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Il segmento testuale Spartaco Lavagnini è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 87Entità Multimediali , di cui in selezione 57 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 285

Brano: [...]o regolare. Ma l’organizzazione partigiana nulla aveva a che vedere con le regole tradizionali della vita militare. Prima di tutto perché la politica era al primo posto, non solo per il ruolo svolto dai* commissari politici, ma per la omogeneità di esigenze, ideali e convinzioni politiche stabilitasi fra j combattenti partigiani. Ciò veniva ricordato dai nomi stessi dati alla Brigata e ai vari distaccamenti, dal nome del militante rivoluzionario Spartaco Lavagnini a quelli di Ovidio Sabatini e di Gastone Sozzi, dirigente comunista assassinato in carcere, a quelli di Giuggioli e Parri, militanti comunisti senesi caduti in difesa della Repubblica spagnola. Il fatto di richiamarsi a Giuseppe Garibaldi (v.) non aveva poi tanto a che fare, per i partigiani, con la retorica risorgimentale, quanto invece con il Garibaldi internazionalista, paladino degli oppressi e degli sfruttati.

La lotta armata

La guerriglia rifiutava schematismi e ripetizioni meccaniche. Dovendo rifarsi giorno per giorno a nuovi e concreti problemi, confidava fondamentalmente sulle [...]

[...]tennamento o compromesso con il passato doveva fermare il processo di riorganizzazione sociale e politica delle masse popolari senesi, processo che nasceva dal basso e nel vivo della lotta. Questo era il chiaro proposito degli operai, dei contadini della provincia e nello stesso tempo di tutti i combattenti partigiani stretti in un’unità senza frontiere. A testimonianza di questo internazionalismo si può ricordare la presenza, nelle file della « Spartaco Lavagnini », di non pochi partigiani stranieri, dal francese Robert Handert; caduto dopo strenua resistenza durante un rastrellamento a Monte Quoio, ai russi Nikolai, Alexei e Miska che, prigionieri in un campo di concentramento a Grosseto, dopo aver sopraffatto le sentinelle tedesche ed essersi impadroniti delle loro armi si aggregarono alla « Spartaco Lavagnini », dividendone fino alla Liberazione le sorti e gli ideali.

Un’idea dell’attività militare della « Spartaco Lavagnini » dal novembre 1943 al luglio 1944, mese nel quale fu interamente liberata la provincia di Siena, viene offerta da un riepilogo dei rapporti inviati al Comando di brigata dai singoli distaccamenti e da cui risultano le seguenti cifre:

Partigiani catturati e fucilati dal nemico: 29

Caduti in combattimento: 41 Partigiani feriti: 132 Tedeschi e fascisti uccisi in combattimento o giustiziati: 519 Automezzi catturati: 18 Automezzi distrutti: 39

Ma il risultato militare ottenuto dalla « Lavagnini » non sta tanto in queste cifre (alle quali sono naturalmente da aggiungere le decine di caser[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 93

Brano: [...]derazione provinciale socialista fiorentina », che in seguito modificò ancora, rimanendo comunque il periodico dei socialisti locali.

Fu uno dei settimanali più diffusi e autorevoli del partito. Come suoi direttori si succedettero, dopo Ah fredo Angiolini, Carlo Pucci, Alceste Della Seta, Arturo Caroti, Pompeo Ciotti, Armando Aspettati, G.A. Andriulli, Alo Simplicini, Guido Ceccaroni, Livio Bini, Filiberto Smorti, Ugo Barni, Michele Terzaghi, Spartaco Lavagnini (v.).

Appoggiò il sorgere dell’organizzazione giovanile socialista. Con la nomina di Alceste Della Seta a direttore (settembre 1903), il settimanale assunse un indirizzo prevalentemente di sinistra, « intransigente ». Mutò nuovamente, dall’aprile 1904, con il sopravvento dei riformisti e il nuovo direttore Pompeo Ciotti. Mantenne un orientamento riformista anche dopo le dimissioni di Ciotti (ottobre 1908). Assunse una posizione vivacemente critica contro gli anarcosindacaIisti, pur elogiando la compattezza dei braccianti durante lo sciopero agrario da essi organizzato nel Parmense (1908). [...]

[...]ovocarono la sospensione della pubblicazione nell’ottobre 1911. Il settimanale riprese a uscire nell’aprile 1913, dopo il Congresso socialista di Reggio Emilia, con posizioni più di sinistra. Partecipò quindi alle vivaci polemiche prò e contro l’intervento dell’Italia nella guerra 191518, schierandosi infine in favore dell’interventismo.

Al termine del conflitto la direzione del giornale assunse posizioni massimaliste e direttore fu designato Spartaco Lavagnini. Quando, nel gennaio 1921, questi passò al Partito comunista, abbandonò l’incarico. Gli subentrò allora un comitato di redazione composto da Luigi Frontini, Gaetano Pacchi, Car

lo Scarpini e altri ancora. La tipografia del giornale fu più volte devastata dagli squadristi fascisti finché, nel luglio 1922, il comitato decise di sospendere le pubblicazioni.

Secondo dopoguerra

« La Difesa » riprese le pubblicazioni il 15.9.1945, come « Organo del Partito socialista di unità proletaria ». Il 17.1.1947 divenne «Settimanale socialista». L’11.4.1947 (dopo la scissione socialista di Palazzo B[...]

[...]e « Organo del Partito socialista di unità proletaria ». Il 17.1.1947 divenne «Settimanale socialista». L’11.4.1947 (dopo la scissione socialista di Palazzo Barberini) diventò « Organo della Federazione provinciale socialista fiorentina del Partito socialista italiano » e infine tornò a essere « Settimanale socialista ».

Vi hanno collaborato i più noti socialisti italiani, e in particolare i fiorentini, da Egidio Gennari a Fernando Carosi, da Spartaco Lavagnini a Filiberto Smorti, da Nicola Badaloni a Oddino Morgari, da Dino Rondani a Nicola Barbato, da Ettore Ciccotti a Enrico Ferri, da Guglielmo Ferrerò a Antonio Graziadei, da Mario Garuglieri a Bruno Frizzi.

Difesa delle lavoratrici, La

Quindicinale, poi settimanale delle donne socialiste. Formato cm 46 x 35, poi 50x36, illustrato. Direttori: Anna Kuliscioff, Pietro Nenni. Gerenti: Giuseppe Rigamonti, Giuseppe Invernizzi, Ernesto Schiavello.

Tra le collaboratrici vi furono: Rita Mai erotti, Giuseppina Martinuzzi, Margherita Sarfatti, Giselda Brebbia, Angelica Balabanoff, Argentina Altòbe[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 283

Brano: [...]flessione. Il Monte Amiata (1.734 m), a favore del quale pure deponeva la presenza di una classe operaia combattiva e bene organizzata, fu scartato per la rigidità del clima e per l’ubicazione troppo periferica rispetto al centro della provincia. La scelta del Monte Quoio si sarebbe poi dimostrata come la più opportuna anche perché nel comune di Monticiano l’influenza esercitata da Gastone Guastalli (v.) (che diverrà commissario politico della « Spartaco Lavagnini ») e la presenza di un saldo gruppo di comunisti, fra i quali Remo Galli e Omero Bartalucci, assicurarono ai partigiani un buon retroterra per collegamenti e rifornimenti.

Coperto di fitti castagneti, il Monte Quoio domina con la sua caratteristica forma a cono una vasta zona. Nella vallata che lo divide dal Belagaio scorre la Farma, affluente del Merse particolarmente ricco di acqua. Il campo partigiano sorgeva sull’erto pendio del fianco sudorientale della montagna, disseminato di essiccatoi di castagne.

Il periodo iniziale fu reso difficile, più che dalle condizioni ambientali, dall’[...]

[...]escita della formazione fu l’aver posto alla base della sua attività l’esigenza di uno stretto legame con i'contadini. L’appoggio contadino determinò infatti un rigoglioso sviluppo della lotta armata, nonostante le solenni affermazioni degli strateghi da tavolino e dello Stato Maggiore dell’esercito italiano, secondo i quali sarebbe stato impossibile condurre la guerriglia nelle nostre campagne, perché poco boscose e troppo popolate.

Per la « Spartaco Lavagnini » la pre

senza dei contadini non rappresentò affatto un ostacolo, ma anzi divenne un prezioso retroterra, senza contare che i contadini stessi finirono per costituire il grosso della formazione.

Questo stretto legame fra le masse contadine e il nucleo operaio iniziale fu certo una delle più significative caratteristiche della Resistenza senese. Tale legame potè sorgere e consolidarsi perché, oltre all’obbiettivo « nazionale » della cacciata dei fascisti e dei tedeschi, i partigiani divennero i più decisi portatori degli ideali di classe, per realizzare in Italia una società socialista b[...]

[...]blichini, occupazioni di caserme, eliminazione di spie e gerarchi fascisti) si arrivò nel marzo

1944 alla occupazione di Montieri

(v.) e alla messa fuori uso della miniera di pirite di Boccheggiano. NeN’aprile 1944 seguì la distruzione di un deposito di benzina tedesco nel campo di aviazione di Ampugnano e, ai primi di giugno, si ebbero scontri importanti con i tedeschi a Monticiano, sull’Amiata e a Molli (Sovicille).

In pochi mesi la « Spartaco Lavagnini » si affermò come la principale formazione partigiana della provincia. Intorno alla fine del marzo

1944 fu riconosciuta come Brigata d’assalto Garibaldi e nel maggio successivo, quando i suoi effettivi avevano ormai raggiunto il migliaio, fu promossa a Divisione.

Struttura militare

Con grande cura furono affrontati, in seno alla « Lavagnini », sia i problemi di carattere militare che quelli politici. Riguardo ai primi, si dimostrarono utili tanto le cognizioni acquisite da ex ufficiali e sottufficiali già esperti in materia, quanto quelle portate da veterani dell’antifascismo che, in[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 202

Brano: [...]C.R. (centro radiofonico), I’A.V.E. (attività editoriale), VO.P.P.I. (attività pubblicitaria), e altre ancora.

Bibliografia: F. Olgiati, Storia dell'Azione Cattolica in Italia, Milano, 1922; G. De Rosa, L'Azione Cattolica, Il voi., Bari, 1954; G. Candeloro, L’Azione Cattolica in Italia, Roma, Ì949; R. Carli Bai loia, L’Azione Cattolica alla conquista dell'Italia, Milano, 1953.

Azione Comunista, L’

Periodico fondato a Firenze nel 1921 da Spartaco Lavagnini, subito dopo la scissione di Livorno e la nascita del Partito Comunista d’Italia (v.). Il primo numero uscì il 29 gennaio, come organo della Federazione comunista fiorentina. Nel suo articolo di presentazione, affermava la òontinuità di La Difesa, rivendicando l’eredità degli ideali e degli obiettivi di lotta di quel periodico fiorentino di cui, solo tre giorni prima, i fascisti avevano devastato e incendiato i locali di via Laura, sede della redazione e della tipografia.

« L’Azione Comunista » ebbe la sua redazione nella sede del Sindacato ferrovieri (in via Taddea, 2) e fu stampata nella[...]

[...]sentazione, affermava la òontinuità di La Difesa, rivendicando l’eredità degli ideali e degli obiettivi di lotta di quel periodico fiorentino di cui, solo tre giorni prima, i fascisti avevano devastato e incendiato i locali di via Laura, sede della redazione e della tipografia.

« L’Azione Comunista » ebbe la sua redazione nella sede del Sindacato ferrovieri (in via Taddea, 2) e fu stampata nella tipografia L’industria, in Borgo S.S. Apostoli. Spartaco Lavagnini vide uscire soltanto 5 numeri del giornale che aveva fondato. Il 27 febbraio, 29 giorni dopo l’uscita del primo numero, egli fu trucidato dai fascisti nell’ufficio di via Taddea, mentre stava revisionando il sesto.

Alla direzione del periodico, che continuò ad uscire fino al è>u9no del 1921, subentrò il deputato comunista Fernando Garosi. In tutto il periodo della sua pubblicazione, il giornale fu impegnato a sostenere l’organizzazione del Partito comunista, a spiegare il valore politico e storico della sua polemica coi rifor

misti e con i massimalisti unitari, a denunciare la complicit[...]

[...]e 5.000 copie, ma per certi numeri superò le 10.000. Nei giorni della liberazione di Firenze (agosto 1944), si trasformò in quotidiano, ma subito dopo tornò a uscire periodicamente, sempre sotto la direzione di Giuseppe Rossi.

Cessò definitivamente le pubblicazioni nel luglio 1946, per lasciare il posto al nuovo periodico della Federazione comunista: Toscana Nuova. Un numero unico venne ancora pubblicato il 27.2.1949 dalla sezione comunista « Spartaco Lavagnini » che volle così commemorare il 28° anniversario della morte del valoroso dirigente antifascista di cui aveva preso il nome.

M.Fa.

Azione, Partito d’

La sera del 26.7.1943 apparve ufficialmente per la prima volta a fianco dei preesistenti partiti antifascisti (socialista, comunista, cattolico, liberale) il Partito d’Azione, che con essi prendeva posizione unitaria dopo l’annunzio della caduta di Mussolini e della contemporanea formazione del governo Badoglio (v.). Per l’opinione pubblica era un partito costruito in pieno fascismo e allineato agli altri partiti dell’opposizione al reg[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 286

Brano: [...]istici firmati da Giorgio Almirante

o a quelli del podestà repubblichino Socini Guelfi.

Questa egemonia e l’autonomia popolare apparvero così evidenti e pericolose ai Comandi alleati che questi, appena insediatisi nelle varie località della provincia, si affrettavano a imporre l’immediata smobilitazione partigiana (v. Disband) .

« Consegnate le armi! », era la prima pretesa degli Alleati appena giunti a contatto con i partigiani della « Spartaco Lavagnini ». E aggiungevano: « Vi ringraziamo per quanto avete fatto, ma ora il vostro compito è finito ».

La continuazione della lotta

Liberata tutta la provincia con la fine di luglio del 1944, quando gran parte dell’Italia era ancora in mano ai tedeschi e ai fascisti, il Comando della « Spartaco Lavagnini » presentò immediatamente una domanda di arruolamento dell’intera Divisione per continuare a combattere nelle file dell’Esercito italiano di liberazione. Ma solo alla fine di dicembre, dopo tenaci insistenze, gli Alleati consentirono ai volontari partigiani di entrare a far parte dei Gruppi di combattimento (v.). Ormai smobilitata da 56 mesi la Divisione, rientrata alle rispettive zone di origine e in seno alle famiglie la totalità dei combattenti, si trattava di ricostituire in pochi giorni le file della formazione. E, contro ogni dubbioso scetticismo di quanti non credevano possibile questo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 282

Brano: [...]copriva nelle Ferrovie l’ufficio di capogestione.

Si iscrisse al Partito comunista fin dalla sua fondazione e gli venne subito affidata la direzione del settimanale fiorentino L’Azione comunista (v.), del quale fece uscire 5 numeri. Fu assassinato dai fascisti, negli uffici del Sindacato ferrovieri, mentre era intento alla revisione del sesto numero.

Nel corso della Guerra di liberazione, il suo nome venne assunto dalla Brigata Garibaldi « Spartaco Lavagnini » (v.), operante in provincia di Siena.

Lavagnini Spartaco, Divisione

Formazione garibaldina operante, durante la Guerra di liberazione, nelle province di Siena e di Grosseto, poi nel Gruppo di combattimento « Cremona » (v.).

La Resistenza senese

Lo sviluppo del movimento partigiana in provincia di Siena incontrò gli stessi ostacoli con i quali dovette fare i conti più o meno l’intera Resistenza italiana: dalla manovra della cosiddetta « pacificazione » tentata da gerarchi repubblichini o da vecchi arnesi del fascismo d’accordo con i tedeschi, alle posizioni di attesismo (v.). Col[...]

[...]nei territori di Rosia, Abbadia San Salvatore e Certaldo (in quest’ultima località si era particolarmente prodigato il vecchio militante comunista Guglielmo Nencini) decisero di collegarsi a una piccola formazione che già dal mese di novembre si trovava sul Monte Quoio, nel comune di Monticiano (v.), per gettare le basi di una Brigata Garibaldi. Questa formazione, alla quale fu deciso di dare il nome di un comunista ucciso nel 1921 dai fascisti, Spartaco Lavagnini (v.), risultò composta di veterani come Sestilio Pedani (Carbonaro), Ange

lo Ceccherini (Ribelle), Francesco Franci [Il Vecchio) e di giovani lavoratori come Giorgio Marrocchesi (Scorretto) e Alvaro Sabatini (Marco) o studenti come Luciano Panti e altri ancora (Marsili, « Catullo », « Giangino », « Gonella », « Scienza », Signorini).

La scelta del Monte Quoio (647 m s.l.m.) come sede della prima base

282



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 358

Brano: [...] d’ordine di conquista rivoluzionaria, ripiegava costantemente su posizioni di compromesso, se non di rinuncia. Questa situazione determinò nel Partito socialista lotte di frazione. A Firenze, la Federazione giovanile socialista e poi la corrente comunista in seno al partito si fecero portatrici delle esigenze rivoluzionarie dei lavoratori. Nel gennaio 1921, dopo la scissione del Congresso socialista di Livorno, i comunisti fiorentini guidati da Spartaco Lavagnini (v.) fondarono la

locale sezione del Partito comunista d’Italia. Questa trovò subito adesioni fra i lavoratori, soprattutto nei sindacati.

Frattanto il fascismo faceva i suoi passi sul piano della violenta repressione del movimento operaio. In provincia di Firenze le prime squadre fasciste furono costituite fra l’ottobre 1920 e il febbraio 1921. Finanziati da industriali, possidenti agrari e grossi commercianti, i fascisti ottennero armi e protezioni dalle autorità militari e civili, nonché un costante appoggio dalla stampa conservatrice locale.

Fascismo

Dopo alcune spedizioni pun[...]

[...]condo il piano, più o meno tacitamente concordato, di esasperare lo scontro sociale per poi giustificare l’intervento repressivo della forza pubblica. Quando, il 27.2.1921, una bomba a mano fu lanciata contro un corteo liberalfascista, squadristi armati invasero e devastarono circoli operai, Case del Popolo, abitazioni di dirigenti. Numerosi lavoratori furono bastonati; il ferroviere socialista Mugnai, ucciso nel centro della città; il comunista Spartaco Lavagnini, segretario del Sindacato ferrovieri, trucidato e il suo cadavere straziato.

Presidio di truppa in via Strozzi, durante le agitazioni contro l'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale (Firenze, primavera 1915)



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 692

Brano: [...]marono una serie di disposizioni per ritardare le operazioni di mietitura e di trebbiatura. I contadini furono anche in

vitati a non concentrare nelle aie il grano da trebbiare e a mettere al sicuro il bestiame per impedirne la razzia da parte del nemico.

Tra i molti esempi di attività coordinata fra partigiani e contadini su questo terreno, si possono ricordare i veri e propri concentramenti di bestiame istituiti dalla Brigata Garibaldi « Spartaco Lavagnini » nei territori delle province di Grosseto, Siena e Pisa soggetti al suo controllo. Nel quadro di queste operazioni, fu anche necessaria la collaborazione di numerosi mezzadri e coltivatori diretti per assicurare al bestiame il foraggio.

In EmiliaRomagna la lotta per conservare i raccolti impegnò a fondo i C.L.N. (si veda la voce Battaglia del grano della Resistenza) che lanciarono appelli ai contadini e costituirono Comitati di difesa per proteggere lo « sciopero » della mietitura, che infatti fu pressoché totale. Quando i fascisti fecero scortare le macchine trebbiatrici da reparti armat[...]

[...]la base di tutte le grandi lotte sociali e politiche del dopoguerra.

Bibliografia: A. Serpieri, La guerra e le classi rurali italiane, Laterza, Bari, 1930; E. Sereni, Vecchio e nuovo nelle campagne, Editori Riuniti, Roma, 1956; L. Radi. I mezzadri, Ed. Cinque Lune, Roma, 1962; F. Cavazza, Le agitazioni agrarie in provincia di Bologna, Cappelli, Bologna, 1940; S. Flamigni, L. Marzocchi, Resistenza in Romagna, La Pietra, Milano, 1968; Brigata « Spartaco Lavagnini », Relazione; S. Bovini, L’Umbria nella Resistenza, Editori Riuniti, Roma, 1972; E. Sereni, Il capitalismo nelle campagne, Einaudi, Torino, 1947; A. Graziadei, La questione agraria in Romagna, Milano, 1913; L. Preti, Le lotte agricole nella valle Padana, Einaudi, Torino, 1955; E. Santarelli, Operai e contadini nella Resistenza; S. Jacini, I risultati dell’inchiesta agraria, Sommaruga, Roma, 1885; M. Tofani, La mezzadria dall'Assemblea Costituente alle leggi agrarie, Edagricole, 1964; C. Severini, La mezzadria nel regime fascista, Grafiche Pasquini, Livorno, 1930.

E.Bo.

Mezzasoma, Fernan[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 6

Brano: [...]e nelle zone di Volterra (Pisa), Colle Val d’Elsa (Siena) e Radicondoli, il loro progressivo rafforzamento e la loro entrata in azione li aveva portati a realizzare qualche azione in comune, in particolare contro la caserma di Montieri (2122.3.1944), base di un presidio di militi e fascisti che fino ad allora avevano impunemente terrorizzato la popolazione. L’attacco fu condotto in perfetto coordinamento con i partigiani della Brigata Garibaldi “Spartaco Lavagnini” (v. Montieri, Miniere di). Successivamente, però, due dei tre gruppi avevano subito rastrellamenti che, nel Volterrano, avevano provocato la cattura del comandante del distaccamento “Gattoli”, Elvezio Cerboni, poi fucilato (alla sua memoria sarà conferita la medaglia d'argento al valor militare), e l'eccidio di Monte Maggio (v.), presso Colle Val d’Elsa, in cui erano caduti 19 partigiani del “Velio”. In seguito i gruppi si erano lentamente riorganizzati, con l’aiuto dei Comitati di liberazione locali (nonché dei C.L.N. provinciali di Livorno, Firenze, Pisa e Siena), fino a giungere alla cost[...]

[...]23a Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia", con documenti e testimonianze sulla Resistenza nelle province di Grosseto, Livorno, Pisa e Siena. A.N.P.I., Siena, 1980; Vittorio Meoni, Memoria su Montemaggio, A.N.P.I., Siena, 1975; Renzo Vanni, La Resistenza dalla Maremma alle Apuane, Giardini, Pisa, 1972; Pier Nello Martelli, La Resistenza in provincia di Siena, Olschki, Firenze, 1976; AA. VV., Lo strano soldato. Autobiografia della Brigata Garibaldi "Spartaco Lavagnini", La Pietra, Milano, 1976; Fortunato Avanzati, Replica a "La tavola del pane" e Pier Giuseppe Martufi, Al di là della memoria, A.N.P.I., Siena, 1981; Mario Delle Piane, Su "La tavola del pane", in “Bollettino senese di storia patria”, 1980, pp. 369374.

Radicale, Partito

Partito ufficialmente sorto in Italia nel 1904 (anno del suo primo congresso nazionale) e scioltosi nel 1921.

Evoluzione del radicalismo in Italia

Se si usa il termine “partito” nell’accezione ottocentesca (cioè come un raggruppamento politico a base essenzialmente parlamentare ed elettorale, a carattere per lo più[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 18

Brano: [...]icercato relazioni e più stretti rapporti con elementi del fronte clandestino di Roma anziché con quelli di Firenze ». (Cfr., nella bibliografia, L’azione dello Stato Maggiore ecc., pag. 61).

Anche se non lo nomina esplicitamente, tale giudizio non può riferirsi che al Raggruppamento “Monte Amiata”, il quale operava precisamente nelle zone indicate da Messe. Le formazioni garibaldine presenti in quelle stesse zone, ossia le Brigate Garibaldi “Spartaco Lavagnini” (v.) e “Guido Boscaglia” (v. Radi, Guido) mantennero invece costanti e saldi rapporti con i C.L.N. locali e con quello regionale.

La Divisione “Mencattelli"

La formazione di gran lunga più importante fra le diverse incluse nel Raggruppamento “Monte Amiata” fu quella costituitasi a Pienza (v.) intorno al sottotenente Walter Ottavi ani (v.).

Pochi giorni dopo l'8.9.1943, con l’aiuto di alcuni noti antifascisti locali (Alessandro Fabbrini (v.), Quirino Bonifazi, Andrea Checchi, Alberto Amedei, Colombo Bonari, Giovacchino Farnetani e Giovanni Fracassi, che già da anni avevano costituito[...]

[...]ollabile dal nemico e densamente abitato, non offriva quelle possibilità di movimento, attacco e sganciamento che sarebbero state necessarie per l’azione di consistenti forze partigiane. Si poneva così l’alternativa:

o rinunciare alla lotta nascondendosi e assumendo una posizione di attesismo o allargare il teatro operativo ad altre zone per non esporre le popolazioni a rappresaglie. A questo fine vennero intavolate trattative con la Brigata “Spartaco Lavagnini” (v.) che già operava su ampio territorio a nordest della provincia e fu deciso un coordinamento operativo tra le due formazioni,

18


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Spartaco Lavagnini, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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