi esistenziale, poiché tutte le religioni, anche le più rozze, operano tale protezione e reintegrazione mediante la destorificazione miticorituale. Effettivamente il Cristianesimc, a differenza delle altre religioni dell’ecumene, fa apparire la coscienza del tempo e della storia nel cuore stesso del suo simbolo miticorituale, e attraverso i temi della « storia santa », del sacrificio dell’UomoDio come evento storico al centro del divenire, e di un processo escatologico che si attua nel tempo, non soltanto dischiude di fatto la storia umana, ma alza il velo sulla storicità della condizione umana e fonda de jure nella prospettiva della fede, il senso dc\Y opera, la coscienza della tensione fra « situazione » e « valore ». Se la civiltà occidentale si è guadagnata nel[...]

[...]orso della sua storia una egemonia fondata sulla potenza del mondano operare, se un umanesimo fiducioso ed entusiasta è venuto sempre più intensificando

(60) Castello, V Mans., Cap. III.42

ERNESTO DE MARTINO

la sua straordinaria messe di opere economiche, politiche, morali, artistiche, scientifiche e filosofiche, la conquista di questo primato civile è certamente impensabile senza la nuova esperienza del divenire storico inaugurata dal Cristianesimo. Il rapporto fra energia morale mondana della civiltà occidentale e simbolo cristiano assume talora vie molto mediate (si pensi al rapporto fra etica protestante e spirito del capitalismo, secondo la tesi famosa del Max Weber): ma il rapporto sussiste e conferisce alla storia delPoccidente la sua fisionomia inconfondibile. D’altra parte al germe di consapevolezza della storia che è racchiuso nel simbolo cristiano è altresì da attribuire la energia con la quale l’Occidente ha condotto innanzi il processo di laicizzazione del mondano operare, sconsacrando e restituendo all’umano una sfera s[...]

[...]ocratiche ai problemi della moderna convivenza democratica, il liberarsi della tecnica e della produzione dei beni economici dall’orizzonte « numinoso » in cui per così lungo tempo si sono svolte e hanno trovato protezione: ma questa nostra scoperta non è nient’altro che la presa di coscienza di un processo che soprattutto la civiltà occidentale ha condotto innanzi, in un riferimento più

o meno mediato col « senso della storia » dischiuso dal Cristianesimo.

Ma ce qualche cosa di più. Non soltanto il Cristianesimo, al pari di qualsiasi vita religiosa, è stato mediatore di res gestite, non soltanto più di ogni altra forma di vita religiosa ha favorito, in virtù del suo senso della storia, il laicizzarsi di vasti settori della operosità umana, ma ha mediatamente favorito il costituirsi di una historia rerum gestarum, e il maturarsi di una coscienza storicistica che investe lo stesso simbolo cristiano nella prospettiva di un umanesimo sempre più coerente e consapevole di sé. In questa prospettiva doveva necessariamente apparire, come risultato, il limite di attualità del simbolo religioso cristiano. C[...]

[...] in buona fede nella dinamica religiosa di cui storicamente tale coscienza è il risultato: il passaggio dal simbolo miticorituale alle res gestae, può sempre rinnovarsi, ma il passaggio dal simbolo miticorituale all’umanesimo storicistico dispiegato può effettuarsi una sola volta, salvo che non si cerchi di « dimenticare », alimentando in tal modo una fede artificiale, inautentica e sostanzialmente irrispettosa della stessa grandezza storica del Cristianesimo. Il simbolo miticorituale cristiano media il valore della storia umana: ma proprio questa mediazione, nel momento stesso in cui distingue il Cristianesimo fra le altre religioni, e ne fonda l’alta funzione pedagogica nella storia culturale dell’occidente, costituisce necessariamente il principio di un’agonia religiosa, anzi il principio dell’agonizzare di tutti i simboli miticorituali e di tutti gli orizzonti numinosi, almeno nella misura in cui resterà operante nell’umanità la memoria della civiltà occidentale. La crisi delle « scienze religiose » nel mondo moderno — e la crisi religiosa che ne è alla base — nascono dalla difficoltà estrema di accettare coraggiosamente questo risultato della storia religiosa dell’occidente, e di viverlo in[...]

[...]el pensiero di Rudolf Bultmann, Milano 1956; F. Bianco, Introduzione al problema dello smitologizzamento, nel voi. « Metafisica ed Esperienza Religiosa », Archiv. di Filosofia, Roma 1956, pp. 265 sgg.; F. Bianco, Mito, simbolo, esistenza, nel voi. « Filosofia e simbolismo », Archiv. di Filosofia, 1956, pp. 289 sgg. e Metodo fenomenologico e interpretazione del mito, ibidem, 1957, pp. 199 sgg.; M. Bendi scioli, Interpretazioni razionalistiche del Cristianesimo primitivo, Padova 1952, pp. 68 sgg.; R. Tucci S. Un nuovo allarme fra i teologi protestanti, in « Civiltà Cattolica », quad. 2562, 16 marzo 1957, pp. 580 sgg.MITO, SCIENZE RELIGIOSE E CIVILTÀ MODERNA

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sere facile spiegare Fattuale interesse per la religione facendo appello alla frustrazione delle speranze che parecchi avevano riposto nella scienza, nell'umanesimo, nei movimenti politici secolari. Avendo sopravalutato il potere della scienza e avendo riposto troppa speranza nei movimenti politici secolari, si ritorna alle vie religiose della salvezza. La grande confusione e ansiet[...]

[...]ato affiora un risultato preciso: il sacro è entrato in agonia e davanti a noi sta il problema di sopravvivere come uomini alla sua morte, senza correre il rischio di perdere — insieme al sacro — l’accesso ai valori culturali umani, o di lasciarci travolgere dal terrore di una storia cui non fa più da orizzonte e dà prospettiva la metastoria miticorituale. L’alternativa fra umano e divino, che travaglia tutta la storia delle religioni, e che col Cristianesimo è entrata in un drammatico processo di maturazione, si pone oggi nei termini di una decisione attuale, alla quale non possiamo sottrarci. Il « sacro », nei modi tradizionali di un orizzonte metastorico articolato in un nesso organico di miti e di riti, non costituisce una esigenza permanente della natura umana, ma una grande epoca storica che in direzione del passato si perde nella notte delle origini e che giunge sino a noi, eredi della civiltà occidentale: ma per amplissima che sia questa epoca è certo che ne stiamo uscendo, e che il suo tramonto si sta consumando dentro di noi. Il risc[...]

[...] temi ermeneutici di notevole interesse e suscettibili di sviluppo e di approfondimento, come p. es. il rapporto della esperienza del sacro con la crisi esistenziale, il nesso miticorituale in cui si articola l’orizzonte del tutt’altro, le motivazioni inconsce dell’esperienza religiosa, le omologie fra terapia psicoanalitica e dinamismo efficace dei simboli miticorituali, il diverso rapporto in cui il tempo e la storia stanno nelle religioni non cristiane e nel Cristianesimo, l’emergere del « senso della storia » per entro il simbolo religioso cristiano. Tuttavia il movimento di rivalutazione non si è reso conto che proprio il processo in virtù del quale il simbolo cristiano è venuto mediando nella storia della civiltà occidentale il « senso della storia » ha avuto come risultato inevitabile la impossibilità di mantenere in buona fede la struttura e la funzione di un orizzonte metastorico, articolato in miti e in riti. Con ciò il movimento di rivalutazione ha più o meno perdute rapporto con un tema che pur stava al centro della precedente epoca culturale, e c[...]



da Voce enciclopedica di G.Pr [Giovanni Primavera], Siria in Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S)

Brano: [...], in gran parte desertica, e una popolazione di circa 6.300.000 abitanti, per la maggioranza arabi con piccole minoranze non semitiche (curdi e armeni), concentrata lungo la fascia occidentale del paese e la costa.
Circa l'88% della popolazione è di religione islamica: il 72% di rito sunnita, il 10% di rito alauita, il 3% drusi. Altre minoranze professano il rito islamista e quello sciita, mentre il restante 12°i° è diviso tra varie confessioni cristiane. Queste diversità religiose sono rilevanti, poiché a esse si accompagnano notevoli differenze sociali e frequenti conflitti, strumentalizzati dai rispettivi gruppi economici dominanti. La forza prevalente, non solo in senso numerico, è comunque costituita dai sunniti, quantunque il potere politico sia oggi nelle mani della minoranza alauita.
La capitale è Damasco (890.000 abitanti) ; altre città importanti sono Aleppo (640.000 ab.), Homs (215 mila ab.), Hama (138.000 ab.). Di economia fondamentalmente agri
cola, povera di risorse naturali per l'aridità del suolo, la Siria gode di alcuni van[...]

[...]epubblica Shukri Al Quwali. Le truppe francesi abbandonarono il paese nel 1946.
Secondo dopoguerra
La sconfitta dei paesi arabi nella guerra araboisraeliana del 1948 (v. Israele), cui la Siria aveva partecipato a fianco dell'Egitto, della Transgiordania, dell'Iraq e del Libano, aggravò la già difficile situazione economica e sociale del paese. Oltre alla eterogeneità etnica e religiosa (tra musulmani sunniti, alauiti, drusi e varie confessioni cristiane), in Siria erano infatti presenti gravi sperequazioni sociali ed economiche fra abitanti dei centri urbani da una parte, contadini e nomadi dall'altra, tali da rendere esplosiva la situazione. Notabili e latifondisti (per la massima parte sunniti), che avevano guidato la lotta per l'indipendenza, si dimostrarono incapaci di gestire lo Stato unitario uscito dal mandato. All'interno della classe media e tra le minoranze (drusi e alauiti) andò quindi affermandosi un'opposizione al governo che, influenzato dalle forze moderate del panarabismo e più proiettato verso l'esterno che sensibile alle pr[...]



da Luigi Rodelli, Noterelle e schermaglie. I cattolici, la politica e la morale assolutistica in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]ssistenza pubblica, alla scuola e alla collettività civile nel suo complesso. Né è ancora chiaro quale sia l'effettivo contributo delle cosiddette comunità ecclesiali del dissenso cattolico alla formazione di un'etica civile. Nel titolo del suo libro, Andrea Riccardi mette le virgolette e un punto interrogativo: Roma « città sacra »? (Vita e pensiero, 1979). Quel che è certo è che la città lasciata all'Italia dalle amministrazioni capitoline democristiane è una città in decomposizione.
Il papa polacco lancia intanto i suoi ponti alla « negritudine cattolica »; e Arturo Carlo .Jemolo sogna Chiese cristiane « autonome », di là e di qua dal Mediterraneo (con o senza la poligamia, che gli africani non sono disposti ad abbandonare), nella speranza di una « riunione » futura sotto l'egemonia del Vaticano (« La Stampa », 13 maggio 1980). In nome di che cosa? In nome della morale cattolica: « quell'altissima dottrina morale », quell'insegnamento del Vangelo che avrebbe « toccato l'apice » della morale. Una morale assolutistica, che favorisce l'ipocrisia. Una morale che non conosce al suo interno la prova del dubbio, dell'opposizione e del controllo. Una morale che noie è vita morale.
LUIGI RODELLI



da Vittorio Lanternari, Approccio antropologico al rifugiato mondiale in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]lamento in quartieri, distretti o aree proprie, con formazione di ghetti; l’insegnamento della lingua dominante in sostituzione di quella materna; per i gruppi nomadi, la sedentarizzazione forzosa; in tutti i casi, la proletarizzazione e l’avvio al lavoro secondo esigenze e possibilità offerte dalla società ufficiale per lo più prescindendo dal tipo di attitudini e competenze o dal grado di adattabilità individuale; infine la pressione di chiese cristiane per la conversione dei non cristiani. Questi interventi «acculturativi» (e contestualmente « deculturativi ») s’applicano spesso in un clima diffuso d’incontrollabile ostilità, tensione, sospettosità, repulsione. È il clima determinato in parte dalla concorrenza nei posti di lavoro, in parte da pregiudizi etnici e xenofobi se non addirittura razzisti. Un’atmosfera d’incomunicabilità si stende sui rapporti fra ospitati e ospitanti. All’interno del gruppo, le vicende dell’espatrio, lo choc culturale e il trauma dello sradicamento determinano la frantumazione delle parentele e di quei legami cla[...]



da Luigi Rodelli, Il Craxi-concordato. tre atti con i patti del 18 febbraio in KBD-Periodici: Belfagor 1984 - 3 - 31 - numero 2

Brano: [...]no opportune disposizioni per la salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali d’interesse religioso appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche.

La conservazione e la consultazione degli archivi d’interesse storico e delle biblioteche dei medesimi enti e istituzioni saranno favorite e agevolate sulla base di intese tra i competenti organi delle due Parti.

2. La Santa Sede conserva la disponibilità delle catacombe cristiane esistenti nel suolo di Roma e nelle altre parti del territorio italiano con l’onere conseguente della custodia, della manutenzione e della conservazione, rinunciando alla disponibilità delle altre catacombe.

Con l’osservanza delle leggi dello Stato e fatti salvi gli eventuali diritti di terzi, la Santa Sede può procedere agli scavi occorrenti ed al trasferimento delle sacre reliquie.

13. Entrata in vigore del Concordato 1. Le disposizioni precedenti costituiscono modificazioni del Concordato lateranense accettate dalle due Parti, ed entreranno in vigore alla data dello scambio degli st[...]



da Roberto Longhi, Velazquez 1630: «la rissa all'ambasciata di Spagna» in KBD-Periodici: Paragone. Arte 1950 - 1 - 1 - numero 1

Brano: [...] poi, in persona, i fratelli Carducci, presto naturalizzati in Carducho. Vicente, che è l’ingegno più alto, parla e scrive dotto e accademico, ma opera diversamente. Caravaggio ‘monstruo de naturaleza’ lo sgomenta, non lo disgusta. E, dal 1626, il Carducho dà fuori i bozzetti per la certosa del Paular che sono la ‘Biblia pauperum’ della nuova cultura figurativa spagnola. Lo Zurbaran e il Velazquez li ammirano. E certi fondi di quelle sue novelle cristiane, uno dei quali si riproduce /tavola 9/, sono a modo loro, e avanti lettera, velazqueziani. Del resto, anche a Roma e a Mantova negli stessi anni, un creato del toscano Cigoli, Domenico Feti, nei suoi travestimenti delle parabole evangeliche aveva toccato la stessa corda, con una modernità un po’ convulsa ma pur con accenti di evidenza da non dispiacere, ne sono sicuro, al Velazquez. Come poteva dispiacergli questo brano /tavola 10/ della ‘Parabola dei ciechi’ che sembra illustrazione per una‘novela ejemplar’? O, a più forte ragione, la ‘Pena capitale’ che sembra tolta dall’‘Alcalde de Zalamea[...]



da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...] l no. Per me il fine non ha mai giustificato i mezzi; i mezzi malvagi non danno che fini malvagi, ed il fine buono ha bisogno di mezzi buoni. E per questo vincolo, per questa catena immediata e continua fra i mezzi ed il fine che noi siamo contro la violenza. Se c'è un esempio nella storia del mondo che può incoraggiarvi su questa via, non esito a dirvi di considerarlo. Pensate però quello che è avvenuto alla fine dell'Impero romano. Le legioni cristiane di Procaspio che si sono trovate alla guerra di Persia non hanno avuto bisogno di esercitare la violenza. La violenza armata era data dal regime dell'Impero romano: la violenza dei cristiani è stata invece questa: una violenza morale che ha tolto loro il mezzo di adoperare le armi e gli strumenti che erano dati per difendere i privilegi, e con questa violenza morale essi hanno lasciato cadere il regime iniquo dell'Impero romano. Ora questo grande esempio dovrebbe farci capire che noi apprezziamo anche oggi come la violenza sia una triste necessità storica, ma abbiamo bisogno di adoperare ques[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine cristiane, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---Ciò <---Diritto <---cristiana <---italiani <---abbiano <---cristiani <---siano <---Dio <---Pratica <---cristiano <---italiana <---italiano <---Già <---Chiesa <---Del resto <---Francia <--- <---Stato <---ideologia <---socialista <---Ecco <---Psicologia <---Bibliografia <---Concilio Vaticano <---Così <---Dinamica <---Eranos Jahrbuch <---Fenomenologia <---Filosofia <---Folklore <---La Chiesa <---New Haven <---Più <---Quale <---Scienze <---Sistematica <---Storia religiosa <---Sulla <---Teologia <---autonomismo <---cattolicesimo <---conservatorismo <---cristianesimo <---dell'Unione <---fascismo <---fenomenologia <---imperialismo <---laicismo <---mitologia <---monoteismo <---psicologia <---psicologiche <---psicologico <---sincretismo <---sionista <---socialismo <---socialisti <---teologia <---teologici <---A.C. <---ACLI <---Agraria <---Antropologia <---Associazioni <---Basta <---Belfagor <---Canada <---Cargo Cult <---Cattolicesimo <---Chimica <---Christianity <---Concilio <---Contestado <---Cosa <---Cristo Negro <---Diritto canonico <---Discipline <---Dogmatica <---Ebrei <---Egitto <---Etica <---Gerusalemme <---Gesù Cristo <---Ghost Dance <---Handbook <---Handsome Lake <---Hommes <---In Italia <---Inghilterra <---Joazeiro <---John Rave <---John Wilson <---Kimbangismo <---Kimbangu <---Koréri <---La Repubblica <---La guerra <---Leone XIII <---Les <---Logica <---Lower Congo <---Meccanica <---Messianic <---Mircea Eliade <---Noi <---Northern Rhodesia <---Nuova <---Panno <---Papa <---Partito <---Peiotismo <---Perché <---Pio X <---Pio XI <---Pio XII <---Retorica <---Sociologia <---Sommo Pontefice <---Storia ecclesiastica <---Te-Ua <---The <---The Ghost <---The Hague <---Uppsala <---Vittorio Lanternari <---Wowoka <---annunciano <---anticristiano <---antropologia <---antropologica <---artigiani <---autonomista <---brasiliani <---capitalismo <---capitalista <---collaborazionista <---colonialiste <---comunismo <---comunista <---comunisti <---consigliano 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del Lavoro <---Conferenza Episcopale Italiana <---Congo <---Congo Belga <---Congo Belge <---Congonhas <---Congresso Cattolico <---Congresso del Ba <---Congresso di Bologna <---Conquestado <---Conseil <---Contrapporvisi <---Convegni del Clero <---Converrà <---Conzeess <---Corpo Mistico <---Corrado Corghi <---Corriere della sera <---Corsi Agricoli <---Cosi <---Così in Africa <---Craxi <---Crisi <---Crispolti <---Cristianesimc <---Cristo Re <---Cristo-Uomo <---Croce La <---Cronologia <---Cuango <---Cullmann <---Culmann <---Cuna <---Cuna del Panama <---Cunas <---Curia Romana <---Current <---Cùrreme <---D.C. <---D.H. <---D.J. <---Daedalus <---Dal IV <---Dalandier <---Dalla Bibbia <---Dalla Liberia <---Dalla Torre <---Danielou <---Daniélou <---Danza del Sogno dei Menomini <---Das Gefiihl <---Das Heilige <---Datemi <---David Lazzaretti <---De Jonghe <---De Mansren Cultus <---De Queiroz <---De Rosa <---Dead <---Defatti <---Degei <---Delewares <---Della Chiesa <---Dello Jung <---Den Haag 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