Brano: [...]1958. Per il vissuto catastrofico negli stati epilettici v. R. H. STAUDER, Zur Kenntnis des Weltuntergangserlebnisses in den epileptischen Ausnahmezuständen, Arch. f. Psych., 101 (1934), pp. 762 sgg. Per
il delirio di negazione » (sindrome di Cotard degli autori francesi) negli stati depressivi si
veda il testo e i dati bibliografici in H. EY, Etudes psychiatriques, II, Parigi, 1950, pp. 427 sgg. Sulla cosiddetta areazione di Sansone » vedi P. SCHIFF, La paranoia de destruction: réaction de Samson et phantasme de la fin du monde, 'Annal. Méd.Psychol.', 104 (1946), pp. 279 sgg. Ovviamente il tema delle apocalissi psicopatologiche appare variamente nella letteratura psicoanalitica, anzi la prima compiuta descrizione di un delirio di fine del mondo è quella che già nel 1913 FREUD dette nel suo contributo Psychoanalytische Bemerkungen über einen autobiographisch beschriebenen Fall von Paranoia (Dementia paranoides), Ges. Werke, VIII. Si veda, in particolare, Mme SsCHEHAYE, Journal d'une schizophrène, Paris 1950. Infine nella prospettiva della[...]
[...]ò vivere un minuto terrestre che valga per noi un numero incalcolabile di annate morali» (26).
La psicopatologia conosce infine anche una reazione catastrofica attiva che si accompagna ad un fantasma di fine del mondo, un impulso cataclismatico che vendica d'un Sol colpo la pro
(25) EY 1950, II, p. 430.
(26) JANET 1928, II, p. 74.
APOCALISSI CULTURALI ECC. 135
pria morte e gli oltraggi subiti durante la vita, com'è il caso *illustrato dallo Schiff — di quella operaia disoccupata che appiccò il fuoco alla sua piccola biblioteca privata il giorno in cui la polizia doveva rendere esecutivo l'ordine di sfratto per morosità. Ecco la dichiarazione successivamente resa dalla malata allo psichiatra:
Non è giusto chiedere del denaro a chi non lavora. Sono sempre vissuta sola, con i miei libri. La lettura era la mia passione. Le mie letture non erano quelle degli altri operai, ma leggevo autori un pò ricercati. Facevo rilegare i libri quando ero in condizione di poterlo fare. Avevo dei romanzi di Pierre Bourget, di Pierre Loti e di Paul Brulat.[...]
[...]tere di opera dotata di valore, a favore del sano e non del malato; che alcune pretese opere culturali si riducono in realtà a stati psichici morbosi, senza che ciò significhi che i loro autori siano degli psicotici, perché potrebbe benissimo trattarsi di persone normali nella loro vita pratica, o un po' eccentriche o al più leggermente nevrotiche; e infine che vi possono essere opere di alto significato culturale prodotte da individui che
(27) SCHIFF 1946, p. 279 sg.
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nel corso della loro biografia sono stati internati in qualche clinica neuropsichiatrica o che hanno concluso con una psicosi la loro vita altamente produttiva dal punto di vista culturale. Tuttavia per lo storico e per l'antropologo che si propone di ricostruire le genesi e la struttura dei prodotti della apocalittica d'oggi, non si tratta di enumerare statiche u somiglianze » o u differenze», ma di raggiungere di volta in volta, attraverso l'analisi, quel punto critico in cui le somiglianze rischiano di diventare identità, e in cui le differenze son[...]