Il segmento testuale Repubblica Sociale Italiana è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 26Entità Multimediali , di cui in selezione 23 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 95
Brano: Repubblica Sociale Italiana
Repubblica Sociale Italiana
R.S.I.’, Repubblica di Salò. Denominazione del governo collaborazionista che, costituito dai fascisti nelle regioni italiane militarmente occupate dai tedeschi dopo T8.9.1943, si dissolse nell'aprile 1945.
Nascita della R.S.I.
« Dal primo dicembre prossimo venturo, lo Stato nazionale repubblicano prende il nome definitivo di Repubblica Sociale Italiana »: così deliberava il Consiglio dei ministri riunitosi a Salò (Brescia) il 25.11.1943. In realtà la R.S.I. era nata in Germania I*8.9.1943 quando Hitler, all'annuncio dell’armistizio badogliano, aveva riunito presso il suo Quartier generale a Rastenburg (Prussia) le personalità fasciste fuggite dall’Italia dopo il 25 luglio [Alessandro Pavolini (v.), Roberto Farinacci (v.), Renato Ricci (v.) e Vittorio Mussolini, figlio del “duce”) imponendo loro di formare un governo provvisorio in attesa dell’arrivo di Benito Mussolini. Quest’ultimo venne liberato il 12 settembre dalla sua comoda prigionia [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 3
Brano: [...]rlo Guglielmo Marconi (v.). Nonostante l’indiscutibile valore e la rinomanza anche internazionale di alcuni dei suoi membri, l’istituto, come tale, non godette di alcun prestigio e svolse un’attività insignificante. Alla caduta del fascismo, il 25.7.1943, anch’esso quindi si dissolse nel nulla e Luigi Federzoni (v.), allora presidente in carica, si affrettò a dare le dimissioni. Senonché, dopo l’8.
9.1943, appena costituitosi il governo della Repubblica Sociale Italiana, Giovanni Gentile (v.) si insediò alla presidenza dell’istituto e nel gennaio 1944 ne trasferì la sede da Roma a Firenze, stendendone inoltre un piano di riforma, Giustiziato Gentile dai partigiani (15.4.1944), gli successe come presidente fi geografo Giotto Dainelli. Questi, sotto l’incalzare dell’avanzata angloamericana e dell'insurrezione popolare, ritenne opportuno spostare la sede deN’Accademia sul lago di Como, nella Villa Carlotta di Tremezzo, ma si trattava ovviamente di un istituto fantasma, privo di qualsivoglia funzione e, per
di più, con la maggior parte dei suoi membri rimasti[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 772
Brano: [...]a apposita rubrica (Tribuna Libera). Alla rivista collaborò per un certo periodo anche Eugenio Curiel (v.).
Bibliografia: Cario Cartiglia, Rinaldo Rigo« la e il sindacalismo riformista in Italia, Milano, 1976.
A. Per.
Processi ai fascisti
Le leggi fondamentali attraverso le quali si volle punire coloro che avevano contribuito a istituire e rafforzare il regime fascista e coloro che avevano collaborato con i tedeschi nel periodo della Repubblica Sociale Italiana furono due.
La prima è costituita dal Decreto legislativo luogotenenziale 27.7.1944 n. 159. Il decreto dedicava 8 articoli alla punizione dei delitti fascisti, 14 alla avocazione dei profitti di regime e alla liquidazione dei beni fascisti, 15 alla epurazione (v.) della pubblica amministrazione e 6 alla disciplina dell’alto Commissariato e alle disposizioni transitorie.
Alcune di queste norme meritano di essere riportate, anche perché così possono essere compresi più facilmente alcuni sviluppi giurisprudenziali successivi.
L’art. 2, di importanza rilevantissima, stabiliva: « I membri[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 106
Brano: Resistenza diplomatica
Diplomatici all’estero dopo l’8 settembre
La scelta che si presentò T8.9.1943 anche ai diplomatici non fu semplice. Separati tra loro, senza che da Roma venisse loro inviata la minima istruzione, seppero ugualmente dimostrare un tratto di risorta dignità della categoria dopo un ventennio di conculcazione. Soltanto uno degli ambasciatori in carica (Anfuso) aderì alla Repubblica sociale italiana, seguito da qualche funzionario, mentre la maggior parte rifiutò tale adesione, nonostante le prevedibili persecuzioni cui sapevano di andare incontro gli accreditati presso governi succubi della Germania.
Dopo I'8.9.1943 tutte le rappresentanze diplomatiche italiane che si trovavano nei paesi neutrali resero immediatamente pubblica la loro adesione al governo legittimo sorto nel frattempo a Brindisi, quantunque non mancasse in questi stessi paesi l’azione subdola e minacciosa a un tempo delle rappresentanze germaniche locali che tentavano di influire sui singoli diplomatici italiani. Va d[...] [...] legittimo: essi furono tutti arrestati e internati. Va ricordato, a questo proposito, che mentre i diplomatici tedeschi in Italia ottennero subito un treno speciale che li condusse in patria, il ritorno dei funzionari italiani presso l’Ambasciata di Berlino e gli altri Consolati, solennemente promesso, fu interrotto dal loro internamento nel campo di GarmischPartenkirschen in alta Baviera. Le minacce e le pressioni affinché essi aderissero alla Repubblica Sociale Italiana (v.) risultarono inutili, sicché alla fine del
1943 tutti i “dissidenti” vennero estradati in Italia e furono messi a disposizione del governo di Salò che, di fronte al persistere del loro rifiuto, ne decretò la destituzione e il licenziamento in massa.
Nel febbraio 1944 i giornali fascisti pubblicarono un lungo elenco di « Diplomatici de
stituiti, dimissionati e a riposo » nei seguenti termini: « Destituiti gli ambasciatori De Vecchi, Grandi, Bastianini, Alfieri (frontisti del 25 luglio); dimissionati con perdita di ogni diritto gli ambasciatori Taliani, Indeiii. Rocco, De Rossi, i [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 240
Brano: [...]8 settembre dal campo di concentramento di Vinciliato, si erano rifugiati nella zona. La già manifestata tendenza a costituire reparti con impronta di esercito regolare venne accentuandosi anche in vista della possibilità di un forte armamento, cui avrebbero dovuto provvedere gli Alleati tramite aviolanci e, seguendo tale orientamento, Libero emanò addirittura bandi di chiamata alle armi per le classi 19232425, in contrapposizione a quelli della Repubblica Sociale Italiana. Questo fatto suscitò la reazione del C.M.R. che inviò nuovamente Orsi in Brigata. Intanto i partigiani si erano installati al Corniolo (Santa Sofia), dando vita a quello che dalla stampa del tempo venne definito un « dipartimento partigiano », reso necessario dalle eccezionali nevicate di quei mesi. La formazione contava a quell’epoca circa 500 effettivi e, sia per le difficili condizioni ambientali sia per quelle politicomilitari, Orsi si convinse deH’impossibilità di ottenere sensibili mutamenti nella linea di condotta degli uomini. Egli decise quindi di tornare al Comando regionale per il[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 669
Brano: [...] che aveva chiesto di tornare alla guida del quotidiano. La proprietà preferì affidare la direzione a Filippo Burzio, antico giolittiano ma personalità politicamente meno incisiva di Frassati. Il nuovo direttore enunciò un programma antifascista secondo una linea di “revisione liberale moderata”, nell’ottica di una concezione “demiurgica” (e in buona misura “tardopiemontesistica”) del ruolo di un ceto dirigente illuminato.
Con l'avvento della Repubblica Sociale Italiana, allontanato il Burzio, la direzione de “La Stampa” passò in un primo tempo allo stinto “fascista redazionale” Angelo Appiotti e, nel dicembre 1943, a Concetto Pettinato.
Giornalista di buon mestiere, nel convulso e schizofrenico paesaggio della repubblica di Salò il Pettinato tentò di fronteggiare l'offensiva partigiana sforzandosi di stabilire un dialogo su posizioni moderate con l’antifascismo non comunista, e denunciando al tempo stesso l’impotenza del regime artificiale imposto da Hitler.
Il suo impegno rientrò in quel quadro di ambigui tentativi miranti a creare un “ponte” tra le [...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 141
Brano: [...]é tutti i delitti contro la personalità dello Stato, anche se commessi da militari (tranne che in zona d'operazione). È evidente che con il tempo era andata crescendo l’autonomia repressiva di questo organo, quindi anche il suo peso politico su decisioni di questo genere.
Nella repubblica di Salò
Soppresso con R.D.L. del 29.7.1943, n. 668, il Tribunale speciale per la difesa dello Stato fu ricostituito nel gennaio 1944 nel territorio della Repubblica Sociale Italiana (v.), ma sulla attività in questa sua appendice si sa pochissimo, non essendo ancora accessibili i documenti d’archivio.
Dopo la Liberazione si procedette (in base al decreto 22.4.1945 n. 142) contro il presidente e i membri del tribunale repubblichino, ma un decreto presidenziale del 22.6.1946 stabilì che i loro reati fossero amnistiati.
Fonti: Documentazione riguardante il Tribunale speciale si trova, oltre che negli archivi militari, nel fondo “Presidenza del consiglio dei ministri” depositato presso l’Archivio centrale dello Stato.
L’Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’eser[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 275
Brano: [...] concentramento in Germania; attive
in quest’opera furono soprattutto le donne, alcune delle quali, le più anziane, non esitarono a nascondere qualche prigioniero perfino sotto le ampie sottane. In quel clima già di attiva resistenza i comitati cittadini si trasformarono (anche se non ovunque con l’adesione di tutte le forze politiche) in Comitati di liberazione nazionale che cominciarono a preparare la lotta armata.
Lotta partigiana
La Repubblica Sociale Italiana ebbe in Valdelsa scarse adesioni ed esito quasi totalmente negativo ebbe la chiamata alle armi delle classi 1924 e 1925. Moltissime reclute, ritirati i documenti di viaggio presso i rispettivi Comuni, non si presentarono ai Distretti, ma ci fu anche chi si presentò al reparto per vestirsi, armarsi e darsi poi “alla macchia”. La spiegazione di questi comportamenti andava ricercata nelle tradizioni antifasciste familiari, come dimostrano le relazioni stese dai carabinieri che parlavano di « aperta avversione dei genitori » e di « massa operaia che, con qualche rara eccezione, tende al comuniSmo[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 330
Brano: [...]te una riunione in Municipio, alla quale parteciparono fascisti e nonfascisti, ma alla presenza anche di qualche uomo di spicco deH’antifascismo: in quell’occasione si potè verificare lo stato di isolamento del rinato fascismo veneziano, abbandonato dal grande capitale e dalla Chiesa, e destinato a rendersi tragicamente incredibile anche agli occhi delle mas* se con i suoi proclami “socializzatori”.
Neppure a Venezia, “città di governo” della Repubblica Sociale Italiana (v.), con gli uffici del Ministero dei Lavori pubblici e di parte di quello della Cultura Popolare, con l’istituto LUCE e le produzioni cinematografiche, con tutto il loro seguito professionale e mondano, poteva esserci altro che la lotta, inevitabilmente armata, tra fascisti e tedeschi da un lato, e antifascisti dall’altro. Quindi Venezia fu “città della Resistenza”, anche se le organizzazioni antifasciste tennero
conto delle peculiarità del caso veneziano, introducendo tra i loro obiettivi dichiarati la salvaguardia non solo della città e delle attrezzature industriali, ma anche dei nume[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 465
Brano: [...] di nuovi volontari alle formazioni partigiane dovette molto alla mobilitazione antifascista (specialmente della classe operaia fortemente influenzata dal P.C.I. e dagli intellettuali di matrice azionista), un apporto decisivo fu probabilmente rappresentato dalle diserzioni dalle leve di Salò (v. Forze armate repubblichine), diserzione che qui interessa ricordare come sintomo palese delle difficoltà gravissime in cui versavano gli apparati della Repubblica Sociale Italiana (v.) e della incapacità deH’ultimo fascismo di riscuotere un reale e diffuso consenso.
AH'aprirsi dell’estate 1944 la rete dei presidi “repubblichini” cominciò a lacerarsi e sempre più ampie furono le zone sulle quali venne meno ogni presenza permanente. Fu anche per questa via che le porzioni di territorio sotto controllo partigiano si moltiplicarono e ampliarono. Tra giugno e luglio la mappa delle zone libere si estese e definì, dalla Valsesia (v.) all’Appennino parmense e modenesereggiano (v. Montefiorino), dalle valli del Cuneese al Friuli (v.) orientale, dal Piacentino (v. Bobbio) all[...]
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| successivi |
| Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Repubblica Sociale Italiana, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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