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Il segmento testuale S.I.M. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 32Entità Multimediali , di cui in selezione 30 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 485

Brano: Servizio informazioni militari

daH’Emanuele, sia in varie località della penisola iberica che in numerosi centri esteri, attuarono missioni di “neutralizzazione” degli esponenti antifascisti e di sabotaggio degli aiuti che le forze democratiche europee inviavano alla repubblica spagnola. Come sarà documentato dal processo Roatta, furono precisamente le sezioni controspionaggio del S.I.M. a organizzare l'assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli (v.) in Francia nel giugno 1937.

In quegli stessi anni il centro controspionaggio di Torino diretto dal maggiore Navale ebbe l’incarico di disporre una serie di interventi terroristici per spezzare la resistenza antifascista in Spagna: si arrivò addirittura a stendere un prontuario dei compensi per i collaboratori coinvolti in tali attività che, oltre all’assassinio degli avversari politici e ad attentati dinamitardi contro unità navali e stazioni ferroviarie, prevedevano l'impiego di mezzi batteriologici per provocare epidemie[...]

[...]io degli avversari politici e ad attentati dinamitardi contro unità navali e stazioni ferroviarie, prevedevano l'impiego di mezzi batteriologici per provocare epidemie tra la popolazione civile.

Successore di Roatta fu il colonnel

lo Donato Tripiccione che cercò di circoscrivere con barriere burocratiche le attività dispiegate dalla 3a sezione diretta dal colonnello Santo Emanuele. Nell'agosto 1939 a Tripiccione subentrò, alla testa del

S.I.M., il generale Giacomo Carboni (v.) che, pochi mesi dopo aver assunto la carica, chiese la sostituzione deH’Emanuele. Si aprì così un contrasto tra una parte dell’apparato militare e il gruppo di potere formato da Galeazzo Ciano (v.), Filippo Anfuso (v.) e Roatta, al quale si appoggiava il capo del controspionaggio.

Seconda guerra mondiale

Anziché estromettere l’Emanuele dal S.I.M., il sottosegretario alla Guerra generale Soddu finì con il creare, parallelamente al Servizio informazioni diretto da Carboni, un nuovo organismo chiamato Controspionaggio militare e servizi speciali {C.S.M.S.S.), che venne affidato all’Emanuele stesso. Fu questa la prima delle gravissime crisi interne che travagliarono ripetutamente il S.I.M. proprio nel momento in cui l'Italia stava entrando in guerra: il generale Carboni dovette lasciare il S.I.M. e questo venne affidato al generale Cesare Amè che si scelse come diretto collaboratore il responsabile dei servizi speciali colonnello Vincenzo Toschi. L'apparato militare entrò così nel conflit

ti generale Giacomo Carboni (a destra) parla con il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano durante un ricevimento nei giardini dell'Ambasciata tedesca a Roma (settembre 1939)

to mondiale annoverando ben quattro diversi servizi di informazioni in perenne contrasto tra loro: infatti, accanto al S.I.M. e al C.S.M.S.S. (che tuttavia venne soppresso nel gennaio 1942, dopo che il responsabile colonnell[...]

[...]mè che si scelse come diretto collaboratore il responsabile dei servizi speciali colonnello Vincenzo Toschi. L'apparato militare entrò così nel conflit

ti generale Giacomo Carboni (a destra) parla con il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano durante un ricevimento nei giardini dell'Ambasciata tedesca a Roma (settembre 1939)

to mondiale annoverando ben quattro diversi servizi di informazioni in perenne contrasto tra loro: infatti, accanto al S.I.M. e al C.S.M.S.S. (che tuttavia venne soppresso nel gennaio 1942, dopo che il responsabile colonnello Emanuele fu accusato di aver sottratto una grossa somma) operavano in perfetta autonomia e isolamento il Servizio informazioni segrete (S.I.S.) della Marina e il S.I.A., quest’ultimo al servizio dell’Aeronautica militare.

La confusione venne ulteriormente accresciuta da una serie di provvedimenti, rapidamente succedutisi l’uno all'altro e attraverso i quali fu disposto dapprima il passaggio del

S.I.M. alle dipendenze del Comando Supremo (anziché dello Stato Maggiore dell'Esercito) e, poch[...]

[...]aio 1942, dopo che il responsabile colonnello Emanuele fu accusato di aver sottratto una grossa somma) operavano in perfetta autonomia e isolamento il Servizio informazioni segrete (S.I.S.) della Marina e il S.I.A., quest’ultimo al servizio dell’Aeronautica militare.

La confusione venne ulteriormente accresciuta da una serie di provvedimenti, rapidamente succedutisi l’uno all'altro e attraverso i quali fu disposto dapprima il passaggio del

S.I.M. alle dipendenze del Comando Supremo (anziché dello Stato Maggiore dell'Esercito) e, pochi mesi dopo, la creazione di un nuovo servizio informazioni (il S.I.E.) incaricato a sua volta di svolgere i propri compiti istituzionali a favore dell'Esercito. Dopo neppure un anno anche questa frammentazione venne annullata da una disposizione che soppresse il S.I.E., la S.I.A. e il S.I.S., facendo confluire gli organici di questi servizi nel S.I.M.. Il generale Amè, capo del S.I.M., ottenne che per l'intera durata della guerra fossero affidati alla sua organizzazione i compiti informativi riguardanti tutti gli scacchieri esteri, ma anche questo provvedimento cadde pochi mesi prima del 25.7. 1943.

Con I'8.9:1943 la dissoluzione di fatto di ogni autorità statale fece sparire formalmente ogni presenza istituzionale dei servizi di informazione. Le gerarchie militari facenti capo al “reqno del Sud” vararono quindi un Ufficio informazioni e collegamento del Reparto Operazioni del Comando Supremo, al quale do

vevano fare riferimento due nuclei informativi operanti nell'I[...]

[...]a missione ivi compiuta per ristabilire una rete informativa. Il secondo nucleo informativo, separato e a volte contrapposto a quello di Montezemolo, fu il cosidetto “centro R”, in gran parte formato da ex ufficiali di carriera, anch'esso operante a Roma e in alcune regioni dell'Italia occupata.

Dopo la Liberazione

Con la liberazione della Capitale, gli uffici del Comando Supremo si trasferirono da Brindisi a Roma e riprese a funzionare il S.I.M. che, per pochi mesi, ebbe alle proprie dipendenze nove sezioni di lavoro. Ma nel frattempo le forze politiche antifasciste e l'opinione pubblica cominciavano a disporre di informazioni, documenti e testimonianze che rivelavano le criminali attività svolte dal Servizio e dai suoi responsabili negli anni del regime fascista. Così, nel corso del 1945, il

S.I.M. viene silenziosamente sciolto e sostituito dall 'Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore. Nonostante lo scioglimento ufficiale, continuarono i legami e le complicità sorte nel corso delle precedenti azioni tra un vasto gruppo di militari. Ciò apparve chiaro in occasione del processo Roatta, dove largo spazio ebbero reticenze e omertà, e soprattutto con l’organizzazione della clamorosa evasione che sottrasse l'ex capo del S.I.M. alla condanna inflittagli dall'Alta Corte di giustizia. Uscito tranquillamente dalla clinica che l'ospitava, Roatta potè raggiungere il Vaticano e poi la Spagna, dove fu ospite del regime franchista fino al 1966.

Gli altri responsabili delle attività terroristiche svolte dal S.I.M. nel 193637 vennero prosciolti nel 1949, dopo diversi processi celebrati davanti alla Corte d'assise di Perugia. I giudici, pur ammettendo che ie prove a carico degli imputati erano schiaccianti, decisero (con una sentenza che provocò vastissima ribellione in tutto il paese) di mandarli liberi.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 74

Brano: [...] del generale Alberto Pariani; era seguito .dai nomi dei generali Mario Roatta e Paolo Angioi, dei colonnelli dei carabinieri Santo Emanuele, Roberto Navale e da altri ancora. L’A. era imputato di collaborazionismo col tedesco invasore (art. 5 D.L. 27. 7.1944 n. 159), per essere stato ambasciatore a Berlino dello pseudo governo di Salò, e di una serie di delitti commessi (in concorso con Galeazzo Ciano e altri coimputati, per scopi politici) dal S.I.M., fra cui l’assassinio di Carlo e Nello Rosselli (v.) perpetrato in Francia il 9.6.1937.

L’imputato Santo Emanuele, nella sua qualità di ex capo del controspionaggio militare, durante gli interrogatori presentò un memoriale che era un circostanziato e preciso atto di accusa contro il S.I.M., contro lo stato maggiore dell’esercito e il ministero della Guerra. Nel memoriale e negli interrogatori, ammettendo la propria corresponsabilità neH'assassinio, l’Emanuele affermò che l’ordine era partito dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e dal sottosegretario Anfuso, e che egli lo aveva personalmente trasmesso ai cagoulards (incappucciati) francesi. Negli interrogatori del 16 e del 17.7.1944 egli disse, fra l’altro: « Allorché avvennero i fatti che condussero allessassimo dei fratelli Rosselli, capo del S.I.M. era il generale Roatta Mario e vicecapo il colonnello Angioi Paolo. Trovan[...]

[...]esercito e il ministero della Guerra. Nel memoriale e negli interrogatori, ammettendo la propria corresponsabilità neH'assassinio, l’Emanuele affermò che l’ordine era partito dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano e dal sottosegretario Anfuso, e che egli lo aveva personalmente trasmesso ai cagoulards (incappucciati) francesi. Negli interrogatori del 16 e del 17.7.1944 egli disse, fra l’altro: « Allorché avvennero i fatti che condussero allessassimo dei fratelli Rosselli, capo del S.I.M. era il generale Roatta Mario e vicecapo il colonnello Angioi Paolo. Trovandosi il generale Roatta in Spagna, fu sostituito da Angioi e solo per questa ragione l’ordine relativo all’uccisione di Carlo Rosselli mi fu trasmesso da quest'ultimo ». Nel corso dei suoi interrogatori l'Emanuele precisò inoltre che le iniziative per i delitti perpetrati dal fascismo per mezzo del S.I.M., erano quasi sempre partite dal trio CianoAnfusoBocchini.

Nel suo interrogatorio, Mario Roatta negò ogni responsabilità da parte sua nelle azioni criminose del S.I.M., in base al fatto che egli era stato esonerato, dall'incarico di dirigerlo, fin dalla primavera del 1936; ammise tuttavia la responsabilità di essersi occupato di compiere sondaggi sull'attività all'estero di Carlo Rosselli. Roatta non volle accusare Anfuso ed ebbe, a questo riguardo, una lunga discussione col presidente del Tribunale sul fatto se l’ordine relativo all'assassinio fosse stato dato direttamente da Ciano, oppure attraverso il suo sottosegretario, cioè da Anfuso.

L'avvocato di parte civile Annibaie Angelucci; nella sua arringa, tratteggiò la figura dell'A. con queste parole:
[...]

[...]trato a Palazzo Venezia, che l'ordine venne trasmesso a Palazzo Chigi, e venne effettuato in Francia ».

L'avvocato Federico Comandini aggiunse: « ... l'odio politico di Mussolini contro Rosselli si ravvivò veemente di fronte agli ostacoli che l'eroica reazione delle popolazioni inermi, ma strenue nella difesa della loro libertà, opposero alla rivolta franchista, tramata nell’ombra dai due dittatori. Tra gli ordini dati da Roatta come capo del S.I.M., preceduti dalle istruzioni inviate prima a Emanuele e dal generico mandato criminoso dato a costui da Ciano e da Anfuso, è qUe|lo di uccidere Carlo e Nello Rosselli. È una verità solare che Ciano e Anfuso, per conto di Mussolini, hanno dato l'ordine di uccidere; Roatta, che ne aveva suggerito l'opportunità, ha concretato con Emanuele il piano, Navale lo ha trasmesso, i cagoulards lo hanno eseguito ».

Il processo, che aveva avuto inizio alla Sapienza il 9.1.1945, terminò il 12 marzo con la condanna a morte di Filippo Anfuso; Mario Roatta, Santo Emanuele e Roberto Navale furono condannati a[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 484

Brano: [...]ti venne accolto di malanimo e con aperta diffidenza dalla Direzione bordighiana del partito che si rifiutò di candidarlo alle elezioni politiche e osteggiò persia no il suo impiego nel lavoro del partito. Affranto dalle molte amarezze, Serrati non sollevò tuttavia alcuna questione personale e accettò la quarantena cui era stato destinato. Nominato membro del Comitato centrale e direttore del foglio “Sindacato rosso”, continuò a essere per moltissimi militanti un simbolo di coerenza e un esponente assai amato, la cui onestà politica era fuori discussione. Il ristabilito legame con Antonio Gramsci valse parecchio a toglierlo dalla zona d’ombra in cui il settarismo bordighiano e i rancori massimalisti minacciavano di confinarlo, e da parte sua Serrati collaborò con Gramsci nella preparazione della piattaforma che avrebbe battuto i bordighiani al Congresso di Lione (gennaio 1926), in particolare sulle tesi della strategia sindacale. Rieletto nel Comitato centrale, già nell’aprile del 1926 Serrati aveva riconquistato una salda posizione al vertice del P.C. d'L Su suggerimento di Paimiro Togliatti, venne incaricato di rappresentare l’I.C. alla conferenza del Partito comunista portoghese, prevista per il mese di maggio. Il 10 di questo mese stava recandosi a una riunione del Comitato cen[...]

[...] di Vercelli.

P.Am,

Servadei, Edmondo

N. a Ferrara il 10.7.1911; venditore ambulante.

Appartenente al M.A.S.I. (Movimento antifascista socialisti italiani), costituitosi clandestinamente nel 1941 a Milano e attivo con una massiccia diffusione di volantini contro la guerra e il fascismo, nel 1942 fu arrestato. Deferito al Tribunale speciale, il 25.8.1942 venne condannato a

10 anni di reclusione.

Servizio informazioni militari

S.I.M.. Servizio segreto dipendente dall’autorità militare e operante in Italia durante gli anni del fascismo (19251945).

A pochi mesi dal discorso del 3.1.

1925, con il quale Benito Mussolini esplicito articolatamente la trasformazione del regime in dittatura, si ebbe l’istituzione del S.I.M., sanzionata dal regio decreto n. 1809 del 15.10.1925. Nel nuovo organismo (che per pochi mesi verrà ancora retto dal colonnello degli alpini Attilio Vigevano, già capo del Servizio informazioni della IV Armata durante la Prima guerra mondiale e responsabile deH’Ufficio, dove era succeduto al colonnello Camillo Caletti nel febbraio 1921) confluirono gli organici dell'Ufficio “I” dello Stato Maggiore.

Il colonnello Vigevano, ufficiale di profonda preparazione militare, autore di numerosi studi storicostrategici, protagonista di uno sforzo di modernizzazione delle capacità informative italian[...]

[...] sforzo di modernizzazione delle capacità informative italiane sui diversi scacchieri dell'Europa, del Mediterraneo e dei Balcani, non godeva della fiducia del regime e, dopo essere stato isolato aH’interno dello stesso organismo che avrebbe dovuto dirigere, nel corso della primavera del 1926 ne venne allontanato. Gli succedette il colonnello Carlo Barbieri che, pochi mesi dopo aver assunto il comando, con decreto del 6.2.1927 venne posto con il S.I.M. alle dirette dipendenze del maresciallo d’Italia Pietro Badoglio (v.), divenuto nel frattempo capo di stato maggiore generale.

I successori del colonnello Barbieri alla testa del S.I.M. (colonnello Luigi Toselli dal luglio 1927 al giugno 1929; colonnello Mario Vercellino dal luglio 1929 al 31.12.1931; colonnello Vittorio Sogno dal gennaio 1932 al gennaio 1934) si trovarono a reggere un organismo sempre meno autonomo rispetto al regime, pesantemente condizionato (e a volte esplicitamente controllato) dalle diverse polizie e servizi di sicurezza creati dal fascismo e diretti dai tre “superpoliziotti del duce”: Arturo Bocchini (v.), capo della polizia; Carmine Senise (v.), responsabile della Divisione Affari generali e riservati; Guido Leto (v.) dirigente dell’Owa (v.).

La g[...]

[...]trovarono a reggere un organismo sempre meno autonomo rispetto al regime, pesantemente condizionato (e a volte esplicitamente controllato) dalle diverse polizie e servizi di sicurezza creati dal fascismo e diretti dai tre “superpoliziotti del duce”: Arturo Bocchini (v.), capo della polizia; Carmine Senise (v.), responsabile della Divisione Affari generali e riservati; Guido Leto (v.) dirigente dell’Owa (v.).

La gestione Roatta

L’ascesa del S.I.M., stretto da vicino dalle attività parallele delle altre polizie del regime, ebbe inizio a partire dal 1934, quando il colonnello Mario Roatta (v.), nominato responsabile del servizio, ottenne in pochi mesi ingenti finanziamenti che immediatamente utilizzò per estenderne la struttura organica (portandola da 5 a 7 sezioni) e informativa (vi vennero inglobati gli addetti militari all'estero e potenziati tutti i servizi tecnici, a cominciare dalle intercettazioni telefoniche).

Diretti collaboratori di Roatta al

S.I.M. erano i colonnelli Paolo Angioi (che lo sostituì interinalmente durante i[...]

[...]egime, ebbe inizio a partire dal 1934, quando il colonnello Mario Roatta (v.), nominato responsabile del servizio, ottenne in pochi mesi ingenti finanziamenti che immediatamente utilizzò per estenderne la struttura organica (portandola da 5 a 7 sezioni) e informativa (vi vennero inglobati gli addetti militari all'estero e potenziati tutti i servizi tecnici, a cominciare dalle intercettazioni telefoniche).

Diretti collaboratori di Roatta al

S.I.M. erano i colonnelli Paolo Angioi (che lo sostituì interinalmente durante il periodo trascorso da Roatta al comando del corpo di spedizione in Spagna), Giuseppe Pièche e Santo Emanuele che, dal 1936 al 1941, sarà il potentissimo responsabile del controspionaggio. Durante la guerra d’Etiopia e soprattutto nel corso della guerra di Spagna i centri di controspionaggio creati

484



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 488

Brano: [...]i (radiotrasmittenti) che in denaro.

« I comandi alleati si attendevano da noi soprattutto la raccolta di informazioni di carattere militare », scriverà Leo Valiani. « I partigiani furono considerati anzitutto elementi utili a raccogliere informazioni e a sabotare », confermerà da parte sua lo storico inglese F. Deakin.

Benché sostenitore strenuo di un esercito partigiano combattente, lo stesso Ferruccio Parri (che fin dall’inizio fu il massimo dirigente della Resistenza) era convinto che fornire agli Alleati informazioni militari, economiche e politiche su ciò che avveniva nel territorio occupato dai nazisti fosse non solo un contributo essenziale alle operazioni belliche, ma anche una “moneta di scambio” con gli Alleati stessi, per ottenerne quegli aiuti alle unità partigiane che essi erano riluttanti a concedere.

NelTItalia libera

Nel cosiddetto “regno del Sud” le alte autorità militari italiane condividevano appieno la tesi degli angloamericani (ma specialmente degli inglesi) contraria all'esercito partigiano e favorevole[...]

[...] unità partigiane che essi erano riluttanti a concedere.

NelTItalia libera

Nel cosiddetto “regno del Sud” le alte autorità militari italiane condividevano appieno la tesi degli angloamericani (ma specialmente degli inglesi) contraria all'esercito partigiano e favorevole alle attività di informazione e di sabotaggio. Perciò il maresciallo Giovanni Messe (v.), capo di stato maggiore generale del governo Badoglio, pensò di attivare il vecchio S.I.M. (v. Servizio informazioni militari) mettendolo a disposizione del Comando alleato. E ciò, nonostante che il S.I.M. avesse avuto gravi compromissioni col fascismo, fino alla tremenda responsabilità dell'organizzazione degassassimo dei fratelli Rosselli. Inoltre Messe era convinto (non del tutto a torto) che l'intelligence fosse campo esclusivo per “addetti ai lavori”, vale a dire per militari di professione, trascurando il fatto che nella situazione confusa e magmatica del territorio occupato dai tedeschi era impossibile organizzare un servizio informazioni di tipo tradizionale. Per iniziativa di alcuni esponenti del vecchio S.I.M., un’azione del tutto particolare fu quella efficacemente condotta da Rodolfo Siviero (v.) e dai suoi collaboratori per contrastare la sistematica rapina di opere d’arte messa in atto dai tedeschi (v. Salvataggio e ricupero del patrimonio artistico) ma, a parte ciò, l’attività del S.I.M. raccolse scarsissimi risultati e praticamente si ridusse alla funzione di fornitore di materiale umano per le Missioni alleate (v.) in territorio occupato. In questo specifico settore l’azione dell’Alto comando di Bari fu proficua, ma non va confusa con l’organizzazione di un vero servizio informazioni che, come emanazione del “regno del Sud”, non esistette mai.

Un gruppo che, nato al Sud, conseguì eccellenti risultati, fu l'Organizzazione Resistenza Italiana (v. O.R.I.), creata dall’avvocato Raimondo Craveri, genero di Benedetto Croce, la quale sorse, crebbe e agì in sintonia con i servizi americani sin dall[...]

[...]e operative.

Altre reti, nate dall’iniziativa brillante e coraggiosa di singoli patrioti, furono la “Zucca” (tenente Piero Ziccardi), la “Fe/fre” (tenente Vitaliano Peduzzi), la “Co/?a” di Firenze (v. Radio Cora) diretta dal professore Carlo Lodovico Ragghiami, la “U16” (maggiore Antonio Usmiani), la “Glass e Gross” di Torino (conte Marone Cinzano), la “Frama” di Padova (professori Ezio Franceschini, Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti), il “S.I.M.N.I.S. /.P.” nell’Ossola (Aminta Migliari). Da notare che alcune delle reti citate operarono in modo autonomo, senza confluire nel coordinamento

488



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 207

Brano: [...]va già guadagnato tre medaglie d'argento e i gradi di tenente colonnello. Nel 1919 fu a Berlino con la Missione militare italiana, poi a Parigi con la Delegazione per la pace. Nel 1920, a 33 anni, era colonnello e aiutante di campo del re. Fu per qualche anno istruttore della Scuola centrale di fanteria, poi addetto militare a Var

savia, Riga, Tallin, Helsinki; infine, nel gennaio 1934, fu designato capo del Servizio informazioni militare (v. S.I.M.), incarico che premiò, oltre alla sua precedente attività “diplomàtica” all'estero in quegli anni di foschi intrighi, una collaudata fede nella dittatura fascista.

A capo del S.I.M.

Alla testa dei servizi segreti delle Forze armate Roatta fu infatti tra i principali collaboratori di Benito Mussolini, al cui servizio applicò metodi di criminale bassezza per colpire gli oppositori in campo internazionale. Nell'ottobre 1934, dietro suo ordine, agenti ustascia al soldo dal S.I.M. uccisero a Marsiglia il re Alessandro di Jugoslavia e il ministro degli esteri francese Barthou, ritenuti di ostacolo alle mire egemoniche della politica estera fascista nei Balcani. Nel giugno 1937 agirono invece per suo ordine

i sicari francesi della Caguole (v.) assassinando Carlo e Nello Rosselli (v.), capi del Movimento “Giustizia e Libertà” esuli in Francia. Nel frattempo Roatta aveva svolto ruoli importanti sia nella guerra etiopica che nell'aggressione fascista in Spagna. In Etiopia egli spianò la strada al maresciallo Pietro Badoglio negoziando (con 100 milioni di lire dell’epoca)[...]

[...]egli spianò la strada al maresciallo Pietro Badoglio negoziando (con 100 milioni di lire dell’epoca) la resa dei maggiori ras locali, servendosi dell’avventuriero palestinese Jacir Bey che, a sua volta, sarà eliminato col veleno in Olanda da agenti del S.l. M.. In Spagna, Roatta comandò dal 1936 al 1938 la Missione militare italiana che preparò e poi sostenne il golpe franchista. La sua temporanea assenza da Roma, dove venne sostituito presso il S.I.M. dal fido colonnello Angiò, non diminuì la funzione dirigente di Roatta sui servizi segreti militari.

Rientrato dalla Spagna con il grado di generale di divisione nel dicembre 1938, pochi mesi più tardi venne inviato a Berlino come addetto militare presso quella Ambasciata e, dopo la firma del Patto d’acciaio, costituì il principale anello tra fascismo e nazismo, contribuendo non poco alla preparazione della disastrosa entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania. Nel 1940 egli fu promosso generale di Corpo d’armata e vicecapo di Stato maggiore, a fianco del generale Ugo Cavallero.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 453

Brano: [...]sso generale di brigata e passato a dirigere il Servizio informazioni militari, alla fine del gennaio 1940 — ossia 5 mesi dopo l’inizio della seconda guerra mondiale — svolse una missione informativa a Berlino, in seguito alla quale ragguagliò Mussolini sulla reale situazione militare dei tedeschi, quindi sulle scarse possibilità di vittoria di Hitler, sconsigliandolo dall’associarsi nell’avventura.

Durante il primo anno di guerra fu capo del S.I.M.; nell’anno successivo passò al Comando dell’Accademia militare di Modena, dopo di che fu comandante della Divisione «Friuli» (v.), a Livorno e in Corsica.

La difesa di Roma

Dopo il 25.7.1943 Carboni fu nominato dal governo Badoglio commissario del S.I.M. e ricevette nello stesso tempo il comando di un corpo motocorazzato che, disposto intorno a Roma, per una protezione della Capitale dai tedeschi in vista di quelli che sarebbero stati i successivi avvenimenti, in realtà finì

per non assolvere al suo compito (v. Armistizio e difesa di Roma). Subito dopo la liberazione di Roma (6.6.1944) fu spiccato contro Carboni mandato di cattura, ma il generale si rese latitante, grazie — come egli afferma — alla protezione del controspionaggio americano. Nell’agosto 1944 il governo Bonomi nominò una commissione ministeriale per far luce sulla mancata di[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 330

Brano: Salvataggio patrimonio artistico

cui la legge demandava la facoltà di autorizzarne l'esportazione), tempestato da urgentissime e perentorie sollecitazioni da parte di Ciano e, tramite questi, di Mussolini. Il tira e molla sembrava ancora in corso quando, sul finire del giugno 1938, il Discobolo veniva accolto con grande festa, alla presenza del Fuehrer in persona, nella Gliptoteca di Monaco di Baviera, presentato dalla stampa dell’Asse come munifico dono del duce del fascismo al camerata germanico. Al caso Discobolo si affiancarono centinaia di casi simili, fra i quali particolarmente illuminante quello relativo al “Ritratto di gentiluomo” del Memling, opera di eccezionale importanza storicoartistica appartenente al principe Carlo Andrea Corsini di Firenze, della quale Ciano con lettera urgente delI’11.6.1941 (e l'urgenza sembra essere caratteristica costante di questo tipo di interventi) chiedeva a Bottai, « per desiderio del Fuehrer », il permesso di esportazione, addirittura in esenzione di tasse.

Nella lunga e accorata risposta con la quale Bottai tentò di opporsi, come sempre invano, a questo ulteriore salasso del nostro patrimonio a[...]

[...]osa.

Insieme al Discobolo e al Memling, lasciarono l'Italia tesori d'arte a decine e a centinaia anche su disposizioni date oralmente dalle gerarchie fasciste a semplici impiegati d’ordine, molto spesso in imballaggi chiusi con i sigilli diplomatici nell'Ambasciata di Germania in Roma o nei vari Consolati e imbarcati sui treni speciali (come tali, franchi da ogni controllo) dello stesso Hitler, del principe d'Assia, di Goering e di altri altissimi gerarchi che facevano la spola tra Italia e Germania, con ciò creando anche le premesse per un duro scotto che l’Italia avrebbe dovuto in ogni modo pagare nel futuro.

Per le opere illegalmente esportate durante il fascismo, infatti, la mancanza di documenti comprovanti la loro uscita, il fatto che esse erano state acquistate (spesso addirittura dietro offerta da parte dei cittadini italiani) con il consenso delle autorità italiane del momento, non solo ha reso lunga e difficoltosa l’opera di ricupero affidata dopo la guerra alla Missione diretta dal ministro plenipotenziario Rodolfo Sivie[...]

[...]omprovanti la loro uscita, il fatto che esse erano state acquistate (spesso addirittura dietro offerta da parte dei cittadini italiani) con il consenso delle autorità italiane del momento, non solo ha reso lunga e difficoltosa l’opera di ricupero affidata dopo la guerra alla Missione diretta dal ministro plenipotenziario Rodolfo Siviero, ma ha fatto sì che non sia stato possibile ottenere la restituzione di un rilevante numero di esse, con gravissimo danno per il nostro patrimonio artistico.

Questa rapina su licenza andò avanti fino all’8.9.1943, cioè fino a quando i nazisti, riposto il portafoglio, poterono sottoporre finalmente anche l’Italia occupata alla legge del mitra. Da quel momento, i tesori d’arte razziati manu militari nei Musei e nelle collezioni presero a migliaia la strada del Nord. Ma con l’8 settembre esplose anche la ribellione degli italiani: in prima linea, con centro in Firenze, uomini che con molta audacia e grande prontezza di valutazione seppero giocare i rapinatori con le loro stesse carte.

Il salvataggio
[...]

[...]e Servizio siglato

5.1.M., ossia Servizio Informazioni Militari, comunemente detto di spionaggio e controspionaggio. Era stato un servizio abbastanza efficiente, così che i tedeschi ne imposero la ricostituzione nell'Italia occupata ponendolo alle dirette dipendenze del loro Sichertheitsdienst, il supremo organo poliziesco nazista, col nuovo indicativo di S.I.D., ossia Servizio Informazioni della Difesa. A tale scopo, i vecchi appartenenti al S.I.M. furono invitati a ripresentarsi, come dicevano, « per difendere l’onore deH’esercito italiano macchiato da Badoglio ».

Rodolfo Siviero e altri esponenti del vecchio S.I.M., come i colonnelli Od elio e Galloni, videro nella mossa tedesca un grave pericolo, non per la scarsa utilità che questo servizio avrebbe avuto ai fini della strategia della guerra, ma piuttosto perché esso avrebbe potuto risultare efficientissimo per massacrare altri italiani. Nello stesso tempo, essi videro nell’invito nazista una grande occasione in quanto nel

5.1.M. avevano militato, e non in pochi, uomini che, pur bravi soldati e ottimi italiani nel servizio, nutrivano convinta avversione per il fascismo e per il nazismo. Fu pertanto sviluppata un’intensa e rapida azione di ricerca di questi elementi, sulla base di una accurata scelta, per persuaderli a ripresentarsi per combattere i nazisti all'interno stesso del loro apparato. Non pochi accettarono, così che non so

lo a Firenze, ma anche a Milano e a Bologna tre sezioni d[...]

[...] a conoscenza di piani militari, subito trasmessi agli Alleati, di progetti di rastrellamento a carico di formazioni partigiane, che fu così possibile avvertire tempestivamente, di provvedimenti che si volevano prendere a carico di perseguitati politici

o razziali, che così poterono essere salvati.

In particolare, nel marzo del 1944

11 servizio mise le mani su certi documenti segreti che preannunciavano l'arrivo a Firenze dello specialissimo reparto Kunstschutz creato dal Reichsfuehrer SS Himmler per procedere alla sistematica rapina delle opere d'arte nei Paesi occupati. Tale reparto avrebbe dovuto provvedere al “salvataggio” dei tesori d’arte fiorentini e toscani trasferendoli nei musei germanici e nelle collezioni private dei grandi gerarchi nazisti che passavano precise ordinazioni. Di esso, il cui Comando avrebbe preso sede presso l’istituto Tedesco di Storia dell’Arte in piazza Santo Spirito, facevano parte esperti d’arte e esperti imballatori agli ordini deH’emerito professore Langsdorff, nominato colonnello SS e « protet[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 342

Brano: r

San Giovanni Valdarno

(Medaglia d'oro alla memoria), Luciano Chiatti, Luciano Cinagrossi, Renato Fabbrini, Remo Ghinassi, Pasquale Navarrini, Loris Pani chi, Rino Simonti, Lorenzo Monciatti, Angiolo Conti. Il rifornimento di queste formazioni venne assicurato dai C.L.N. di Cavriglia e San Giovanni Valdarno.

Negli ultimi mesi la guerra si fece sempre più spietata: a Santa Lucia furono trucidati dai fascisti il tenente della Finanza G. Maria Paolini, Settimio Berton e Francesco Fiscaletti; a Santa Barbara fu impiccato l’operaio Ciolli. Ma la ferocia nemica si scatenò contro le popolazioni civili, a Massa dei Sabbioni (v.), ma soprattutto nelle stragi di Meleto (v.) e Castelnuovo dei Sabbioni (v.).

La partecipazione popolare alla Guerra di liberazione t[...]

[...]bilitato sul Fronte occidentale e poi sul Fronte russo, da dove rientrò alla fine del 1941 per divenire paracadutista. Assegnato alla Divisione “Folgore”, combattè in Africa Settentrionale, dove ottenne due medaglie d'argento e la promozione ad aiutante di battaglia. Rientrato in Italia per malattia, assegnato al deposito di Viterbo, dopo 1*8.9.1943 passò al 185° Battaglione paracadutisti “Nembo” del Corpo Italiano di Liberazione, poi addetto al S.I.M. presso lo Stato Maggiore Generale. Offertosi volontario per un’azione in territorio italiano occupato dai tedeschi, portò a termine con successo l’incarico. Il 7.2.1944, mentre stava per riattraversare le linee nella zona di Chieti, fu individuato da una pattuglia nemica e gravemente ferito, prima dai tedeschi e poi dal

lo scoppio di una mina. Dopo essere rimasto alcuni giorni fra la vita e la morte, fu infine soccorso e ricoverato nell’ospedale civile di Chie

ti, dove gli vennero amputati la gamba sinistra e il piede destro. Posto in congedo assoluto nel marzo 1948, decorato di Medagli[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 277

Brano: Roter Frontkàmpferbund

tano comandante di squadriglia. L’8.9.1943 si trovava a Padova e, per non presentarsi ai tedeschi, si portò nell'Italia liberata. A Bari fu preso in forza dal Comando della 4a Squadra aerea e inserito nel Servizio informazioni militari (S.I.M.). Sbarcato da un sommergibile sul litorale veneto per compiere una missione informativa, nel 1944 fu catturato dai tedeschi che, in cambio della vita, gli proposero di fare il doppio gioco. Ma egli si rifiutò e venne deportato in Germania, dove fu ucciso dalle SS nel lager di Mauthausen (v.).

Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d'oro al valor militare.

Rota, Attilio

N. a Treviglio (Bergamo) il 26.11.

1892, m. a Varallo Sesia (Vercelli)

il 28.4.1946; pantofolaio.

Dopo ayer preso parte alla Prima guerra mondiale, nel corso della quale conseguì la promozione sul camp[...]

[...]ermania, dove fu ucciso dalle SS nel lager di Mauthausen (v.).

Alla sua memoria è stata conferita la Medaglia d'oro al valor militare.

Rota, Attilio

N. a Treviglio (Bergamo) il 26.11.

1892, m. a Varallo Sesia (Vercelli)

il 28.4.1946; pantofolaio.

Dopo ayer preso parte alla Prima guerra mondiale, nel corso della quale conseguì la promozione sul campo a sergente, negli anni del dopoguerra aderì al P.S.I. (1924), nella frazione massimalista. Nel 1927, nonostante l’ammonizione comminatagli dalle autorità fasciste, proseguì la lotta collegato al gruppo antifascista clandestino di Borgosesia, guidato da Pietro Vigna e collegato al gruppo “Erba” di Milano.

Arrestato il 2.8.1938 e deferito al Tribunale speciale, il successivo 25 maggio fu condannato a 5 anni di reclusione.

P.Am.

Rote Fahne, Die

Quotidiano comunista della Repubblica di Weimar, la “Rote Fahne” (Bandiera rossa) iniziò le pubblicazioni il 9.11.1918 come organo dello Spartakusbund. Con il numero 45 del 31.12.1918 il giornale divenne organo centrale dell’[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 350

Brano: [...]ata “L. Nuvoloni” che, dal luglio 1944, costituirono la II Divisione Garibaldi “Felice Cascione”, operante dalla valle Impero alla vai Roja.

Nei giorni insurrezionali il C.L.N. di San Remo era costituito da: Mario Mascia (Guglielmo, Cammeo) del P.S.I., segretario, direzione degli affari generali, assistenza, stampa; Alfredo Rovelli (Amerigo, Ario) del P.C.I., tesoriere, propaganda; Emilio Mascia, del P.S.I., addetto militare, responsabile del S.I.M. del circondario; Antonio Gerbolini, del P.C.I., addetto militare, comandante le formazioni militari; Giovanni Cristei (Dalton, Glaivino, dall'1.1.1945, del P. d’A.; Agostino Bramé, in rappresentanza del Corpo volontari della libertà.

La Divisione S.A.P. “Giacinto Me

Le S.A.P. della Divisione “G.M. Serrati” nelle giornate insurrezionali di San Remo

notti Serrati”, operante lungo la costa da Diano Marina a Ventimiglia e comprendente 8 Brigate, era rappresentata nel Sanremese da reparti comandati da: Antonio Gerbolini, comandante; Rolando Berti no, Dario Rovella e Mario Chiodo, ufficial[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine S.I.M., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---fascismo <---fascista <---antifascista <---italiano <---italiane <---fascisti <---italiana <---italiani <---C.L.N. <---antifascisti <---socialista <---comunisti <---nazista <---nazisti <---G.A.P. <---Partito comunista <---fasciste <---Comitato centrale <---Storia <---Bibliografia <---P.S.I. <---P.C.I. <---dell'Italia <---franchista <---nazismo <---nell'Italia <---paracadutisti <---Diplomatica <---Diritto <---P.C. <---S.I.D. <---S.O.E. <---Santo Emanuele <---antifascismo <---nazifascisti <---socialisti <---Antonio Gramsci <---Benedetto Croce <---Brigata S <---Brigata S A P <---Calvi di Bergolo <---Cino Moscatelli <---Comando S <---Esteri Galeazzo Ciano <---La lotta <---La prima <---O.N.U. <---O.R.I. <---O.S.S. <---Porta San Paolo <---Raimondo Craveri <---Repubblica di Weimar <---S.S. <---San Paolo <---Santa Maria <---Santo Stefano <---Servizio Informazioni Militari <---Sistematica <---antifasciste <---comuniste <---dell'Esercito <---dell'Ufficio <---istriana <---liste <---nazionalismo <---paracadutista <---socialiste <---squadristi <---A Monte Pelato <---A Tivoli Carboni <---A.C.M.A. <---A.D.P. <---A.N.P.I. <---Accanto a Ciano <---Agostino Bramé <---Aladino Bi <---Alberto Barbieri <---Alberto Favonio <---Albona-Arsia <---Alessandro Faggi <---Alessandro di Jugoslavia <---Alfio Righi <---Alfredo Pizzoni <---Alfredo Stilli <---Almudevar Hue <---Alpinolo Trappoli <---Amerigo Du <---Angioi Paolo <---Antonio Cieri <---Antonio Di Franco <---Antonio Gerbolini <---Antonio Usmia <---Antonio di Meo <---Armando Bonfante <---Armata U <---Armata U S <---Armata in Croazia <---Arturo Meschini <---Attilio Fiorelli <---Attilio Vigevano <---Banco di Napoli <---Bandiera rossa <---Beato Angelico <---Bosco Mar <---Bosco di Corni <---Brigata G <---Brigata G A P <---Brigate nere <---Brindisi a Roma <---Bruno Becchi <---C.E.S.I.S. <---C.L.N.A.I. <---C.S.M.S.S. <---C.T.L.N. <---C.U.M.E.R. <---C.V.L. <---Caio Cestio <---Calvini Stefano <---Canale del Ferro <---Cantieri 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