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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale capitalisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 648Analitici , di cui in selezione 23 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da (Nove domande sullo stalinismo) Giuseppe Chiarante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]posizione, del resto, fu ripresa infinite volte ed anche accentuata da Engels.
Cosa mai è poi sopravvenuto a confutarla ? Lo stesso Stalin ce lo chiarisce con precisione: « Zinoviev dimentica che la citazione di Marx si riferisce al periodo del capitalismo monopolistico quando il capitalismo nel suo insieme si sviluppava secondo una linea ascendente... Altra cosa è il capitalismo imperialistico, quando il mondo è già stato spartito tra i gruppi capitalistici, quando lo sviluppo a sbalzi del capitalismo esige nuove ripartizioni del mondo già spartito, mediante conflitti militari, quando i conflitti e le guerre tra i gruppi imperialistici che sorgono su questo terreno indeboliscouo il fronte mondiale del capitalismo, lo rendono facilmente vulnerabile e creano la possibilità di aprire una breccia in singoli paesi » (2).
In altri termini, la dottrina leninista sul passaggio del capitalismo alla sua « fase suprema », mentre costituiva la teoria sulla quale si fondava la rivoluzione socialista in un paese arretrato (in quanto punto più debole del fr[...]

[...]; ne precisava cioè scientificamente il punto d'avvio e le forme iniziali. Lenin per) non andò oltre questi termini; e del resto la situazione stessa cui si trovava di fronte non gli proponeva certo altri problemi né gli forniva i mezzi per risolverli. Per lui quindi la rivoluzione sovietica rimaneva pur sempre il punto di inizio di un processo sostanzialmente continuo che avrebbe dovuto, necessariamente e a breve scadenza, investire l'Occidente capitalistico e trovarvi il suo reale epicentro. Anche nel brano famoso dello scritto «Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa », più volte utilizzato da Stalin, non è difficile avvertire questa ambivalenza nella sua posizione: «L'ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile la vittoria del socialismo, all'inizio, in alcuni paesi capitalistici o anche sn un solo paese capitalistico preso separatamente. Il proletariato vittorioso di questo paese, espropriati i capitalisti e organizzata la produzione socialista, si solleverebbe contro il resto del mondo capitalista, attirando a sé le classi oppresse degli altri paesi, spingendole a insorgere contro i capitalisti, intervenendo, in caso di necessità, anche con la forza armata contro le classi sfruttatrici e i loro Stati » (3).
Questa ambivalenza della sua posizione I .gin la risolveva, in verità, attraverso la sua ferma convinzione che il processo rivozionario in Occidente non poteva tardare: «...dieciventi anni di giusti rapporti con i contadini per assicurare la vittoria su scala mondiale; altrimenti da venti a quaranta anni di sofferenze sotto il terrore delle guardie bianche » (4). A suo avviso,. quindi, il problema della « edificazione integrale in un solo paese » rimaneva
(3) Lenin, Opere, vol.[...]

[...]he l'inizio di una seria revisione o tanto meno la già avvenuta elaborazione di una nuova posizione di principio.
***
Rispetto a tutfe queste posizioni profonda appare invece l'innovazione staliniana: così sul piano politico come su quello teorico e metodologico.
Stalin fondò infatti la sua politica — mi pare sia legittimo affermarlo — su di un giudizio del tutto nuovo e arrovesciato rispetto alla situazione dei sistemi sociali dell'occidente capitalistico. In quei paesi — egli sostenne — non era dato ancora ravvisare (allora e probabilmente per lungo tempo) le condizioni necessarie ad una rivoluzione socialista. In tal modo l'URSS non era più semplicemente il punto di avvio di un processo che subito avrebbe trovato al di fuori delle sue frontiere il proprio principale sostegno, ma rappresentava un'esperienza rivoluzionaria autonoma, il naturale punto di applicazione delle forze proletarie al livello da esse raggiunto nel 1917, il sicuro fondamento di ogni nuovo, futuro tentativo. Diveniva perciò necessario disporsi a costituire fino in fondo[...]

[...]ntativo. Diveniva perciò necessario disporsi a costituire fino in fondo il socialismo poggiando sulle sole energie locali, senza cioè poter « giovare dell'aiuto economico del proletariato occidentale al potere » (Trotski) e sotto la pressione di uno schieramento imperialistico ricostituito nella sua unità e nella sua forza.
Da quel momento la tesi marxiana secondo la quale la rivolu' zione rappresentava il punto conclusivo del naturale sviluppo capitalistico e doveva quindi combattere la sua prima e decisiva battaglia entro l'ambito dei paesi economicamente progrediti veniva definitivamente superata. E, su questa base, è facile comprendere come l'innovazione staliniana, al di là del suo contenuto specifico, rappresentasse anche un importante e difficile passo in avanti del movimento operaio nel senso di liberare la sua dottrina così dalle eredità metafisicheggianti della sua origine hegeliana come dalle interpolazioni meccanicistiche che, in quando ideologia di una
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classe subalterna, essa non aveva potuto in un p[...]

[...]del tutto, perciò, il suo stesso autore riuscì a difenderla con chiarezza e persuasività di argomenti teorici.
Altro però diviene il discorso potendo usare, come noi possiamo, gli strumenti dei posteri: avendo cioè a disposizione la conoscenza dell'ulteriore sviluppo storico e i più elaborati strumenti concettuali che la situazione attuale obiettivamente ci offre.
Tutta la storia più recente sta infatti a dimostrare — mi sembra — che nei paesi capitalistici non sono esistite per quasi tutta l'epoca staliniana (fino cioè, più o meno, alla guerra antifascista e alla rivoluzione cinese) quelle condizioni obiettive necessarie alla rivoluzione, che già Lenin aveva con precisione indicato. Vediamo, brevemente, di verificarlo.
In primo luogo dopo la prima guerra mondiale, non si ripeté più una generale crisi politica del sistema borghese (e tale non fu certo neppure la crisi del '29, che ebbe caratteri essenzialmente economici e non giunse a scuotere le basi politiche dell'assetto statuale) di fronte alla quale il movimento proletario potesse assume[...]

[...] ebbe caratteri essenzialmente economici e non giunse a scuotere le basi politiche dell'assetto statuale) di fronte alla quale il movimento proletario potesse assumere, come nella guerra '1418, una posizione di mera contrapposizione dialettica.
La nuova grande crisi bellica (che 'del resto sopravvenne solo dopo un ventennio di relativa « stabilizzazione ») doveva assumere caratteristiche del tutto nuove: lo sviluppo storico delle contraddizioni capitalistiche aveva ormai assunto un carattere catastrofico, così da minacciare e coinvolgere nel proprio meccanismo i destini della civiltà nel suo complesso e quindi dello stesso movimento proletario. Diveniva in tale situazione necessario alle forze rivoluzionarie inserirsi attivamente nella crisi mondiale, per correggerne la logica; e questo difficilmente sarebbe stato possibile, se non disponendo dello strumento di urì ormai compiuto e consolidato sistema statuale.
In secondo luogo il fascismo fece chiaramente intendere che una semplice alleanza operaicontadini contrapposta in modo rigido

[...]

[...]idente; ma esse anche in linea di principio non potevano esistere, e quindi era assurdo sollecitarne con impazienza lo sviluppo. Non solo la tesi staliniana era la più prudente e realistica ma anche l'unica scientificamente esatta.
Noi oggi possiamo infatti verificare come, sulla base dello sviluppo storico obiettivo e di una matura coscienza teorica del movimento operaio, venga correttamente a porsi ii problema della rivoluzione nei paesi capitalistici avanzati. Già Stalin, nel suo ultimo scritto aveva notato: «Questa forza [la forza rivoluzionaria] si è

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trovata nel nostro paese sotto la forma di una alleanza della classe operaia e dei contadini. Questa forza non la si è ancora trovata per gli altri paesi, per i paesi capitalistici». (6). Il XX congresso del PCUS ha poi precisato su quale linea questa ricerca debba essere condotta: sulla linea di un progressivo allargamento delle forme del potere operaio così da permettere un più compiuto rispetto delle conquiste teoriche e istituzionali del liberalismo.
Simili affermazioni nel passato avrebbero dato immediatamente l'avvio a degenerazioni opportunistiche. Come possono rappresentare oggi la via corretta per lo sviluppo politico del proletariato occidentale ? Evidentemente per una decisiva novità intervenuta nella situazione storica: la rottura dell'egemonia mondiale c[...]

[...]elle forme del potere operaio così da permettere un più compiuto rispetto delle conquiste teoriche e istituzionali del liberalismo.
Simili affermazioni nel passato avrebbero dato immediatamente l'avvio a degenerazioni opportunistiche. Come possono rappresentare oggi la via corretta per lo sviluppo politico del proletariato occidentale ? Evidentemente per una decisiva novità intervenuta nella situazione storica: la rottura dell'egemonia mondiale capitalistica, la frattura ormai avviata fra tradizione liberale e dominio borghese di classe, il consolidamento di un sistema socialista.
La formula staliniana viene in questa luce ad assumere, da un punto di vista teorico, un valore ancora più profondo di quanto forse mai il suo stesso autore avrebbe potuto pensare e ammettere. Essa infatti pare fornire il primo accenno storico di un concetto del tutto nuovo per l'ideologia marxista: la rivoluzione occidentale, proprio nella misura in cui esigeva forme istituzionali e alleanze di potere più vaste e comprensive che non quelle sovietiche, proprio perché[...]

[...] di potere più vaste e comprensive che non quelle sovietiche, proprio perché non poteva fondarsi su una mera contrapposizione dialettica alla cultura liberale, postulava il pieno compimento di una fase storica precedente nel corso della quale il proletariato, giunto in alcuni paesi arretrati a piena maturazione statuale, era chiamato a sollecitare la rottura dell'egemonia liberalborghese e insieme a correggere la logica catastrofica del processo capitalistico.
Da quanto sono venuto fin qui esponendo penso si possa, ragionevolmente, dedurre una spiegazione e una giustificazione storica delle stesse forme di direzione politica staliniana.
Quali erano, infatti, sul piano dei concreti problemi di politica
(6) Stalin, I problemi economici del socialismo in URSS, pag. 9.
GIUSEPPE CHIARANTE
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interna le dirette, gravissime conseguenze che derivano dalla necessità di edificare, con le sole forze sovietiche, una integrale società socialista ? Analizziamole cercando di seguire a grandi linee lo sviluppo cronologico della [...]

[...]del gradualismo da lui compiuta non rappresentava nel partito la carta migliore per le resistenze sociali del capitalismo morente e per i tentativi controrivoluzionari ? Era o non era quello, in definitiva, un momento di « estremo pericolo per la repubblica » analogo a quello che condusse in Francia al terrore ?
In terzo luogo, perdere la speranza di una rivoluzione in Occidente significava prepararsi a subire un lungo periodo di accerchiamento capitalistico, ed anzi, prima o poi, una sicura aggressione bellica. Ciò evidentemente spingeva ad accelerare, con ogni mezzo, la costruzione e il consolidamento del sistema economico e politico, e quindi a battere l'opposizione di destra e di sinistra, ormai di fatto concorde nel frenare l'opera di edificazione. Ma c'è di piú: non si può infatti dimenticare l'affermazione, più volte fatta da Trotzki, della famosa « tesi Clemenceau », secondo la quale l'opposizione avrebbe atteso la guerra per rovesciare la macchina staliniana di potere. È pensabile che l'Unione Sovietica potesse avviarsi a subire l'aggr[...]

[...]a all'adozione di metodi di governo di
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accentuata repressione, quella rappresentata dall'arretratezza del sistema economicosociale russo non abbia avuto, in sede logica, che un valore secondario (così che da essa si può far dipendere solamente un'accentuazione quantitativa e non una variazione qualitativa del processo); mentre tutte le condizioni decisive — resistenza delle vecchie classi dominanti, accerchiamento capitalistico e pressione della borghesia internazionale sino alla minaccia di guerra, isolamento dal mercato mondiale, realizzazione ex novo della prima
esperienza di economia socialista sono logicamente collegate al
concetto di rivoluzione proletaria in un solo Stato, indipendentemente dal paese in cui questa abbia a verificarsi.
***
Ma all'obiezione avanzata dalla socialdemocrazia di sinistra é possibile dare anche un significato piú ampio e di fondo: e in tal
caso con essa vengono di fatto a consentire anche gli eredi della più matura e conseguente tradizione liberale (Si ricordino, ad esempio, [...]

[...]la teoria ma anche nella pratica, progressivamente depurato dei suoi caratteri oppressivi e violenti, e venire inteso soprattutto come la dottrina della necessaria egemonia del proletariato all'interno di un fronte di alleanza che fornisca una base stabile per l'edificazione del socialismo. E del resto Stalin stesso, nei Principi del leninismo, scriveva già nel 1924: u Certo in un avvenire lontano, se il proletariato vincerà nei principali paesi capitalistici e se l'attuale accerchiamento capitalistico sarà sostituito da un accerchiamento socialista, una via pacifica di sviluppo sarà del tutto possibile per alcuni paesi capitalistici, in cui i capitalisti, di fronte a una situazione internazionale sfavorevole, giudicheranno opportuno fare essi stessi delle concessioni serie al proletariato» (10).
Ma ciò che anche nella nuova situazione rimane valido é il nucleo essenziale della dottrina della dittatura del proletariato: rimane cioè valido che, solo sotto la piena e stabile egemonia di una forza quale "quella proletaria, che ha conquistato una completa autonomia rispetto alla classe borghese e non è disposta ad alcun compromesso con l'assetto privatistico della proprietà, é possibile il superamento delle contraddizioni capitalistiche e dei pro[...]

[...]roletariato» (10).
Ma ciò che anche nella nuova situazione rimane valido é il nucleo essenziale della dottrina della dittatura del proletariato: rimane cioè valido che, solo sotto la piena e stabile egemonia di una forza quale "quella proletaria, che ha conquistato una completa autonomia rispetto alla classe borghese e non è disposta ad alcun compromesso con l'assetto privatistico della proprietà, é possibile il superamento delle contraddizioni capitalistiche e dei progressivi sacrifici di libertà che queste fatalmente comportano. É vero che lo sviluppo dello assetto mondiale rende oggi non' più utopistico, nei
(10) Stalin, Opere, vol. VI pag. 147.
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paesi d'occidente, cercare di far si che l'egemonia proletaria possa attuarsi in modo pieno senza comportare l'istituzionalizzazione di metodi autoritari e violenti di governo. E ciò può realizzarsi ricercando una vasta alleanza di forze politiche (distinte dal partito proletario essenzialmente per i loro fondamenti ideali, come può essere il caso dei cattolici o d[...]

[...]onalizzazione di metodi autoritari e violenti di governo. E ciò può realizzarsi ricercando una vasta alleanza di forze politiche (distinte dal partito proletario essenzialmente per i loro fondamenti ideali, come può essere il caso dei cattolici o dei quadri tecnici e intellettuali eredi della migliore tradizione liberale), che siano disposte a collaborare col proletariato nella lotta a fondo contro la borghesia per l'abbattimento della struttura capitalistica, ma che al tempo stesso permettano di dare un più largo respiro al processo rivoluzionario, così che questo possa svilupparsi in modo da riassorbire e riqualificare le migliori conquiste della civiltà liberale (dalla pluralità dei partiti giustificata in base non a contrapposizione di classe ma a distinzioni di correnti ideali, alla non identificazione fra partito e Stato, al rispetto dell'autonomia delle diverse dimensioni in cui si viene svolgendo la vita della società civile). Ma una cosa non va dimenticata: ed è che se oggi un tale allargamento di respiro del movimento proletario é poss[...]

[...]l fatto che il periodo storico cui tale politica rispondeva, e cioè la fase dell'edificazione del socialismo all'interno di un solo Stato é oggi definitivamente chiusa. Logicamente tale fase è terminata sin dal momento della conclusione vittoriosa della guerra antifascista; su un piano storico più empiricamente determinato, é stato il successo della rivoluzione in Cina che ha sanzionato in modo non piú rifiutabile la rottura del mercato mondiale capitalistico e il consolidamento di un mondo socialista ormai in grado di porre la sua candidatura a forza egemone dello sviluppo politico.
In questa situazione i metodi di governo accentuatamente
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rigidi e autoritari usati da Stalin si rivelano non più necessari; ed anzi essi, in quanto comportano un massimo di conservazione nella teoria e nella prassi, un massimo di imbrigliamento allo sviluppo di nuove energie politiche e culturali, divengono obiettivamente un soffocante impaccio per la soluzione dei nuovi problemi cui il movimento proletario russo ed internazionale si trova d[...]



da Kabaktceff (delegato dei comunisti bulgari e delegato come membro del Comitato della Terza Internazionale) [traduzione dal francese dell'onorevole Misiano], Discorso Kabaktceff in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]a reale diminuzione dei salari. Operai, le lotte della classe operaia per gli aumenti di salari incontrano nella borghesia un'opposizione ostinata, poiché questa pretende che il rialzo dei prezzi delle materie prime non le consente di aumentare i salari; chiude, perciò, le fabbriche e proclama il lockaut per gli operai. Per schiacciare la lotta del proletariato, la borghesia sabota la produzione. Trascinata sempre dal punto di vista del profitto capitalistico e non da quello della ricostruzione, e dello sviluppo della produzione — per il quale piange sempre lacrime ipocrite — preferisce esportare i suoi capitali, anche le macchine e le fabbriche, privare di lavoro centinaia di migliaia di operai, condannandoli alla fame, insieme con le loro famiglie. Voi sapete assai bene che la borghesia nazionalista italiana ha cominciato ad esportare la ricchezza accumulata durante la guerra con lo sfruttamento del proletariato italiano ed a cercare una seconda patria, in cui i propri profitti sarebbero stati maggiori e piú sicuri. Con questa stessa misura la[...]

[...] della situazione rivoluzionaria, che essi possono stabilire in modo infallibile il loro dovere. Coloro che negano una simile situazione, coloro che la trascurano, si collocano sul
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piano della borghesia, lavorano per la consolidazione delle basi del capitalismo e della dominazione borghese; lavorano per l'incatenamento del proletariato in uno sfruttamento ancora maggiore.
Qual'è oggi, la situazione internazionale, la situazione degli Stati capitalistici e del mondo capitalista, dopo la guerra imperialista? La crisi economica e finanziaria ha colpito non solamente gli Stati vinti, ma anche gli Stati vincitori. L'Italia è compresa fra gli Stati vincitori; ma, tuttavia, noi la vediamo travagliata da una crisi economica e finanziaria delle piú profonde. La produzione nel mondo capitalista intero, ma soprattutto nei paesi dell'Europa continentale, si trova nella seguente condizione: il massacro di decine di milioni di operai e contadini e la invalidità di altre decine di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi.[...]

[...]e di milioni, significa la distruzione di altrettante forze produttive viventi. Ma la guerra ha anche distrutto una grande quantità di mezzi di produzione, di materie prime e di mezzi di trasporto: conseguenza inevitabile di tutto ciò, è la diminuzione della produzione generale.
La guerra, addossando agli Stati enormi debiti, e aumentando enormemente la quantità di carta moneta, ha cagionato il deprezzamento dei valori monetari in tutti i paesi capitalisti, fatta eccezione per l'America e per una parte dell'Inghilterra. E ciò, dopo la distruzione dei mezzi di trasporto, è l'altra causa dello sfacelo del commercio internazionale odierno. Oggi, il mondo capitalista si trova in queste condizioni: mentre i depositi dei capitalisti americani sono rigurgitanti di merce, i proprietari non possono esportare queste merci stesse a cagione del deprezzamento del valore della moneta nei paesi europei. I « trusts » americani chiudono le fabbriche e gettano sul lastrico milioni di operai in preda alla disoccupazione, nel tempo stesso in cui i popoli europei cadono in una miseria piú nera a cagione della mancanza di prodotti industriali. D'altra parte, i paesi industriali, che hanno bisogno di materie prime, come, ad esempio, l'Inghilterra, per timore della rivoluzione russa, privano se stessi e l'Europa intera della sorgente piú [...]

[...]produzione, ma alla speculazione, che trasforma il capitale industriale in capitale di speculazione e di reddito, è un sintomo che la borghesia ha definitivamente portato a termine il suo compito storico e che il capitalismo é entrata in una fase tale in cui lo sviluppo della produzione e delle forze produttive diviene già impossibile.
La disoccupazione, il caro=viveri e la svalutazione della cartamoneta, che imperversano in quasi tutti i paesi capitalistici del mondo, sono le conseguenze, e nello stesso tempo i sintomi della grande crisi economica che scuote le basi capitalistiche del mondo. La prova irrefutabile dell'espandersi di questa crisi è precisamente l'incessante accrescersi della disoccupazione, del caroviveri e del deprezzamento della moneta in tutti i paesi.
La crisi finanziaria fiorisce ancora piú esuberante in tutti i paesi, ad eccezione degli Stati Uniti. Il compagno Lenin, nel discorso da lui pronunciato alla seduta del Congresso dell'Internazionale comunista, ha provato questa affermazione con le cifre seguenti:
Il debito delle grandi Potenze europee é, aumentato, dal 1914 al 1920, di sette volte. Calcolate in lire sterline (ammettendo che una lir[...]

[...]sta: essa non è soltanto di importanza locale; ha invece importanza e carattere internazionale. È l'inizio della rivoluzione comunista universale; ha aperto la nuova epoca rivoluzionaria nella storia.
La prova piú eloquente del carattere internazionale della rivoluzione russa, è il fatto che essa ha diviso il mondo capitalista in due fronti: uno è il fronte dell'imperialismo e della controrivoluzione, sul quale lottano la borghesia ed i Governi capitalisti; l'altro é il fronte della rivoluzione proletaria universale, sul quale lottano il proletariato e le classi oppresse di tutti i paesi. La crisi generale economica e finanziaria, infiamma maggiormente la lotta rivoluzionaria del proletariato e gli sforzi della , borghesia, per conservare il suo dominio mediante la dittatura ed il terrore con eserciti mercenari e guardie bianche, scatena la guerra civile nel mondo capitalista.
Qual'è il dovere dei Partiti comunisti e dell'Internazionale comunista nella presente epoca rivoluzionaria? Il loro compito è di unificare la lotta rivoluzionaria del pr[...]

[...]Secondo Congresso dell'Internazionale comunista: egli si dichiara anche contrario a quasi tutte le risoluzioni del Congresso di Mosca: contro le tesi della questione agraria, della questione nazionale e coloniale, della questione sindacale, ecc. Qual'è lo spirito delle tesi dell'Internazionale comunista sulla questione agraria? L'Internazionale comunista dichiara che il proletariato rivoluzionario, per vincere il suo principale nemico, la classe capitalistica, deve conquistarsi l'appoggio non soltanto del proletariato agricolo, ma anche l'appoggio dei semiproletari e dei piccoli proprietari contadini, neutralizzare i contadini medi e schiacciare con la forza i grandi proprietari terrieri. Questa tattica rivoluzionaria si impone al proletariato in seguito all'esperienza della rivoluzione russa e la situazione dei contadini nei paesi capitalisti. Per la riuscita di questa tattica, l'Internazionale comunista dichiara che il proletariato vincitore deve cedere ai semiproprietari contadini un po' di terra per conservare la terra ai proprietari contadini fino al momento in cui, collo sviluppo delle comunità agricole e delle grandi proprietà collettive agricole, e il consolidamento dell'industria nazionalizzata, ecc., maturino le condizioni per la socializzazione completa della terra. Questa tattica, è forse in contraddizione con i principi del socialismo rivoluzionario? Niente affatto. Anche i fondatori del socialismo scientifico, Marx ed[...]

[...]ti. In altri termini essi formano il centro e non devano protestare quando noi li chiamiamo centristi. Ma il centro ed i
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centristi sostengono la parte piú nefasta nel movimento operaio dopo la guerra imperialistica. I riformisti ed i socialpatrioti, che durante la guerra sono stati apertamente in favore della pace civile con la borghesia, che hanno cioè sostenuto la guerra imperialistica e dopo di essa sono entrati in gran parte nei Governi capitalistici, sono passati apertamente nel campo dei controrivoluzionari ed hanno sparso il sangue di migliaia di operai per schiacciare la rivoluzione comunista (Scheidemann e Noske in Germania, Pastukoff e Sasikoff in Bulgaria), i riformisti ed i socialpatrioti si sono smascherati completamente. Le masse proletarie già li abbandonano. La prova piú eloquente di questo fatto sta nel fallimento della Seconda Internazionale, alla quale essi aderivano. Ma oggi i nemici piú pericolosi della rivoluzione proletaria sono i centristi perché essi, mentre a parole si dichiarano nemici dei riformisti, di fatto ne [...]

[...]io rivoluzionario, per disorganizzare le forze proletarie, per creare tra operai e contadini in latta il terrore, lo smarrimento e l'apatia. Domani la borghesia, se il proletariato le lascia il tempo di rafforzarsi e di organizzarsi ancora di piú, passerà dalla difensiva all'offensiva (applausi), e cercherà di dare colpi mortali alla rivoluzione italiana schiacciando le forze del proletariato nei principali centri industriali.
In tutto il mondo capitalistico la borghesia internazionale, per
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schiacciare la rivoluzione proletaria in marcia, scatena con sempre maggiore intensità la guerra civile. Non v'è un solo paese europeo in cui non sia stato organizzato un corpo speciale di mercenari, in cui non sia stata organizzata una guardia bianca, in cui non si organizzino eccidi proletari. In Germania, in Ungheria, in CecoSlovacchia, in Ita lia, in Irlanda, in Ispagna, nei Balcani, dappertutto la borghesia fa scorrere il sangue delle classi oppresse che lottano per la loro emancipazione. Per schiacciare l'insurrezione dei paesi coloniali, i Gover[...]

[...]sia fa scorrere il sangue delle classi oppresse che lottano per la loro emancipazione. Per schiacciare l'insurrezione dei paesi coloniali, i Governi imperialisti continuano d'altra parte la guerra nell'Asia Minore ed in altre colonie.
Le potenze dell'Intesa poi, nonostante la crisi e la miseria delle masse popolari, continuano ad accrescere loro eserciti e le loro flotte. Ci troviamo in un periodo di rivalità e di armamenti inauditi degli Stati capitalisti. Gli antagonismi ed i conflitti fra gli Stati Uniti da una parte e l'Inghilterra ed il Giappone dall'altra, quelli che sussistono ancora tra l'Inghilterra e la Francia, in Europa ed in Asia, e cosí via, questi antagonismi e questi conflitti spingono inevitabilmente verso una nuova guerra imperialistica per la conquista dei paesi dell'Oceano Pacifico, dell'Asia centrale ed orientale e per il dominio del mercato internazionale. Se la rivoluzione proletaria universale non impedisce ai Governi imperialisti di realizzare i loro scopi sanguinari, i popoli saranno presto condotti ad un nuovo macella[...]

[...]istica per la conquista dei paesi dell'Oceano Pacifico, dell'Asia centrale ed orientale e per il dominio del mercato internazionale. Se la rivoluzione proletaria universale non impedisce ai Governi imperialisti di realizzare i loro scopi sanguinari, i popoli saranno presto condotti ad un nuovo macella, ad una rovina, ad una catastrofe ancora piú orribile. Per soffocare il focolare della rivoluzione internazionale, la Russia sovietista, i Governi capitalistici hanno fatto tutto cid che era loro possibile. Ma non vi sono riusciti. Il popolo rivoluzionario russo ha respinto eroicamente tutti gli attacchi, ed oggi la grande Repubblica sovietista è piú forte che mai, tanto che se sarà spinto contra di essa qualcun altro degli Stati vassalli dell'Intesa, essa ha forze sufficienti non solo per respingere l'attacco, ma per passare dalla difensiva alla offensiva, per mettere fine a queste provocazioni e per garantire il suo pacifico sviluppo. Ma essa può fare ciò ad una sola condizione: che il proletariato europeo le tenda una mano fraterna e si risollev[...]

[...]de onestà, ha sempre fatto perdere con i suoi dubbi la causa della rivoluzione in tutti i paesi e in tutti i tempi... Le masse operaie e sfruttate dell'Italia andranno con il proletariato rivoluzionario e la vittoria finale sarà loro, perché la loro causa é quella degli operai del mondo intiero, perché non vi é altra via di uscita e di. salvezza, dalle nuove guerre già preparate dagli imperialisti, dagli orrori della schiavitú e dell'oppressione capitalistica, che la Repubblica operaia dei Soviety.
Coloro che non hanno fede nella rivoluzione insistono sul pericolo a cui essa esporrebbe il proletariato. Essi disegnano a colori neri la situazione delle masse operaie della Russia dei Soviety e dicono che la ,condizione del proletariato italiano nella rivoluzione sarebbe anche piú
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difficile perché l'Italia sarebbe subito bloccata ed attaccata dall'Inghilterra e dalla Francia. Sí, compagni, il proletariato russo ha sopportata privazioni e sofferenze terribili. Ancora oggi, quantunque la situazione sia considerevolmente migliorata, esso è espost[...]

[...]ne del proletariato italiano nella rivoluzione sarebbe anche piú
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difficile perché l'Italia sarebbe subito bloccata ed attaccata dall'Inghilterra e dalla Francia. Sí, compagni, il proletariato russo ha sopportata privazioni e sofferenze terribili. Ancora oggi, quantunque la situazione sia considerevolmente migliorata, esso è esposto a privazioni ed a sofferenze. Ma io vi chiedo: forse che la condizione delle masse operaie nei paesi del mondo capitalistico, esposte al continuo aumento del prezzo della vita, all'aumento delle imposte indirette ed alla disoccupazione sempre piú crescente, è migliore? Ma io vi domando ancora: forse che il pericolo di una tirannide borghese, la quale rende inevitabile una nuova guerra imperialistica ancora piú disastrosa e che minaccia di ricacciare il proletariato in una condizione ancora piú terribile di sfruttamento e di oppressione, in una schiavitú piú dura, nella degenerazione e nella morte, forse che questi pericoli sono inferiori ai pericoli ed alle vittime che il proletariato dovrebbe affrontare nella ri[...]

[...] i dolori e le vittime che la rivoluzione impone, esso fa ciò per conquistare e garantire la sua emancipazione. L'Internazionale comunista invita il proletariato internazionale ed i popoli oppressi del mondo intero a non piú sopportare la miseria e le vittime imposte loro dalla tirannide della borghesia. Se è necessario sacrificare delle vittime, si sacrifichino, ma non per sostenere questa tirannide, bensí per spezzare le catene della schiavitú capitalistica e per emanciparsi da essa definitivamente. (Ap plausi).
Il pericolo di un blocco economico — conclude Kabaktceff — e di una guerra controrivoluzionaria contro l'Italia, non è un pericolo immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltanto serrando sempre piú strettamente i legami della sua unione col proletariato rivoluzionario degli altri paesi, col proletariato della Francia, della Germania, dei Balcani, dell'Austria, ecc. Tutte le garanzie che il proletariato pub avere contro gli attacchi della controrivoluzione capitalistica stanno nella sua unione s[...]

[...]tceff — e di una guerra controrivoluzionaria contro l'Italia, non è un pericolo immaginario, ma contro questo pericolo il proletariato italiano pub garantirsi soltanto serrando sempre piú strettamente i legami della sua unione col proletariato rivoluzionario degli altri paesi, col proletariato della Francia, della Germania, dei Balcani, dell'Austria, ecc. Tutte le garanzie che il proletariato pub avere contro gli attacchi della controrivoluzione capitalistica stanno nella sua unione sempre piú stretta con l'Internazionale comunista e nello sviluppo della rivoluzione russa, fino a diventare rivoluzione mondiale. Non con lamentele a proposito di pericoli, ma rafforzando la solidarietà internazionale ed accentuando la centralizzazione dell'azione del proletariato mondiale, soltanto in
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questo modo si può diminuire e mettere riparo a questo pericolo ». (Applausi fragorosi dei secessionisti, che intonano quindi i' «Internazionale », seguiti nel canto da tutto il Congresso. La dimostrazione dura qualche tempo).
L' adesione dei socialisti svizzeri[...]



da Enrica Pischel, Considerazioni sulla nuova fase della politica asiatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 7 - 1 - numero 33

Brano: [...] fanno parte del mondo capitalista
20 ENRICA PISCHEL
per consentire ai paesi asiatici di ottenere il miracolo dello sviluppo senza passare attraverso le trasformazioni sociali che al= trove sono state la base ed il costante accompagnamento dello sforzo di industrializzazione: in realtà non sembra di poter concÏú~ére che queste discussioni abbiano portato ad alcun risultato concreto e, sia che la cosa si debba attribuire alla logica del sistema capitalistico, sia che si tratti invece di cause contingenti, gli Stati Uniti ed i loro alleati non hanno saputo per ora attuare arcuna farina di reale—ált rnativa alta ""piáriiñ_cazione di tipo socialista. D'altra parte per quest'ultima, anche dando per concessa la continuazione della politica sovietica di aiuti ai paesi sottosviluppati e l'intensificazione dell'aiuto cinese in questo senso, sono le forze interne ed il loro dinamismo a rappresentare l'elemento decisivo e non l'azione compiuta sull'Asia dall'esterno dall'URSS o da altri paesi a governo comunista.
Proprio sul piano interno ed economico s[...]

[...]tto nulla o quasi per intraprendere qualsiasi tentativo di sviluppo razionale ed espansivo della loro economia. L'improduttività dell'aiuto americano ed anzi la funzione sterilizzatrice dell'iniziativa economica autonoma, pubblica o privata che sia, in questi tre paesi, la sempre maggiore dipendenza della loro
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sussistenza dal cordone ombelicale dell'aiuto americano e l'instaurazione di sempre più larghi interessi finanziari e capitalistici 'äméncani, attráversö investimenti, controlli ed enti di vario tipbi elun targo monopolio del commercio estero, non soltanto bloccano le possibilità di collaborazione americana allo sviluppo di altri paesi più dinamici ed indipendenti, ma costituiscono anche un forte indizio per sostenere la tesi she_ una società .del tipo di quella americana non ha interesse per la sua propria struttura e non e disposta per il suo atteggiamento politico a dare un reale aiuto di sviluppo ai paesi arretrati senza condizioni poli siche:
Anche l'economia giapponese, che pure ha potuto recuperare lo svantaggio[...]

[...] a favore di uno sviluppo progressivo in Asia, favorendo il continuo espandersi della politica di industrializzazione e di trasformazione sociale e che quindi l'intervento di un aiuto economico da parte dei paesi socialisti sposti di fatto l'equilibrio sociale in Asia e metta le potenze occidentali in una condizione di inferiorità, è certamente un fatto probabile, ma ad esso non possono opporre alcuna resistenza sostanziale le economie dei paesi capitalisti, a meno di ricorrere ad interventi di carattere violento contro l'indipendenza politica oltre che economica dei paesi asiatici. Lo sviluppo industriale dell'Asia è di per sé un processo contrario alle posizioni economiche e politiche del mondo capitalista. L'aiuto sovietico ai neutrali, in quanto veramente svincolato da controlli vessatori dall'esterno, non può quindi che avvicinare il giorno in cui gli interessi capitalistici stranieri saranno interamente esclusi dall'Asia meridionale o sudorientale in seguito al raggiungimento della sufficienza e dell'indipendenza da parte delle economie locali.
Il problema che molti economisti e rappresentanti degli interessi c economici statunitensi si pongono oggi, e cioè quello dei modi più adatti ad arrestare o a controbilanciare l'influenza tra sformatrice (o sovversiva' che dir si voglia) dell'"aiüto dei paesi comunisti all'Asia sudorientale, non appare quindi risolubile per chi assuma come necessaria la difesa —senza limiti di tempo dei « mercati » dell'Asia quale are[...]

[...]lti economisti e rappresentanti degli interessi c economici statunitensi si pongono oggi, e cioè quello dei modi più adatti ad arrestare o a controbilanciare l'influenza tra sformatrice (o sovversiva' che dir si voglia) dell'"aiüto dei paesi comunisti all'Asia sudorientale, non appare quindi risolubile per chi assuma come necessaria la difesa —senza limiti di tempo dei « mercati » dell'Asia quale area di prevalente influenza economica dei paesi capitalistici e per chi consideri preminente il compito di bloccare le trasformazioni economiche d ell'Asia verso forme di più o meno sostanziale socialismo. Se gli Stati Uniti si asterranno dal dare il loro aiuto, l'Unione Sovietica e la Cina avranno vinto per mancanza di avversari la gara per la « competizione pacifica nello sviluppo dei paesi arretrati », se invece gli Stati Uniti daranno il loro aiuto essi favoriranno di fatto il processo di indipendenza economica dei paesi asiatici. L'altra soluzione, quella cioè di dare bensì l'aiuto ma di condizionarlo a legami politici ed economici è stata ed é t[...]

[...]ncolati da alleanze militari,
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ma i risultati economici sono stati tali da escludere, come si é accenato sopra, questi paesi stessi dal reale movimento di sviluppo.
Resta inoltre il fatto che gli Stati ad organizzazione socialista sono in grado, per la loro propria esperienza in materia e per la loro struttura sociale particolare, di dare ai paesi arretrati un tipo di aiuto che mai i paesi ad iniziativa privata ed a carattere capitalistico potranno dare: non si tratta soltanto della disponibilità di materiali e di uomini che nell'organizzazione centralizzata delle economie di tipo socialista può più facilmente e rapidamente essere orientata in modo da sopperire alle esigenze dei vari paesi sottosviluppati a seconda che la situazione politica generale lo richieda, quanto del metodo di pianificazione e di mobilitazione delle masse che l'URSS sperimentò, che sta sperimentando la Cina e che fa parte integrante del processo di
costruzione socialista ».
Anche se l'URSS e la Cina smentiscono che esista da parte loro l'intenzione d[...]

[...]se contadine. Finora Nehru, che all'epoca di Gandhi fu l'anima di sinistra del nazionalismo indiano, e più spesso un oppositore ideologico e politico delle tesi sociali del Mahatma che un pedissequo seguace, é riuscito a dominare la macchina del Congresso, questa informe federazione di movimenti diversi che ha coperto con un vago interclassismo la predominanza nel suo seno dapprima dei proprietari terrieri, poi dei rappresentanti degli interessi capitalistici e che ora si trova impegnata nella costruzione di una società che si pretende avviata al socialismo.
Nehru ha costretto il Congresso e la borghesia indiana che ne rappresenta il gruppo dirigente ad adottare in teoria e ad attuare almeno parzialmente in pratica una serie di principi e di misure che hanno provocato un'effettiva trasformazione ed
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hanno fatto compiere all'India buona parte della rivoluzione democraticoborghese: in India esistono oggi tutti gli strumenti giuridici e costituzionali per creare una società moderna, prog[...]

[...]Questa situazione era già stata raggiunta tuttavia all'epoca di Bandung: l'attuale classe dirigente aveva già fin da allora accettato in termini generali ed in teoria la trasformazione della società indiana secondo i principi democratico progressivi o perché questa trasformazione era ideologicamente consentanea al proprio pensiero ed economicamente favorevole ai propri interessi (e ciò vale soprattutto per le forze borghesi, sia della borghesia capitalistica sia di quella intellettuale o burocratica) o perché il moderato gradualismo sostenuto da Nehru era considerato un male minore rispetto ad una più violenta rivoluzione, oltre che un processo di cui si sarebbe potuto sabotare in pratica la continuazione (e ciò vale soprattutto per i grandi proprietari terrieri e le altre forze sopravvissute del passato semifeudale).
In particolare va notato chela litica di sviluppo non é
di per sé in India in contraddizione con gli interessi della borg hesiä ma anzi é favorevole ad essi ed inoltre che, àrrieTña—fino a che la borghesia controlla esclusivam[...]

[...]da destra. Comunque essa ha inteso come il successo del piano sia condizionato ad una larga mobilitazione delle masse e come quest'ultima sia possibile soltanto se le masse stesse sentono che il patrimonio creato con il gravoso sforzo collettivo viene destinato ad un beneficio del pari collettivo e non corre il rischio di essere monopolizzato, ora o nel caso di un'involuzione di destra, da un gruppo ristretto di proprietari terrieri, burocrati o capitalisti privati.
Proprio in questo punto sta il maggiore scoglio per la politica progressiva del Congresso, perché nelle campagne indiane, dove vivono i quattro quinti della popolazione, non é ancora avvenuta quella rottura che recide definitivamente i legami con il vecchio mondo semifeudale del proprietario, dell'usuraio e dell'esattore: non solo non é stata attuata in India una riforma agraria che sopprima del tuttola conduzione indiretta della terra, ma neppure sono state applicate integralmente quelle leggi moderate e graduali (del tipo della « legge stralcio » italiana) da tempo decise ma poi r[...]

[...]diverso ». Né i comunisti indiani né quelli sovietici o cinesi sembrano, tuttavia, aver mai dato molto peso alle tesi socialiste del Congresso e non ne daranno finché esse non saranno state attuate.
***
Diverso è il processo che caratterizza lo sfaldamento della unità delle compagini nazionalisteborghesi in Indonesia ed in Birmania. La borghesia di questi paesi è stata ed è assai più debole di quella indiana, soprattutto ne è debole il settore capitalistico finanziario. Manca un capitale nazionale privato, mancano i ceti inferiori della borghesia mercantile o commerciale
Quello dell'India è quindi il primo caso nel quale i rapporti
CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA FASE DELLA POLITICA ASIATICA 49
ed il settore esistente di economia moderna (per lo più rappresentato da piantagioni di prodotti agricoli pregiati, da aziende per l'estrazione di materie prime o piccole fabbriche di beni di consumo immediato) é tuttora controllato in gran parte dal capitale straniero. In questi due paesi é avvenuta puramente la fase anticoloniale e politica della rivolu[...]

[...]mpendo poi con essi attraverso una repressione violenta che li estromise dall'attiva elaborazione della politica di governo e, in Birmania, li esclude tuttora ufficialmente dalla legalità, é un grupo borghesenazionalista a tendenze progressive e stataliste. La ragione sociale di questo progressismo va probabilmente ricercata nel fatto che i movimenti nazionalisti bir
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mano e indonesiano sono stati espressi non da una borghesia capitalistica, bensì da quei gruppi di burocrati, di intellettuali e di piccoli borghesi, in gran parte spostati, che il dominio colaniale ha creato ovunque e che furono spinti al radicalismo politico proprio dalla lotta contro il colonialismo.
Di qui la possibilità di fondere, durante la lotta per l'indipendenza politica, questi gruppi borghesi con forze genericamente « popolari », benché non proletarie (perché il proletariato era nei paesi asiatici minori tanto esiguo quanto l'industria moderna, mentre numerose erano le schiere del sottoproletariato urbano e rurale, privato della terra e di altri mezz[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Valdo Magnani in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]re concreti i principi dell'89. I singoli membri del popolo eguali — in regime borghese — secondo note espressioni di Marx, nel cielo del loro mondo politico (democrazia formale) e ineguali nell'esistenza terrestre della società divisa in classi, sono, nella società sovietica, proclamati eguali in senso pieno, nei diritti formali e nella concreta possibilità di pesare sulla gestione della società intesa nel senso piú ampio. Espropriata la classe capitalistica era impossibile, nel mondo sovietico, condannare dei cittadini per divergenze politiche poiché si sarebbero negati quei principi sui quali tutta la rivoluzione era fondata. Di qui la riduzione all'impotenza di chi contrastava le tesi del governo o in linea di fatto, mediante interventi polizieschi e amministrativi, o mediante processi, fondati su falsificazioni che dovevano documentare un tradimento, cioè la connivenza col nemico. Uno dei caratteri dello «stalinismo» consiste proprio nel ritenere necessario il potere poliziesco di fatto e la falsificazione per giungere alla fine, superati t[...]

[...] in senso sostanziale rispetto ai principi, anche se la forma corrispondeva alla legge scritta ? La risposta a questa domanda, nel campo socialista, é fondata su una estensione temporale del momenta di eccezionalità della rivoluzione nelle condizioni particolari della Russia del 1917 e dopo, sia in considerazione della situazione interna del paese, sia in considerazione dell'atteggiamento di tutto il resto del mondo verso il primo Stato in cui i capitalisti sono stati espropriati. La necessità di intraprendere la costruzione del socialismo in un solo paese e precisamente in un paese di violentissimi contrasti di classe e quindi esplosivo (ciò che ha permesso la vittoria dei bolscevici nella rivoluzione e nella successiva guerra civile), ma grandemente arretrato nei confronti dell'occidente europeo stabilizza per un lungo periodo la fase delle via lenze e delle illegalità tollerate per aprire la strada ad una sostanziale democrazia. L'affermazione di Nenni che ora sta per chiudersi il periodo del « comunismo di guerra » corrisponde a questa tesi.[...]

[...]ire che si tratta di una società socialista in quanto la proprietà dei mezzi di produzione e
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di scambio é statale o collettiva. La dottrina marxista ci invita ad individuare le tensioni o le contraddizioni tra le forze materiali di produzione in continuo sviluppo e le forme di organizzazione (istituzioni) in cui la società sovietica via via si è fissata, e tensioni e contraddizioni diverse da quelle di una società capitalistica ma tuttavia esistenti. Un esame serio che esca dalla comoda identificazione del contingente con la necessità storica potrà mettere in luce come gli indirizzi politici che hanno ostacolato l'espansione della democrazia abbiano avuto il loro presupposto negli interessi particolari di alcune caste burocratiche in urto con gli interessi generali della società sovietica. Così si spiega, in termini non fatalistici ma tali da contenere l'indicazione di una lotta positiva da condurre, il prevalere di tesi erronee in alcuni settori, ivi compresa la politica estera. (Ad esempio la tesi tipicamente co[...]

[...]re i principi — tenuti costantemente fermi nell'adorazione dei testi — con la realtà con cui. si aveva a che fare. Il lavoro bizantino di forzare l'interpretazione dei testi per giustificare le contingenti necessità dello sviluppo sovietico ha corrisposto forse alla necessità di non rischiare la perdita
di un ancoraggio indispensabile in una società che chiedeva troppe compressioni e sacrifici in nome di una vita più felice di quella
dei paesi capitalistici. Le tradizioni russe probabilmente hanno aiutato ad incanalare in un certo modo la soluzione di questa antinomia. L'autocrazia e il culto di Stalin come elementi di coesione in un mondo che stava ricreando le sue strutture non sono certo. estranei a precedenti forme di dedizione delle masse russe, nei mo
VALDO MAGNANI 89
menti di supremo pericolo o di rinnovato slancio, ad una persona che rappresentasse la certezza della vittoria che giustifica ogni sacrificio. La personalità di Stalin proprio per avere quelle caratteristiche che gli hanno permesso di esprimere le necessità della rivoluzi[...]

[...]a falsa accusa di tradimento, di spionaggio ecc. Tuttavia — ecco la tragedia dell'antistalinismo nel mondo sovietico e in quello comunista sinceramente convinto della necessità preliminare di difendere lo. Statoguida — era possibile tradurre in una politica, cioè in una azione efficiente a favore del socialismo la rivolta moralmente giusta ? Per avere chiari i termini dell'angosciosa alternativa si può pensare all'opposizione morale, nella sfera capitalistica, alla disumana ferocia delle forme di sfruttamento delle donne dei bambini degli operai nei decenni dell'industrialismo nascente. La maggior parte di coloro che erano sensibili al richiamo morale si limitavano a cercare di essere più buoni nell'ambito del sistema, i pochi che tentavano un'opposizione politica erano per lo più giudicati traditori, delinquenti e così via. L'analogia, poiché solo di questo si tratta, sta ad indicare che se il problema morale per la persona esiste ed esisterà sempre, non sempre le condizioni sono tali da trasformarlo in un problema politico. Forse il dramma del[...]

[...]omunisti e gli altri settori del movimento operaio e democratico. Questo principio condanna infatti ogni forma di intervento negli affari interni di un paese e taglia alla radice le pretese imperialistiche. Esso è anche a mio parere il presupposto necessario per prendere in esame la diversità delle istituzioni nel quadro delle quali si può concretare la marcia verso il socialismo e lo stesso sviluppo di una società socialista (una società dove i capitalisti in linea generale sono stati espropriati).
Per definizione un regime socialista deve essere democratico:
94 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
la fonte del potere deve essere la volontà popolare e l'esercizio del potere deve avvenire con la partecipazione più larga possibile dei cittadini.
Le caratteristiche di sviluppo del regime sovietico dall'affermarsi dello stalinismo alla condanna del culto della personalità hanno messo in luce che ciò non avviene automaticamente con l'espropriazione dei capitalisti, ma costituisce un problema, tanto più difficile in quanto è un problema nuovo che si presen[...]

[...]er definizione un regime socialista deve essere democratico:
94 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
la fonte del potere deve essere la volontà popolare e l'esercizio del potere deve avvenire con la partecipazione più larga possibile dei cittadini.
Le caratteristiche di sviluppo del regime sovietico dall'affermarsi dello stalinismo alla condanna del culto della personalità hanno messo in luce che ciò non avviene automaticamente con l'espropriazione dei capitalisti, ma costituisce un problema, tanto più difficile in quanto è un problema nuovo che si presenta, nei suoi termini di libertà, democrazia e collettivismo per la prima volta nella storia. Credere che la soluzione debba stare soltanto nella pluralità dei partiti e nel tipo di regime parlamentare che ne consegue mi sembra semplicistico tanto più che si applicano istituti definitisi nella società divisa in classi ad una società senza classi, almeno nel senso di classi sociali differenziate da una diversa partecipazione alla proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio. D'altra parte le is[...]

[...]le linee generali. Lo Stato piuttosto che burocraticamente accentratore è regolatore, attraverso il credito e interventi più diretti di un mercato socialista — le imprese sono tutte nazionalizzate — nel quale il decentramento e le autonomie alimentano lo sviluppo di una democrazia diretta che culmina in una Camera dei produttori che affianca il parlamento a suffragio diretto e segreto.
Diverso mi sembra debba essere oggi il discorso per i paesi capitalistici. Dico oggi perché é soltanto ora, in questo secondo dopoguerra, nella nuova situazione internazionale, che si profila la via pacifica per il socialismo. Si pensa cioè che sia meno probabile che i gruppi capitalistici dominanti, da soli o con l'aiuto straniero, siano disposti a scatenare la guerra civile contro una maggioranza che intacchi a fondo i loro privilegi. In queste condizioni e dopo le esperienze del mondo già socialista non si pone da nessuna parte la prospettiva di un salto ad un tipo di « comunismo di guerra )>. Anche i paesi sovietici del resto dalle situazioni di indiscriminata collettivizzazione sono poi tornati a forme intermedie procedendo a zigzag nella costruzione degli elementi della società socialista. Né va dimenticato che nell'Europa occidentale l'industria é sviluppata, la democr[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Tamburrano, Gramsci e l'egemonia del proletariato in Studi gramsciani

Brano: [...]uo valore di protagonista della sua storia. È in questo quadro che occorre collocare i rapporti tra Gramsci e Lenin. Già nel Grido del popolo del 5 gennaio 1918 egli scrisse che la Rivoluzione russa « la rivoluzione contro Il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Carlo Marx era, in Russia, il libro dei borghesi piú che dei proletari. Era la dimostrazione critica della fatale necess_tà che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un'era capitalistica... I bolscevichi rinnegano Carlo Marx, affermano con la testimonianza dell'azione esplicata, delle conquiste realizzate, che i canoni del materialismo storico non sono cosí ferrei come si potrebbe pensare e si è pensato ». Ma essi, prosegue, « vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che è la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco e che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e materialistiche ». A pagina 32 di M. S. afferma l'identità tra filosofia e politica, tra pensiero ed azione e soggiunge: « la teorizzazione e la realizzazione dell'[...]

[...]sua azione politica, tutto il suo pensiero dell'Ordine
Giuseppe Tamburrano 279
Nuovo è ispirato profondamente alla strategia leninista dl preparazione della rivoluzione per la conquista violenta del potere. Egli sosteneva che la situazione italiana era analoga a quella della Russia di Kerenski (Avanti! di Torino, 26 giugno 1919), che bisognava organizzare l'avanguardia rivolùzionaria del proletariato, sviluppare l'azione nel seno della società capitalistica, delle sue istituzioni economiche (la fabbrica) e politiche (Par lamento, comuni ecc.) per farne scoppiare le contraddizioni, costringerla ad « interrorire le grandi masse, a colpirle ciecamente e a farle rivoltare » (Ordine Nuovo del 19 luglio 1919), apprestando contemporaneamente gli organismi in cui si doveva incarnarne il potere proletario: i Consigli. Gli anni tra la fine della guerra ed il carcere sono gli anni della passione politica, della organizzazione rivoluzionaria dei Consigli, del partito, della stampa. Egli ha la consapevolezza della incapacità del partito socialista ad affro[...]

[...]pone l'accento inevitabilmente sulla politica, cioè sulla volontà organizzata di conservare o modificare le strutture della società. Ciò che interessa Gramsci non è tanto l'organizzazione dei rapporti di classe ma il modo come è stata creata e viene conservata questa organizzazione, ed il modo come la classe subalterna deve porsi il problema di modificarla. Entrati nel dominio della politica le questioni che sorgono non riguardano piú la società capitalistica come tipo astratto di società, ma la società capitalistica nazionale, cioè una realtà effettuale, ed inoltre non concernono i rapporti tipici tra capitalismo e proletariato ma i rapporti concreti tra classe dirigente nazionale e proletariato. Da ciò prende le mosse l'analisi del come la classe dirigente si è formata, del come riesce a mantenere il suo potere, inizia cioè finalmente (finalmente perché per la prima volta vengono affrontati questi problemi dalla letteratura marxista) lo studio della società e dello Stato,
19.
280 1 documenti del convegno
del loro dinamismo interiore, cioè della politica tout court. Questi problemi, infatti, erano s[...]

[...]a coercizione dell'apparato statale, alla dittatura di classe. Gramsci non nega il carattere coercitiva
dell'apparato statale ma rileva che non basta affermare che una società si regge sulla coercizione delle leggi e sulla forza materiale degli organi di repressione per comprendere le ragioni per cui una classe normalmente esercita il predominio. In effetti quando si parla di società borghese o feudale, non si intende solo un modo di produzione capitalistico o feudale mantenuto coattivamente dalle leggi, dai giudici e dalla forza mili tare, si intende anche un certo modo di vivere e di pensare, una Weltanschauung, una concezione del mondo diffusa nella società e sulla quale si fondano le preferenze, i gusti, la morale, il costume, il buon senso, folclore ed i principi filosofici e religiosi della maggioranza degli uomini viventi in quella società. Questo modo di essere e di agire degli uomini, dei governati, è il puntello piú importante dell'ordine costituito; la forza materiale è una forza di riserva per i momenti eccezionali di crisi. Di norm[...]

[...]anto in essa è di progressivo, diffondendo la nuova concezione in tutti
gli strati della società, tra tutti coloro la cui attività pratica ed i cui interessi obiettivi sono in contrasto con l'organizzazione sociale capitali
stica. La realizzazione dell'egemonia socialista porta alla unificazione cul
turale e morale e quindi politica delle masse, della grande maggioranza del popolo che vive sfruttato direttamente o indirettamente dai rapporti
capitalistici di produzione o di distribuzione. In tal modo si risolve il problema di conquistare attivamente alla causa del socialismo la grande maggioranza degli uomini che nelle società evolute dell'Occidente è ma
1 P., p. 138.
Giuseppe Tamburrano 283
tura per il socialismo perché è obiettivamente interessata alla instaurazione di una società piú giusta. La recente inchiesta dell'Express sulla Nouvelle Vague ha appurato che in Francia la grande maggioranza delle nuove generazioni è contraria alla attuale organizzazione della produzione e della distribuzione della ricchezza.
Non a caso si è parlato[...]

[...]delle cose. La società zarista russa era circoscritta alle sfere elevate dei ceti feudali e borghesi di Mosca e di Pietroburgo; il popolo russo era in grandissima maggioranza allo stato primitivo ed amorfo. Nelle società occidentali la direzione intellettuale e morale della borghesia, l'egemonia borghese, ha raggiunto e conformizzato masse enormi di cittadini. La società russa non era borghese sia perché era poco sviluppato l'apparato produttivo capitalistico e mancavano le istituzioni politiche borghesi, sia perché, di conseguenza, le masse non erano plasmate secondo un tipo di vita e di pensiero borghesi. Perciò la Rivoluzione russa dovette porsi il compito di creare coattivamente un apparato produttivo ed una società civile di uomini coscienti ed evoluti. Nelle diverse condizioni del mondo occidentale l'obiettivo del proletariato, dei suoi partiti e dei suoi intellettuali organici con
1 Mach., p. 68.
284 I documenti del convegno
siste non solo nella conquista della « trincea » statale ma nell'impossessamento delle « fortezze e delle casema[...]

[...]ione storica, una concezione del mondo conforme alla loro attività umana. È una concezione totalitaria nel senso piú alto della parola, non certo nel senso politico corrente. Infatti già nell'Ordine Nuovo del 29 novembre 1919 scriveva: « il problema concreto e immediato del partito socialista... è il problema della costruzione di un apparecchio statale, che nel suo ambito interno funzioni democraticamente, cioè garantisca a tutte le tendenze anticapitalistiche la libertà e la possibilità di diventare partiti di governo proletario e verso l'esterno sia come una macchina implacabile che stritoli gli organismi del potere politico ed industriale del capitalismo ».
Nei Quaderni dirà parole chiare contro la burocratizzazione del partito, contro lo « spirito di corpo », cioè l'ambizione di una persona o di un gruppo di persone «che puntano sullo spirito di corpo per far trionfare la parte sul tutto ed ottenere il potere e i privilegi » 1; è per la disciplina fondata sulla libertà e sulla responsabilità e non sulla costrizione esterna; è per la massima[...]

[...]ova società. Gran parte di questa massa è ancora soggetto all'influenza della ideologia borghese grazie all'azione degli strumenti borghesi di direzione culturale e morale — stampa, radio, scuola, chiesa ecc. — cioè professano ancora una concezione del mondo contrastante con i loro interessi reali. L'azione socialista non può essere diretta alla sola conquista del potere politico, perché prima o poi si scontrerebbe non solo con gli interessi dei capitalisti e delle loro appendici parassitarie, ma anche con quelle masse di cittadini interessate al socialismo ma non ancora conquistate ideologicamente all'azione socialista. L'azione socialista deve tendere, aderendo alle condizioni materiali ed intellettuali proprie di ciascun paese, ad unificare politicamente ed ideologicamente tutte le masse interessate al socialismo, cioè ad instaurare la direzione culturale e morale, l'egemonia socialista, creando il nuovo blocco storico socialista. Svuotato lo Stato borghese della sua sostanza civile, ridotto a puro apparato di coercizione politica, ad una for[...]



da (Nove domande sullo stalinismo) Arturo Carlo Jemolo in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1956 - 5 - 1 - numero 20

Brano: [...]di insita quella strutturazione potenziale che può portarla 'direttamente al nuovo Stato.
Ma il fatto più importante da rilevare é che tale teoria della necessità del perdurare delle forme violente del « salto dialettico », date le particolari condizioni oggettive, divenne poi una teoria del « salto in lungo » quando, esauritasi completamente la resistenza della borghesia, Stalin teorizzò il problema dell'« accerchia
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mento capitalistico », facendone la base anche per la politica interna.
Stalin, nel Rapporto al XVIII Congresso del Partito (1939) si chiede: «Non è forse sorprendente che dell'attività spionistica e dei complotti del gruppetto dirigente dei trotskisti e dei bukhariniani siamo venuti a conoscenza soltanto in questi ultimi tempi, nel 193738, mentre, come attestano i documenti, questi signori erano agenti dei servizi di spionaggio stranieri e complottavano fin nei primi giorni della Rivoluzione di ottobre ? ». « Come si spiega questo abbaglio ? Si spiega con una sottovalutazione delle forze e dell'importanza de[...]

[...] avvolgere in queste reti gli organi dello Stato sovietico » (« Q.d.L. », cit., vol. II, pag. 345). E ne deduce la necessità del perdurare, anche oltre vent'anni dalla rivoluzione, dell'identico apparato d'emergenza che ne aveva caratterizzato la prima fase.
Ben diversamente è oggi concepita « chez les chinois » la dittatura del proletariato. La «borghesia nazionale » è ammessa, provvisoriamente legittimata, e così pure la figura del kulak ». I capitalisti e i piccoli proprietari sfilano regolarmente e ufficialmente davanti a Mao, rappresentante della classe operaia, con le loro brave bandiere, poi passano dietro il palco e ritornano fuori (cambiatisi tranquillamente i costumi) come elementi « integrati ». (La nazionalizzazione totale dell'industria e la cooperativizzazione e la statalizzazione dell'agricoltura sono in atto e saranno interamente completate anche prima del previsto 1960).
Dunque, niente affatto accentuarsi della resistenza delle antiche classi, niente ultimi, e perché ultimi, disperati e pericolosissimi guizzi della borghesia p[...]

[...]ra sono in atto e saranno interamente completate anche prima del previsto 1960).
Dunque, niente affatto accentuarsi della resistenza delle antiche classi, niente ultimi, e perché ultimi, disperati e pericolosissimi guizzi della borghesia per tornare nellle vecchie acque privilegiate, ma estinzione graduale, persuasione, assorbimento nelle acque comuni, pacificate. Il proletariato, liberando se stesso, libera l'intero genere umano dalla macchina capitalistica che lo ha dimidiato e irrazionalmente assillato.
46 9 DOMANDE SULLO STALINISMO
La dittatura del proletariato in Cina porta al limite minimo la sua contraddizione interna, è già per la massima parte anticipazione, durante il processo, del risultato; propone, mentre si afferma, la democraticità del fine; tende alla corrispondenza di « mezzo » a « risultato ». In Mao la dialettica è addolcita (ne fa testo la sua teorica della contraddizione), è uno strumento di graduale evoluzione progressiva. In Stalin la dialettica degli opposti fu considerata l'essenza della storia: le cose si fanno contr[...]

[...]ici, funzionali, operative, del piano a servizio dei Soviet.
6) Si può parlare dell'inizio dell'estinzione dello Stato ? Di primo passaggio dalla fase inferiore alla superiore ? Dal socialismo
ROBERTO GUIDUCCI 67
al comunismo ? La concezione staliniana era, come abbiamo prima accennato, basata su due cardini. Necessità del sistema centralistico della dittatura del proletariato per far fronte alla « latta di classe » prima, all'«accerchiamento capitalistico » poi.
Fin dal 1936 Stalin stesso chiariva essersi estinta ogni lotta di classe nell'URSS (e la Costituzione era la codificazione di questa vittoria), oggi Krusciov afferma: «si é formata sull'arena internazionale una vasta ' zona della pace ' che comprende, oltre i paesi socialisti, gli Stati non socialisti, europei e asiatici, amanti della pace. Questa zona abbraccia vaste estensioni del globo terrestre, sulle quali oggi vive un miliardo e mezzo di persone, vale a dire la maggior parte della popolazione del nostro pianeta » (Krusciov, pag. 30). Se non si può parlare ancora della fine del[...]

[...]afferma: «si é formata sull'arena internazionale una vasta ' zona della pace ' che comprende, oltre i paesi socialisti, gli Stati non socialisti, europei e asiatici, amanti della pace. Questa zona abbraccia vaste estensioni del globo terrestre, sulle quali oggi vive un miliardo e mezzo di persone, vale a dire la maggior parte della popolazione del nostro pianeta » (Krusciov, pag. 30). Se non si può parlare ancora della fine dell'« accerchiamento capitalistico » sostituito da un « accerchiamento socialista », si può tuttavia osservare che l'URSS é circondata da paesi socialisti, che la sua influenza anche in molti paesi capitalistici é assai forte, che «la pace é in maggioranza ». Non si vede d'altra parte perché anche l'organizzazione dell'esercito, o un sistema di difesa in genere, non possa essere compatibile con la nuova articolazione dello Stato. L'esercito in un paese socialista non può essere, del resto, che un servizio generale fra gli altri. Ma la condizione essenziale per il rinnovamento democratico dello Stato sovietico sta essenzialmente nella capacità organizzativa generale che esso saprà studiare e concretare; il che significa operare uno sforzo ideologico e tecnico che ancora è in gran parte da effettuare[...]

[...]ere, ma nei luoghi di decisione democratica della base, é ancora là che il Partito dovrà essere presente.
Il che significa che il superamento dei difetti del Partito é in questo percorso. Se la risoluzione di essi sta in una nuova organizzazione questa non potrà dar luogo ad un'altra operazione autoritaria, storicamente superata, che condurebbe oggi certamente a gravi insuccessi pratici.
Superata la lotta di classe e allentato l'accerchiamento capitalistico, l'evoluzione dell'URSS sta superando anche i modelli classici della lotta con il « nemico ». L'evoluzione potrà essere organizzativa, con il solo parametro esterno competitivo (tenendo conto che ad un certo punto anch'esso sarà superato). La misura dell'URSS tenderà quindi ad essere la sua misura interna, la sua determinazione civile, il consumare con equilibrio la propria vita. In questa dimensione democratica occorrerà che si modelli anche il Partito. E se lo Stato sta prendendo un altro proporzionamento e un'altra essenza, così sarà per il Partito. Da guida della « dittatura del proleta[...]

[...]luppo di altre rivoluzioni. Ma occorre anche vedere quanto, ricostruendo e consolidando se stessa, l'URSS costruiva e consolidava le possibilità concrete degli altri paesi comunisti, evitando anche che essi risolvessero in una avventura, con perdita generale, i loro slanci. È forse chiaro oggi che la politica staliniana, prevalentemente introversa, e tesa alla propria stabilizzazione fino a raggiungere il livello produttivo « sommato » dei paesi capitalistici, fu molto, probabilmente troppo, prudente verso i movimenti altrui. Ma quando questi giocarono le loro carte vincendo la partita (come la Cina), l'URSS diede loro aiuto anche sacrificando gravi interessi diplomatici con l'Occidente.
È stato un destino dell'URSS di essere stata, nonostante tutto, costretta a dare in anticipo quello che sarebbe stata disposta ad offrire spontaneamente ad un certo traguardo di potenza economica interna pienamente conseguita. Malgrado la prudenza staliniana, un'imprudenza rivoluzionaria di fatto accompagnò la politica estera dell'URSS. Tale imprudenza oggi si [...]



da (Comunismo e occidente, 3°) Benno Sarel, Proletariato e ordine democratico popolare nella Germania Orientale in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1954 - 5 - 1 - numero 8

Brano: [...]eutschland del 10.2.52 — esiste tutta una serie di operai che non considera ancora l'impresa come proprietà del popolo, come impresa loro propria, e nuocciono al loro stesso interesse tentando... con ogni sorta di inganni, di ricavare il più possibile... ». Il giornale del partito dello stesso giorno spiega questo atteggiamento così: « ...la vecchia concezione nata nelle condizioni della lotta di classe degli operai edili contro gli imprenditori capitalisti, concezione adesso sorpassata e ritardataria ». Allo stesso tempo il partito mette in evidenza i casi di cantieri edili che corrispondono salari molto elevati, li presenta come elementi nocivi all'interesse generale, e tenta di infondere loro una cattiva coscienza e di isolarli dalla massa operaia. Così : « ...la squadra dei carpentieri della Weberwiese (piazza della Stalinallee) si é arrangiata per riscuotere dei salari che essa non é in grado di giustificare né di fronte a se stessa, né di fronte all'impresa, né di fronte agli operai berlinesi ».
Una espressione spesso ripetuta, tanto nell[...]

[...] es. Neues Deutschland del 23 febbraio, 18 marzo, 23 marzo 1952 ecc.) é quella di « Normenschaukelei », qualcosa come ciurlare nel manico per ciò che concerne le norme, e « mercanteggiare le norme » allo stesso tempo. L'operaio si accorda col delegato sindacale, col rappresentante del Comitato sindacale di cantiere, talora con i sorveglianti, per fare pressione sul cronometrista e per « stordirlo » con ogni genere di argomenti: come nell'impresa capitalistica, la norma è piú il risultato di un rapporto di forza, che non di un tempo rilevato dal cronometrista.
La « Normenschaukelei » é tanto più facile quanto più « la vecchia
COMUNISMO E OCCIDENTE
SENNO SAREL PROLETARIATO E ORDINE DEMOCRATICO POPOLARE 171
concezione nata nelle condizioni della lotta di classe » risuona dall'alto in basso nell'organizzazione sindacale: « i responsabili della Federazione sindacale dell'edilizia hanno adempiuto molto male al lavoro di fissazione delle norme. Essi hanno indietreggiato ed hanno capitolato davanti alle concezioni arretrate di alcuni colleghi » (12[...]

[...]f degli aumenti volontari. Alla Stalinallee gli operai esprimono ad alta voce la loro scontentezza. Intanto la stampa continua ad annunciare la solidarietà degli operai con le misure prese dal regime. Lunedì 8 alcuni operai della Stalinallee indirizzano una petizione al Presidente del Consiglio chiedendo di revocare l'aumento delle norme. Attendono invano una risposta. II 9 giugno viene presa una decisione di distensione: essa riguarda i piccoli capitalisti, i commercianti, i contadini: ma il comunicato dell'ufficio politico non dice parole sulle norme.
I circoli dirigenti sono divisi: in maggio hanno luogo alcuni arresti di « morbidi ». Dopo il 9 giugno si epurano gli epuratoti; segretari del partito e dei gruppi giovanili, alti funzionari « duri » vengono trasferiti o allontanati.
(21) Handbuch des Gewerkschafts Funktionärs, Berlin, F.O.G.B., 1952, pag. 106.
(22) Neuau f.eutswhland T giugno 1953.
BENNO SAREL PROLETARIATO E ORDINE DEMOCRATICO POPOLARE 175
Non vi è dubbio che anche nelle redazioni dei giornali si hanno degli urti. È eviden[...]

[...]novano i comitati di fabbrica e di impresa del partito. Ora, si dà il fatto che il proletariato della Germania Orientale, apparentemente lo stesso di prima del 17 giugno, é in realtà cambiato. La critica operaia é sempre stata vivace nella Germania Orientale, e non si limitava alle quisquilie della vita di fabbrica. Osservazioni come t< I poliziotti hanno buone calzature, ma per noi non ce ne sono n oppure « I nuovi dirigenti non sono meglio dei capitalisti », erano moneta corrente, anche in seno al partito. Generalmente nulla di male capitava a chi faceva discorsi di questo genere, se essi erano spontanei e se era evidente che essi non nascevano da tutto un sistema di idee. Dopo il 17 giugno, quei medesimi discorsi assumono però un altro valore. Tanto per l'operaio che ha partecipato alla rivolta, quanto per l'uomo ligio al potere che l'ha repressa, osservazioni di quel genere pronunciate nelle riunioni, allo spaccio, nei treni, evocano adesso qualche cosa di ben preciso e si riferiscono ad un retroscena; dall'una parte e dall'altra si sa che q[...]



da Velio Spano, L'Unità del popolo sardo nella lotta per la sua redenzione in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]pubbliche da parte dei gruppi reazionari locali è avvenuta per mezzo di un arrembaggio furibondo attraverso una lotta politica durata alcuni mesi, in Sardegna questa conquista è avvenuta pacificamente, senza scosse sensibili.
Due elementi hanno contribuito a favorire lo stabilizzarsi di questa situazione, che è certamente in Sardegna più solida, più pericolosa e più odiosa che altrove in quanto tende a garantire nell'isola il rapace dominio dei capitalisti continentali, molti dei quali, oggi, si sono venduti agli invasori nazisti nell'Italia ancora occupata dal nemico: 1°) La ricostituzione dei partiti democratici, che avrebbe. potuto spazzar via le cricche locali reazionarie, o almeno comprometterne seriamente il dominio se fosse avvenuta come portato di un vasto e profondo movimento di masse, è stata invece un fenomeno relativamente superficiale che ha increspato le acque, senza riuscire a scuotere fortemente la vecchia impalcatura fascista della vita politica e amministrativa dell' isola; 2°) II movimento sardista, che avrebbe potuto mettere[...]

[...]orpo, animato da un giovane eroe della grande guerra, il movimento sardista il quale, separatista e autonomista che fosse, era comunque un movimento di massa, rivoluzionario o almeno progressista.
Pochi mesi di fascismo bastarono poi a decapitare il movimento sardista, corrompendone la grande maggioranza dei dirigenti e dei quadri. E vent'anni di regime fascista, durante i quali un certo progresso economico si è realizzato in senso marcatamente capitalistico, non hanno fatto che accentuare le differenze di classe. Sempre più poveri e ricaduti in un amaro scetticismo, i contadini e i pastori hanno visto i loro dirigenti sardisti del '19'23 spadroneggiare in camicia nera a capo delle cricche feudali, e arricchirsi con la nuova borghesia isolana: servi e strumenti, nell'un caso e nell'altro, del tanto aborrito sfruttatore continentale. Nell'avventura ventennale, il sardismo ha perduto definitivamente la sua base nelle masse che cercano oggi, ancora confusamente, una nuova prospettiva e delle nuove alleanze.
Infatti, allorchè il c sardismo > ha te[...]

[...]i necessariamente particolari alla Sardegna, adeguate agli interessi particolari dell'isola, rispondenti alle esigenze sociali ed alle aspirazioni comuni di tutti gli elementi sani della vita sarda. È quindi necessario che i sardi, nel quadro della nazione italiana alla quale essi sono profondamente attaccati, godano di una larga autonomia che renda le popolazioni stesse dell' isola garanti della loro lotta contro ogni ritorno dello sfruttamento capitalistico del Continente e contro ogni tentativo di imbavaglian,ento feudale da parte delle cricche locali reazionarie. 11 risanamento e il rin
novamento politico dell'isola hanno necessariamente come base sociale l'unità di tutti gli elementi sani. disposti a lottare per ]ò sviluppo progressivo di tutta la Sardegna ed hanno come forma politica una larga autonomia amministrativa e di gestione economica che risponda alle giuste aspirazioni dei sardi e che acqueti le loro legittime apprensioni.
Queste sono le condizioni per la redenzione dell'isola. Questi sono i grandi problemi della vita sarda che [...]



da Rassegna della stampa in KBD-Periodici: Rinascita - Mensile ('44/'62) 1944 - numero 2 - luglio

Brano: [...]e di tutte le forze combattenti è per la Cirra una questione di vita o di morte. Per far ciò, occorre in primo luogo metter fine alla stupida leggenda dello c spauracchio roast), che, in' Cina come dovunque, lavora per il nemico s.
QUINTA COLONNA CECOSLOVACCA. Durante gli anni della prima repubblica cecoslovacca {19181938) il popolo godette di alcuni diritti ma il' potere reale era nelle mani di un piccolo gruppo di grandi finanzieri, di grandi capitalisti industriali e di grandi agrari. Apparentemente era al potere una coalizione di partiti ma in effetti la cricca dei capitalisti faceva quel che voleva ed aveva a sua disposizione una notevole quantità di organizzazioni reazionarie, fasciste e semifasciste. Il vero carattere di questa banda di nemici del paese si rivelò durante la crisi di Monaco, durante l'interludio tra Monaco e l'occupazione totale da parte dei tedeschi nel marzo 1939, e durante l'occupazione stessa. Clemente Gottwald, membro del Parlamento cecoslovacco e segretario del Partito comunista ceco, dimostra che i rappresentanti di questi gruppi reazionari ebbero una parte preponderante nella capitolazione di Monaco (Nove Ceskoslovensko del 16 giugno 1944[...]



da (9 Domande sul romanzo) Alberto Moravia in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]i. Del resto il poema epico è durato più di duemila anni e il romanzo, nella sua forma attuale, conta appena trecento anni di età.
Ma il romanzo partecipa senza dubbio della crisi più generale di tutte le arti. Questa crisi, per dirla in breve, é quella dei rapporti tra l'artista e la realtà. I marxisti qui hanno buon gioco facendo notare che la crisi del rapporto tra l'artista e la realtà rispecchia fedelmente l'alienazione dell'uomo in regime capitalistico; purtroppo, però, il romanzo e in genere l'arte sovietica sembrano rispec
9 DOMANDE SUL ROMANZO 39
chiare anch'essi un'analoga e forse maggiore alienazione; con questa differenza, però: che l'arte occidentale riconosce l'esistenza del
la crisi e la esprime con modi appropriati (come per esempio, per la musica, la composizione dodecafonica e per la pittura, l'arte astratta), mentre l'arte sovietica pretende invece di ignorarla.
Per tutti questi motivi bisognerebbe forse far risalire la crisi del rapporto tra l'artista e la realtà a cause più lontane e più sottili. Una di queste cause è s[...]

[...]l
la crisi e la esprime con modi appropriati (come per esempio, per la musica, la composizione dodecafonica e per la pittura, l'arte astratta), mentre l'arte sovietica pretende invece di ignorarla.
Per tutti questi motivi bisognerebbe forse far risalire la crisi del rapporto tra l'artista e la realtà a cause più lontane e più sottili. Una di queste cause è senza dubbio la civiltà industriale alla quale partecipano in eguale misura così i paesi capitalisti come quelli comunisti. È probabile che la crisi delle arti sia in parte dovuta al carattere particolare della civiltà industriale la quale tende per sua natura, invincibilmente, a sostituire il prodotto artistico con quello industriale, sia direttamente con dei surrogati, sia indirettamente distruggendo le condizioni ambientali e psicologiche favorevoli alla creazione artistica. Se si considera infatti l'arte come un'altissima forma di artigianato (e lo è in certa misura allo stesso modo che ogni artigianato è una modesta forma di arte) si vedrà subito che essa, al pari dell'artigianato, è st[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine capitalisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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<---realismo <---staliniana <---staliniano <---Contemporaneamente <---Corea <---Davanti <---Dei <---Diplomatica <---Jugoslavia <---La lotta <---Meccanica <---Mi pare <---Mussolini <---Paese <---Principi del leninismo <---Repubblica <---URSS <---antimperialista <---capitaliste <---centralismo <---cristiana <---dell'Asia <---dell'Italia <---dell'Occidente <---determinismo <---dinamismo <---dogmatismo <---economista <---economisti <---feudalesimo <---ideologie <---imperialisti <---lista <---nazista <---nell'Asia <---neutralisti <---riformista <---riformisti <---socialiste <---stalinismo <---stalinista <---storicismo <---Agli <---Allora <---Alto Commissario <---Appare <---Beria <---Berlino <---Bevan <---Birmania <---Bologna <---Borneo <---Bukarin <---Bulgaria <---Cagliari <---Ceylon <---Clemenceau <---Congresso di Mosca <---Corriere della Sera <---Diversi <---Germania Occidentale <---Germania Orientale <---Giappone <---Giulio Einaudi <---Già <---Gli <---Gramsci <---Il XX <---Il lavoro <---Junge Welt <---Kuomintang <---La Russia <---Lipsia <--- <---Malesia <---Mao <---NATO <---Nenni <---Niente <---Pakistan <---R.D.A. <---Repubblica Democratica Tedesca <---Retorica <---S.E.D. <---Sardegna <---Scienza politica <---Senato <---Singapore <---Sistematica <---Stato guida <---Sulla <---Sverdlov <---Tenuto <---Trotzki <---Turchia <---USA <---Ungheria <---Unione Sovietica <---Ustica <---Viene <---Zdanov <---Zinoviev <---antagonismo <---anticomunismo <---antifascisti <---artigiani <---astrattismo <---autoritarismo <---azionisti <---burocraticismo <---burocratismo <---cinismo <---classista <---classiste <---colonialismo <---conformismo <---cristiani <---d'Africa <---d'Ottobre <---dell'Europa <---dell'India <---dell'Intesa <---dell'Unione <---disfattismo <---egoismo <---estremismo <---facciano <---fraseologia <---gradualismo <---gramsciana <---gramsciano <---illuminismo <---immobilismo <---indiana <---indiane <---indiani <---indiano <---individualismo <---indonesiano 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