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Il segmento testuale anarcosindacalisti è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 5Entità Multimediali , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 554

Brano: [...]sfazione seguito alle sconfitte subite. Rimasero fedeli alla dirigenza sindacale riformista le leghe dei falegnami, dei tipografi, dei ferrovieri ecc., nonché le leghe contadine del comune di Monticelli d’Ongina. Su queste ultime influì il fatto che avevano alle spalle una lunga tradizione socialista, con una rete estesa di cooperative di consumo e di lavoro che, dal 1905, potè valersi dell'appoggio di una giunta comunale popolare.

Mentre gli anarcosindacalisti teorizzavano il ricorso alla violenza e all'azione diretta, i socialisti riformisti puntavano sulla cooperazìone come integrazione della resistenza e strumento per l’educazione delle classi lavoratrici. La più antica cooperativa di consumo piacentina, la Figli del popolo, era sorta a Borgonovo nel 1886. Fra il 1886 e ii 1898 (anno della repressione crispina) erano state costituite numerose cooperative di consumo in città e provincia, sostenute dall’indirizzo dato dal Cabrini alla C.d.L. e dal programma di coalizione democratica che aveva retto l'Amministrazione comunale di Piacenza dal 1893 a[...]

[...]ne del 1907 i lavoratori iscritti alla C.d.L. passarono da 1.900 a circa 12.000, ma il sindacalismo rivoluzionario entrò nuovamente in crisi: mentre gli agrari, fortemente uniti e bene organizzati, rispondevano colpo contro colpo e in forme violente alle lotte, nelle file dei lavoratori i socialisti riformisti e le leghe di me

stiere a questi legate contestavano pesantemente la linea anarcosindacalista. Con il Congresso di Firenze (1908), gli anarcosindacalisti furono addirittura espulsi dal partito.

Per recuperare il prestigio fortemente scosso, gli anarcosindacalisti decisero di rientrare nella C.G.L. e, a Piacenza, quale segretario della C.d.L. unitaria fu eletto Angelo Faggi. Questi, quale direttore de « La Voce proletaria », per sfuggire al carcere inflittogli per articoli scritti sul giornale dovette riparare a Lugano, poi in Francia e infine negli Stati Uniti.

All'inizio del 1913 si trovarono ad agire in provincia due distinte C.d.L., una anarcosindacalista che seguiva le direttive dell’U.S.I. (fondata a Modena nel 1912) e una «unitaria», cioè aderente alla C.G.L. e diretta da Dante Argentieri. In quegli stessi anni, la crisi economica che colpì l[...]

[...]ale circostanza Io scontro fu durissimo, per l’opposizione degli agrari e soprattutto per quella dei piccoli proprietari che, negli obiettivi sindacali, vedevano un preludio della temuta socializzazione della terra da essi appena acquistata. È vero anche che essi subivano più pesantemente dei grandi proprietari le conseguenze degli scioperi e l’aumento del costo della forza lavoro. Le lotte agrarie del 1920, particolarmente sotto la spinta degli anarcosindacalisti, finirono così per diventare soprattutto uno scontro tra braccianti e piccoli proprietari, con punte di estrema asprezza in vai Tidone, dove furono istituite le « guardie rósse ». Durante gli scioperi, queste sorvegliavano i fondi per impedire la semina a chi si opponeva al contratto, davano alle fiamme granai, fienili e mietitrici, scatenavano una vera e propria caccia all’uomo contro i crumiri.

I dirigenti cattolici piacentini (la cui Federazione del Partito popolare era stata costituita 1*1.4.1919 per

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 412

Brano: [...] mestieri, poco incline a forme organizzative stabili, dalle tradizioni ribellistiche. Questa disomogeneità si rifletteva nel campo sindacale: alla riformistica Camera del lavoro di Borgo San Donnino si contrapponeva il sindacalismo rivoluzionario della Camera del lavoro di Parma (v. Anarchici).

I contrasti tra le due C.d.L., riguardanti forme organizzative e metodi di lotta, si acuirono dopo il 1906, quando la C.d.L. di Parma (dominata dagli anarcosindacalisti) non volle entrare nella appena costituita Confederazione generale del lavoro guidata dai socialisti riformisti, e soprattutto a partire dal 1907, quando Alceste De Ambris

(v.), divenuto in quell’anno segretario della C.d.L. di Parma, dopo aver promosso una serie di scio* peri vittoriosi (da quello delle bustaie allo sciopero agrario), organizzò in polemica con la C.G.d.L. un convegno nazionale nel quale venne eletto un comitato di resistenza, cui aderivano le organizzazioni contrarie alla linea della Confederazione, con lo scopo di sconfiggere l’influenza riformista sul movimento operaio.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 717

Brano: [...] che era l’ideologia della corrente maggioritaria, l’ala marxista cominciò a svilupparsi solo a partire dal 1912, anno in cui venne tradotto in portoghese un compendio del « Capitale » di Marx.

In quella situazione, le frange più politicizzate del proletariato, non trovando nei socialisti e tanto meno nei repubblicani un’adeguata risposta ai loro problemi, finirono per essere attratte dalla forza emergente del sindacalismo rivoluzionario. Gli anarcosindacalisti portoghesi, ispirati dalle teorie di Sorel, si pronunciarono contro la fiducia incondizionata verso il progresso, concezione tanto cara alla democrazia liberale ottocentesca, esaltando per contro il mito dello sciopero generale e il primato della violenza. Agendo all’insegna di questi due principi, ottennero una crescente affermazione tra i lavoratori portoghesi anche perché, in sostanza, erano gli unici che rivendicassero un ruolo rivoluzionario alla classe operaia.

Lo scontro tra sindacalisti rivoluzionari e gli altri partiti di opposizione si delineò subito in modo violento, specialment[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 363

Brano: [...]ato provinciale edile (C.P.E.) di Seravezza (1905; ma già dal 1902 esisteva un Comitato regionale delle Leghe di resistenza) .

Tutto il successivo periodo, fino al

lo scoppio della Prima guerra mondiale, vide il rafforzamento di questi organismi e lo sviluppo di lotte significative (sciopero delle cave Henraux sull’Altissimo nel 1910, sciopero “delle 8 ore” nel 1913), pur fra alterne vicende e tensioni polemiche tra socialisti riformisti e anarcosindacalisti per la direzione del movimento. Così, mentre il C.P.E. di Pietro Marchi, pur con la defezione di alcune leghe, manteneva una sostanziale egemonia sui lavoratori dell’intero bacino marmifero, a partire dal 1913 la Camera del lavoro di Viareggio aderiva all’U.S.L, la federazione anarcosindacalista.

Il socialismo versiliese intrattenne in quegli anni interessanti legami anche con quella parte del mondo della cultura che in Versilia trovò (per origine o per attrazione) la sua terra: dal già ricordato Lorenzo Viani allo scrittore Enrico Pea (18811958) e al poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 580

Brano: [...]co non potesse sopravvivere a una guerra di quelle dimensioni.

A partire dal luglio 1914, in contrapposizione ai neutralisti venne tuttavia emergendo una schiera di interventisti (v.) favorevoli agli anglofrancesi, nelle cui fila si annoveravano personalità democratiche come Leonida Bissolati (v.), Gaetano Salvemini (v.), il cattolico Romolo Murri (v.) e il socialista trentino Cesare Battisti (a quell’epoca profugo in Italia) nonché gruppi di anarcosindacalisti e socialisti che vedevano nella guerra la miglior occasione per giungere a una rottura rivoluzionaria (furono interventisti, in tal senso, anche Benito Mussolini (v.), Antonio Gramsci e Pai miro Togliatti). Ma se nella sua fase iniziale si rifaceva a ideali risorgimentali o addirittura rivoluzionari, ben presto l’interventismo confluì nell’alveo dominato dalla destra nazionalista che, da parte sua, si era schierata con i fautori dell'Intesa in coerenza con le proprie mire espansionistiche verso Est (v. Nazionalismo italiano).

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine anarcosindacalisti, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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