Brano: [...] principio, che avrebbe dovuto tradursi in atto col San Martino (11 novembre) del
1920, mediante un contratto collettivo a struttura associativa tra conduttori e lavoratori. La convenzione fu sottoscritta anche dal governo, attraverso Giuseppe Micheli, ministro del gabinetto Giolitti. Ma nel momento dell’applicazione dell’accordo il padronato, nonostantè si fosse impegnato ad accettarlo, tor
nò sui suoi passi dietro la pressione di tutto l’agrarismo dell’Alta Italia.
La provocazione degli agrari
Dinanzi alla provocazione padronale, che era giuridicamente una rottura di contratto, i contadini risposero con l’occupazione delle cascine. L’occupazione avvenne senza grandi incidenti. Bandiere bianche furono innalzate su tutti i cascinali, dai quali i proprietàri si allontanarono baldanzosi, sicuri che i lavoratori non sarebbero stati in grado di procedere alla conduzione delle terre e li avrebbero quindi richiamati.
I contadini diedero invece una grande prova di maturità: in ogni cascina fu costituito un Consiglio di cascina per la d[...]
[...]i dei padroni, non veniva versato ai contadini, nella speranza che, privi di dénaro* questi ultimi dovessero cedere e cadere... I lavoratori reduci dalla guerra impegnarono allora le loro polizze di smobilitazione presso le banche, per ottenerne degli anticipi; e poi, sotto le direttive della loro organizzazione, considerandosi come legali gestori dell’azienda, ne adoperarono i frutti pendenti: latte, vitelli, legna da scalvo, ecc.. Fu qui che l’agrarismo, avvistato il pericolo di essere soppiantato, incominciò la sua reazione accanita, diffidando i negozianti dall’acquistare i prodotti che essi dicevano sottratti, e poi provocando I intervento di qualche autorità giudiziaria per farne arrestare i colpevoli, ciò che poteva appena essere ammesso da una gretta e superata interpretazione della legge ».
Alla Camera, i responsabili del ministero di Giustizia (Fera e Dello Sbarbo) dopo un intervento di Miglioli, rappresentante dell’estrema sinistra del movimento contadino cattolico, affermarono che l’occupazione delle cascine non poteva costituir[...]
[...] giudiziaria per farne arrestare i colpevoli, ciò che poteva appena essere ammesso da una gretta e superata interpretazione della legge ».
Alla Camera, i responsabili del ministero di Giustizia (Fera e Dello Sbarbo) dopo un intervento di Miglioli, rappresentante dell’estrema sinistra del movimento contadino cattolico, affermarono che l’occupazione delle cascine non poteva costituire materia di procedimento penale.
II «■ lodo Bianchi »
L’agrarismo, che aveva trovato i suoi sostenitori politici soprattutto nel fascismo e nel Partito liberale, non riuscendo a risolvere a suo favore la vertenza, dinanzi alla prospettiva di non poter ritornare nelle
aziende, né col diritto né con la violenza, accettò la proposta governativa di un arbitrato. Arbitri furono: per i contadini, il dottore Del Bo, di Milano; per gli agricoltori, l’ingegnere Morelli, di Brescia. Fu scelto come presidente Antonio Bianchi, un noto e stimato studioso di problemi agrari. Questi, fatti numerosi sopralluoghi, il 10.8.1921, dopo quasi nove mesi di occupazione delle t[...]
[...]pure con un minimo di salario, rappresentato dal patto colonico; coi diritto di partecipare all’amministrazione dell’azienda, mediante un controllo su di essa esercitato da due suoi rappresentanti; col diritto anche di avere una parte degli utili netti. La divisione degli utili è fatta nella misura del 70% ai contadini associati, mentre al direttore d’azienda viene devoluto l’altro 30 % ».
La reazione fascista
Gli agricoltori cremonesi e l’agrarismo andavano intanto organizzandosi per passare al contrattacco. Riunitisi nella Confederazione generale dell’agricoltura, scelsero il metodo della sopraffazione fascista per avere la meglio sui contadini: le violenze seguirono alle violenze. Né mancarono i tentativi « legali »: gli agrari cercarono infatti di impugnare la validità del « lodo » dinanzi all’autorità giudiziaria, ma furono ancora una volta sconfitti dalle sentenze dei Tribunali di Cremona e di Brescia (9.11.1921 e 4.1.1922). E la catena delle violenze continuò: un organizzatore cattolico, Giuseppe Paulli, fu assassinato dagli agrar[...]