Brano: [...]ile ondata popolare di indignata compartecipazione, suscitando propositi e iniziative le più disparate di ribellione alla violenza nazista.

Il secondo particolare evento derivò dal fatto che nella provincia di Udine, incorporata all'Italia nei 1866, esisteva una striscia montagnosa ove si erano insediate da oltre un millennio popolazioni di pariate slave: nella valle Resia, nonché nelle convalli del Torre e del Natisone. In quella zona, detta Slavia Friulana e in sloveno Benecija,

i partigiani di Tito avevano effettuato puntate dimostrative già dall’ottobre 1942 per far intendere che si trattava di terra slovena; le puntate si erano ripetute molto più metodicamente ed estesamente nel maggio 1943, tanto che l*8 settembre i partigiani sloveni avevano già una « Zona libera » intorno a Caporetto. Di lì estesero la loro influenza armata alla Slavia Friulana dando subito inizio alla coscri

Posto di blocco tedesco sulla strada fra Tarvisio e Tarcento

zione, più o meno coatta dove non accolta spontaneamente, nelle loro file. Il 18 settembre i partigiani sloveni fecero saltare i due ponti della località San Quirino, a 4 chilometri da Cividale del Friuli, quasi a indicare fin dove arrivava la zona da loro rivendicata. L’occupazione dei partigiani sloveni provocò la reazione tedesca e, dopo che alcune loro pattuglie penetrate nelle valli ebbero subito ripetute batoste, i tedeschi decisero di intervenire in forze: con due grandi rastrellamenti, l[...]

[...] 16 dicembre, la « repubblica di Caporetto » tornò sotto controllo tedesco e i partigiani sloveni, data anche l’inclemenza della stagione, dovettero sgomberare. Questo era l’ambiente in cui sorgeva la resistenza armata italiana in Friuli. Essa fu di tre tipi, secondo il rispettivo partito promotore.

1 Gli aderenti al P.C.I. convogliarono quanti accettavano di impugnare le armi contro il nazifascismo verso il Collio, sopra Cormons, o verso la Slavia Friulana. Lassù, sopra Faedis, fin dal marzo

1943 si era insediato un gruppo di disertori dall’esercito italiano, da 15 a 25 uomini, gruppo che si era ingrossato fino a diventare il Battaglione « Garibaldi » (v. Gorizia). Dal 15 settembre agli ultimi di ottobre, a questa si aggiunsero altri 4 Battaglioni a costituire la prima Brigata Garibaldi d’Italia. Essa collaborò pienamente con i partigiani sloveni di Tito, coi quali condivideva l’ideologia marxista, per I’ abbattimento del nazifascismo e per la libertà di tutti i popoli, rimandando a dopo le discussioni territoriali.

2 Il secondo partito [...]

Brano: [...] influenzato da un forte motivo di ostilità, dovuto al cozzo di due nazionalismi antagonistici.

Nel 1944 il P.C.I. e la Garibaldi « Friuli » riuscirono con paziente azione diplomatica ad allentare le tensioni, ma dal settembre di quell’anno, mentre le speranze di una imminente fine della guerra si facevano più vive, gli esponenti politici e militari titini riacutizzarono i rapporti. Essi pretesero che tutte le forze partigiane esistenti nella Slavia Friulana passassero alle dipendenze operative del IX Korpus sloveno. La Garibaldi « Natisone », come già accennato, cedette senza previa autorizzazione del C.V.L. e del C.L.N. (che furono informati a cose fatte) e, a fine dicembre del 1944, sì trasferì in Slovenia. Il Gruppo Brigate « Osoppo » delI’Est,

comandato da Francesco De Gregori [Bolla) e avente come delegato

o commissario politico Alfredo Berzanti [Paolo), cui succedette a fine gennaio Gastone Valente [Enea), non accettò tale imposizione e rimase nelle malghe sopra Porzus, inviando ripetuti esposti scritti al proprio Comando di division[...]