Brano: [...]della V Divisione Alpenjàger tedesca, della 162a Divisione turcomanna e delle Divisioni fasciste “Italia” e “San Marco” investirono le formazioni gielliste e la Divisione “Aliotta”, comandata da Domenico Mezzadra (v.), forte di 2.500 uomini e schierata con le Brigate “Cornaggia”, “Casotti”, “Crespi” e “Matteotti” sulla linea dello Staffora. I combattimenti si protrassero fino oltre la metà di dicembre in una serie di scontri sanguinosi, con i partigiani tormentati dai rigori deH'inverno e ormai a corto di mezzi. Le formazioni dovettero in parte disperdersi e in parte ritirarsi sulle zone montane più impervie, ma dal febbraio
1945 iniziò la ripresa.
Fra il 12 e il 14 marzo la “Crespi” e reparti dell’“Aliotta” mossero al contrattacco, obbligando il nemico a sgomberare la fascia di territorio dell’oltrepò. Successivamente le formazioni della valle diedero man forte alle altre forze partigiane nel disturbare la ritirata tedesca. Dalla metà di aprile le brigate partigiane avevano il controllo delle statali 35 (GenovaNoviTortonaVoghera) e 45 (GenovaBobbioPiacenza). Quindi anche per le formazioni della valle del Tidone scattarono gli ordini di movimento, culminati nelle operazioni del 25 aprile che le portarono alla liberazione di Voghera, Piacenza e Pavia, fino a Milano.
Tignino, Michelangelo
N. a Gela (Caltanissetta) il 16.2.
1903, m. a Catania nel 1984; assicuratore.
Militante socialista, poi libertario, nel 1921 aderì al Partito comunista. Agli inizi degli anni Trenta ricevette alcuni inviati dal Centro estero del partito e nel 1932, con Giuseppe Bortolas di Catania, Vito Longo di Misterbianco e Pasquale Burzillà di Adrano, lavorò alla ricostituzione clandestina del P.C.I., organizzando nel Catanese numerose cellule e attivando lo spirito antifascista. Individuato dalla polizia, venne arrestato, ma se la cavò con un'ammonizione. Caduto il fascismo, la[...]
[...]evette alcuni inviati dal Centro estero del partito e nel 1932, con Giuseppe Bortolas di Catania, Vito Longo di Misterbianco e Pasquale Burzillà di Adrano, lavorò alla ricostituzione clandestina del P.C.I., organizzando nel Catanese numerose cellule e attivando lo spirito antifascista. Individuato dalla polizia, venne arrestato, ma se la cavò con un'ammonizione. Caduto il fascismo, lavorò alla riorganizzazione del P.C.I. in Sicilia.
G.Mic.
Tignino, Saverio
N. a Gela (Caltanissetta) il 22.11. 1901; assicuratore.
Socialista, residente a Messina, svolse attività politica nella frazione dei “terzinternazionalisti” facente capo a Francesco Lo Sardo e, con questa, nel 1924 aderì al Partito comunista. Negli anni Trenta fu attivo nella cospirazione e, con Fiore e altri, tenne in vita l’organizzazione comunista clandestina nel Messinese. Nel dopoguerra fece parte del primo comitato regionale del P.C.I..
G.Mic.
T.I.G.R.
T.I.G.O.R.. Sigla di un’organizzazione clandestina slovenocroata della Venezia Giulia (TrstlstraGoricaReka =[...]
[...]ltanissetta) il 22.11. 1901; assicuratore.
Socialista, residente a Messina, svolse attività politica nella frazione dei “terzinternazionalisti” facente capo a Francesco Lo Sardo e, con questa, nel 1924 aderì al Partito comunista. Negli anni Trenta fu attivo nella cospirazione e, con Fiore e altri, tenne in vita l’organizzazione comunista clandestina nel Messinese. Nel dopoguerra fece parte del primo comitato regionale del P.C.I..
G.Mic.
T.I.G.R.
T.I.G.O.R.. Sigla di un’organizzazione clandestina slovenocroata della Venezia Giulia (TrstlstraGoricaReka = TriestelstriaGoriziaFiume) che, fra il 1927 e il 1931, in risposta alla politica di oppressione e di snazionalizzazione condotta dai fascisti nei territori annessi all’Italia dopo la Prima guerra mondiale, vi si oppose con la lotta armata.
Sorta nel 1927, la T.I.G.R. ebbe come promotori i più combattivi elementi delle ex associazioni culturali slovene e croate poste fuori legge dal fascismo, con due distinte diramazioni: una per il Goriziano, l’altra per Trieste e l’Istria. Quest’ultima, conosciuta anche col nome di Borba (Lotta), era autonoma e si distingueva per le azioni terroristiche dei suoi militanti guidati da Ferdinando Bidovec (Ferdo), Francesco Marusic (Franco), Zvonimir Milos e Vjekoslav Spangher, provenienti dalle disciolte associazioni giovanili.
L’organizzazione era fondata su un sistema di rigida segretezza, comprendeva poche decine di[...]
[...] per destare l’attenzione dell’opinione pubblica locale ed europea sulle condizioni della minoranza nazionale e, contemporaneamente, incutere timore ai responsabili della politica di snazionalizzazione; azioni propagandistiche per suscitare nella popolazione della Venezia Giulia la fede nella possibilità della resistenza e nel futuro. Il fine ultimo era comunque la separazione della regione dallo Stato italiano.
Dalla Jugoslavia venivano alla T.I.G. R. aiuti anche materiali per mezzo dei fuorusciti giuliani le cui fila, numerose fin daH’immediato dopoguerra, si ingrossarono rapidamente dopo l’instaurazione del regime dittatoriale in Italia.
Ci furono numerosi incendi di asili d’infanzia, centri ricreativi ed edifici scolastici considerati quali strumenti del regime per la snazionalizzazione culturale delle nuove generazioni; nonché attentati a spie fasciste di nazionalità slovena e a singole persone segnalatesi per lo ze
lo posto nell’esecuzione della politica snazionalizzatrice. Al confine con la Jugoslavia si verificarono anche g[...]
[...]onsiderati quali strumenti del regime per la snazionalizzazione culturale delle nuove generazioni; nonché attentati a spie fasciste di nazionalità slovena e a singole persone segnalatesi per lo ze
lo posto nell’esecuzione della politica snazionalizzatrice. Al confine con la Jugoslavia si verificarono anche gravi incidenti tra guardie di frontiera e persone che espatriavano clandestinamente.
In occasione del plebiscito fascista del 1929, la T.I.G.R. invitò la popolazione a non votare. Una sparatoria organizzata nei pressi di Pisino, in Istria, per adempiere a questa direttiva, portò all’arresto del giovane croato Vladimir Gortan (v.) che, a Pola, fu condannato alla fucilazione (poi eseguita), mentre 4 suoi compagni furono condannati a 30 anni di reclusione.
Nel 1930, in seguito allo scoppio di un ordigno nella redazione del quotidiano fascista II popolo di Trieste che svolgeva una martellante propaganda antislava, la polizia colpì, praticamente distruggendola, la ramificazione “Borba” e, con questa, ebbe fine la prima fase del movim[...]
[...]le Speciale per la difesa dello Stato, insediatosi per l’occasione a Trieste, condannò alla pena capitale i capi dell’organizzazione Bidovec, Marusic, Milos e Alojz Valencic, mentre altri 12 militanti furono condannati a lunghi periodi di reclusione (v. Basovizza).
Nella seconda parte del processo, svoltasi a Roma nel 1931, furono imputati 30 militanti provenienti da varie parti della Venezia Giulia. Mentre gli attentati degli affiliati della T.I.G.R. avevano suscitato lo sdegno anche di una parte della popolazione slava, le esecuzioni capitali decise dal fascismo suscitarono proteste in tutta Europa.
Il Partito comunista Italiano, oltre a varie altre iniziative, diffuse un manifesto intitolato « Basta con le fucilazioni! Basta con il Tribunale Speciale! », nel quale invitava i lavoratori sloveni, croati e tedeschi della Venezia Giulia e del Tirolo ad allearsi col proletariato italiano « per condurre la lotta a morte contro il fascismo e il capitalismo italiano e per il diritto all'indipendenza delle minoranze slovene, croata e tedesc[...]