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Il segmento testuale S.O.E. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 22Entità Multimediali , di cui in selezione 22 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 578

Brano: S.O.E.

po S.O.E. catturò nell'isola di Creta un generale tedesco e lo portò al Cairo.

Per ricordare altre operazioni: quando occorreva grafite, della quale il Madagascar era un importante produttore, il S.O.E. aiutò le Forze francesi libere (F.F.L.) a occupare l’isola e la grafite divenne disponibile; quando vi fu bisogno di chinino, prodotto allora soprattutto nelle zone occupate dai giapponesi, il chinino fu procurato dal S.O.E..

Il tasso di perdite fu alto. Del personale S.O.E. o da questo addestrato che venne catturato dai giapponesi, quasi nessuno sopravvisse. Delle 51 persone provenienti dalla Gran Bretagna fra il marzo 1942 e

il maggio 1943, e catturate dall’Abwehr nei Paesi Bassi, ne sopravvissero soltanto 5.

In Francia caddero circa un quarto delle 400 persone ivi sbarcate o paracadutate dal S.O.E.. Tredici delle 53 donne inviate dal S.O.E. e 7 dei 27 polacchi inviati la vigilia dello sbarco in Normandia per rafforzare le reti clandestine create dai loro compatrioti residenti in Francia, perirono durante l’azione. I caduti britannici del S.O.M., che aveva in forza l’equivalente di circa un battaglione, furono 95.

Il S.O.E. In Italia

Come Stato nemico, fino all’armistizio del 1943 l’Italia non rientrava nella zona operativa del S.O.E.. Scarsa, e non solo nel Regno Unito, era la conoscenza della situazione esistente aH’interno del paese, sicché perdurava nel S.O.E. l’impressione negativa creata dalle grandi manifestazioni antibritanniche e antifrancesi promosse dai fascisti. Dopo il

10.6.1940 le uniche fonti di informazioni erano i diplomatici segregati nella Città del Vaticano, gli agenti e i doppi agenti dei servizi informativi, gli esuli e i profughi tagliati fuori dalla realtà italiana, nonché intellettuali, uomini politici e uomini d’affari britannici interessati all'Italia, che però poco sapevano e meno comprendevano. Ogni notizia riguardava ambienti ristretti e mancavano contatti con le masse. Era ignorato il dissenso antifascista ormai diffus[...]

[...] e non aveva dato affidamento neppure la maggioranza di quanti si erano presentati per collaborare col Governo militare alleato. I manifestanti del 26 luglio e dei giorni successivi si era pronunciati contro la guerra, ma questo non voleva dire che fossero favorevoli agli angloamericani.

Anche dopo la decisione di iniziare l'offensiva sul continente europeo con attacchi che, si sperava, avrebbero messo l’Italia fuori combattimento, il Comando S.O.E. ritenne opportuno non impegnare su larga scala nella Penisola il poco personale e gli scarsi mezzi a disposizione. Un ufficiale del S.O.E. paracadutato in Italia nell’agosto 1943 venne immediatamente catturato e torturato. La reazione del Comando

S.O.E. al colpo di stato del 25 luglio fu di soddisfazione, in quanto cominciava ad avverarsi la previsione di un collasso politicomilitare italiano, ma non di entusiasmo: il maresciallo Badoglio veniva considerato alla stessa stregua del reggente jugoslavo Paolo Karageorgevich e dell’alto commissario nell'Africa del Nord ammiraglio Darlan. Durante i negoziati culminati con l'armistizio del 3 settembre, ufficiali del S.O.E. presero contatto col S.I.M. (v.), sospettandolo di ambiguità. Soprattutto per tastare il terreno, piccole unità S.O.E. accompagnarono I’8a Armata (britannica) in Sicilia e la 5a Armata (americana) a Salerno. Grazie a queste unità giunsero a Salerno alcuni esuli che volevano riprendere nel territorio italiano ancora occupato l’attività clandestina alla quale si erano dedicati prima di espatriare o alla quale avevano contribuito dall’estero: alcuni passarono le linee a piedi prima che il fronte si stabilizzasse sulla Linea Gustav; altri vennero

paracadutati (il primo, presso Empoli il 2324.9.1943) o sbarcati, per

lo più sulla costa tirrenica. Diversi esuli rimasero invece in territorio liberato, si incont[...]

[...] vennero

paracadutati (il primo, presso Empoli il 2324.9.1943) o sbarcati, per

lo più sulla costa tirrenica. Diversi esuli rimasero invece in territorio liberato, si incontrarono con i vecchi compagni di lotta e con altri che avevano partecipato alla riorganizzazione dell’antifascismo militante nel 1942; insieme a loro crearono un Comitato di liberazione nazionale in territorio liberato, sotto l’egida di Benedetto Croce (v.). Personale del S.O.E. facilitò le attività di questo C.L.N., culminate nel Congresso di Bari (v.) del gennaio

1944 e che, nell’aprile successivo, portarono alla formazione di un governo con partecipazione dello stesso C.L.N.. Il S.O.E. fu anche promotore di un’iniziativa, nell’autunno

1943, per creare un corpo italiano autonomo di volontari, ma questa iniziativa, trovandosi nella zona operativa della 5a Armata, venne poi passata all’O.S.S. (v. Combattenti Italia, Gruppi).

Le basi operative per azioni S.O.E. nei paesi balcanici e danubiani vennero trasferite in Puglia. Le operazioni nei Balcani avevano la precedenza assoluta rispetto a quelle in Italia, particolarmente le operazioni in Jugoslavia, perno strategico di sempre maggiore importanza per sottrarre forze tedesche sia al Fronte occidentale che a quello orientale. Nell’ottobre 1943, un’unità del

S.O.E. avente in forza l’equivalente di circa una compagnia (la N. 1 Special Force) arrivò in Puglia per crearvi una base per operazioni nell’Italia occupata. Erano già giunti in territorio liberato, fra gli altri, emissari del Comitato centrale di liberazione nazionale e del C.L.N. regionale marchigiano, con i quali vennero presi accordi per l’invio di armi, esplosivi e radiotrasmittenti. Questi emissari furono poi aiutati a rientrare nelle loro sedi (tra andata e ritorno, occorrevano da sei a otto settimane).

Arrivarono in Puglia anche numerosi ex prigionieri di guerra alleati che, oltre a espr[...]

[...]e ammirazione e gratitudine per i generosi aiuti ricevuti dalla popolazione, portarono notizie (piuttosto vaghe) su formazioni di resistenti armati desiderosi di collegarsi con gli Alleati e bisognosi di rifornimenti; giunse così notizia anche di iniziative prese da ex prigionieri di guerra alleati, per esempio sulla nascita di un “Battaglione Internazionale” in Apuania (v. La Spezia).

Altre notizie sulla Resistenza giunsero tramite personale S.O.E. operante in Svizzera (v. McCaffery,

578



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 577

Brano: S.O.E.

1943 una prima missione raggiunse i partigiani dell'A.V.N.O.J.; dato il ruolo militare della Jugoslavia (v.) che (secondo quanto dichiarò il primo ministro britannico) nel maggio

1943 impegnava 55 divisioni nemiche, delle quali 15 tedesche, nel settembre un generale di brigata venne inviato presso i partigiani di Tito che già ricevevano rifornimenti alleati via mare: la relazione di questo generale indusse il Comando

S.O.E. a chiedere al governo britannico l’autorizzazione ad aiutare soltanto i partigiani.

in Albania, missioni S.O.E., presenti fin dall’aprile 1941, erano in collegamento col Fronte nazionale nel nord del paese, con residui zoghisti e col Movimento di liberazione nazionale organizzato nel settembre

1942.

Di sei missioni inviate in Ungheria nel 1944, cinque vennero catturate dai tedeschi.

Dopo l’invio di missioni conclusesi con l'uccisione o la cattura dei componenti, personale S.O.E. stabilì in Romania contatti col Fronte patriottico organizzato nel giugno 1943, con la Resistenza che gravitava intorno all’ex Partito dei contadini e con quella che faceva capo a esponenti liberali, in Bulgaria, avvenne la stessa cosa col Fronte patriottico organizzato fin dal 1942.

Nelle società plurinazionali della Birmania e della Malesia, l'atteggiamento verso i giapponesi variava secondo i gruppi etnici e vi erano (come pure a Borneo) resistenti alla macchia e resistenti in organizzazioni che appoggiavano gli invasori: occorrevano quindi collegamenti separati con i diversi gruppi. Ne[...]

[...]tive e malgrado la ripulsione a far passare a volte in secondo piano l’attività contro il nemico, l’ufficiale di collegamento era spesso costretto a occuparsi di politica.

Attività svolta

Il primo passo era l’invio di missioni per stabilire collegamenti. A questo seguiva l’invio di rifornimenti per azioni di sabotaggio e per potenziare la Resistenza. Qui era di regola un divario notevole fra operazioni e loro risultato, ossia fra quanto il S.O.E. faceva e ciò che la Resistenza riteneva fosse da fare. Per limitarsi ad alcuni esempi: su 5 lanci effettuati nell’autun

no 1943 per rifornire il C.L.N. del Lazio (v.), uno solo riuscì e negli altri casi il materiale cadde in mano a tedeschi, a repubblichini o a gente del luogo: su quasi 900 voli effettuati dal gennaio all’aprile 1945 nell’Italia del Nord, ne riuscirono poco più di 500; la Resistenza norvegese teneva conto dei lanci che aveva ricevuto, ma al S.O.E. si sapeva anche dei 23 aerei perduti (spesso con i loro equipaggi) e di numerose operazioni via mare fallite; il 20.9.1944 venn[...]

[...]e la Resistenza riteneva fosse da fare. Per limitarsi ad alcuni esempi: su 5 lanci effettuati nell’autun

no 1943 per rifornire il C.L.N. del Lazio (v.), uno solo riuscì e negli altri casi il materiale cadde in mano a tedeschi, a repubblichini o a gente del luogo: su quasi 900 voli effettuati dal gennaio all’aprile 1945 nell’Italia del Nord, ne riuscirono poco più di 500; la Resistenza norvegese teneva conto dei lanci che aveva ricevuto, ma al S.O.E. si sapeva anche dei 23 aerei perduti (spesso con i loro equipaggi) e di numerose operazioni via mare fallite; il 20.9.1944 vennero lanciati agli insorti di Varsavia 1.284 contenitori, ma gli insorti ne raccolsero soltanto 228; nel 1944 il Comando S.O.E. calcolava che, ogni tre voli diretti in Francia, in media uno falliva a causa del tempo, dell’assenza di partigiani aH’appuntamento o di errori compiuti dai piloti, comunque neppure I’80% del materiale paracadutato arrivava a destinazione e, su circa mezzo milione di armi di ogni genere inviate alla Resistenza, per due quinti non vennero usate contro i tedeschi. Secondo dati incompleti, vennero inviate alla Resistenza dei paesi europei circa 40.000 tonnellate di materiale (per quattro quinti armi, esplosivi e munizioni; per il resto medicinali, vestiario e generi alimentari). Quantitativi mod[...]

[...]per esempio, 300 tonnellate ai partigiani norvegesi); per il resto, con aviolanci (v. Lanci) per un totale di circa 20.000 voli.

Quasi un terzo del materiale fu destinato alla Resistenza francese. Oltre 13.000 tonnellate vennero inviate ai partigiani jugoslavi e 220230 tonnellate ai cetnici. Considerando anche ciò che andò perduto, circa

3.000 tonnellate di materiale vennero inviate alla Resistenza italiana. (Nella primavera del 1944 il

S.O.E. stimava che i partigiani combattenti francesi fossero circa 140 mila, quelli jugoslavi 250.000, quelli italiani un po’ meno di 100.000). La Resistenza danese e quella norvegese ricevettero armi sufficienti per

25.000 combattenti ciascuna, quella olandese ebbe 30.000 sten.

Fra personale proprio e volontari di varie nazionalità, il S.O.E. inviò nell’Europa occupata 6.700 persone, di cui 1.784 soltanto in Francia.

Tra i francesi messi in salvo attraverso il S.O.E. è da annoverare il futuro presidente della repubblica Francois Mitterrand (v.). Con la cooperazione dell’O.S.S., il S.O.E. evacuò dalla Jugoslavia circa 12.000 persone, la maggior parte feriti poi curati in ospedali della Puglia (v. Balkan Air Force). Jean Moulin, Ti

to e il generale Raffaele Cadorna (v.) furono fra i dirigenti della Resistenza aiutati a superare il fronte. Il S.O.E. organizzò e fece funzionare, a volte per periodi abbastanza lunghi, proprie vie di comunicazione clandestine, per esempio la Comet da Bruxelles a Gibilterra, usata da circa 700 persone. “Operazioni speciali” era un’espressione elastica. Rientravano nell’attività ordinaria il ritorno a Dunkerque di tre ufficiali S.O.E. per distruggere un deposito di 200.000 tonnellate di combustibile, le 950 azioni effettuate in Francia durante la notte del 56.6.1944, la distruzione di 37.000 tonnellate di naviglio giapponese compiuta da una missione i cui membri persero la vita. Vi era altro. Personale S.O.E. partecipò agli avvenimenti del 2527.3.

1941 a Belgrado, i quali contribuirono a ritardare di alcune settimane l’attacco tedesco all’U.R.S.S.. Le informazioni sull’operazione Barbarossa (v.), ottenute a Belgrado, vennero trasmesse dal premier britannico a Stalin. Fallì invece il tentativo di bloccare il Danubio alla Porta di Ferro.

Sempre nel 1941 il S.O.E. assistè il generale americano William Donovan nell’organizzare I ’O.S.S. (v.). Personale S.O.E. danneggiò nel 1941 la centrale clandestina tedesca che, dal Messico, trasmetteva istruzioni a sottomarini operanti nel Mediterraneo; nel 1942 il S.O.E. mise fuori servizio l’altra centrale che, a Tangeri, guidava sottomarini nemici nello stretto di Gibilterra.

Nel febbraio 1943 un’incursione effettuata da 9 uomini del S.O.E. distrusse l’impianto di Rjukan in Norvegia (v.) per la produzione di acqua pesante, provocando un ritardo irricuperabile negli esperimenti degli scienziati tedeschi impegnati nella fabbricazione dell'arma segreta (bomba atomica), su cui facevano affidamento, nei loro discorsi, sia Hitler che Mussolini. Quando gli scienziati americani, ai quali era stata affidata nel 1942 l’esecuzione del Progetto Manhattan, avevano avuto bisogno della collaborazione del Premio Nobel danese Niels Bohr, ufficiali del S.O.E. forniti di una lettera di un amico britannico dello stesso Bohr lo raggiunsero in Danima[...]

[...] produzione di acqua pesante, provocando un ritardo irricuperabile negli esperimenti degli scienziati tedeschi impegnati nella fabbricazione dell'arma segreta (bomba atomica), su cui facevano affidamento, nei loro discorsi, sia Hitler che Mussolini. Quando gli scienziati americani, ai quali era stata affidata nel 1942 l’esecuzione del Progetto Manhattan, avevano avuto bisogno della collaborazione del Premio Nobel danese Niels Bohr, ufficiali del S.O.E. forniti di una lettera di un amico britannico dello stesso Bohr lo raggiunsero in Danimarca e lo condussero in Svezia, da dove passò in Scozia e infine negli Stati Uniti.

La missione sovietica che, guidata da un generale, venne inviata in Jugoslavia nel gennaio 1944, raggiunse Tito con l’aiuto del S.O.E.. Nell’aprile dello stesso anno un grup

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 576

Brano: S.O.E.

affidate nel maggiogiugno 1940 a personale dei servizi segreti francesi.

Il 25.5.1940, quando si profilava la possibilità che il Commowealth rimanesse solo contro il Reich validamente appoggiato dovunque dal nazifascismo diventato movimento mondiale, il Comando supremo britannico chiese al governo l’autorizzazione a organizzare azioni clandestine effettuate da un corpo militare specializzato, col duplice scopo di recare il maggior danno economico al nemico e di indebolirne

il morale. Nel giro di quattro settimane (mentre veniva perduto in Francia il più deH’armamento dell'esercito) l[...]

[...]litare specializzato, col duplice scopo di recare il maggior danno economico al nemico e di indebolirne

il morale. Nel giro di quattro settimane (mentre veniva perduto in Francia il più deH’armamento dell'esercito) la possibilità era diventata realtà.

Col consenso del gabinetto di guerra di cui facevano parte conservatori, laburisti e liberali, nel luglio

1940 il primo ministro autorizzò la fusione della Sezione D e del MI.R. creando il S.O.E.. A Dalton, che era

il numero due del Partito laburista e ministro della Guerra economica, venne affidata la responsabilità di rappresentare nel gabinetto la nuova organizzazione. Dalton avrebbe voluto fare del S.O.E. una quarta arma, a pari livello delle armi tradizionali, ma non ci riuscì. Erano di sua competenza la formulazione di direttive generali, il coordinamento con le altri armi, l’azione di control

lo diretta ad assicurare l’efficienza dell’organizzazione, la gestione finanziaria. Il Foreign Office chiese che venissero evitate azioni che potevano portare a rappresaglie contro la popolazione. Fra i collaboratori di Dalton (sarà sostituito nel 1942 da Lord Selborne) erano Gaitskell (che a partire dal 1955 diverrà capo del Partito laburista) e il diplomatico Jebb (più tardi sarà capo del Gruppo l[...]

[...]ficienza dell’organizzazione, la gestione finanziaria. Il Foreign Office chiese che venissero evitate azioni che potevano portare a rappresaglie contro la popolazione. Fra i collaboratori di Dalton (sarà sostituito nel 1942 da Lord Selborne) erano Gaitskell (che a partire dal 1955 diverrà capo del Partito laburista) e il diplomatico Jebb (più tardi sarà capo del Gruppo liberale alla Camera dei lord).

Dell’organizzazione e delle operazioni del S.O.E. vennero incaricati ufficiali che nel 193940 erano stati in Polonia, Finlandia, Norvegia, o che avevano organizzato nel Regno Unito unità di sabotatori e guerriglieri destinati a operare appunto nell’eventualità di un'occupazione tedesca.

Faceva difetto il materiale: mancavano esplosivo e armi di ogni genere, campi di addestramento, uniformi, razioni. Era limitato anche il finanziamento. Totalmente impegnata nel mantenere aperte vie di comunicazione, la marina britannica non aveva imbarcazioni da mettere a disposizione del S.O.E.. L’aeronautica (che quantitativamente era una

frazione di [...]

[...]rvegia, o che avevano organizzato nel Regno Unito unità di sabotatori e guerriglieri destinati a operare appunto nell’eventualità di un'occupazione tedesca.

Faceva difetto il materiale: mancavano esplosivo e armi di ogni genere, campi di addestramento, uniformi, razioni. Era limitato anche il finanziamento. Totalmente impegnata nel mantenere aperte vie di comunicazione, la marina britannica non aveva imbarcazioni da mettere a disposizione del S.O.E.. L’aeronautica (che quantitativamente era una

frazione di quella tedesca) non aveva riserve di aerei (ancora nell’agosto 1941 il S.O.E. disponeva soltanto di 5 aeroplani che saliranno a una trentina alla fine del 1942).

Il reclutamento nel S.O.E. era reso difficile dalla mobilitazione totale della popolazione, dalla priorità riservata alle forze armate regolari e alle esigenze deH’economia. Una selezione severa veniva compiuta durante l’addestramento, che durava parecchi mesi: un buon fisico e coraggio non bastavano in situazioni che avrebbero richiesto anche nervi a posto, iniziativa, tenacia, conoscenza intima di lingue, mentalità e costumi stranieri, abilità tecniche svariate (dalla preparazione di documenti falsi all’uso di esplosivi e di cifrari), e abilità anche per individuare eventuali agenti provocatori, maestri del doppio gi[...]

[...]i, abilità tecniche svariate (dalla preparazione di documenti falsi all’uso di esplosivi e di cifrari), e abilità anche per individuare eventuali agenti provocatori, maestri del doppio gioco nonché altri lestofanti che potevano gravitare intorno ai servizi segreti. Ufficiali e sottufficiali in missione (cioè in territorio occupato dal nemico) avevano piena autonomia e non potevano contare che su se stessi. Non fu unico il caso di quell’ufficiale S.O.E. che, rimasto isolato in Malesia dopo la caduta di Singapore, riapparve due anni dopo, organizzatore di partigiani che diedero filo da torcere ai giapponesi, e la cui azione venne ritenuta equivalente per importanza bellica a quella di un reggimento.

La possibilità di trovare volontari tra cittadini di' Stati occupati variava. I rischi erano molti: per esempio, a quelli che operavano in Francia veniva detto che le possibilità di sopravvivenza erano del 50%.

La Abwehr e il Sicherheitsdienst tedeschi erano efficienti dovunque e potevano contare su collaboratori locali, a volte purtroppo nu[...]

[...]a erano del 50%.

La Abwehr e il Sicherheitsdienst tedeschi erano efficienti dovunque e potevano contare su collaboratori locali, a volte purtroppo numerosi. Costituiva un fattore negativo anche il sentimento antibritannico largamente diffuso in settori talora maggioritari della popolazione, per esempio nei paesi mediterranei e asiatici. Fin dal 1939 numerosi cechi, polacchi ed ebrei di ogni nazionalità si mostrarono desiderosi di lavorare col S.O.E.; poi vennero anche norvegesi, olandesi e altri ancora. Ci volle invece del tempo prima che in Francia e in Grecia venissero costituiti nuclei di resistenti capaci di operare. Dopo l’occupazione della Jugoslavia da parte dei tedeschi, occorsero cinque mesi per stabilire un primo contatto con elementi della Resistenza.

Rapporti con la Resistenza La direttiva esplicita di usare, co

me criterio nelle relazioni con la Resistenza, la capacità di recare danno al nemico, escludeva prese di posizioni politiche. D’altra parte, ogni movimento di Resistenza aveva un aspetto politico, la cui natura [...]

[...]lla Jugoslavia da parte dei tedeschi, occorsero cinque mesi per stabilire un primo contatto con elementi della Resistenza.

Rapporti con la Resistenza La direttiva esplicita di usare, co

me criterio nelle relazioni con la Resistenza, la capacità di recare danno al nemico, escludeva prese di posizioni politiche. D’altra parte, ogni movimento di Resistenza aveva un aspetto politico, la cui natura e portata spesso sfuggivano sia al Comando del S.O.E. che agli ufficiali di collegamento; così come mancava fra i resistenti, salvo pochi casi, la comprensione non solo delle difficoltà che incontrava

il S.O.E., ma anche della mentalità britannica in genere e di ciò che nel Regno Unito e nel resto del Commowealth era ritenuto importante.

Fattore di malintesi fu, per esempio, il principio monarchico che, per i britannici, si riassumeva nell’espressione del “re che regna ma non governa”, il governare spettando al Parlamento, mentre nei paesi mediterranei la monarchia era sinonimo di autoritarismo reazionario. La quasi totalità del personale del

S.O.E., a ogni livello, rientrava politicamente nell'ambito dell’antiautoritarismo moderato che, da generazioni, caratterizzava i popoli britannici e oriundi britannici; vi erano, non molti, simpatizzanti stalinisti; se vi erano ex simpatizzanti del

B.U.F. (l’organizzazione fascista britannica), non si fecero notare. Poiché la Resistenza era raramente un movimento unitario, alcuni ufficiali di collegamento si schierarono con una fazione o un’altra, mentre i più tentarono di mantenere contatti con le varie correnti per indurle a svolgere azione comune. Ciò avvenne in Francia (v.), dove ufficiali d[...]

[...]ritannici; vi erano, non molti, simpatizzanti stalinisti; se vi erano ex simpatizzanti del

B.U.F. (l’organizzazione fascista britannica), non si fecero notare. Poiché la Resistenza era raramente un movimento unitario, alcuni ufficiali di collegamento si schierarono con una fazione o un’altra, mentre i più tentarono di mantenere contatti con le varie correnti per indurle a svolgere azione comune. Ciò avvenne in Francia (v.), dove ufficiali del S.O.E. fecero incontrare Jean Moulin e Charles de Gallile, promuovendo la formazione del Conseil National de la Resistance, poi del C.F.L.N. e delle F.F.I..

In Grecia (v.), personale S.O.E. si collegò con bande di andartes e, successivamente, con gruppi facenti capo ai “sei colonnelli”, col Fronte di liberazione nazionale (E.A.M.), con la Lega repubblicana (E.D.E.S.), col Fronte di liberazione nazionale e sociale (E.K.K.A.). Sotto l’egida del S.O.E., vi fu per qualche tempo una cooperazione fra E.A.M. ed E.D.E.S. (per esempio nel novembre 1942), mentre l’incontro avvenuto al Cairo nell’agosto 1943 fra esponenti dell’E.A.M., dell’E.D.E.S. e dell'E.K.K.A. non diede invece risultati tangibili.

Una missione del S.O.E., sbarcata sulla costa montenegrina il 20.9.

1941, raggiunse i cetnici (v.) serbi; seguirono altre missioni e l'invio di rifornimenti. Nel maggio del

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 744

Brano: Missioni alleate

Ubicazione delle missioni britanniche in Italia durante la Guerra di liberazione

esecutiva fu assai lento e, a causa dell’andamento della guerra, differito nel tempo. Si dovette arrivare al 1941 per registrare i primi risultati positivi del S.O.E., ottenuti dopo molti sforzi e frustrazioni: solo agli inizi di quell’anno un gruppo fu paracadutato in Polonia e un altro in Francia settentrionale per effettuare azioni di sabotaggio. Ciò dipese anche dal fatto che, per l’invio di una missione, occorreva almeno un aereo o un sottomarino e, per tutto il periodo della guerra difensiva (194041), il S.O.E. potè disporre solo di due vecchi bombardieri riattati, mentre tutti i sottomarini erano impegnati nel Mediterraneo e nell’Atlantico.

Nei Paesi Bassi le missioni alleate dovettero affrontare più ardui problemi tecnici a causa della natura poco favorevole del territorio piatto, privo di boschi e intensamente abitato, che rendeva più difficili i lanci di materiale e ogni altra operazione di guerriglia.

In Europa orientale la distanza dalle basi di rifornimento creò invece grossi ostacoli ad azioni di vasta portata: per esempio, le missioni polacche che partivano dall’Inghilterra erano spes[...]

[...]i tentate, solo 2 ebbero successo.

Nei Balcani

Con la Resistenza greca in Atene furono stabiliti contattiradio fin dagli ultimi mesi del 1941, ma solo nell’ottobre del 1942 potè essere inviato in Grecia un gruppo di paracadutisti inglesi per sabotare le linee ferroviarie di rifornimento deli’Asse. Una prima rete clandestina di ufficiali inglesi si formò nel territorio ellenico solo nella primavera del 1943. Intorno a questa stessa epoca il S.O.E., potendo contare su 10 gruppi di collegamento, prospettò un piano di organizzazione di « bande nazionali » suddivise in aree di guerriglia da destinare alle singole missioni. Ma il progetto incontrò la netta opposizione dell’E.A.M. (v.) e fallì sul nascere, facendo perdere fin dall’inizio ogni speranza di promuovere, attraverso le missioni, l’unità politica delle varie componenti della Resistenza greca.

In effetti per le missioni alleate fu sempre assai arduo penetrare la realtà politica dei paesi in cui agiva un movimento di liberazione. La tendenza a concepire l'apporto delle missioni in[...]

[...]nza a concepire l'apporto delle missioni in termini puramente militari e solo alla luce delle esigenze tattiche o strategiche delle forze alleate fece spesso perdere di vista le situazioni reali in cui erano chiamate a operare. Di qui l’insuccesso registrato dalle missioni in Grecia e il tardivo appoggio da esse dato alle forze di Tito in Jugoslavia (v.) (maggio 1943): fino a quel momento e a partire dal

1941, cioè da quando la prima missione S.O.E. era sbarcata sulle coste della Dalmazia, gli inglesi avevano avuto contatti solo con le bande « regolari » di Draza Mihailovic (v.), considerato l’unico capo della Resistenza jugoslava.

In Francia

La Francia (v.) offre un quadro quanto mai complesso dei rapporti tra la Resistenza e gli Alleati, non

solo per la particolare natura composita dal suo movimento di liberazione e per le condizioni in cui venne a trovarsi il paese in quel periodo, ma anche per le scelte politiche e strategiche angloamericane. Per lungo tempo la Gran Bretagna fu la naturale fonte di organizzazione della Resis[...]

[...]nza jugoslava.

In Francia

La Francia (v.) offre un quadro quanto mai complesso dei rapporti tra la Resistenza e gli Alleati, non

solo per la particolare natura composita dal suo movimento di liberazione e per le condizioni in cui venne a trovarsi il paese in quel periodo, ma anche per le scelte politiche e strategiche angloamericane. Per lungo tempo la Gran Bretagna fu la naturale fonte di organizzazione della Resistenza francese, ma il S.O.E., e De Gaulle agivano in piena indipendenza, a « compartimenti stagni ».

Come scriverà lo storico Deakin, De Gaulle aveva creato un proprio servizio speciale,

il B.C.R.A. e lo considerava del tutto autonomo rispetto a quello inglese. Nello stesso tempo vi erano francesi che, reclutati dal S.O.E. per agire come agenti e radiooperatori nella Francia occupata, riconoscevano soltanto l'autorità inglese. Ad aumentare la confusione e le difficoltà nel coordinamento delle missioni in terra francese, si aggiungeva l’esistenza di agenti inglesi nel territorio amministrato dal governo collaborazionista di Vichy (50 nel 1942) e che osteggiavano, secondo le istruzioni ricevute dal governo britannico, « qualsiasi atto di aggressione [...] contro persone e obiettivi della Francia non occupata ».

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 575

Brano: S.O.E.

cietà delle Nazioni dal suo ruolo istituzionale. Nel 1935, l’incapacità di attuare le sanzioni approvate contro l'Italia fascista per l'invasione dell’Etiopia (v.) accrebbe i risentimenti nazionali e la percezione che bastasse l’opposizione di una grande potenza per rendere nulli gli orientamenti solennemente approvati all’unanimità dall’Assemblea. Così avvenne, del resto, per la conferenza di Bruxelles, convocata nel 1937 sulla questione cinese e alla quale il Giappone, massimo interessato alla questione, rifiutò di partecipare.

La guerra di Spagna, la spartizione della Cecoslovacchia [...]

[...]erare clandestinamente in territorio nemico ma abitato da popolazione almeno in parte amica. Escludeva così Germania, Giappone e, fino all’estate del 1943, anche l'Italia. Americani, francesi, sovietici e tedeschi avevano organizzazioni analoghe anche se di minor rilievo, di solito aggregate ai servizi di informazione, e a volte miste (composte di militari e di civili).

Effettuate da gruppi di minuscola consistenza numerica, le operazioni del S.O.E. andavano dal sabotaggio spicciolo di depositi militari, vie di comunicazione, impianti industriali ecc., alla sovversione su scala nazionale mediante il potenziamento di movimenti di Resistenza. Progettato embrionalmente nel 1938, il

5.0.E. venne strutturato a partire

dal luglio 1940. Durante il periodo di massima espansione e attività (1944) aveva in forza complessivamente quasi 10.000 uomini e oltre

3.000 donne. Gli ufficiali erano circa 2.800.

Il Comando, i campi di addestramento e le basi per operazioni al di là del Mare del Nord e della Manica si trovavano nel Regno Unito. Le[...]

[...]il

5.0.E. venne strutturato a partire

dal luglio 1940. Durante il periodo di massima espansione e attività (1944) aveva in forza complessivamente quasi 10.000 uomini e oltre

3.000 donne. Gli ufficiali erano circa 2.800.

Il Comando, i campi di addestramento e le basi per operazioni al di là del Mare del Nord e della Manica si trovavano nel Regno Unito. Le operazioni nel Vicino Oriente e nei Balcani avevano invece come base una sezione S.O.E. al Cairo.

Nel dicembre 1943 venne organizzato il S.O.M. (Special Operations Mediterranean) per operazioni nell'Europa meridionale. Operazioni nell’Asia sudorientale occupata dai giapponesi ebbero la loro base a Ceylon (Sri Lanka).

Creazione e attività del S.O.E. furono in funzione della situazione quale era vista attraverso l'ottica degli organizzatori.

Nel 1938 la quasi totalità dei cittadini del Regno Unito e degli altri Stati indipendenti del Commowealth — Australia, Canada, Eire (in corso di dissociazione), Nuova Zelanda, Unione Sudafricana — erano contrari alla guerra. Erano pacifisti nel Regno Unito i conservatori (salvo pochissimi), i laburisti e i liberali; negli altri Stati del Commowealth erano pacifisti gli oriundi britannici ed era contraria a una guerra, in particolare contro il Reich, la maggioranza dei cittadini non anglosassoni (af[...]

[...]e D e del MI.R. presentarono al capo di stato maggiore un memoriale che suggeriva la creazione di un corpo specializzato per operazioni clandestine in Stati danubiani particolarmente esposti a pressioni tedesche. Vennero autorizzati la fabbricazione di materiale utile a sabotaggio e guerriglia, nonché lo studio della « procedura per eventuali azioni di guerriglia ». Vennero approntati alcuni manuali, il cui autore diverrà nel 1943 comandante del S.O.E. (L’arte della guerriglia, Manuale del partigiano, L’uso di esplosivi). L’arrivo a Londra del dirigente dei servizi segreti cecoslovacchi facilitò più tardi operazioni S.O.E. nel Protettorato, sospese dopo l’eccidio di Lidice (per esempio, 12 missioni erano state inviate nell'inverno 1941), e portò al tentativo di operazioni in Slovacchia, conclusosi con l'uccisione dei partecipanti. La Sezione D inviò suoi agenti in Ungheria, Romania e Jugoslavia. Ufficiali britannici recatisi a Varsavia nell'agosto 1939 lasciarono radio trasmittenti e cifrari a personale dei servizi segreti polacchi (il collegamento fra Londra e la Resistenza polacca funzionerà fino all'estate 1944). Nell'aprilegiugno

1940, compagnie “autonome” di sabotatori cooperarono con unità dell’esercit[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 628

Brano: [...]derazione la possibilità di stabilire contatti con i movimenti di resistenza dell’Europa occupata dai nazisti, onde potenziarne e dirigerne l’attività.

In base a istruzioni dirette di Churchill, divenuto primo ministro nel maggio 1940, fu costituito un comitato incaricato di « coordinare tutte le azioni di sovvertimento e sabotaggio » rivolte contro il « nemico d’oltremare ». Un’organizzazione segreta, denominata Special Operations Executive (S.O.E.) e costituita come sezione clandestina del Ministero della guerra economica, doveva rendere conto del suo operato direttamente ai capi di stato maggiore delle diverse armi. Infine Londra diventò il rifugio dei sovrani estromessi, dei capi di governo in esilio e, in un certo senso, la capitale della Resistenza che andava sviluppandosi nei paesi dell’Europa centrale e occidentale occupati dai nazifascisti. Da Londra partivano direttive, missioni, aiuti in armi e denaro per i combattenti clandestini di tutta Europa.

Sin dall’agosto 1941, quando Churchill incontrò Roosevelt per la firma della [...]

[...]ndava sviluppandosi nei paesi dell’Europa centrale e occidentale occupati dai nazifascisti. Da Londra partivano direttive, missioni, aiuti in armi e denaro per i combattenti clandestini di tutta Europa.

Sin dall’agosto 1941, quando Churchill incontrò Roosevelt per la firma della Carta Atlantica, fra i prin

cipi strategici degli Alleati fu incluso un punto riguardante l’« assistenza ai gruppi di resistenza in tutti i paesi occupati ».

Il S.O.E. riforniva tutte le organizzazioni resistenziali, purché di riconosciuta efficienza e di provata disciplina, ma con qualche discriminazione: l’aiuto più generoso lo riservava ai movimenti e alle formazioni partigiane di orientamento moderato e conservatore; molta parsimonia e circospezione usava nei confronti dei movimenti di sinistra. Se comune era il nemico, diversi erano gli interessi e gli obiettivi' della Gran Bretagna rispetto a quelli dei movimenti resistenziali dell’Europa centrale e occidentale. Mentre, per questi, la Guerra di liberazione era anche lotta politica contro le classi dom[...]

[...]versi paesi, sviluppando anche nuove tecniche valide per la guerriglia (varie forme di collegamento radio, istituzione di campi di addestramento per combattenti e sabotatori, fabbricazione di appositi ordigni esplosivi, lancio di missioni, agenti e materiale bellico nelle zone occupate).

Soltanto in Francia, il numero delle missioni aeree britanniche passò, da 22 nel 1941, a 130 nel 1942 e a 643 nel 1943. Tra le prime, riuscite operazioni del S.O.E. si ricordano il lancio di un gruppo paracadutato in Polonia nel 1941 e quello di un altro, nella Francia settentrionale, per sabotare aeroporti tedeschi. Alla fine del 1941 sbarcò sulle coste

Churchill visita le rovine di Coventry, distrutta dai bombardamenti tedeschi (19411



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 108

Brano: [...] numerosi archivi angloamericani, le operazioni compiute da queste due organizzazioni restano per molti versi tuttora oscure, soprattutto per quanto riguarda i loro reciproci rapporti, i rapporti con gli altri enti alleati e con altri governi (per esempio, con quello svizzero), le loro fonti di informazione e di contatti, nonché molte operazioni compiute sul campo.

Lo Special Force dipendeva direttamente dallo Special Operations Executive (v. S.O.E.), un’organizzazione che aveva sedi a Londra e al Cairo e la cui attività (oggetto di numerosi studi e discussioni durante questi anni) comunque escludeva l’Italia dalle sue operazioni. Risulta chiaro che, nonostante le sue origini risalissero al 1940, soltanto nel 1943 il S.O.E. riuscì a sfondare in senso militare, passando dalla semplice raccolta di informazioni a una più autentica attività di sostegno delle forze della Resistenza e di coordinamento della loro azione militare. In Italia, il S.O.E. prese contatto con la Resistenza del Nord attraverso la Svizzera e, dal settembre 1943 al maggio 1945, mandò più di 500 agenti: il numero massimo di missioni, composte da uno a quattro agenti e registrato nelle settimane che precedettero la Liberazione, fu di 37 britanniche e 17 italiane (v. Missioni alleate). Indubbiamente, riguardo ai rapporti con la Resistenza italiana, lo Special Force fece la parte del leone nei confronti degli americani e questo fu il risultato di un’esperienza alquanto approfondita (nei Balcani, in Francia e altrove), nonché di un metodo di lavoro ben sviluppato.

Gl[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 116

Brano: [...]e o nei campi di concentramento e di sterminio organizzati dalle forze speciali naziste nelle stesse regioni.

La prima, esile forma di organizzazione sovranazionale, ma diffusa prevalentemente in Occidente, in appoggio a gruppi ancora ristretti di sabotatori e di resistenti nei rispettivi territori nazionali, venne da Londra (dove si erano rifugiati i governi europei sconfitti sul continente) e precisamente dal Secret Operations Executive (v. S.O.E.) che, secondo la definizione di Roberto Battaglia, cercò di raccogliere e potenziare « l’attività specie dei quadri militari legittimisti ». Il S.O.E. si

mosse con maggior fortuna in Polonia, in Grecia, in Francia.

La lotta contro l’occupazione e l’oppressione da parte degli occupanti si configurò quindi come una lotta per un verso patriottica, per l’altro ideologica in senso più o meno ampio; e infatti vi confluirono tutti i motivi della dignità e libertà umana, del ripristino dei diritti civili e politici conculcati, del disegno di nuovi ordinamenti sociali e internazionali. Si passò dal “no” alla disfatta o all’abdicazione delle rispettive autorità nazionali (caso tipico il generale De Gaulle (v.) che riparò nel Regno Unito e, non [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 745

Brano: [...]rcito di liberazione francese si concretizzarono in episodi di manifesta ostilità, come l’accordo concluso dagli americani con l’ammiraglio Darlan (v.) e poi l’aiuto dato al generale Giraud. Tale atteggiamento durò fino al giugno 1944, cioè fino a quando Eisenhower, dopo aver assunto il controllo dei rapporti con le F.F.I., riconobbe il generale Koenig come comandante di queste stesse forze, ponendo implicitamente alle sue dipendenze le missioni S.O.E. e O.S.S..

Le precedenti considerazioni negative non diminuiscono l’importanza dell’azione militare svolta dalle missioni in Francia: basti considerare che solo nel 1944 vi furono paracadutati 600 tra agenti inglesi e francesi (il numero dunque non comprende altre missioni inviate via terra e per mare). A tutto il

22.7.1944 erano stati inoltre inviati in territorio francese 70 agenti americani e, complessivamente, 6.000 containers con circa 1.000 tonnellate di armi ed equipaggiamenti. Operando nelle file delle F.F.I., le missioni alleate parteciparono a 960 azioni di distruzione e a 2.90[...]

[...]onnellate di armi ed equipaggiamenti. Operando nelle file delle F.F.I., le missioni alleate parteciparono a 960 azioni di distruzione e a 2.900 attacchi contro linee ferroviarie.

Queste operazioni — come si legge in un rapporto del Comando supremo alleato — « diedero come risultato un ritardo medio di 48 ore [...] nel movimento dei rinforzi diretti in Normandia ».

Le missioni in Italia

Nel settembre 1943 esisteva un centro operativo del S.O.E. inglese a Blida, presso Algeri, e a capo della sezione per l’Italia (la Special Force n. 1) si trovava il colonnello

Rosebery. Dopo lo sbarco di Salerno questi fu sostituito dal capitano Gerry Holdsworth e nella primavera del 1944 il Comando fu trasferito da Blida a Bari.

Per l’O.S.S. americano il settore italiano fu diretto inizialmente da Algeri, poi da varie basi della Penisola (Caserta, Monopoli, Siena, ecc.), dal colonnello William Eddy, in seguito dal colonnello Edward Glavin e infine dal maggiore William Suhling. Parte importante nella direzione delle missioni angloamericane in I[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 743

Brano: [...]creare una « quarta arma », di « sovvertimento e sabotaggio » nel contihente europeo. Per questo, all'indomani dell’invasione nazista della Francia (1940) le autorità militari inglesi formularono un piano generale per il collegamento con i movimenti partigiani: furono così previste le « missioni » britanniche, sul cui modello furono poi creati i reparti speciali americani. Sorsero, con caratteristiche differenti, lo Special Operations Executive (S.O.E.) inglese, noto anche

sotto il nome di Special Forces (S.F.), e più tardi VOffice of Strategie Services (O.S.S.) americano.

Compiti delle missioni

Da parte britannica si tendeva a costituire corpi operativi di carattere puramente militare, adatti come i commandos (v.) all'incursione in terra nemica ma preparati a effettuare azioni di lunga durata. Alle missioni non era affidato il servizio d’informazione (per il quale già funzionava VIntelligence Service) ma, secondo le direttive del piano generale, esse erano destinate a potenziare i movimenti partigiani, nel senso di disciplinarne e[...]

[...]missione poteva inoltre comprendere elementi inglesi o americani, o essere formata unicamente da volontari stranieri o da un gruppo misto.

L'impiego delle missioni in Europa

Il quadro geografico di impiego delle missioni alleate rispecchiò di fatto i diversi sviluppi dei movimenti resistenziali e della strategia angloamericana nei vari scacchieri della Seconda guerra mondiale.

È vero, come scriverà Max Salvadori per esaltare l’opera del S.O.E. e deH’O.S.S., che questi organismi « armavano i partigiani di una dozzina almeno di nazioni che in Europa erano state conquistate dalla Germania e di una decina di nazioni che in Asia erano state conquistate dal Giappone [...]. Vi erano ufficiali alleati nelle montagne dei Balcani, nei villaggi francesi, nei boschi della Polonia, nelle giungle del Siam e delle Filippine, nelle risaie della Birmania e di Giava ». Non basta tuttavia la considerazione che vi erano molte missioni alleate su ogni fronte per giudicare la validità del contributo offerto in questa forma ai movimenti di resistenza, do[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine S.O.E., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---italiano <---italiana <---fascismo <---italiani <---comunista <---italiane <---O.S.S. <---C.L.N. <---C.L.N.A.I. <---antifascista <---fascista <---Storia <---comunisti <---nazista <---Bibliografia <---Il S <---Il S O <---Il S O E <---Partito comunista <---fasciste <---fascisti <---paracadutisti <---C.V.L. <---E.A.M. <---La guerra <---Linea Gotica <---O.R.I. <---S.I.M. <---S.O.M. <---antifascisti <---laburisti <---socialisti <---A.M.G.O.T. <---A.N.P.I. <---Alfredo Pizzoni <---Benedetto Croce <---Comando S <---Comando S O <---Comando S O E <---Comitato centrale <---Commissione Alleata di Controllo <---Ferruccio Parri <---Gran Bretagna <---Luigi Longo <---P.C. <---Raimondo Craveri <---Special Operations Executive <---d'Italia <---danubiani <---imperialismo <---nazifascista <---nazifascisti <---nazisti <---nell'Africa <---nell'Italia <---psicologico <---socialista <---A.F.H.O. <---A.F.H.Q. <---A.M.G. <---Adolfo A Sc <---Afrika Korps <---Aguado Bleye <---Alberto A Sa <---Alberto 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