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Il segmento testuale comunista è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 3654Analitici , di cui in selezione 138 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]ato, mi permetto di fare alcune dichiarazioni.
Saluto il vostro Congresso a nome del Comitato esecutivo della Terza Internazionale e un particolare saluto vi porto a nome della Federazione dei Partiti comunisti della regione balcanica. La Bulgaria attraverso le prove della guerra e nelle condizioni del dopo guerra, ha messo in prima linea il problema della lotta di classe ed il proletariato bulgaro è tutto concorde sotto la bandiera del Partito comunista, il quale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista greca, e, per la coordinazione fra la politica greca e la politica internazionale, rappresenta la bancarotta della politica dell'Intesa nei paesi balcanici e nell'Oriente.
Il Partito comunista jugoslavo ha ottenuto nel Parlamento 59 seggi; ma oggi voi sapete come l'Assemblea costituente regni a Belgrado, facendo gli interessi[...]

[...]uale, nelle ultime elezioni, ha potuto affermarsi con una vittoria di 50 deputati e con complessivi voti 200.000.
Esamina, quindi, fuggevolmente le condizioni della Grecia, affermando che la caduta di Venizelos costituisce la bancarotta della politica nazionalista greca, e, per la coordinazione fra la politica greca e la politica internazionale, rappresenta la bancarotta della politica dell'Intesa nei paesi balcanici e nell'Oriente.
Il Partito comunista jugoslavo ha ottenuto nel Parlamento 59 seggi; ma oggi voi sapete come l'Assemblea costituente regni a Belgrado, facendo gli interessi esclusivi della borghesia, intaccando la sua dittatura. Il Governo jugoslavo ha soppresso tutte le legalità costituzionali, ha soppresso la stampa comunista, tutti gli organismi comunisti, tutte le organizzazioni politiche e professionali ed ha arrestato i delegati comunisti. Oggi, alla Costituente, i deputati della tendenza Radek, non possono intervenire e l'assemblea è di già priva dell'autorità legale. Si preannuncia una lotta sociale nazionale contro la dominazione della borghesia ed io prego il Congresso di esprimere una protesta contro la dittatura ed il terrore del Governo jugoslavo. (Applausi).
La discussione che avete oggi in Italia tra le diverse tendenze del vostro Partito, già vi fu nei paesi della Balcania ed io vi posso assicurare [...]

[...]denza Radek, non possono intervenire e l'assemblea è di già priva dell'autorità legale. Si preannuncia una lotta sociale nazionale contro la dominazione della borghesia ed io prego il Congresso di esprimere una protesta contro la dittatura ed il terrore del Governo jugoslavo. (Applausi).
La discussione che avete oggi in Italia tra le diverse tendenze del vostro Partito, già vi fu nei paesi della Balcania ed io vi posso assicurare che il Partita comunista balcanico, unitamente alla Federazione comunista dei Balcani e del Danubio, sostiene ed approva la condotta e la mozione del Comitato esecutivo della Internazionale comunista. (Ap plausi).
Il proletariato comunista balcanico, come quello italiano, è convinto che per la vittoria della rivoluzione sociale sia necessario creare un Partito senza riformisti, foggiato sulle linee dell'Internazionale comunista. (Applausi).
Permettete, ancora, che io approfitti della vostra pazienza e vi dia lettura di un discorso che vi parrà un po' lungo. Io, però, sono obbligato di esporre qui le vedute dell'Internazionale comunista, che, disgra
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ziatamente, non pub essere qui rappresentata da compagni di piú grande autorità, come Zinowieff e Bukarin, e di conseguenza ad essere dettagliato.
(Kabaktcefl inizia, quindi, a leggere in francese il testo del discorso. Dopo circa una ventina di minuti di lettura, il Congresso rumoreggia, anche perché si sa che la traduzione sarà, in seguito, letta dal compagno Misiano. La presidenza prega, quindi, Kabaktcefl di rinunciare alla lettura del testo in francese e di dare, senz'altro, la parola al traduttore. Cosí viene deciso).
MISIANO legge:
« Cari compagni,
« Questa Congre[...]

[...]ché gli occhi del proletariato del mondo intero sono oggi volti verso l'Italia. I due campi: la borghesia internazionale ed il proletariato internazionale, sanno perfettamente che la parte verso la quale andrà il Partito italiano, farà traboccare per lui la bilancia storica in questo momento. Dopo l'unione delle forze rivoluzionarie del proletariato, in quasi tutti i paesi dell'Europa continentale, in Partiti comunisti, dopo l'unione del Partito comunista con la sinistra del Partito indipendente socialista di Germania e la formazione di un nuovo, potente Partito comunista unificato, dopo la epurazione del Partito francese dai suoi socialpatrioti e la sua adesione all'Internazionale comunista, dopo la scissione della sinistra comunista dal Partita socialdemocratico di CzecoSlovacchia, di Austria, della Svizzera; del Belgio, ecc., e la formazione in quei paesi di Partiti comunisti indipendenti, raccoglienti tutte le forze rivoluzionarie del proletariato di quei medesimi paesi, è ora la volta degli operai coscienti e rivoluzionari italiani per la liberazione dai riformisti e la unificazione delle loro forze in un grande Partito comunista, costituendo l'organismo piú potente dell'Internazionale comunista. Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista è sicuro che voi assolverete questo compito con dignità e con coraggio.
Compagni, il dovere del proletariato italiano e del Partito socialista italiano nel momento presente, è determinato dalla situazione interna e internazionale, creatasi in seguito alla guerra imperialista. Qual'è la situazione interna? Essa vi è molto nota, mi ci soffermerò brevemente. La distruzione delle forze produttive durante la guerra ha.
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creato quella profonda crisi economica che, non soltanto le è sopravvissuta, ma si è fatta via via piú profonda e piú acuta. L'Italia manca di materie prime ed essa non se ne [...]

[...]grande crisi economica che scuote le basi capitalistiche del mondo. La prova irrefutabile dell'espandersi di questa crisi è precisamente l'incessante accrescersi della disoccupazione, del caroviveri e del deprezzamento della moneta in tutti i paesi.
La crisi finanziaria fiorisce ancora piú esuberante in tutti i paesi, ad eccezione degli Stati Uniti. Il compagno Lenin, nel discorso da lui pronunciato alla seduta del Congresso dell'Internazionale comunista, ha provato questa affermazione con le cifre seguenti:
Il debito delle grandi Potenze europee é, aumentato, dal 1914 al 1920, di sette volte. Calcolate in lire sterline (ammettendo che una lira sterlina sia pari a 10 rubli in oro) le relazioni di rapporto fra le grandi Potenze, si esprimono come segue: gli Stati Uniti posseggono un attivo di 19 miliardi e niente passivo (è l'unico Stato in queste condizioni); l'Inghilterra 17 miliardi di attivo e 8 miliardi di passivo; la Francia 3 miliardi e mezzo di attivo contro 100 miliardi e mezzo di passivo. I debiti dell'Inghilterra e della Francia ol[...]

[...]pagamento del debito pubblico, il proletariato risponde rivendicando l'annullamento di tutti i debiti pubblici. In una parola, la crisi economica e finanziaria, spinge ineluttabilmente il proletariato internazionale sulla via delle lotte rivoluzionarie decisive.
La rivoluzione russa è una conseguenza della guerra imperialista: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia,[...]

[...]oletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del proletariato internazionale e dirigerla verso lo scopo supremo: la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. I Partiti comunisti e la Internazionale comunista, traggono profitto dalle esperienze colossali e preziose della rivoluzione russa. La Russia è il primo, e contemporaneamente è il piú grande paese capitalista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazione della costruzione della soci[...]

[...]lista nel quale il proletariato si è impadronito del potere statale ed ha stabilito la propria dittatura di classe. In realtà il proletariato russo applica, per la prima volta nella storia, i metodi rivolu
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zionari per la demolizione dello Stato capitalista e per il consolidamento di un nuovo Stato proletario socialista; organizza in pratica la dittatura del proletariato ed ha già incominciata l'organizzazione della costruzione della società comunista. Il proletariato internazionale, non soltanto non pub trascurare l'esperienza della rivoluzione russa, ma trae da essa le piú grandi lezioni. Oltre a ciò il proletariato internazionale viene sempre maggiormente acquistando coscienza di questo: che lo schiacciamento della rivoluzione russa sarebbe equivalso al proprio schiacciamento e che, quando esso sostiene la rivoluzione russa, assicura la vittoria della rivoluzione proletaria internazionale. E dunque perfettamente comprensibile e naturale che oggi, alla testa del movimento proletario internazionale, cammini il proletariato russo e che l'I[...]

[...]ariato internazionale viene sempre maggiormente acquistando coscienza di questo: che lo schiacciamento della rivoluzione russa sarebbe equivalso al proprio schiacciamento e che, quando esso sostiene la rivoluzione russa, assicura la vittoria della rivoluzione proletaria internazionale. E dunque perfettamente comprensibile e naturale che oggi, alla testa del movimento proletario internazionale, cammini il proletariato russo e che l'Internazionale comunista tragga profitto nella misura maggiore dei principi, della tattica, dei metodi d'organizzazione e di lotta del proletariato rivoluzionario russo; principi, metodi ed organizzazione che sono stati temprati nel fuoco e nel sangue della piú grande rivoluzione proletaria del mondo.
Ma, proprio in questo momento, il compagno Serrati si avanza e dichiara che non esistono né in Italia né nel mondo capitalista le condizioni per la rivoluzione. Egli nega la situazione rivoluzionaria e l'epoca rivoluzionaria. Nella sua risposta, del 16 dicembre, al compagno Lenin, Serrati dichiara precisamente che: «eg[...]

[...]no Serrati si trova in pieno accordo con i riformisti, ma egli è d'accordo con essi anche sul giudizio dell'azione generale dell'Italia e dell'intero mondo capitalista, quando nega che le condizioni per la rivoluzione proletaria sono mature. È forse strano, dopo ciò, che il compagno Serrati si dichiara contro l'espulsione dei riformisti e per conseguenza, si pronunci contro una di quelle piú importanti decisioni del Congresso dell'Internazionale comunista? È vero che il compagno Serrati, dopo avere fatta l'apologia dei riformisti e della loro tattica, si dichiarò, all'inizio della discussione, anche disposto a fare una conces
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sione all'Internazionale comunista, ed escludere dal Partito qualche riformista, ma egli è disposto a sacrificare qualche riformista, come persona, per salvaguardare e salvare il riformismo nel Partito, come tendenza.
Ma il compagno Serrati, non soltanto si dichiara contro questa decisione del Secondo Congresso dell'Internazionale comunista: egli si dichiara anche contrario a quasi tutte le risoluzioni del Congresso di Mosca: contro le tesi della questione agraria, della questione nazionale e coloniale, della questione sindacale, ecc. Qual'è lo spirito delle tesi dell'Internazionale comunista sulla questione agraria? L'Internazionale comunista dichiara che il proletariato rivoluzionario, per vincere il suo principale nemico, la classe capitalistica, deve conquistarsi l'appoggio non soltanto del proletariato agricolo, ma anche l'appoggio dei semiproletari e dei piccoli proprietari contadini, neutralizzare i contadini medi e schiacciare con la forza i grandi proprietari terrieri. Questa tattica rivoluzionaria si impone al proletariato in seguito all'esperienza della rivoluzione russa e la situazione dei contadini nei paesi capitalisti. Per la riuscita di questa tattica, l'Internazionale comunista dichiara che il proletariato vincitor[...]

[...]tica, deve conquistarsi l'appoggio non soltanto del proletariato agricolo, ma anche l'appoggio dei semiproletari e dei piccoli proprietari contadini, neutralizzare i contadini medi e schiacciare con la forza i grandi proprietari terrieri. Questa tattica rivoluzionaria si impone al proletariato in seguito all'esperienza della rivoluzione russa e la situazione dei contadini nei paesi capitalisti. Per la riuscita di questa tattica, l'Internazionale comunista dichiara che il proletariato vincitore deve cedere ai semiproprietari contadini un po' di terra per conservare la terra ai proprietari contadini fino al momento in cui, collo sviluppo delle comunità agricole e delle grandi proprietà collettive agricole, e il consolidamento dell'industria nazionalizzata, ecc., maturino le condizioni per la socializzazione completa della terra. Questa tattica, è forse in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario? Niente affatto. Anche i fondatori del socialismo scientifico, Marx ed Engels, dimostravano che la piccola proprietà agricola ed i pi[...]

[...]icola ed i piccoli contadini, continueranno ad esistere per molto tempo, parallelamente alla proprietà collettiva dell'industria; e non è che gradualmente, poco a poco, non già con la violenza, ma con la educazione generale ed agricola, con l'introduzione progressiva delle macchine nell'agricoltura, con la esperienza della produzione collettiva agricola, che si giungerà al possesso completo ed al lavoro in comune della terra.
E l'Internazionale comunista non propone una soluzione schematica della questione agraria per tutti i paesi; al contrario, il Partito comunista, nei paesi e nelle provincie in cui la grande agricoltura capitalista è sviluppata ed in cui il proletariato agricolo è numeroso, rivendica l'espropriazione dei grandi proprietari terrieri e la trasmissione della loro terra in possesso collettivo degli operai agricoli. Con questo, il Partito comunista non si trova in contraddizione con le tesi dell'Internazionale comunista. In generale, il proletariato rivoluzionario risolverà la questione agraria, secondo le condizioni particolari di ogni paese, re
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stando però sempre fedele alla tattica rivoluzionaria — sanzionata dall'Internazionale comunista — di conquistare la grande massa lavoratrice contadina (e questa massa si compone di semiproletari e di piccoli proprietari contadini) per la rivoluzione proletaria.
Non l'Internazionale comunista, ma il compagno Serrati si trova in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario scientifico. Ma perché il compagno Serrati è contrario alla occupazione delle grandi proprietà fondiarie da parte dei semiproprietari contadini? Perché egli non crede e non vuole la prossima rivoluzione, perché egli nega che noi ci troviamo in una situazione ed in un'epoca rivoluzionaria. Il compagno Serrati è contro l'azione rivoluzionaria dei contadini, come è contro l'azione rivoluzionaria degli operai, perché egli è, in generale, contro la rivoluzione.
Il compagno Serrati espone le tesi dell'I[...]

[...]ione delle grandi proprietà fondiarie da parte dei semiproprietari contadini? Perché egli non crede e non vuole la prossima rivoluzione, perché egli nega che noi ci troviamo in una situazione ed in un'epoca rivoluzionaria. Il compagno Serrati è contro l'azione rivoluzionaria dei contadini, come è contro l'azione rivoluzionaria degli operai, perché egli è, in generale, contro la rivoluzione.
Il compagno Serrati espone le tesi dell'Internazionale comunista sulla questione nazionale e coloniale, in una maniera tale come se queste medesime tesi imponessero al P.S.I. di cessare la sua latta contro la borghesia nazionalista e di solidarizzare con la politica nazionalista della sua borghesia. Ma questa è una interpretazione arbitraria delle tesi. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente e[...]

[...]i. Noi, comunisti dei Balcani, abbiamo anche noi condotto una latta lunga ed accanita contro la nostra borghesia che, con la sua politica nazionalista di conquista, ha spinto i popoli balcanici nelle guerre balcaniche, e, piú tardi, nella grande guerra imperialista. Noi continuiamo ancora oggi, con crescente energia, la nostra lotta contro la nostra borghesia nazionalista e, malgrado ciò, noi accettiamo completamente le tesi della Internazionale comunista sulle questioni nazionali e coloniali, perché con queste tesi, l'Internazionale comunista non preconizza la unione con la borghesia nazionalista, ma, al contrario, obbliga tutti i Partiti comunisti a lottare contro la politica di conquista della borghesia nazionalista, e a sostenere i popoli soggetti delle colonie nella loro lotta contro i Governi imperialisti. L'unione del proletariato, non già con la borghesia nazionalista, ma con i popoli soggetti e sfruttati: ecco la tattica dell'I.C. sanzionata dalle tesi sulla questione nazionale e coloniale.
Noi comunisti dei Balcani, alla politica nazionalista della borghesia che dissimula i suoi scopi aggressivi sotto la bandiera dell'id[...]

[...]oli balcanici non possono conquistare la loro indipendenza nazionale dal giogo dell'imperialismo europeo, se non spezzano le catene del giogo capitalista della loro propria borghesia, e nello stesso tempo non acquistano la libertà e l'emancipazione sociale. Per questo grande fine della emancipazione e della libertà sociale e nazionale dei popoli balcanici e danubiani, i Partiti comunisti di quei paesi, unificati in una fede ed in una Federazione comunista generale, conducono la lotta, in pieno accordo coll'Internazionale comunista.
Altrettanto chiara, giusta e rivoluzionaria è la posizione dell'I.C. nei riguardi della lotta che conducono i popoli coloniali in Asia ed in Africa. In questi paesi la situazione è caratterizzata dal fatto che il capitalismo non è ancora abbastanza sviluppato e che la lotta di classe non si verifica perché i popoli si trovano ancora sotto un regime feudale, dei grandi proprietari feudali. Ma questi paesi, benché ancora all'inizio del capitalismo, si sviluppano già per l'influenza delle leggi economiche del capitalismo: essi si sono trasformati in colonie degli Stati imperialisti. La lotta c[...]

[...]el capitalismo inglese. Il proletariato internazionale che lotta per la sua emancipazione, commetterebbe un delitto verso la propria classe e verso i popoli oppressi che lottano per l'emancipazione nazionale, se non tendesse a questi popoli la sua mano fraterna. L'unione fra il proletariato rivoluzionario ed i popoli oppressi che insorgono e fanno la rivoluzione e la guerra contro l'imperialismo, è una necessità per la vittoria della rivoluzione comunista universale. I Governi imperialisti attaccati dal proletariato nell'interno dei loro paesi e dai popoli oppressi all'esterno, saranno finalmente spazzati via.
Ecco il profondo senso rivoluzionario delle tesi sulla questione nazionale e coloniale accettate dalla I.C. Ma il compagno Serrati non pub
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o non vuole comprendere questo significato, ed accusa l'Internazionale comunista di aver preparato l'unione con le classi dominanti dei paesi coloniali, e perciò di aver tradito le tradizioni rivoluzionarie del socialismo. Ancora una volta il compagno Serrati cade in un profondo errore. Proprio Marx ed Engels furono quelli che con la piú grande energia lottarono per la liberazione dei popoli irlandesi e polacchi. L'I.C. continua questa gloriosa tradizione rivoluzionaria dei fondatori del comunismo. Le accuse del compagno Serrati sono dimostrate false dai seguenti brani delle tesi accettate dal primo Congresso dei popoli orientali a Baku:
« La rivoluzione delle masse lavo[...]

[...]I contadini dei paesi orientali, come cosí i contadini russi, continueranno la loro rivoluzione, fino ad una immensa rivoluzione agraria dei contadini che avrà come risultato il trasferimento del possesso della terra nelle mani delle masse lavoratrici contadine e la soppressione di ogni sfruttamento. Cosí, come i contadini russi hanno compiuto la loro rivoluzione agraria con l'appoggio degli operai dell'industria e sotto la direzione del Partito comunista e, unificati nei Soviety dei contadini, essi difendono la terra e il potere che hanno strappato ai grandi proprietari terrieri ed agli sfruttatori, i contadini oppressi dell'Oriente, nella loro lotta rivoluzionaria, fanno assegnamento sull'appoggio dell'I.C. e degli Stati sovietisti esistenti e futuri ».
Altra risoluzione: « Per conquistare la emancipazione completa e definitiva dei contadini in Oriente da ogni dominazione, da ogni schiavitú e da ogni sfruttamento, i popoli soggetti debbono anche sopprimere il potere delle loro proprie grandi proprietà fondiarie e della loro propria borghesi[...]

[...]testa contra questo fatto, ma egli trova un'intesa cordiale con D'Aragona e compagni. Vedete, compagni, in quale situazione é posto oggi il proletariato italiano in conseguenza di questa politica dei riformisti e dei semi riformisti. Il proletariato italiano è il fautore piú risoluto e caloroso della rivoluzione russa, ed ha fatto del programma di questa rivoluzione, la sua bandiera. Il Partita socialista italiano, appartiene alla Internazionale comunista rossa di Mosca, ma contemporaneamente il proletariato italiano, a cagione della C.G.d.L. appartiene alla Internazionale sindacale gialla di Amsterdam. E impossibile continuare a sopportare ancora una situazione simile nel Partito italiano. L'Internazionale di Amsterdam oggi, dopo il fallimento completo e la decomposizione della 2a Internazionale, viene ad essere uno dei sostegni piú importanti della borghesia internazionale. Sostenere l'Internazionale di Amsterdam, significa sostenere la controrivoluzione internazionale. E impossibile che il Partito italiano permetta d'ora innanzi ai suoi cap[...]

[...]azionale di Amsterdam oggi, dopo il fallimento completo e la decomposizione della 2a Internazionale, viene ad essere uno dei sostegni piú importanti della borghesia internazionale. Sostenere l'Internazionale di Amsterdam, significa sostenere la controrivoluzione internazionale. E impossibile che il Partito italiano permetta d'ora innanzi ai suoi capi di difendere e sostenere la Internazionale di Amsterdam. Il Partito italiano, se sarà un Partito comunista, e se farà parte della Internazionale comunista, sarà obbligato a lottare apertamente e decisamente contro l'Internazionale di Amsterdam; mediante i gruppi comunisti nei Sindacati, dovrà lavorare per la scissione della C.G.d.L. dall'Internazionale di Amsterdam e per la sua adesione alla Internazionale sindacale rossa di Mosca.
Nei paesi balcanici — Bulgaria, Jugoslavia, Grecia e Rumania — le Unioni sindacali si sono affiliate alla Internazionale sindacale di Mosca, durante la conferenza interbalcanica tenuta il 3 ed il 4 di novembre 1920. Davanti al Partito italiano, si aprono due vie: l'una per Amsterdam, l'altra per Mosca. Quale di ques[...]

[...]ugoslavia, Grecia e Rumania — le Unioni sindacali si sono affiliate alla Internazionale sindacale di Mosca, durante la conferenza interbalcanica tenuta il 3 ed il 4 di novembre 1920. Davanti al Partito italiano, si aprono due vie: l'una per Amsterdam, l'altra per Mosca. Quale di queste due vie sceglierete?
Voci da vari punti della sala: Mosca ! Mosca !
MisIANO: I riformisti ed i semi riformisti vi indicano la via di Amsterdam; l'Internazionale comunista vi chiama a prendere ed a camminare coraggiosamente sulla via di Mosca. E il C.E. dell'I.C. è pro
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fondamente convinto che voi sceglierete e camminerete sulla via di Mosca.
È dunque perfettamente chiaro che i riformisti dichiarati, con Turati alla testa, come pure i semi riformisti chiamati « comunisti unitari » che vanno con Serrati, sono in contraddizione ed in opposizione di principi con l'I.C.; sono contro il suo programma e la sua tattica.
Ma se i riformisti dichiarati non dissimulano piú questa opposizione, i semi riformisti che hanno preso il nome di « comunisti unitari » dissimu[...]

[...]zionale. L'Ufficio socialista internazionale, si era trasformato in una buca delle lettere, ed ogni Partito piccoloborghese che si
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dicesse socialista e proponesse la sua adesione, era accettato nell'Internazionale poiché questa si accontentava di una dichiarazione stereotipata e schematica da parte dei Partiti che aderivano ad essa, e non si interessava piú della loro tattica e della loro azione reale.
Quando il nostro Partito — il Partito comunista bulgaro — chiamava in passato il Partita dei socialisti « stretti » a levare ancora la sua voce al Congresso di Copenaghen del 1910 contro questa politica della Seconda Internazionale e dell'Ufficio socialista internazionale, e quando ha domandato l'esclusione degli opportunisti bulgari (chiamati socialisti « larghi »), l'Internazionale è rimasta muta dinanzi a tale protesta. Ebbene: i socialisti « larghi », durante la guerra, hanno sorretto la borghesia nazionalista e dopo la guerra sono divenuti ministri, e per salvare il regime borghesemonarchico in Bulgaria, non si sono peritati di fare s[...]

[...]nazionale; poiché sostengono precisamente ciò che fu la piú grande debolezza della Seconda Internazionale e che ha portato al suo vergognoso tradimento ed alla sua caduta. No. L'I.C. non può seguire la via della Seconda Internazionale in fallimento. Al contrario, essa è una organizzazione unificata e centralizzata del proletariato internazionale, con una disciplina ferrea ed una tattica unanime di azione. Il Secondo Congresso dell'Internazionale comunista, ha gettato le basi di questa organizzazione.
I Partiti comunisti debbono sacrificare una parte della propria autonomia; ma ciò essi debbono fare volontieri poiché dipende dai principi e dalla tattica dell'unità nella lotta e nell'azione da parte dei Partiti aderenti all'I.C. Ma i Partiti comunisti hanno diritto di prendere parte alla direzione generale dell'Internazionale. Non è che una calunnia ed una insinuazione l'affermazione che i compagni russi usino quello che si chiama il knout russo, per maltrattare i Partiti apparte
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nenti all'Internazionale comunista. Al C.E. sono rappresenta[...]

[...]onomia; ma ciò essi debbono fare volontieri poiché dipende dai principi e dalla tattica dell'unità nella lotta e nell'azione da parte dei Partiti aderenti all'I.C. Ma i Partiti comunisti hanno diritto di prendere parte alla direzione generale dell'Internazionale. Non è che una calunnia ed una insinuazione l'affermazione che i compagni russi usino quello che si chiama il knout russo, per maltrattare i Partiti apparte
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nenti all'Internazionale comunista. Al C.E. sono rappresentati 17 Partiti mediante uno o piú delegati: il Partito comunista russo non è rappresentato che da cinque delegati. La maggioranza appartiene dunque ai Partiti comunisti degli altri paesi. Infine, il regolamento dell'I.C. riconosce apertamente il diritto dei Partiti comunisti di decidere con piena libertà le questioni che hanno importanza locale, restando, ben inteso, sulle basi dei principi e della tattica dell'I.C.
Ma, riconoscerete tutti che la lotta contro gli opportunisti e i riformisti non è una questione prettamente interna, ma al contrario, una questione di importanza internazionale colossale. La lotta contro gli opportunisti ed i socialpatrioti, l[...]

[...]prettamente interna, ma al contrario, una questione di importanza internazionale colossale. La lotta contro gli opportunisti ed i socialpatrioti, la lotta per l'epurazione del movimento internazionale operaio da questi traditori, costituisce il dovere piú importante dell'I.C. Se essa non è in grado di assolvere questi compiti, non potrà realizzare il suo grande scopo finale e storico: l'abolizione del capitalismo e la realizzazione della società comunista. L'autonomia può essere sostenuta soltanto da coloro che non vogliono romperla con gli opportunisti e che sotto la maschera della autonomia, vogliono conservarli nel Partito, per continuare insieme la triste opera. Questa è oggi la condotta dei comunisti unitari, dei centristi. Non è vero che il Congresso di Mosca e che il C.E. non conoscano le condizioni speciali dell'Italia. Dopo il Congresso i fatti hanno provato al contrario che la I.C. conosceva perfettamente queste condizioni quando prendeva le sue decisioni concernenti il Partita italiano.
È invano che il compagno Serrati ed i comunis[...]

[...]simo che se essi si dichiarano apertamente e francamente contro la Russia sovietista e la rivoluzione proletaria russa, perderebbero la loro influenza sulle masse. (Applausi, rumori). E quindi per timore di divulgare e smascherare la loro politica opportunista sono costretti a fingere una politica ipocrita verso la Russia dei Soviet. (Applausi).
Voce: Cattive informazioni !
MISIAN0: I comunisti unitari, che si dichiarano contrari alla frazione comunista ed all'I.C. pretendono in pari tempo di essere pure nemici dei riformisti. In altri termini essi formano il centro e non devano protestare quando noi li chiamiamo centristi. Ma il centro ed i
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centristi sostengono la parte piú nefasta nel movimento operaio dopo la guerra imperialistica. I riformisti ed i socialpatrioti, che durante la guerra sono stati apertamente in favore della pace civile con la borghesia, che hanno cioè sostenuto la guerra imperialistica e dopo di essa sono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, sono passati apertamente nel campo dei controrivoluzionari ed h[...]

[...]te piú nefasta nel movimento operaio dopo la guerra imperialistica. I riformisti ed i socialpatrioti, che durante la guerra sono stati apertamente in favore della pace civile con la borghesia, che hanno cioè sostenuto la guerra imperialistica e dopo di essa sono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, sono passati apertamente nel campo dei controrivoluzionari ed hanno sparso il sangue di migliaia di operai per schiacciare la rivoluzione comunista (Scheidemann e Noske in Germania, Pastukoff e Sasikoff in Bulgaria), i riformisti ed i socialpatrioti si sono smascherati completamente. Le masse proletarie già li abbandonano. La prova piú eloquente di questo fatto sta nel fallimento della Seconda Internazionale, alla quale essi aderivano. Ma oggi i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria sono i centristi perché essi, mentre a parole si dichiarano nemici dei riformisti, di fatto ne continuano la politica. Prendete ad esempio ció che hanno fatto i centristi in Germania dopo la rivoluzione del novembre 1918. Nel momenta piú decisivo[...]

[...] modo essi hanno commesso il piú grande delitto non solo contro la rivoluzione russa, ma anche contro la rivoluzione tedesca e la rivoluzione mondiale. Questo stesso centro, nei momenti piú decisivi della lotta rivoluzionaria del proletariato tedesco durante i mesi di gennaio e marzo 1919, come durante i mesi di marzo ed aprile 1920, quando le masse operaie avevano perduto la fiducia nei socialpatrioti e quando dalla loro adesione alla minoranza comunista dipendeva la vittoria della rivoluzione, in quel momento i centristi hanno paralizzato l'azione del proletariato, lo hanno condannato alla inattività e con ciò hanno preparato il suo schiacciamento. Nel movimento operaio internazionale, il centro è oggi il principale sostegno del dominio della borghesia e della controrivoluzione internazionale.
I centristi italiani che si chiamano comunisti unitari adempiono lo stesso compito. (Rumori). Con la loro fraseologia confusionaria essi confondono e dissimulano le differenze tra il comunismo e l'opportu
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nismo, essi impediscono ed ostacolano la [...]

[...]ghesia.
L'imperialismo e la guerra imperialistica hanno aperto un'epoca nuova di battaglie e di rivoluzioni. Nonostante il tradimento della 2'
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Internazionale, una parte del proletariato, prima minoranza insignificante, ma in seguito minoranza sempre piú forte, è rimasta fedele alle tradizioni rivoluzionarie del marxismo. Sotto la bandiera del marxismo ha vinto il proletariato russo, sotto la sua bandiera oggi si radunanonell'Internazionale comunista milioni di operai. La nuova epoca rivoluzionaria esige metodi di lotta e di organizzazione rivoluzionaria. Chi non é capace di comprendere e di adottare questi metodi sarà schiacciato e respinto dalla corrente vittoriosa della rivoluzione proletaria. Tale é, e non potrà essere altro, il destino dei centristi italiani, se essi non si correggono e non dimostrano di essere capaci di comprendere i doveri della rivoluzione. L'Internazionale comunista vi chiede di correggere i vostri errori e le vostre manchevolezze e di raccogliervi con coraggio e dignità sotto il suo stendardo rivoluzionario spiegato.
L'Italia si trova in una crisi rivoluzionaria permanente. Dopo la guerra, durante l'estate del 1919, è cominciato il movimento di masse contro il rincaro dei viveri, il quale in molte località é giunto fino alla creazione dei Consigli di operai e delle guardie rosse. Da allora gli scioperi e le insurrezioni operaie parziali sono diventate sempre piú numerose e violente. Ma questi episodi di lotta rivoluzionaria non si sono organicamente un[...]

[...]fensiva alla offensiva, per mettere fine a queste provocazioni e per garantire il suo pacifico sviluppo. Ma essa può fare ciò ad una sola condizione: che il proletariato europeo le tenda una mano fraterna e si risollevi per unire le sue forze a quelle del proletariato russo. Perciò oggi non basta piú, nei riguardi della Russia, usare la parola neutralità. Anche il proletariato europeo deve passare dalla difensiva all'offensiva e l'Internazionale comunista non fa altro che unire, organizzare e centralizzare le forze proletarie del mondo intero per questa offensiva.
In queste condizioni il Partita comunista italiano ha un dovere supremo ed urgente, quello di creare subito una organizzazione ben centralizzata e disciplinata del proletariato italiano, di unificare e coordi
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nare gli sforzi rivoluzionari parziali in un grande e profondo movimento rivoluzionario e di dirigerlo coscientemente verso la conquista del potere politico e l'instaurazione della dittatura proletaria. In seguito, il Partita comunista italiano ha il dovere supremo ed urgente di unire le forze proletarie dell'Italia con quelle degli altri paesi dell'Europa e del mondo intero, di stringere il fronte unico nelle file dell'Internazionale comunista per assicurare ed affrettare la vittoria della rivoluzione. È ormai tempo che i proletari ed i socialisti rivoluzionari d'Italia prendano coscienza di questo dovere. Non vi è un giorno, non vi è un'ora da perdere per creare un Partito comunista solido, bene organizzato, centralizzato, disciplinato, penetrato della coscienza della necessità della prossima rivoluzione e preparato alle piú grandi lotte.
Voce: Bucco ! (Rumori violenti).
BORDIGA: Cretino ! Idiota ! Cominci male la tua carriera ! (Nuove insolenze e scambio vivace di invettive fra secessionisti e unitari).
MisIANo: Ma il Partita comunista italiano non è in grado di compiere questo dovere se non si libera dai riformisti che restano nelle sue file per disorganizzarlo e per sabotare la sua lotta rivoluzionaria; che nei momenti decisivi paralizzeranno la sua azione e consegneranno la fortezza nelle mani del nemico; che preparano, insomma, lo schiacciamento della rivoluzione. Il primo dovere di ogni Partito socialista e dell'Internazionale, dovere che è stato compiuto dai Partiti comunisti in quasi tutti i paesi, è quello di liberarsi dagli opportunisti. Questo dovere deve essere compiuto anche dal Partita italiano. Come condizione[...]

[...]he preparano, insomma, lo schiacciamento della rivoluzione. Il primo dovere di ogni Partito socialista e dell'Internazionale, dovere che è stato compiuto dai Partiti comunisti in quasi tutti i paesi, è quello di liberarsi dagli opportunisti. Questo dovere deve essere compiuto anche dal Partita italiano. Come condizione preliminare per la sua origine ed il suo sviluppo, il Congresso deve accettare le decisioni del 2° Congresso dell'Internazionale comunista ed escludere i riformisti dal Partito. I comunisti unitari, cioè i centristi, hanno libertà di scegliere una di queste due vie: o accettare questa deliberazione dell'Internazionale comunista, la quale è contenuta nella mozione proposta dalla frazione comunista, o uscire dall'Internazionale comunista insieme ai riformisti. (Applausi).
Noi siamo convinti che la grande maggioranza del proletariato italiano andrà coll'Internazionale comunista e non coi riformisti. Noi vogliamo credere, altre a ciò, che parecchi di coloro che finora sono stati dubbiosi si decideranno infine a prendere una posizione netta schierandosi decisamente sotto la bandiera dell'Internazionale comunista che è pure la bandiera della rivoluzione proletaria russa. Non v'è piú tempo per le esitazioni. Ognuno deve scegliere il suo posto nella lotta: a sinistra o a destra. La rivoluzione proletaria ha diviso il mondo in due campi: non vi è posto per un centro nella rivoluzione. (Applausi).
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Il centro è condannato a essere spazzato via dall'uragano rivoluzionario e i membri di esso saranno infine costretti a schierarsi dall'uno o dall'altro dei fronti di combattimento: se essi non vengono con noi sul fronte della rivoluzione, passeranno sul fronte dei nostri nemici, sul fronte controrivoluziona[...]

[...]plausi dei secessionisti).
Io non potrei terminare meglio il mio discorso che citando alcune parole del compagno Lenin, il grande duce della rivoluzione mondiale. (Applausi vivissimi di tutto il Congresso. L'applauso dura qualche minuto).
« Oggigiorno la necessità piú assoluta, per la vittoria della rivoluzione in Italia, consiste nel fatto che il Partito diventi veramente l'avanguardia del proletariato rivoluzionario, un Partito completamente comunista, incapace di dubbi e di debolezze nel momento decisivo, un Partito che riunisca in sé il piú grande fanatismo, la piú assoluta devozione alla rivoluzione, l'energia, l'audacia, la decisione... ».
Compagni, operai italiani, non dimenticate l'insegnamento della storia di tutte le rivoluzioni: gl'insegnamenti della Russia e dell'Ungheria, negli anni 1917 e 1920. I piú grandi combattimenti attendono il proletariato italiano, le piú grandi difficoltà, i piú grandi sacrifici. Dall'esito di questi combattimenti, dall'insieme della disciplina e della devozione delle masse operaie dipende la vittoria[...]

[...]zione? (Applausi).
Mille volte no. Le vittime che gli operai ed i contadini russi hanno dato, durante tre anni di rivoluzione e di guerra civile, sono centinaia di volte meno numerose di quelle che essi hanno dato durante tre anni di guerra imperialistica.
Se il proletariato russo con tale eroismo affronta la miseria, i dolori e le vittime che la rivoluzione impone, esso fa ciò per conquistare e garantire la sua emancipazione. L'Internazionale comunista invita il proletariato internazionale ed i popoli oppressi del mondo intero a non piú sopportare la miseria e le vittime imposte loro dalla tirannide della borghesia. Se è necessario sacrificare delle vittime, si sacrifichino, ma non per sostenere questa tirannide, bensí per spezzare le catene della schiavitú capitalistica e per emanciparsi da essa definitivamente. (Ap plausi).
Il pericolo di un blocco economico — conclude Kabaktceff — e di una guerra controrivoluzionaria contro l'Italia, non è un pericolo immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltant[...]

[...]o immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltanto serrando sempre piú strettamente i legami della sua unione col proletariato rivoluzionario degli altri paesi, col proletariato della Francia, della Germania, dei Balcani, dell'Austria, ecc. Tutte le garanzie che il proletariato pub avere contro gli attacchi della controrivoluzione capitalistica stanno nella sua unione sempre piú stretta con l'Internazionale comunista e nello sviluppo della rivoluzione russa, fino a diventare rivoluzione mondiale. Non con lamentele a proposito di pericoli, ma rafforzando la solidarietà internazionale ed accentuando la centralizzazione dell'azione del proletariato mondiale, soltanto in
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questo modo si può diminuire e mettere riparo a questo pericolo ». (Applausi fragorosi dei secessionisti, che intonano quindi i' «Internazionale », seguiti nel canto da tutto il Congresso. La dimostrazione dura qualche tempo).
L' adesione dei socialisti svizzeri di sinistra
ROBERTO, presidente: La compagna Bloch, a nome della parte sin[...]

[...] socialisti svizzeri di sinistra
ROBERTO, presidente: La compagna Bloch, a nome della parte sinistra del Partito socialista svizzero, desidera esprimere al Congresso il suo saluto.
BLOCH (Applausi): Compagni ! Sarò breve, ma vorrei portarvi qui il saluto dei compagni dell'ala sinistra del Partito socialista svizzero. Noi in Svizzera abbiamo ammirato la politica del Partito socialista italiano, e speriamo che adesso che noi entriamo col Partito comunista svizzero nella Terza Internazionale... (applausi vivissimi dai compagni comunisti, grida di « Viva la Terza Internazionale ! »), voi altri italiani rimarrete in quella Terza Internazionale e vi rimarrà pure Serrati che ha fatto tanto bel lavoro... (applausi) e speriamo che il compagno Serrati capisca bene che non può restare, come é rimasto in queste ultime settimane, esule e nascosto, come i dissidenti di Germania. Chi non vuole andare colla Terza Internazionale, i Noske di Germania, i Renan di Svizzera, andranno a fare una Internazionale per loro conto. Ma noi speriamo che voi non vorrete f[...]

[...]ostro Partito, quelli che hanno finora la maggioranza, non vogliono aderire alla Terza Internazionale, non vogliono andare con la Russia, con Lenin, con Trotsky, ma vogliono andare coi Dittmann: vogliono andare a Vienna: noi vogliamo, invece, essere con la Terza Internazionale e perciò ci scindiamo da loro e andiamo col proletariato internazionale.
Concludo il mio breve discorso invitandovi a gridare insieme a me: « Viva la Terza Internazionale comunista !». (Applausi).
La seduta é tolta alle ore 13.
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da Graziadei (relatore), Discorso Graziadei in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]uzione di una frazione.
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Noi ci rendiamo conto del valore storico che l'unità del Partito ha avuto in Italia; ma, piú che dell'unità formale del Partito, alle cui tradizioni ci inchiniamo, teniamo all'unità sostanziale, all'unità dei piú vicini. Prima di parlare nei limiti del possibile dell'unità del Partito, noi aspiriamo all'unità di tutti i comunisti sinceri. (Bravo !). E l'unica differenza che esiste tra noi ed i compagni della frazione comunista, riguarda la formula che deve chiarire la nuova composizione del Partito. Ma, ripetiamo qui quello che abbiamo detto dal primo giorno, e cioè che se, malgrado ogni nostra buona volontà, il sogno dell'accordo dei comunisti sinceri dovrà dileguarsi, noi non potremo mai votare che per coloro che soli possono essere riconosciuti e che sono già stati riconosciuti dalla Terza Internazionale. (Applausi).
Il problema dell'unità del Partito, e metto da parte il problema della composizione del nuovo Partito, è un problema di forza e di sostanza, e male hanno fatto quei compagni che hanno ucciso la sos[...]

[...] facili previsioni, quest'ultimo documento non è che la conseguenza di tutta una serie di altri documenti che lo hanno preceduta, che alla loro volta si riattaccano alla sostanza stessa dei cardini e dei principi della Terza Internazionale.
Fino dal 28 dicembre 1920, il Comitato esecutivo della Terza Internazionale, aveva dichiarato in un pubblico documento, comparso sull'Avanti 1, che coloro che in Italia vogliono marciare con l'Internazionale comunista, debbono sostenere la frazione comunista.
Prima ancora, sul giornale Il Comunista del 21 novembre 1920, era comparsa un'altra lettera di Zinowieff, a nome del Comitato esecutivo, nella quale era detto: <c noi non riconosciamo in Italia altra frazione comunista che la vostra ».
E, finalmente, fino dai primi del novembre del 1920, con un ritardo dovuto alla necessità di alcune correzioni di forma, era comparso un documento che, in realtà, nelle sue linee generali, il Comitato esecutivo aveva emanato fino dal settembre, e nel quale si diceva che chi
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non vuole difendere le tesi e le 21 condizioni di Mosca, non vuole appartenere alla Internazionale comunista.
I compagni della frazione di destra e della frazione del centro, affermano tutto il loro rispetto e la loro accettazione alle tesi ed alle 21 condizioni. L'unica riserva formale l'ho trovata nella relazione del compagno Baldesi, giacché, mentre nella mozione di Reggio Emilia non avevo potuto cogliere, non certo per mia colpa, quale fosse il preciso pensiero in materia dei compagni di destra, viceversa qui ora nella relazione dei compagno Baldesi è detto che talune condizioni delle 21 non possono da essi essere accettate. Ma, a parte questa dichiarazione, che è sincera, è certo che la maggio[...]

[...]cché, mentre nella mozione di Reggio Emilia non avevo potuto cogliere, non certo per mia colpa, quale fosse il preciso pensiero in materia dei compagni di destra, viceversa qui ora nella relazione dei compagno Baldesi è detto che talune condizioni delle 21 non possono da essi essere accettate. Ma, a parte questa dichiarazione, che è sincera, è certo che la maggioranza dei compagni di tutte le frazioni — non parlo in questo momento della frazione comunista — dichiarano di voler accettare le tesi di Mosca. Ma, tanto coloro che dichiarano di non poterle in parte accettare, quanto coloro che dichiarano di accettarle, in realtà mostrano verso di esse un rispetto astratto e formale, che si risolve, in pratica, nel rinvio delle condizioni in esse contenute. (Commenti).
Politicamente, le condizioni, in genere, hanno valore quando vengono applicate, ed applicate nei termini prescritti; ma, quando nel momento stesso in cui si dice di accettarle non si eseguiscono, praticamente è come se non venissero accettate.
Quali sono i motivi esposti per l'accett[...]

[...]otivi esposti per l'accettazione astratta, o per la non accettazione; ma in ogni caso sempre per un rinvio dell'applicazione?
Il motivo è unico. Si parla di autonomia. Il compagno Baldesi lo ha detto chiaramente: talune condizioni non le possiamo accettare, perché noi vogliamo l'autonomia. I compagni del centro dicono: noi le accettiamo; ma le applicheremo quando sarà del caso, perché anche noi vogliamo l'autonomia.
Ora, anche l'Internazionale comunista ammette l'autonomia. Voi tutti conoscete . perfettamente i famosi 21 punti. Orbene, ai punti 15 e 16 si parla di autonomia; ma se ne parla in un senso che è ben diverso da quello inteso dai compagni da cui io dissento, ed a cui fa appello anche il compagno Baratono nella sua relazione. Giacché la Terza Internazionale parla di autonomia nel senso di riconoscere che, siccome ogni paese ha particolari problemi o particolari modi in cui i problemi generali si pongono, rispetto a questa particolarità l'autonomia, sotto il controllo del Comitato esecutivo, è consentita.
Per esempio, mentre la Terz[...]

[...] è, o compagni, se cioè il conservare l'attuale situazione ci porta fuori della Terza Internazionale, io domando ai compagni presenti: ma fra due dolori, fra due strazi, perché dobbiam noi preferire il primo? L'unità nazionale all'unità internazionale? (Qualche applau so da parte dei comunisti. Commenti animatissimi). Perché dobbiamo ,essere secessionisti sul terreno internazionale? (Commenti animatissimi).
Si è fatta ai compagni della frazione comunista l'accusa di secessionismo, ed io, a suo tempo, mi permetterò di rivolgere qualche parola anche ai compagni di quella frazione; ma oggi, di fronte al movimento internazionale, i secessionisti sono proprio quelli che accusano la frazione comunista di secessionismo interno ! (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, non vogliate cadere nel vecchio campanilismo, per il quale si credeva di poter fare la rivoluzione in un piccolo paesello, per il quale si credeva che le guerre sarebbero diventate impossibili, e che le spese militari non avrebbero mai dovuto essere affrontate dal proletariato, per schiacciare la razza borghese !
Non dimenticate che nessun movimento nazionale, anche se apparentemente florido, può avere valore di efficacia se non sia appoggiato verso il grande tronco dell'organizzazione internazionale. La borghesia non è[...]

[...]germi, mi fate un grande piacere ad interrompermi; in caso contrario vi prego di astenervene perché le mie condizioni di salute non sono buone.
Ora, compagni, badate, noi aderimmo alla Terza Internazionale fino dal settembre dell'anno passato; orbene, amici, la Terza Internazionale aveva già fatto il suo Congresso sino dal marzo 1919, e — io mi appello alla lealtà dei compagni che hanno letto le deliberazioni del I Congresso dell'Internazionale comunista, tenutosi a Mosca dal 2 al 6 marzo 1919 e dico loro che mi smentiscano se io affermo il contrario dal vero — io affermo che tutte le tesi del II Congresso non sono che lo sviluppo delle tesi e dei riassunti decisi già nel Prima. (Approvazioni).
Le tesi che attraversiamo un periodo storico rivoluzionario, che in questo periodo il problema prevalente è quello della conquista del potere, che il problema della democrazia deve essere posto in modo clas. sista, il fatto che occorre la dittatura del proletariato, la tesi agraria sono tutte contenute nelle tesi del I Congresso della Terza Internazio[...]

[...] ma il socialismo, quello vero, quello buono, dov'è?
Ora, amici, se voi leggete con obiettività le tesi della Terza Internazionale, voi vedrete che esse sono nettamente antibakuniniane, nettamente antianarchiche, nettamente antisindacaliste Sono contro i colpi di mano avventati, sono contro ogni concetto di rivoluzione che non si inquadri nelle condizioni generali di un periodo storicamente rivoluzionario, sono per la costituzione di un Partito comunista fortissimo,
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sono per il massimo rispetto ed il massimo sviluppo dell'organizzazione sindacale. E perciò appunto nelle principali tesi della Terza Internazionale ci sono dei concetti contro l'anarchismo, contro il sindacalismo rivoluzionario vecchio stile, alla francese, di cui abbiamo visto i risultati... (interruzioni dell'on. Matteotti. Rumori).
E giacché, o compagni, l'on. Matteotti, che parlò in modo cosí acceso al Congresso di Bologna, dice: « Ma, accettano anche gli anarchici ! », io gli rispondo subito che questa, intanto, non è questione di principio, ma di tattica, e poi, per u[...]

[...]mori).
E giacché, o compagni, l'on. Matteotti, che parlò in modo cosí acceso al Congresso di Bologna, dice: « Ma, accettano anche gli anarchici ! », io gli rispondo subito che questa, intanto, non è questione di principio, ma di tattica, e poi, per una strana combinazione, non è cosí, perché la Terza Internazionale, in una delle sue tesi piú caratteristiche, cosí si esprime sul movimento anarchico, e si esprime in una forma nobilmente fraterna, comunista e socialista — e, badate — dopo aver condannato tutte le tesi dell'anarchia: « Il Congresso richiama l'attenzione di tutti i compagni, specialmente dei paesi romani (sarebbero i latini) ed anglosassoni, sul fatto che dopo la guerra fra gli anarchici del mondo intero si compie una profonda divisione di idee nella que stione dell'atteggiamento da osservarsi di fronte alla dittatura del pro letariato, ed al potere dei Soviety. In queste condizioni si osserva una comprensione particolarmente esatta di questi principi precisamente fra quegli elementi proletari (non parla di capi, parla di operai) [...]

[...]l'opportunismo ed il riformismo dei partiti della Seconda Internazionale. (Applausi da parte dei comunisti). Per queste ragioni il Congresso crede dovere di tutti i compagni appoggiare con tutte le forze il passaggio di tutti gli elementi proletari dall'anarchismo alla Terza Internazionale ».
Non possono equivocare che coloro che parlano di argomenti che non hanno studiato ! (Applausi da parte dei comunisti). Tesi e statuto della Internazionale comunista. Milano, Società Editrice Avanti!, 1921. Prezzo L. 2.25, pagina 83, fine. (Commenti animati).
Si dice: i principi della Terza Internazionale sono antimarxisti.
Compagni, nessuna eresia piú grande di questa ! Nessuna migliore dimostrazione che in Italia il marxismo, dalla massima parte di coloro che ne parlano, deve ancora essere compreso ! (Approvazioni da parte dei comunisti).
Voci: Ma se tu l'hai sempre combattuto!
GRAZIADEI: Io ho sempre combattuto, e me ne vanto, e mantengo tutto quello che ho detto e quello che ho scritto, su questa, come sopra ogni altra questione... (000h, 000h! da[...]

[...]identale si è aperto il periodo rivoluzionario storico dopo la guerra; ed in rapporto al dopo guerra nei nostri paesi,
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quelle concezioni che, a parte gli errori di metodi e di principio, avevano una ragione di essere un tempo, tanto vero che avevano valore, oggi vanno condannate.
Perché? Precisamente perché, come abbiamo visto, senza volontarismo, ma in nome della volontà collettiva, è necessaria in ogni paese la costituzione di un Partita comunista omogeneo, compatto, che agisca come un esercito ben guidato, tutto inteso alla conquista la piú rapida possibile, nei limiti del possibile, del potere politico; ora come avrete voi questa omogeneità, questa consapevolezza, questa forza, quando volete — dice la Terza Internazionale, e spiego il suo pensiero — nel medesimo Partita coloro che dicono che bisogna approfittare delle circostanze e coloro che dicono che le circostanze vanno lasciate alla borghesia per essere risolte? Tra coloro che dicono di armare gli animi e coloro che dicono di disarmarli? Tra coloro che vogliono la preparazione m[...]

[...]tirare alla Terza Internazionale la parte piú sana, o meno malsana, del socialismo francese... (Oooh, 000h ! Commenti animatissimi)..., se lo ha fatto nell'interesse del movimento mondiale rivoluzionario... (Oooh, 000h ! Commenti animatissimi. Interruzioni da molte parti. Rumori vivissimi e prolungati)..., sapete, però, che cosa pensano i compagni russi dei socialisti francesi? (Interruzioni da varie parti).
Nel n. 12 della Terza Internazionale comunista coloro che operavano per l'epurazione del Partita socialista francese e per l'ingresso della sua parte sinistra nella Terza Internazionale, scrivevano queste parole. Eravamo alla vigilia del Congresso di Mosca, perché il n. 12 dell'Internazionale comunista è stato pubblicato prima della inaugurazione del Congresso di Mosca... (Interruzioni). È stato pubblicato fra Pietrogrado e Mosca, e, siccome i lavori del Congresso vero e proprio sono stati iniziati a Mosca, le prime copie erano state già distribuite ai congressisti, e me ne appello ai compagni che erano là presenti.
È vero che il Partito socialista non ha voluto ascoltare che un solo uomo, eminente e degno del massimo rispetto; ma ha fatto male.
« L'eventuale futura affiliazione del Partito socialista francese alla Terza Internazionale, affiliazione impossibile se non saranno escluse le c[...]

[...]oro coscienza rivoluzionaria non è vero il rapporto che alcuni hanno stabilito, perché è proprio vero il rapporto inverso.
E poi, guardate il fondo della tesi della Terza Internazionale; guardate alla sostanza ed alla lettera, bene interpretate, delle deliberazioni del Comitato esecutivo, e voi vedrete che l'accusa è, in massima parte, ingiusta.
Ho qui dinanzi le tesi della Terza Internazionale, ed in esse, relativamente ai compiti del Partito comunista, è detto: « Il momento attuale nello sviluppo del movimento internazionale comunista si distingue pel fatto che la preparazione del proletariato per l'attuazione della sua dittatura nella stragrande maggioranza dei paesi capitalistici non é ancora finita, e molto spesso anzi non è ancora sistematicamente nemmeno cominciata ». E poi: « Per i Partiti comunisti il compito del momenta non consiste nel provocare (amici romagnoli, voi che siete stati per tanto tempo dei romantici, non diventate oggi zitellone !) la rivoluzione con mezzi artificiali prima che si abbia una preparazione sufficiente, ma consiste nell'intensificare con l'azione la preparazione preventiva del proletariat[...]

[...]anti! parlava di concessioni, aveva diretto, con quel linguaggio che, personalmente per il mio gusto, è un po' eccessivo, una lettera ai socialisti francesi in cui c'erano queste parole a proposito di Longuet non guerrafondaio: <c Col coltello alla gola, bisogna esigere una risposta da Longuet e dai suoi partigiani, e secondo questa risposta, secondo che essi accetteranno in buona fede e per principio le tesi e le condizioni della Internazionale comunista e consentiranno ad applicarle realmente in
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fatto e subito, solo allora si potrà parlare della loro definitiva ammissione o meno nella Terza Internazionale ».
Dice Serrati: Ma c'erano le concessioni, perché Rénaudel era stato ad Halle ed era tornato a casa con delle concessioni.
Anche questo non corrisponde al vero, in alcun modo. Perché Rénaudel non è tornato a casa con delle concessioni, ma con un'interpretazione di 3 dei 21 punti, che non sono concessioni, ma che sono spiegazioni, che sono completamente nella linea e nello spirito dei 21 punti, perché in sostanza il concetto era ques[...]

[...]cun modo. Perché Rénaudel non è tornato a casa con delle concessioni, ma con un'interpretazione di 3 dei 21 punti, che non sono concessioni, ma che sono spiegazioni, che sono completamente nella linea e nello spirito dei 21 punti, perché in sostanza il concetto era questo: « Il 70 punto corne si interpretava? ». Ed allora Zinowieff ha detto: « Non lo interpretiamo contro le persone, intendiamo dire le opinioni, e se Longuet vi rinunzia e diventa comunista, vedremo se lo possiamo accettare, appunto perché quando le persone hanno un loro passato ci vuole una grande severità nel giudicare, ma quando in un'organizzazione c'entrano delle persone che dichiarano di accettarne i principi, non si può chiudere loro la porta ». (Commenti animatissimi).
Le cosiddette concessioni non erano che interpretazioni precise nella lettera e nello spirito delle condizioni 7, 20 e 21, dove si dice che i centristi, non quelli italiani, ma come li s'intendono nel resto dell'Europa, potranno essere minoranze anche in determinate cariche. Lo dice la tesi 20, e quanto a[...]

[...]ll'Humanité del 29 dicembre 1920 e letto al Congresso, in cui é detto: « Noi abbiamo visto un progetto di risoluzioni portante le firme dei compagni, ecc. Salvo qualche punto, per esempio, la denominazione del Partito, noi possiamo solidalizzare con quelle risoluzioni. Ma noi abbiamo qui anche un progetto di risoluzioni firmato da Longuet, ecc. Queste risoluzioni sono penetrate da uno spirito riformista e di democrazia meschina. L'Internazionale comunista non può avere niente di comune con gli autori di simile risoluzione, ed il piú cattivo servizio che si potrebbe rendere nelle presenti circostanze al proletariato francese sarebbe immaginare un compromesso elaborato tra questi e quegli altri. Noi siamo convinti che la Francia creerà un vero e proprio
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Partito comunista mettendo fuori di combattimento Longuet, ecc., ecc.». Come vedete, in materia di concessioni non c'è male
E sopra questo telegramma si fa una seconda votazione. In che modo? Il compagno Mistral propone, guardate che questo è caratteristico, che al telegramma di Zinowieff si debba rispondere con questa mozione: « Il Congresso, in presenza del telegramma del Comitato esecutivo della Terza Internazionale, dichiara che si rifiuta di procedere alle esclusioni domandate, e proclama la sua volontà di mantenere la unità attuale del Partito ».
Contro la mozione Mistral venne presentato da Rénaudel u[...]

[...] dall'altra la proposta che tutti coloro che non accettano per convinzione, sinceramente, lealmente le tesi ed i 21 punti non possono restare nel Partito.
Votazione. La mozione Mistral ottiene 1.958 voti, la mozione Rénaudel 2.347 voti.
Non basta. Sapete che cosa ha risposto il Comitato della Terza Internazionale al Congresso di Tours che metteva in condizione di estranei tutta la corrente da Rénaudel a Longuet, condannabile dal punto di vista comunista, ma composta certo di uomini di altissimo valore parlamentare e culturale? La Terza Internazionale ha dato questa risposta: « I lavoratori del mondo intiero hanno provato la piú grande soddisfazione udendo che i loro fratelli francesi si sono sbarazzati (ed ecco secondo me un'affermazione, nella forma, esagerata) dei borghesi e si sono messi all'opera per creare (mica ancora è creato) un Partita comunista veramente proletario. L'uscita di Rénaudel e di Longuet dalla sala del Congresso prova il loro completo passaggio nel campo della borghesia, ecc. ecc.». E finisce: « Il Comitato vi prega di mandargli
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un vostro rappresentante per regolare definitivamente le questioni pendenti, la questione della vostra adesione ».
Perché? Perché la Terza Internazionale non si è ancora fidata —e fa bene — vuol vedere ancora piú chiaro, e tra le altre cose non vuole che il nome non sia cambiato, come invece vorrebbero i socialisti francesi.
Spero che il Comitato esecutivo della Terza Internazionale, avvis[...]

[...]ti francesi.
Spero che il Comitato esecutivo della Terza Internazionale, avvisato anche dai compagni italiani che resteranno nella Terza Internazionale, porrà a quel diplomatico anche la questione della Massoneria. (Applausi).
Ma sotto il velo della passione le informazioni dell'Avanti! sono cosí strane, che, a proposito della Francia debbo leggerne, con rincrescimento, anche un'altra.
L'Avanti! del 1° gennaio 1920 riproduceva un articolo del Comunista nel quale è detto che in Francia la maggioranza dei deputati socialisti era passata in blocco all'Internazionale comunista.
Nemmeno a farlo apposta è vero il contrario. La grande maggioranza dei deputati socialisti francesi ha votato contra la mozione Loriot e contro quella Rénaudel, ha votato per l'unità del Partito, e mi stupisce che la fonte da cui dobbiamo oggi apprendere i fatti della politica internazionale socialista sia l'Agenzia Stefani, perché è essa che ci fa sapere — lo sapevamo anche prima, ma il nostro pubblico non lo sapeva — che il Gruppo socialista francese della Camera si è diviso definitivamente in due, composti, da una parte di 12 deputati, aderenti al Partito socialista con tendenza Sembat, [...]

[...]ice poi che ci sono delle speciali concessioni per l'Inghilterra, e si dice che è una speciale concessione quella per cui Lenin e la Terza
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Internazionale hanno consigliato i comunisti inglesi ad entrare nel « Labour Party ».
Non voglio discutere la questione del « Labour Party », perché l'ora è tarda, ma non si tratta di concessioni nel senso inteso dall'Avanti! ma di una tesi internazionale che riguarda non già la composizione del Partito comunista inglese, ma l'ambiente nel quale deve anche recarsi a lavorare quel Partito comunista, una volta che si sia composto, anche là, come vogliono che sia composto da per tutto.
Dunque i problemi sono diversi...
BORDIGA: È una tesi del Congresso non una decisione dell'Esecutivo.
GRAZIADEI: È una tesi, non è una concessione relativa alla composizione dei Partiti comunisti aderenti alla Terza Internazionale; ma è tutt'un altro problema se i comunisti veri, senza altre scuole nel proprio seno, possono recarsi a lavorare in quella federazione politica della classe operaia che è appunto il singolare Partito federativo del lavoro in Inghilterra.
Il problema è discutibile, ma è tutt'a[...]

[...]ta troppo aspra, per salvare ciò che non c'è piú?
I compagni comunisti unitari, mentre credono di salvare ciò che piú non esiste, non è vero che creano l'unità del Partito. Contribuiscono alla sua divisione, ma nel modo piú illogico, il piú irrazionale, il piú contrario alla verità (applausi da parte dei comunisti), poiché essi si separano dai piú vicini per andare coi piú lontani. (Applausi da parte dei comunisti). Essi abbandonano la frazione comunista, che avrà i suoi piccoli eccessi giovanili, ma che nella parte dei suoi capi piú giovani è la nuova forza del nostro Partito, l'abbandonano per andare con coloro da cui dicono di essere piú lontani, e questa non è unità, è divisione, peggio ancora, è l'unità tra i piú lontani, contro la unità dei piú vicini ! (Vivissime approvazioni da parte dei comunisti).
Perché, amici, se al disopra delle nostre passioni personali, al di sopra del desiderio di vincere ci fosse in tutti noi — me compreso, ben si comprende — l'amore alla classe operaia, al proletariato, al comunismo rivoluzionario, allora p[...]

[...]gli italiani, a parole, sono sempre piú a sinistra di tutti... (Ilarità. Applausi ironici. Commenti animatissimi).
No, amici, al di sopra della buona volontà o delle illusioni perso
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nali, la storia si impone a tutti, e questo Partito nuovo, che in nome della unità avrà spezzato l'unità, che in nome della forma avrà ucciso la sostanza, che in nome della lettera avrà ucciso lo spirito, questo Partito messo domani tra la Terza Internazionale comunista da una parte e la destra dall'altra, questo Partito messo tra queste due correnti contrarie, necessariamente si sfalderà e a poco a poco la sinistra di questo Partito, attraverso un'inutile perdita di tempo, facendo perdere anche alla rivoluzione delle ore preziose, finirà con lo stringersi alla frazione comunista.
Ora se questo processo è nella storia, è nella esperienza di tutti i paesi, questo processo compitelo fino da adesso !
Io dico alla parte piú comunista, piú sinceramente comunista della frazione del centro, della frazione dei comunisti unitari, poiché questo sbloccamento avverrà domani, attraverso perdite di tempo, attraverso scosse violente, poiché questo passo è fatale, il vostro scopo dovrebbe essere quello di facilitare fino d'oggi questo evento.
Perché quale è la formula sulla quale si basano per la loro ricostruzione del Partito i comunisti unitari? E la formula per cui il nostro glorioso Lazzari ha detto poco fa: « Ma se le cose sono andate cosí per 20 anni ! ».
No, compagno Lazzari, tu che sei nella tua persona fisica uno dei piú tipici rappresentanti del nos[...]

[...]nternazionale, e coloro che hanno simpatia solo per la Terza Internazionale; le differenze nel problema della democrazia e della conquista del potere, nella concezione del movimento sindacale sono tali che danno luogo veramente all'impossibilità di applicare la formula.
D'altra parte, gli unitari a questa formula non hanno rinunziato. Ho letto la mozione di Firenze, ed in essa non ho trovato affermato tassativamente che il programma del Partito comunista si è che le tesi e le condizioni vanno accettate per convinzioni e vanno applicate subito; questo non l'ho trovato, l'ho chiesto a molti compagni, ho cercat9 nei limiti modesti delle mie forze di persuadere loro di questa necessità, ma per quanti sforzi abbia fatto i miei sforzi sono riusciti vani.
È venuta adesso la relazione Baratono, ma la relazione Baratono è contraddittoria, perché, se da una parte sembra accettare la formula, dopo le polemiche, insufficiente, della disciplina anche nel pensiero,
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d'altra parte invoca l'autonomia a difesa della vecchia applicazione, e quindi il comp[...]

[...] dico anche che quando ci sono due scuole in uno stesso Partito, quando ci sono due concezioni diverse sul terreno politico, sul terreno filosofico, sul terreno sociale, non c'è che un modo solo di rispettare la libertà di pensiero: mettersi nella condizione che questo pensiero possa diventare azione. Fate voi la vostra opera in nome della vostra libertà di pensiero e di azione, noi la rispetteremo, ma lasciate al Partito che veramente si chiama comunista, di fare esso la sua volontà di esplicazione. (Applausi da parte dei comunisti).
Compagni, ho finito, ma io devo dire che noi dobbiamo una parola anche ai compagni della frazione comunista.
Noi accettiamo, perché siamo comunisti, senza entrare nei piccoli dettagli di forma, accettiamo lo spirito e la lettera del programma della frazione comunista e della mozione di Imola, ma in un solo punto dissentiamo dai nostri compagni e dissentiremo perché crediamo che il nostro dissenso possa essere utile. Vi dirò quando é che cesserà. Prima della fine del Congresso sarà cessato. (Commenti da parte dei socialisti).
Noi dissentiamo in una sola cosa dalla formula con la quale voi volete riorganizzare il Partito. Io mi rendo conto delle formalità, dirò cosí, giuridiche e disciplinari, mi rendo conto che il nostro Partito era già aderente alla Terza Internazionale, ed il Convegno di Reggio può essere accusato di indisciplina, ma al di sopra delle p[...]

[...]udo dicendo: compagni, noi abbiamo uno scopo solo: che se la divisione deve avvenire, è inevitabile avvenga a destra
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anziché a sinistra, avvenga separando i piú lontani, anziché i piú vicini, ma se malgrado la nostra buona volontà e l'onestà dei nostri fini ciò non dovesse avvenire, noi, disciplinati perché liberi, liberi perché disciplinati, di fronte alla Terza Internazionale, voteremo per la Terza Internazionale, voteremo per la frazione comunista. (Applausi da parte dei comunisti).
Viva la Terza Internazionale. Viva la Repubblica dei Soviety (Applausi vivissimi).
(La seduta termina alle ore 20)
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da Nicola Chiaromonte, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Arte e comunismo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: ARTE E COMUNISMO
Stalin, agl'inizi del suo potere, enunciò quella sua famigerata definizione dell'artista: «ingegnere delle anime », cioè funzionario propagandista specializzato, tecnico soggetto come gli altri agli ordini e alle ordinazioni dello Stato. La questione dell'arte comunista era esaurita. Il «realismo socialista» era nato, insieme al totalitarismo assoluto.
Quando si discute di questo problema a dir vero insussistente: il rapporta fra la creazione artistica e l'ideologia comunista, si dimenticano molte cose, fra cui che il problema nasce da un atto preliminare: l'accettazione del fatto compiuto bolscevico. La quale accettazione si esprime nell'idea che non solo la questione del socialismo (con tutto il suo contenuto di problemi politici, intellettuali e morali), ma, insieme ad essa, ogni questione essenziale dell'esistenza umana, si riduce ormai a quella di un corso d'azioni rigorose dirette a «costruire» il socialismo, a «trasformare» integralmente il mondo esterno e quindi la coscienza individuale e collettiva. Il corso delle azioni è deciso dallo Stato; il socialism[...]

[...]r bello, si deduce da questa direzione. Come potrebb'essere altrimenti? Non potrebbe. Ma un'idea di questo genere non inizia, anzi termina, ogni questione propriamente spirituale.
Il problema dell'arte e del comunismo fu discusso con qualche autenticità fra il 1925 e il 1935. L'intellettuale che lo discusse con più intelligenza e delle esigenze del comunirno e di quelle dell'arte fu André Malraux. Malraux ammetteva senz'altro che, nell'universo comunista, non si trattava di discutere in astratto sulla libertà, dell'artista o d'altri. Che alla libertà, fino a nuovo ordine, bisognasse rinunciare, era dato e concesso; che si dovesse aderire di tutto cuore al regime e al partito prima di avere il diritto di
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fare o dire una cosa qualsiasi, era un assioma primo. L'universo comunista era totalitario, sì, ma in nome die una grande idea, un'idea che s'identificava col solo compito etico escogitato dal pensiero moderno: l'umanizzazione visibile del mondo. Il comunismo poteva ben essere un'ideocrazia come Bisanzio era stata una teocrazia. Bisanzio aveva creato l'arte cristiana; perché da Mosca non sarebbe venuto l'esempio dell'arte comunista ? Il comunismo era imperioso e dogmatico, ma anche la Chiesa di Roma era stata imperiosa e dogmatica; ciò non aveva impedito né Giotto, né Dante, né il Greco; dall'oc agape » cristiana era nato un nuovo significato del mondo; perché dalla o fraternità virile» dell'azione comunista non sarebbe nata una nuova figura dell'uomo?
Nell'universo comunista, non si trattava di rimasticare il vecchio problema romantico della libertà dell'artista individuo. Si trattava del rapporta fra l'individuo e la collettività, fra l'artista e una nuova fede unanime. Rimaneva dunque legittimo un solo problema: quello di sapere che cosa significasse, per il comunista, l'atto di aderire al comunismo; che cosa, in particolare, l'artista e il oo chierico» potessero fare del nuovo principio una volta aderitovi; quale nutrimento potessero ricavarne; quale fosse la sostanza della nuova fede accolta la quale essi potessero sentirsi autorizzati a viverla e ad esprimerla e, sacrificando ad essa le vecchie idee e le antiche passioni, per questa via di disciplina e di fermezza interiore, diventare non già liberi di fare a proprio talento, ma liberi di essere comunisti: comunisti e liberi. Se la libertà cristiana era stata, perché non poteva essere la libertà comunis[...]

[...] quale nutrimento potessero ricavarne; quale fosse la sostanza della nuova fede accolta la quale essi potessero sentirsi autorizzati a viverla e ad esprimerla e, sacrificando ad essa le vecchie idee e le antiche passioni, per questa via di disciplina e di fermezza interiore, diventare non già liberi di fare a proprio talento, ma liberi di essere comunisti: comunisti e liberi. Se la libertà cristiana era stata, perché non poteva essere la libertà comunista? E se questo era possibile, tutto il resto era secondario.
Né Malraux si fermava a mezza strada. Egli vedeva bene che il comunista militante non si confronta col mondo nella contemplazione, ma nell'azione. Ora, nell'azione — egli argomentava — l'uomo risoluto si trova faccia a faccia con una necessità che lo sorpassa infinitamente: il Destino. Che si manifesti nella fatalità della battaglia, o sotto forma di comando che impone di accettare la propria disfatta morale, al Destino non si sfugge con gli argomenti. Il comunista é l'uomo che, di fronte alle necessità dell'azione, é pronto a far gettito non solo della propria esistenza fisica,

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ma anche della propria coscienza d'individuo, o, per meglio dire, del proprio modo di concepire la logica degli eventi. Ma, nell'abnegazione totale, c'è una realtà alla quale il comunista non può rinunciare, ed é la realtà della coscienza. Perché la coscienza è data all'uomo come gli é data il destino: inesorabilmente. Ora, la coscienza della verità di quello che gli accade, il militante, nella lotta, può soltanto averla, non esprimerla; spetta — sosteneva Malraux — all'artista comunista di darle parola, forma e . figura. Li, in quell'opera che non poteva essere se non pienamente responsabile e dunque pienamente libera, si sarebbe affermata la libertà comunista: il senso del comunismo. Altrimenti, l'azione comunista sarebbe rimasta per sempre separata dalle regioni dove l'esistenza umana attinge un significato durevole. I comunisti avrebbero forse conquistato il mondo, ma se lo sarebbero dïmenticato via facendo, come i Mongoli di Voltaire.
Ma l'argomento di Malraux era puramente intellettuale. La sua domanda si riduceva a quella se la fede comunista fosse, in senso proprio, una fede comune, oppure un'insegna di comando, pertinenza esclusiva delle supreme gerarchie. A questa domanda, la risposta era già: venuta, era negli atti e nei fatti, nonché negli argomenti impiegati a giustificare gli atti e i fatti: la fede comunista — se di fede si poteva parlare —. era da riporre nei fatti compiuti e da compiere; li era la certezza, non nel regno vano delle « idee ». Le idee erano, per così dire, già avvenute, e servi vano, una volta per sempre, a rendere inflessibile il corso dell'azione, a consacrare i fatti. Il comunismo, per sua dichiaratissima essenza, era volontà d'organizzazione e d'imperio. In esso, fede, dogma e disciplina erano una stessa e medesima cosa. La sua ortodossia riguardava gli atti e il comportamento, non un'inconcepibile realtà intellettuale superiore ai fatti e agli atti. Per l'artista e per il o [...]

[...] erano una stessa e medesima cosa. La sua ortodossia riguardava gli atti e il comportamento, non un'inconcepibile realtà intellettuale superiore ai fatti e agli atti. Per l'artista e per il o chierico », come per ogni altro suddito, non c'era quindi altro da fare che eseguire con infinita sollecitudine gli ordini e le ordinazioni che scendevano per via gerarchica. Nessuna autonomia, nessun potere proprio, poteva esser riconosciuto, nell'universo comunista, alle idee, alla coscienza, alla fede comunista essa stessa. Tanto meno, dunque, alla fantasia creatrice.
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Quanto all'analogia col Cristianesimo, era un'ipotesi astratta. Astratto era ragionare come se, per il cristiano, fede e dogma fossera la stessa cosa, e anzi la fede nascesse dal fatto compiuto del dogma. Astratto pure era il parallelo con Bisanzio. Se Bisanzio era una « teocrazia », gli é perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi avevano un potere reale e temibile infinitamente superiore a quello del «basileus» suo assoluto mandatario. Rappresentanti di quel potere erano gli orgogliosi «uom[...]

[...]o era una « teocrazia », gli é perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo vi avevano un potere reale e temibile infinitamente superiore a quello del «basileus» suo assoluto mandatario. Rappresentanti di quel potere erano gli orgogliosi «uomini di Dio », monaci e vescovi che rivendicavano il diritto non solo di vivere e pensare la fede cristiana, ma, appunto perché il' potere era « teocratico», di sorvegliare il potere. Ma, nell'« ideocrazia » comunista, a chi é affidata il potere dell'Idea? Allo Stato comunista. E qual é la norma del potere comunista? La Necessità Storica. E chi giudica della Necessità Storica? Lo Stato comunista.
* * *
La discussione che si trascina oggi, sull'arte comunista, é la ripetizione stracca di quella terminata, per mancanza di oggetto, venti anni fa.
Nel frattempo, é diventato sempre più chiaro che l'universo comunista non ammette né credenti né martiri, solo strumenti e vittime. Sulle tombe dei forzati morti di stenti nelle miniere di Siberia c'é la stessa scritta che potrebbe commemorare il sacrificio di qualsiasi militante: «Caduto nella latta per la Costruzione Socialista ». Nel frattempo anche, il mondo comunista ha imposto alla nostra attenzione l'esempio della più alta forma di eroismo morale che esso ammetta: l'abiura. L'abiura, s'intende, non a questa o a quella idea, ma alla propria personalità tutta intera. L'accettazione della morte morale, oltre che della morte fisica, é certamente l'atto estremo e supremo della coscienza comunista. Atto grandiosamente negativo, al quale é dovuto l'omaggio della nostra totale repulsione. Ma atto nel quale tutto muore, e dal quale nulla può nascere, tranne vantaggio per il potere.
Di che si discute, dunque?
Se il comunista fosse un rivoluzionario e non, com'è, il soldato di un potere ideocratico, di fronte all'arte egli dovrebbe sa
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per ripetere l'oltraggio dei rivoluzionari russi del 1860: cc Meglio un ciabattino che Shakespeare ». Chi si è dedicato alla redenzione degli oppressi, può anche disprezzare l'arte, o non curarsene. Ma quell'oltraggio era una sfida e un atto di fede, oltre che una negazione. Il comunista non può permettersi gesti così inconsulti. Tutto può giovare al potere, e il contrario di tutto. Quindi sola é permessa al buon comunista la convinzione che l'aspetto ufficiale delle cose è l'unico vero, che il mondo, cioè, è popolato di oggetti da manipolare, o da eliminare. L'imitazioné inflessibile della verità ufficiale è il canone della sua etica come della sua estetica.
Dice Hegel che, nel Medio Evo, anche un pittore miscredente avrebbe potuto dipingere una Madonna; tanto irrefutabile per la mente, tanto chiara, tanto obbiettivamente vera per tutti e, si direbbe, tanto desiderosa di nuovi aspetti, era, nella comunità e per la comunità, l'immagine della Madre di Dio. Ma il pittore sovietico che si cimenta a dipingere le p[...]

[...]cità di credere all'esistenza reale dell'uomo Stalin e l'indifferenza non solo, ma l'altissimo inesorabile sospetto di Stalin lui medesimo per la sua propria figura e natura di uomo, nonché per la natura umana in genere. Tali sono le vie del o realismo socialista ».
***
Naturalmente, queste considerazioni sembreranno non solo eccessive, ma anche fanaticamente ostili, ai molti che, in Occi dente, credono ancora possibile conciliare l'ideocrazia comunista con quella libertà interiore, intrinseca e sostanziale senza la quale nesuna opera umana (tranne quelle del tutto meccaniche e servili) è concepibile e la quale può in teoria persistere anche nell'assenza di ogni libertà pubblica e formalmente riconosciuta.
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Quello che qui si nega è precisamente che il comunismo qual è oggi in realtà, in termini di vera e non immaginaria esperienzay il comunismo, insomma, preso sul serio, lasci adito alla libertà della prima specie, quella sostanziale. Questa non tanto a causa della disciplina. Si può immaginare una strett[...]

[...]a devozione cattolica. Così, i temi della rivolta si trovano spontanei in tutta la letteratura e l'arte del secolo XIX, da Stendhal a Tolstoi, da Goya a Van Gogh, e non hanno bisogno di esser classificati « socialisti » per nutrire quel rifiuto del mondo « così com'è » che è uno dei grandi motivi della coscienza moderna. Ma l'Operaio, la Costruzione Socialista, la Pace, il Popolo, eccetera, sono gli oggetti (mutevoli, per giunta) della devozione comunista. Il comunismo stesso, per trovarlo visto, descritto, amato, odiato, vissuto come esperienza e come tema, bisogna ricorrere ai libri degli excomunisti: Malraux, Silone, Koestler, Orwell. Se l'ideocrazia comunista avesse potuto ammettere altro che la retorica edificante, la propaganda e la bigotteria, essa sarebbe forse riuscita a trattenere quegli uomini irrequieti nella sua orbita, così come il cristianesimo seppe, per lungo tempo, tollerare e dominare non solo l'anticlericalismo, ma anche una grande quantità di elementi perfettamente estranei al
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l'ispirazione cristiana. Senonché, gli oggetti di devozione non sono soltanto dei temi prescritti: é prescritto, in essi, anche il senso in cui devano essere sentiti e interpretati, e quindi il modo di trat tarli. A qu[...]

[...]senza di un altro centro di fede operante, piuttosto che per spontanea e positiva adesione dell'animo alla «linea »; mossi più dal disprezzo per tutto il resto che dall'amore per la potente compagnia cui sono aggregati. Una tale adesione fredda, voluta, e «negativa », è anzi caratteristica dei partiti comunisti del dopoguerra, e costituisce forse il fondo della loro tenacia come della loro debolezza.
Si può pensare che, per questi giovani, arte comunista significhi in sostanza — e astrazion fatta dalle prescrizioni ufficiali — un'arte di realismo corrosivo, che descriva e denunci la corruzione del mondo borghese, additando così, implicitamente o esplicitamente, i «valori sani» da istaurare. Questo sarebbe, all'incirca, il senso profondo del «realismo socialista ».
Ma qui c'è una madornale ingenuità, e un grossolano errore di prospettiva. S'immagifia, cioè che il realismo aspro e negatore, la poesia della denuncia e dello « svelamento spietato che è uno dei filoni più profondi dell'arte moderna, possa più facilmente accordarsi con le intenzio[...]

[...] e a più riprese fomentato il tentativo di ottenere finalmente il dogma, l'ortodossia, la Chiesa in cui sistemare l'uomo moderno. Il tentativo contraddice sia la ragione che la scienza, ma ha un fascino inevitabile su quelli appunto i quali non possono ammettere una ragione e una scienza che non siano assolutamente efficaci, che non affermino, cioè, il loro impero sulla vita umana tutta quanta.
Non è sicuro che sia esatto parlare di « religione comunista ». Quel che è certo, però, è che l'ortodossia comunista ha bisogno, per giustificarsi, di una struttura logica che è essenzialmente quella del razionalismo utilitario. Questa, infatti, è l'unica (o ultima) idea moderna che offra, se non una spiegazione del mondo, almeno la possibilità di una morale dogmatica e volgarizzatile. D'altra parte, i razionalisti di questa specie, che sono legione, giacché è appunto la volgarizzazione della cultura moderna che li ha formati, trovano naturalmente nel comunismo quella religione e chiesa atea della quale soltanto possono accontentarsi. Nell'uno come nell'altro sistema, l'arte in generale, e l'essere umano in[...]



da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...]uto per ora attuare arcuna farina di reale—ált rnativa alta ""piáriiñ_cazione di tipo socialista. D'altra parte per quest'ultima, anche dando per concessa la continuazione della politica sovietica di aiuti ai paesi sottosviluppati e l'intensificazione dell'aiuto cinese in questo senso, sono le forze interne ed il loro dinamismo a rappresentare l'elemento decisivo e non l'azione compiuta sull'Asia dall'esterno dall'URSS o da altri paesi a governo comunista.
Proprio sul piano interno ed economico si é verificata dalla conferenza di Bandung in poi l'evoluzione della situazione asiatica: il mero anticolonialismo politico e formale é stato sostituito dal tentativo di risolvere il problema dello sviluppo come principale movente di interesse comune nei paesi asiatici. Questa sostituzione fu l'elemento innovatore e stimolatore suscitato dalla conferenza di Bandung che mostrò, attraverso il confronto della situazione che si veniva creando nei paesi socialmente più progrediti con quella sussistente negli altri, la gravità delle conseguenze implicite ne[...]

[...] fine del primo e la formulazione del secondo piano quinquennale) di nuove industrie e di nuovi settori industriali atti a sanare le strozzature dell'economia cinese ed a fare di essa una economia autosufficiente, espansivá e capace di portare in pochi

CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 23
decenni la Cina al livello dei paesi di antica industrializzazione; la trasformazione dei rapporti ideologici e politici del partito comunista coni gruppi non comunisti e non marxisti.
Si tratta ovviamente di fenomeni che esigono un'analisi particolareggiata: comunque é possibile, anche solo in linea generale, indicare come i problemi dello sviluppo e dell'industrializzazione, le trasformazioni interne della società e la direzione da dare ad esse siano oggi il problema principale per la Cina e come il gruppo dirigente del paese, che (a differenza dei gruppi piú o meno borghesi che sono" olia testa dei paesi asiatici non comunisti) non si é mai rassegnato ad accettare l'ipotesi che la Cina debba rimanere indefinitamente un paese più[...]

[...]u quo in Asia, mentre non sono più un reale e stabile avamposto delle linee strategiche americane. Essi hanno infatti dimostrato negli ultimi anni, con una ripresa di nazionalismo antistatunitense, di non essere disposti a rimanere per sempre le abbandonate sentinelle avanzate di quella politica di immediata aggressione anticinese che avevano sperato di veder giungere rapidamente al successo con il rovesciamento di Mao ed una generale guerra anticomunista, ma che ora é stata accantonata dagli Stati Uniti.
Proprio sul terreno economico, la politica statunitense verso Formosa e la Corea meridionale (e per quest'aspetto le medesime considerazioni valgono in sostanza anche per il Viet Nam meridionale) implica le_ più_ gravi ipoteche sulla generale capacità degli Stati Uniti ad affrontare in modo vitale il problema dei paesi sottosviluppati: essa dimostra che l'attuale apparato per gli aiuti americani all'estero é concepito prevalentemente come sostentamento improduttivo a regimi ritenuti politicamente utili, non come appòggio ad una cluatiasiTol[...]

[...]i mesi tuttavia l'aumento delle difficoltà politiche ed economiche ha scatenato in tutti i gruppi politici un'ondata di risentimenti antioccidentali, tanto che ormai. é stata formulata dal primo ministro stesso l'ipotesi di un «rovesciamento delle alleanze » del Pakistan qualore gli Stati Uniti non aumentassero il prezzo della fedeltà dell'alleato.
In queste condizioni la funzione del SEATO e la sua efficienza quale strumento della politica anticomunista degli Stati Uniti risultano grandemente indebolite e ciò rende una revisione della politica di Washington ancor più indispensabile di quanto lo fosse all'epoca di Bandung, quando la tesi statunitense della « difesa collettiva anticomunista ed anticinese » incontrava l'appoggio della maggioranza dei gruppi conservatori asiatici. E' sintomatico inoltre che le tendenze ad un avvicinamento agli Stati Uniti mostrate da alcuni dirigenti di paesi neutralisti all'epoca di Bandung non si siano concretate o siano state travolte da una ripresa di neutralismo. A Ceylon é caduto Kotelawala, l'uomo politico più filostatunitense esistente nell'Asia neutralista, in Birmania non vi é stata un'intensificazione dell'anticomunismo ed un avvicinamento a Washington.
Lo stesso vale per il caso del Cambogia e del Laos: all'epoca
JU ENRICA PISCHEL
d[...]

[...]si siano concretate o siano state travolte da una ripresa di neutralismo. A Ceylon é caduto Kotelawala, l'uomo politico più filostatunitense esistente nell'Asia neutralista, in Birmania non vi é stata un'intensificazione dell'anticomunismo ed un avvicinamento a Washington.
Lo stesso vale per il caso del Cambogia e del Laos: all'epoca
JU ENRICA PISCHEL
di Bandung erano due Stati protetti dagli Stati Uniti, impegnati in un'azione repressiva anticomunista all'interno e schierati contro la Cina ed a favore del SEATO, dal quale erano indirettamente coperti. Due anni di azione diplomatica ed economica cinese e sovietica, la stabilizzazione della situazione indocinese ed alcuni sbagliati interventi di pressione statunitensi, ne hanno fatto due paesi neutrali, e il Laos anzi é l'unico paese non socialista retto da una coalizione a cui partecipano i comunisti. Naturalmente si tratta in questi casi di un neutralismo assai più labile e tatticistico di quello indiano e sensibile alle fluttuazioni internazionali: tuttavia anche in questo settore si sono[...]

[...]lotta per la mera indipendenza politica aveva invece fuso e fatto apparire affini. D'altra parte — fenomeno parallelo ma non meno decisivo — i partitiicomurústi di uestiy Eaesi vanno mutando loro posizioni, e cercano di inserirsi, come rttore indispensabile ar proseguimento della politica di indipendenza e sviluppo, nella dialettica in corso nei dominanti raggruppamenti nazionalistiborghesi. Questo tentativo di rendere indispensabile l'appoggio comunista per il proseguimento della pianificazione viene portato innanzi su due piani: da un lato come appoggio dall'esterno al settore progressivo dell'attuale gruppo dirigente, in modo da consentirgli di premere da posizioni di forza per attuare il programma rinnovatore, dall'altro come formazione di un'alternativa ca
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pace di dirigere quella stessa politica di sviluppo che i movimenti nazionalisti fossero costretti a lasciar cadere.
Il paese dove lo sfaldamento del vecchio gruppo dirigente nazionalista potrà avere conseguenze più importanti per la situazione mondiale è naturalme[...]

[...]rgenti che lo influenzano, tanto che le ultime elezioni locali o parziali hanno rivelato un processo di sgretolamento assai più rapido e profondo di quanto ci si potesse aspettare uno o due anni fa. Il fatto più grave in questa situazione é che i benefici dell'indebolimento del Congresso sono andati più a vantaggio dei partiti della destra confessionale indù, messasi alla testa delle rivendicazioni separatistiche e conservatrici, che del partito comunista o di altri gruppi di sinistra.
La battaglia dei comunisti indiani per presentarsi come una forza capace di costituire una reale ed efficiente alternativa al Congresso, oppure di divenire un alleato in funzione propulsiva per la politica di Nehru, é ancora quindi incerta, lunga e dura._; Essi hanno potuto registrare nelle ultime consultazioni elettorali, generali o parziali, una sensibile avanzata, che li ha fatti diventare il secondo partito del paese e li ha portati per la prima volta al potere nella regione di Andhara. Tuttavia va scartato il concetto semplicistico della propaganda di cert[...]

[...]t'ipotesi i comunisti stanno cercando di elaborare ex novo il loro programma e di inserirsi nel processo storico attuale dell'India come una forza che partecipi dall'interno alla dialettica democratica del paese.
La trasformazione del peso e delle posizioni dei comunisti indiani é stata uno degli sviluppi più importanti e meno notati verificatisi da Bandung in poi. Tre anni fa la maggioranza degli osservatori occidentali riteneva che il partito comunista in India fosse un fattore completamente superato, eliminato dal gioco per il semplice fatto che Pechino e Mosca avevano dimostrato di essere disposte a riconoscere la funzione positiva di Nehru e ad appoggiare la sua politica senza porre condizioni di ordine interno. Indubbiamente la storia del partito comunista indiano é stata delle più agitate ed incerte e, nei primi anni susseguenti all'indipendenza, la lotta estremista contro il regime di Nehru
e la tattica insurrezionale (delle quali non si saprebbe dire facilmente se sia stata ispiratrice una generale linea politica adottata da tutti i partiti comunisti asiatici o piuttosto un'incauta adesione del partito allo stato d'animo esasperato di masse povere
e primitive) contribuirono certamente ad isolare il partito, ad indebolire le forze progressive in India, ivi compreso il gruppo di Nehru, ed ha mettere in difficoltà la politica estera generale [...]

[...]isti asiatici o piuttosto un'incauta adesione del partito allo stato d'animo esasperato di masse povere
e primitive) contribuirono certamente ad isolare il partito, ad indebolire le forze progressive in India, ivi compreso il gruppo di Nehru, ed ha mettere in difficoltà la politica estera generale del blocco socialista.
Ora comunque quest'atteggiamento é stato completamente rivisto e, al termine di un processo durato parecchi anni, il par tito comunista indiano ha adottato nel suo recente congresso dell'aprile scorso, una linea politica basata sull'attuazione pacifica
e democratica del socialismo, attraverso la conquista della maggioranza parlamentare alla periferia ed al centro. Contemporaneamente esso ha deciso di appoggiare con sempre maggiore energia le misure progressive, lo sforzo di industrializzazione ed i tentativi di aprire in senso socialista la società indiana, pur continuando a denunciare i casi di involuzione conservatrice del
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 45
Congresso. I comunisti indiani da un lat[...]

[...]tri semisocialisti.
Come potranno i comunisti indiani inserirsi nel gioco e portare gradualmente alla prevalenza il settore semisocialista ? A questo proposito bisogna tener presente che l'atteggiamento contro il « revisionismo » e contro tutti i tentativi di organizzare
46 ENRICA PISCHEL
società di tipo socialista su basi sostanzialmente diverse da quelle dell'URSS, assunto nell'ultimo anno dai partiti comunisti e primo fra tutti dal partito comunista cinese, non sembrano consentire ai comunisti indiani di nutrire eccessive illusioni — se mai ne ebbero — sul carattere socialista o semisocialista della politica di Nehru. Essi quindi per ora limitano la positività della « linea Nehru » ed il loro appoggio ad essa con un giudizio derivato in generale dalle tesi della « Questione nazionale e coloniale » e della « Nuova democrazia » : essi giudicano cioè la linea di Nehru una politica « borghese » assai progressiva, obiettivamente utile e tale da essere portata fino in fondo, ma la considerano pur sempre come una fase, per quanto avanzata, di u[...]

[...]are sui
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 47
comunisti come su un gruppo indispensabile per salvare la sua politica: egli ha sempre proceduto a concertare entro il Congresso soluzioni di compromesso da far adottare poi con criteri unanimistici dalle varie frazioni, sicché il vero gioco della politica indiana si è sempre concluso al di fuori delle sedi parlamentari e senza decisioni di stretta misura nelle quali l'appoggio comunista potrebbe essere necessario a Nehru. Ma se l'attacco da destra continuerà il primo ministro potrebbe essere costretto a scegliere tra l'appoggio dei comunisti e la rinuncia al piano e al progresso.
Ad ogni modo l'evoluzione dei rapporti tra Nehru ed i comunisti indiani presenta notevole interesse per i problemi generali, riguardanti sia le trasformazioni sociali nei paesi sottosviluppati, sia la politica dei partiti comunisti nei paesi non socialisti ma non ostili all'URSS. Da un lato l'esperimento indiano dimostrerà fino a che punto è possibile per un governo non comunista attuare una politi[...]

[...]egliere tra l'appoggio dei comunisti e la rinuncia al piano e al progresso.
Ad ogni modo l'evoluzione dei rapporti tra Nehru ed i comunisti indiani presenta notevole interesse per i problemi generali, riguardanti sia le trasformazioni sociali nei paesi sottosviluppati, sia la politica dei partiti comunisti nei paesi non socialisti ma non ostili all'URSS. Da un lato l'esperimento indiano dimostrerà fino a che punto è possibile per un governo non comunista attuare una politica di trasformazione senza dover ricorrere a quelli co o io,. e c n i._,comunisti c1 carats erizzó l'Europa uscita dalla Resistenza e che poi fu accantonata n ll'E„~ u paa occidentale proprio çöñtemporaneamente alla politica di rinnovaeenfö áperta—dalla Resistenza stessa.
D'altro lato il caso dell'India è nuovo nei rapporti tra il movimento comunista considerato come fenomeno mondiale generale ed uno Stato nazionale particolare. Benché i comunisti indiani siano all'opposizione e comunque esclusi dall'elaborazione attiva della politica del paese, l'URSS ha collaborato dal 1955 in poi con Nehru rafforzandone la posizione e, quali che siano le obiettive conseguenze sociali dello sviluppo in India, l'aiuto sovietico non è mai stato criticato da alcuno come un contributo alle mire del partito comunista indiano, né mai sono risultate particolari « connivenze sovversive » tra l'URSS ed i comunisti indiani. Lo stesso sembra valere per la Cina e, se vi sono stati in India timori e diffidenze verso Pechino, essi si sono sempre concentrati più sull'eventualità di pressioni ed interferenze esterne dello Stato cinese su quello indiano, che su infiltrazioni dell'influenza cinese attraverso i comunisti indiani.
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!tra lo Stato sovietico ed uno Stato estero siano sostanzialmente (e non solo formalmente) separati dai rapporti tra il partita comunista dell'URSS ed il partito comunista[...]

[...] stesso sembra valere per la Cina e, se vi sono stati in India timori e diffidenze verso Pechino, essi si sono sempre concentrati più sull'eventualità di pressioni ed interferenze esterne dello Stato cinese su quello indiano, che su infiltrazioni dell'influenza cinese attraverso i comunisti indiani.
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!tra lo Stato sovietico ed uno Stato estero siano sostanzialmente (e non solo formalmente) separati dai rapporti tra il partita comunista dell'URSS ed il partito comunista dello Stato stesso. È proi babile che a determinare questo fatto contribuiscano fino ad un certo punto elementi tattici e come tali non duraturi, tuttavia sembra esservi da parte sovietica una certa considerazione della particolarità dei rapporti con l'India quale principale potenza del mondo afroasiatico. Così pure è certo che l'attacco al neutralismo di Tito non vuole essere da parte sovietica (anche se vi possono essere e vi sono stati riflessi politici negativi da parte di Nehru) un attacco al neutralismo indiano, perché è evidente che la denuncia del « revisionismo » riguarda il moviment[...]

[...]e in linea di principio un'effettiva democrazia politica, limitata finora soltanto localmente dalle interferenze delle forze reazionarie poi impegnatesi nella secessione antinazionale, il governo attuale é una compagine nazionalista orientata a sinistra che ha l'appoggio dei comunisti e che ha anche stroncato con la forza il tentativo della destra confessionale (appoggiata in questo e per questo dagli Stati Uniti) di provocare la repressione anticomunista e di orientare a destra il movimento nazionalista. I comunisti non partecipano tuttavia al governo (ché comunisti non sono tre ministri indipendenti filocomunisti) e finora sono stati vani gli sforzi del presidente Sukarno per sancire con la loro partecipazione alla direzione del paese un'alleanza di tipo fronte popolare tra. forze nazionaliste e forze comuniste.
Ora che la secessione armata della destra é stata sconfitta per l'azione tempestiva ed energica dell'esercito, ma anche per le resistenze opposte alla secessione dai gruppi socialmente e politicamente più avanzati dei lavoratori di [...]

[...]ressive che hanno finora guidato l'Indonesia, i gruppi nazionalisti devono impegnarsi più a fondo per rendere efficiente e stabile l'organizzazione democratica del paese, per iniziare una politica economica di sviluppo che ora è più urgente che mai per colmare i danni economici causati dalla secessione e dalla guerra civile. Ma da questa conferma del metodo democratico e della politica di sviluppo potrebbe trarre vantaggio soprattutto il partito comunista che guarda già alle elezioni che dovrebbero essere tenute nel 1959 come alla grande occasione di un successo di sinistra da ottenersi o attraverso la lotta dei partito comunista da solo, o attraverso un fronte tra nazionalisti e comunisti. Rinviando le elezioni il partito nazionalista si troverebbe alla mercé di quei gruppi musulmani di centro destra, che, pur avendo sostenuto e fomentato la secessione, si sono poi astenuti dal parteciparvi sperando di poter agire come arbitri e mediatori tra un governo incapace di reprimere la rivolta ed i ribelli incapaci di ottenere una vittoria decisiva; indicendole esso deve assicurarsi un successo a sinistra in modo da non rinnovare il paralizzante equilibrio di forze opposte emerso dalle elezioni del 1955.
i' Il problema dei [...]

[...]di concessioni politiche e sociali è quindi più urgente ed indispensabile (e forse anche ideologicamente più accettabile) per i nazionalisti indonesiani che per Nehru.
A differenza di quanto avviene in India, la collaborazione
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 53
tra nazionalisti e comunisti indonesiani, (se non sarà stroncata da uria dittatura militare) non sembra destinata a porre problemi ideologici nuovi al movimento comunista nel suo complesso: questa collaborazione rientra infatti nelle vecchie tesi sulla necessità di unire comunisti e nazionalisti nella lotta contro le sopravvivenze economiche del dominio coloniale (siano esse controllate dai decrescenti interessi olandesi o dai nuovi interessi delle compagnie petrolifere americane) e contro i residui delle forze confessionali e separatiste semifeudali. La debolezza economica e ideologica del nazionalismo indonesiano e l'atteggiamento di sinistra delle nuove leve nazionaliste permettono inoltre di prevedere la possibilità di un'effettiva direzione comunista in u[...]

[...]ta contro le sopravvivenze economiche del dominio coloniale (siano esse controllate dai decrescenti interessi olandesi o dai nuovi interessi delle compagnie petrolifere americane) e contro i residui delle forze confessionali e separatiste semifeudali. La debolezza economica e ideologica del nazionalismo indonesiano e l'atteggiamento di sinistra delle nuove leve nazionaliste permettono inoltre di prevedere la possibilità di un'effettiva direzione comunista in un'alleanza di questo genere, secondo le tesi di Stalin e di Mao. La probabilità di portare al successo un'alleanza nazionalistacomunista attraverso una vittoria elettorale anziché attraverso la lotta armata non costituisce di per sé un nuovo elemento nella teoria dei fronti popolari per i paesi semicoloniali e si inserisce logicamente nell'evoluzione di tutti i movimenti comunisti asiatici a favore del metodo democratico per la conquista del potere.
Più incerta é la situazione birmana e più recente la collaborazione tra filocomunisti e gruppi nazionalisti di sinistra (che tali sono le forze della Lega antifascista per la libertà del popolo, nonostante le loro professioni di fede in un socialismo più o meno fabiano). La rottur[...]

[...]ata consumata soltanto all'inizio di giugno e solo allora, fratturatosi il potere monopolizzato in precedenza dalla Lega e dalla rete delle sue organizzazioni di massa, é stato necessario per i nazionalisti progressivi ricorrere ai voti dei filocomunisti fino allora tenuti al bando. L'aspetto principale della nuova situazione consisterà probabilmente nella definitiva liquidazione della lotta armata infierita dal 1948 in poi tra governo e partito comunista ufficiale, nel ritorno del partito comunista stesso alla legalità e nella sua fusione con le forze filocomuniste rimaste nella legalità ed ora alleatesi con i nazionalisti progressivi.
Questo mutamento nelle posizioni dei comunisti birmani,
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nonostante la scarsa entità che l'evento riveste rispetto alla situazione mondiale, è il più recente e sintomatico coronamento del processo svoltosi in Asia da Bandung in poi attraverso il prevalere degli sviluppi e degli interessi interni sulle ripercussioni di fatti e situazioni verificatisi fuori dello spazio di ciascun Stato asiatico. La rivolta dei comunisti birmani e la gue[...]



da relazione di Costantino Lazzari sotto presidenza Azimonti, Discorso Lazzari in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]i).
Ecco perché noi dobbiamo tener presente la necessità di avere una visuale chiara e precisa la quale non abbia confusioni, né contorcimenti che vadano a urtare con altre necessità della vita: siamo una volontà politica e dobbiamo avere ben chiaro e preciso il nostro compito, e le decisioni che dobbiamo prendere.
Per questo, al compagno Graziadei, che come una delle conclusioni principali della sua adesione alla richiesta dell'Internazionale comunista, veniva qui a proporre una specie di scissione a scartamento ridotto, una epurazione, dicendo che egli si sentiva un pigmeo dinanzi ai giganti della rivoluzione russa, io devo rispondere: « Caro compagno Graziadei, noi vecchi socialisti d'Italia, non ci sentiamo né pigmei né giganti: ci sentiamo uomini naturali i quali sanno di avere un loro passato del quale devono rispondere, e un loro dovere da compiere verso l'avvenire, con lo stesso sentimento semplice e onesto col quale essi hanno cercato di compiere il loro dovere dal passato ad oggi ». (Approvazioni).
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Ma allora, mettendoci su qu[...]

[...]o del nostro popolo. E guardate i fatti della politica come danno una giustificazione a questa sensazione che noi abbiamo. I popoli della vecchia civiltà hanno tutti un'anima speciale, tutti una psicologia speciale: avete visto il recente fenomeno che è avvenuto nella storia europea? Io meditavo stanotte e facevo passare le pagine di questo prezioso libro, che anche il compagno Graziadei ha portato a questa tribuna: « Le tesi dell'Internazionale comunista », che raccomando ai compagni di meditare per vedere quale immenso patrimonio di osservazioni, di coscienza e di onestà, vi sia in esse e come esse possano servire alla tesi che vengo a sostenere.
Avete osservato questi ultimi avvenimenti di Europa? Hanno un valore ed una importanza ed uno scopo diversi da quello che proponiamo noi, ma che rispondono per analogia, ai mezzi di sviluppo e di soluzione. Come risultato della guerra, i vincitori della guerra, l'Intesa, il blocco, la coalizione capitalisticoborghese anglosassone, hanno detronizzato il re di Grecia. Uno dei piú audaci avventurieri,[...]

[...]di fraternità coi compagni della Terza Internazionale — noi comprendiamo perché i compagni della Terza Internazionale manifestano delle preferenze e delle indulgenze per i compagni della Francia, dell'Inghilterra e della Germania i quali hanno compiuto meno di noi, anzi non hanno compiuto affatto, il loro dovere nazionale ed internazionale (bravo !) durante la guerra. Noi comprendiamo. E c'è qui scritto, nelle «Tesi e Statuto dell'Internazionale comunista », quel luminoso documento che è il « manifesto », ove si legge, nella prima parte, il primo documento portato. Troverete ivi espresso, in modo indiretto, questo concetto che io esprimo. Nell'orribile conflitto degli interessi capitalistici del mondo, che per 4 o 5 anni ha devastato tutta la vita morale e materiale della civiltà attuale, l'Italia non ha contato che come un accessorio, come una appendice, ed è stata trattata come una appendicite da potere risolvere e tagliare. La borghesia italiana, il capitalismo italiano, allo scoppio della guerra non era ancora arrivato ad una sufficiente p[...]

[...] osservazioni. Bene; benissimo fanno i compagni dell'Ordine Nuovo. Ma ho osservato continuamente una specie di difetto nelle loro manifestazioni ed è una deficenza nel sentimento, in quel sentimento che ci deve guidare continuamente attraverso la nostra azione ed in rapporto al sentimento della fraternità e dell'uguaglianza fra di noi. (Approvazioni).
Guardate cosa mi capita di leggere in questo giornale. Vi si pubblica il programma del Partito comunista il quale viene a dire che il Partito comunista, riunendo in sé la parte piú avanzata e cosciente del proletariato... Modestia a parte, i compagni nostri di Torino si credono la parte piú avanzata e piú cosciente del proletariato. Ho piacere di constatare in essi la superba sicurezza. Noi non ci siamo mai considerati né piú avanti, né piú coscienti degli altri, ma ci siamo sempre limitati a dire che, tenendo conto della situazione in cui ci troviamo, è necessario che tutti quanti uniamo le nostre facoltà, i nostri diritti, la nostra buona volontà; dobbiamo unirci compatti, solidali, fratelli, perché nella formazione delle organizzazioni no[...]

[...] dire che è necessario che noi affrontiamo nelle sue fondamenta teoriche questa situazione che si è venuta a determinare fra di noi, con questa distinzione che viene fatta fra il Partito socialista, (che attraverso i suoi uomini ormai da 40 anni ha scritto la sua storia nel nostra paese e che può dire di essere una forza, di contare per qualche cosa, di avere dato prima di tutti gli altri la sua adesione alla Terza Internazionale), ed il Partito comunista. Mi ricordo quando avevo ottenuto dalla Direzione del Partito l'adesione alla Terza Internazionale, il primo messaggio venuto, attraverso vicende romantiche, da Mosca. Allora vi sono stati compagni che hanno fatto critiche severe a questo atto a me ed alla Direzione di allora. Il compagno Graziadei non ha mosso un dito per difendere le ragioni per le quali abbiamo dichiarato l'adesione nostra alla Terza Internazionale. (Approvazioni).
Noi abbiamo avuto sempre gelosa cura di volere che la dittatura sia la dittatura fatta dai proletari contro la borghesia, non la dittatura fatta dalle varie fr[...]

[...]Il compagno Graziadei non ha mosso un dito per difendere le ragioni per le quali abbiamo dichiarato l'adesione nostra alla Terza Internazionale. (Approvazioni).
Noi abbiamo avuto sempre gelosa cura di volere che la dittatura sia la dittatura fatta dai proletari contro la borghesia, non la dittatura fatta dalle varie frazioni del Partito in seno al Partita. (Approvazioni). Ora la caratteristica calla quale oggi questa frazione, che si intitola « comunista », vuole portare la scissione fra noi, nella credenza, nella illusione di creare con questo una forza maggiore, una omogeneità maggiore nel nostro movimento, deve essere considerata molto seriamente. Contra questo nostro appellativo, questo nostro titolo di « socialisti » che noi ci siamo portati come nostro distintivo e connotato attraverso la storia delle nostre lotte, viene opposta la qualifica di « comunisti ». In Italia ha ragione di esistere questa distinzione? Io sono qui mandato anche dai contadini socialisti di Piana dei Greci. Il compagno Barbato, che mi ha incoraggiato ad accettare[...]

[...]luppo dell'umanità e della civiltà. E Carlo Marx era preciso. Siamo diventati socialisti e comunisti appunto per questo e diciamo chiaramente che questa separazione che si vuole fra comunisti e socialisti in Italia è una separazione artificiale e artificiosa. (Approvazioni, applau
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si prolungati ed entusiastici della grande maggioranza del Congresso). Voce: E allora perché vi siete divisi dagli anarchici? (Rumori, interruzioni).
Voce di un comunista: Viva il Comunismo ! (Applausi dei comunisti, tumulto).
LAZZARI: Il compagno Nicola Barbato mi ha consigliato di accettare il mandato dei contadini di Piana dei Greci di rappresentarli a questo Congresso appunto per questa, che è una ragione fondamentale e programmatica, di risolvere la questione nella quale ci troviamo di fronte a questa proposta, a questo progetto di scissione del Partito.
Io capisco perfettamente come i nostri compagni di Russia abbiano dovuto accettare questa distinzione, abbiano dovuto chiamarsi « comunisti » invece di socialisti di fronte alla confusione, alla mistifi[...]

[...]tificazione avvenuta nel campo socialista internazionale. Poiché bisogna pensare che in Russia anche i « riformisti » si chiamano « rivoluzionari ». Qui, in Italia, i nostri compagni sarebbero spaventati solo a chiamarsi « rivoluzionari ». In Russia la nuova organizzazione ha portato a questa distinzione; è stato necessario opporre come mezzo di selezione e di distinzione per le direttive che debbono seguire i proletari, di opporre la concezione comunista a quella che era la concezione generica, perché quelli che si chiamano comunemente « socialisti » erano tutti dei transigenti, degli accomodanti, della gente collaborazionista con le classi dominanti ed hanno dovuto scegliere questo precipitato, questo termine di distinzione, nel Comunismo, il quale rappresenta appunto il futuro ordinamento economico della società comunista. E stato necessario adottarlo in Germania, in Svizzera, in Inghilterra, in Francia, dappertutto dove c'è stata questa confusione. Da noi in Italia, adottare questo nuovo nome sarebbe un fare credere che il Comunismo é qualche cosa di diverso dal Socialismo.
Guardate a che acciecamento si arriva ! C'è stato un buon compagno del nostro Partita, un mio consanguineo, il quale mi scriveva che egli aveva accettato di fare parte della frazione comunista perché «piú avanzata » e che si è trovato poi espulso dalla frazione comunista perché non ha voluto accettare il mezzo di azione della violenza, ed egli aveva creduto, appartenendo alla frazione comunista di essere piú avanzato ! Quando si viene a mettere la questione in questo modo, e l'Ordine Nuovo viene a dire « Siamo la parte piú avanzata e cosciente... » allora si capisce che viene a determinarsi una situazione tale che un uomo di buona volontà dice: « Questi socialisti sono gente coi quali
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non c'è da fare niente: andiamo con gli altri poiché il Comunismo sarà qualche cosa di diverso dal Socialismo ».
Per evitare i pericoli che possono avvenire, io vi prego di leggere e rileggere quell'opuscoletto che venne stampato dall'Avanti !, il primo manifesto firmato anche dai compagni Bomba[...]

[...] nuove, dottrine nuove, punti di vista nuovi. C'é della gente a cui pare mancare al loro scopo, alla loro mente pare di mancare al loro compito ed al loro dovere se altri invece i quali hanno altre qualità, e in generale siamo noi, vecchi proletari, noi che abbiamo sempre combattuto (io non sono mai stato giovane socialista) e siamo diventati socialisti quando abbiamo scoperto che il segreto dell'ingiustizia era rivelato dalla scienza socialista comunista dei nostri compagni che ci hanno preceduto nello studio della situazione sociale. Siamo diventati socialisti col nostro pensiero fisso di raggiungere quello scopo che stava scritto nel nostro programma. Il solo mezzo di azione era la lotta implacabile, continua, inflessibile, intransigente contro i nemici dell'umanità. Una volta stabilitaquesta base di azione e questo punto di arrivo ci siamo dedicati tutti,
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con ogni sforzo, per raccogliere le masse immense ed innumerevoli dei proletari d'Italia. Noi cosí avevamo la nostra funzione realmente utile per la vita e l'umanità. Questa è la mi[...]

[...]a che dobbiamo tenere conto della illegalità. Questi comunisti che oggi qui, per bocca del compagno bulgaro, sono venuti a vantare le caratteristiche della loro qualità di interpreti veri, di veri rappresentanti della Terza Internazionale, che sono venuti a consigliarci la scissione e la liquidazione dei riformisti — riformisti che noi abbiamo liquidato sino dal 1912 — non hanno ancora liquidato dal loro Partito i massoni! (Approvazioni). Questo comunista bulgaro, sapete come è venuto a presentarci il successo del Partito socialista di Bulgaria? Non è venuto a presentarci un successo di lotta violenta, ma un successo elettorale. Noi siamo qui a congratularci per i vostri successi, ma abbiamo bisogno che voi vi congratuliate dei nostri. Fino a che dura nel mondo e nelle varie nazioni, che sono una creazione artificiale dei bisogni dello sfruttamento capitalista e dei bisogni dell'investi
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mento della proprietà privata passata attraverso i millenni della storia, ebbene fino a che dura la divisione delle nazioni, i popoli sono costretti a vi[...]

[...] quando io, ultimo venuto dopo 34 anni di fiaschi elettorali, ho potuto presentarmi, oh ! quanti vecchi parlamentari e vecchi ministri, mentre io parlavo, abbassavano gli occhi e si stringevano nelle spalle e mi lasciavano parlare e non mi facevano oggetto di tanta cagnara.
Tutto questo vale qualche cosa, ed é dunque per questo che io dico che non dobbiamo lasciarci trascinare dalla illusione che creando questa scissione, creando questo Partito comunista possiamo fare realmente uno sforzo maggiore, piú perfetto, piú violento, piú capace di quello che é necessario sia fatto anche col concorso dei nostri compagni che vogliono distinguersi col loro comunismo e che non è che una parte del patrimonio che è stato sempre voluto da noi, che non vogliamo lasciarci defraudare ma che vogliamo sia con noi. (Applausi). Anche essi colla loro forza e col loro sacrificio, col sentimento della solidarietà e della fraternità devono essere con noi che ci sentiamo uguali ad essi in capacità, in devozione alla nostra causa. (Applausi).
Io ho assistito tre volte [...]

[...]ento della solidarietà e della fraternità devono essere con noi che ci sentiamo uguali ad essi in capacità, in devozione alla nostra causa. (Applausi).
Io ho assistito tre volte al cambiamento di nome del nostro Partito. L'articolo 17 delle condizioni per l'adesione alla Terza Internazionale dice chiaramente che, se vogliamo servire la causa della rivoluzione mondiale, dobbiamo spogliarci della giacchetta portata fino adesso e diventare Partito comunista, cambiare di connotati, cambiare di passaporto e diventare comunisti. Noi non avevamo diflïcoltà a cambiare di nome. Io che vi parlo ho assistito tre volte al cambiamento di nome, ma allora vi erano delle circostanze che ci hanno obbligato a farlo. Perché noi nello svolgimento della nostra azione avevamo la coscienza di non aver mancato di rispetto e di devozione alle premesse che avevamo fatte ed alle chiare indicazioni del nostro programma. Noi abbiamo
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cambiato di nome semplicemente per la necessità di salvarci dai colpi della reazione che, allorquando eravamo deboli, impediva a noi d[...]

[...]arne per farsi mettere questa divisa che solo noi abbiamo portato onoratamente. (Applausi della maggioranza, approvazioni). E cercare 'osí di fare passare le loro mistificazioni.
È per questo, cari compagni Serrati e Baratono, che noi affermiamo che neppure l'aggiunta di quell'aggettivo qualificativo ci può servire e ci può salvare da questo pericolo, perché il giorno che noi adottassimo questo sistema di mettere un aggettivo qualificativo di « comunista » al nostro Partito socialista, daremmo il diritto a tutte le emulazioni di mettere un aggettivo qualificativo a fianco del loro socialismo per farlo passare per una merce buona. (Approvazioni). Perché dobbiamo metterci in questa situazione? Perché dobbiamo negare la nostra situazione che storicamente, materialmente, politicamente è cosí bella, buona e utile? I comunisti dicono: « Intanto voi non fate la rivoluzione ! ». Noi intendiamo, ed io l'ho sempre detto chiaramente anche in Parlamento, che la nostra funzione é quella di esercitare una ta
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le azione politica nel nostro paese perché[...]

[...]are i torinesi dell'Ordine Nuovo, nessuno ha, poi, potuto rilevare da parte di loro un qualche abuso di potere...
Voce: Il controllo delle fabbriche !
LAZZARI: Appunto: il controllo delle fabbriche. I compagni dell'Ordine Nuovo nelle continue critiche fatte alle deficenze del nostro Partito — che riconosciamo anche noi, ma che non si accomodano con la scissione presentata — hanno accennato anche a questo. Ma avete voi visto un recente fenomeno comunista? Avete sentito come il Partito comunista boemo si sia staccato dall'Internazionale? Esso oggi ha dichiarato di staccarsi dalla Terza Internazionale: come si vede il rimedio è trapassato in un altro campo. I nostri compagni vanno rilevando come, dopo Caporetto, il discorso di Filippo Turati fu nocivo alla politica socialista. I compagni dell'Ordine Nuovo avrebbero fatto bene a
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ricordare come dopo la rotta di Asiago il compagno Turati ha investito Salandra ed ha schiacciato il Governo italiano. (Approvazioni).
Voce: Rifare l'Italia ! (Tumulto).
LAZZARI: Cosí tutto va a risolversi in uno spirito di egemonia in questi uomini che[...]

[...]il quale è altamente benemerito per avere studiato il rimedio ai nostri mali anche nell'organizzazione. È arrivato a presentare un progetto di organizzazione del Partito con sezioni militari. Speriamo che abbia fatto anche le caserme ed il Ministero della guerra e le fabbriche di proiettili e di f ucili, ecc. (Rumori e interruzioni da parte dei comunisti). Il nostro compagno Seassaro è diventato uno dei banditori di queste ragioni della frazione comunista e della sua separazione dal Partito. Il compagno Seassaro è pieno di benemerenze. Ricordo però che egli è appena appena venuto al Partito... (nuove interruzioni dei comunisti) ed .ha militato fino a ieri nelle file della democrazia cristiana... (Rumori vivaci, interruzioni dei comunisti, applausi da altre parti). È venuto al nostro Partito trascinato e sedotto dal buon esempio che abbiamo dato noi durante la guerra. Noi ci felicitiamo della sua conversione, ma io mi credo in diritto di ricordare l'alto insegnamento che ci ha dato, in quel tempo, la conversione del compagno Edmondo De Amicis i[...]

[...]olo dal quale si sentivano presi i compagni russi sulla possibilità per la Terza Internazionale di potere esercitare le sue funzioni e formulare le sue condizioni senza creare dei danni intorno a sé nei diversi paesi che vogliono aderirvi. L'art. 16 dice cosí:
« Nella questione come si debbano comportare nei posti responsabili dei Partiti suddetti e similari i comunisti, che ora ne formano la minoranza, il secondo Congresso della Internazionale comunista ha stabilito che, in vista dell'attuale sviluppo e dello spirito rivoluzionaria delle masse, l'uscita dei comunisti da quei Partiti non è desiderabile fino a tanto che essi hanno la possibilità di lavorare entro quei Partiti nel senso del riconoscimento della dittatura del proletariato e del potere dei Soviet, come pure nel senso della critica agli opportunisti e centristi rimasti ancora in quei Partiti. Ogni qual volta l'ala sinistra di un Partito centrista si è fatta abbastanza forte e lo sviluppo del movimento comunista lo richiede, quell'ala sinistra pub uscire complessivamente dal Partit[...]

[...]luzionaria delle masse, l'uscita dei comunisti da quei Partiti non è desiderabile fino a tanto che essi hanno la possibilità di lavorare entro quei Partiti nel senso del riconoscimento della dittatura del proletariato e del potere dei Soviet, come pure nel senso della critica agli opportunisti e centristi rimasti ancora in quei Partiti. Ogni qual volta l'ala sinistra di un Partito centrista si è fatta abbastanza forte e lo sviluppo del movimento comunista lo richiede, quell'ala sinistra pub uscire complessivamente dal Partito e formare un Partito comunista.
« Nello stesso tempo il secondo Congresso della Terza Internazionale si dichiara favorevole all'unione dei gruppi e delle organizzazioni
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comuniste o simpatizzanti con i comunisti al Labour Party, sebbene questo appartenga alla Seconda Internazionale. Infatti, fino a che questo Partito lascerà alle organizzazioni, che ne fanno parte, l'attuale libertà di critica e libertà di propaganda, agitazione e organizzazione per la dittatura del proletariato e il potere dei Soviet, fina a che questo Partito conserverà il suo carattere di Unione di tutte le organizzazioni sindacali della classe op[...]



da Franco Cagnetta, Inchiesta su Orgosolo. Parte terza: Orgosolo moderna in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 9 - 1 - numero 10

Brano: [...]anei al paese per clientele personali, per ricevere in cambio locali privilegi o assistenza legale (tipico, ad es., il Partito Sardo d'Azione); dal 1943 con ideologie generali e moderne organizzazioni, con la formazione di veri e propri partiti, per la prima volta, la politica fa il suo ingresso in Orgosolo.
È nel 1943 che per la prima voltai « pastori declassati » portano in paese le prime idee « comuniste », tentano una prima « organizzazione comunista ». Corrispondendo esattamente alla particolare situazione « proletaria » e « coloniale » di quei pastori disoccupati — del proletariato pastorale — il comunismo é la sola ideologia e la sola forma di organizzazione che prospetti e consenta una liberazione « nazionale » (o qui «paesana ») ed una liberazione « sociale »; é la sola teoria e la sola pratica che siano nate per combattere con una profonda azione pratica, e non con la declamazione, l'oppressione nazionale e proletaria. I nemici del comunismo su piano mondiale sono i nemici del proletariato pastorale di Orgosolo su piano locale.
Con[...]

[...]s., in particolare con due vere e proprie « scuole di comunismo » che sono la leva militare ed il carcere e il confino.
L'importanza della leva, della vita militare per la formazione di un ambiente di simpatia al comunismo è di molta importanza. Per avere interrogato i « primi » comunisti orgolesi in ordine di tempo e diecine e diecine di comunisti orgolesi posso dire che la prima cognizione di idee comuniste e la prima « cosciente » formazione comunista é avvenuta (e ancora avviene) attraverso l'esercito italiano. Trasportato per la prima volta in una vita « collettiva » più moderna, a contatto con soldati più evoluti, per es., emiliani; in un ambiente che per ottusità di ufficiali costituisce quasi sempre un moderno « proletariato » militare, il pastore di Orgosolo dischiude gli occhi, si fa una prima « coscienza » comunista. Dar() qui, per es., alcune lettere di militari orgolesi che comprovano quanto scrivo. Esse sono state scelte da me casualmente e la raccolta che ne ho potrebbe costituire un volume:
« Caro compare, sono passati dodici mesi che non ci incontriamo. Niente gregge, niente famiglia. Mi trovo a fare il mercenario. Mi piace girare, vedere, ho conosciuto tanta gente nuova, tutto diverso dal paese. Ma se devo dire la verità non mi trovo contento della vita militare. Poche le razioni. Troppi i comandi:
gustos pusillanimos crettinos
pacciardianos, viles iscelbinos (3)
(3) Questi pusillanimi cretini[...]

[...]a, tutto diverso dal paese. Ma se devo dire la verità non mi trovo contento della vita militare. Poche le razioni. Troppi i comandi:
gustos pusillanimos crettinos
pacciardianos, viles iscelbinos (3)
(3) Questi pusillanimi cretini / pacciardiani e vili scelbini.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 221
ci proibiscono di leggere libri e giornali. Qui siamo 500 reclute. In ogni camerata si fa politica. A me non manca questo conforto. Andiamo alle Federazioni Comunista e Socialista. Abbiamo strappati tanti giovani all'Azione beghina. Mi sento comunista e sono riuscito a far sentire così 5 ragazze. Mi prego il giorno che verrà il trionfo ».
« Caro compare, la tua lettera mi rese felice. Sai bene che siccome ero alle dipendenze dei propri genitori non sentivo personalmente il bisogno di abbattere la D. C. perché non sentivo il proprio usurpamento. Ma oggi si che mi sento questo dovere e l'obbligo di distruggere queste leggi al colmo di disordini e tirannie. Io pensare che dopo nove mesi di sacrifici e di tirannia sporca ho chiesto visita per la prima volta. Quando andai al « Signor ,> tenente medico dopo avergli detto che avevo febbre mi ris[...]

[...]annie. Io pensare che dopo nove mesi di sacrifici e di tirannia sporca ho chiesto visita per la prima volta. Quando andai al « Signor ,> tenente medico dopo avergli detto che avevo febbre mi rispose: sai che si chiede visita 24 ore prima di morire, perché io non riconosco malati che non sputano almeno un litro di sangue in mia presenza. Non mi adirai : sarebbe stato peggio. Ma intanto da ora, come mi hanno detto certi bolognesi : viva sa bandera comunista e tottu cantu sa Russia intera. Pro aver votadu su clericalista nos tratana cun pessima manera. Viva viva il comunismo ».
Altra scuola di « comunismo » il carcere, il confino. Anche qui la concentrazione, lo scambio con altri uomini, l'incontro con «politici », le condizioni particolari di « proletariato » carcerario e confinario creano le condizioni per la formazione di una coscienza « I`omunista ». E singolare osservare, per es., che il carcere di Nuoro persino per molte donne di Orgosolo costituisce la sola « scuola » moderna, la scuola « comunista » che offre loro lo Stato : molte donne [...]

[...]a viva il comunismo ».
Altra scuola di « comunismo » il carcere, il confino. Anche qui la concentrazione, lo scambio con altri uomini, l'incontro con «politici », le condizioni particolari di « proletariato » carcerario e confinario creano le condizioni per la formazione di una coscienza « I`omunista ». E singolare osservare, per es., che il carcere di Nuoro persino per molte donne di Orgosolo costituisce la sola « scuola » moderna, la scuola « comunista » che offre loro lo Stato : molte donne escono dal paese solo per venire a colloquio con famigliari detenuti: prima non hanno visto mai niente oltre il loro paese. Il viaggio, l'incontro con un nuovo mondo, qualche discorso sentito e fatto furtivamente le fanno « moderne, comuniste ».
Per avere, per es., un'idea del rapporto di ingenuo proselitismo al comunismo che si instaura tra confinati e famigliari, riporto qui di seguito alcune lettere anche queste scelte a caso tra molte e che, con pochi squarci sono di per sé esemplari :
1) « Cara sorella, rispondo con ritardo alla tua. Siamo qui ci[...]

[...] hanno arrestato, quelli che dovevano combattere i banditi! Il vostro arresto ha sbalordito la popolazione che é offesa e indignata. C'è ingiustizia. In paese. Qui hanno aperto lavoro e poi l'hanno chiuso. Si é lavorato non più di 10 giorni. Saluta i compagni di sventura. Coraggio, coraggio, indimenticabile compagno ».
4) « Caro figlio, chi ti ha potuto vedere così? Caro, ti auguro che nessuna cosa al mondo potrà deviare il tuo ideale diventato comunista, che stai lottando per il nostro bene comune, di oppressi. Anche tu sarai. al corrente della situazione politica. Sarai più forte. Hai capito? I tempi cambieranno : cambieranno le cose. O maledetto il confino. Maledetti, maledetti quelli che fanno piangere noi mamme, distruggono le famiglie ».
5) « Ustica... Ogni confinato due comunisti. Ogni comunista due possibilità di meno per il confino ».
Posseggo diecine di ricevute di vaglia da 100, 500, 1000 lire inviate per aiuto e per solidarietà da parenti ed amici orgolesi ai confinati. Nelle comunicazioni del mittente leggo scritto sempre, o quasi sempre, intramezzate a saluti, frasi come : « Abbasso il confino e viva il comunismo. Viva Russia e abbasso d. c. ».
Il comunismo è — é evidente — un fenomeno culturale. Quali erano le condizioni culturali del paese che permettevano l'ingresso e lo stabilizzarsi di una cultura comunista ?
L'incapacità ad intendere l'italiano assai diffusa; l'incapa[...]

[...]aglia da 100, 500, 1000 lire inviate per aiuto e per solidarietà da parenti ed amici orgolesi ai confinati. Nelle comunicazioni del mittente leggo scritto sempre, o quasi sempre, intramezzate a saluti, frasi come : « Abbasso il confino e viva il comunismo. Viva Russia e abbasso d. c. ».
Il comunismo è — é evidente — un fenomeno culturale. Quali erano le condizioni culturali del paese che permettevano l'ingresso e lo stabilizzarsi di una cultura comunista ?
L'incapacità ad intendere l'italiano assai diffusa; l'incapacità a leggere e scrivere quasi generale.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 223
La frattura tra l'orgolese e l'intellettuale sardo « tradizionale » incolmabile. Generalmente l'intellettuale apertamente e coscientemente schierato contro il pastore e il contadino, l'ideologo del proprietario terriero, dell'industriale, dello Stato é « figura » meno diffusa in Sardegna che in continente: non esiste, o quasi nell'isola un forte strato ed una forte organizzazione di questi intellettuali. L'intellettuale sardo proviene, generalmente, dalle classi[...]

[...] Stato, da militare, maestro, magistrato, funzionario ecc.
224 FRANCO CAGNETTA

diviene il più fedele esecutore di questo e il nemico piú crudele del pastore e del contadino. Non é in questo, certamente, che il pastore e il contadino può trovare la sua guida. Il sospetto, il disprezzo verso l'intellettuale (abitualmente non espresso apertamente, se non nei momenti critici) é l'aspetto piú profondo di questa incolmabile divisione.
La cultura comunista non poteva trovare perciò altra via (una via non « sospetta », una via « genuina ») se non attraverso le ferme culturali proprie e tradizionali del pastore e del contadino. E una via la ha trovata soprattutto, e la trova tuttora, nella antica forma culturale di su tenore.
Abbiamo visto esattamente che cosa, per l'aspetto « formale » é su tenore (4); indicheremo ora, in breve la sua funzione di moderno « formatore » o « organizzatore » di cultura.
È singolare osservare, per es., che questo antico, millenario strumento culturale é divenuto la forma più larga, piú profonda di propaganda del co[...]

[...]tico, millenario strumento culturale é divenuto la forma più larga, piú profonda di propaganda del comunismo in Orgosolo. Diecine e diecine di giovani, di anziani, di donne, di ragazzi devono a su tenore le loro prime e le loro più entusiastiche, più vaste conoscenze del comunismo. Per questo aspetto su tenore é uno strumento o una organizzazione culturale che trova paragone in analoghe forme locali popolari usate ampiamente, per es., nella Cina comunista, e che per ragioni di analfabetismo generale, di dialetto, e cosí via, sono le sole vie accessibili ad i più larghi strati popolari.
Esisteva già una produzione culturale poetica, cantata attraverso su tenore, di netta impostazione socialista e largamente conosciuta. Il fascismo la aveva combattuta ed impedita persino attraverso « circolari ». Poeti operai (minatori di Iglesias) o artigiani, popolarissimi, idolatrati avevano sviluppato le prime rudimentali, chiare, cognizioni « socialiste ». I piú noti (e su questi mi propongo di pubblicare un saggio intero) erano, per es., il minatore Salva[...]

[...]esta azione è stata determinante nella formazione di « intellettuali » comunisti, di « dirigenti politici » comunisti locali.
Ma non si deve intendere questa azione come una azione venuta dall'esterno, una azione di « importazione ». Essa è stata « possibile »: è stata soltanto — e soprattutto — un approfondimento, un inquadramento della azione sviluppata immediatamente, direttamente da comunisti locali. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista orgolese formatosi in paese da dopo l'ultima guerra è degno di attenzione: egli
(8) cfr. il discorso di P. Togliatti tenuto a Cagliari il 25 aprile 1947 per il 10° anniversario della morte di A. Gramsci.
INCHIESTA SU ORGOSOLO 229
presenta singolari identità con gli intellettuali ed i dirigenti politici comunisti dei paesi coloniali.
L'intellettuale, il dirigente politico comunista — per le condizioni generali di analfabetismo, di anarchia — trova qui, naturalmente, maggiori difficoltà, limitazioni, pericoli per una sua formazione : é portato ad una formazione comunista « imperfetta », ad una tendenza all'« anarchia ». Ma, al tempo stesso — per una concomitanza di circostanze favorevoli — egli trova la possibilità di avere un carattere particolarmente forte, una convinzione ben radicata e sempre più ribadita dai fatti, la possibilità di agire con il consenso generale, di diventare veramente l'avanguardia di tutto il paese. L'intellettuale ed il dirigente politico comunista in Orgosolo é popolare. Di contro a lui si leva la figura dell'intellettuale e dirigente politico avverso — d. c.: del partito « dei signori » — che non gode credito ma discredito tra la maggioranza del paese. Quello che agevola (e rende particolarmente interessante) la figura dell'intellettuale e del dirigente politico comunista locale é la somma delle qualità positive che gli discendono dall'antica storia del paese.
.L'orgolese é un uomo dal carattere di ferro. Per migliaia di anni egli ha lottato con lo Stato e non é stato conquistato : mai reso servo, avvilito. Il carattere dell'orgolese non é servile, stanco, come quello del popolano di altri paesi d'Italia, combattuto dallo Stato ma da millenni conquistato, e così asservito, reso fiacco. In Italia, questa é la regola. La corruzione « civile o statale » del carattere é il fondo dell'italiano: un popolo che da millenni ha subito la civiltà. L'orgolese non ha rice[...]

[...]e, con una bandiera in mano, e a groppa nuda, compie uno, due chilometri come una freccia, e ritorna al punto di partenza. Poco prima che egli arrivi, un altro cavaliere parte a spron battuto e gli va incontro per raccogliere la bandiera che gli é passata al punto fisso. Il gioco si ripete tra il cerchio urlante di tutto il paese, che incita a fischi, a grida : vince chi riesce ad eliminare sino all'ultimo avversario. E la bandiera é la bandiera comunista, o la bandiera della pace.

236 FRANCO CAGNETTA
Molti giochi seguono in questa atmosfera tribale : tiro alla fune, pugno di ferro, gare tutte di fisica abilità. Per tutta la durata della festa, da mane a sera, « sos .tenores » tuonano canzoni — canzoni sociali — tra un'ecatombe di agnelli e di pecore squartate, cotte li, all'aperto, tra barili di vino e di birra che non restano mai pieni.
Lo sviluppo del comunismo in Orgosolo, come si vede, acquista forme specialissime : tipicamente « coloniali », non riscontrabili, almeno per intensità, in ogni altro paese d'Italia.
Rimane qui da sotto[...]

[...]mmediatamente grave del paese.
L'attività sociale di « liberazione » dei comunisti pare la sola forma volta profondamente alla pace, allo sviluppo della cultura, alla lotta per il lavoro : la sola che non porti al sangue ma combatta il sangue, che combatta la ribellione individuale, il banditismo.
Riporto qui, ad es., due documenti importanti per la storia del paese : l'intervento del calzolaio Giovanni Menneas fatto al congresso della sezione comunista di Orgosolo nell'aprile 1953 ed una lettera del pastore Peppino Marotto, inviata al Maresciallo dei carabinieri di Orgosolo dal confino di Ustica :
1) « Cari compagni, molti di voi sono qui intervenuti sulla necessità di lottare per i pascoli, per un piano di opere pubbliche, per una trasformazione di Orgosolo ecc. Ma una lotta ancora piú importante noi comunisti di Orgosolo dobbiamo condurla nel campo ideologico, e pratico, contro chi non comprende che il banditismo é una via del tutto ingiusta, radicalmente sbagliata, che proviene da una ideologia e da una pratica che noi condanniamo : l'a[...]

[...]e praticamente un progresso reale.
L'istituto del confino è lo strumento attraverso il quale sì sviluppa questa politica (ricompare la vera natura « politica », fascista del con
238 FRANCO CAGNETrA
fino). Di volta in volta col pretesto del « favoreggiamento » di banditi, senza prove, contro tutte le prove, si colpiscono uomini ostili al banditismo che lottano notoriamente contro il banditismo: ad es. Francesco Murgia, segretario della sezione comunista di Orgosolo o Peppino Marotto, segretario della C. d. L. di Orgosolo. E quel che é peggio é che l'azione dello Stato non avviene immediatamente, direttamente per iniziativa di autorità statali : avviene attraverso i nemici « politici » dei paese che inviano denunzie anonime, che organizzano e concordano testimonianze false per coprire il più delle volte la loro abitudine all'antica pratica di banditi, per lasciare il campo aperto al banditismo. Prestandosi a questo gli organi dello Stato italiano si rendono involontari complici del banditismo : combattono l'unica forza che in paese in teoria [...]

[...]ine all'antica pratica di banditi, per lasciare il campo aperto al banditismo. Prestandosi a questo gli organi dello Stato italiano si rendono involontari complici del banditismo : combattono l'unica forza che in paese in teoria ed in pratica abbia una aperta, decisa, coraggiosa posizione contro il banditismo.
Non vi é stato un solo discorso di parlamentari e di dirigenti della Federazione di Nuoro ed un solo discorso di dirigenti della sezione comunista di Orgosolo in cui non si sia direttamente criticato e condannato il banditismo: critica e condanna al metodo, al sistema e non declamazione, infierire contro individui singoli sciagurati « banditi », che sono vittime della situazione. In privato e in pubblico, sempre hanno chiarito che la ribellione individuale e sanguinosa non solo non risolve niente ma incancrenisce la situazione. Chiunque si rende conto che i comunisti orgolesi sono oggi i veri nemici della pratica da banditi.
Dó qui di seguito la biografia di un « dirigente » nuovo, Peppin° Marotto che più di ogni altro documento mette [...]

[...] di poeta che lo fanno uno dei migliori e più apprezzati poeti orgolesi, é l'esempio di quanto la disposizione « spirituale » di un orgolese, la ricchezza di un uomo orgolese possa essere insidiata, frustata da una società e da un mondo che impediscono più di ogni altro lo sviluppo della personalità.
Costretto alla dura vita del pastore sin dalla più piccola età, obbligato a lasciare presto le scuole, disoccupato, poi militare, arrestato perché comunista e organizzatore dello sciopero di pace, confinato ad Ustica dal 1950 al 1952, organizzatore della « Pace di Orgosolo », nuovamente minacciato di arresto e nuovamente condannato al confino per la sua attività politica, il suo amore costante alla cultura, il suo
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sforzo allo studio é stato ed é veramente eroico (9). La cultura di Marotto è una cultura non fatta di ripiegamenti, di intimismi, ma militante, impegnata : viva, di grandi problemi. Uomo che ama profondamente la pace (e la cultura é pace, difesa della pace), condannato al confino (1 anno a Castelmauro, prov.[...]

[...]ostri figli dall'esilio e dalla galera — per raggiungere tutti la soppressa meta della libertà, del benessere umano, della pace, voi invoco perché non posso più invocare la mia Mamma che per pena e per dolore mi é morta, mi richiamo alle altre madri, sorelle e spose a stringersi forte attorno alla bandiera del Socialismo ed unite gridare a squarciagola: Lavoro e libertà ».
12) Raccolta di poesie partigiane.
13) « Bolscevico il partito chiamato comunista che instaurò nel 1917 in Russia lo Stato Bello dopo la Rivoluzione. Il Bolscevico sinonimo di ribelle ».
Questo quaderno é intramezzato da disegni, ricalcati a matita, di MaoTzeTung, sotto i quali si legge: «Il Compagno Mao liberatore della nostra schiavitù ».
Trovo anche la lista dei libri letti. Comprendono una serie di manuali e libri tecnici per i lavori agricoli, artigiani ecc. Tra i libri di lettura: 1) Storia del P. C. dell'U.R.S.S.; 2) I Miserabili di V. Hugo; 3) Il rubino d'oro di Alessandro Manzoni (?); 4) La Madre di Gorki; 5) Le Lettere di Gramsci; 6) Il Ponte dei Sospiri di Mic[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Palmiro Togliatti in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...] per cui dobbiamo dar loro retta oggi, più di quanto non l'abbiamo data ieri. E del resto, essi scoprono il loro giuoco, forzandolo sino alla esasperazione, come sempre, e mettendo così in mostra la mala fede. Non escludo, per:, e lo voglio dire apertamente, che vi sia anche chi in perfetta buona fede scivoli su quella posizione e incominci a domandare se, date quelle critiche a Stalin, e dato che fu Stalin il principale esponente della politica comunista per un intiero periodo, non sia oggi da mettere in dubbio la giustezza di tutti i principali momenti di quella politica, a partire, poniamo, dalla opposizione decisa ai piani dell'imperialismo in questo dopoguerra, risalendo su su, attraverso Yalta e Teheran, al patto di non aggressione con la Germania del 1939, alla guerra di Spagna, ecc. ecc. ecc. e, in altro campo, alle direttive per la costruzione economica socialista e alla lotta contro chi la ostacolava e infine, una volta preso l'avvio — perché no? — sino agli atti decisivi della
PALMIRO TOGLIATTI 111
Rivoluzione d'ottobre, che furon[...]

[...] suo sviluppo attraverso le successive tappe che tutti conoscono, il primo grande modello storico di conseguente attività rivoluzionaria per l'avvento della classe operaia alla direzione della società e per la costruzione di una società socialista.
Il secondo sbaglio consiste nel considerare le critiche a Stalin e la denuncia del culto della sua persona episodi di una lotta personale o di gruppi, che si svilupperebbe tra i dirigenti del partito comunista e dello Stato sovietico, e che sarebbe, in sostanza, solo una lotta per il potere. La grande stampa dei paesi capitalistici si é particolarmente dedicata a questo genere di interpretazione, che estende a tutto ci() che avviene nell'Unione sovietica. Essa ha per questo i suoi specialisti, capaci, per qualsiasi spostamento di responsabile dell'uno o dell'altro dicastero, dell'una o dell'altra organizzazione, di pesare esattamente quanti grammi di influenza poli
112 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
tica vi abbia perduto questo o quel dirigente, quanti metri abbia avanzato verso il potere esclusivo q[...]

[...]segna, di per sé, la linea di distinzione tra una società democratica e una società non democratica. Nell'Unione sovietica due partiti si divisero il potere per un certo periodo di tempo, dopo la rivoluzione, in regime sovietico e di dittatura proletaria. Nella Cina di oggi esiste una pluralità di partiti al potere, e il regime viene pure definito di dittatura democratica. Anche nelle democrazie popolari esistono ancora partiti diversi da quello comunista, sebbene non dappertutto. Nei paesi tuttora capitalistici dove il movimento operaio e popolare sia molto forte e sviluppato, è tutt'altro che da escludersi la ipotesi di profonde trasformazioni socialiste attuabili in presenza di una pluralità di partiti e per iniziativa di alcuni di essi. Nella Unione sovietica di oggi, per), pensare a una pluralità di partiti ci sembra impossibile. Da che parte verrebbero fuori ? Per decisione dall'alto ? Sarebbe un bel processo democratico! Bisogna riconoscere che non solo esiste una omogeneità sociale dovuta alla scomparsa delle classi capitalistiche, non[...]

[...]hino le questioni della democrazia política e di quella economica, della democrazia interna e della funzione dirigente del partito con il funzionamento democratico dello Stato,
e come lo sbaglio intervenuto in uno di questi campi possa riper
132 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
cuotersi su tutto il sistema, — questo, é ció che bisogna studiare a fondo e chiarire.
7. — I comunisti di tutto il mondo ebbero sempre una fiducia senza limiti nel partito comunista sovietico e nei suoi dirigenti. Donde sgorgasse questa fiducia è più che evidente. Nei momenti decisivi della storia e sulle questioni decisive del movimento operaio e della politica internazionale la posizione dei comunisti sovietici fu quella giusta. La rivoluzione del 1917, in cui essi presero il potere, suscitò l'entusiasmo. La giustezza della politica da essi affermata, difesa e seguita dopo la rivoluzione, risultò dai fatti. Si conoscevano le difficoltà sovrumane che a loro si opposero e che essi riuscirono a superare. Tutto il mondo era contro di loro, li attaccava con tutti i mezzi, l[...]

[...]reazionari più chiusi, nel riconoscere che la creazione dell'Unione sovietica è il più grande fatto della storia contemporanea; ma furono solo i comunisti, o quasi, che passo a passo seguirono questa creazione, la fecero comprendere, la difesero e ne difesero gli autori. Era naturale e giusto, in queste condizioni, che si creasse un rapporto di fiducia e solidarietà profonda, completa, delle avanguardie operaie di tutto il mondo con quel partito comunista che davvero stava alla avanguardia di tutto il movimento politico e sociale. Bisogna tener conto anche del fatto, poi, che quasi in tutti i casi coloro che avevano incominciato con la critica di questo o quello aspetto della politica comunista nell'Unione sovietica, finirono a breve scadenza per imbrancarsi con i calunniatori ufficiali di tutto il movimento comunista, per diventare agenti, aperti o mascherati, delle forze politiche più reazionarie. Ogni partito comunista, in misura maggiore o minore, poté fare sopra di sé questa esperienza. Si creò quindi, oltre che un rapporto di fiducia e solidarietà piena con i comunisti sovietici, la ferma convinzione che questa solidarietà
PALMIRO TOGLIATTI 133
fosse il tratto distintivo di un movimento proletario veramente rivoluzionario. E questo era fondamentalmente vero. Di questo rapporto di fiducia e di solidarietà non vi è quindi nessuno di noi che abbia e pentirsi. F quello che ci ha permesso, lavorando e combattendo ciascuno nelle condizioni del proprio paese, di esprimere e dare una precisa forma politica e d[...]

[...] certo momento, che si può collocare, approssimativamente, negli anni di realizzazione del primo piano quinquennale e della collettivizzazione agricola. Nei dieci o quindici anni precedenti questo momento, il dibattito tra i comunisti russi circa le vie di sviluppo della rivoluzione, la possibilità di una trasformazione socialista e le forme di questa trasformazione, si era trasportato in tutto il movimento operaio e prima di tutto nel movimento comunista internazionale e questo dette il suo contributo alla sconfitta dei gruppi di opposizione (trotzkisti e di destra). Io non nego che questa lotta e questa partecipazione abbiano anche potuto avere, in certi momenti, in certi paesi e in certe condizioni, qualche ripercussione negativa nel nostro movimento. Alludo a lotte di frazione talora artificialmente attizzate, a giudizi politici talora esagerati, ecc. Chi può, vada a rivedere il discorso pronunciato da me, per esempio, al VI Congresso dell'Internazionale, nel 1928, e vi troverà la critica di alcune di queste cose, oppure rilegga ciò che eb[...]

[...]
In seguito, delle questioni che si ponevano ai compagni sovietici nella costruzione di una società socialista si parlò nei nostri partiti sempre di meno, anche perché i compagni sovietici non ce le presentarono più in modo problematico, come facevano prima,
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ma quasi come tappe di un progresso oramai avviato e il cui corso non sollevava profondi temi nuovi. Eravamo del resto giunti al momento in cui il movimento comunista fuori dell'Unione sovietica si era così rafforzato che poteva uscire dal campo della semplice agitazione e propaganda, correggere molti degli sbagli commessi prima dell'avvento al potere di Hitler e svolgere un'ampia azione politica positiva, nella lotta contro il fascismo, contro la guerra che si preparava, per tentar di salvare la Repubblica spagnuola, per l'unità del movimento operaio e democratico, ecc. Si stavano creando quelle condizioni che consigliarono poi, nel corso della guerra, lo scioglimento dell'Internazionale comunista.
I processi cui la domanda si riferisce credo si collochi[...]

[...]lla semplice agitazione e propaganda, correggere molti degli sbagli commessi prima dell'avvento al potere di Hitler e svolgere un'ampia azione politica positiva, nella lotta contro il fascismo, contro la guerra che si preparava, per tentar di salvare la Repubblica spagnuola, per l'unità del movimento operaio e democratico, ecc. Si stavano creando quelle condizioni che consigliarono poi, nel corso della guerra, lo scioglimento dell'Internazionale comunista.
I processi cui la domanda si riferisce credo si collochino (spiegherò poi il valore di questa limitazione) in questo periodo, mentre si combatteva in Francia per il fronte popolare, in Spagna con le armi, e la politica internazionale dell'Unione sovietica si suol geva con grande efficacia nella difesa della democrazia e della pace. I dirigenti comunisti non avevano nessun elemento che consentisse loro di dubitare della legalità dei giudizi, soprattutto perché sapevano che, sconfitti politicamente e tra le masse, i dirigenti dei vecchi gruppi di opposizione (trotzkisti e di destra) non erano[...]

[...] per noi, se le denunce di violazione della legalità e applicazione di metodi istruttori illegittimi e moralmente repugnanti che vengono fatte ora, si estendano a tutto il periodo dei processi oppure soltanto a un periodo determinato, più recente di quello che ho ricordato. La denuncia di esasperazioni nell'impiego di mezzi repressivi straordinari e la decisione di correggerle vi erano già state, del resto, in una assemblea nazionale del Partito comunista dell'U. S., e avevano trovato tutti consenzienti. Il brutto é che quella decisione non venne rispettata, anzi,
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per alcuni aspetti le cose in seguito peggiorarono, e qui vi fu una imperdonabile colpa personale di Stalin.
Ripeto, per i processi iniziali, quelli di cui noi avemmo modo dì occuparci, perché quelli successivi per lo più non furono pubblici, la mia opinione, oggi, é che esistessero assieme entrambi gli elementi, i tentativi degli oppositori di cospirare contro il regime e compiere atti terroristici e l'applicazione di metodi istruttori illegali, moralmente c[...]

[...]rda leggenda dei partiti comunisti che ricevono da Mosca, passo a passo, le istruzioni, le direttive, gli ordini. Se ancora qualcuno esiste, per lui é inutile scrivere, perché è evidente ch'egli ha la testa troppo dura, che è assolutamente incapace anche solo di avvicinarsi alla comprensione dei problemi dell'odierno movimento operaio. Scriviamo dunque per gli altri.
Nei primi anni dopo la prima guerra mondiale, quando si formò l'Internazionale comunista, non v'è dubbio che le principali questioni di indirizo politico del movimento operaio e poi del movimento comunista nei singoli paesi vennero ampiamente dibattute al centro, a Mosca, in Congressi e altre riunioni internazionali, da cui uscirono indirizzi precisi. In questo periodo si può dire esistesse una direzione centralizzata del movimento comunista, e la responsabilità principale di essa ricadeva sui compagni russi, assistiti da compagni provenienti da altri paesi. Ben presto però il movimento incominciò a andare avanti da sé, soprattutto dove aveva buoni dirigenti. Nel 1924, per esempio, la decisione del nostro partito di uscire dalla assemblea aventiniana delle opposizioni e ritornare nel Parlamento, fu presa da noi in netto contrasto con il consiglio che ci veniva dai dirigenti della
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Internazionale, che era il contrario. All'epoca del VII Congresso (1935), i partiti che si erano rafforzati, che erano uniti e d[...]

[...]ionali. Tutte le iniziative da noi prese dopo la guerra furono opera esclusivamente nostra, dai compagni dirigenti di altri partiti comunisti forse nemmeno sempre pienamente comprese, perché dettate dalle condizioni in cui lavoriamo noi, in Italia, e che sono del tutto particolari. Oggi, poi, anche l'Ufficio di informazione é stato sciolto, per i motivi che sono stati ampiamente esposti.
Gli errori compiuti da Stalin nella direzione del partito comunista sovietico contribuirono certamente, poiché limitavano i dibattiti e la vita democratica alla sommità di quel partito, a rendere alquanto esteriori e formali anche i rapporti tra i comunisti sovietici e quelli degli altri paesi, a creare tra di loro un certo distacco, senza però diminuire la reciproca fiducia, perché dei fatti che oggi vengono dénunciati noi non avevamo e non potevamo avere nozione alcuna. Questo almeno per ciò che ci riguar
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da. In altri partiti, soprattutto nei paesi di democrazia popolare, alcuni degli errori di Stalin vennero dopo la guerra [...]

[...] modo meccanico si ebbe la tendenza a trasferire e applicare in questi paesi tutta l'esperienza e tutta la pratica sovietiche, senza tenere sempre il necessario conto delle particolari condizioni che in ogni paese imponevano e impongono particolari vie di sviluppo, correzioni e adattamenti dell'esperienza sovietica.
Le critiche a Stalin fatte al XX Congresso, giunte per la maggior parte inattese, hanno certamente colpito il quadro del movimento comunista internazionale e anche, in misura minore, le sue masse. Il modo come i nemici si sono buttati su queste critiche per farne strumento di lotta contro di noi ha stretto attorno al partito i suoi militanti. A parte ciò, si deve dire che non vi é stata tra di essi soltanto sorpresa. Vi é stato dolore, qua e là smarrimento. Sono sorti dubbi circa il passato, e così via. Queste cose non erano evitabili, data la gravità dei fatti che sono stati denunciati e il modo della denuncia; dato che i compagni sovietici, limitatisi in sostanza a denunciare i fatti e a intraprenderne la giusta correzione, hann[...]

[...]a gravità dei fatti che sono stati denunciati e il modo della denuncia; dato che i compagni sovietici, limitatisi in sostanza a denunciare i fatti e a intraprenderne la giusta correzione, hanno sinora trascurato il compito, non ancora assolto, di affrontare il difficile tema del giudizio politico e storico complessivo.
Da tutto ci() non credo possa derivare una diminuzione della reciproca fiducia e solidarietà tra le diverse parti del movimento comunista. Deriva per() senza dubbio non solo la necessità, ma il desiderio di una sempre maggiore autonomia di giudizio, e questo non potrà che far bene al nostro movimento. La struttura politica interna del movimento comunista mondiale é oggi cambiata. Ci() che ha fatto il partito comunista dell'Unione sovietica rimane, come ho detto, il primo grande modello di costruzione di una società socialista a cui apri la strada una profonda, decisiva frattura rivoluzionaria. Oggi il fronte della costruzione socialista nei paesi dove i comunisti sono il partito dirigente si é così allargato (comprende la terza parte del genere umano!), che anche per questa parte il modello sovietico non pue) e non deve più essere obbligatorio. In ogni paese governato dai comunisti possono e
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debbono influire in modo diverso le condizioni oggettive e soggettive, le tradizioni, le for[...]

[...]organizzazione del movimento. Nel resto del mondo, vi sono paesi dove ci si vuole avviare al socialismo senza che i comunisti siano il partito dirigente. In altri paesi ancora, la marcia verso il socialismo è un obiettivo per il quale si concentrano sforzi che partono da movimenti diversi, che però spesso non hanno ancora raggiunto né un accordo né una comprensione reciproca. Il complesso del sistema diventa policentrico e nello stesso movimento comunista non si può parlare di una guida unica, bensì di un progresso che si compie seguendo strade spesso diverse. Dalle critiche a Stalin risulta un problema generale, comune a tutto il movimento, — il problema dei pericoli di degenerazione burocratica, di soffocamento della vita democratica, di confusione tra la forza rivoluzionaria costruttiva e la distruzione della legalità rivoluzionaria, di distacco della direzione economica e politica dalla vita, dalla iniziativa, dalla critica
e dall'attività creativa delle masse. Noi saluteremo il fatto che tra i partiti comunisti che sono al potere si stab[...]



da Alberto Moravia, Inchiesta sull'arte e il comunismo. Il comunismo al potere e i problemi dell'arte in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1953 - 3 - 1 - numero 1

Brano: [...]un fiore appena sbocciato?
(N, d. R.) Ci é sembrato utile iniziare con questo primo fascicolo una inchiesta sull'arte e il comunismo. Diciamo subito che la nostra attenzione era particolarmente rivolta (ma non in modo esclusivo) ad esplorare i punti nei quali questo rapporto si presenta con carattere più accentuato di crisi: ossia da un lato in quegli scrittori che, provenendo da una formazione culturale più complessa, hanno abbracciato la jede comunista ed avvertono il travaglio di adattarsi a questa ortodossia; e dall'altro in quegli scrittori che, avendo abbandonato il partito comunista, sentono tuttavia di non poter rinunciare alle istanze sociali che lo alimentano.
Diciamo anche subito, non senza rammarico, che sotto questo aspetto la nostra inchiesta ha incontrato difficoltà tanto insormontabili da doversi considerare fallita. Noi non siamo alieni dall'apprezzarne le valide ragioni; fra di esse, non ultimo, il pudore che ogni uomo ha di rompere il riserbo intorno ai drammi spirituali non) interamente risolti.
I saggi che pubblichiamo sono quanto finora siamo riusciti a realizzare, di quel nostro progetto più ambizioso. Ci auguriamo che essi abbiano un seguito. L'inchies[...]

[...]aesi orientali, più forse di ogni arte contemporanea, offre gli aspetti noti dell'arte di classe o ufficiale o sovrastrutturale? La risposta non pare dubbia: l'arte non ha affatto bisogno di una rivoluzione per essere vera arte, basta che l'artista attinga per conto suo alla zona nella quale le classi non ci sono, né mai ci furono, né mai ci saranno, alla poesia. Come, infatti, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, senza aspettare la rivoluzione comunista, fecero i veri artisti. D'altronde l'arte dei paesi orientali ha un tal carattere di arte di classe perché il proletariato in quei paesi si considera tuttora proletariato ossia classe e non è ancora riuscito a ritrovare in se stesso l'uomo, vecchio o nuovo, ma senza classi.
* * *
Le correlazioni tra l'arte e la società non sono di ordine morale o moralistico come vorrebbero far supporre tutti coloro che annettono alla parola decadente un significato negativo; bensì di ordine tecnico. L'arte é in rapporto con la vitalità di una società, non con la sua moralità.
* * *
L'arte è memoria, la p[...]

[...]capacità e volontà della società di rappresentarsi qual é, in tutti i suoi aspetti, anche in quelli negativi e di riconoscersi in questa rappresentazione e di servirsene e di farne strumento di mi
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELL'ARTE 13
glioramento e di progresso. Dunque, una volta di più, niente poesia o non poesia, ma, ad un livello eguale di poesia, rappresentazione totale o parziale, classica o decadente. Ma la società comunista in quanto si vanta di essere l'erede di tutte le società della storia e il loro coronamento finale, dovrebbe dare origine all'arte più classica, più completa che si possa immaginare e questo indefinitamente e senza interruzioni di sorta. Si vede, così, come nell'ideologia comunista non c'è posto per le smentite anche minime della realtà. Tutto é tirato a fil di logica, tutto é razionale, il comunismo non può non produrre la società perfetta e la società perfetta non può non produrre l'arte più alta. In questa situazione l'artista che voglia discutere con il comunismo fa figura di avvocato dell'irrazionalità, ossia del nulla, per non dire del male_
Non si vede, perché, dopo avere accettato e confermato l'autonomia del fatto linguistico, quell'uomo di stato orientale non faccia lo stesso per l'autonomia del fatto artistico. Non se ne vede il perché sebbene lo si possa in[...]

[...] i comunisti.
A. MORAVIA IL COMUNISMO AL POTERE E I PROBLEMI DELCARTE 15
singolare che nei paesi orientali, dove è predominante una ideologia storicistica, si abbia invece una concezione precettistica dell'arte. Ma queste sono le sorprese dello storicismo che finisce per mordersi la coda con la logica conclusione dell'avvento di una società senza storia. Dunque un'arte senza sviluppi, fissa ad un ideale immobile.
***
La forza della polemica comunista per l'arte sta, più che negli argomenti, nel carattere mortuario e suicidale di grandissima parte dell'arte dell'occidente. I comunisti hanno buon gioco a dimostrare che tale arte é l'espressione di un cupio dissolvi generale che non può non avere le sue origini fuori dell'arte medesima. Ma essi stessi non sanno proporre, di contro a quest'arte occidentale, che delle teorie. Dei loro prodotti artistici tutto é stato detto quando si é detto che sono il frutto della buona volontà. Ora con la buona volontà si costruiscono le fabbriche, ma non si fa della poesia.
**s
I comunisti non tanto propo[...]

[...]ismo all'opposizione, facendosi forte di molte istanze generose ed universali, ispira direttamente o indirettamente un'arte assai viva, polemica e aliena dai compromessi, di protesta e di rivolta. Ma una volta il comunismo al potere il motivo polemico ovviamente scompare, sostituito da quello celebrativo. L'arte allora entra in crisi ed é appunto tale crisi che abbiamo cercato di illuminare in queste note. È evidente d'altra parte che allo stato comunista, per quanto riguarda l'arte, si offrono due vie soltanto: o l'arte di propaganda e agiografica che si nutrirà sia della polemica contro i nemici esterni del comunismo sia di rievocazioni ed esaltazioni di personaggi e avvenimenti del comunismo; oppure l'arte classica, intendendo per classica un'arte dalla quale sia stata espunta ogni polemica sociale (nello stato comunista diventata inutile) e che tratti dell'uomo non più come di un prodotto di date condizioni sociali ed economiche ma come di qualche cosa di immutabile e di eterno, . come, appunto, avviene nell'arte classica. L'arte classica é, del resto, l'arte per eccellenza delle società che non si pongono ancora o non hanno ragione di porsi una questione sociale. La società comunista è, appunto, una di tali società, avendo risolto, una volta per sempre e con soddisfazione di tutti, la questione sociale.
* * *
I rapporti tra l'arte e la realtà, finché il comunismo é all'opposizione, potranno o dovranno essere determinati, per gli artisti di fede comunista, dall'ideologia marxista. Ma non si vede come questi rapporti, una volta il comunismo al potere, possano essere determinati dalla stessa ideologia. La quale é pur sempre un'ideologia di critica e di rinnovamento della società. Con il comunismo al potere, insomma, l'ideologia marxista, cessa di avere un valore ispirativo, sempre che si mantenga fedele a se stessa. Così il problema dell'arte con il comunismo al potere, é un problema di modificazione dell'ideologia marxista, modificazione tanto più difficile in quanto ogni ideologia vittoriosa tende afarsi dogmatica e precettistica.
* Z, P C E'[...]

[...]re. II pastorello sorride,
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sembra felice. Davanti ad un simile quadro vien fatto, anche a chi sia a digiuno di marxismo, di pensare: «Ecco la concezione borghese dell'arte che vuole che si rappresenti la felicità di un pastore nonostante gli stracci e i piedi nudi ». Ma che dobbiamo pensare dell'equivalente del pastorello che troviamo in infiniti quadri di artisti comunisti? Lo stato comunista ci risponde: « I miei pastori non hanno i piedi nudi e non indossano stracci. Essi sono davvero felici così nei quadri come nella realtà ». A questo si potrebbe obbiettare che se ciò fosse vero, i pastori dei quadri comunisti sarebbero dipinti meglio. Essendo dipinti come sono dipinti, la critica marxista nei riguardi di questi quadri é altrettanto giustificata che nei riguardi dei quadri borghesi.
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Marx aveva detto: é tempo che la filosofia si adoperi non per spiegare ma per cambiare il mondo. Ma non aveva detto che l'arte dovesse fare la stessa cosa. Probabilmente, ove fosse stato inte[...]

[...]dell'arte: essa, qualunque sia il suo livello, deve lavorare per il popolo e soltanto per il popolo. Giusto concetto, ma chi dira all'arte in che modo essa deve lavorare per il popolo? Evidentemente non il popolo stesso il quale, per ragioni storiche, pub anche ignorare ciò che gli é utile, bensì i dirigenti che sono i depositarii e gli amministratori dell'ideologia dominante. Ed è qui appunto che sta il luogo debole dello schieramento dell'arte comunista. Perché l'ideologia comunista, nel suo autoritarismo, da una parte é tratta spesso a confondere ciò che é utile al popolo con ciò che é utile ai dirigenti; dall'altra non sembra, almeno per ora, in grado di elaborare una sua estetica (ivi compresa quella del realismo socialista) che possa resistere alla pressione degli eventi e non venga alla fine mortificata e sviata dalle esigenze utilitarie della dittatura e della guerra e ridotta così alla funzione di semplice strumento di controllo. In queste condizioni potrebbe anche avvenire che l'arte invece di lavorare per il popolo e soltanto per il popolo, si distacchi dal popo[...]

[...]Parafrasando il Belli il quale dice che dentro ogni uomo vivo c'é un uomo morto, potremmo dire che dentro ogni realis a socialista vivo c'é un astrattista morto ma sempre pronto a risuscitare. In questo senso bisogna considerare il realismo socialista come uno degli aspetti del decadentismo universale, forse il più vistoso, certo il più significativo.
Abbiamo parlato dell'arte classica come del solo possibile sbocco positivo dell'arte in regime comunista. E invero non vediamo dove si possa trovare l'oggettività assoluta e universale cui aspira il marxismo se non nell'arte classica quale si manifestò tutte le volte che una civiltà raggiunse l'apice della maturità. Essa nasce infatti nei momenti di perfetta e profonda stabilità quando la classe al potere si illude di aver trovato un assetto definitivo, eterno; ossia nei momenti in cui più lontana anzi impossibile appare ogni revisione dei valori. E non é forse questa l'ambizione massima del comunismo, di giungere ad una tale stabilità e immutabilità dei valori? Ma le civiltà del passato raggiun[...]

[...]e di diagnosi e di critica in tutti i paesi comunisti, può significare due cose: o uno sviluppo dell'arte non dissimile da quello del compromesso borghese dell'ottocento; oppure l'instaurazione di un'arte, come abbiamo già accennato, di tipo classico. Ma per ora questa seconda ipotesi rimane soltanto un'ipotesi, mancando al tutto opere che possano confermarla.
24 INCHIESTA SULL'ARTE E IL COMUNISMO
Non si discute qui la realtà della rivoluzione comunista. Essa si impone, per così dire, ad occhio nudo. Nel 1917 i comunisti erano un pugno d'uomini, oggi, quarant'anni dopo, la bandiera del comunismo sventola su più di un terzo del globo. Quello che si discute è un particolare infimo, dopo tutto, di questa rivoluzione, un particolare senza grande importanza rispetto alle ambizioni del comunismo e alle sue effettive realizzazioni. Questo particolare che è l'arte, per noi, che non crediamo alla teoria della sovrastruttura se non in parte e in maniera condizionata, tutt'al più starebbe a significare che nei paesi comunisti non vi sono buoni artisti.[...]

[...]o come Guerra e Pace farebbe più che una guerra vinta. Ma i vostri romanzi sono invece altrettante battaglie perdute. E non venite a dirci che non siamo in grado di apprezzarli. La forma, il contenuto dell'arte possono forse essere legati ad un'ideologia, non il suo valore. E questo valore, anche a volerne fare un mero valore di utilità politica, non c'è, dal momento che, appunto, i vostri romanzi non sono ammirati.
* * *
Il problema dell'arte comunista è strettamente legato alla questione della decadenza di tutte le arti in tutto il mondo. Questa decadenza si
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manifesta in occidente in maniera esplicita e in oriente implicita, ma dappertutto con la rozzezza e infantilità del mestiere dell'artista. Alla luce di questa decadenza generale vien fatto di domandarsi se la vera rivoluzione del mondo moderno non sia quella dell'avvento di una civiltà meccanica e pratica, scientifica e burocratica, eudemonistica e statalistica, nella quale l'arte non avrebbe piú alcun posto e di cui la ri[...]

[...]ELL'ARTE 25
manifesta in occidente in maniera esplicita e in oriente implicita, ma dappertutto con la rozzezza e infantilità del mestiere dell'artista. Alla luce di questa decadenza generale vien fatto di domandarsi se la vera rivoluzione del mondo moderno non sia quella dell'avvento di una civiltà meccanica e pratica, scientifica e burocratica, eudemonistica e statalistica, nella quale l'arte non avrebbe piú alcun posto e di cui la rivoluzione comunista non sarebbe che un episodio. Proprio i comunisti ci dicono che l'uomo non è immutabile e puó cambiare secondo che cambia l'ambiente sociale. Ora, tra i cambiamenti che possono verificarsi, c'è anche quello di un uomo muto e senza canto. In certe isole del Pacifico ci dicono che gli uccelli non cantano. Eppure sono sempre uccelli e volano e prolificano come in passato.
* * *
Che cosa rispondono di solito i comunisti alle obbiezioni del genere di queste che abbiamo mosso sinora ? Tante cose, alcune molto sottili e sofistiche, altre semplicemente negative. Possono confutare l'obbiettore punto [...]

[...]er l'arte. Appena si produrrà uno iato, l'arte respirerà.
Prima della rivoluzione l'artista dovrebbe informare la sua arte al concetto marxista di struttura e sovrastruttura; ma dopo la rivoluzione tale concetto va abbandonato, perché, come é ovvio, esso porterebbe ad una critica corrosiva della società stessa che la rivoluzione ha instaurato. Questo passaggio e questa trasformazione prendono tutto il loro spicco nei paesi in cui la rivoluzione comunista non ha avuto luogo. In questi paesi i critici di fede marxista, sono marxisti per quanto riguarda l'arte borghese dei loro paesi e conformisti per quanto riguarda invece l'arte dei paesi comunisti. L'opera d'arte americana sarà indicativa di una data situazione sociale, l'opera d'arte sovietica invece non lo sarà affatto. Che cosa se ne deve arguire? Forse che le teorie marxiste sono rivoluzionarie soltanto in parte cioè relativamente alla società borghese
e all'arte borghese; ma che cessano di esserlo appena si tratta di arte
e società comuniste?
***
Eppure le teorie marxiste sull'arte s[...]

[...] traditore perché non puoi fare a meno di scriverli.
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* * *
Che rapporto c'è tra il marxismo e l'arte cosidetta partitica? Nessuno a ben guardare. Il marxismo, con il suo determinismo brutale ma sano svelando il carattere, appunto, partitico, dell'arte borghese, in realtà contribuisce a purificarla, a liberarla, a rafforzarne l'autonomia. Invece l'arte partitica, sia pure del partito comunista, tende a rimettere le cose come stavano prima del marxismo. In altri termini il proletariato imita, sia pure inconsapevolmente, la borghesia del peggiore periodo vittoriano. E valga un solo esempio: nel David Copperfield di Dickens, il personaggio dissipato e incapace di Micawber, alla fine, con caratteristico compromesso vittoriano, viene fatto partire per l'Australia dove diventa, chissà perché, un cittadino esemplare. Mettete al posto dell'Australia l'Asia centrale e al posto degli allevamenti di pecore, le fabbriche e avrete il personaggio di certi romanzi russi con la sua trasformazione [...]



da Frola (segretario) con intermezzi di Mondolfi (presidente) e contestazioni dal pubblico e da Giovanni Bacci, L'adesione dell'Internazionale comunista in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: il 10 novembre, prima seduta del Consiglio degli operai e soldati, furono proprio i soldati che rivolsero le loro armi contro Carlo Liebknecht, perché questi aveva detto che quell'unità non era un'unità. E prima della sua morte Carlo Liebknecht ci ammaestrò ancora con la parola e se nei giorni della rivoluzione la Germania avesse avuto un Partito comunista, come sarebbero oggi differenti le condizioni del proletariato tedesco ! (Bene !).
Ebbene, oggi, dopo due anni, il proletariato tedesco si è creato questa organizzazione, questo Partito comunista, che condurrà il proletariato tedesco alla vittoria. (Qualche applauso. Commenti. Rumori).
Ecco l'ammaestramento della rivoluzione germanica !
Noi avremo ancora, certamente, molte lotte; il proletariato, però, insorge ora in tutto il mondo, spinto dalle sue strettezze; ebbene, questo proletariato deve essere guidato da un Partito comunista unito, perché solo se guidato da un Partito comunista unito esso potrà vincere. (Applausi).
In questo senso noi salutiamo il proletariato italiano, e noi diciamo al proletariato italiano che speriamo che egli trovi la via per la vittoria e che saprà fabbricarsi l'arma necessaria per la vittoria. Ed in questo senso grido: « Viva il comunismo, viva la rivoluzione mondiale l ». (Applausi vivissimi).
L' adesione dell' Internazionale comunista
MONDOLFI, presidente: Invito il compagno segretario Frola a dare lettura di alcune adesioni.
FROLA, segretario: Comincio col darvi lettura della adesione del Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista. (Grida unanimi di «Viva la Russia ! ». Applausi generali, vivissimi).
« Cari compagni,
«I tentativi fatti dai nostri rappresentanti Zinoviefi e Bukarin per partecipare al vostro Congresso non hanno dato l'esito sperato, certo non per colpa loro. Poiché i compagni Serrati e Baratono che volevano venire in Russia per parlare con noi non sono venuti, rivolgiamo a voi, con questo telegramma i nostri fraterni auguri e vi comunichiamo quanto segue:
« Abbiamo seguito con attenzione sui vostri giornali la lotta che si é svolta durante gli ultimi mesi tra le diverse tendenze del vostro Par
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ti[...]

[...]amo seguito con attenzione sui vostri giornali la lotta che si é svolta durante gli ultimi mesi tra le diverse tendenze del vostro Par
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tito. Disgraziatamente l'azione della frazione dei comunisti unitari è stata la realizzazione delle piú sfavorevoli previsioni per lo meno per quanto si riferisce ai capi. In nome dell'unità coi riformisti, i capi degli unitari sono di fatto pronti a separarsi dai comunisti e quindi anche dall'Internazionale comunista.
Voci: Non è vero, non è vero !
Voci dalla parte comunista: Sí, sí ! È vero, è vero ! (Interruzioni da moltissime parti. Commenti animatissimi. Scambio d'apostrofi. Rumori che durano per vario tempo).
FROLA: L'Italia attraversa attualmente un periodo rivoluzionario e da ciò dipende il fatto che i riformisti ed i centristi di questo paese sembrano piú a sinistra di quelli degli altri paesi. A noi di giorno in giorno appare piú chiaramente che la frazione costituita dal compagno Serrati è, in realtà, una frazione centrista a cui soltanto le circostanze rivoluzionarie generali danno l'apparenza esteriore di essere piú a sinistra dei centristi degli alt[...]

[...]do francamente che nessuno possa avere interesse che il Congresso non abbia pieno e libero svolgimento, se non i fascisti ! (Benissimo! Interruzioni da parte dei comunisti. Rumori vivissimi).
FROLA: Prima di sapere quale sarà la, maggioranza che si costituirà nel vostro Congresso, il Comitato esecutivo dichiara ufficialmente, e in modo assolutamente categorico al Congresso stesso : le decisioni del secondo Congresso mondiale dell'Internazionale comunista obbligano ogni Partito, aderente a questa Internazionale, a romperla coi riformisti. (Applausi). Chi si rifiuta di effettuare questa scissione, viola una deliberazione essenziale dell'Internazionale comunista e con questo solo atto si pone fuori delle file dell'Internazionale stessa. (Applausi).
« Tutti gli unitari del mondo non obbligheranno l'Internazionale comunista a credere che la redazione e gli ispiratori della rivista arciriformista Critica sociale sono favorevoli alla dittatura del proletariato e all'Internazionale comunista. Nessuna diplomazia ci convincerà che la frazione di concentrazione è favorevole alla rivoluzione proletaria. Coloro che vogliono far entrare i riformisti nell'Internazionale comunista,
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vogliono, in realtà, la morte della rivoluzione proletaria. Costoro non saranno mai dei nostri. (Qualche applauso. Commenti animatissimi).
« Partito comunista italiano deve essere creato in ogni modo. Di ciò noi non dubitiamo e a questo Partito andranno le simpatie dei proletari del mondo intero e il sostegno caloroso dell'Internazionale comunista.
«Abbasso il riformismo! Viva il vero Partito comunista italiano ! D.
Il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista: Il presidente Zinowief; per la Georgia e l'Armenia Tskiaka; per la Persia Sultan Zadé; per l'Internazionale della Gioventú Ciatskin; per l'Inghilterra Tom Qualch; per l'Olanda Yemsen; per la Francia Rosmer; per l'Austria Steinhardt; per l'America Hourwich; per la Russia Lenin, Bukarin, Trotzki, Losowski; per la Lettonia Stustki; per la Danimarca Yorgensen; per la Ungheria Bela Kun, Varga; per la Bulgaria Sciablin; per il Consiglio di Sezione dei popoli orientali Poviovito v.
(Applausi vivissimi da parte dei comunisti).
Altre adesioni
Partito comunista svizzero
« Compagni !
« Abbiamo ric[...]

[...]ionale della Gioventú Ciatskin; per l'Inghilterra Tom Qualch; per l'Olanda Yemsen; per la Francia Rosmer; per l'Austria Steinhardt; per l'America Hourwich; per la Russia Lenin, Bukarin, Trotzki, Losowski; per la Lettonia Stustki; per la Danimarca Yorgensen; per la Ungheria Bela Kun, Varga; per la Bulgaria Sciablin; per il Consiglio di Sezione dei popoli orientali Poviovito v.
(Applausi vivissimi da parte dei comunisti).
Altre adesioni
Partito comunista svizzero
« Compagni !
« Abbiamo ricevuto il vostro invito al Congresso di Livorno, e vi ringraziamo affettuosamente. Non ci è stato, però, possibile, con nostro dispiacere, inviare una delegazione al vostro cosí importante Congresso.
«Nella Svizzera la situazione entro il Partito socialdemocratico, nei riguardi della Terza Internazionale, è entrata nelle fasa risolutiva.
« Al Congresso dell'11 e 12 dicembre 1920 del Partito socialdemocratico svizzero, gli aderenti alla Terza Internazionale si scissero a causa dei 21 punti ed abbandonarono il Congresso. In gennaio avverrà il 'referendum' a[...]

[...]osí importante Congresso.
«Nella Svizzera la situazione entro il Partito socialdemocratico, nei riguardi della Terza Internazionale, è entrata nelle fasa risolutiva.
« Al Congresso dell'11 e 12 dicembre 1920 del Partito socialdemocratico svizzero, gli aderenti alla Terza Internazionale si scissero a causa dei 21 punti ed abbandonarono il Congresso. In gennaio avverrà il 'referendum' al riguardo che renderà definitiva la scissione.
«Il Partito comunista svizzero è Sezione della Terza Internazionale fino dal secondo Congresso di questa.
«Noi salutiamo questa scissione nella socialdemocrazia svizzera, per
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da Giancarlo Bergami, Partito e prospettiva della rivoluzione comunista in Bordiga in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: PARTITO E PROSPETTIVA
DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA
1. Partito e classe nella battaglia di Bordiga per l'unità del proletariato. — La concezione bordighiana del partito politico della classe operaia ha la sua origine teoricopratica nell'impegno del fondatore del circolo rivoluzionario intitolato a Carlo Marx di ricostituire, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, una corrente di sinistra capace di applicare il programma classista al di fuori dei particolarismi municipalistici, e contro il duplice revisionismo riformista e sindacalista. La lotta pressoché esclusiva alla tattica bloccarda e alle « morbose degenerazioni » [...]

[...]el soviet bordighiano, sovrapposto alle masse attraverso i meccanismi di rappresentanza borghese, con i suoi seggi elettorali suddivisi per territorio (circoscrizioni cittadine e provinciali) e non per unità di lavoro. Non a caso lo scontro tra il PCD'I e l'Esecutivo del Komintern cresce di intensità nel 19211923 avendo al centro la questione aggrovigliata del fronte unico (sindacale e/o politico), vale a dire il nodo dei rapporti tra il partito comunista come avanguardia del proletariato rivoluzionario e il movimento operaio nelle sue concrete ramificazioni organizzative
e di classe. Bordiga ripropone nel 19211922 le motivazioni dei dissensi sul fronte unico politico esplicitati nel « Soviet » del 4 luglio 1919, ancorché, nella preoccupazione di difendere il nuovo partito dai germi dissolvitori dell'opportunismo e del revisionismo, egli non valuti con esattezza la natura della reazione fascista e il possibile sbocco autoritario o militare di destra della crisi del dopoguerra.
Bordiga riecheggia in modo parziale e restrittivo l'insegnamento [...]

[...] (e non democratico), si opponeva la visione terzinternazionalistica dell'organizzazione che privilegiava i problemi della tattica efficace per giungere all'unità di azione
e alla coesione delle forze proletarie. Bordiga rettifica la nota formula del centralismo democratico, poiché la democrazia « non può essere per noi un principio; il centralismo lo è indubbiamente, poiché i caratteri essenziali del
2 A. BORDIGA, Partito e classe, « Rassegna Comunista », Milano, I, n. 2, 15 aprile 1921, p. 63; dr. anche A. BoRDIGA, Il Partito Comunista, « l'Ordine Nuovo », Torino, I, n. 120, 1° maggio 1921, p. 1.
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 265
l'organizzazione del partito devono essere l'unità di struttura e di movimento »3. Il rilievo, coerente con un approccio subordinante la tattica a un corpus di verità allergiche alla verifica dei fatti, è la spia di un dissenso di fondo tra la direzione del PCD'I e il Komintern, dissenso che si manifesta a proposito del modo di intendere e applicare la serie di 25 tesi sul fronte unico operaio divulgate nel dicembre del 1921 dall'Esecutivo dell'Internazionale comunista.
Mentre nella direttiva approvata al III Congresso del Komintern per la conquista della maggioranza del prol[...]

[...]ne del partito devono essere l'unità di struttura e di movimento »3. Il rilievo, coerente con un approccio subordinante la tattica a un corpus di verità allergiche alla verifica dei fatti, è la spia di un dissenso di fondo tra la direzione del PCD'I e il Komintern, dissenso che si manifesta a proposito del modo di intendere e applicare la serie di 25 tesi sul fronte unico operaio divulgate nel dicembre del 1921 dall'Esecutivo dell'Internazionale comunista.
Mentre nella direttiva approvata al III Congresso del Komintern per la conquista della maggioranza del proletariato si riflette l'orientamento di rendere assai stretto il collegamento del partito con il movimento di massa nella sua storicità, di cui il partito è la risultante piú avanzata, capace di far camminare la dottrina marxista nella realtà e piegarla alle esigenze della lotta, Bordiga dal canto suo esalta, e per molti versi esaspera, « l'indipendenza del partito da tale movimento generale, di cui il partito stesso era organo e sintesi, poiché la classe operaia era da intendere già tu[...]

[...] della dottrina marxista. E il PCD'I delimita la portata dell'appello del Komintern per il fronte unico operaio nell'ambito del fronte unico sindacale (e non politico).
Ciò non impedisce di affermare — come è detto nel Progetto di tesi presentate dal PCD'I al iv Congresso mondiale — che i comunisti propongono un'azione comune delle forze proletarie organizzate, salvo subordinare l'attuazione di questa tattica al compito fondamentale del partito comunista: la diffusione nella massa operaia della coscienza che solo il programma comunista e l'inquadramento diretto dal partito comunista la condurranno alla sua emancipazione. Di qui l'interpretazione strumentale della politica del fronte unico, attraverso la quale deve essere precisata e intensificata la campagna contro influenze e programmi opportunistici o socialriformistici che minacciano l'integrità classista del movimento operaio, fino a radicare ed estendere la convinzione tra le masse che il partito comunista sia il meglio preparato a far prevalere la causa del proletariato.
Bordiga teme soprattutto che le fusioni di sezioni isolate dell'Internazionale con altri organismi politici, ovvero il graduale assorbimento di frazioni
3 A. BORDIGA, Il principio democratico, « Rassegna Comunista », Napoli, II, n. 18, 28 febbraio 1922, p. 888.
4 F. LIvoxsI, Amadeo Bordiga. Il pensiero e l'azione politica 19121970, Roma, Editori Riuniti, 1976, pp. 1967.
266 GIANCARLO BERGAMI
o gruppi di organizzati su basi tendenziali nel seno dell'organizzazione, come la penetrazione sistematica e il noyautage in altri organismi che abbiano natura e disciplina politica, determinino delle anormalità gravi e dannose. Appare chiara in questo contesto l'avvertenza espressa dal PCD'I:
Nella misura in cui la Internazionale applicherà tali espedienti, si verificheranno manifestazioni di federalismo e rot[...]

[...]iara in questo contesto l'avvertenza espressa dal PCD'I:
Nella misura in cui la Internazionale applicherà tali espedienti, si verificheranno manifestazioni di federalismo e rotture disciplinari. Se dovesse arrestarsi
o invertirsi il processo per tendere alla eliminazione di tali anormalità o se queste dovessero elevarsi a sistema, si presenterebbe con estrema gravità il pericolo di una ricaduta nell'opportunismo (La tattica dell'Internazionale Comunista nel progetto di tesi presentate dal P.C.I. al IV Congresso mondiale, « Lo Stato Operaio », Roma, II, n. 6, 6 marzo 1924, p. 6).
Per Bordiga l'aggregazione al partito comunista di altri partiti, o di parti staccate di essi, indebolisce le potenzialità dell'organismo cosí artificiosamente composto, e paralizza l'opera di inquadramento e di radicalizzazione delle masse che in maggioranza seguono i socialdemocratici. La lotta per l'unità proletaria va condotta con la medesima energia con cui si affronta la politica dei riformisti, scontato che per la borghesia il metodo socialdemocratico valga quanto quello fascista. Anzi, l'acutizzarsi della pressione rivoluzionaria indurrà la classe borghese a dispiegare al massimo i due dispositivi ai quali essa si affida per la pro[...]

[...]adizionale opera pacifica a cui è foggiata la sua struttura » —, il fascismo « non è che un altro aspetto della violenza statale borghese contrapposta alla fatale violenza rivoluzionaria del proletariato come ultima ratio difensiva e controffensiva » 5. Il che non vieta poi di scorgere i molteplici con
5 A. BORDIGA, Come matura il « noskismo », « l'Ordine Nuovo », Torino, i, n. 200, 20 luglio 1921, p. 1.
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 267
traddittori legami del fascismo con i ceti medi e col blocco di forze con
servatrici dominanti in Italia all'indomani della guerra mondiale. Nel suo rapporto sul fascismo al iv Congresso mondiale (12a seduta Mosca, 16
novembre 1922), Bordiga indica nella seconda metà del 1920 il punto culminante della crisi rivoluzionaria del biennio rosso, col volgersi delle classi
medie dalla neutralità, se non in alcuni casi dall'aperta simpatia, verso il movimento operaio all'appoggio palese o occulto al fascismo.
Con le sconfitte operaie del 1920, e col generale riflusso della capaci[...]

[...]ificando non solo gli interessi della
piccola e media borghesia legata alla proprietà della terra, ma anche la tendenza dei piccoli affittuari ad acquistare, dopo la guerra, terreno per
divenire possidenti e coltivatori diretti. Le organizzazioni riformiste costrinsero però i piccoli affittuari a restare caudatari del movimento dei salariati
agricoli: in tali circostanze, il movimento fascista ha potuto trovare un notevole appoggio. Il leader comunista è attento a cogliere i caratteri di classe
del fascismo, tutt'altro che fenomeno di semplice aggregazione degli strati politicamente ed economicamente arretrati del paese, poiché esso sorge e si
6 Rapport de Bordiga sur le fascisme. Débats sur l'offensive du capital [compterendu sténographique du Ive Congrès mondial de l'I.c. (1922), douzième séance (Moscou, 16 novembre)], « La Correspondance Internationale », Berlin, 2e a., n. 36, 22 décembre 1922, p. 1 [supplement documentaire].
268 GIANCARLO BERGAMI
sviluppa sul terreno delle contraddizioni e della capacità offensiva del sistema capita[...]

[...] troppe volte agitato da demagoghi di ogni colore e appunto perciò poco plausibile.
Egli non intende decampare dai fondamenti dottrinari del comunismo rivoluzionario, né egli ammette che ai partiti comunisti, sorti dalla rottura con l'opportunismo riformista e menscevico, spetti di dar vita a vasti schieramenti per fronteggiare l'assalto reazionario. Ogni intesa con altri partiti operai è bandita a livello di fronte unico politico: « Il Partito comunista — sostiene nella prima riunione del Comitato centrale alla fine dei lavori del Congresso di Roma del PCD'I (marzo 1911) — sta alla rivoluzione come il Partito socialista alla controrivoluzione ». Equazione che risponde a una logica a suo modo realistica, poiché Bordiga auspicava il confronto « con chiunque: nelle organizzazioni sindacali », consapevole che il problema vero
7 Rapport de Bordiga sur le fascisme. Débats sur l'offensive du capital, cit., p. 2.
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 269
resta quello di parlare alle masse e che, per risolverlo, non serve l'[...]

[...] alla fine dei lavori del Congresso di Roma del PCD'I (marzo 1911) — sta alla rivoluzione come il Partito socialista alla controrivoluzione ». Equazione che risponde a una logica a suo modo realistica, poiché Bordiga auspicava il confronto « con chiunque: nelle organizzazioni sindacali », consapevole che il problema vero
7 Rapport de Bordiga sur le fascisme. Débats sur l'offensive du capital, cit., p. 2.
PARTITO E PROSPETTIVA DELLA RIVOLUZIONE COMUNISTA IN BORDIGA 269
resta quello di parlare alle masse e che, per risolverlo, non serve l'avvicinamento ai capi socialdemocratici, screditati e privi di volontà di lotta: « Di quali mezzi nuovi potremo servirci dopo avere parlato con i capi? » $.
identificato quindi il piano strategico su cui si collocano le forze dirigenti borghesi in quanto espressione unitaria del capitalismo italiano, il cui obiettivo determinante è non solo l'impedire a qualunque costo la rivoluzione proletaria, ma altresì « lo schiacciare l'organizzazione operaia divenuta incompatibile colla sopravvivenza del capitalismo a[...]

[...]ttica e la disciplina dell'Internazionale: « non per politicantismo, ma proprio per la sua particolare forma mentis, per certi suoi apriorismi, per la sua naturale rigidità di uomo tutto d'un pezzo, convinto come un apostolo, inflessibile come un capo militare ». In altri termini, la tattica del fronte unico fu da Bordiga combattuta special mente perché egli « non poté ammettere mai un'azione comune tra un Partito omogeneo e disciplinato come il Comunista e l'inconcludenza caotica di certo massimalismo » (A. VIGLONGO, Bordiga, « La Rivoluzione Liberale », Torino, iI, n. 33, 30 ottobre 1923, pp. 133134).
9 [A. BORDIGA], La riscossa proletaria da Verona a Roma, « Rassegna Comunista », Roma, I, n. 13, 15 novembre 1921, p. 599.
80 [A. BoRDIGA], Fallimento e panico nel mondo borghese, « Rassegna Comunista », Roma, r, n. 16, 30 dicembre 1921, p. 746. La conclusione della guerra imperialistica ha scatenato nuovi contrasti tra le potenze capitalistiche mondiali: « Lo schiacciamento militare della Germania lungi dall'eliminare le cause di conflitto ha suscitato le rivalità tra gli altri colossi e ha fatto rialzare la testa all'America e al Giappone che con minori sacrifici hanno attraversata la guerra » (ibidem).
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portata della minaccia fascista e del tragico errore commesso dalle vecchie caste dirigenti liberali nel secondare la conquista del potere da parte delle bande mam[...]

[...] giovane, nel socialismo napoletano. Le fonti, per Bordiga, erano le sacre pagine del Manifesto, erano il Marx e l'Engels che avevano rotto definitivamente con l'idealismo « borghese », con la democrazia « borghese », con la sinistra democratica anche nelle sue espressioni piú radicali (I primi dieci anni di vita del P.C.I. Documenti inediti dell'Archivio Angelo Tasca, Milano, Feltrinelli, 1967, pp. 212).
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Su questo sfondo spicca la peculiarità della riflessione bordighiana nei riguardi del leninismo e dei problemi che i bolscevichi affrontavano per la conquista rivoluzionaria del potere. La vittoria dei bolscevichi non è per lui un evento in grado di modificare di per sé o integrare l'autentica lezione del marxismo, in cui sono contenuti gli strumenti di analisi della realtà capitalistica e l'orizzonte speculativo invariante per ogni comunista. Il pensiero di Marx offre la bussola per orientarsi nella lotta anticapitalistica, al punto che basta accoglierne le indicazioni per gu[...]

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Su questo sfondo spicca la peculiarità della riflessione bordighiana nei riguardi del leninismo e dei problemi che i bolscevichi affrontavano per la conquista rivoluzionaria del potere. La vittoria dei bolscevichi non è per lui un evento in grado di modificare di per sé o integrare l'autentica lezione del marxismo, in cui sono contenuti gli strumenti di analisi della realtà capitalistica e l'orizzonte speculativo invariante per ogni comunista. Il pensiero di Marx offre la bussola per orientarsi nella lotta anticapitalistica, al punto che basta accoglierne le indicazioni per guidare il proletariato alla vittoria. Il bolscevismo russo, che non rappresenta alcuna novità dal punto di vista teorico, conferma le previsioni sulla crisi irreversibile del capitalismo e la verità — da Bordiga acquisita fin dalla discussione del 1912 con Angelo Tasca al congresso di Bologna della Federazione giovanile socialista italiana — che il principale dovere dei rivoluzionari è quello di non perdere tempo con le fantasticherie revisionistiche e le diva[...]

[...]poiché vi si sono svolte due rivoluzioni, una dopo l'altra, la rivoluzione democratica e la rivoluzione proletaria. L'esperienza tattica della rivoluzione russa non può essere trasportata integralmente negli altri paesi, nei quali la democrazia borghese funziona da lungo tempo e dove la crisi rivoluzionaria non sarà che il passaggio diretto da questo regime politico alla dittatura del proletariato (Sulla questione del Parlamentarismo, « Rassegna Comunista », Roma, i, n. 8, 15 agosto 1921, p. 367).
Può sorprendere la relativa duttilità di queste affermazioni di Bordiga, il cui accordo col bolscevismo si limita tuttavia alla concezione dello stato borghese da rovesciare con la violenza delle masse, e alla necessità della rottura con le correnti socialriformistiche, anche di quelle che si richiamano alle peculiarità del movimento operaio come si è venuto evolvendo nei diversi paesi. Restano in questo contesto valide le ragioni che avevano ispirato la tattica astensionistica, da Lenin giudicata semplicistica e infantile. In appendice a L'« Estrem[...]

[...] fin d'ora le masse alla lotta: ora che non si tratta, purtroppo, d'impadronirsi del potere ma di conquistare una minoranza della classe operaia », le tesi di Roma
diminuiscono, banalizzano la necessità della lotta per la conquista della maggioranza della classe operaia, cioè relegano in secondo piano il compito piú impor'
II V. I. LENIN, Opere complete, vol. xxxi, Roma, Editori Riuniti, 1967, pp. 1045.
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tante che incombe ad un partito giovane come il Pcd'I. Invece di dire al partito: lotta per ogni singolo operaio, tentativo di conquistarlo, tentativo di conquistare la maggioranza della classe operaia, le tesi forniscono pretesti dottrinali intesi a provare che il problema non è cosí urgente. Vi è in questo un grave pericolo, di cui l'Esecutivo, senza indietreggiare davanti ad alcun mezzo, avvertirà il partito 12.
La natura della divergenza dall'indirizzo dell'Internazionale non potrebbe essere espressa piú nettamente, anche se i ragionamenti sopra riferiti rendono solo in p[...]

[...] 12.
La natura della divergenza dall'indirizzo dell'Internazionale non potrebbe essere espressa piú nettamente, anche se i ragionamenti sopra riferiti rendono solo in parte l'originalità della posizione bordighiana davanti al bolscevismo. Un episodio rivelatore, per fare il punto sul rapporto con l'opera di Lenin e con il leninismo, è costituito dalla conferenza Lenin nel cammino della rivoluzione, pronunciata da Bordiga per mandato del partito comunista il 24 febbraio 1924 alla Casa del popolo di Roma. Essa segna, per la sua impostazione generale e per taluni giudizi che vi sono contenuti sulla figura e le tesi di Trotsky, un avvicinamento all'Opposizione russa che negli stessi mesi subiva l'attacco della maggioranza capeggiata nel partito bolscevico da Stalin; e in questo spirito la conferenza sarà letta e pubblicata nel 1928, col titolo: Lénine sur le chemin de la révolution, nella rivista diretta da Pierre Naville n. Bordiga vi esalta la polemica leniniana contro le correnti gradualistiche, le falsificazioni del programma rivoluzionario t[...]

[...]flette il contenuto della campagna contro il revisionismo bernsteiniano internazionale anteriore alla prima guerra mondiale, l'opportunismo socialnazionalista degli anni di guerra, il menscevismo del dopoguerra —, e che culmina nella scissione del 1903, Bordiga prende le distanze dall'insieme dell'esperienza bolscevica intesa quale corpo chiuso di indicazioni tattiche e di insegnamenti validi in assoluto per i partiti aderenti all'Internazionale comunista. Egli rilutta a vedere nel leninismo una dottrina a sé, che consista nell'ideologia rivoluzionaria del proletariato in alleanza coi contadini, in quanto potrebbe prestarsi ad essere adoperata dai controrivoluzionari mascherati da fautori di un ripiegamento storico della portata della rivoluzione russa. E contro il presidente del Komintern, Zinoviev — ma anche contro Gramsci, che riconosce nei contadini una delle forze motrici nell'alleanza organica che dovrà portare alla vittoria la rivoluzione italiana —, reputa che l'intuizione con cui i bolscevichi hanno tenuto testa alla pressione socialr[...]

[...]alutati, mentre dietro le censure e le condanne pronunciate all'indirizzo di quelle che sono definite le tendenze contadinistiche si restringe il nucleo della lezione leniniana.
Non si considera che Lenin non è, o non è soltanto, il rigido puritano delle scissioni, intento ad allontanare i tiepidi, gli inetti, i traditori della causa, inesorabile nel recidere le parti malsane del corpo del partito, colui
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che discrimina tra le forze protagoniste del divenire della rivoluzione o sa solo distribuire piombo agli avversari, ma che egli è, secondo le notazioni di Alfonso Leonetti, « soprattutto l'unificatore; l'uomo che sa unire non solo gli operai tra loro, che è primordiale, ma unire gli operai con i loro alleati naturali e cioè i contadini e i popoli dei paesi oppressi e infine non disdegna affatto gli intellettuali » (in A. Bordiga, Lenin, cit., p. 9).
Ï limiti nella comprensione del ruolo di Lenin non inficiano il merito bordighiano di denunciare con prontezza e lucidità l'inv[...]

[...]ive di fondamento. Nell'agosto del 1925, quando lo scontro con la sinistra italiana è entrato in una fase acuta, A. Chiarini (alias Cain Haller) pubblica nell'organo del Comitato esecutivo dell'Internazionale una dura requisitoria contro il bordighismo, rilevando come dopo il v Congresso mondiale, malgrado le dichiarazioni sulla disciplina e sul centralismo, Bordiga si discosti piú marcatamente dalla tattica dell'Internazionale. Per il dirigente comunista italiano, anzi, è l'intera tattica dell'Internazionale a divenire errata; ed egli accentua la propria posizione critica e di rifiuto:
All'interno del partito comunista, egli si rafforza sempre piú nella sua posizione « astensionista » e rifiuta di applicare le direttive dell'Ic. Quando il partito gli affida un mandato di deputato al Parlamento, lo respinge; cosí quando il partito gli rivolge l'invito a collaborare col Comitato centrale, egli parimenti rifiuta, dimenticando quanto aveva affermato al iv Congresso (A. Chiarini, Le « Bordiguisme », « L'Internationale Communiste », Paris, n. 2, août 1925, p. 120).
A. Leonetti dal canto suo denuncia le incongruenze teoricopratiche e i feticci dell'estrema sinistra italiana, alla quale ricorda il compito assorben[...]

[...]. Nel medesimo spirito Karl Radek aveva affermato, concludendo il proprio discorso alla sesta seduta (21 giugno 1924) del v Congresso mondiale: « Se, all'interno dell'Internazionale, noi ci limitiamo a osservare unicamente la disciplina ufficiale, diventeremo uno scheletro ufficiale, non una Internazionale vivente » (cfr. « La Correspondance Internationale », Vienne, 4e a., n. 40, 3 juillet 1924, p. 420).
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La polemica vede schierati in prima fila i dirigenti comunisti italiani fino al 1924 vicini a Bordiga. Ercoli approfondisce con acribía il tema delle « basi idealistiche » del bordighismo, giudicato incapace di fare propria la concezione di un vero partito di massa. Bordiga, secondo Togliatti, difetta d'una visione integrale della realtà e si muove al di fuori del campo della dialettica marxista, mentre della concretezza e della molteplicità dei fenomeni egli « non vede che i punti che coincidono per caso con il piano immutabile dello schema astratto che si sforza di imporre a[...]

[...]ute delle lotte all'interno del partito russo dominato ora dal bloc
16 ERCOLI [P. TOGLIATTI], Les bases idéalistes du bordiguisme, « L'Internationale Communiste », Paris, n. 10, avril 1926, p. 321; poi in P. TOGLIATTI, Opere, a cura di E. Ragionieri, II. 19261929, Roma, Editori Riuniti, 1972, p. 26 e p. 27.
v Cfr. il verbale della riunione del 21 febbraio 1926 della delegazione italiana al vi Plenum dell'Esecutivo Allargato dell'Internazionale comunista, in APC 1926, 272/6; citaz. in F. ORMEA, Le origini dello Stalinismo nel PCI. Storia della « svolta » comunista degli anni Trenta, Milano, Feltrinelli, 1978, p. 86.
18 Cfr. il verbale della riunione del 22 febbraio 1926 della delegazione italiana — con gli interventi di Stalin —, in « Annali », VIII, 1966, Istituto Giangiacomo Feltrinelli di Milano, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 26370.
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co StalinBucharin, Bordiga è colpito dallo spettacolo di ortodossia forzata, e dall'umiliazione che viene riservata agli oppositori:
Io penso che la caccia al frazionismo continuerà e darà i risultati che già ha dato sin qui. Noi lo vediamo bene nel partito tedesco. Devo dire che questo metodo [...]

[...]i già una volta umiliati. Questa mania di demolirci a vicenda deve cessare, se veramente vogliamo porre la nostra candidatura alla direzione della lotta rivoluzionaria del proletariato (cfr. « La Correspondance Internazionale », Vienne, 6ea., n. 36, 19 mars 1926, p. 343, e in « Annali », viii, cit., p. 517).
Risaltano la correttezza e l'onestà bordighiane nel tentativo di ridare respiro alla dialettica politica necessaria e vitale in un partito comunista rivoluzionario, insieme alla constatata impossibilità di mantenere quel minimo spazio che consenta a ogni opposizione di svolgere un ruolo appena significativo di stimolo e di confronto. Le critiche esplicite mosse alla pratica della bolscevizzazione — zinovievista prima, stalinista poi — e alla leadership del partito russo nel Komintern, nel momento in cui tali sistemi ottenevano le approvazioni pressoché generali dei gruppi dirigenti dei diversi partiti comunisti, meritano a Bordiga l'attenta considerazione di quanti ricercano origini e cause della degenerazione burocratica della autonoma i[...]

[...]ta prima, stalinista poi — e alla leadership del partito russo nel Komintern, nel momento in cui tali sistemi ottenevano le approvazioni pressoché generali dei gruppi dirigenti dei diversi partiti comunisti, meritano a Bordiga l'attenta considerazione di quanti ricercano origini e cause della degenerazione burocratica della autonoma iniziativa delle masse proletarie.
Dopo le condanne settarie caratteristiche del passato stalinista del movimento comunista italiano, ci si va convincendo, sia pure con lentezza e tra contraddizioni politicoideologiche irrisolte, dell'impossibilità di dare una seria valutazione del complesso fenomeno che fu il bordighismo, se non si risalga alla formazione del socialista napoletano e non si riesamini il tipo di azione e di strumenti propagandistici e organizzativi con cui Bordiga diffonde principi di rigore classista e di netta differenziazione rispetto alle demagogiche enunciazioni del socialismo tradeunionista. Si tratta ora di verificare alla luce di questo approccio il significato e i limiti dell'esperienza bo[...]

[...]one del socialista napoletano e non si riesamini il tipo di azione e di strumenti propagandistici e organizzativi con cui Bordiga diffonde principi di rigore classista e di netta differenziazione rispetto alle demagogiche enunciazioni del socialismo tradeunionista. Si tratta ora di verificare alla luce di questo approccio il significato e i limiti dell'esperienza bordighiana, al confronto con le contemporanee vicende del movimento rivoluzionario comunista internazionale e con l'elaborazione bolscevica leniniana.
GIANCARLO BERGAMI


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine comunista, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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