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da Graziadei (relatore), Discorso Graziadei in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...] stesso che ci proponiamo è tale da non richiedere, anzi, è tale da persuadere di evitare la costituzione di una frazione.
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Noi ci rendiamo conto del valore storico che l'unità del Partito ha avuto in Italia; ma, piú che dell'unità formale del Partito, alle cui tradizioni ci inchiniamo, teniamo all'unità sostanziale, all'unità dei piú vicini. Prima di parlare nei limiti del possibile dell'unità del Partito, noi aspiriamo all'unità di tutti i comunisti sinceri. (Bravo !). E l'unica differenza che esiste tra noi ed i compagni della frazione comunista, riguarda la formula che deve chiarire la nuova composizione del Partito. Ma, ripetiamo qui quello che abbiamo detto dal primo giorno, e cioè che se, malgrado ogni nostra buona volontà, il sogno dell'accordo dei comunisti sinceri dovrà dileguarsi, noi non potremo mai votare che per coloro che soli possono essere riconosciuti e che sono già stati riconosciuti dalla Terza Internazionale. (Applausi).
Il problema dell'unità del Partito, e metto da parte il problema della composizione del nuovo Partito, è un problema di forza e di sostanza, e male hanno fatto quei compagni che hanno ucciso la sostanza attraverso il culto della forma. (Benissimo I).
L'unità del Partito e del movimento si pub considerare sotto due aspetti: l'aspetto internazionale e l'aspetto nazionale.
Come socialisti, cioè come internazionalisti[...]

[...]l credito ».
Amici, se le organizzazioni, nazionali e internazionali, dovessero aprire la banca per il credito da fare a ciascheduno individuo, eviden
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temente, ogni criterio di organizzazione cadrebbe ! (Commenti). Possiamo pensare che alcuni compagni, per il loro nobile passato, affidano piú di altri; ma non possiamo di questo criterio morale e politico fare una condizione per annullare le altre condizioni. (Vive approvazioni da parte dei comunisti).
Voci: E Frossard?
GRAZIADEI: Ne parleremo.
Vi sono alcuni compagni che hanno commesso questo grande errore: di credersi furbi, e di dire: « ma possono dire e fare tutto quello che vogliono, nella Terza Internazionale ci siamo e ci resteremo ! Se il presidente non ci vuole, ricorreremo al Comitato esecutivo; se il Comitato esecutivo non ci vuole, ricorreremo al Congresso ! N.
Che non esista alcuna divergenza tra il presidente e il Comitato esecutivo, mi pare che, dopo gli ultimi documenti, sia fuori di dubbio.
Non mai alcun documento é stato emanato da Zinowieff come individuo. Ed io, c[...]

[...]l'uscita.
E badate, che il punto 19, come gli altri ultimi 20 e 21, non erano stati proposti dai relatori russi: furono imposti dai compagni delle altre Nazioni, e, specialmente, dall'estrema sinistra del Partito francese...
Voci: Buoni quelli !
GRAZIADEI: ...del Partita tedesco, e del Partito italiano. (Ah, ah! Commenti animatissimi. Interruzioni da parte dei socialisti).
Compagni, finiamola coi piccoli pettegolezzi ! (Applausi da parte dei comunisti). Finiamola con le piccole maldicenze ! Quando io parlo di estrema sinistra del Partito socialista francese nego di potermi mai riferire a Cachin o a Frossard ! (Applausi da parte dei comunisti). E non sono stati essi che hanno osato proporre una simile condizione:
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fra l'altro, essi erano già partiti. Era l'estrema sinistra del Partito socialista francese, cioè quell'estrema sinistra che anche durante la guerra fece, in una condizione assai piú difficile della nostra, il proprio dovere ! (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, me ne appello ai compagni che erano con me a Mosca, è tanto vero che ve ne erano anche alcuni estremi, che vi era perfino, 'non scandalizzatevi del loro contegno passato, degli uomini rispetto ai quali, in seguito al disastro che li ha fatti perire miseramente nel mare, é stato detto dalla stampa borghese che era stato il Governo dei Soviet che li aveva trucidati ! (Commenti animatissimi. Interruzioni prolungate. Rumori).
Se questo è, o compagni, se cioè il conservare l'attuale situazione ci porta fuori della Terza Internazionale, io domando ai compagni presenti: ma fra due dolo[...]

[...]é stato detto dalla stampa borghese che era stato il Governo dei Soviet che li aveva trucidati ! (Commenti animatissimi. Interruzioni prolungate. Rumori).
Se questo è, o compagni, se cioè il conservare l'attuale situazione ci porta fuori della Terza Internazionale, io domando ai compagni presenti: ma fra due dolori, fra due strazi, perché dobbiam noi preferire il primo? L'unità nazionale all'unità internazionale? (Qualche applau so da parte dei comunisti. Commenti animatissimi). Perché dobbiamo ,essere secessionisti sul terreno internazionale? (Commenti animatissimi).
Si è fatta ai compagni della frazione comunista l'accusa di secessionismo, ed io, a suo tempo, mi permetterò di rivolgere qualche parola anche ai compagni di quella frazione; ma oggi, di fronte al movimento internazionale, i secessionisti sono proprio quelli che accusano la frazione comunista di secessionismo interno ! (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, non vogliate cadere nel vecchio campanilismo, per il quale si credeva di poter fare la rivoluzione in un piccolo p[...]

[...]imatissimi). Perché dobbiamo ,essere secessionisti sul terreno internazionale? (Commenti animatissimi).
Si è fatta ai compagni della frazione comunista l'accusa di secessionismo, ed io, a suo tempo, mi permetterò di rivolgere qualche parola anche ai compagni di quella frazione; ma oggi, di fronte al movimento internazionale, i secessionisti sono proprio quelli che accusano la frazione comunista di secessionismo interno ! (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, non vogliate cadere nel vecchio campanilismo, per il quale si credeva di poter fare la rivoluzione in un piccolo paesello, per il quale si credeva che le guerre sarebbero diventate impossibili, e che le spese militari non avrebbero mai dovuto essere affrontate dal proletariato, per schiacciare la razza borghese !
Non dimenticate che nessun movimento nazionale, anche se apparentemente florido, può avere valore di efficacia se non sia appoggiato verso il grande tronco dell'organizzazione internazionale. La borghesia non è mai stata cosí fortemente centralizzata e internazionalizza[...]

[...]i. Rumori).
La disciplina è la piú alta forma di libertà ! (Applausi).
Se voi non sarete soldati fedeli, liberi e disciplinati della Terza Internazionale, voi annullerete il movimento d'Italia, perché in Italia, come in qualunque altro paese d'Europa, oggi il movimento non si può considerare che come il movimento di un piccolo gruppo di armati in un grande esercito potentemente accentrato contro l'accentramento borghese. (Applausi da parte dei comunisti. Commenti animatissimi).
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Ma, o compagni, la situazione del nostro Partita in rapporto alla Terza Internazionale, è tanto piú grave, perché noi siamo stati, e fino a questo momento lo siamo ancora formalmente, aderenti alla Terza Internazionale.
È stato il Congresso di Bologna del settembre dell'anno passato che ha, fra grandi applausi, approvato l'opera della Direzione del Partito che qualche mese prima ancora aveva data la sua adesione alla Terza Internazionale !
Voci: C'erano le elezioni ! (Commenti animati).
GRAZIADEI: Compagni, vi prego, se avete delle domande da rivolgermi, e deg[...]

[...] Congresso della Terza Internazio nale, in forma piú sintetica, ma sono tutte là dentro.
E allora, amici miei, se il II Congresso non ha fatto altro che sviluppare le tesi del Primo, come potremo noi, per le tesi del Secondo,. tradire la nostra adesione, data dopo il Primo?
O compagni, il fatto è che nel nostro Partito si è introdotta una strana moda, a me assai antipatica, la moda del patriottismo socialista italiano... (Applausi da parte dei comunisti. Interruzioni dell'onorevole Vella).
Se il carissimo compagno Vella ha delle osservazioni da farmi, me le faccia dopo, e gli risponderò ben volentieri; per adesso, se me lo consente, continuo il mio discorso dicendo che poiché questa moda si è introdotta, io, pur rispettando... (nuova interruzione dell'on. Vèlla.
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Rumori vivissimi da parte dei comunisti. Scambio vivacissimo di apostrofi. Colluttazioni verso il fondo della sala).
Compagni, io sono sicuro che senza provocare inutili incidenti personali il compagno Vella, quando io avrò finito di parlare, vorrà specificare quello che ha detto, e che io non ho ben compreso. E continuo per adesso il mio discorso.
Io, dunque, compagni, rendendo omaggio alle benemerenze del nostro Partito, io mi domando, dal punto di vista dell'amor proprio della nostra posizione nell'Internazionale, se sono migliori amici di tutto il nobile passato del nostro Partito coloro che, senza volerlo, creano una situazi[...]

[...]a osservarsi di fronte alla dittatura del pro letariato, ed al potere dei Soviety. In queste condizioni si osserva una comprensione particolarmente esatta di questi principi precisamente fra quegli elementi proletari (non parla di capi, parla di operai) che spesso sono stati spinti all'anarchismo soltanto dall'odio, completamente giustificato, contra l'opportunismo ed il riformismo dei partiti della Seconda Internazionale. (Applausi da parte dei comunisti). Per queste ragioni il Congresso crede dovere di tutti i compagni appoggiare con tutte le forze il passaggio di tutti gli elementi proletari dall'anarchismo alla Terza Internazionale ».
Non possono equivocare che coloro che parlano di argomenti che non hanno studiato ! (Applausi da parte dei comunisti). Tesi e statuto della Internazionale comunista. Milano, Società Editrice Avanti!, 1921. Prezzo L. 2.25, pagina 83, fine. (Commenti animati).
Si dice: i principi della Terza Internazionale sono antimarxisti.
Compagni, nessuna eresia piú grande di questa ! Nessuna migliore dimostrazione che in Italia il marxismo, dalla massima parte di coloro che ne parlano, deve ancora essere compreso ! (Approvazioni da parte dei comunisti).
Voci: Ma se tu l'hai sempre combattuto!
GRAZIADEI: Io ho sempre combattuto, e me ne vanto, e mantengo tutto quello che ho detto e quello che ho scritto, su questa, come sopra ogni altra questione... (000h, 000h! da parte dei socialisti)... mantengo le mie critiche alla parte economica di Carlo Marx, che è certamente
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la parte piú caduca, ma sempre ho sostenuto, da 24 anni a questa parte, che l'essenza vitale del marxismo sta nel « Manifesto dei comuni
sti ». (Bravo I). Non è la concezione strettamente economica di Marx quella che prevale nell'importanza delle sue opere, ma è invece l[...]

[...]Ebbene, o compagni, é vero o non è vero che un conto è la concezione della traiettoria che trasporta il potere politico ed il potere economico, per fatalità di cose, dalla borghesia al proletariato, e un conte sono i dettagli della teoria del valore e del capitale? (Commenti animati).
Ora, o compagni, rileggete, anzi rileggiamo insieme, ciò che è la parte veramente vitale del marxismo politico e sociale in genere, cioè a dire il « Manifesto dei comunisti », cioè a dire la difesa della Comune di Parigi nella lotta di classe in Francia, la critica che Marx fin da allora muoveva all'insidiosità del programma democratico socialista, rileggiamo insieme quello, e allora comprenderemo come la Terza Internazionale non sia altro che la migliore riesumatrice di questa parte vitale, parte vitale che troppi socialisti in Italia ed all'estero hanno obliterato attraverso la visione storica che dipendeva esclusivamente dalle particolarità di una congiuntura sociale.
Fu nel periodo in cui la ricchezza cresceva, i capitali si accumulavano rapidamente, le cla[...]

[...]rso la visione storica che dipendeva esclusivamente dalle particolarità di una congiuntura sociale.
Fu nel periodo in cui la ricchezza cresceva, i capitali si accumulavano rapidamente, le classi operaie potevano ottenere notevolissimi miglioramenti, e la democrazia borghese pareva aprire le porte del potere al proletariato, fu allora che uomini di altissimo valore — che stimo e stimerò — credettero di interpretare lo spirito del « Manifesto dei comunisti » attraverso una congiuntura storica passeggera, ma la congiuntura finita le interpretazioni sbagliate si sono mostrate sbagliate, e nessuna si è mostrata piú erronea di quell'interpretazione democratica del « Manifesto dei comunisti » per cui si ritenevano impossibili, da troppi compagni, quelle guerre che invece il Marx diceva che erano inevitabili. (Bene !).
Tale è stata la incomprensione storica del « Manifesto dei comunisti », che per molti compagni il riconoscere la necessità per la borghesia della sua guerra vuol dire accettare la guerra ! Sarebbe come dire che, il riconoscere quella legge storica che secondo Marx pone il capitalismo di fronte all'altra concezione economica, dovesse portare a gridare: « Viva il capitalismo 1 » (Bene).
Dunque la Terza Internazionale attraverso l'esperienza della guerra vi dá un'espressione del marxismo che è veramente quella essenziale del « Manifesto dei comunisti » non quella che fu malamente il
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prodotto di una situazione storica felice, ma, appunto perciò, in regime bo[...]

[...]il riconoscere la necessità per la borghesia della sua guerra vuol dire accettare la guerra ! Sarebbe come dire che, il riconoscere quella legge storica che secondo Marx pone il capitalismo di fronte all'altra concezione economica, dovesse portare a gridare: « Viva il capitalismo 1 » (Bene).
Dunque la Terza Internazionale attraverso l'esperienza della guerra vi dá un'espressione del marxismo che è veramente quella essenziale del « Manifesto dei comunisti » non quella che fu malamente il
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prodotto di una situazione storica felice, ma, appunto perciò, in regime borghese, necessariamente transitoria.
Si dice: ma nelle tesi della Terza Internazionale c'è del volontarismo, direi quasi c'è del mussolinismo o del d'annunzianismo. (Commenti). Alcuni parlano addirittura di bergsonismo, ignorando che Lenin ha pubblicato tempo fa un'opera magistrale contro il bergsonismo.
Orbene, non è affatto vero che la Terza Internazionale metta di moda il volontarismo, quel nobile, ma romantico ed infantile rivoluzionarismo che per ragioni storiche allignò mol[...]

[...]quella di chi ritiene che appunto perché attraversiamo un periodo storico rivoluzionario, gli animi non debbano essere disarmati, ma armati con coscienza e consapevolezza morale, materiale e spirituale.
Vi è chi crede che il piú grande delitto della storia sarebbe di lasciare alla borghesia il tempo di rifare le ossa, per fiaccarsi domani di
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nuovo e portarci domani di nuovo ad una inevitabile e necessaria guerra sua. (Applausi da parte dei comunisti).
Una voce: Ma se tu eri favorevole alla guerra !
GRAZIADEI: Al compagno che m'interrompe, per fatto personale, gli dico che gli faccio obbligo di portare quanto dice qui alla tribuna, solo allora gli risponderò. (Commenti animati).
Ora se questa è una delle condizioni contenute nelle tesi e nello spirito della Terza Internazionale, e cioè che noi viviamo, non per volontarismo dei singoli, ma per leggi storiche immanenti, in un periodo rivoluzionario, e che da questo periodo dobbiamo trarre le conseguenze logiche, ne segue anche, ed ecco un altro punto fondamentale della Terza Internaziona[...]

[...]ria, la guerra socialista del proletariato contro la borghesia, per l'ultima volta, e nello stesso tempo costruire un'altra economia che non sia piú quella capitalista, ma che sia, per l'accresciuta coscienza politica e sociale del proletariato, l'economia del comunismo graduale. Dico del comunismo graduale, perché coloro che non hanno mai letto niente di Lenin, dicono che Lenin voleva fare il comunismo in un solo giorno ! (Applausi da parte dei comunisti).
E un altro principio della Terza Internazionale è proprio questo principio profondamente marxista e la cui discussione ha nella storia del socialismo russo e nella storia del socialismo tedesco pagine di cultura ammirabili, che sarebbe bene che venissero da noi studiate — che
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la Terza Internazionale sostiene che in linea generale e in linea particolare non tutte le categorie o le sottoclassi della classe operaia e del, proletariato sono ugualmente atte all'attacco contro la rocca del potere politico, e che perciò vi è anche qui una graduatoria di valori, e mentre il proletariato indus[...]

[...]generosa, questa è precisamente la Terza Internazionale. Leggete le tesi: vuole la forma della lotta legale e la forma. della lotta illegale, vuole le leghe, vuole le cooperative, vuole ogni forma di lotta, perché tutti i mezzi sono buoni, purché adoperati ad ua
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unico fine, con una continuata organicità di mezzi, di propositi e di scopi.
Ma la Terza Internazionale ha detto una parola che pareva nuova a chi non ha compreso il «Manifesto dei comunisti »: ha detto una parola nuova rispetto alla questione della democrazia.
Basterebbe questa tesi per far perdere al Congresso un'intiera seduta, e mi guardo bene dall'andare a fondo, ma dico che ha della democrazia un concetto marxista che rappresenta un grande progresso di fronte alle concezioni vaghe e generiche che si avevano prima.
La democrazia, come tutte le forme della vita, va considerata in rapporta alle classi: c'è una democrazia borghese, come c'è una democrazia del proletariato, e la democrazia proletaria, per dolorosa necessità di cose, deve tendere alla soppressione della democra[...]

[...]azione; la stima personale o la stima collettiva, cioè a dire la stima che . ha un socialista in confronto di un altro, o un Partito socialista in confronto di un altro, certo ha il suo valore, e noi abbiamo il diritto e il dovere di rivendicarla per il nostro Partito; ma non si può pretendere che in nome di una stima che meritiamo ci si faccia una condizione di eccezione di fronte ad una regola uguale per tutto il mondo ! (Applausi da parte dei comunisti. Commenti animatissimi e prolungati).
E ne volete una prova? Quando voi in una Sezione accettate due
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compagni, sempre che vi sia un minimo di moralità politica e individuale, non direte mica che tutti e due sono degni proprio della stessa stima; purtroppo, vi sarà una differenza a favore dell'uno contro l'altro; ma tutti e due, malgrado la diversa stima vengono assoggettati ai medesimi statuti, ai medesimi regolamenti, alle medesime leggi.
Perché, dunque, la pretesa strana di volere un trattamento di eccezione per i nostri meriti, che furono riconosciuti?
Ma volete una prova che quei [...]

[...]no del massimo rispetto; ma ha fatto male.
« L'eventuale futura affiliazione del Partito socialista francese alla Terza Internazionale, affiliazione impossibile se non saranno escluse le correnti Rénaudel e Longuet, presenta, ciò malgrado, piú difficoltà e piú pericoli che quella stessa degli indipendenti tedeschi D.
Queste parole sono di Trotzki. Non si ingannano quegli uomini, e andiamo tutti a scuola da loro ! (Qualche applauso da parte dei comunisti).
Si dice: noi fummo contrari alla guerra. E, quindi, siamo il Partito socialista migliore in confronto di quel periodo drammatico, e, quindi, abbiamo speciali benemerenze che vanno tenute in conto.
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Ripeto, nessuno, in un'organizzazione collettiva, pub chiedere trattamenti di favore per le sue benemerenze passate.
Ma, d'altra parte, io domando: è vero che sarebbe profondamente ingiusto — vorrei dirvi una parola piú aspra — menomare la grande benemerenza del Partito socialista italiano, in confronto alla guerra; ma è anche vero — ed io modestamente l'ho sempre sostenuto, e non credo con[...]

[...] entrò in guerra nove mesi dopo gli altri paesi, e che esisteva un potente aggruppamento borghese, i cosiddetti giolittiani, che furono sempre ostili alla guerra. Queste circostanze permisero (è un dato storico che noi dobbiamo riconoscere, perché non menoma il merito dei nostri compagni che andarono in carcere, come Lazzari; ma al di sopra dei meriti loro c'è la realtà storica, e cerchiamo di capirla se vogliamo essere fedeli al « Manifesto dei comunisti »)... (Applausi da parte dei comunisti. Interruzioni dell'on. Lazzari).
« ...queste circostanze — studiamole queste parole, perché se fossero mie le potreste anche fischiare, ma sono di Trotzki ed abbiamo tutti da impararvi qualche cosa — (applausi da parte dei comunisti. Commenti animati. Interruzioni), queste circostanze permisero al Partito socialista italiano di rifiutare, senza una crisi interna profonda, i crediti al Governo. Ma, entrando nella Terza Internazionale, il Partito socialista italiano non si è, in alcun modo, liberato dal kautskismo ».
Ora, amici miei, voi comprenderete subito dove vi voglio portare
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con la riflessione, la quale non si dovrebbe mai discompagnare dal sentimento.
Ma oggi il problema non è piú quello di sapere, importantissimo agli effetti del giudizio sulla serietà dei Partiti e degli uomini; ma oggi, precisamente, il pr[...]

[...]per il dopo guerra, che cosa intendete di fare? Facilitare la sistemazione della borghesia, o cercare di andare al piú presto possibile al potere contro di essa?
Armare o disarmare? Favorire ancora la legge economica borghese, o cercare di superarla? Cadere nella illusione che altre guerre sono impossibili, o dire che quella che è appena cessata cova ancora sotto le ceneri, e che un'altra piú grave e piú profonda avverrà? (Applausi da parte dei comunisti).
E ne volete una prova che il problema è del dopo guerra? La prova, amici miei, io l'ho fatta attraverso un piccolo errore personale, perché soltanto sbagliando s'impara... (Commenti ironici da parte dei socialisti).
Non mi avete capito !
La Terza Internazionale in Francia ha mosso una guerra tenace ed implacabile contro Longuet, cioè proprio contro uno dei socialisti che in Francia furono meno patriottardi e guerrafondai, ma perché? Perché il problema della Terza Internazionale non è di sapere se Longuet fu piú o meno chauvin di altri compagni, tra cui Cachin; il problema è un altro, e c[...]

[...]uomo come Lenin, come Trotzki, o come il compagno Levy, e quegli altri che parleranno, ben piú degni di me e di noi, da questa tribuna, date a quegli uomini che hanno una cultura di cui non abbiamo alcun concetto, che hanno una esperienza di cui non abbiamo idea, date a loro un articola di un omuncolo come il signor Graziadei, di un uomo di valore come Turati, ed essi vi vedranno ciò che noi non sappiamo ancora vederci ! (Benissimo! da parte dei comunisti). Perché essi hanno un'esperienza rivoluzionaria che permette loro di dire che si comincia in questo modo; ma si finisce in quell'altro, per necessità di cose ! (Applausi da partedei comunisti).
Si dice anche: ma la Terza Internazionale, in sostanza, è un agente indiretto del Governo russo, e il Governo russo ci vuol far fare la rivoluzione al piú presto possibile per metterci nell'acqua ed alleggerire il suo peso.
Amici, quando sopra un popolo intiero pesano i sacrifici e si impongono gli eroismi che pesano e si impongono ai lavoratori russi, quando tanta somma tragica di responsabilità grava sopra un periodo storico appena iniziato, coloro che ne sono i piú alti rappresentanti possono essere inconsciamente qualche volta trascinati a . pregare i compagni degli altri paesi ad aff[...]

[...]nzi le tesi della Terza Internazionale, ed in esse, relativamente ai compiti del Partito comunista, è detto: « Il momento attuale nello sviluppo del movimento internazionale comunista si distingue pel fatto che la preparazione del proletariato per l'attuazione della sua dittatura nella stragrande maggioranza dei paesi capitalistici non é ancora finita, e molto spesso anzi non è ancora sistematicamente nemmeno cominciata ». E poi: « Per i Partiti comunisti il compito del momenta non consiste nel provocare (amici romagnoli, voi che siete stati per tanto tempo dei romantici, non diventate oggi zitellone !) la rivoluzione con mezzi artificiali prima che si abbia una preparazione sufficiente, ma consiste nell'intensificare con l'azione la preparazione preventiva del proletariato ».
E i compagni Zinowieff, Lenin e Bukarin, nella lettera ai socialisti italiani del 27 agosto 1920 dicevano: « Noi siamo contro ogni provocazione artificiale di sommosse; noi siamo contro i moti impulsivi, impreparati ed incoerenti ». E la lettera aggiungeva altre cose di[...]

[...]n portano alla negazione di queste premesse, ma le integrano in quanto fanno vedere da una parte i pericoli di una rivoluzione affrettata, non preparata, artificialmente provocata, e dall'altra anche il pericolo — e noi anche di questo soffriamo — di parlare troppo maggiormente di rivoluzione, non solo, ma di accettare situazioni inizialmente rivoluzionarie per poi troppo rapidamente ritrarne il piede. (Commenti animatissimi).
Voci da parte dei comunisti: D'Aragona, D'Aragona !
GRAZIADEI: C'è poi la questione della Massoneria. (Commenti animatissimi).
Amici, permettetemi un'osservazione che non vuole essere cattiva, sul mio onore, ma che è proprio strappata dalla necessità polemica. Io non sono stato massone, mai, ma notoriamente fra i compagni che oggi attaccano di piú la Terza Internazionale vi sono moltissimi ex massoni. (Applausi da parte dei comunisti. Interruzioni. Commenti animatissimi).
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Vi potrei anche dire che abbiamo sorpreso alcune riunioni in Romagna. Non fatemi parlare di piú ! (Commenti animatissimi).
Ora, amici miei, intendiamoci bene. Un conto è il problema della Massoneria rispetto al Partito socialista francese, ed un conto è rispetto alla Terza Internazionale. E mi spiego.
Si dice che anche nel Partito socialista francese, oggi aderente nella parte sinistra alla Terza Internazionale, vi sono parecchi massoni.
Orbene, io temo fortemente che ci() sia vero. Credo che ci() sia un grande pericolo, e spero che i compagni it[...]

[...]seguito, perché Zinowieff a Berlino, ad alcuni compagni che andarono a parlargli colà, ha dichiarato sul suo onore che nei processi verbali del Congresso, che saranno ampiamente pubblicati, risulta che la risoluzione contro la Massoneria, proceduralmente cosí male impostata, è stata approvata alla unanimità. (Interruzioni. Commenti animati).
SERRATI: E allora perché vengono nell'Internazionale i francesi? (Scambio di apostrofi tra il gruppo dei comunisti e Serrati. Rumori vivissimi).
GRAZIADEI: Perché, ora come ora, la situazione è questa: che il Partito socialista francese ha deliberato di entrare nella Terza Internazionale; ma naturalmente non c'è ancora entrato, perché bisogna essere in due a deliberare: il Partito, e la Terza Internazionale, e la Terza Internazionale la sua ultima parola non l'ha ancora detta ! (Approvazioni da parte dei comunisti).
SERRATI: Sí, vi è il patto con Rénould ad Halle !
GRAZIADEI: Quello non riguarda la Massoneria !
SERRATI: Ma è un fatto reale ! (Commenti animatissimi).
MONDOLFI, presidente: Invito il compagno Serrati a non interrrompere. La polemica si fa dalla tribuna. Compagno Graziadei, prosegui senza raccogliere le interruzioni.
GRAZIADEI: La situazione rimane questa: che nei verbali del Congresso risulta che l'infelice, come forma, mozione Serrati, con modificazioni, non abbastanza accettate, dal punto di vista procedurale, Graziadei, è stata votata all'unanimità: risulta che il Congresso dei so[...]

[...] di esperienza rivoluzionaria che c'è stato tra Zinowieff e Martoff, e il duello grandioso tra loro due non riguarda tanto la questione, del resto importantissima, della Germania, ma riguarda principalmente i grandi problemi della dottrina e della pratica marxista.
Si dice poi che ci sono delle speciali concessioni per l'Inghilterra, e si dice che è una speciale concessione quella per cui Lenin e la Terza
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Internazionale hanno consigliato i comunisti inglesi ad entrare nel « Labour Party ».
Non voglio discutere la questione del « Labour Party », perché l'ora è tarda, ma non si tratta di concessioni nel senso inteso dall'Avanti! ma di una tesi internazionale che riguarda non già la composizione del Partito comunista inglese, ma l'ambiente nel quale deve anche recarsi a lavorare quel Partito comunista, una volta che si sia composto, anche là, come vogliono che sia composto da per tutto.
Dunque i problemi sono diversi...
BORDIGA: È una tesi del Congresso non una decisione dell'Esecutivo.
GRAZIADEI: È una tesi, non è una concessione relat[...]

[...]a di una tesi internazionale che riguarda non già la composizione del Partito comunista inglese, ma l'ambiente nel quale deve anche recarsi a lavorare quel Partito comunista, una volta che si sia composto, anche là, come vogliono che sia composto da per tutto.
Dunque i problemi sono diversi...
BORDIGA: È una tesi del Congresso non una decisione dell'Esecutivo.
GRAZIADEI: È una tesi, non è una concessione relativa alla composizione dei Partiti comunisti aderenti alla Terza Internazionale; ma è tutt'un altro problema se i comunisti veri, senza altre scuole nel proprio seno, possono recarsi a lavorare in quella federazione politica della classe operaia che è appunto il singolare Partito federativo del lavoro in Inghilterra.
Il problema è discutibile, ma è tutt'altra cosa che una concessione, nel senso inteso dall'Avanti!
E per concludere su questa grave questione della Terza Internazionale, è ben chiaro che intorno alla Terza Internazionale, alla quale aderimmo con tanta fede e con tanta convinzione, si è creata un'atmosfera di diffidenza e di sospetti, che non è degna della nostra tradizione, e che noi dobbiamo onesta[...]

[...]tanti compagni, ai quali non rinnegheremo mai, neppure domani, la passata amicizia — ci ha posto un dilemma, a noi come a tutto il mondo, e non è essa che ci impedisce di entrare, siamo noi che trascinati capziosamente in una concezione sbagliata da notizie errate, pretendiamo dalla Terza Internazionale quello che essa non ci poteva dare, non ci può dare, in nome della serietà della disciplina del movimento internazionale. (Applausi da parte dei comunisti).
Ma c'è l'altro problema: il problema interno. Abbiamo dimostrato che sul terreno internazionale, che è quello che piú dovrebbe premere ai socialisti, noi ci metteremmo, se seguissimo la via tracciata da alcuni
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compagni, ci metteremmo necessariamente contra la Terza Internazionale, cioè ci creeremmo secessionisti di fronte al , movimento interna zionale.
Per me è il massimo peccato, per degli internazionalisti.
Non ci pub essere indisciplina nazionale, ma soprattutto non ci pub e non ci deve essere una indisciplina internazionale, se non vogliamo creare gli stessi mali dei quali f[...]

[...]nte contra la Terza Internazionale, cioè ci creeremmo secessionisti di fronte al , movimento interna zionale.
Per me è il massimo peccato, per degli internazionalisti.
Non ci pub essere indisciplina nazionale, ma soprattutto non ci pub e non ci deve essere una indisciplina internazionale, se non vogliamo creare gli stessi mali dei quali fu vittima la Seconda Internazionale, e, peggio ancora, il proletariato del mondo. (Benissimo ! da parte dei comunisti).
Si dice: ma, sul terreno nazionale, chi ama l'unità del Partito non è secessionista, chi non ama l'unità del Partito è secessionista.
Bisogna intenderci. Non è mio compito, altri lo faranno, che, essendo piú valorosi e piú giovani, possono, con minor dolore e con minore strappo di tanti carissimi ricordi, distruggere la piaga rovente, non sta a me discutere se ci sono o non ci sono nel nostro Partito la concezione e la pratica socialdemocratica e socialpacifista. Io credo che ci siano e fin da Bologna mi permisi di scongiurare i compagni di destra a riflettere alla loro posizione, giacché[...]

[...] me discutere se ci sono o non ci sono nel nostro Partito la concezione e la pratica socialdemocratica e socialpacifista. Io credo che ci siano e fin da Bologna mi permisi di scongiurare i compagni di destra a riflettere alla loro posizione, giacché dichiarare che essi restavano fedeli al programma di Genova, quando c'era già un nuovo programma del Partito, significava aprire fin d'allora la vera scissione nella nostra fede. (Bene ! da parte dei comunisti).
Io mi limito ad osservare che nella mozione dei nostri compagni di destra è detto esplicitamente che è necessaria per il nostro Partito la coesistenza di due scuole. Essi si riconoscono una scuola.
Ebbene, compagni, io dico che è impossibile esistano due scuole È impossibile !
LAZZARI: È stato possibile per venti anni ! (Oh ! Oh ! da parte dei comunisti).
GRAZIADEt: Ne parleremo.
Il compagno Turati — che ha sempre grandi meriti di molta sincerità — a Reggio Emilia, secondo quello che stampava la Giustizia
dell'11 ottobre, giustamente avrebbe detto e non per nulla Turati, in quel Convegno, dopo aver parlato, si ritirò quasi da un lato per fare intendere quale era il suo intimo pensiero — avrebbe detto che « come per fare il salmi di lepre occorre avere la lepre, cosí per avere l'unità del Partito bisogna che esista un Partita. Quando i Partiti sono piú di uno non si pub ottenere l'unità. Il dire che si consente la libertà di pensiero purch[...]

[...]risi, non di numero, non di apparente conquista, ma la crisi vera e profonda di impotenza rivoluzionaria del nostro Partito dopo Bologna, una delle cause è appunto la coesistenza di due scuole e di due concezioni, che si neutralizzano sempre l'una con l'altra.
Non è l'unica causa, ce ne sono tante altre, ci sono stati tanti che alla vigilia delle elezioni hanno adoperato a Bologna un vocabolario romanamente rivoluzionario (applausi da parte dei comunisti), e ci sono stati tanti altri che malgrado la diversità e la serietà del momento storico hanno ancora accarezzato la utopia delle piccole vittorie senza armi o con armi insufficienti ►.
Mi sia consentito, giacché io mai caddi in questo errore, ma sempre lo combattei a viso aperto, di dire che riconosco queste altre cause, ma una delle cause essenziali è quella che vi ho detto, ed è una causa che va studiata all'infuori dell'accrescimento apparente del numero dei deputati e delle Amministrazioni comunali, perché l'accrescimento in sé, è un fatto puramente aritmetico. Quando un Partito per due[...]

[...]e, ma una delle cause essenziali è quella che vi ho detto, ed è una causa che va studiata all'infuori dell'accrescimento apparente del numero dei deputati e delle Amministrazioni comunali, perché l'accrescimento in sé, è un fatto puramente aritmetico. Quando un Partito per due anni scherza in una situazione rivoluzionaria con la parola rivoluzione, quel Partito si dimostra impotente ai compiti della rivoluzione ! (Applausi vivissimi da parte dei comunisti). Ora la Terza Internazionale è la nemica piú acerba del verbalismo rivoluzionario ! (Applausi da parte dei comunisti).
Perché, amici, si compie nel Partita il piú grande degli errori dicendo: Conserviamo questa grande forza di numero, conserviamo questa grande forza di aderenti sul terreno sindacale, politico ed amministrativo, e cosí arriveremo piú presto alla conquista del potere.
O amici, io mi rendo conto delle difficoltà dell'organizzazione dei Partiti politici, io mi rendo conto delle conseguenze che determinate decisioni non potranno non avere sopra determinati organismi. Lascio ad altri piú competenti e piú volonterosi di trattare ancora questa parte, per me cosí aspra e dolorosa; ma, dico, amici,[...]

[...]lora, se occorre scegliere, se tutti debbono compiere la loro funzione, se questa funzione non si deve considerare come una funzione di tradimento, ma di realizzazione, sia pure parziale per aprire i primi varchi, ebbene, se questo é, compagni, ognuno faccia la sua strada con coscienza, con rispetto, con dignità, e cosí noi serviremo, meglio che col culto dell'unità formale, gli interessi supremi del proletariato e della rivoluzione.
I compagni comunisti unitari hanno elevato il culto all'unità del Partito, ma questa unità oggi, pur troppo, non è piú che un cadavere, ed i Partiti che si galvanizzano nel culto dei cadaveri corrono il pericola di essere per sempre ammorbati e resi impotenti.
Consideriamo la realtà vera. Poiché l'adesione alla Terza Internazionale richiede una determinata linea di condotta, e poiché una parte dei compagni, e seconda me hanno ragione, non vogliono staccarsi dalla Seconda Internazionale, è evidente che l'unità del Partito non c'è piú, e perché allora il vostro nobile sforzo, il vostro fervore di polemica, talvolt[...]

[...]e ammorbati e resi impotenti.
Consideriamo la realtà vera. Poiché l'adesione alla Terza Internazionale richiede una determinata linea di condotta, e poiché una parte dei compagni, e seconda me hanno ragione, non vogliono staccarsi dalla Seconda Internazionale, è evidente che l'unità del Partito non c'è piú, e perché allora il vostro nobile sforzo, il vostro fervore di polemica, talvolta troppo aspra, per salvare ciò che non c'è piú?
I compagni comunisti unitari, mentre credono di salvare ciò che piú non esiste, non è vero che creano l'unità del Partito. Contribuiscono alla sua divisione, ma nel modo piú illogico, il piú irrazionale, il piú contrario alla verità (applausi da parte dei comunisti), poiché essi si separano dai piú vicini per andare coi piú lontani. (Applausi da parte dei comunisti). Essi abbandonano la frazione comunista, che avrà i suoi piccoli eccessi giovanili, ma che nella parte dei suoi capi piú giovani è la nuova forza del nostro Partito, l'abbandonano per andare con coloro da cui dicono di essere piú lontani, e questa non è unità, è divisione, peggio ancora, è l'unità tra i piú lontani, contro la unità dei piú vicini ! (Vivissime approvazioni da parte dei comunisti).
Perché, amici, se al disopra delle nostre passioni personali, al di sopra del desiderio di vincere ci fosse in tutti noi — me compreso, ben si comprende — l'amore alla classe operaia, al proletariato, al comunismo rivoluzionario, allora potrei dire ai compagni comunisti unitari: voi potrete vincere al Congresso, ma che cosa creerete? Creerete un edificio sull'arena, creerete, senza volerlo, il Partito indipendente in Italia ! Sarà piú a sinistra del Partito indipendente tedesco, perché gli italiani, a parole, sono sempre piú a sinistra di tutti... (Ilarità. Applausi ironici. Commenti animatissimi).
No, amici, al di sopra della buona volontà o delle illusioni perso
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nali, la storia si impone a tutti, e questo Partito nuovo, che in nome della unità avrà spezzato l'unità, che in nome della forma avrà ucciso la sostanza, che in nome della lettera avrà ucci[...]

[...]cessariamente si sfalderà e a poco a poco la sinistra di questo Partito, attraverso un'inutile perdita di tempo, facendo perdere anche alla rivoluzione delle ore preziose, finirà con lo stringersi alla frazione comunista.
Ora se questo processo è nella storia, è nella esperienza di tutti i paesi, questo processo compitelo fino da adesso !
Io dico alla parte piú comunista, piú sinceramente comunista della frazione del centro, della frazione dei comunisti unitari, poiché questo sbloccamento avverrà domani, attraverso perdite di tempo, attraverso scosse violente, poiché questo passo è fatale, il vostro scopo dovrebbe essere quello di facilitare fino d'oggi questo evento.
Perché quale è la formula sulla quale si basano per la loro ricostruzione del Partito i comunisti unitari? E la formula per cui il nostro glorioso Lazzari ha detto poco fa: « Ma se le cose sono andate cosí per 20 anni ! ».
No, compagno Lazzari, tu che sei nella tua persona fisica uno dei piú tipici rappresentanti del nostro Partito, tu sei caduto in un errore. Perché quale è la formula che il nostro Partito ha adottato tante volte? La formula « Libertà di pensiero e disciplina nell'azione ». E questa formula è giusta, ma entro certi limiti è giusta: quando la differenza non è di scuola, non è profonda, ma riguarda questo o quel dettaglio, sia pure importante, dell'azione. Ed io stesso qu[...]

[...] due concezioni diverse sul terreno politico, sul terreno filosofico, sul terreno sociale, non c'è che un modo solo di rispettare la libertà di pensiero: mettersi nella condizione che questo pensiero possa diventare azione. Fate voi la vostra opera in nome della vostra libertà di pensiero e di azione, noi la rispetteremo, ma lasciate al Partito che veramente si chiama comunista, di fare esso la sua volontà di esplicazione. (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, ho finito, ma io devo dire che noi dobbiamo una parola anche ai compagni della frazione comunista.
Noi accettiamo, perché siamo comunisti, senza entrare nei piccoli dettagli di forma, accettiamo lo spirito e la lettera del programma della frazione comunista e della mozione di Imola, ma in un solo punto dissentiamo dai nostri compagni e dissentiremo perché crediamo che il nostro dissenso possa essere utile. Vi dirò quando é che cesserà. Prima della fine del Congresso sarà cessato. (Commenti da parte dei socialisti).
Noi dissentiamo in una sola cosa dalla formula con la quale voi volete riorganizzare il Partito. Io mi rendo conto delle formalità, dirò cosí, giuridiche e disciplinari, mi rendo conto che il nostro Partito era già [...]

[...]stata alla reazione sentimentale dei compagni unitari, quando, in sostanza, essa è diventata inutile, perché superata dagli eventi? Non voglio offendere alcuno, ma guai se entrassimo a discutere la buona fede di ciascheduno ! E dico che, sotto un certo punto di vista, quasi quasi preferisco alcuni compagni che rimangono fedeli a Filippo Turati ed a Reggio, che altri compagni che sono andati ad ingrossare, con soverchia rapidità, l'ala destra dei comunisti unitari. (Applausi da parte dei comunisti).
Non voglio lanciare sospetti, ma dico che i comunisti unitari sono forse troppo pochi come unitari ma sono troppi come comunisti !
E allora dico — almeno credo di poterlo dire, per quanto non abbia ancora avuto una intesa completa con i miei pochi amici — che, secondo noi, la vera formula di riorganizzazione del Partito, dovrebbe essere tale che dicesse, senza entrare nel passato, perché questo non è necessario assolutamente di fare, che, da ora innanzi, prima che il Congresso si chiuda, tutti coloro i quali non dichiareranno di accettare per libero consenso le tesi e le condizioni della Terza Internazionale e non si impegneranno di applicarle subito, finito il Congresso, costoro, con nostro dolore, si renderanno inco[...]

[...]passato, perché questo non è necessario assolutamente di fare, che, da ora innanzi, prima che il Congresso si chiuda, tutti coloro i quali non dichiareranno di accettare per libero consenso le tesi e le condizioni della Terza Internazionale e non si impegneranno di applicarle subito, finito il Congresso, costoro, con nostro dolore, si renderanno incompatibili con la loro permanenza nel Partito e nella Terza Internazionale. (Applausi da parte dei comunisti).
È una formula la quale può permettere a molti compagni di superare il sentimento che ci angoscia tutti e di meglio affrettare la dolorosa realtà della storia.
Ho finito. Io chiudo dicendo: compagni, noi abbiamo uno scopo solo: che se la divisione deve avvenire, è inevitabile avvenga a destra
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anziché a sinistra, avvenga separando i piú lontani, anziché i piú vicini, ma se malgrado la nostra buona volontà e l'onestà dei nostri fini ciò non dovesse avvenire, noi, disciplinati perché liberi, liberi perché disciplinati, di fronte alla Terza Internazionale, voteremo per la Terza Internazio[...]

[...] uno scopo solo: che se la divisione deve avvenire, è inevitabile avvenga a destra
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anziché a sinistra, avvenga separando i piú lontani, anziché i piú vicini, ma se malgrado la nostra buona volontà e l'onestà dei nostri fini ciò non dovesse avvenire, noi, disciplinati perché liberi, liberi perché disciplinati, di fronte alla Terza Internazionale, voteremo per la Terza Internazionale, voteremo per la frazione comunista. (Applausi da parte dei comunisti).
Viva la Terza Internazionale. Viva la Repubblica dei Soviety (Applausi vivissimi).
(La seduta termina alle ore 20)
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da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]lazione del secondo piano quinquennale) di nuove industrie e di nuovi settori industriali atti a sanare le strozzature dell'economia cinese ed a fare di essa una economia autosufficiente, espansivá e capace di portare in pochi

CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 23
decenni la Cina al livello dei paesi di antica industrializzazione; la trasformazione dei rapporti ideologici e politici del partito comunista coni gruppi non comunisti e non marxisti.
Si tratta ovviamente di fenomeni che esigono un'analisi particolareggiata: comunque é possibile, anche solo in linea generale, indicare come i problemi dello sviluppo e dell'industrializzazione, le trasformazioni interne della società e la direzione da dare ad esse siano oggi il problema principale per la Cina e come il gruppo dirigente del paese, che (a differenza dei gruppi piú o meno borghesi che sono" olia testa dei paesi asiatici non comunisti) non si é mai rassegnato ad accettare l'ipotesi che la Cina debba rimanere indefinitamente un paese più o meno ar retrato rispett[...]

[...]isti.
Si tratta ovviamente di fenomeni che esigono un'analisi particolareggiata: comunque é possibile, anche solo in linea generale, indicare come i problemi dello sviluppo e dell'industrializzazione, le trasformazioni interne della società e la direzione da dare ad esse siano oggi il problema principale per la Cina e come il gruppo dirigente del paese, che (a differenza dei gruppi piú o meno borghesi che sono" olia testa dei paesi asiatici non comunisti) non si é mai rassegnato ad accettare l'ipotesi che la Cina debba rimanere indefinitamente un paese più o meno ar retrato rispetto alle potenze industriali, abbia avvertito Ta T necessità di affrettare ad ogni costo i tempi del processo di industrializzazione prima che l'avvento di nuove tecniche nel resto del mondo renda per la Cina incolmabile il divario dei livelli di produzione industriale pro capite con i paesi industrializzati.
Il trasferimento della priorità degli interessi dal campo politicoá qúèlIó ` ëcónömico (anzi allo specifico problema dello sviluppo industriale) non é avvenuto [...]

[...]distica che la Cina sta invece compiendo ed intensificando.
Da tempo é data per concessa la completa inutilità, anche dal punto di vista della politica americana, dei patti bilaterali degli Stati Uniti in Asia: essi sono l'eredità della politica americana di violenta sovversione anticinese tipica della fase più acuta della guerra fredda. Salvo il caso del Giappone, essi furono concepiti quale sostegno "sT btt rmäñcñte dei regimi oltranzisti anticomunisti incapaci di reggersi da soli (Kuomintang a Formosa, Syngn n Rhee in Corea), ma ritenuti, in quel periodo, il più solido e utile strumento della politica statunitense in Asia e ridotti invece ora ad essere pericolosi ed inutili parassiti dell'economia americana e paralizzante causa di remore *e di discredito a tutta l'azioñe«diplomatica del Dipartimento di Stato.
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 25
I rigidi patti difensivi con Seul e Taipeh e la presenza di solidi interessi statunitensi organizzati a favore di Chiang e di Rhee espongono qualsiasi azione diplomatica ame[...]

[...]a degli Stati Uniti, non maggiore é l'efficienza dei patti plurimi, come il SEATO. Questo si é rivelato, sia ai suoi sostenitori sia ai suoi avversari, assai più vuoto e sterile di quanto avessero potuto ritenere anche coloro che ne avevano sostenuto fin da principio l'inutilità.
Esso si trova svuotato come patto difensivo dal fatto che nessuna minaccia militare cinese all'Asia sudorientale si è concretata, che la temuta attività sovversiva dei comunisti nei paesi aderenti é venuta meno o si è totalmente trasformata e che la pretesa o reale solidarietà tra i membri del patto non ha potuto essere trasferita dal terreno militare e poliziesco a quello diplomatico ed economico. Inoltre due dei membri più importanti del SEATO, la Francia e la Gran Bretagna, hanno cessato di avere un'importanza reale in Asia: la prima ha perduto tutti i suoi territori e la sua influenza nell'Asia sudorientale; la seconda controlla ancora Singapore e il Borneo settentrionale, ma ha dimostrato in occasione della concessione dell'indipendenza alla Malesia e della conc[...]

[...]niti, impegnati in un'azione repressiva anticomunista all'interno e schierati contro la Cina ed a favore del SEATO, dal quale erano indirettamente coperti. Due anni di azione diplomatica ed economica cinese e sovietica, la stabilizzazione della situazione indocinese ed alcuni sbagliati interventi di pressione statunitensi, ne hanno fatto due paesi neutrali, e il Laos anzi é l'unico paese non socialista retto da una coalizione a cui partecipano i comunisti. Naturalmente si tratta in questi casi di un neutralismo assai più labile e tatticistico di quello indiano e sensibile alle fluttuazioni internazionali: tuttavia anche in questo settore si sono avuti mutamenti profondi dall'epoca di Bandung e si é radicata la concezione che la stabilità e la possibilità di attuare una politica di sviluppo non passano né attraverso la garanzia militare statunitense, né attraverso la dipendenza dai soli aiuti americani.
Con ciò non si vuol negare che il SEATO e gli altri patti militari continuino a costituire una minaccia per la Cina e an. cor più per i neutra[...]

[...] capitalistici stranieri saranno interamente esclusi dall'Asia meridionale o sudorientale in seguito al raggiungimento della sufficienza e dell'indipendenza da parte delle economie locali.
Il problema che molti economisti e rappresentanti degli interessi c economici statunitensi si pongono oggi, e cioè quello dei modi più adatti ad arrestare o a controbilanciare l'influenza tra sformatrice (o sovversiva' che dir si voglia) dell'"aiüto dei paesi comunisti all'Asia sudorientale, non appare quindi risolubile per chi assuma come necessaria la difesa —senza limiti di tempo dei « mercati » dell'Asia quale area di prevalente influenza economica dei paesi capitalistici e per chi consideri preminente il compito di bloccare le trasformazioni economiche d ell'Asia verso forme di più o meno sostanziale socialismo. Se gli Stati Uniti si asterranno dal dare il loro aiuto, l'Unione Sovietica e la Cina avranno vinto per mancanza di avversari la gara per la « competizione pacifica nello sviluppo dei paesi arretrati », se invece gli Stati Uniti daranno il lor[...]

[...]ali o parziali hanno rivelato un processo di sgretolamento assai più rapido e profondo di quanto ci si potesse aspettare uno o due anni fa. Il fatto più grave in questa situazione é che i benefici dell'indebolimento del Congresso sono andati più a vantaggio dei partiti della destra confessionale indù, messasi alla testa delle rivendicazioni separatistiche e conservatrici, che del partito comunista o di altri gruppi di sinistra.
La battaglia dei comunisti indiani per presentarsi come una forza capace di costituire una reale ed efficiente alternativa al Congresso, oppure di divenire un alleato in funzione propulsiva per la politica di Nehru, é ancora quindi incerta, lunga e dura._; Essi hanno potuto registrare nelle ultime consultazioni elettorali, generali o parziali, una sensibile avanzata, che li ha fatti diventare il secondo partito del paese e li ha portati per la prima volta al potere nella regione di Andhara. Tuttavia va scartato il concetto semplicistico della propaganda di certi ambienti americani in base alla quale una sconfitta di Ne[...]

[...]consultazioni elettorali, generali o parziali, una sensibile avanzata, che li ha fatti diventare il secondo partito del paese e li ha portati per la prima volta al potere nella regione di Andhara. Tuttavia va scartato il concetto semplicistico della propaganda di certi ambienti americani in base alla quale una sconfitta di Nehru e del suo metodo
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di « pianificazione democratica » implicherebbe ipso facto l'ascesa al potere dei comunisti: la probabilità assai più imminente e concreta è che la situazione' indiana scivoli a destra, e proprio per` evitare quest'ipotesi i comunisti stanno cercando di elaborare ex novo il loro programma e di inserirsi nel processo storico attuale dell'India come una forza che partecipi dall'interno alla dialettica democratica del paese.
La trasformazione del peso e delle posizioni dei comunisti indiani é stata uno degli sviluppi più importanti e meno notati verificatisi da Bandung in poi. Tre anni fa la maggioranza degli osservatori occidentali riteneva che il partito comunista in India fosse un fattore completamente superato, eliminato dal gioco per il semplice fatto che Pechino e Mosca avevano dimostrato di essere disposte a riconoscere la funzione positiva di Nehru e ad appoggiare la sua politica senza porre condizioni di ordine interno. Indubbiamente la storia del partito comunista indiano é stata delle più agitate ed incerte e, nei primi anni susseguenti all'indipendenza, la lo[...]

[...]scere la funzione positiva di Nehru e ad appoggiare la sua politica senza porre condizioni di ordine interno. Indubbiamente la storia del partito comunista indiano é stata delle più agitate ed incerte e, nei primi anni susseguenti all'indipendenza, la lotta estremista contro il regime di Nehru
e la tattica insurrezionale (delle quali non si saprebbe dire facilmente se sia stata ispiratrice una generale linea politica adottata da tutti i partiti comunisti asiatici o piuttosto un'incauta adesione del partito allo stato d'animo esasperato di masse povere
e primitive) contribuirono certamente ad isolare il partito, ad indebolire le forze progressive in India, ivi compreso il gruppo di Nehru, ed ha mettere in difficoltà la politica estera generale del blocco socialista.
Ora comunque quest'atteggiamento é stato completamente rivisto e, al termine di un processo durato parecchi anni, il par tito comunista indiano ha adottato nel suo recente congresso dell'aprile scorso, una linea politica basata sull'attuazione pacifica
e democratica del socialis[...]

[...]mocratica del socialismo, attraverso la conquista della maggioranza parlamentare alla periferia ed al centro. Contemporaneamente esso ha deciso di appoggiare con sempre maggiore energia le misure progressive, lo sforzo di industrializzazione ed i tentativi di aprire in senso socialista la società indiana, pur continuando a denunciare i casi di involuzione conservatrice del
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 45
Congresso. I comunisti indiani da un lato offrono così a Nehru un appoggio dall'esterno alla sua politica, dall'altro si mantengono pronti a succedere eventualmente al Congresso: quali siano tuttavia le loro prospettive di giungere a dirigere un fronte di sinistra comprendente il Congresso e come essi prevedano di po ter trasformare in un'economia socialista la molteplice struttura di settori sociali a carattere diverso attualmente alla base della economia indiana è difficile dire.
La vecchia prospettiva della « collaborazione con i movimenti nazionalisti borghesi per dirigere la loro lotta contro le forze feudali[...]

[...]di sinistra comprendente il Congresso e come essi prevedano di po ter trasformare in un'economia socialista la molteplice struttura di settori sociali a carattere diverso attualmente alla base della economia indiana è difficile dire.
La vecchia prospettiva della « collaborazione con i movimenti nazionalisti borghesi per dirigere la loro lotta contro le forze feudali ed imperialiste » non è necessariamente in contraddizione con le esigenze che i comunisti indiani si trovano ad affrontare: essa anzi sembra si possa considerare tuttora la radice delle loro posizioni. Tuttavia le tesi che furono usate in Cina nei confronti del Kuomintang nel 192527 (ed anche in quel caso è assai discutibile il successo ottenuto) sono ovviamente insufficienti oggi nei confronti del Congresso che ha ottenuto, proprio nella lotta per attuare la fase borghesedemocratica ed antimperialista della rivoluzione successi assai maggiori di qualsiasi altro movimento nazionalista. Sotto una certa prospettiva il problema della collaborazione con la sinistra del Congresso prese[...]

[...]o è assai discutibile il successo ottenuto) sono ovviamente insufficienti oggi nei confronti del Congresso che ha ottenuto, proprio nella lotta per attuare la fase borghesedemocratica ed antimperialista della rivoluzione successi assai maggiori di qualsiasi altro movimento nazionalista. Sotto una certa prospettiva il problema della collaborazione con la sinistra del Congresso presenta quindi una certa affinità con quello della collaborazione dei comunisti con i movimenti socialisti non marxisti. Data la particolarità della situazione indiana (cioè dato il livello al quale è giunta qui più che in qualsiasi altro paese emerso dal dominio coloniale, l'eliminazione dei residui del colonialismo e del feudalesimo) il problema che devono fronteggiare i comunisti in I diani non può essere risolto puramente entro gli schemi elabo1 rati in Cina da Mao per una società « semicoloniale e semifeudale »: l'India oggi è un fenomeno assai più complesso, perch' in essa coesistono residui semicoloniali e semifeudali, con vast settori borghesi ed altri semisocialisti.
Come potranno i comunisti indiani inserirsi nel gioco e portare gradualmente alla prevalenza il settore semisocialista ? A questo proposito bisogna tener presente che l'atteggiamento contro il « revisionismo » e contro tutti i tentativi di organizzare
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società di tipo socialista su basi sostanzialmente diverse da quelle dell'URSS, assunto nell'ultimo anno dai partiti comunisti e primo fra tutti dal partito comunista cinese, non sembrano consentire ai comunisti indiani di nutrire eccessive illusioni — se mai ne ebbero — sul carattere socialista o semisocialista della politica di Nehru. Essi quindi per ora limitano la positività della « linea Nehru » ed il loro appoggio ad essa con un giudizio derivato in generale dalle tesi della « Questione nazionale e coloniale » e della « Nuova democrazia » : essi giudicano cioè la linea di Nehru una politica « borghese » assai progressiva, obiettivamente utile e tale da essere portata fino in fondo, ma la considerano pur sempre come una fase, per quanto avanzata, di un più lungo processo rivoluzionario, il cui c[...]

[...]o appoggio ad essa con un giudizio derivato in generale dalle tesi della « Questione nazionale e coloniale » e della « Nuova democrazia » : essi giudicano cioè la linea di Nehru una politica « borghese » assai progressiva, obiettivamente utile e tale da essere portata fino in fondo, ma la considerano pur sempre come una fase, per quanto avanzata, di un più lungo processo rivoluzionario, il cui coronamento sarà attuato solo sotto la direzione dei comunisti.
Sotto certi aspetti la situazione indiana attuale differisce essenzialmente da quella cinese del 1927 per il fatto che, mentre nel Kuomintang le forze di carattere feudale e legate agli interessi stranieri avevano preso il sopravvento costringendo i comunisti alla lotta armata contadina, in India il prevalere degli elementi borghesi ormai delineatosi, consente l'adozione di una tattica democratica, legalitaria ed elettorale come quella finora fatta propria soltanto dai partiti comunisti dei paesi borghesi democratici, quali ad esempio l'Italia o la Francia. Resta da vedere, se entro questa prospettiva, i comunisti indiani possano giocare sulla particolare situazione del loro paese per evitare di essere bloccati per lungo tempo su una posizione di minoranza costituzionale e legalitaria come nei due paesi europei.
Al momento attuale essi sembrano voler inserirsi nelle contraddizioni esistenti tra Nehru ed i suoi avversari, in modo da sventare l'ipotesi di un reflusso a destra e di un rafforzamento delle forze semifeudali (che potrebbe creare una situazione affine a quella della Cina dopo il 1927) e da presentarsi al primo ministro come una forza indispensabile al successo delle sue tesi. Finora Nehru (c[...]

[...]e legalitaria come nei due paesi europei.
Al momento attuale essi sembrano voler inserirsi nelle contraddizioni esistenti tra Nehru ed i suoi avversari, in modo da sventare l'ipotesi di un reflusso a destra e di un rafforzamento delle forze semifeudali (che potrebbe creare una situazione affine a quella della Cina dopo il 1927) e da presentarsi al primo ministro come una forza indispensabile al successo delle sue tesi. Finora Nehru (che verso i comunisti indiani ha un atteggiamento più conciliante che in passato, lodandone l'evoluzione in senso democratico) non si é mai trovato nella necessità di contare sui
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comunisti come su un gruppo indispensabile per salvare la sua politica: egli ha sempre proceduto a concertare entro il Congresso soluzioni di compromesso da far adottare poi con criteri unanimistici dalle varie frazioni, sicché il vero gioco della politica indiana si è sempre concluso al di fuori delle sedi parlamentari e senza decisioni di stretta misura nelle quali l'appoggio comunista potrebbe essere necessario a Nehru. Ma se l'attacco da destra continuerà il primo ministro potrebbe essere costretto a scegliere tra l'appoggio dei comunisti e la rinuncia al piano e al progresso.
Ad ogni modo l'evolu[...]

[...]oceduto a concertare entro il Congresso soluzioni di compromesso da far adottare poi con criteri unanimistici dalle varie frazioni, sicché il vero gioco della politica indiana si è sempre concluso al di fuori delle sedi parlamentari e senza decisioni di stretta misura nelle quali l'appoggio comunista potrebbe essere necessario a Nehru. Ma se l'attacco da destra continuerà il primo ministro potrebbe essere costretto a scegliere tra l'appoggio dei comunisti e la rinuncia al piano e al progresso.
Ad ogni modo l'evoluzione dei rapporti tra Nehru ed i comunisti indiani presenta notevole interesse per i problemi generali, riguardanti sia le trasformazioni sociali nei paesi sottosviluppati, sia la politica dei partiti comunisti nei paesi non socialisti ma non ostili all'URSS. Da un lato l'esperimento indiano dimostrerà fino a che punto è possibile per un governo non comunista attuare una politica di trasformazione senza dover ricorrere a quelli co o io,. e c n i._,comunisti c1 carats erizzó l'Europa uscita dalla Resistenza e che poi fu accantonata n ll'E„~ u paa occidentale proprio çöñtemporaneamente alla politica di rinnovaeenfö áperta—dalla Resistenza stessa.
D'altro lato il caso dell'India è nuovo nei rapporti tra il movimento comunista considerato come fenomeno mondiale generale ed uno Stato nazionale particolare. Benché i comunisti indiani siano all'opposizione e comunque esclusi dall'elaborazione attiva della politica del paese, l'URSS ha collaborato dal 1955 in poi con Nehru rafforzandone la posizione e, quali che siano le obiettive conseguenze sociali dello sviluppo in India, l'aiuto sovietico non è mai stato criticato da alcuno come un contributo alle mire del partito comunista indiano, né mai sono risultate particolari « connivenze sovversive » tra l'URSS ed i comunisti indiani. Lo stesso sembra valere per la Cina e, se vi sono stati in India timori e diffidenze verso Pechino, essi si sono sempre concentrati più sull'eventualità di pressioni ed interferenze esterne dello Stato cinese su quello indiano, che su infiltrazioni dell'influenza cinese attraverso i comunisti indiani.
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!tra lo Stato sovietico ed uno Stato estero siano sostanzialmente (e non solo formalmente) separati dai rapporti tra il partita comunista dell'URSS ed il partito comunista dello Stato stesso. È proi babile che a determinare questo fatto contribuiscano fino ad un certo punto elementi tattici e come tali non duraturi, tuttavia sembra esservi da parte sovietica una certa considerazione della particolarità dei rapporti con l'India quale principale potenza del mondo afroasiatico. Così pure è certo che l'attacco al neutralismo di Tito non vuole essere da parte sovietic[...]

[...] dell'antimperialismo dei paesi che furono soggetti a dominazione coloniale. Mentre Tito viene accusato quale transfuga dal blocco dei paesi ad organizzazione socialista, Nehru viene giudicato come un fenomeno « obiettivamente positivo » di incrinazione del mondo borghese, attraverso la lotta anticolonialista. Almeno questa è la situazione finché Nehru non vuole veramente presentare l'India come uno Stato socialista, per quanto « diverso ». Né i comunisti indiani né quelli sovietici o cinesi sembrano, tuttavia, aver mai dato molto peso alle tesi socialiste del Congresso e non ne daranno finché esse non saranno state attuate.
***
Diverso è il processo che caratterizza lo sfaldamento della unità delle compagini nazionalisteborghesi in Indonesia ed in Birmania. La borghesia di questi paesi è stata ed è assai più debole di quella indiana, soprattutto ne è debole il settore capitalistico finanziario. Manca un capitale nazionale privato, mancano i ceti inferiori della borghesia mercantile o commerciale
Quello dell'India è quindi il primo caso nel[...]

[...]interferenze straniere.
Tuttavia l'Indonesia e la Birmania non sono neppure nelle condizioni dei paesi dell'Asia dominati da classi reazionarie, disposte a scendere a qualsiasi compromesso con gli Stati Uniti pur di conservare il loro dominio semifeudale sulla terra o il loro monopolio sul modesto settore di economia moderna. L'attuale gruppo dirigente nei due paesi, quello che ha guidato la lotta per l'indipendenza politica, collaborando con i comunisti fino al 1948 e rompendo poi con essi attraverso una repressione violenta che li estromise dall'attiva elaborazione della politica di governo e, in Birmania, li esclude tuttora ufficialmente dalla legalità, é un grupo borghesenazionalista a tendenze progressive e stataliste. La ragione sociale di questo progressismo va probabilmente ricercata nel fatto che i movimenti nazionalisti bir
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mano e indonesiano sono stati espressi non da una borghesia capitalistica, bensì da quei gruppi di burocrati, di intellettuali e di piccoli borghesi, in gran parte spostati, che il dominio col[...]

[...]ressi particolaristici e semifeudali e nel caso della Birmania sono semplicemente il settore più abbiente della nuova borghesia burocratica, essi hanno dovuto rinunciare a tenere al bando dalla gestione degli affari e dalla vita politica le forze comuniste e filocomuniste, che nel 1948 gli stessi nazionalisti avevano ritenute superflue per la loro vittoria e pericolose per i loro interessi.
Né in Indonesia né in Birmania questa reimmissione dei comunisti nell'attiva direzione degli affari del paese è ancora avvenuta pienamente. In Indonesia, dove vige in linea di principio un'effettiva democrazia politica, limitata finora soltanto localmente dalle interferenze delle forze reazionarie poi impegnatesi nella secessione antinazionale, il governo attuale é una compagine nazionalista orientata a sinistra che ha l'appoggio dei comunisti e che ha anche stroncato con la forza il tentativo della destra confessionale (appoggiata in questo e per questo dagli Stati Uniti) di provocare la repressione anticomunista e di orientare a destra il movimento nazionalista. I comunisti non partecipano tuttavia al governo (ché comunisti non sono tre ministri indipendenti filocomunisti) e finora sono stati vani gli sforzi del presidente Sukarno per sancire con la loro partecipazione alla direzione del paese un'alleanza di tipo fronte popolare tra. forze nazionaliste e forze comuniste.
Ora che la secessione armata della destra é stata sconfitta per l'azione tempestiva ed energica dell'esercito, ma anche per le resistenze opposte alla secessione dai gruppi socialmente e politicamente più avanzati dei lavoratori di Sumatra e di Giava, si presenta per i nazionalisti indonesiani la necessità di una scelta a breve scadenza: se essi non consolideranno rapidamente la loro politica[...]

[...]e che mai per colmare i danni economici causati dalla secessione e dalla guerra civile. Ma da questa conferma del metodo democratico e della politica di sviluppo potrebbe trarre vantaggio soprattutto il partito comunista che guarda già alle elezioni che dovrebbero essere tenute nel 1959 come alla grande occasione di un successo di sinistra da ottenersi o attraverso la lotta dei partito comunista da solo, o attraverso un fronte tra nazionalisti e comunisti. Rinviando le elezioni il partito nazionalista si troverebbe alla mercé di quei gruppi musulmani di centro destra, che, pur avendo sostenuto e fomentato la secessione, si sono poi astenuti dal parteciparvi sperando di poter agire come arbitri e mediatori tra un governo incapace di reprimere la rivolta ed i ribelli incapaci di ottenere una vittoria decisiva; indicendole esso deve assicurarsi un successo a sinistra in modo da non rinnovare il paralizzante equilibrio di forze opposte emerso dalle elezioni del 1955.
i' Il problema dei rapporti tra il gruppo nazionalista progresr sivo ed i comuni[...]

[...]fomentato la secessione, si sono poi astenuti dal parteciparvi sperando di poter agire come arbitri e mediatori tra un governo incapace di reprimere la rivolta ed i ribelli incapaci di ottenere una vittoria decisiva; indicendole esso deve assicurarsi un successo a sinistra in modo da non rinnovare il paralizzante equilibrio di forze opposte emerso dalle elezioni del 1955.
i' Il problema dei rapporti tra il gruppo nazionalista progresr sivo ed i comunisti é quindi in Indonesia in uno stadio assai I più avanzato che in India, dove le concessioni e la mediazione di Nehru e soprattutto la forza coesiva rappresentata dalla sua 1 personalità hanno finora rinviato quella rottura con le forze 1 di destra, che invece il radicalismo di sinistra e l'atteggiamento politico di Sukarno hanno favorito. Un appoggio da sinistra, anche a prezzo di concessioni politiche e sociali è quindi più urgente ed indispensabile (e forse anche ideologicamente più accettabile) per i nazionalisti indonesiani che per Nehru.
A differenza di quanto avviene in India, la collab[...]

[...]i destra, che invece il radicalismo di sinistra e l'atteggiamento politico di Sukarno hanno favorito. Un appoggio da sinistra, anche a prezzo di concessioni politiche e sociali è quindi più urgente ed indispensabile (e forse anche ideologicamente più accettabile) per i nazionalisti indonesiani che per Nehru.
A differenza di quanto avviene in India, la collaborazione
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 53
tra nazionalisti e comunisti indonesiani, (se non sarà stroncata da uria dittatura militare) non sembra destinata a porre problemi ideologici nuovi al movimento comunista nel suo complesso: questa collaborazione rientra infatti nelle vecchie tesi sulla necessità di unire comunisti e nazionalisti nella lotta contro le sopravvivenze economiche del dominio coloniale (siano esse controllate dai decrescenti interessi olandesi o dai nuovi interessi delle compagnie petrolifere americane) e contro i residui delle forze confessionali e separatiste semifeudali. La debolezza economica e ideologica del nazionalismo indonesiano e l'atteggiamento di sinistra delle nuove leve nazionaliste permettono inoltre di prevedere la possibilità di un'effettiva direzione comunista in un'alleanza di questo genere, secondo le tesi di Stalin e di Mao. La probabilità di portare al successo un'allea[...]

[...]inoltre di prevedere la possibilità di un'effettiva direzione comunista in un'alleanza di questo genere, secondo le tesi di Stalin e di Mao. La probabilità di portare al successo un'alleanza nazionalistacomunista attraverso una vittoria elettorale anziché attraverso la lotta armata non costituisce di per sé un nuovo elemento nella teoria dei fronti popolari per i paesi semicoloniali e si inserisce logicamente nell'evoluzione di tutti i movimenti comunisti asiatici a favore del metodo democratico per la conquista del potere.
Più incerta é la situazione birmana e più recente la collaborazione tra filocomunisti e gruppi nazionalisti di sinistra (che tali sono le forze della Lega antifascista per la libertà del popolo, nonostante le loro professioni di fede in un socialismo più o meno fabiano). La rottura del gruppo, che fin qui resse la Birmania con un regime che in sostanza potrebbe essere definito di partito unico, é stata consumata soltanto all'inizio di giugno e solo allora, fratturatosi il potere monopolizzato in precedenza dalla Lega e dalla rete delle sue organizzazioni di massa, é stato necessario per i nazionalisti progressivi ricorrere ai voti dei filocomunisti fino allora tenuti al bando.[...]

[...]nostante le loro professioni di fede in un socialismo più o meno fabiano). La rottura del gruppo, che fin qui resse la Birmania con un regime che in sostanza potrebbe essere definito di partito unico, é stata consumata soltanto all'inizio di giugno e solo allora, fratturatosi il potere monopolizzato in precedenza dalla Lega e dalla rete delle sue organizzazioni di massa, é stato necessario per i nazionalisti progressivi ricorrere ai voti dei filocomunisti fino allora tenuti al bando. L'aspetto principale della nuova situazione consisterà probabilmente nella definitiva liquidazione della lotta armata infierita dal 1948 in poi tra governo e partito comunista ufficiale, nel ritorno del partito comunista stesso alla legalità e nella sua fusione con le forze filocomuniste rimaste nella legalità ed ora alleatesi con i nazionalisti progressivi.
Questo mutamento nelle posizioni dei comunisti birmani,
54 ENRICA PISCHEL
nonostante la scarsa entità che l'evento riveste rispetto alla situazione mondiale, è il più recente e sintomatico coronamento del processo svoltosi in Asia da Bandung in poi attraverso il prevalere degli sviluppi e degli interessi interni sulle ripercussioni di fatti e situazioni verificatisi fuori dello spazio di ciascun Stato asiatico. La rivolta dei comunisti birmani e la guerra ci vile da essi mossa al regime nazionalista progressivo di . Rangoon non era i atti giustificata dalla situazione interna, né dalla polihca estera del governo birmano: ma rappresentò il tentativo estremo e più irrazionale di risolvere con la violenza e ëonfidandö in~úñ `ä ütö esterno (che nel caso della Birmania 'non fu concesso ai comunisti locali né dell'URSS né della Cina proprio per salvaguardare la loro collaborazione con i neutrali) i problemi sociali ed economici di un paese asiatico e di rompere fa collaborazione tra i Comunisti e i gruppi democraticoprogressivi della borghesia. Ora, spostatasi sui problemi interni e concreti dei paesi asiatici l'alternativa a lunga scadenza tra i diversi sistemi di organizzazione sociale, l'insurrezione armata e la divisione tra le forze comuniste e quelle nazionaliste sono state relegate tra gli strumenti ed i fenomeni di una fase precedente e superata.
ENRICA PISCHEL



da Alberto Moravia, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Il comunismo al potere e i problemi dell'arte in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]forse riusciranno nel loro intento. Ma quel giorno scopriranno che la « norma » ha assunto un carattere erotico. La natura regna nell'arte, non la società.
* * *
Quando tutto é stato detto sull'arte, l'ultima parola spetta pur sempre agli artisti. Il brodo di pollo non si fa se non c'é il pollo. In certi casi il pollo scappa sulla cima del campanile e la caldaia dell'acqua continua a bollire invano.
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L'esame delle opere d'arte dei paesi comunisti rivela negli artisti una preoccupazione d'ordine pratico predominante: far la propaganda all'ideologia di stato, essere in regola con questa ideologia, non far nulla che possa suonare non soltanto come disaccordo ma anche come indifferenza a questa ideologia. Perché questa preoccupazione ci appare diversa da quella, poniamo, dei primitivi italiani i quali, tuttavia facevano arte cristiana e soltanto quella? Perché i primitivi italiani non potevano essere che cristiani, mentre i comunisti potrebbero ancora oggi essere o non essere comunisti. C'è, insomma, tuttora una possibilità di scelta e du[...]

[...]azione d'ordine pratico predominante: far la propaganda all'ideologia di stato, essere in regola con questa ideologia, non far nulla che possa suonare non soltanto come disaccordo ma anche come indifferenza a questa ideologia. Perché questa preoccupazione ci appare diversa da quella, poniamo, dei primitivi italiani i quali, tuttavia facevano arte cristiana e soltanto quella? Perché i primitivi italiani non potevano essere che cristiani, mentre i comunisti potrebbero ancora oggi essere o non essere comunisti. C'è, insomma, tuttora una possibilità di scelta e dunque, purtroppo, anche di coercizione. E basta l'ombra della coercizione per far sfumare la poesia. I comunisti dovranno conquistare il mondo intero prima di avere un'arte degna di questo nome.
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La teoria della sovrastruttura dovuta al momento in cui Marx scrisse i suoi libri. Un cattivo momento per l'arte, senza dubbio, ma pas
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seggero. Due secoli prima, Marx non avrebbe trovato appigli per la sua teoria. La teoria dell'arte come sovrastruttura é legata al problema della produzione industriale dell'arte e non porta che ad una nuova definizione, di specie sociale ed economica, dell'arte mancata, dell'arte brutta. L'arte riuscita, l'arte [...]

[...]società del passato, fossero esse feudali o borghesi o schiaviste o patriarcali, nei loro buoni momenti furono sempre capaci di esprimere un tale realismo. Una società che invece non ne sia capace é una società che per qualche motivo non sa, non vuole, o non può vedersi qual é realmente.
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L'arte di classe, o arte ufficiale risponde con sufficiente precisione al concetto deteriore dell'arte intesa come sovrastruttura proposto dal marxismo. I comunisti dichiarano volentieri che tale arte di classe o
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8 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
arte ufficiale o arte sovrastrutturale cesserà di esistere, appunto, quando sarà stata raggiunta la soèietà senza classi. Perché allora l'arte dei paesi orientali, più forse di ogni arte contemporanea, offre gli aspetti noti dell'arte di classe o ufficiale o sovrastruttu[...]

[...]i non hanno mai vaticinato altro che disastri. Profeti ottimisti, ecco la grande novità.
* * *
Se l'arte é sovrastruttura, come mai riesce a sopravvivere alla struttura? Perché mai leggiamo ancora l'Iliade, sopratruttura, a quanto si dice, del feudalesimo arcaico greco? E che cos'è che garantisce vita eterna alla sovrastruttura? E perché la struttura transeunte é considerata più importante della soprastruttura che non lo è?
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Le idee dei comunisti sull'arte sono giuste, chi potrebbe negarlo? Nello stesso termine di realismo socialista é contenuta una riflessione critica inoppugnabile: l'arte fu sempre realista o non fu affatto e inoltre essa fu sempre legata direttamente o indirettamente alla ideologia
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 9
del momento. Il realismo è dunque inseparabile dall'arte, almeno da quella europea; l'ideologia anche. Che c'è dunque di strano che lo stato socialista chieda agli artisti il realismo socialista? Rispondiamo che la stranezza consiste nel fatto che, al contrario della Chiesa e [...]

[...]o socialista e « l'artifice agreable » del poeta di corte di Luigi decimoquarto?
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Ci si meraviglia che certi scrittori e critici d'occidente, di fede marxista, difendano l'arte dei paesi orientali che, a parere di molti, essi non potrebbero invece non giudicare assai severamente. E si parla in questi casi di disciplina di partito. Ma secondo noi si tratta invece di uno scambio avvenuto nel profondo dell'animo tra ideologia e realtà. Per i comunisti l'ideologia è la realtà, e quella che la gente comune chiama realtà non é nulla. Se la realtà non dà ragione all'ideologia, tanto peggio per la realtà. Né si potrebbe dar torto a quegli scrittori e critici comunisti, almeno da un punto di vista psicologico. Lo scambio di solito é avvenuto in loro in condizioni drammatiche che sono poi quelle di tutte le conversioni. In quei momenti, davvero, l'ideologia é la realtà; e se non lo é, la conversione non puó aver luogo. Più tardi, di fronte all'arte come a qualsiasi altra manifestazione o attività umana, ciò che avvenne con lacerazione e dolore al tempo della conversione, si ripete facilmente, in maniera quasi automatica.
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Le idee dei comunisti sull'arte sono costantemente presentate in stretta correlazione con le loro teorie economiche e sociali e con[...]

[...]sicologico. Lo scambio di solito é avvenuto in loro in condizioni drammatiche che sono poi quelle di tutte le conversioni. In quei momenti, davvero, l'ideologia é la realtà; e se non lo é, la conversione non puó aver luogo. Più tardi, di fronte all'arte come a qualsiasi altra manifestazione o attività umana, ciò che avvenne con lacerazione e dolore al tempo della conversione, si ripete facilmente, in maniera quasi automatica.
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Le idee dei comunisti sull'arte sono costantemente presentate in stretta correlazione con le loro teorie economiche e sociali e confuse con esse. Chi in parte o del tutto approva le teorie economiche e sociali del comunismo é portato così ad approvare anche le idee estetiche o per lo meno a considerarle con favore. Ma questa confusione non puó portare che ad accettare una concezione estetica rozza e semplicistica. L'arte, infatti, mentre puó benissimo avere un contenuto proletario, per i suoi moduli formali e tecnici é invece legata alla maturità del gusto, della coltura e della capacità espressiva. Come dire che [...]

[...]l fascio così degli astrattisti come dei realisti socialisti. Ai primi direbbe: «Dipingetemi una mano che è una mano »; ai secondi: « Infondete nei vostri ritratti di generali e uomini politici il senso di potenza, di gloria e di poesia che seppi mettere nei miei ». Abbiamo nominato Tiziano per indicare un certo livello di maestria tecnica e di altezza di ispirazione; non per additare un modello irripetibile così in occidente come in oriente.
I comunisti non riconosceranno mai che le opere d'arte dei paesi orientali sono di scarso valore artistico. E come potrebbero? Essi non credono al vero bensì al verosimile, alla natura bensì alla ragione, alla realtà bensì all'ideologia, alla poesia bensì all'artificio, alla spontaneità creativa bensì alla volontà costruttiva. Essi faranno dell'arte certamente, un giorno o l'altro, ma loro malgrado e senza rendersene conto.
I comunisti sembrano propugnare un'arte classica. Diciamo « sembrano» perché nulla é sicuro in un regime così sicuro come la dittatura, sia pure del proletariato. Dunque, partendo dal presupposto marxista che ogni società nel momento della sua massima funzionalità e necessità storica esprime un'arte perfettamente oggettiva e completamente realistica, senza reticenze né compromessi, né evasioni, né parzialità, insomma classica, i comunisti contrappongono questo momento solare a quello del tramonto ossia della decadenza di ogni società, decadenza che si esprimerebbe invece in un'arte malsanamente soggettiva, incompleta, astratta, evasiva, reticente e insomma, appunto, decadente. E evidente che in questo caso la distinzione tra poesia e non poesia salta e viene sostituita da quella di classicità e di decadenza, ossia di completezza e incompletezza, cioè, in altri termini, di maggiore o minore coraggio, capacità e volontà della società di rappresentarsi qual é, in tutti i suoi aspetti, anche in quelli negativi e di riconoscersi in[...]

[...]almente, colpendo l'artista, si colpisce anche, indirettamente, l'operaio che nell'artista vede il suo supremo ideale umano di libera e completa espressività.
Il comunismo tenta di assorbire la cultura e l'arte dell'occidente nei. suoi uomini e prodotti migliori, in modo da lasciare alla borghesia soltanto gli uomini e i prodotti deteriori. Questo tentativo potrebbe anche riuscire. Ma resta dubbio che il risultato sarà quello che si aspettano i comunisti.
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singolare che nei paesi orientali, dove è predominante una ideologia storicistica, si abbia invece una concezione precettistica dell'arte. Ma queste sono le sorprese dello storicismo che finisce per mordersi la coda con la logica conclusione dell'avvento di una società senza storia. Dunque un'arte senza sviluppi, fissa ad un ideale immobile.
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La forza della polemica comunista per l'arte sta, più che negli argomenti, nel carattere mortuario e suicidale di grandissima parte dell'arte dell'occidente. I comunisti hanno buon gioco[...]

[...]deologia storicistica, si abbia invece una concezione precettistica dell'arte. Ma queste sono le sorprese dello storicismo che finisce per mordersi la coda con la logica conclusione dell'avvento di una società senza storia. Dunque un'arte senza sviluppi, fissa ad un ideale immobile.
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La forza della polemica comunista per l'arte sta, più che negli argomenti, nel carattere mortuario e suicidale di grandissima parte dell'arte dell'occidente. I comunisti hanno buon gioco a dimostrare che tale arte é l'espressione di un cupio dissolvi generale che non può non avere le sue origini fuori dell'arte medesima. Ma essi stessi non sanno proporre, di contro a quest'arte occidentale, che delle teorie. Dei loro prodotti artistici tutto é stato detto quando si é detto che sono il frutto della buona volontà. Ora con la buona volontà si costruiscono le fabbriche, ma non si fa della poesia.
**s
I comunisti non tanto propongono un'arte nuova, quanto, pur forse senza rendersene conto, una sospensione dell'arte. Così, in campagna, un campo troppe volte coltivato, si lascia senza semina per due o tre stagioni in modo che si riposi e ripigli forza. Il cristianesimo, in una simile circostanza, decise che l'arte pagana, la sola possibile in quel tempo, era opera del diavolo. I comunisti non credono al diavolo bensì alla decadenza, immoralità, corruzione e rovina del capitalismo. In realtà così il cristianesimo allora come il comunismo oggi sono strumenti della natura esausta che chiede riposo. Ma gli uomini non amano ammettere di essere determinati da semplici leggi biologiche; e così nel campo dell'arte la . stanchezza é chiamata, poniamo, astrattismo e il riposo, realismo socialista.
S'intende che queste note riguardano i rapporti dell'arte col comunismo al potere. Per i rapporti dell'arte con il comunismo all'opposi
16 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
zione, le cose [...]

[...] pascola le sue pecore. II pastorello sorride,
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 19
sembra felice. Davanti ad un simile quadro vien fatto, anche a chi sia a digiuno di marxismo, di pensare: «Ecco la concezione borghese dell'arte che vuole che si rappresenti la felicità di un pastore nonostante gli stracci e i piedi nudi ». Ma che dobbiamo pensare dell'equivalente del pastorello che troviamo in infiniti quadri di artisti comunisti? Lo stato comunista ci risponde: « I miei pastori non hanno i piedi nudi e non indossano stracci. Essi sono davvero felici così nei quadri come nella realtà ». A questo si potrebbe obbiettare che se ciò fosse vero, i pastori dei quadri comunisti sarebbero dipinti meglio. Essendo dipinti come sono dipinti, la critica marxista nei riguardi di questi quadri é altrettanto giustificata che nei riguardi dei quadri borghesi.
***
Marx aveva detto: é tempo che la filosofia si adoperi non per spiegare ma per cambiare il mondo. Ma non aveva detto che l'arte dovesse fare la stessa cosa. Probabilmente, ove fosse stato interrogato in proposito, egli avrebbe riconosciuto che all'arte, come sempre, spettava il compito di rappresentare il mondo una volta che fosse cambiato. Il comunismo, invece, chiede all'arte di contribuire, in maniera diretta ed[...]

[...]assica, bensì la stilizzazione rituale bizantina.
Il marxismo é un potente strumento di risanamento e di rinnovamento nel mondo presente. Esso é all'opera da quasi cinquant'anni e ad esso, in parte, si deve se l'enorme eredità passiva dell'ultimo ottocento sia stata liquidata e il gusto e l'arte del novecento abbiano potuto assumere il loro carattere attuale. L'abbandono del marxismo nella sua accezione di diagnosi e di critica in tutti i paesi comunisti, può significare due cose: o uno sviluppo dell'arte non dissimile da quello del compromesso borghese dell'ottocento; oppure l'instaurazione di un'arte, come abbiamo già accennato, di tipo classico. Ma per ora questa seconda ipotesi rimane soltanto un'ipotesi, mancando al tutto opere che possano confermarla.
24 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
Non si discute qui la realtà della rivoluzione comunista. Essa si impone, per così dire, ad occhio nudo. Nel 1917 i comunisti erano un pugno d'uomini, oggi, quarant'anni dopo, la bandiera del comunismo sventola su più di un terzo del globo. Quello ch[...]

[...]e due cose: o uno sviluppo dell'arte non dissimile da quello del compromesso borghese dell'ottocento; oppure l'instaurazione di un'arte, come abbiamo già accennato, di tipo classico. Ma per ora questa seconda ipotesi rimane soltanto un'ipotesi, mancando al tutto opere che possano confermarla.
24 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
Non si discute qui la realtà della rivoluzione comunista. Essa si impone, per così dire, ad occhio nudo. Nel 1917 i comunisti erano un pugno d'uomini, oggi, quarant'anni dopo, la bandiera del comunismo sventola su più di un terzo del globo. Quello che si discute è un particolare infimo, dopo tutto, di questa rivoluzione, un particolare senza grande importanza rispetto alle ambizioni del comunismo e alle sue effettive realizzazioni. Questo particolare che è l'arte, per noi, che non crediamo alla teoria della sovrastruttura se non in parte e in maniera condizionata, tutt'al più starebbe a significare che nei paesi comunisti non vi sono buoni artisti. Ma sono i comunisti stessi che, propugnando la teoria della sovrastr[...]

[...]dopo, la bandiera del comunismo sventola su più di un terzo del globo. Quello che si discute è un particolare infimo, dopo tutto, di questa rivoluzione, un particolare senza grande importanza rispetto alle ambizioni del comunismo e alle sue effettive realizzazioni. Questo particolare che è l'arte, per noi, che non crediamo alla teoria della sovrastruttura se non in parte e in maniera condizionata, tutt'al più starebbe a significare che nei paesi comunisti non vi sono buoni artisti. Ma sono i comunisti stessi che, propugnando la teoria della sovrastruttura, ci obbligano a pensare che nei paesi comunisti non vi siano buoni artisti per colpa non della natura bensì della società. I comunisti ci rispondono: date tempo al tempo. E noi, a nostra volta, rispondiamo: il tempo è galantuomo ed esso porterà senza fallo al riconoscimento dell'autonomia del fatto artistico.
* * *
I comunisti ci dicono ancora: siamo in guerra, siamo in lotta, siamo in crociata, l'arte in tali condizioni non può non essere un'arma, uno strumento, un mezzo. Al che noi rispondiamo: potete anche aver ragione, almeno per quanto vi riguarda, ma non vi accorgete che la vostra arte non può essere un'arma, uno strumento, un mezzo, perché è cattiva arte? Per la rivoluzione, un romanzo come Guerra e Pace farebbe più che una guerra vinta. Ma i vostri romanzi sono invece altrettante battaglie perdute. E non venite a dirci che non siamo in grado di apprezzarli. La forma, il contenuto dell'arte possono forse ess[...]

[...]plicita e in oriente implicita, ma dappertutto con la rozzezza e infantilità del mestiere dell'artista. Alla luce di questa decadenza generale vien fatto di domandarsi se la vera rivoluzione del mondo moderno non sia quella dell'avvento di una civiltà meccanica e pratica, scientifica e burocratica, eudemonistica e statalistica, nella quale l'arte non avrebbe piú alcun posto e di cui la rivoluzione comunista non sarebbe che un episodio. Proprio i comunisti ci dicono che l'uomo non è immutabile e puó cambiare secondo che cambia l'ambiente sociale. Ora, tra i cambiamenti che possono verificarsi, c'è anche quello di un uomo muto e senza canto. In certe isole del Pacifico ci dicono che gli uccelli non cantano. Eppure sono sempre uccelli e volano e prolificano come in passato.
* * *
Che cosa rispondono di solito i comunisti alle obbiezioni del genere di queste che abbiamo mosso sinora ? Tante cose, alcune molto sottili e sofistiche, altre semplicemente negative. Possono confutare l'obbiettore punto per punto; e possono sbrigarsela invece con la semplice accusa di essere un « borghese decadente ». Ma in ultima analisi, la vera risposta non la danno; e come potrebbero? La vera risposta é che dovunque il comunismo prenda il potere esso é risoluto a non abbandonarlo per secoli. E che il tempo in faccende a lunghissima scadenza come il comunismo e l'arte non conta. E che ci sia una generazione o due o tre di cattivi [...]

[...]e tale concetto va abbandonato, perché, come é ovvio, esso porterebbe ad una critica corrosiva della società stessa che la rivoluzione ha instaurato. Questo passaggio e questa trasformazione prendono tutto il loro spicco nei paesi in cui la rivoluzione comunista non ha avuto luogo. In questi paesi i critici di fede marxista, sono marxisti per quanto riguarda l'arte borghese dei loro paesi e conformisti per quanto riguarda invece l'arte dei paesi comunisti. L'opera d'arte americana sarà indicativa di una data situazione sociale, l'opera d'arte sovietica invece non lo sarà affatto. Che cosa se ne deve arguire? Forse che le teorie marxiste sono rivoluzionarie soltanto in parte cioè relativamente alla società borghese
e all'arte borghese; ma che cessano di esserlo appena si tratta di arte
e società comuniste?
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Eppure le teorie marxiste sull'arte sono invece meravigliosamente adatte ad una diagnosi dei mali del corpo sociale; e la loro forza rivoluzionaria é indubbia. Applicatele all'arte dei paesi comunisti e vedrete che daranno risultati n[...]

[...]non lo sarà affatto. Che cosa se ne deve arguire? Forse che le teorie marxiste sono rivoluzionarie soltanto in parte cioè relativamente alla società borghese
e all'arte borghese; ma che cessano di esserlo appena si tratta di arte
e società comuniste?
***
Eppure le teorie marxiste sull'arte sono invece meravigliosamente adatte ad una diagnosi dei mali del corpo sociale; e la loro forza rivoluzionaria é indubbia. Applicatele all'arte dei paesi comunisti e vedrete che daranno risultati non inferiori a quelli che si ottengono applicandole all'arte dei paesi borghesi. Essi dimostreranno infatti che anche in quei paesi la società si difende nell'arte con gli stessi mezzi
e gli stessi compromessi che nei paesi borghesi.
* * *
Lo stato socialista quando vuol dettare norme agli artisti, tiene d'occhio soprattutto il livello medio delle masse. Se, per fare un esempio, le masse leggessero come vanno al cinema, pochi tra i libri che vengono oggi stampati sarebbero pubblicati. Ma i comunisti immaginano che il
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[...]ole all'arte dei paesi borghesi. Essi dimostreranno infatti che anche in quei paesi la società si difende nell'arte con gli stessi mezzi
e gli stessi compromessi che nei paesi borghesi.
* * *
Lo stato socialista quando vuol dettare norme agli artisti, tiene d'occhio soprattutto il livello medio delle masse. Se, per fare un esempio, le masse leggessero come vanno al cinema, pochi tra i libri che vengono oggi stampati sarebbero pubblicati. Ma i comunisti immaginano che il
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE
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livello delle masse salirà indefinitamente. Purtroppo, però, quando il livello delle masse sarà veramente alto, bisognerà provvedere a far salire egualmente il livello degli artisti, diventato, nel frattempo, estremamente basso.
* * *
Il problema della realtà per uno stato che pretenda di essere in possesso della verità attraverso una sua ideologia, si pone in maniera molto semplice: é reale tutto ciò che risponde a quell'ideologia; irreale, ossia irrazionale, ossia negativo, tutto ciò che la contraddice.[...]

[...]rto. In Asia l'arte è sempre stata sottoposta a regole, norme e leggi statali o religiose. Il banco di prova delle idee del comunismo sull'arte é l'occidente. Purtroppo, però, né una vittoria dell'oriente sull'occidente, né una vittoria dell'occidente sull'oriente, chiarirebbero la questione dell'arte. La quale si giova di scambi non di vittorie.
* * *
L'arte in occidente ha raggiunto un grado di disintegrazione che certamente fa buon gioco ai comunisti. Ma si rifletta che questa disintegrazione poco ha a che fare con il fatto sociale. Essa é piuttosto un fatto biologico. I comunisti possono forse sopprimerla, non raddrizzarla. Quando la biologia bussa alla porta della storia, essa non si contenta di una rivoluzione. Essa chiede le grandi migrazioni dei popoli, le invasioni, i medi evi. E la storia compiacemente le dá quanto essa chiede, magari servendosi dei comunisti.
* * *
I tuoi libri non rispondono alla ideologia dominante e dunque non li pubblichiamo. Ma io non posso fare a meno di scrivere in questo modo. Allora sei un traditore. Sono un traditore perché scrivo questi libri o perché non posso fare ameno di scriverli? Sei un traditore perché non puoi fare a meno di scriverli.
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 29
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Che rapporto c'è tra il marxismo e l'arte cosidetta partitica? Nessuno a ben guardare. Il marxismo, con il suo determinismo brutale ma sano svelando il carattere, appunto, partitico, dell'arte borghese, in re[...]

[...] viene fatto partire per l'Australia dove diventa, chissà perché, un cittadino esemplare. Mettete al posto dell'Australia l'Asia centrale e al posto degli allevamenti di pecore, le fabbriche e avrete il personaggio di certi romanzi russi con la sua trasformazione positiva ed esterna dettata non da una logica interna del personaggio bensì dalla volontà di compromesso dello scrittore con la società sovietica.
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L'arte per l'arte, dai critici comunisti, viene contrapposta di solito all'arte partitica. In realtà questo contrasto non esiste e né l'una né l'altra possono dirsi espressioni sane e dirette di una data società. L'arte sana e diretta nasce dall'incontro a pari termini tra la società e l'artista. Quest'incontro noi l'abbiamo in tutti gli scrittori classici delle grandi epoche dell'arte. L'arte per l'arte e l'arte di propaganda invece evitano quest'incontro, la prima per orgoglio e la seconda per spirito di sopraffazione. Esse astraggono, insomma, dalla realtà che vuole invece studio, pazienza, umiltà, sincerità, senso della verità, [...]



da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]amo contro la guerra, ma dicevamo che il fare la guerra con quella preparazione era un errore dal punto di vista borghese, io sono stato accusato e attaccato in tutti i modi da interventisti e già che qui è presente il compagno Zambianchi, egli pub testimoniare come nel 1915 io ebbi l'onore di essere aggredito a Roma, al caffè Aragno. (Qualche applauso).
Discorso Kabaktceff
ROBERTO, presidente: Do la parola al compagno Kabaktceff, delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi; grida di r Viva la Terza Internazionale)». Il compagno Kabaktceff parla per delega ed incarico del Comitato della Terza Internazionale. (Applausi). Egli parla in francese. Il compagno on. Misiano, farà in seguito la traduzione.
KABAKTCEFF: Compagni: sono venuto a questo Congresso come
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rappresentante del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e prima di leggere il discorso già preparato, mi permetto di fare alcune dichiarazioni.
Saluto il vostro Congresso a nome del Comitato esecutivo della Terza I[...]

[...]li parla in francese. Il compagno on. Misiano, farà in seguito la traduzione.
KABAKTCEFF: Compagni: sono venuto a questo Congresso come
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rappresentante del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e prima di leggere il discorso già preparato, mi permetto di fare alcune dichiarazioni.
Saluto il vostro Congresso a nome del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e un particolare saluto vi porto a nome della Federazione dei Partiti comunisti della regione balcanica. La Bulgaria attraverso le prove della guerra e nelle condizioni del dopo guerra, ha messo in prima linea il problema della lotta di classe ed il proletariato bulgaro è tutto concorde sotto la bandiera del Partito comunista, il quale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista greca, e, per la coordinazione fra la politica greca e la politica internazional[...]

[...] politica internazionale, rappresenta la bancarotta della politica dell'Intesa nei paesi balcanici e nell'Oriente.
Il Partito comunista jugoslavo ha ottenuto nel Parlamento 59 seggi; ma oggi voi sapete come l'Assemblea costituente regni a Belgrado, facendo gli interessi esclusivi della borghesia, intaccando la sua dittatura. Il Governo jugoslavo ha soppresso tutte le legalità costituzionali, ha soppresso la stampa comunista, tutti gli organismi comunisti, tutte le organizzazioni politiche e professionali ed ha arrestato i delegati comunisti. Oggi, alla Costituente, i deputati della tendenza Radek, non possono intervenire e l'assemblea è di già priva dell'autorità legale. Si preannuncia una lotta sociale nazionale contro la dominazione della borghesia ed io prego il Congresso di esprimere una protesta contro la dittatura ed il terrore del Governo jugoslavo. (Applausi).
La discussione che avete oggi in Italia tra le diverse tendenze del vostro Partito, già vi fu nei paesi della Balcania ed io vi posso assicurare che il Partita comunista balcanico, unitamente alla Federazione comunista dei Balcani e del Danubio, sostiene ed approv[...]

[...]del proletariato. Internazionale, perché gli occhi del proletariato del mondo intero sono oggi volti verso l'Italia. I due campi: la borghesia internazionale ed il proletariato internazionale, sanno perfettamente che la parte verso la quale andrà il Partito italiano, farà traboccare per lui la bilancia storica in questo momento. Dopo l'unione delle forze rivoluzionarie del proletariato, in quasi tutti i paesi dell'Europa continentale, in Partiti comunisti, dopo l'unione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Partita socialdemocratico di CzecoSlovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paesi, è ora la volta degli operai cosc[...]

[...]nione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Partita socialdemocratico di CzecoSlovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paesi, è ora la volta degli operai coscienti e rivoluzionari italiani per la liberazione dai riformisti e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi assolverete questo compito con dignità e con coraggio.
Compagni, il dovere del proletariato italiano e del Partito socialista italiano nel momento presente, è determinato dalla situazione interna e in[...]

[...]é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazion[...]

[...] sono stati temprati nel fuoco e nel sangue della piú grande rivoluzione proletaria del mondo.
Ma, proprio in questo momento, il compagno Serrati si avanza e dichiara che non esistono né in Italia né nel mondo capitalista le condizioni per la rivoluzione. Egli nega la situazione rivoluzionaria e l'epoca rivoluzionaria. Nella sua risposta, del 16 dicembre, al compagno Lenin, Serrati dichiara precisamente che: «egli non è d'accordo con Lenin ed i comunisti italiani sull'apprezzamento del momento storico attraversato dall'Italia». Piú avanti, egli dichiara che: « in Italia, a parte l'episodio di Ancona, non c'è stata una vera insurrezione, e che la occupazione delle fabbriche non fu un movimento rivoluzionario, ma un movimento sindacale largo e profondo, completamente pacifico ». Egli dichiara infine che l'agitazione dei contadini per l'occupazione della terra... « ha anche avuto carattere pacifico e che anche in questo caso, non si tratta di insurrezione vera e propria », ed aggiunge: « Si ebbero soltanto, e dolorosamente, delle fucilazioni ». [...]

[...]oscerla giusta, ma è anche necessario che si continuino i nostri lavori poiché altrimenti qui si compirebbe un sabotaggio e non piú una discussione. (Applausi). Prego quindi, in nome di quei principi reciproci di sopportazione, di far continuare in calma la lettura, alla quale sarà possibile ad ogni frazione rispondere esaurientemente. (Approvazioni).
MISIANO (continuando la lettura): Poiché, quale è oggi la differenza fra gli opportunisti ed i comunisti? E precisamente questa: che i primi non riconoscono la situazione rivoluzionaria, non ammettono che le condizioni per una rivoluzione proletaria siano mature, giustificando con questo la loro collaborazione con la borghesia per il ristabilimento ed il consolidamento del regime capitalista scosso, il loro passaggio alla controrivoluzione. Il compagno Serrati, e quanti lo sorreggono, accettando le basi teoriche dell'opportunismo e del riformismo, sono naturalmente costretti ad accettare anche la loro concezione sulle questioni attuali della lotta del proletariato, ad approvare ed accettare la l[...]

[...]remo di avere ragione.
Per queste ragioni, mi unisco completamente alla raccomandazione fatta dal compagno Kabaktceff ed a quella fatta dalla Presidenza del Congresso, acciocché questa nostra adunanza continui ad essere serena, pacifica, tranquilla, ed in essa tutti quanti possano esprimere largamente, con la massima libertà, le proprie idee. (Applausi).
MISIANO (riprende la lettura): ...il Partito, da parte sua, inceppato dai riformisti e dai comunisti unitari, dai centristi, non era in condizioni di prendere nelle sue mani la direzione di questa lotta rivoluzionaria, malgrado la maggioranza del C.C. si fosse espressa in tale senso. Il compagno Serrati nega anche il carattere rivoluzionario della occupazione delle terre di proprietà dei grandi proprietari terrieri, da parte degli operai agricoli, dei semiproprietari e dei piccoli contadini. Ma anche questa è un'azione rivoluzionaria per eccellenza, poiché è la presa violenta di possesso delle terre dalle mani di una classe (quella dei grandi proprietari terrieri), e la sua trasmissione nell[...]

[...]'azione rivoluzionaria degli operai, perché egli è, in generale, contro la rivoluzione.
Il compagno Serrati espone le tesi dell'Internazionale comunista sulla questione nazionale e coloniale, in una maniera tale come se queste medesime tesi imponessero al P.S.I. di cessare la sua latta contro la borghesia nazionalista e di solidarizzare con la politica nazionalista della sua borghesia. Ma questa è una interpretazione arbitraria delle tesi. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente energia, la nostra lotta contro la nostra borghesia nazionalista e, malgrado ciò, noi accettiamo completamente le tesi della Internazionale comunista sulle questioni nazionali e coloniali, perché con queste tesi, l'Internazionale comunista non preconizza la unione con la borghesia nazionalista, ma, al cont[...]

[...]e guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente energia, la nostra lotta contro la nostra borghesia nazionalista e, malgrado ciò, noi accettiamo completamente le tesi della Internazionale comunista sulle questioni nazionali e coloniali, perché con queste tesi, l'Internazionale comunista non preconizza la unione con la borghesia nazionalista, ma, al contrario, obbliga tutti i Partiti comunisti a lottare contro la politica di conquista della borghesia nazionalista, e a sostenere i popoli soggetti delle colonie nella loro lotta contro i Governi imperialisti. L'unione del proletariato, non già con la borghesia nazionalista, ma con i popoli soggetti e sfruttati: ecco la tattica dell'I.C. sanzionata dalle tesi sulla questione nazionale e coloniale.
Noi comunisti dei Balcani, alla politica nazionalista della borghesia che dissimula i suoi scopi aggressivi sotto la bandiera dell'ideale nazionale, per la liberazione e la unione del popolo, abbiamo posto già dieci anni fa il programma della Repubblica federativa dei Balcani. Dopo la rivoluzione russa, noi abbiamo dichiarato che i popoli balcanici non possono liberarsi che con una rivoluzione vittoriosa degli operai e dei contadini e con la instaurazione di una Repubblica socialista
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federativa sovietica dei Balcani. La politica nazionalista della borghesia balcanica e la politica imperialista dei Gov[...]

[...]o le classi dominanti di tutti i popoli coloniali ed arretrati. I popoli balcanici non possono conquistare la loro indipendenza nazionale dal giogo dell'imperialismo europeo, se non spezzano le catene del giogo capitalista della loro propria borghesia, e nello stesso tempo non acquistano la libertà e l'emancipazione sociale. Per questo grande fine della emancipazione e della libertà sociale e nazionale dei popoli balcanici e danubiani, i Partiti comunisti di quei paesi, unificati in una fede ed in una Federazione comunista generale, conducono la lotta, in pieno accordo coll'Internazionale comunista.
Altrettanto chiara, giusta e rivoluzionaria è la posizione dell'I.C. nei riguardi della lotta che conducono i popoli coloniali in Asia ed in Africa. In questi paesi la situazione è caratterizzata dal fatto che il capitalismo non è ancora abbastanza sviluppato e che la lotta di classe non si verifica perché i popoli si trovano ancora sotto un regime feudale, dei grandi proprietari feudali. Ma questi paesi, benché ancora all'inizio del capitalismo, [...]

[...]di politica interna, che in tema di politica estera, e che rifiutano di dare il loro appoggio ai popoli coloniali insorti per emanciparsi dalla dominazione borghese e imperialista. Noi calpestiamo energicamente questo tradimento e dichiariamo che gli interessi del proletariato internazionale e dei popoli oppressi dell'impe
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rialismo esigono che essi si uniscano formando un fronte unico contro i Governi imperialisti.
Il compagno Serrati ed i comunisti unitari si sono trovati sullo stesso terreno dei riformisti anche sulla questione sindacale. I dirigenti della C.G.d.L. dilazionano la convocazione del Congresso sindacale da sette anni, perché sanno bene che le masse operaie sono contro di essi. Oggi questi dirigenti sono d'accordo con l'Internazionale sindacale gialla di Amsterdam (interruzioni, rumori), e il compagno Serrati, non soltanto non si sente indignato e non protesta contra questo fatto, ma egli trova un'intesa cordiale con D'Aragona e compagni. Vedete, compagni, in quale situazione é posto oggi il proletariato italiano in consegu[...]

[...]nternazionale. Sostenere l'Internazionale di Amsterdam, significa sostenere la controrivoluzione internazionale. E impossibile che il Partito italiano permetta d'ora innanzi ai suoi capi di difendere e sostenere la Internazionale di Amsterdam. Il Partito italiano, se sarà un Partito comunista, e se farà parte della Internazionale comunista, sarà obbligato a lottare apertamente e decisamente contro l'Internazionale di Amsterdam; mediante i gruppi comunisti nei Sindacati, dovrà lavorare per la scissione della C.G.d.L. dall'Internazionale di Amsterdam e per la sua adesione alla Internazionale sindacale rossa di Mosca.
Nei paesi balcanici — Bulgaria, Jugoslavia, Grecia e Rumania — le Unioni sindacali si sono affiliate alla Internazionale sindacale di Mosca, durante la conferenza interbalcanica tenuta il 3 ed il 4 di novembre 1920. Davanti al Partito italiano, si aprono due vie: l'una per Amsterdam, l'altra per Mosca. Quale di queste due vie sceglierete?
Voci da vari punti della sala: Mosca ! Mosca !
MisIANO: I riformisti ed i semi riformisti vi[...]

[...]Voci da vari punti della sala: Mosca ! Mosca !
MisIANO: I riformisti ed i semi riformisti vi indicano la via di Amsterdam; l'Internazionale comunista vi chiama a prendere ed a camminare coraggiosamente sulla via di Mosca. E il C.E. dell'I.C. è pro
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fondamente convinto che voi sceglierete e camminerete sulla via di Mosca.
È dunque perfettamente chiaro che i riformisti dichiarati, con Turati alla testa, come pure i semi riformisti chiamati « comunisti unitari » che vanno con Serrati, sono in contraddizione ed in opposizione di principi con l'I.C.; sono contro il suo programma e la sua tattica.
Ma se i riformisti dichiarati non dissimulano piú questa opposizione, i semi riformisti che hanno preso il nome di « comunisti unitari » dissimulano, mediante una fraseologia confusionaria, il loro arretrarsi davanti ai principi della I.C. A tale scopo questi ultimi fanno uso di una argomentazione che non è affatto originale: ripetono gli argomenti vecchi ed usati degli opportunisti e dei riformisti di tutti i paesi e di tutti i tempi.
Cosí come i comunisti unitari giustificano la loro opposizione alle tesi dell'I.C. con le « condizioni speciali e particolari dell'Italia »; e ripetono questa frase senza stanchezza, fino alla sazietà. Ma gli opportunisti e i riformisti hanno sempre giustificato e dissimulato il loro tradimento con le « condizioni speciali e particolari » del loro paese, sia quando essi votavano i bilanci del Governo borghese... (Interruzioni violente, rumori).
MAZZONI: Li hanno votati i comunisti di Francia !
MISIAN0: ...sia quando entravano in coalizione con la borghesia, sia quando diventavano ministri, sia quando sostenevano[...]

[...]ri giustificano la loro opposizione alle tesi dell'I.C. con le « condizioni speciali e particolari dell'Italia »; e ripetono questa frase senza stanchezza, fino alla sazietà. Ma gli opportunisti e i riformisti hanno sempre giustificato e dissimulato il loro tradimento con le « condizioni speciali e particolari » del loro paese, sia quando essi votavano i bilanci del Governo borghese... (Interruzioni violente, rumori).
MAZZONI: Li hanno votati i comunisti di Francia !
MISIAN0: ...sia quando entravano in coalizione con la borghesia, sia quando diventavano ministri, sia quando sostenevano la politica coloniale dei rispettivi Governi, ecc.
Piú avanti, i comunisti unitari giustificano la loro opposizione alle tesi dell'I.C. con il « principio democratico » dell'autonomia dei Partiti appartenenti alla Internazionale. Ma non è dunque in nome di questa autonomia che gli opportunisti e i riformisti hanno sabotato per venti anni le deliberazioni dei Congressi della Seconda Internazionale, dichiarando che quelle risoluzioni non erano obbligatorie per essi e che ogni Partito socialista nazionale è autonomo e che, per conseguenza, è libero di accettare o no, di realizzare o no, le decisioni dell'Internazionale?
È precisamente questa celebre « autonomia », giu[...]

[...]debolezza della Seconda Internazionale e che ha portato al suo vergognoso tradimento ed alla sua caduta. No. L'I.C. non può seguire la via della Seconda Internazionale in fallimento. Al contrario, essa è una organizzazione unificata e centralizzata del proletariato internazionale, con una disciplina ferrea ed una tattica unanime di azione. Il Secondo Congresso dell'Internazionale comunista, ha gettato le basi di questa organizzazione.
I Partiti comunisti debbono sacrificare una parte della propria autonomia; ma ciò essi debbono fare volontieri poiché dipende dai principi e dalla tattica dell'unità nella lotta e nell'azione da parte dei Partiti aderenti all'I.C. Ma i Partiti comunisti hanno diritto di prendere parte alla direzione generale dell'Internazionale. Non è che una calunnia ed una insinuazione l'affermazione che i compagni russi usino quello che si chiama il knout russo, per maltrattare i Partiti apparte
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nenti all'Internazionale comunista. Al C.E. sono rappresentati 17 Partiti mediante uno o piú delegati: il Partito comunista russo non è rappresentato che da cinque delegati. La maggioranza appartiene dunque ai Partiti comunisti degli altri paesi. Infine, il regolamento dell'I.C. riconosce apertamente il diritto dei Partiti comunisti di decidere con piena libe[...]

[...]diritto di prendere parte alla direzione generale dell'Internazionale. Non è che una calunnia ed una insinuazione l'affermazione che i compagni russi usino quello che si chiama il knout russo, per maltrattare i Partiti apparte
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nenti all'Internazionale comunista. Al C.E. sono rappresentati 17 Partiti mediante uno o piú delegati: il Partito comunista russo non è rappresentato che da cinque delegati. La maggioranza appartiene dunque ai Partiti comunisti degli altri paesi. Infine, il regolamento dell'I.C. riconosce apertamente il diritto dei Partiti comunisti di decidere con piena libertà le questioni che hanno importanza locale, restando, ben inteso, sulle basi dei principi e della tattica dell'I.C.
Ma, riconoscerete tutti che la lotta contro gli opportunisti e i riformisti non è una questione prettamente interna, ma al contrario, una questione di importanza internazionale colossale. La lotta contro gli opportunisti ed i socialpatrioti, la lotta per l'epurazione del movimento internazionale operaio da questi traditori, costituisce il dovere piú importante dell'I.C. Se essa non è in grado di assolvere questi compiti, non potrà realizzare il suo g[...]

[...] importante dell'I.C. Se essa non è in grado di assolvere questi compiti, non potrà realizzare il suo grande scopo finale e storico: l'abolizione del capitalismo e la realizzazione della società comunista. L'autonomia può essere sostenuta soltanto da coloro che non vogliono romperla con gli opportunisti e che sotto la maschera della autonomia, vogliono conservarli nel Partito, per continuare insieme la triste opera. Questa è oggi la condotta dei comunisti unitari, dei centristi. Non è vero che il Congresso di Mosca e che il C.E. non conoscano le condizioni speciali dell'Italia. Dopo il Congresso i fatti hanno provato al contrario che la I.C. conosceva perfettamente queste condizioni quando prendeva le sue decisioni concernenti il Partita italiano.
È invano che il compagno Serrati ed i comunisti unitari cercano di dissimulare la loro simpatia e la loro solidarietà verso la Russia sovietista. I riformisti ed i semi riformisti del mondo intero, manifestano la stessa solidarietà: perché l'intero proletariato internazionale è per la rivoluzione russa e la Russia sovietista.
SERRATI: L'abbiamo dimostrato quando eravamo soli !
MISIANo: Gli opportunisti sanno benissimo che se essi si dichiarano apertamente e francamente contro la Russia sovietista e la rivoluzione proletaria russa, perderebbero la loro influenza sulle masse. (Applausi, rumori). E quindi per timore di divulgare e smaschera[...]

[...]quando eravamo soli !
MISIANo: Gli opportunisti sanno benissimo che se essi si dichiarano apertamente e francamente contro la Russia sovietista e la rivoluzione proletaria russa, perderebbero la loro influenza sulle masse. (Applausi, rumori). E quindi per timore di divulgare e smascherare la loro politica opportunista sono costretti a fingere una politica ipocrita verso la Russia dei Soviet. (Applausi).
Voce: Cattive informazioni !
MISIAN0: I comunisti unitari, che si dichiarano contrari alla frazione comunista ed all'I.C. pretendono in pari tempo di essere pure nemici dei riformisti. In altri termini essi formano il centro e non devano protestare quando noi li chiamiamo centristi. Ma il centro ed i
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centristi sostengono la parte piú nefasta nel movimento operaio dopo la guerra imperialistica. I riformisti ed i socialpatrioti, che durante la guerra sono stati apertamente in favore della pace civile con la borghesia, che hanno cioè sostenuto la guerra imperialistica e dopo di essa sono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, son[...]

[...]alpatrioti e quando dalla loro adesione alla minoranza comunista dipendeva la vittoria della rivoluzione, in quel momento i centristi hanno paralizzato l'azione del proletariato, lo hanno condannato alla inattività e con ciò hanno preparato il suo schiacciamento. Nel movimento operaio internazionale, il centro è oggi il principale sostegno del dominio della borghesia e della controrivoluzione internazionale.
I centristi italiani che si chiamano comunisti unitari adempiono lo stesso compito. (Rumori). Con la loro fraseologia confusionaria essi confondono e dissimulano le differenze tra il comunismo e l'opportu
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nismo, essi impediscono ed ostacolano la emancipazione delle masse dalla influenza dei riformisti e dei socialpatrioti, essi impediscono lo sviluppo della coscienza rivoluzionaria e della organizzazione rivoluzionaria del proletariato italiano. Oggi giorno i centristi, non volendo rompere la loro amicizia con i riformisti, dimostrano di essere i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria. Non è per nulla che i riformisti li [...]

[...]ollocano sopra la stessa base e che domani, nelle lotte decisive, i centristi italiani si comporteranno allo stesso modo dei centristi tedeschi. (Rumori, interruzioni, battibecchi).
Ma forse che i centristi non hanno già sostenuto gli opportunisti i quali hanno tradito gli operai ed i contadini, durante gli ultimi movimenti rivoluzionari, condannando alla paralisi ed all'insuccesso la loro lotta per l'occupazione delle fabbriche e dei campi?
I comunisti unitari ed i centristi si sono dimostrati incapaci di comprendere l'attuale periodo rivoluzionario e di elevarsi all'altezza dei grandi doveri storici della rivoluzione proletaria mondiale. È il loro difetto, è la loro debolezza, è la disgrazia loro. Essi, al pari dei riformisti, sono rimasti prigionieri della ideologia propria di quel periodo dei movimento rivoluzionario internazionale proletario durante il quale è nato e si è sviluppato l'opportunismo. È noto che Marx ed Engels hanno posto le basi del socialismo scientifico e rivoluzionario nel periodo che corre dal 1848 al 1871, periodo di[...]

[...]ista italiano non è in grado di compiere questo dovere se non si libera dai riformisti che restano nelle sue file per disorganizzarlo e per sabotare la sua lotta rivoluzionaria; che nei momenti decisivi paralizzeranno la sua azione e consegneranno la fortezza nelle mani del nemico; che preparano, insomma, lo schiacciamento della rivoluzione. Il primo dovere di ogni Partito socialista e dell'Internazionale, dovere che è stato compiuto dai Partiti comunisti in quasi tutti i paesi, è quello di liberarsi dagli opportunisti. Questo dovere deve essere compiuto anche dal Partita italiano. Come condizione preliminare per la sua origine ed il suo sviluppo, il Congresso deve accettare le decisioni del 2° Congresso dell'Internazionale comunista ed escludere i riformisti dal Partito. I comunisti unitari, cioè i centristi, hanno libertà di scegliere una di queste due vie: o accettare questa deliberazione dell'Internazionale comunista, la quale è contenuta nella mozione proposta dalla frazione comunista, o uscire dall'Internazionale comunista insieme ai riformisti. (Applausi).
Noi siamo convinti che la grande maggioranza del proletariato italiano andrà coll'Internazionale comunista e non coi riformisti. Noi vogliamo credere, altre a ciò, che parecchi di coloro che finora sono stati dubbiosi si decideranno infine a prendere una posizione netta schierandosi decisamente sotto la bandiera[...]

[...]ella parte sinistra del Partito socialista svizzero, desidera esprimere al Congresso il suo saluto.
BLOCH (Applausi): Compagni ! Sarò breve, ma vorrei portarvi qui il saluto dei compagni dell'ala sinistra del Partito socialista svizzero. Noi in Svizzera abbiamo ammirato la politica del Partito socialista italiano, e speriamo che adesso che noi entriamo col Partito comunista svizzero nella Terza Internazionale... (applausi vivissimi dai compagni comunisti, grida di « Viva la Terza Internazionale ! »), voi altri italiani rimarrete in quella Terza Internazionale e vi rimarrà pure Serrati che ha fatto tanto bel lavoro... (applausi) e speriamo che il compagno Serrati capisca bene che non può restare, come é rimasto in queste ultime settimane, esule e nascosto, come i dissidenti di Germania. Chi non vuole andare colla Terza Internazionale, i Noske di Germania, i Renan di Svizzera, andranno a fare una Internazionale per loro conto. Ma noi speriamo che voi non vorrete far questo e vorrete anzi rimanere nella Terza Internazionale. Se fra questi 21 pun[...]



da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...], é successo questo: contro Venizelos le varie frazioni della borghesia che gli contrastavano il potere avevano armato la violenza dell'attentato. Egli è stato colpito da una palla di revolver. Ma questo non ha servito a niente. Cosa ha servito per liquidare Venizelos e la sua cricca imperialista? Ha servito semplicemente il suffragio universale ed il libero voto. Il successo elettorale della Grecia è stato quello che ha servito... (proteste dei comunisti) a liquidare Venizelos piú di quello che non abbiano fatto i mezzi violenti dei suoi rivali. (Rumori e interruzioni).
Questo dunque prova come in noi il culto dell'eroismo personale ed i propositi delle frazioni sono condannati a non avere possibilità di
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esercitare, su tutto lo spirito e su tutto l'insieme del sentimento del nostro popolo, quella forza di attrazione e di coesione che è pure necessaria perché la nostra azione di Partito possa servire a creare quella grande società in cui l'interesse del popolo italiano debba avere la possibilità di essere riconosciuto per liquidare la p[...]

[...]capire che noi apprezziamo anche oggi come la violenza sia una triste necessità storica, ma abbiamo bisogno di adoperare questa violenza non per se stessa, non come una bassa azione nostra in concorrenza con l'azione violenta dei nostri nemici e dominatori. Quando noi avremo illuminato la mente e la coscienza di coloro che maneggiano gli strumenti della violenza, avremo fatta la piú grande conquista. (Applausi della maggioranza, interruzioni dei comunisti).
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Purtroppo voi vedete come anche il nostro Partito, che può anche orgogliosamente guardare i successi elettorali di questi ultimi tempi, del 1919 e del 1920, purtroppo noi siamo costretti a considerare come siamo lontani ancora dall'avere conquistato con la nostra lotta e propaganda l'anima di questo povero proletariato italiano. Pensate alla situazione in cui si sono trovati con l'esito delle elezioni politiche del 1919. Ci avete mai pensato? Non siamo nemmeno raddoppiati come forza elettorale, e siamo quadruplicati di forza parlamentare. C'è una sproporzione evidente in questo succes[...]

[...]uesta frazione, che si intitola « comunista », vuole portare la scissione fra noi, nella credenza, nella illusione di creare con questo una forza maggiore, una omogeneità maggiore nel nostro movimento, deve essere considerata molto seriamente. Contra questo nostro appellativo, questo nostro titolo di « socialisti » che noi ci siamo portati come nostro distintivo e connotato attraverso la storia delle nostre lotte, viene opposta la qualifica di « comunisti ». In Italia ha ragione di esistere questa distinzione? Io sono qui mandato anche dai contadini socialisti di Piana dei Greci. Il compagno Barbato, che mi ha incoraggiato ad accettare questo mandato, mi ha scritto una lunga lettera che fu pubblicata anche sull'Avanti ! di qualche mese fa, un po' greve e pesante, ma le cui conclusioni erano queste: In Italia, data la nostra storia, data la nostra attività, data la nostra politica, non esiste una differenza fra Comunismo e Socialismo. Noi siamo diventati socialisti quaranta anni fa, educando la nostra anima sulla base del « Manifesto dei comuni[...]

[...]ato, che mi ha incoraggiato ad accettare questo mandato, mi ha scritto una lunga lettera che fu pubblicata anche sull'Avanti ! di qualche mese fa, un po' greve e pesante, ma le cui conclusioni erano queste: In Italia, data la nostra storia, data la nostra attività, data la nostra politica, non esiste una differenza fra Comunismo e Socialismo. Noi siamo diventati socialisti quaranta anni fa, educando la nostra anima sulla base del « Manifesto dei comunisti », di Carlo Marx, del 1848. Noi ci siamo sempre considerati i veri comunisti, i soli comunisti che esistevano allora in Italia. Ci siamo chiamati socialisti perché? Perché il Socialismo esprime ed indica chiaramente che il nostro scopo è quello di capovolgere totalmente i rapporti della vita sociale moderna. Il Comunismo è per noi il contenuto di quel grande quadro, di quel grande patrimonio di civiltà che si chiama « civiltà socialista ». Il Socialismo è il contenente del Comunismo, il Comunismo è quella caratteristica
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speciale che é stata necessaria di adottare in Europa per l'abuso che venne fatto del name di socialista. Quelli che hanno fatto l'abuso hanno attaccato l'aggetti[...]

[...]grande patrimonio di civiltà che si chiama « civiltà socialista ». Il Socialismo è il contenente del Comunismo, il Comunismo è quella caratteristica
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speciale che é stata necessaria di adottare in Europa per l'abuso che venne fatto del name di socialista. Quelli che hanno fatto l'abuso hanno attaccato l'aggettivo qualificativo. Noi in Italia ci siamo sempre chiamati « socialisti » perché la nostra base era appunto quella del « Manifesto dei comunisti », il quale conclude appunto con queste memorabili parole. Meditatele compagni. A noi qui il Comitato ordinatore ha voluto ricordarcele con quel cartello perché fossero un ammonimento e dovessero consigliarci a pensare a quello che facciamo: «Proletari di tutti i paesi unitevi ». (Approvazioni, applausi della maggioranza).
Perché dice « unitevi » e non « dividetevi » ? perché dice « unite vi » e non « separatevi » ? (Approvazioni, applausi).
Perché, o proletari, la vostra unione sarà la vostra forza e la vostra divisione sarà la vostra debolezza. (Applausi della maggioranza, interruzioni de[...]

[...]lo perché fossero un ammonimento e dovessero consigliarci a pensare a quello che facciamo: «Proletari di tutti i paesi unitevi ». (Approvazioni, applausi della maggioranza).
Perché dice « unitevi » e non « dividetevi » ? perché dice « unite vi » e non « separatevi » ? (Approvazioni, applausi).
Perché, o proletari, la vostra unione sarà la vostra forza e la vostra divisione sarà la vostra debolezza. (Applausi della maggioranza, interruzioni dei comunisti).
Ma dice qualche cosa di piú, compagni. Meditatela questa conclusione del « Manifesto dei comunisti ». Perché non dice « Proletari comunisti di tutti i paesi unitevi » ?, (approvazioni), ma dice semplicemente: « proletari » ? Perché basta per gli interessi della civiltà futura, basta per gli interessi della rivoluzione, che tutti quei poveri individui, elementi della umanità, che vivono di lavoro e di salario, continuamente, che non hanno proprietà, non hanno ricchezze, e sono proletari, basta che essi si uniscano nella concezione della loro situazione, della loro situazione personale e della loro situazione di classe. Questo é necessario per avere in mano la leva che deve muovere il mondo.
Ecco perché il nostro compagno Carlo Ma[...]

[...]uole dire qualche cosa, specialmente nella pratica. Allora io dico a voi: Considerate la precisione di quella esposizione, di quella espressione. Al compagno che stava scrivendo su quella tela quelle parole io dicevo: Guardate che Carlo Marx diceva: « Proletari di tutti i paesi », perché i paesi sono quelle formazioni speciali che sono determinate dallo sviluppo dell'umanità e della civiltà. E Carlo Marx era preciso. Siamo diventati socialisti e comunisti appunto per questo e diciamo chiaramente che questa separazione che si vuole fra comunisti e socialisti in Italia è una separazione artificiale e artificiosa. (Approvazioni, applau
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si prolungati ed entusiastici della grande maggioranza del Congresso). Voce: E allora perché vi siete divisi dagli anarchici? (Rumori, interruzioni).
Voce di un comunista: Viva il Comunismo ! (Applausi dei comunisti, tumulto).
LAZZARI: Il compagno Nicola Barbato mi ha consigliato di accettare il mandato dei contadini di Piana dei Greci di rappresentarli a questo Congresso appunto per questa, che è una ragione fondamentale e programmatica, di risolvere la questione nella quale ci troviamo di fronte a questa proposta, a questo progetto di scissione del Partito.
Io capisco perfettamente come i nostri compagni di Russia abbiano dovuto accettare questa distinzione, abbiano dovuto chiamarsi « comunisti » invece di socialisti di fronte alla confusione, alla mistificazione avvenuta nel campo socialista interna[...]

[...] Nicola Barbato mi ha consigliato di accettare il mandato dei contadini di Piana dei Greci di rappresentarli a questo Congresso appunto per questa, che è una ragione fondamentale e programmatica, di risolvere la questione nella quale ci troviamo di fronte a questa proposta, a questo progetto di scissione del Partito.
Io capisco perfettamente come i nostri compagni di Russia abbiano dovuto accettare questa distinzione, abbiano dovuto chiamarsi « comunisti » invece di socialisti di fronte alla confusione, alla mistificazione avvenuta nel campo socialista internazionale. Poiché bisogna pensare che in Russia anche i « riformisti » si chiamano « rivoluzionari ». Qui, in Italia, i nostri compagni sarebbero spaventati solo a chiamarsi « rivoluzionari ». In Russia la nuova organizzazione ha portato a questa distinzione; è stato necessario opporre come mezzo di selezione e di distinzione per le direttive che debbono seguire i proletari, di opporre la concezione comunista a quella che era la concezione generica, perché quelli che si chiamano comunement[...]

[...]mpagni Bombacci, Graziadei, Bordiga, il quale finisce col rilevare che l'obbiettivo generale che dobbiamo raggiungere é la civiltà socialista. Ora se noi abbiamo in questo titolo di «c socialista » comunemente accettato in Italia, la espressione chiara e completa del grande scopo che dobbiamo raggiungere, perché noi dobbiamo, nella speranza di rimediare ai mali ed ai difetti della nostra organizzazione, cambiare la nostra qualifica e diventare K comunisti »? In questo modo accettiamo di non essere mai stati dei comunisti, mentre in Italia abbiamo adottato come base della nostra dottrina, della nostra educazione, della nostra convinzione, i principi comunisti portati dal « Manifesto » di Carlo Marx.
Per evitare questa contraddizione noi diciamo chiaramente che non accettiamo questa distinzione, che è artificiale, che viene fatta in perfetta buona fede. Ah ! sí. Purtroppo il compagno Serrati é costretto a scontare oggi quella tentazione, quella debolezza che anche egli ha avuto, di essersi lasciato trascinare l'anno scorso su questo terreno nella discussione fatta al Congresso di Bologna che era la conseguenza di questa specie di fanatismo per il miracolo della violenza e del mezzo di azione della violenza, che non era certo da adottare per un Par[...]

[...]nza del nostro Partito che questa teoria, che questa pratica, che questa politica, la quale ci ha dato questo successo elettorale, politico ed amministrativo, del quale dobbiamo andare giustamente fieri ed orgogliosi, sia una teoria sbagliata.
Il compagno Bombacci, commentando un discorso di questo genere che facevo all'Unione socialista romana, disse che questi sono successi della legalità, ma che dobbiamo tenere conto della illegalità. Questi comunisti che oggi qui, per bocca del compagno bulgaro, sono venuti a vantare le caratteristiche della loro qualità di interpreti veri, di veri rappresentanti della Terza Internazionale, che sono venuti a consigliarci la scissione e la liquidazione dei riformisti — riformisti che noi abbiamo liquidato sino dal 1912 — non hanno ancora liquidato dal loro Partito i massoni! (Approvazioni). Questo comunista bulgaro, sapete come è venuto a presentarci il successo del Partito socialista di Bulgaria? Non è venuto a presentarci un successo di lotta violenta, ma un successo elettorale. Noi siamo qui a congratul[...]

[...]i sentiamo uguali ad essi in capacità, in devozione alla nostra causa. (Applausi).
Io ho assistito tre volte al cambiamento di nome del nostro Partito. L'articolo 17 delle condizioni per l'adesione alla Terza Internazionale dice chiaramente che, se vogliamo servire la causa della rivoluzione mondiale, dobbiamo spogliarci della giacchetta portata fino adesso e diventare Partito comunista, cambiare di connotati, cambiare di passaporto e diventare comunisti. Noi non avevamo diflïcoltà a cambiare di nome. Io che vi parlo ho assistito tre volte al cambiamento di nome, ma allora vi erano delle circostanze che ci hanno obbligato a farlo. Perché noi nello svolgimento della nostra azione avevamo la coscienza di non aver mancato di rispetto e di devozione alle premesse che avevamo fatte ed alle chiare indicazioni del nostro programma. Noi abbiamo
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cambiato di nome semplicemente per la necessità di salvarci dai colpi della reazione che, allorquando eravamo deboli, impediva a noi di aiventare forti. Sí, quando il Partito si chiamava « Partito operai[...]

[...]e noi adottassimo questo sistema di mettere un aggettivo qualificativo di « comunista » al nostro Partito socialista, daremmo il diritto a tutte le emulazioni di mettere un aggettivo qualificativo a fianco del loro socialismo per farlo passare per una merce buona. (Approvazioni). Perché dobbiamo metterci in questa situazione? Perché dobbiamo negare la nostra situazione che storicamente, materialmente, politicamente è cosí bella, buona e utile? I comunisti dicono: « Intanto voi non fate la rivoluzione ! ». Noi intendiamo, ed io l'ho sempre detto chiaramente anche in Parlamento, che la nostra funzione é quella di esercitare una ta
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le azione politica nel nostro paese perché si debbano maturare le situazioni rivoluzionarie. Tutto lavoro questo che noi, nelle nostre lotte in Parlamento ed in paese, cerchiamo di fare per impedire al potere esecutivo della classe dominante di compiere le sue imprese. Noi abbiamo la convinzione di servire in questo modo la causa della rivoluzione sul terreno politico ove noi ci troviamo. Qualche fatto è stato co[...]

[...]mento di nome e di domicilio del socialismo italiano è, tra gli altri, il compagno Seassaro di Milano, il quale è altamente benemerito per avere studiato il rimedio ai nostri mali anche nell'organizzazione. È arrivato a presentare un progetto di organizzazione del Partito con sezioni militari. Speriamo che abbia fatto anche le caserme ed il Ministero della guerra e le fabbriche di proiettili e di f ucili, ecc. (Rumori e interruzioni da parte dei comunisti). Il nostro compagno Seassaro è diventato uno dei banditori di queste ragioni della frazione comunista e della sua separazione dal Partito. Il compagno Seassaro è pieno di benemerenze. Ricordo però che egli è appena appena venuto al Partito... (nuove interruzioni dei comunisti) ed .ha militato fino a ieri nelle file della democrazia cristiana... (Rumori vivaci, interruzioni dei comunisti, applausi da altre parti). È venuto al nostro Partito trascinato e sedotto dal buon esempio che abbiamo dato noi durante la guerra. Noi ci felicitiamo della sua conversione, ma io mi credo in diritto di ricordare l'alto insegnamento che ci ha dato, in quel tempo, la conversione del compagno Edmondo De Amicis il quale, entrato nelle nostre file, vi è restato semplicemente, non col proposito di diventare un ispiratore di scissioni o di divisioni, ma semplicemente per essere un buon milite e fare anche lui la sua coscienza e la sua esperienza, (approvazioni), quella coscienza che tutti possono f[...]

[...]tare questa scissione, che non è dipendenza della discussione avvenuta a Bologna, vi saranno elementi che non troveranno piú soddisfazione nelle vostre file perché il loro fanatismo non può piú essere soddisfatto e si allontaneranno da noi. Ma non temete, compagni, che in questo modo possano essere minate la forza di espansione e di coesione del nostro Partita. Ho sentito parecchi che attraverso la discussione delle Sezioni dicevano « che se noi comunisti non riusciremo a dominare nel Partito torneremo nelle file del Partito ». (Proteste .vivaci dei comunisti, rumori).
Voce: E vero ! è vero ! (Tumulto).
LAZZARI: Se vi sono anche fra di noi quelli che subiscono questa infatuazione a noi rincrescerà perdere dei buoni elementi, ma ne acquisteremo molti altri... (Rumori, interruzioni).
Voce: Giolitti diverrà segretario del vostro Partito !
LAZZARI: Io vi ricordo che queste discussioni non sono nuove nei nostri Congressi. Vi ricordo la terribile polemica degli anni passati che era agitata tra Marx e Bakunin che rappresentavano due poli di una
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azione che si contrastava allora per il dominio di questa forza ugualitaria che si andava presentan[...]

[...]o, tanto piú legandola alle diverse frasi del manifesto, che essa rappresenta lo scrupolo dal quale si sentivano presi i compagni russi sulla possibilità per la Terza Internazionale di potere esercitare le sue funzioni e formulare le sue condizioni senza creare dei danni intorno a sé nei diversi paesi che vogliono aderirvi. L'art. 16 dice cosí:
« Nella questione come si debbano comportare nei posti responsabili dei Partiti suddetti e similari i comunisti, che ora ne formano la minoranza, il secondo Congresso della Internazionale comunista ha stabilito che, in vista dell'attuale sviluppo e dello spirito rivoluzionaria delle masse, l'uscita dei comunisti da quei Partiti non è desiderabile fino a tanto che essi hanno la possibilità di lavorare entro quei Partiti nel senso del riconoscimento della dittatura del proletariato e del potere dei Soviet, come pure nel senso della critica agli opportunisti e centristi rimasti ancora in quei Partiti. Ogni qual volta l'ala sinistra di un Partito centrista si è fatta abbastanza forte e lo sviluppo del movimento comunista lo richiede, quell'ala sinistra pub uscire complessivamente dal Partito e formare un Partito comunista.
« Nello stesso tempo il secondo Congresso della Terza Internazionale si dichiara [...]

[...]isti e centristi rimasti ancora in quei Partiti. Ogni qual volta l'ala sinistra di un Partito centrista si è fatta abbastanza forte e lo sviluppo del movimento comunista lo richiede, quell'ala sinistra pub uscire complessivamente dal Partito e formare un Partito comunista.
« Nello stesso tempo il secondo Congresso della Terza Internazionale si dichiara favorevole all'unione dei gruppi e delle organizzazioni
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comuniste o simpatizzanti con i comunisti al Labour Party, sebbene questo appartenga alla Seconda Internazionale. Infatti, fino a che questo Partito lascerà alle organizzazioni, che ne fanno parte, l'attuale libertà di critica e libertà di propaganda, agitazione e organizzazione per la dittatura del proletariato e il potere dei Soviet, fina a che questo Partito conserverà il suo carattere di Unione di tutte le organizzazioni sindacali della classe operaia, i comunisti debbono assolutamente fare tutti i passi e accondiscendere a certi passi per avere la possibilità di esercitare una influenza sulle grandi masse lavoratrici, smascherare, da una tribuna piú alta o visibile alle masse, tutti i loro capi opportunisti, sollecitare il trapasso del potere politico dai rappresentanti diretti della borghesia ai ' luogotenenti operai della classe capitalistica ', per guarire, insomma, le masse, al piú presto possibile, dalle loro ultime illusioni in questi riguardi ».
Ora è possibile la deliberazione che è stata presa dal Comitato della Terza Internazionale? È possi[...]

[...]le, nella popolazione di città, poiché per noi la campagna non è la nebulosa inesplicata e temuta. Noi in Italia abbiamo la superbia di avere affidato la trattazione di questa questione agraria alla Federazione nazionale dei lavoratori della terra, che è il lavoro piú avanzato, piú perfetto, piú grandioso del movimento di organizzazione dei contadini, dei lavoratori della terra che esiste in tutta Europa. (Approvazioni, interruzioni da parte dei comunisti).
MAZZONI: Cosa volete sapere voi, manica di ignoranti ! (Tumulto). La Russia ha un programma agricolo del <c Pipi ». (Nuovo tumulto violentissimo, con scambio di apostrofi fra i due gruppi nella sala e nei palchetti).
LAZZARI: Quindi, noi siamo in questa condizione favorevole. Io vi ricordo, compagni, che le vostre deliberazioni conclusive che prenderete, dovete prenderle con piena libertà di coscienza e di voto. Io non so se si sia adottato ancora il sistema deplorevole adottato al Congresso di Bologna, dei voti imperativi. Noi il giorno che abbiamo ricevuto il mandato di sostenere le rag[...]

[...]del nostro dovere, la nostra adesione alla Terza Internazionale, anche se non vi siamo ricevuti. Verrà il giorno in cui quella porta della Terza Internazionale, che ora pare si possa aprire facilmente agli anarchici ed ai sindacalisti, si aprirà trionfalmente anche a noi del Partito socialista italiano, e noi potremo entrarvi a fronte alta a portarvi il nostro entusiastico lavoro. (Ap plausi entusiastici della grande maggioranza del Congresso. I comunisti restano assenti dalla manifestazione pure senza ostacolarla. L'applauso dura qualche minuto e si rinnova. Qualcuno grida « Viva il Comunismo ! ». Il grido è seguito e contrapposto con quello di « Viva il Socialismo ! ». Indi tutto il Congresso intona l'Internazionale).
La seduta è tolta alle ore 12,15.
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da Eugenio Reale, Comunisti e cattolici in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 1 - giugno

Brano: LA RINASCITA 17
Comunisti e cattolici
Nel suo recente rapport° ai quadri dell'organizzazione comunista napoletana il compagno Palmiro Togliatti ha dichiarato che ( noi non dobbiamo nè vogliamo urtarci con le masse contadine cattoliche, con le quali invece dobbiamo trovare oggi e domani un terreno d'intesa e d'azione comune perché sappiamo che esse hanno sofferto dei fascismo, odiano il fascismo, quanto lo odiamo noi e possono e devono essere nostre alleate nella costituzione di un'Italia migliore, di un'Italia democratica>. Queste precise ed esplicite dichiarazioni di Ercoli non potevano non trovare un'eco profonda i[...]

[...]e esse hanno sofferto dei fascismo, odiano il fascismo, quanto lo odiamo noi e possono e devono essere nostre alleate nella costituzione di un'Italia migliore, di un'Italia democratica>. Queste precise ed esplicite dichiarazioni di Ercoli non potevano non trovare un'eco profonda in larghi strati del popolo e sono state accolte infatti con la più viva soddisfazione da parte di quei numerosi cattolici che conoscendo poco e male l'atteggiamento dei comunisti nei riguardi della religione e non sapendo sul nostro partito se non le ignobili menzogne che la propaganda fascista ha accumulato per vent' anni contro di noi, credevano ancora a chi sa quali nostri tenebrosi progetti per l'annientamento della libertà di coscienza, ad incompatibilità che non sono mai esistite, a preconcetti che non abbiamo mai avuti o che sono stati superati da tempo. Le parole di Togliatti hanno messo su ùn nuovo piano i rapporti tra comunisti e cattolici, hanno alquanto rasserenato l'atmosfera un po' tesa che con
tinuava ad esistere tra nostri militanti e i demo
cratici [...]

[...]uardi della religione e non sapendo sul nostro partito se non le ignobili menzogne che la propaganda fascista ha accumulato per vent' anni contro di noi, credevano ancora a chi sa quali nostri tenebrosi progetti per l'annientamento della libertà di coscienza, ad incompatibilità che non sono mai esistite, a preconcetti che non abbiamo mai avuti o che sono stati superati da tempo. Le parole di Togliatti hanno messo su ùn nuovo piano i rapporti tra comunisti e cattolici, hanno alquanto rasserenato l'atmosfera un po' tesa che con
tinuava ad esistere tra nostri militanti e i demo
cratici cristiani, hanno rinsaldato quei vincoli di fraterna solidarietà che noi andiamo creando, con tenacia e con fede sicura, tra le masse popolari della nazione in guerra. Questo risultato, se non è ancora quello che noi vorremmo, ci ha riempiti ugualmente di gioia e noi ci auguriamo di tutto cuore che, dissipate le oscurità e le incomprensioni che tuttora sussistono, la parola franca e leale del nostro partito possa facilitare e sviluppare l' unione delle masse popo[...]

[...]re che uno soltanto di questi nostri appelli ai
fratelli cattolici, il Comitato Centrale del nostro pari
tito, in una ( Dichiarazione ai cattolici italiani > che fu diffusa clandestinamente tra le masse nel 1936,
affermava che ' i milioni di cattolici italiani sono una delle forze più importanti sulle quali pub e deve contare il nostro popolo > e, rivolgendosi a Q tutti i lavoratori cattolici di buona volontà >, li invitava a combattere con i comunisti c la buona e santa battaglia per il pane, per la pace, per la libertà >.
Nel tempo stesso il Partito comunista chiamava tutti i suoi militanti a « stabilire contatti permanenti e fraterni con i dirigenti delle organizzazioni cattoliche pensosi delle sorti del popolo, siano essi laici o sacerdoti, e ad appoggiare la loro azione in difesa delle masse popolari >. Negli anni successivi, quando ft? chiaro che la politica di guerra e di aggressione dell'asse Berlino Roma preparava al popolo italiano un avvenire di catastrofi e di sventure, i comunisti rinnovarono l'espressione della loro solidari[...]

[...]Partito comunista chiamava tutti i suoi militanti a « stabilire contatti permanenti e fraterni con i dirigenti delle organizzazioni cattoliche pensosi delle sorti del popolo, siano essi laici o sacerdoti, e ad appoggiare la loro azione in difesa delle masse popolari >. Negli anni successivi, quando ft? chiaro che la politica di guerra e di aggressione dell'asse Berlino Roma preparava al popolo italiano un avvenire di catastrofi e di sventure, i comunisti rinnovarono l'espressione della loro solidarietà con le masse cattoliche per la difesa della pace messa in pericolo dal fascismo : e allorché Mussolini rivolse oscure minacce a ( certo cattolicismo ondeggiante col quale un giorno o l'altro faremo i conti secondo il nostro stile > i comunisti italiani espressero ancora una volta la loro simpatia a quei cattolici (non tutti, purtroppo) che, fermi nella loro fede, non vollero sacrificare i loro ideali di fraternità e di pace sull'altare dei nuovi idoli della violenza, del razzismo, del totalitarismo fascista. Scoppiata la guerra, lavoratori comunisti e lavoratori cattolici furono sottoposti alle stesse sofferenze, insieme versarono il loro sangue, insieme lottarono per porre fine al conflitto, insieme si ribellarono all' alleanza contro natura con la Germania hitleriana : e quando, crollato il fascismo, un' altra e più terribile lotta ebbe inizio per liberare l'Italia dall'invasore tedesco, comunisti e cattolici sorsero in piedi antara Una volta e da otto mesi danno il meglio dei loro uomini e delle loro forze a quei maravigliosi gruppi di partigiani che non concedono tregua al nemico ed affrettano con la loro opera la liberazione del nostro paese.
Ma la fraternità dei comunisti e dei cattolici nella lotta contro le forze dell'oppressione e della tirannide fascista non è un fenomeno soltanto italiane. Per non citare che qualche esempio a noi più vicino, nella Francia del fronte popolare centinaia di migliaia di lavoratori cattolici hanno partecipato, insieme con i lavoratori comunisti e socialisti, a quei magnifici movimenti rivendicativi del 1936 che, realizzando una più alta giustizia sociale, migliorarono, con le condizioni materiali, le condizioni morali di tutto il popolo. Nella stessa Francia, a noi così cara e così vicina, comunisti e cattolici hanno lottato e continuano a lottare con un coraggio e un'abnegazione che si sono imposti all'ammirazione del mondo per liberare la patria dallostraniero e per far nuovamente di essa una grande e libera nazione In Spagna, i lavoratori cattolici sono stati a fianco dei loro fratelli comunisti e socialisti nella lotta contro Franco : e l'alleanza dei cattolici con le forze più avanzate della democrazia è stata suggellata dal sangue delle migliaia e migliaia di credenti massacrati dagli eserciti fascisti italiani e tedeschi sol perché colpevoli di aver difeso la loro patria contro i generali traditori e contro l'invasore straniero.
La voce dei comunisti e delle masse cattoliche invocanti l'unione di tutte le forze contro la reazione é il 'fascismo non è rimasta senza eco e le piu alte gerarchie della Chiesa l'hanno spesso ascoltata e raccolta. Lo stesso pontefice Pio XI rispose qualche anno fa alla < mano tesa > dai comunisti ai loro fratelli cattolici eon la dichiarazione che c una mano tesa non si respinge > e con un famoso messaggio al cardinal Verdier nel quale era detto tra l'altro
che i se questo gesto della mano tesa esprime da parte dei comunisti il desiderio di meglio conoscere i loro fratelli cattolici, ,per meglio rispettare, con la religione che li ispira, le loro convinzioni, i loro sentimenti e le loro opere, la Chiesa non rifiuterà quest'opera di luce
Come abbiamo ripetutamente espresso ed affermato, come abbiamo dichiarato il 14 maggio, a nome nostro e dei socialisti, al convegno dei lavoratori cattolici che commemoravano l' anniversario della c Rerum novarum >, — si tratta per noi comunisti di raccogliere tutte le forze per la vittoria sui comune nemico e per lo schiacciamento del fascismo, di rivendicare i diritti dei lavor[...]

[...]desiderio di meglio conoscere i loro fratelli cattolici, ,per meglio rispettare, con la religione che li ispira, le loro convinzioni, i loro sentimenti e le loro opere, la Chiesa non rifiuterà quest'opera di luce
Come abbiamo ripetutamente espresso ed affermato, come abbiamo dichiarato il 14 maggio, a nome nostro e dei socialisti, al convegno dei lavoratori cattolici che commemoravano l' anniversario della c Rerum novarum >, — si tratta per noi comunisti di raccogliere tutte le forze per la vittoria sui comune nemico e per lo schiacciamento del fascismo, di rivendicare i diritti dei lavoratori che alcuni padroni vorrebbero conculcare, di preparare a quest'umanità che ha tanto sofferto un domani di giustizia e di libertà. E i comunisti verrebbero meno ai principii della loro stessa dottrina se, secondo le parole del loro capo e maestro Lenin, non accogliesgliessero come fratelli e non chiamassero a questa lotta per la libertà e per la dignità umana c tutti i lavoratori che conservano la loro fede in Dio, senza ledere menomamente le loro convinzioni religiose ,. Il rispetto delle convinzioni religiose delle masse è per i comunisti una questione di principio che deriva dalla stessa analisi marxista che essi fanno del fondamento sociale di queste convinzioni ed è parte integrante della loro dottrina, tutta ispirata ai sensi di una ben 'intesa libertà e di una larga umanità.
I comunisti italiani, che alla lotta per la liberazione del loro paese hanno portato e portano un contributo di sacrifici e di sangue che gli altri partiti non possono non riconoscere ed apprezzare, sanno che non si può avere in Italia una mobilitazione popolare nella guerra e per la guerra senza l'apporto essenziale delle masse cattoliche verso le quali essi sono animati dalla più grande fraternità e dal più profondo rispetto. I comunisti italiani non hanno dimenticato le lotte combattute in comune, dal '19 al '22, con i lavoratori c bianchi , che essi vorrebbero oggi con loro in un' organizzazione sindacale unica che stringesse in un blocco formidabile tutte le forze attive della nazione. I comunisti italiani non hanno dimenticato che accanto a Gramsci, ad Amendola e a Matteotti s' erge la sublime figura di don Minzoni, il mite sacerdote di Argenta che addita dalla sua tomba alle masse cattoliche la via della lotta contro il fascismo fino al sacrificio della propria vita. I comunisti italiani, infine, non hanno dimenticato nè potranno mai dimenticare il carnaio del Colosseo, le esecuzioni sommarie di Torino e di Savona, le fucilazioni di antifascisti che continuano ad aver luogo in tutta Italia e nelle quali cadono sotto il piombo nazista cattolici, comunisti e cittadini di altri partiti,
AI di sopra di ogni opinione politica e di ogni divergenza di fede religiosa, la collaborazione dei cattolici con i comunisti 'e con tutte le altre forze del popolo può essere oggi particolarmente feconda. I comunisti sanno per propria esperienza quanto gravemente e quanto a ]ungo la divisione delle masse cattoliche e non cattoliche abbia pesato sulla recente storia d' Italia. Essi sanno quanta parte questa divisione abbia avuto nella vittoria del fascismo e nella disfatta delle forze popolari nel nostro paese. Essi faranno tutti i loro sforzi affinchè questa divisione funesta sia superata per. sempre e affinchè, nella sua unione, il popolo rafforzi la sua lotta per
la liberazione del mondo dalla vergogna fascista e per la costruzione di una nuova Italia democratica
e progressiva. EUGENIO REALE



da Baratono (relatore per la mozione unitaria) con presentazione di Argentina Altobelli (presidente), e Giovanni Bacci, Discorso di Baratono in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: SEDUTA POMERIDIANA DEL GIORNO 16
Presidenza: Altobelli Argentina.
Discorso Baratono
ALTOBELLI ARGENTINA, presidente: La parola al compagno Adelchi Baratono, relatore per la frazione unitaria.
BARATONO, (applausi) : Compagni, avrei rinunziato ad aggiungere parola...
Una voce dal palco dei comunisti puri: Avresti fatto bene. (Rumori vivissimi).
BAccI: Teniamo addirittura due Congressi, se si deve continuare cosí. Fate la proposta, ma se si deve stare tutti qui, state zitti e non interrompete !
Voci verso il palco dei comunisti puri: Non è serio quello che state facendo ! (Approvazioni).
BARATONO: Compagni, avrei fatto bene a rinunziare alla parola, come suggerisce un compagno...
Voci: E un ragazzo. Dategli il biberon ! (Rumori vivissimi). Parli Baratono ! (Applausi vivissimi. Rumori dai palchi dei comunisti puri). BARATONO: Compagni, io vi prego di non raccogliere le interruzioni e di non fare dialoghi. Alle interruzioni posso rispondere io stesso di volta in volta che me le faranno, e mi procureranno un grandissimo piacere.
Dicevo dunque, semplicemente, che se io prendo la parola dopo la relazione che ho scritto e che è stata pubblicata, gli é perché sono convinto di una cosa: non credo che le sorti del Congresso siano già decise e che quindi, come molti altri affermano, sia perfettamente inutile discutere. Non credo che una discussione aperta, esauriente, chiara, non possa modificare i risult[...]

[...] Sezioni comuniste, a quelle infinite moltitudini di lavoratori le quali, in questo momento, non si interessano delle nostre divisioni interne, ma si interessano di qualche cosa di piú importante per loro, che é la loro storia; a quelle masse, in nome delle quali ieri un pallido giovinetto parlava di « fantoccio unitario », ma che invece, proprio, sono profondamente unitarie. (Benissimo! Vivi applausi prolungati e ripetuti. Rumori dai palchi dei comunisti).
Compagni, io vi prego di rendere possibile la esplicazione completa del pensiero della frazione, di rendere possibile a chi viene qui senza secondi fini, senza scopi personali, senza alcun motivo egoistico o utilitario, di esprimere tutto e completamente il suo pensiero. E vedrete che ci avremo tutti da guadagnare
Lasciatemi dunque parlare, o compagni, e mi rivolgo specialmente ai compagni della tendenza comunista... (Interruzioni ripetute da varie parti, rumori prolungati. In questo momento sale sul banco della Presidenza Giacinto Menotti Serrati, accolto da uno scroscio di applausi entu[...]

[...]vivissimi e prolungati).
Voci: Ma che fa la Presidenza? Fateli stare zitti !
BACCI: La Presidenza che cosa volete che faccia? Se volete che faccia qualche cosa per tenere a freno il Congresso datele i poteri necessari, se no come si fa? Non raccogliete le interruzioni e lasciate che l'oratore risponda lui, se vuole, agli interruttori.
BARATONO: Sono io che, come dicevo, intendo rivolgere alcune domande molto chiare, molto precise, ai compagni comunisti; intendo rivolgerle loro con animo sereno, nella speranza che queste domande abbiano le loro risposte ugualmente chiare e precise, e nella speranza
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che da tale alternativa di domande e di risposte venga fuori in questo Congresso, anche per le folle che stanno al di là del Congresso, una limpidezza di vedute che oggi non c'è, che la discussione cosí come è stata condotta fino ad oggi non ha prodotto.
Questa mattina le parole dei compagni della Internazionale, attraverso la lettura del compagno Kabaktceff, ci facevano l'impressione che di qui una mano di ferro calcasse sopra il Congresso[...]

[...]stione — quando, per bocca del compagno Kabaktceff, la Russia . ci dice che noi, tendenza unitaria, maggioranza del Partito, siamo degli opportunisti, che soltanto per accarezzare le masse fingiamo di essere favorevoli alla Terza Internazionale; quando la Russia ci dice che noi ci accontenteremo di espellere dal nostro Partito due, tre, cinque riformisti per mantenere il
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riformismo dentro il nostro Partito, allora io mi rivolgo ai compagni comunisti e dico loro: compagni, credete veramente voi questo?
Molte voci dai palchi e dai banchi dei comunisti: Sí, sí ! (Rumori violentissimi. Interruzioni vivacissime, scambio di apostrofi. Tumulto prolungato).
ALTOBELLI, presidente: Io debbo altamente protestare contro questa intolleranza. Se si continua cosí non si potrà andare avanti. Voi non fate che provocare dei tumulti, facendo perdere un tempo che dovrebbe essere prezioso per tutti. Ricordatevi che qui ci sono anche dei rappresentanti della stampa borghese...
Una voce: Costoro fanno gli interessi della borghesia agendo a questo modo ! (Applausi. Rumori).
ALTOBELLI, presidente: ...e a nome della Presidenza dichiaro che d'ora in poi faremo [...]

[...]damenti oggettivi e di fatto basate questa pretesa di essere voi sob, oggi, i rivoluzionari, coloro che preparano la rivoluzione di domani? (Interruzioni. Rumori. Commenti).
La divisione è sorta solamente negli ultimi tempi della vita del nostro Partito, senza che prima nessuno si fosse accorto che c'era questa divisione nelle nostre file !
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Non parlo della distinzione fra gli elementi di destra ed i cornunisti, parlo della divisione tra i comunisti.
È sorta quando ci è venuto in Direzione il primo messaggio del C.E. della Terza Internazionale; è sorta solo allora, quando noi ci siamo divisi nella Direzione in maggioranza e minoranza; e poi si è propagata nel Partito socialista e nelle Sezioni.
La diversità del nostro criterio nell'apprezzamento di quel messaggio era una diversità di particolari, ed ancora oggi è diversità di particolari; non era una diversità tale da fondarsi sopra una divisione in due Partiti.
La Terza Internazionale, avendo tenuto un Congresso, il Secondo Congresso di Mosca, avendo in questo Congresso deliberato su[...]

[...]sca e del modo dell'applicazione dei 21 punti di Mosca sei perfettamente d'accordo con ciò che noi abbiamo detto, ed abbiamo detto in un articolo, non in una conferenza, ma in una relazione ufficiale della nostra tendenza, perché ti pensi tu in disaccordo da noi? Perché tu ci consideri come tuoi avversari? Giacché tu soprattutto intendesti dimostrare a questa assemblea che ci fosse un divario tra coloro che sono con te, e che soli riconosci come comunisti, e noi in questo momenta trattati quasi da socialdemocratici e da traditori.
Noi abbiamo molto chiaramente espresso il nostro pensiero: i 21 punti di Mosca hanno certamente valore internazionale. La Terza Internazionale si è trovata di fronte alla stessa situazione in tutto il mondo: la Seconda Internazionale aveva tradito perché nei Partiti socialisti dei vari paesi c'erano degli elementi socialpatrioti, c'erano degli elementi socialdemocratici che avevano fatto deviare le Sezioni del Partito. Era un postulato essenziale, una necessità assoluta per la rivolu
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zione russa di prete[...]

[...]ieff ha ripetuto ai francesi; ma avendo detto loro di piú che cosa? Mettete il coltello alla gola a questa gente: le couteau à la gorge. E col coltello alla gola, se è necessario, anche noi porremo questa domanda ai nostri destri d'Italia, quantunque dobbiamo riconoscere, come è giusto e leale, che i nostri destri d'Italia corrispondono poi ai sinistri di altre nazioni. Ma ciò non importa niente (applausi vivissimi della maggioranza, ululati dei comunisti), anzi è gloria nostra di essere all'avanguardia degli altri paesi (esclusa la Russia) nella posizione che ha il socialismo di fronte ai problemi rivoluzionari. Non importa niente, anzi non siamo tenuti dalla stessa storia del nostro passato ad un maggior rigore; ed oggi qui noi, ripeto, anche col coltello alla gola, metteremo ai compagni dell'ala destra la doman
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da se accettano o non accettano da ora in poi i 21 punti di Mosca, ossia i principi sanciti dalla Terza Internazionale. (Commenti animati).
E con questo noi siamo perfettamente in regola di fronte alla Terza Internazionale, di[...]

[...], si alludeva agli stessi fatti; ancora questa mattina si diceva: Voi, socialisti italiani, siete stati sul punto e nella condizione di poter fare la vostra rivoluzione, di appropriarvi del potere politico del vostro paese, e non l'avete fatto perché siete stati troppo teneri verso gli elementi riformisti che sono nel vostro Partito. (Commenti).
Se non è proprio letteralmente esatto, è però questo il pensiero generale...
Una voce dal palco dei comunisti: Non è questo il senso !
BARATONO: Correggerete ancora.
A queste critiche, e quindi ai rimproveri, e quindi alla diversa tattica che dovremmo seguire se queste critiche e questi rimproveri fossero giusti, noi della tendenza unitaria che cosa rispondiamo?
Rispondiamo che noi guardiamo ai fatti, che noi guardiamo gli avvenimenti con occhio piú sereno di voi. Rispondiamo, cari compagni: non si può aver sempre ciò che si desidera, e non basta desiderare e volere per realizzare, ché, se cosí fosse, saremmo tutti felici; ma noi sappiamo per le dure esperienze che il nostro Partita ha passato, ch[...]

[...]tretto, una intimità piú amichevole, una collaborazione piú chiara e piú libera; e questo è stato chiamato essere avversari, essere nemici della Rivoluzione russa.
Ci hanno imputati per questo di voler contrastare a Mosca, noi che proprio desideriamo di andare all'unisono con Mosca !
Vedete che si continua a rivangare sul fatto della presa di possesso delle fabbriche; che da quel giorno in poi è diventato il punto sul quale piú ci combattono i comunisti d'Italia e quindi anche i compagni dell'Internazionale di Mosca. Sarebbe stato allora, specialmente, che la presenza di qualche destro nel nostro Partito avrebbe proprio impedito alla rivoluzione di aver luogo. (Interruzioni).
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Io non ne parlerei (come non citerò, se non per esemplificare, questioni particolari e tacerò del tutto di questioni personali) non ne parlerei se non ci fosse la circostanza che io era nella Direzione del Partita e che nessun altro fra gli oratori potrà riferirne come testimone oltre Gennari, perché Serrati era ancora in Russia, quantunque una vignetta lo rappres[...]

[...] masse ! (Rumori vivissimi).
BARATONO: Insomma, noi diciamo: nella valutazione delle condizioni e delle circostanze per la riuscita di una rivoluzione vittoriosa, ci volete o non ci volete mettere anche l'elemento che si chiama psicologia dell'operaio; che si chiama preparazione delle masse; che si chiama psi
FP
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cologia di coloro che dirigono e sempre dirigeranno queste organizzazioni. perché anche quando ci andrete voi, i piú puri tra i comunisti, i piú ardenti tra i comunisti, dovrete fare un'opera nello stesso senso che la fanno loro? (Interruzioni. Rumori).
Non dimentichiamo dunque, fra l'altro, che contro l'ordine del giorno BuccoSchiavello e per l'ordine del giorno D'Aragona votarono in maggioranza i rappresentanti delle organizzazioni operaie.
Voci: Senza mandato.
BARATONO: La presenza e l'autorità che si dice avere nel Partito so cialista questa nostra destra non è una causa della mancata rivoluzione, ma è, se mai, un effetto; dimostra appunto che le condizioni d'Italia, sono tali che questi destri sono ancora oggi compatibili, o erano ancora ieri compati[...]

[...]li.
Noi discordiamo dai compagni di Mosca in questa critica che riguarda il passato recente del Partito socialista. Siamo d'accordo in ciò che riguarda l'avvenire; siamo perfettamente d'accordo coi compagni di Mosca nel desiderare un accentramento maggiore nel Partita socialista italiano, e un disciplinamento piú efficace, nonché una piú stretta
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dipendenza degli organismi sindacali. Siamo pronti ad accogliere tutte quelle riforme che voi, comunisti puri, vogliate portare nella riorganizzazione del Partito. Su tutto questo non abbiamo nessuna eccezione a fare. Siamo pronti a formare nuovi organi piú adatti e piú celeri, come siamo stati i primi a dire che la Direzione del Partito deve essere accentrata e deve imporsi con maggiore autorità di oggi. Siamo stati i primi, noi stessi, a muovere le critiche all'organizzazione passata del nostro Partito.
A tutto ciò siamo disposti, ma non siamo disposti a farci dare dei codardi, dei traditori della rivoluzione, perché noi non lo siamo mai stati ! (Applausi vivissimi. Interruzioni di Bordiga. R[...]

[...]e il tempo, avrei potuto trarre questa conclusione: che nel Partito socialista italiano non ci sono frazioni, c'è una sola grande tendenza comunista o massimalista che coincide con il Partito e che fino ad oggi ha fatto strada insieme ed in perfetta unità e di pensiero e di azione. E volevo dimostrarvi che soltanto artificiose o almeno esagerate interpretazioni dei fatti storici sono quelle che hanno creato le ragioni della odierna scissione fra comunisti.
Non posso per?) piú fermarmi tanto sopra questa parte, e debbo passare oltre per necessità del tempo.
Noi, comunisti della tendenza unitaria, non neghiamo certamente che vi è una parte di socialisti, che Bologna ha lasciato nel Partito socialista, i quali sono alla destra del Partito. Siamo, però, discordi nel valutare il colorito speciale di questa tendenza, in modo da poterle dare una precisa qualifica, come si fa invece dai compagni di Mosca. Siamo stati in disaccordo non sull'ammettere o non ammettere che Turati, che Treves, che D'Aragona siano alla destra del Partito, ma solamente nel criterio storico su questa tendenza, nella valutazione di socialpatriottismo, alla quale avete poi rinunziato, o di soc[...]

[...]re questa bottiglia se questa bottiglia fosse <c tabú », se ci fosse una legge borghese che m'impedisse di prenderla; rivoluzionario è anche un atto sindacale, anche la conquista di un piccolo beneficio operaio, non appena gli diamo l'indirizzo che trascenda verso il fine rivoluzionario, viceversa riformista pub essere anche prendere di mira un ufficiale e colpire le guardie, cari compagni !
Cari compagni, molti di quelli che hanno votato per i comunisti, per quelli della frazione comunista, sono dei compagni che credono proprio a questo: che la rivoluzione consista nella rivolta domani mattina.
Voci: Non è vero ! (Rumori prolungati).
BARATONO: E tutti noi li conosciamo. Noi viviamo nel Partito, non ci bendiamo gli occhi, sappiamo vedere le cose.
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Ci sono infinite sfumature, convenitene, anche nella frazione comunista; anche là c'è una destra e una sinistra; anche lá c'è la parte bornbacciana e la parte bordighiana; non mi pare che ci sia una grande omogeneità, una perfetta unità tra queste parti...
BORDIGA: C'è, c'è
BARATONO: Tanto [...]

[...]maggioranza attuale del Partita socialista italiano; che queste differenze si sono volute creare su critiche fatte di certi momenti storici artificialmente interpretati.
E del resto anche se fossero vere queste critiche, anche se fosse vero tutto quello che voi avete detto del passato del nostro Partito, non è dimostrato ancora che il Partito nostro debba scindersi, non in due, di videndoci dai riformisti, ma anche in tre, dividendoci anche dai comunisti. Non è dimostrata in nessun modo questa necessità, perché non avete potuto e non potete dimostrare, che noi della tendenza unitaria siamo dei socialdemocratici, dei riformisti o degli indipendenti alla tedesca.
Noi abbiamo voluto tutto quello che avete voluto voi, noi abbiamo fatto tutto quello che avete fatto voi, perché siamo sempre stati insieme, abbiamo lavorato concordi fino ad oggi nel Partito. Ci differen ziamo solo in questo: che noi non vogliamo perdere quell'organamento qual'è oggi costituito dal Partito socialista.
Comprendo che ci siano forse altre ragioni che ci dividono, o meg[...]

[...]to di ciò che è avvenuto in Russia.
I russi dicono — badate, ce lo ha dichiarato Graziadei — che essi non impongono nulla di tutto ciò, che non intendono dettare le leggi precise circa la tattica, le circostanze, l'adattamento di quelli che sono i principi generali della rivoluzione per tutti i paesi del mondo. Non intendono di forzarci la mano, di darci il figurino del nostro Governo, della nostra azione specifica di un certo momento.
Per noi comunisti, per noi che discendiamo dal « Manifesto » di Carlo Marx e di Federico Engels, la dittatura del proletariato è semplicemente una concezione rivoluzionaria che si oppone alla concezione democratica. A una democrazia puramente teorica, e perciò vuota, che praticamente quindi non si è mai effettuata, si contrappone la nostra dittatura. Non c'è opposizione di diritto tra dittatura del proletariato e democrazia. C'è una contrapposizione di fatto, cioè storica, in quanto la democrazia ha mentito completamente ai suoi scopi, ha tradito sè stessa. I Governi chiamati democratici, che debbono quindi ri[...]

[...]olo fatto ci mette in un'inferiorità schiacciante. Guardate il fenomeno del fascismo, che non dipende dal fatto che gli altri abbiano piú valore, piú coraggio dei nostri compagni, ma dal fatto che si sa che sparando sono poi assolti, mentre la nostra condizione è ben diversa, perché se si porta una rivoltella siamo messi in prigione. (Applausi vivissimi).
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rift—
Ed allora, compagni, l'uso della violenza ha questo senso, nel « Manifesto dei comunisti »: la violenza si contrappone alla collaborazione dei riformisti, come la dittatura alla democrazia. Solo la violenza ci può portare alla presa di possesso del potere politico, perché non ci si possano fare illusioni che venga mai un istante, caro Modigliani, in cui la borghesia ci dica: « vi lasciamo il posto, venite voi, ché non siamo piú degni di starvi »; ma deve venire il momento del conflitto.
Questa è la necessità della violenza. Ma questa violenza ha valore solo in quanto è a servizio di un'idea, in modo tale, che la forza della idea compensi la debolezza della nostra forza materiale[...]

[...]icata l'adesione di tutto lo spirito, di tutta la volontà a quello che si pattuiva !
Vuol dire che fino ad oggi il patto era piú largo, era piú lento, era possibile fino ad oggi ed era ammessa la convivenza delle diverse dottrine; oggi non sarà piú ammessa. E quando si domanda ad uomini onesti, ad uomini che fino a ieri furono i campioni del nostro Partito...
Voci: I crumiri. (Rumori vivissimi).
BARATONO: ...che fino a ieri anche voi compagni comunisti avete delegato a rappresentare il Partito da per tutto, perché ieri il discorso di Turati in Parlamento, l'altro ieri quello di Modigliani rappresentavano sí o no tutto il Gruppo parlamentare?... (Interruzioni. Commenti
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animatissimi e prolungati). Tutto il Partito milanese chiama ogni volta Treves a rappresentarlo nei comizi; le bastonate le hanno prese tutti i deputati, senza diversità di tendenze, fino ad oggi ! (Rumori prolungati).
Presentando dunque una mozione che come la nostra accetta i ventuno punti di Mosca nella loro integrità, e domandando a tutte le frazioni se accettano o [...]

[...]a sinistra, ci vorrà disciplina, inflessibile rigore.
Questa la posizione, come vedete, non tanto di una frazione quan to proprio del Partito, che io vi ho esposto con la massima sincerità e con la massima obbiettività.
Che cosa domandiamo noi, unitari? Non abbiamo mai detto che unità voglia dire, se oggi ci sono 250 mila persone nel Partita, mantenerle tutte e 250 mila. Il nostro Partito si è sempre andato epurando.
Se vorrete, cari compagni comunisti, istituire la revisione periodica delle Sezioni, oh, noi abbiamo tutto l'interesse a seguirvi, e la desideriamo anche noi. (Applausi). Lo desideriamo anche noi questo esame dell'anima comunista, di tutti gli inscritti, i frettolosamente inscritti del nostro Partito. Facciamola pure questa revisione. Noi non escludiamo né impediamo una continua epurazione. Unità non vuol dire questo. Unità vuol dire tenere ferma quella compagine, quel complesso meraviglioso organismo che è oggi il Partito socialista italiano Vuol dire distruggere in questo Partito soltanto le immagini vaghe della fantasia, non[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Palmiro Togliatti in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: PALMIRO TOGLIATTI
1. — La condanna del culto della personalità pronunciata dai comunisti dell'Unione sovietica e le critiche all'opera di Stalin significano esattamente, secondo me, quello che dai dirigenti comunisti sovietici è stato detto e viene ripetuto: né più né meno di questo. In guardia, dunque, contro due dirizzoni sbagliati.
Il primo, il più grossolano e persino ridicolo, è di ritenere —
o fingere di ritenere — che formulando quella condanna e queste critiche i comunisti sovietici siano passati alle posizioni, se non dell'anticomunismo per lo meno di chi non ha mai né approvato né capito la loro azione. Voglio dire ch'essi abbiano buttato a mare,
o si accingano a buttare a mare tutte le loro posizioni di principio
e pratiche, tutto il loro passato, tutto ciò che hanno affermato, sostenuto, difeso, attuato in tanti decenni del loro lavoro. Comprendo benissimo che questa sia la interpretazione che del XX Congresso danno gli alfieri dell'anticomunismo, ma non c'è motivo per cui dobbiamo dar loro retta oggi, più di quanto non l'abbiamo data ieri. E del resto, e[...]

[...]o l'avvio — perché no? — sino agli atti decisivi della
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Rivoluzione d'ottobre, che furono la presa del potere da parte dei Soviet degli operai, contadini e soldati, lo scioglimento dell'Assemblea costituente e la creazione di una nuova struttura politica della società. A coloro che in buona fede accennassero a intender le cose in questo modo, dovremmo dire che sbagliano. Naturalmente, su tutti gli atti attraverso i quali i comunisti sovietici sono giunti alla conquista del potere e alla creazione dell'attuale loro ordinamento sociale é sempre possibile si discuta e per molto tempo si discuterà, senza dubbio, allo scopo di precisarne il carattere, il contenuto e le conseguenze, allo scopo di valutarli storicamente nel modo più esatto. I compagni sovietici stanno aggi liberando la loro storiografia da errori ed esagerazioni che vi si erano introdotti per esaltare oltre il merito la figura di Stalin e questo consentirà un giudizio storico sempre più esatto. Non é esclusa, anzi é facilmente prevedibile che vengano corretti m[...]

[...]sto consentirà un giudizio storico sempre più esatto. Non é esclusa, anzi é facilmente prevedibile che vengano corretti molti giudizi, che vengano precisate le critiche a determinate debolezze, errori, aspetti negativi dell'azione svolta in momenti determinati. Sarebbe per() un grave errore ritenere che questa particolare revisione, la quale tende a collocare tutti gli uomini e tutti gli avvenimenti nella loro giusta luce, comporti, da parte dei comunisti sovietici, una radicale ripulsa o una critica radicale, distruttiva dell'azione loro, così come si è sviluppata per oramai più che mezzo secolo. Quest'azione rimane, nella linea del suo sviluppo attraverso le successive tappe che tutti conoscono, il primo grande modello storico di conseguente attività rivoluzionaria per l'avvento della classe operaia alla direzione della società e per la costruzione di una società socialista.
Il secondo sbaglio consiste nel considerare le critiche a Stalin e la denuncia del culto della sua persona episodi di una lotta personale o di gruppi, che si sviluppere[...]

[...]o.
Il linguaggio politico è, tra Oriente e Occidente, assolutamente comune. Tirannide vuole dire, qui e là, la stessa cosa. Nel regime istaurato da Stalin in determinati periodi vi erano elementi di tirannide, e furono commessi, dal potere, atti delittuosi e moralmente repugnanti. Nessuno lo nega. Lo stesso significato ha, qui e là, la parola democrazia, cioè governo del popolo nell'interesse del popolo, eguaglianza dei cittadini, ecc. Quando i comunisti russi, nelle prime loro Costituzioni, stabilirono una marcata diversità tra il peso del voto degli operai e quello dei contadini, sapevano benissimo che quella non era una norma formalmente democratica. Ma la adottarono perché volevano che fosse anche legalmente garantita alla classe operaia la funzione dirigente che si era conquistata con la rivoluzione, salvando il paese dall'invasione straniera e dalla catastrofe, creando le prime condizioni necessarie all'avvento del socialismo. Raggiunti i primi grandi risultati in questa direzione, quella norma venne soppressa. E le cose vennero dette c[...]

[...] delle caratteristiche democratiche della società socialista, ma come si colleghino le questioni della democrazia política e di quella economica, della democrazia interna e della funzione dirigente del partito con il funzionamento democratico dello Stato,
e come lo sbaglio intervenuto in uno di questi campi possa riper
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cuotersi su tutto il sistema, — questo, é ció che bisogna studiare a fondo e chiarire.
7. — I comunisti di tutto il mondo ebbero sempre una fiducia senza limiti nel partito comunista sovietico e nei suoi dirigenti. Donde sgorgasse questa fiducia è più che evidente. Nei momenti decisivi della storia e sulle questioni decisive del movimento operaio e della politica internazionale la posizione dei comunisti sovietici fu quella giusta. La rivoluzione del 1917, in cui essi presero il potere, suscitò l'entusiasmo. La giustezza della politica da essi affermata, difesa e seguita dopo la rivoluzione, risultò dai fatti. Si conoscevano le difficoltà sovrumane che a loro si opposero e che essi riuscirono a superare. Tutto il mondo era contro di loro, li attaccava con tutti i mezzi, li vituperava. Erano unite contro di loro le classi dirigenti di tutti i paesi. Nei partiti di opposizione e persino nel movimento operaio, rari erano coloro che esprimessero per lo meno comprensione, se non approvazione, per [...]

[...] di loro le classi dirigenti di tutti i paesi. Nei partiti di opposizione e persino nel movimento operaio, rari erano coloro che esprimessero per lo meno comprensione, se non approvazione, per l'opera gigantesca che nell'Unione sovietica si stava compiendo. Oggi tutti sono d'accordo, fatta eccezione pei reazionari più chiusi, nel riconoscere che la creazione dell'Unione sovietica è il più grande fatto della storia contemporanea; ma furono solo i comunisti, o quasi, che passo a passo seguirono questa creazione, la fecero comprendere, la difesero e ne difesero gli autori. Era naturale e giusto, in queste condizioni, che si creasse un rapporto di fiducia e solidarietà profonda, completa, delle avanguardie operaie di tutto il mondo con quel partito comunista che davvero stava alla avanguardia di tutto il movimento politico e sociale. Bisogna tener conto anche del fatto, poi, che quasi in tutti i casi coloro che avevano incominciato con la critica di questo o quello aspetto della politica comunista nell'Unione sovietica, finirono a breve scadenza p[...]

[...]iato con la critica di questo o quello aspetto della politica comunista nell'Unione sovietica, finirono a breve scadenza per imbrancarsi con i calunniatori ufficiali di tutto il movimento comunista, per diventare agenti, aperti o mascherati, delle forze politiche più reazionarie. Ogni partito comunista, in misura maggiore o minore, poté fare sopra di sé questa esperienza. Si creò quindi, oltre che un rapporto di fiducia e solidarietà piena con i comunisti sovietici, la ferma convinzione che questa solidarietà
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fosse il tratto distintivo di un movimento proletario veramente rivoluzionario. E questo era fondamentalmente vero. Di questo rapporto di fiducia e di solidarietà non vi è quindi nessuno di noi che abbia e pentirsi. F quello che ci ha permesso, lavorando e combattendo ciascuno nelle condizioni del proprio paese, di esprimere e dare una precisa forma politica e di organizzazione a quel nuovo slancio rivoluzionario che la Rivoluzione d'ottobre aveva suscitato nella classe operaia, che i progressi nella costruzione di[...]

[...] socialista nella Unione sovietica alimentavano, estendevano, rendevano via via più consapevole di sé. Le forme, i modi, le vie pratiche di questi successi non furono però oggetto, tra di noi, di discussione, se non sino a un certo momento, che si può collocare, approssimativamente, negli anni di realizzazione del primo piano quinquennale e della collettivizzazione agricola. Nei dieci o quindici anni precedenti questo momento, il dibattito tra i comunisti russi circa le vie di sviluppo della rivoluzione, la possibilità di una trasformazione socialista e le forme di questa trasformazione, si era trasportato in tutto il movimento operaio e prima di tutto nel movimento comunista internazionale e questo dette il suo contributo alla sconfitta dei gruppi di opposizione (trotzkisti e di destra). Io non nego che questa lotta e questa partecipazione abbiano anche potuto avere, in certi momenti, in certi paesi e in certe condizioni, qualche ripercussione negativa nel nostro movimento. Alludo a lotte di frazione talora artificialmente attizzate, a giudiz[...]

[...]ndizioni che consigliarono poi, nel corso della guerra, lo scioglimento dell'Internazionale comunista.
I processi cui la domanda si riferisce credo si collochino (spiegherò poi il valore di questa limitazione) in questo periodo, mentre si combatteva in Francia per il fronte popolare, in Spagna con le armi, e la politica internazionale dell'Unione sovietica si suol geva con grande efficacia nella difesa della democrazia e della pace. I dirigenti comunisti non avevano nessun elemento che consentisse loro di dubitare della legalità dei giudizi, soprattutto perché sapevano che, sconfitti politicamente e tra le masse, i dirigenti dei vecchi gruppi di opposizione (trotzkisti e di destra) non erano alieni dal proseguire la lotta con mezzi terroristici e questo avveniva anche fuori dell'Unione sovietica. (A Parigi, nel 1934, uno dei migliori nostri militanti, Camillo Montanari, di Reggio Emilia, venne ucciso a sangue freddo da un trotzkista. Casi simili si ebbero altrove).
Il fatto che tutti gli accusati confessassero suscitò senza dubbio sorpresa e[...]

[...]vverrà così, tanto più grande sarà il profitto. Ciò che noi auguriamo è che le correzioni vengano fatte, senza esitazioni, con coraggio, e che da esse esca, come deve uscire, un nuovo slancio in avanti della società socialista in tutte le direzioni, sopra una base democratica ampia, sana, piena di nuove e ricche pulsazioni vitali.
9. — Spero non esista più nessuno, in Italia, per lo meno, che ancora presti fede alla balorda leggenda dei partiti comunisti che ricevono da Mosca, passo a passo, le istruzioni, le direttive, gli ordini. Se ancora qualcuno esiste, per lui é inutile scrivere, perché è evidente ch'egli ha la testa troppo dura, che è assolutamente incapace anche solo di avvicinarsi alla comprensione dei problemi dell'odierno movimento operaio. Scriviamo dunque per gli altri.
Nei primi anni dopo la prima guerra mondiale, quando si formò l'Internazionale comunista, non v'è dubbio che le principali questioni di indirizo politico del movimento operaio e poi del movimento comunista nei singoli paesi vennero ampiamente dibattute al centro,[...]

[...]à sentivano che un centro internazionale non poteva fare altro che elaborare giudizi generali sulla situazione e sui compiti del nostro movimento, ma la attuazione politica pratica doveva essere opera dei singoli partiti, affidata pienamente alla loro iniziativa e responsabilità. In questo modo ci si mosse, in Francia e in Spagna, soprattutto, nel periodo delle grandi lotte tra il 1934 e il 1939, durante la guerra e ancora più dopo di essa. Se i comunisti avanzarono nella grande scia della politica internazionale dell'Unione sovietica é perché erano convinti che quella politica fosse giusta, e tale essa era, in realtà.
L'Ufficio di informazione, costituito nel 1947 con compiti ben diversi da quelli che aveva avuto l'Internazionale, fece, essenzialmente, due cose, la prima buona, la seconda cattiva. La prima fu di giustamente orientare tutto il movimento operaio nella resistenza e lotta contro i piani di guerra dell'imperialismo. La seconda fu il disgraziato intervento contro i comunisti jugoslavi. Altro non fece, se non un bollettino pubblico[...]

[...]perché erano convinti che quella politica fosse giusta, e tale essa era, in realtà.
L'Ufficio di informazione, costituito nel 1947 con compiti ben diversi da quelli che aveva avuto l'Internazionale, fece, essenzialmente, due cose, la prima buona, la seconda cattiva. La prima fu di giustamente orientare tutto il movimento operaio nella resistenza e lotta contro i piani di guerra dell'imperialismo. La seconda fu il disgraziato intervento contro i comunisti jugoslavi. Altro non fece, se non un bollettino pubblico, utile solo a scopo di informazione. A noi italiani, per esempio, non é accaduto mai, se non nella riunione di fondazione del Cominform, di avere a discutere della nostra politica in riunioni internazionali. Tutte le iniziative da noi prese dopo la guerra furono opera esclusivamente nostra, dai compagni dirigenti di altri partiti comunisti forse nemmeno sempre pienamente comprese, perché dettate dalle condizioni in cui lavoriamo noi, in Italia, e che sono del tutto particolari. Oggi, poi, anche l'Ufficio di informazione é stato sciolto, per i motivi che sono stati ampiamente esposti.
Gli errori compiuti da Stalin nella direzione del partito comunista sovietico contribuirono certamente, poiché limitavano i dibattiti e la vita democratica alla sommità di quel partito, a rendere alquanto esteriori e formali anche i rapporti tra i comunisti sovietici e quelli degli altri paesi, a creare tra di loro un certo distacco, senza però di[...]

[...] dettate dalle condizioni in cui lavoriamo noi, in Italia, e che sono del tutto particolari. Oggi, poi, anche l'Ufficio di informazione é stato sciolto, per i motivi che sono stati ampiamente esposti.
Gli errori compiuti da Stalin nella direzione del partito comunista sovietico contribuirono certamente, poiché limitavano i dibattiti e la vita democratica alla sommità di quel partito, a rendere alquanto esteriori e formali anche i rapporti tra i comunisti sovietici e quelli degli altri paesi, a creare tra di loro un certo distacco, senza però diminuire la reciproca fiducia, perché dei fatti che oggi vengono dénunciati noi non avevamo e non potevamo avere nozione alcuna. Questo almeno per ciò che ci riguar
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da. In altri partiti, soprattutto nei paesi di democrazia popolare, alcuni degli errori di Stalin vennero dopo la guerra ripetuti in modo meccanico, così come, probabilmente, in modo meccanico si ebbe la tendenza a trasferire e applicare in questi paesi tutta l'esperienza e tutta la pratica sovietiche, senza t[...]

[...]empre maggiore autonomia di giudizio, e questo non potrà che far bene al nostro movimento. La struttura politica interna del movimento comunista mondiale é oggi cambiata. Ci() che ha fatto il partito comunista dell'Unione sovietica rimane, come ho detto, il primo grande modello di costruzione di una società socialista a cui apri la strada una profonda, decisiva frattura rivoluzionaria. Oggi il fronte della costruzione socialista nei paesi dove i comunisti sono il partito dirigente si é così allargato (comprende la terza parte del genere umano!), che anche per questa parte il modello sovietico non pue) e non deve più essere obbligatorio. In ogni paese governato dai comunisti possono e
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debbono influire in modo diverso le condizioni oggettive e soggettive, le tradizioni, le forme di organizzazione del movimento. Nel resto del mondo, vi sono paesi dove ci si vuole avviare al socialismo senza che i comunisti siano il partito dirigente. In altri paesi ancora, la marcia verso il socialismo è un obiettivo per il quale si concentrano sforzi che partono da movimenti diversi, che però spesso non hanno ancora raggiunto né un accordo né una comprensione reciproca. Il complesso del sistema diventa policentrico e nello stesso movimento comunista non si può parlare di una guida unica, bensì di un progresso che si compie seguendo strade spesso diverse. Dalle critiche a Stalin risulta un problema generale, comune a tutto il movimento, — il problema dei pericoli di degenerazione burocratica, di soffocamento de[...]

[...]critiche a Stalin risulta un problema generale, comune a tutto il movimento, — il problema dei pericoli di degenerazione burocratica, di soffocamento della vita democratica, di confusione tra la forza rivoluzionaria costruttiva e la distruzione della legalità rivoluzionaria, di distacco della direzione economica e politica dalla vita, dalla iniziativa, dalla critica
e dall'attività creativa delle masse. Noi saluteremo il fatto che tra i partiti comunisti che sono al potere si stabilisca una emulazione circa il modo migliore di evitare per sempre questo pericolo. E a noi toccherà elaborare il metodo e la via nostra, per essere noi pure garantiti da pericoli di stagnazione e burocratizzazione, per saper risolvere assieme i problemi della libertà per le masse lavoratrici
e della giustizia sociale, e conquistarci quindi tra le masse stesse un prestigio e un seguito sempre più grandi.
PALMIRO TOGLIATTI



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]logia e la sola forma di organizzazione che prospetti e consenta una liberazione « nazionale » (o qui «paesana ») ed una liberazione « sociale »; é la sola teoria e la sola pratica che siano nate per combattere con una profonda azione pratica, e non con la declamazione, l'oppressione nazionale e proletaria. I nemici del comunismo su piano mondiale sono i nemici del proletariato pastorale di Orgosolo su piano locale.
Con l'ingresso di fermenti « comunisti » nel paese le due antiche classi sociali, la opposizione tra il paese e lo Stato acquistano un rilievo mai raggiunto. Sotto questa stimolo nascono in Orgosolo in altri gruppi, tra i «meres» soprattutto, anche idee e organizzazioni opposte: in particolare la d. c., il partito dei proprietari, dei conservatori, governativo, « statale ». Due i partiti, e corrispondono quasi nettamente alle
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due classi sociali tradizionali, alla interna divisione paeseStato. È interessante notare che l'antico « Partito » Sardo d'Azione — basato su
clientele — subisce un processo di dis[...]

[...]n ha più questo suono, non libera. Al contrario! Il cristianesimo è il prete, il prete che benedice lo Stato. E l'antica millenaria aspirazione alla fine dell'oppressione, alla giustizia, all'eguaglianza, al mondo migliore l'orgolese non la trova più nel cristianesimo, la trova nel comunismo. Il comunismo é la Speranza.
Per queste due condizioni, assai profonde, quasi tutto il paese di Orgosolo, uomini e donne, bambini e vecchi, si professano « comunisti »; quasi tutto il paese è « propenso » al comunismo.
I maggiori stimoli al comunismo, ad uno sforzo verso il comunismo, ad una organizzazione, vengono poi, in verità, soprattutto dallo Stato. Il generale operato dello Stato é la più profonda propaganda al comunismo. E lo Stato lo crea poi, per es., in particolare con due vere e proprie « scuole di comunismo » che sono la leva militare ed il carcere e il confino.
L'importanza della leva, della vita militare per la formazione di un ambiente di simpatia al comunismo è di molta importanza. Per avere interrogato i « primi » comunisti orgolesi in[...]

[...]organizzazione, vengono poi, in verità, soprattutto dallo Stato. Il generale operato dello Stato é la più profonda propaganda al comunismo. E lo Stato lo crea poi, per es., in particolare con due vere e proprie « scuole di comunismo » che sono la leva militare ed il carcere e il confino.
L'importanza della leva, della vita militare per la formazione di un ambiente di simpatia al comunismo è di molta importanza. Per avere interrogato i « primi » comunisti orgolesi in ordine di tempo e diecine e diecine di comunisti orgolesi posso dire che la prima cognizione di idee comuniste e la prima « cosciente » formazione comunista é avvenuta (e ancora avviene) attraverso l'esercito italiano. Trasportato per la prima volta in una vita « collettiva » più moderna, a contatto con soldati più evoluti, per es., emiliani; in un ambiente che per ottusità di ufficiali costituisce quasi sempre un moderno « proletariato » militare, il pastore di Orgosolo dischiude gli occhi, si fa una prima « coscienza » comunista. Dar() qui, per es., alcune lettere di militari orgolesi che comprovano quanto scrivo. Esse sono state scelte d[...]

[...]so sentito e fatto furtivamente le fanno « moderne, comuniste ».
Per avere, per es., un'idea del rapporto di ingenuo proselitismo al comunismo che si instaura tra confinati e famigliari, riporto qui di seguito alcune lettere anche queste scelte a caso tra molte e che, con pochi squarci sono di per sé esemplari :
1) « Cara sorella, rispondo con ritardo alla tua. Siamo qui circondati dall'oceano, nell'isola di dolore, ossia "confino". Molti sono comunisti e pensano bene. Io comincio a vedere ».
2) « Compare carissimo, il 30 luglio o ricevuto la vostra adorabile letterina e sono contentissimo. Vi faccio sapere delle novità del paese
ZZZ FRANCO CAGNETTA
che hanno ammazzato a ziu P. gli hanno ammazzato 210 pecore ed hanno arrestato il servo C. poi due buoi mancati a ziu M. poi hanno ammazzato a ziu V. e gli hanno tagliato la gola, un orecchio bucato, gli occhi e poi hanno fatto un conflitto su territorio Gavoi il quale sono restati R. ed hanno ferito e arrestato T. Io vi prego di non dire che per voi non dobbiamo lasciare la rabbia. No e poi n[...]

[...]o tagliato la gola, un orecchio bucato, gli occhi e poi hanno fatto un conflitto su territorio Gavoi il quale sono restati R. ed hanno ferito e arrestato T. Io vi prego di non dire che per voi non dobbiamo lasciare la rabbia. No e poi no. Che siete condannati innocentissimamente pro su confinu. Vi assicuro che qui tutti adirati siete adorati come un santo, assai piú. Sono per questo tutti diventando contro all'iungiustizia, insomma, come sapete, comunisti ».
3) « Caro, non credere che siete mai dimenticati. E solo il dolore di pensarvi. Che in voi tutti troviamo ora compagni i più fedeli. Quando penso alle lunghe conversazioni che facevano. Discorsi di pace, di libertà. Si chiedeva libertà e ci hanno dato galera, si chiedeva lavoro e ci hanno dato l'ozio. Chi era nemico dei banditi lo hanno arrestato, quelli che dovevano combattere i banditi! Il vostro arresto ha sbalordito la popolazione che é offesa e indignata. C'è ingiustizia. In paese. Qui hanno aperto lavoro e poi l'hanno chiuso. Si é lavorato non più di 10 giorni. Saluta i compagni di [...]

[...]chi ti ha potuto vedere così? Caro, ti auguro che nessuna cosa al mondo potrà deviare il tuo ideale diventato comunista, che stai lottando per il nostro bene comune, di oppressi. Anche tu sarai. al corrente della situazione politica. Sarai più forte. Hai capito? I tempi cambieranno : cambieranno le cose. O maledetto il confino. Maledetti, maledetti quelli che fanno piangere noi mamme, distruggono le famiglie ».
5) « Ustica... Ogni confinato due comunisti. Ogni comunista due possibilità di meno per il confino ».
Posseggo diecine di ricevute di vaglia da 100, 500, 1000 lire inviate per aiuto e per solidarietà da parenti ed amici orgolesi ai confinati. Nelle comunicazioni del mittente leggo scritto sempre, o quasi sempre, intramezzate a saluti, frasi come : « Abbasso il confino e viva il comunismo. Viva Russia e abbasso d. c. ».
Il comunismo è — é evidente — un fenomeno culturale. Quali erano le condizioni culturali del paese che permettevano l'ingresso e lo stabilizzarsi di una cultura comunista ?
L'incapacità ad intendere l'italiano assai d[...]

[...]animo popolare. Orgosolo è il sólo paese, o quasi il solo iñ Italia, che si sia sottratto alla influenza cattolica (e vedremo con quali buoni risultati per il carattere). Una forte penetrazione cattolica esiste certamente tra le donne dette beghinas o basamattones (beghine e baciamattoni). Ma questa é avvenuta soltanto in quanto il prete si é .dovuto trasformare quasi in stregone, inventare leggende, di fiamme e di vampe, di terrori (i figli dei comunisti nascono con la coda) mescolare la più profonda superstizione pagana alla cultura cattolica. Il prete peró, pur da quelle povere donne é considerato un uomo come gli altri, che mangia, che fa affari, che fa figli ecc. Il numero delle donne « spretate » cresce sempre in Orgosolo. Ho avuto occasione di parlare con l'attuale parroco di Orgosolo (un estraneo per la maggioranza del paese) e si è lamentato del de serto che gli hanno fatto attorno i pastori, i contadini: lo frequentano . solo i signorotti, i carabinieri e poliziotti : « Prigione, confino, ma che sia dato con amore cristiano » mi dice[...]

[...]a campagna contro i soprusi statali, polizieschi e burocratici; ha sottolineato la necessità di pace, di abbandono del terrorismo individuale, dei delitti ecc. e la improrogabile necessità (perché questo si ottenga) che vi sia lavoro, progresso economico, trasformazione della struttura del paese nel quadro della lotta per l'Autonomia e la Rinascita di tutta la Sardegna (8). Questa azione è stata determinante nella formazione di « intellettuali » comunisti, di « dirigenti politici » comunisti locali.
Ma non si deve intendere questa azione come una azione venuta dall'esterno, una azione di « importazione ». Essa è stata « possibile »: è stata soltanto — e soprattutto — un approfondimento, un inquadramento della azione sviluppata immediatamente, direttamente da comunisti locali. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista orgolese formatosi in paese da dopo l'ultima guerra è degno di attenzione: egli
(8) cfr. il discorso di P. Togliatti tenuto a Cagliari il 25 aprile 1947 per il 10° anniversario della morte di A. Gramsci.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 229
presenta singolari identità con gli intellettuali ed i dirigenti politici comunisti dei paesi coloniali.
L'intellettuale, il dirigente politico comunista — per le condizioni generali di analfabetismo, di anarchia — trova qui, naturalmente, maggiori difficoltà, limitazioni, pericoli per una sua formazione : é portato ad una formazione comunista « imperfetta », ad una tendenza all'« anarchia ». Ma, al tempo stesso — per una concomitanza di circostanze favorevoli — egli trova la possibilità di avere un carattere particolarmente forte, una convinzione ben radicata e sempre più ribadita dai fatti, la possibilità di agire con il consenso generale, di diventare veramente l'avangua[...]

[...]storico » come l'uomo « nuovo » dei popoli coloniali. Noi « cristiani ed europei » non siamo neppure più in grado di capire questo « nuovo » uomo. La storia: — come essa si sta preoccupando di dimostrare — non é più per? di noi « cristiani ed europei »: é di questi uomini ingenui e « preistorici », dell'uomo « nuovo » dei popoli coloniali.
Quello che mi aveva colpito particolarmente nel contatto con questi uomini nuovi, con quei « preistorici » comunisti di Orgosolo era la capacità di una vita, di una naturalità tra noi persino dimenticata, sconosciuta. Se pensavo agli intellettuali, ai dirigenti politici a cui siamo abituati, era un confronto umiliante, ma al tempo stesso rigeneratore.
Tornavo a credere all'uomo nuovo, all'uomo ancora vivo.
Erano ex pastori divenuti proletari, contadini divenuti braccianti, artigiani in rovina. Figure magnifiche, antichissime e moderne. Pare incredibile che in tosi breve tempo l'antico uomo di Orgosolo, l'orgolese «arretrato» abbia potuto produrre in sé l'uomo nuovo di Orgosolo, l'orgolese moderno. Erano [...]

[...]lzolaio; Giovanni Antonio Brotzu, Francesco e Giovanni Grissantu, Mario Battasi, Bore Piras, braccianti, e tanti altri. E non solo uomini ma donne, Carolina Marotto, Marianronia Fogu, e tante altre. Queste donne che con la loro riserbata dignità, con il loro dolore, con la loro dura fermezza eli fare sono il segno profondo di un mondo nuovo che si affaccia.
Dallo scambio, dal contatto reciproco nel paese — non solo dei 400
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comunisti locali e delle loro famiglie — ma di tutto il paese é sorta una nuova vita associativa politica, moderna. Ne rimangono fuori solo pochi studenti, impiegati, signorotti. I problemi della pace di Orgosolo, dell'abbandono del terrorismo, del banditismo; i problemi della trasformazione del paese, della fine della disoccupazione, del lavoro; i problemi della cultura individuale, della diffusione della cultura, sono i problemi di ogni giorno per cui si battono con tenacia infinita.
Indicherò qui soltanto alcuni frammenti esemplari e singolari di questa vita. La sua ricchezza ed il suo movimento so[...]

[...]erazione » che ricordano per es. in ambiente ben diverso, naturalmente — le feste « nuove » del popolo cinese. Qui le più antiche manifestazioni « di tribù » si innestano coi significati più moderni. La festa dell'Unità in Orgosolo, per es., — che coincide con la millenaria festa stagionale del 15 agosto — vede spiegarsi un mondo antico e un mondo nuovo. La antica tribù dei « cacciatori » di Orgosolo ritrova la sua nuova vita nella « tribù » dei comunisti.
Uno dei giochi di questa festa, infatti, é un gioco di « caccia », un gioco che rimonta, probabilmente all'antica psiche dei « cacciatori ». Un gallo viene interrato con la sola testa che fuoriesce, ed a turno, bendati e armati di bastone, gli orgolesi si avvicendano nel tentativo di colpirlo. Vi partecipa tutto il paese — non i soli comunisti — e fa cerchio intorno, cercando con urla, con spinte di deviare l'uccisore dal bersaglio. Chi vince, uccidendo la bestia, ne diventa il possessore, e questa viene mangiata li per li, di solito, tra un gruppo di invitati. Il gallo di volta in volta ha spesso un nome: ora é Scelba, ora è Fanfani, ora è Mac Carty, ora Eisenhover.
A questo gioco segue, generalmente, « sa vardia ». E una corsa di cavalli, una staffetta cavalcata. Partendo da un punto fisso un cavaliere, con una bandiera in mano, e a groppa nuda, compie uno, due chilometri come una freccia, e ritorna al punto di partenza. Poco p[...]

[...]a che non restano mai pieni.
Lo sviluppo del comunismo in Orgosolo, come si vede, acquista forme specialissime : tipicamente « coloniali », non riscontrabili, almeno per intensità, in ogni altro paese d'Italia.
Rimane qui da sottolineare un aspetto fondamentale che riguarda l'atteggiamento « nuovo » del paese nei riguardi del banditismo, cioè del problema più grave, piú immediatamente grave del paese.
L'attività sociale di « liberazione » dei comunisti pare la sola forma volta profondamente alla pace, allo sviluppo della cultura, alla lotta per il lavoro : la sola che non porti al sangue ma combatta il sangue, che combatta la ribellione individuale, il banditismo.
Riporto qui, ad es., due documenti importanti per la storia del paese : l'intervento del calzolaio Giovanni Menneas fatto al congresso della sezione comunista di Orgosolo nell'aprile 1953 ed una lettera del pastore Peppino Marotto, inviata al Maresciallo dei carabinieri di Orgosolo dal confino di Ustica :
1) « Cari compagni, molti di voi sono qui intervenuti sulla necessità di l[...]

[...]ese : l'intervento del calzolaio Giovanni Menneas fatto al congresso della sezione comunista di Orgosolo nell'aprile 1953 ed una lettera del pastore Peppino Marotto, inviata al Maresciallo dei carabinieri di Orgosolo dal confino di Ustica :
1) « Cari compagni, molti di voi sono qui intervenuti sulla necessità di lottare per i pascoli, per un piano di opere pubbliche, per una trasformazione di Orgosolo ecc. Ma una lotta ancora piú importante noi comunisti di Orgosolo dobbiamo condurla nel campo ideologico, e pratico, contro chi non comprende che il banditismo é una via del tutto ingiusta, radicalmente sbagliata, che proviene da una ideologia e da una pratica che noi condanniamo : l'anarchia. Col fucile e coI mitra del bandito non si risolve niente e ci procuriamo tutti sofferenze, galera, confino e umiliazioni. Dobbiamo trasformare la lotta da individuale e sanguinosa in latta civile, pacifica e collettiva. Bisogna che comincino i giovani ad abbandonare qualsiasi spirito di avventura e gli uomini a non cercare nella ribellione individuale la s[...]

[...]che appoggiare le mie sincere propagazioni di fratellanza umana, di pace, e soprattutto di civile progresso in quella arretrata terra. Si persuada che l'arretratezza civile e morale è la fonte del mal costume ivi esistente. Nessun altra lotta diversa dalla mia servirà a sterminarlo. Lasci il mitra ad arrugginire.
Fiducioso dell'osservanza e ansioso di favorevole esito
con reverenza.
Giuseppe Marotto ».
Eppure contro questi uomini, contro i « comunisti » di Orgosolo
seppure in forma non aperta — lo Stato ha incominciato a svolgere — come nelle colonie — una politica di repressione, di persecuzione. Si cerca di colpire « i capi », gli « intellettuali », i « dirigenti proprio coloro che dovrebbero cioè essere piuttosto incoraggiati, assistiti, se non altro perché sono i soli, in luogo dello Stato, che si battano e facciano qualche cosa per eliminare nel paese la mentalità « propensa » al banditismo, per introdurre praticamente un progresso reale.
L'istituto del confino è lo strumento attraverso il quale sì sviluppa questa politica (ricompar[...]

[...]irigenti della sezione comunista di Orgosolo in cui non si sia direttamente criticato e condannato il banditismo: critica e condanna al metodo, al sistema e non declamazione, infierire contro individui singoli sciagurati « banditi », che sono vittime della situazione. In privato e in pubblico, sempre hanno chiarito che la ribellione individuale e sanguinosa non solo non risolve niente ma incancrenisce la situazione. Chiunque si rende conto che i comunisti orgolesi sono oggi i veri nemici della pratica da banditi.
Dó qui di seguito la biografia di un « dirigente » nuovo, Peppin° Marotto che più di ogni altro documento mette in luce questo aspetto « nuovo » della situazione di Orgosolo.
Peppino Marotto, conosciuto da me da tempo, uomo di grande intelligenza, di carattere fortissimo, dotato di qualità di poeta che lo fanno uno dei migliori e più apprezzati poeti orgolesi, é l'esempio di quanto la disposizione « spirituale » di un orgolese, la ricchezza di un uomo orgolese possa essere insidiata, frustata da una società e da un mondo che impedis[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]ne di generi di consumo; riduzione dell'orario di lavoro; maggior costruzione di alloggi, di nidi, di

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ROBERTO GUIDUCCI
asili, ecc., di macchine elettrodomestiche, estensione del sistema dell'« alimentazione pubblica » (mense), ecc.
6) Mentre si ribadisce il concetto della preminenza e della guida del Partito in tutta l'attività statuale e organizzativa in gene_ re, « il Comitato centrale ha invitato tutti i quadri del Partita, tutti i comunisti ad effettuare una svolta e ad affrontare le questioni della direzione concreta dell'edificazione economica, a farla finita con l'atteggiamento superficiale nei confronti dell'economia, ad intensificare lo studio della tecnica e dell'economia delle aziende industriali, dei colcos, della SMT e dei sovcos per dirigere il loro lavoro con profonda cognizione di causa » (Krusciov, pag. 172).
Di più, la rimunerazione dei funzionari di Partito sarà legata in una certa misura ai risultati ottenuti nella realizzazione del piano produttivo.
Questi punti, certo essenziali, esposti dal Congresso in un m[...]

[...]sociale democratica non basata certamente su una generica liberalità, ma su una completa, cosciente e responsabile tecnica organizzativa. Ê il traguardo della democrazia come scientificità generale.
7) Sul dogmatismo e sui processi.
Può servire come « reattivo » di partenza per qualche successiva osservazione anche sui legami fra politica del Partito comunista sovietico (e di conseguenza URSS) e politica delle democrazie popolari e dei partiti comunisti occidentali la domanda,
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che spesso si va facendo in questi ultimi tempi: «a cosa si attribuisce il fatto che i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione staliniana ufficiale sui processi e le cospirazioni ».
Il curioso della domanda è che non si chiede « se » i comunisti di tutto il mondo abbiano creduto alla versione ufficiale sovietica delle epurazioni, ma, dato per scontato che i comunisti vi abbiano creduto, ci si meraviglia e si chiede il come mai, il perché.
Ebbene, noi non crediamo assolutamente che i comunisti abbiano creduto alla versione ufficiale dei processi epurativi. E ciò per la ragione, apparentemente semplicissima, in realtà la più seria e la più sostanziale, che non potevano crederci pena il vanificare, dentro di sé e fuori di sé, il loro stesso lavoro, i loro stessi sacrifici, il loro stesso operare e lottare per un mondo diverso. Se i « mostri del genere umano » fossero realmente esistiti in URSS, se il sistema socialista li avesse veramente prodotti o sopportati ai più alti posti di responsabilità negli anni della Rivoluzione e in quelli della costruzione successiva, se « spie del nemi[...]

[...]stranee e ripugnavano. Così il « caso dei processi » ebbe i riflessi più gravi forse proprio in questo: l'estremo limite di una posizione autocratica, mentre avviliva il socialismo compiendo questi atti, con la spiegazione che ne imponeva e l'omertà conseguente, lo portava, come ogni connivenza, al silenzio.
La controprova di questa spiegazione della « credenza non creduta » ci é stata data dal modo in cui furono accolte in « privato » da molti comunisti le « riabilitazioni ». Esse sono considerate verità note da tempo, ossia ovvietà che, finalmente, una nuova situazione consente di dire. Se ieri per le condanne non furono chieste prove perché non sarebbero state date, oggi non si chiedono le controprove che sarebbero date volentieri, perché ciò comporterebbe una fatica inutile. È certo per tutti che la verità é la seconda.
Non è il caso di insistere troppo su questo argomento: vorremmo solo aggiungere che come ieri non credemmo, oggi non crediamo, se non ci saranno date incontrovertibili prove, che « gli imperialisti riponevano particolari [...]

[...] con potenze non sovietiche in maniera tale da sacrificare vantaggi a lunga scadenza. La lavagna ideologica é stata mantenuta incontaminata, e non é stata abbandonata la costruzione dei quadri per l'azione internazionale » (« La politica estera della Russia sovietica » Vallecchi, vol. II, pag. 774, 1955). Certo che occorre veder chiaro e senza timori nell'atteggiamento preso dall'URSS verso il partito comunista cinese nel 192527, verso i partiti comunisti francese e spagnolo nel 193639, verso la Germania nel 193941, ed il duplice rapporto tenuto nel primo dopoguerra verso gli « Alleati » da una parte e verso le attuali democrazie popolari, la Grecia, la Cina, la Jugoslavia, ecc., dall'altra. La politica estera staliniana del primo dopoguerra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi[...]

[...]verso le attuali democrazie popolari, la Grecia, la Cina, la Jugoslavia, ecc., dall'altra. La politica estera staliniana del primo dopoguerra fu certamente, per così dire, un « doppio gioco », apparentemente favorevole al mantenimento dello « status quo » e sfavorevole allo sviluppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a raggiungere il livello produttivo « sommato » dei paesi capitalistici, fu molto, probabilmente troppo, prudente verso i movimenti altrui. Ma quando questi giocarono le loro carte vincendo la partita (come la Cina), l'URSS diede loro aiuto anche sacrificando gravi interessi diplomatici con l'Occidente.
È stato un destino dell'URSS di essere stata, nonostante tutto, costretta a dare in[...]

[...]Europa da questo culto delle personalità. Luigi Salvatorelli ha indicato come una delle caratteristiche della vita della Chiesa negli ultimi cento anni l'introdursi del culto per la persona del Pontefice regnante, che per l'innanzi era ignorato.
Direi che occorra rilevare tutto questo prima di affermare che la dittatura personale di Stalin s'inserisca nella tradizione russa, pensando ad una continuazione della figura degli zar.
5. Dubito che i comunisti di tutto il mondo (od almeno gli intellettuali comunisti) abbiano veramente creduto alla versione ufficiale staliniana sui processi e le cospirazioni, abbiano potuto credere alle autoaccuse.
Penso piuttosto ad una terribile disciplina impostasi, alla necessità per loro di non screditare lo Statoguida.
6. Non so se la critica al culto della personalità porterà ad un mutamento di rapporti tra l'URSS e le cosiddette democrazie popolari. Ciò dipenderà soprattutto dal dato se si accompagni o
84 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
meno a questa critica l'abbandono della idea dello Statoguida, la accettazione di una sostanziale parità di posizione di tutti i p[...]

[...]a terribile disciplina impostasi, alla necessità per loro di non screditare lo Statoguida.
6. Non so se la critica al culto della personalità porterà ad un mutamento di rapporti tra l'URSS e le cosiddette democrazie popolari. Ciò dipenderà soprattutto dal dato se si accompagni o
84 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
meno a questa critica l'abbandono della idea dello Statoguida, la accettazione di una sostanziale parità di posizione di tutti i partiti comunisti.
7. Penso comunque che non recherà di per sé alcun sensibile mutamento nei rapporti con l'occidente.
Questi rapporti sono segnati: da uno spirito di proselitismo che indubbiamente il comunismo ha e contro cui l'occidente non comunista è deciso a difendersi con ogni mezzo; dalla profonda fede che l'America nutre nella iniziativa privata, nella economia della impresa privata, ch'essa idealizza ed in cui crede di scorgere la base delle libertà.
Chi guarda spassionatamente sa che l'avversione al bolscevismo qual é stato fin qui: in un piccolo numero di occidentali é legata al senso della liber[...]

[...]in cui la Russia divenisse un Paese liberale; in un numero maggiore, é connessa all'avversione per la filosofia deteriore, per il materialismo, per la irreligiosità che sono nella concezione generale propria al bolscevismo; e verrebbe meno il giorno in cui questo staccasse programma politico ed economico da quella filosofia. Ma in un numero infinitamente maggiore é connessa alla sua struttura ed alla sua politica economica; il giorno che i Paesi comunisti aprissero le porte agl'investimenti del capitale privato occidentale, concordassera con esso distribuzioni di mercati, entrassero a fare parte di trusts mondiali, anche se fossero governati da dittatori più duri di quelli che fin qui sono apparsi, non 'resterebbe irremissibilmente ostile che il modesto stuolo degli spiriti religiosi e degli spiriti liberali.
Con affettuosi saluti
A. C. JEMOLO


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine comunisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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