Brano: [...]ualificati nostri nemici ». Nella stessa direzione era valida la sua critica al “manifesto della riconciliazione” lanciato quando il partito aveva pensato di proporre come punto di incontro il programma fascista del 1919. Il partito, diceva Terracini a questo riguardo, « si presenti nella sua definita individualità, conscio di sé e dei propri compiti senza la minima attenzione ideologica, ma nemmeno organizzativa ».

I cinque anni trascorsi da Terracini a Civitavecchia furono quindi un succedersi di scontri con i dirigenti del Direttivo e di minacce di espulsione nei suoi riguardi. Se egli fosse tornato in libertà nel 1937, tutto sarebbe stato chiarito con il Centro del partito (o almeno è sperabile che così sarebbe stato), egli invece fu inviato al confino, dove

10 scontro si acuì anche per l’incalzare degli eventi politici e sociali.

Al confino

11 confinato politico era sottoposto a un regolamento amministrativo e all’arbitrio del personale di vigilanza (v. Confino di polizia). Se a questa condizione si aggiungevano il comportamento ostile degli [...]