Brano: Salvataggio patrimonio artistico
cui la legge demandava la facoltà di autorizzarne l'esportazione), tempestato da urgentissime e perentorie sollecitazioni da parte di Ciano e, tramite questi, di Mussolini. Il tira e molla sembrava ancora in corso quando, sul finire del giugno 1938, il Discobolo veniva accolto con grande festa, alla presenza del Fuehrer in persona, nella Gliptoteca di Monaco di Baviera, presentato dalla stampa dell’Asse come munifico dono del duce del fascismo al camerata germanico. Al caso Discobolo si affiancarono centinaia di casi simili, fra i quali particolarmente illuminante quello relativo al “Ritratto di gentiluomo” del Memling, opera di eccezionale importanza storicoartistica appartenente al principe Carlo Andrea Corsini di Firenze, della quale Ciano con lettera urgente delI’11.6.1941 (e l'urgenza sembra essere caratteristica costante di questo tipo di interventi) chiedeva a Bottai, « per desiderio del Fuehrer », il permesso di esportazione, addirittura in esenzione di tasse.
Nella lunga e accorata risposta con la quale Bottai tentò di opporsi, come sempre invano, a questo ulteriore salasso del nostro patrimonio a[...]
[...]osa.
Insieme al Discobolo e al Memling, lasciarono l'Italia tesori d'arte a decine e a centinaia anche su disposizioni date oralmente dalle gerarchie fasciste a semplici impiegati d’ordine, molto spesso in imballaggi chiusi con i sigilli diplomatici nell'Ambasciata di Germania in Roma o nei vari Consolati e imbarcati sui treni speciali (come tali, franchi da ogni controllo) dello stesso Hitler, del principe d'Assia, di Goering e di altri altissimi gerarchi che facevano la spola tra Italia e Germania, con ciò creando anche le premesse per un duro scotto che l’Italia avrebbe dovuto in ogni modo pagare nel futuro.
Per le opere illegalmente esportate durante il fascismo, infatti, la mancanza di documenti comprovanti la loro uscita, il fatto che esse erano state acquistate (spesso addirittura dietro offerta da parte dei cittadini italiani) con il consenso delle autorità italiane del momento, non solo ha reso lunga e difficoltosa l’opera di ricupero affidata dopo la guerra alla Missione diretta dal ministro plenipotenziario Rodolfo Sivie[...]
[...]omprovanti la loro uscita, il fatto che esse erano state acquistate (spesso addirittura dietro offerta da parte dei cittadini italiani) con il consenso delle autorità italiane del momento, non solo ha reso lunga e difficoltosa l’opera di ricupero affidata dopo la guerra alla Missione diretta dal ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero, ma ha fatto sì che non sia stato possibile ottenere la restituzione di un rilevante numero di esse, con gravissimo danno per il nostro patrimonio artistico.
Questa rapina su licenza andò avanti fino all’8.9.1943, cioè fino a quando i nazisti, riposto il portafoglio, poterono sottoporre finalmente anche l’Italia occupata alla legge del mitra. Da quel momento, i tesori d’arte razziati manu militari nei Musei e nelle collezioni presero a migliaia la strada del Nord. Ma con l’8 settembre esplose anche la ribellione degli italiani: in prima linea, con centro in Firenze, uomini che con molta audacia e grande prontezza di valutazione seppero giocare i rapinatori con le loro stesse carte.
Il salvataggio
[...]
[...]e Servizio siglato
5.1.M., ossia Servizio Informazioni Militari, comunemente detto di spionaggio e controspionaggio. Era stato un servizio abbastanza efficiente, così che i tedeschi ne imposero la ricostituzione nell'Italia occupata ponendolo alle dirette dipendenze del loro Sichertheitsdienst, il supremo organo poliziesco nazista, col nuovo indicativo di S.I.D., ossia Servizio Informazioni della Difesa. A tale scopo, i vecchi appartenenti al S.I.M. furono invitati a ripresentarsi, come dicevano, « per difendere l’onore deH’esercito italiano macchiato da Badoglio ».
Rodolfo Siviero e altri esponenti del vecchio S.I.M., come i colonnelli Od elio e Galloni, videro nella mossa tedesca un grave pericolo, non per la scarsa utilità che questo servizio avrebbe avuto ai fini della strategia della guerra, ma piuttosto perché esso avrebbe potuto risultare efficientissimo per massacrare altri italiani. Nello stesso tempo, essi videro nell’invito nazista una grande occasione in quanto nel
5.1.M. avevano militato, e non in pochi, uomini che, pur bravi soldati e ottimi italiani nel servizio, nutrivano convinta avversione per il fascismo e per il nazismo. Fu pertanto sviluppata un’intensa e rapida azione di ricerca di questi elementi, sulla base di una accurata scelta, per persuaderli a ripresentarsi per combattere i nazisti all'interno stesso del loro apparato. Non pochi accettarono, così che non so
lo a Firenze, ma anche a Milano e a Bologna tre sezioni d[...]
[...] a conoscenza di piani militari, subito trasmessi agli Alleati, di progetti di rastrellamento a carico di formazioni partigiane, che fu così possibile avvertire tempestivamente, di provvedimenti che si volevano prendere a carico di perseguitati politici
o razziali, che così poterono essere salvati.
In particolare, nel marzo del 1944
11 servizio mise le mani su certi documenti segreti che preannunciavano l'arrivo a Firenze dello specialissimo reparto Kunstschutz creato dal Reichsfuehrer SS Himmler per procedere alla sistematica rapina delle opere d'arte nei Paesi occupati. Tale reparto avrebbe dovuto provvedere al “salvataggio” dei tesori d’arte fiorentini e toscani trasferendoli nei musei germanici e nelle collezioni private dei grandi gerarchi nazisti che passavano precise ordinazioni. Di esso, il cui Comando avrebbe preso sede presso l’istituto Tedesco di Storia dell’Arte in piazza Santo Spirito, facevano parte esperti d’arte e esperti imballatori agli ordini deH’emerito professore Langsdorff, nominato colonnello SS e « protet[...]