Brano: [...]taurazione dei valori nazionali ». Salito al potere Benito Mussolini, fu tra i deputati che votarono i pieni poteri al nuovo gabinetto, facendo appello ai « competenti » affinché non rifiutassero la propria « collaborazione tecnica » al governo. Non rieletto alla Camera nelle elezioni del 1924, cessò di partecipare attivamente alla vita politica e si ritrasse nell’ombra.

Dopo il 25 luglio 1943

Nella fase che doveva portare al

25.7.1943, Vittorio Emanuele III e i circoli vicini a casa Savoia ripresero contatto con Bonomi, in vista di una elaborata soluzione per sostituire Mussolini al governo del paese affidandosi a conservatori di sicura fede monarchica e di sperimentata avversione verso le forze di sinistra. Bonomi, che nel frattempo aveva riallacciato i rapporti con personalità antifasciste della opposizione attiva, era nel novero dei personaggi sui quali il sovrano riponeva le proprie speranze, qualora fosse venuto meno il disegno principale della Corona, ossia quel

lo di decapitare il regime senza mutarne la sostanza, oppure sos[...]

[...]k Times », pronunziandosi per un plebiscito che decidesse la questione istituzionale, in pieno contrasto con il decreto legge dello stesso governo Bonomi, approvato a Salerno nella prima riunione del gabinetto, che attribuiva tale decisione alla futura Assemblea Costituente. Inoltre Bonomi stesso aveva nominato, fin dal luglio, di concerto con il luogotenente e alle spalle del ministero, il marchese Tornasi della Torretta presidente del Senato e Vittorio Emanuele Orlando presidente della Camera, come « affermazione della continuità ideale dell’antica Camera dei deputati con l’Assemblea che sarà liberamente eletta », secondo la sua affermazione; in realtà, come sostegno delle prerogative regie e creando un fatto compiuto che contravveniva agli accordi della coalizione del giugno 1944.

In patente violazione del patto stipulato tra i partiti antifascisti e con l’evidente proposito di rendere

al luogotenente quella iniziativa che gli era stata sottratta nel giugno

1944, Bonomi, invece di presentare le proprie dimissioni al C.L.N., le prese[...]

Brano: [...]gime. Fu presidente della Confindustria dal 1934 e sempre presente nelle prime file del regime fascista, il cui appoggio era determinante per la sua affermazione in campo economico.

Colpito da grave malattia nell’estate 1943 e poi arrestato dai tedeschi, riuscì a rifugiarsi in Svizzera, ma non potè conservare il control

lo del suo impero economico.

Nel dopoguerra venne processato per l’appoggio dato al fascismo. Autorevolmente difeso da Vittorio Emanuele Orlando e da Iva noe Bonomi, fu in parte assolto e in parte amnistiato, ma la morte gli impedì di tornare a esercitare il suo potere.

Bibliografia: S. Romano, Giuseppe Volpi, Bompiani, Milano 1979.

G.Roch.

Volpi, Umberto

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. a Fara Sabina (Rieti) nel 1892, m. in Dalmazia il 30.9. 1943; colonnello d’artiglieria. Comandante del 4° Reggimento artiglieria “Bergamo” in Croazia, dopo l’armistizio dell'8.9.1943 partecipò attivamente alla lotta contro i tedeschi. Catturato, affrontò il plotone di esecuzione rivolgendo parole di incoragg[...]

Brano: [...]anni Zanivan; l'imprenditore Basso; il geometra Urbani, quattro sacerdoti (mons. Giuseppe Bortoluzzl, parroco di Lago e autorevole consigliere del vescovo; mons. Domenico Zanette, arciprete del Duomo; don Giuseppe Faé, parroco di Corbanese; don Silvio Celotto, direttore del settimanale diocesano “L’Azione” e assistente della Gioventù cattolica); Cesare Allegrami, della vicina Cordignano; Francesco Orlando, figlio dell’ex presidente del Consiglio Vittorio E manuele Orlando e. in quel momento, ospite della famiglia Pasqualis, con la quale era imparentato.

AH'indomani dello spettacolo, tutte le persone indicate, rastrellate dai fascisti, furono portate alla Casa del fascio, poi in locali pubblici vicini alla Pretura e infine sotto le gradinate del Municipio, dove nel frattempo era stato eretto un palco. Una rappresentanza dei sequestrati (Bortoluzzl, Brunetta, Da Ros, Frassinelli, Marino e Orlando) fu obbligata a salire sul palco e, sotto la pioggia, il segretario del fascio tenne una pubblica concione, cominciando con il rimproverare la scarsa[...]

Brano: [...]a creato per sostenere la figura di Ivanoe Bonomi in una specie di ministerialismo in pectore. Intorno a Ruini si raccoglieranno Luigi Cevolotto, Giovanni Persico, i più giovani Achille Lordi e Aldo Bozzi.

Per le sue caratteristiche ideali e personali, l’antifascismo liberale romano si mostrò incline sin dall'inizio all’accordo con il re, interessato a presentarsi a lui come possibile forza di ricambio. Proposte in tal senso vennero rivolte a Vittorio Emanuele Ili nel colloquio del 2.6.

1943 da Bonomi e in quello del 7 giugno da Marcello Soleri, ex ministro liberale piemontese cooptato alla causa. Gli appelli rivolti alla monarchia dal giornale clandestino romano La Ricostruzione (aprile 1943) non furono però condivisi dagli azionisti e dagli antifascisti del Nord, per i quali l’antifascismo romano si mostrava troppo filomonarchico, rivolto più a mantenere la funzione della continuità che non i valori della rottura radicale. Così, quando il 25 luglio (v.), Mussolini cadde per iniziativa interna allo stesso fasci” smo, l’atteggiamento dell[...]

Brano: Albania

coste albanesi e il 7.4.1939 Mussolini proclama l’annessione dell’Albania all'Italia, mentre Vittorio Emanuele III cinge la corona di « re di Albania ».

L’aggressione fascista non viene osteggiata dalle grandi potenze occidentali; la Società delle Nazioni non si pronuncia e Chamberlain, che il 16 aprile aveva dichiarato alla Camera dei Comuni non avere l’Inghilterra particolari interessi in Albania, approva praticamente l’aggressione, violando lo stesso accordo di statu quo nel Mediterraneo, che aveva firmato un anno prima a Monaco (v.). Soltanto l’Unione Sovietica condanna pubblicamente l’avvenimento qualificando l’invasione dell’Albania da parte dell’Italia come « un nuovo atto di aggressi[...]

Brano: [...]hetto. Qualche ora dopo, aggiuntisi al primo altri due « Tigre », i patrioti furono costretti a desistere da ogni ulteriore resistenza. Verso le ore 13 i nazisti cessarono il fuoco, nel momento stesso in cui le avanguardie alleate giungevano al ponte Villanova, sulla strada PomiglianoAcerra a meno di 2 chilometri dal paese. Sin dal mattino, intanto, centinaia di contadini avevano ammassato i loro carri e gli attrezzi agricoli attraverso il corso Vittorio Emanuele, per sbarrare la strada ai carri armati tedeschi.

Nel pomeriggio ebbe inizio la strage: diciotto tedeschi scesero dai carri armati e, divisi in squadre, si

diedero a irrompere nelle case, cacciandone all’aperto gli uomini e trucidandoli. Domenico Marzullo, un contadino settantenne, fu gettato vivo in un rogo; una donna con un bambino fu uccisa a colpi di baionetta. Il segretario del fascio di Acerra, indossata la divisa fascista, procedette verso i carnefici con una bambina in braccio gridando: « Sono fascista, sono un gerarca! », ma i tedeschi gli sputarono addosso e lo uccisero[...]