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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 457

Brano: [...]blicani, gli avvocati Cesare Ciotti, Avezzana Pi zza rei lo e Pompilio Bruscantini; per i democristiani, Mario Fattorini e Otello Perugini; per i liberali, l'avvocato Ferdinando Ciaffi.

La riunione si concluse con la decisione di intensificare la lotta contro il governo Badoglio per otte

nere l'immediata cessazione della guerra e una effettiva ripresa della vita democratica nel paese. Venne anche deciso di chiedere alla prefettura di accelerare gli accertamenti sugli arricchimenti illeciti e le misure di epurazione nei confronti dei fascisti impiegati nelle pubbliche amministrazioni. I partiti della Concentrazione si impegnarono quindi in questo programma di attività politica, per più aspetti ancora clandestina, e nella riorganizzazione delle proprie file.

Movimento di liberazione

All'indomani dell’annuncio dell'armistizio dell’8.9.1943 e dopo una serie di iniziative e rapide consultazioni, in un incontro che ebbe luogo il 13 settembre in via Mozzi 106 la Concentrazione si costituì in Comitato di liberazione nazionale per il [...]

[...]delle proprie file.

Movimento di liberazione

All'indomani dell’annuncio dell'armistizio dell’8.9.1943 e dopo una serie di iniziative e rapide consultazioni, in un incontro che ebbe luogo il 13 settembre in via Mozzi 106 la Concentrazione si costituì in Comitato di liberazione nazionale per il Maceratese. Ai già ricordati membri della Concentrazione si aggiunsero

i comunisti Filippo Paolorossi e Mario Pianesi, i fratelli Enza e Antonia Berardi (socialisti) e don Quinto Linfozzi. Più tardi fecero parte del C.L.N. di Macerata Romano Cappelloni, Giovanni Carnevalino, Dino Berchiesi, l’avvocato Sisto Raccosta, il professore Vincenzo Cento, Canzio e Vinicio Strinati. La presidenza del Comitato venne affidata al democristiano Mario Fattorini.

Con l’armistizio i prigionieri di guerra dei vicini campi di concentramento di Sforzacosta, Castelraimondo, Villaspada e Abbadia di Fiastra (dove si trovavano rinchiusi circa

7.000 tra jugoslavi, greci, inglesi e polacchi) si dispersero sulle montagne, dove ricevettero assistenza dai contadi[...]

[...]i Sforzacosta, Castelraimondo, Villaspada e Abbadia di Fiastra (dove si trovavano rinchiusi circa

7.000 tra jugoslavi, greci, inglesi e polacchi) si dispersero sulle montagne, dove ricevettero assistenza dai contadini e più tardi, quando l’organizzazione antifascista andò ordinandosi e ramificandosi nei piccoli centri rurali dell’entroterra, anche da parte di questa.

Il 16 settembre i tedeschi occuparono Macerata e la provincia senza incontrare alcuna resistenza. Immediatamente comparvero nel Maceratese i primi manifesti del Comando germanico e del Presidio: del 20 settembre è il bando bilingue a firma della milizia fascista e della Kommandantur che ingiungeva ai militari sbandati di ritornare immediatamente alle caserme. Fecero seguito i bandi per il lavoro coatto nella organizzazione Todt.

Il 26 settembre il prefetto Socrate Forni segnalò l'avvenuta costituzione del fascio repubblicano diretto dall'ex squadrista Ferruccio Ferrazzani. Il settimanale fascista Azione repubblicana uscirà il 27 novembre. Questa repentina ripresa de[...]

[...]n Mario Vincenzetti, scelto a questo scopo da un gruppo antifascista di San Maroto, venne affidato dal C.L.N. di Macerata un messaggio per il Comando alleato. Purtroppo il sacerdote incappò nella sorveglianza del nemico, tu arrestato e rimase gravemente ferito in un tentativo di fuga.

Esito più felice ebbero altre missioni, in seguito alle quali arrivarono nel Maceratese gruppi operativi muniti di radiotrasmittenti. Tra questi si ricordano la R.A.R., diretta dall\zionista Goffredo Balde/li (24.10.1943J ; la P.R.D., guidata da Fiorindo Pirani (28.11.1943); e la L.H.T. (20.1.1944), agli ordini del generale Salvatore Melia (Cavalier Man).

Un dato di eccezionale importanza fu rappresentato dalla crescente adesione delle popolazioni alle iniziative della Resistenza. Particolarmente prezioso fu il sostegno dei contadini (che così ruppero una lunga tradizione di assenza dalla vita politica) nel momento in cui i gruppi armati uscirono allo scoperto compiendo le prime azioni militari.

Tra il 10 settembre e l’inizio di ottobre del 1943 si co[...]

[...]ormazioni partigiane, guidate da giovani ex ufficiali (Augusto Pantanetti, Mario Batà, Franco Cingolani, Sergio Senigallia, Giuseppe Baldini, Domenico Biancini, Salvatore Valerio poi Achille Bari!atti) o da quadri politici (Mario Depangher, Girolamo Casà, Pacifico Nerpiti, Pietro Capuzzi, Deciò Fiiipponi, Attilio Avenati, Gino Lazzari) in massima parte comunisti. Nello stesso tempo un gruppo comandato da un prete, don Nicola Riili, cominciò a operare nella zona di Serrapetrona.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 594

Brano: [...] lariane e nella provincia di Sondrio si ebbe un forte afflusso di reparti tedeschi e fascisti per tenere sgom

Partigiani trincerati sul Mortirolo resistono a un attacco della “Tagli amento” (aprile 1945)

bre le vie di ritirata. Qualche giorno prima, Alessandro Pavolini era giunto nel capoluogo per attuare il suo famoso progetto di trasformare la Valtellina in un bastione di estrema difesa delle forze fasciste [Ridotto alpino repubblicano: R.A.R.).

In una lettera scritta a Benito Mussolini, il segretario del Partito fascista repubblicano assicurava di poter compiere un’azione di « ripulitura di tutta la provincia entro il 30 aprile ».

Infatti Pavolini scatenò subito un rastrellamento nella valle: il 6 aprile la Sassella e Triasse, frazioni di Sondrio, furono saccheggiate e incendiate da reparti repubblichini comandati dagli ufficiali Cazzola, De Angelis e Canova. Tre giovani furono fucilati sul posto: Carlo Stangoni, Carlo Dell’Agostino e Silvio Molé (estratto a sorte in alternativa al fratello!). L’8 aprile, sempre in esecuzion[...]

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Infatti Pavolini scatenò subito un rastrellamento nella valle: il 6 aprile la Sassella e Triasse, frazioni di Sondrio, furono saccheggiate e incendiate da reparti repubblichini comandati dagli ufficiali Cazzola, De Angelis e Canova. Tre giovani furono fucilati sul posto: Carlo Stangoni, Carlo Dell’Agostino e Silvio Molé (estratto a sorte in alternativa al fratello!). L’8 aprile, sempre in esecuzione dell’ambizioso progetto di Pavolini di liberare la strada da Tirano fino a Bormio, reparti fascisti occuparono le località di Sernio, Lovere, Mazzo e Tovo nel fondovalle, attestandosi all’altezza del ponte di Mazzo. Il 10 aprile fu la volta del Mortirolo nell’alta vai Camonica, controllato dalle “Fiamme verdi” della Divisione “Tito Speri” (Azione Mughetto). Al rastrellamento parteciparono la Divisione fascista “Tagliamento”, comandata dal colonnello Merico Zuccari e specializzata in operazioni antiguerriglia, nonché reparti di S.S. italiane con l’appoggio deH’artiglieria tedesca. Alia battaglia del Mortirolo parteciparono anche i partigia[...]

[...]o”, per alleggerire la pressione nemica, aprì il fuoco sulle postazioni fasciste di Roncale (le cui case e baite furono in seguito incendiate per rappresaglia), costringendo i fascisti a scendere nel fondovalle. I! 15 aprile la battaglia del Mortirolo si concluse con la sconfitta nemica.

li 17 aprile comparve a Tirano una colonna di circa 2.000 militari collaborazionisti francesi, capeggiati da un ufficiale di nome Darnand, col compito di liberare la zona di Grosio dalla presenza partigiana per rendere transitabili i valichi alpini. Il giorno dopo, i francesi si scontrarono col 3° Battaglione della Brigata “Mortirolo”, appostato sulle alture sopra Grosio e dominanti la centrale idroelettrica del Roasco. In aiuto delle “Fiamme verdi” intervennero anche elementi della Brigata G.L. “Stelvio” e la squadra d’assalto “La tredici”, il cui comandante Guglielmo cadde in combattimento dopo avere fatto saltare automezzi nemici carichi di armi. Durante gli scontri morì anche Emilio Valmadre [Moro), uno dei più coraggiosi partigiani del 3° Battaglione, che era entrato con pochi compagni nella centrale per snidare un gruppo di francesi ivi rifugiatisi. La colonna collabora[...]

[...] anche elementi della Brigata G.L. “Stelvio” e la squadra d’assalto “La tredici”, il cui comandante Guglielmo cadde in combattimento dopo avere fatto saltare automezzi nemici carichi di armi. Durante gli scontri morì anche Emilio Valmadre [Moro), uno dei più coraggiosi partigiani del 3° Battaglione, che era entrato con pochi compagni nella centrale per snidare un gruppo di francesi ivi rifugiatisi. La colonna collaborazionista di Darnand potè entrare in Grosio soltanto di notte, privata della sua capacità offensiva, decimata negli uomini e nei mezzi. Il 23 aprile si ebbe nella zona di Tirano uno scontro fra una pattuglia partigiana e i fascisti che, per vendicare la morte dei loro camerati caduti, incendiarono l’abitato di Sernio.

Fra il 13 e il 20 aprile i fascisti rastrellarono anche Chiavenna per rendere transitabile la via dello Spluga e, contemporaneamente, l’alto Lario nonché le valli laterali. Ma, dopo aver accertato la forte presenza partigiana nel Lecchese e nella Valtellina, essi si risolsero ad aprirsi una via di fuga sulla[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 292

Brano: [...]e ubbidì alla logica del territorio: chi si dava alla macchia privilegiava i monti sovrastanti il paese di origine per rimanere vicino alla famiglia da cui proveniva il sostegno alimentare (molte famiglie erano già provate da perdite consistenti di congiunti, caduti soprattutto nella campagna di Russia) .

Si trattava inizialmente di piccoli nuclei disorganizzati, il cui obiettivo immediato, dal punto di vista militare, era solo quello di procurarsi le armi. Il collegamento fra i vari gruppi, guidati da capi locali, inizialmente mancò, e l'inverno del

1943 disperse quasi tutte le formazioni, i cui componenti o sconfinarono temporaneamente nella vicina Svizzera o si nascosero presso le famiglie.

Formazioni garibaldine

La geografia del territorio con le connesse priorità economiche fu determinante per le caratteristiche successivamente assunte dalle diverse formazioni (orientamento politico, metodi di lotta, obiettivi prioritari, rapporti con altri gruppi esterni alle due valli). Poiché la bassa Valtellina e la Valchiavenna, fac[...]

[...]ellina, in comunicazione con la Valcamonica attraverso i passi dell’Aprica e del Gavia, i partigiani ebbero contatto con la Divisione “Tito Speri” delle Fiamme Verdi, dirette da ufficiali dell'esercito e legate alla Democrazia cristiana (v. Camonica, Valle e Seriana, Valle).

Inoltre, la presenza di diverse centrali idroelettriche, soprattutto della A.E.M. milanese, attirò sulla zona l’attenzione della Società Edison (v.), interessata a collaborare con il C.L.N.A.I. per la difesa armata di quegli impianti. Plinio Corti e Cesare Marelli (due antifascisti legati a Ferruccio Par ri) organizzarono quindi le formazioni sparse della media ed alta valle, il primo unificandole nella I Divisione Alpina G.L. “Valtellina”, il secondo assumendo il comando della 1a Brigata “Stelvio” di questa stessa Divisione. Il tentativo di politicizzare i partigiani valtellinesi in senso “giellista” non ebbe però alcun successo e le formazioni mantennero il loro originario carattere “apolitico” (cioè militare e legato alla D.C.). Questo aspetto va sottolineato, [...]

[...]mericani maggiori simpatie per la linea “apolitica” e diffidando dei gruppi garibaldini.

Ma, al di là delle differenze tra zona e zona, obiettivo comune era quello di ostacolare, sabotando ponti e strade, il passaggio delle truppe nemiche, sì da impedirne il transito e la concentrazione attraverso gli antichi e più recenti valichi alpini. Riacquistarono quindi importanza il passo dello Spluga, per il quale il nemico in fuga avrebbe potuto riparare in Svizzera venendo dal lago di Como e dalla Valchiavenna, e il passo dello Stelvio (strada a suo tempo costruita dagli austriaci proprio per ragioni militari) che permetteva il passaggio alla provincia di Bolzano, ormai annes

sa alla Germania. Le due valli ritrovavano così l’antica vocazione di collegamento fra la pianura padana e il NordEuropa, che ne aveva costituito l’alterna fortuna nei secoli precedenti. La loro importanza crebbe ulteriormente quando Alessandro Pavolini, segretario del Partito fascista repubblicano, convinse il Duce a fare della zona il Ridotto alpino repubblicano [[...]

[...]i militari) che permetteva il passaggio alla provincia di Bolzano, ormai annes

sa alla Germania. Le due valli ritrovavano così l’antica vocazione di collegamento fra la pianura padana e il NordEuropa, che ne aveva costituito l’alterna fortuna nei secoli precedenti. La loro importanza crebbe ulteriormente quando Alessandro Pavolini, segretario del Partito fascista repubblicano, convinse il Duce a fare della zona il Ridotto alpino repubblicano [R.A.R.), nel quale arroccare tutte le superstiti forze armate della Repubblica sociale italiana (v.) in un estremo tentativo di sopravvivenza. Per questo la lotta proseguì qui oltre il 25.4.T945 e il presidio tedesco dello Stelvio si arrese solo ai primi di maggio.

Gli obiettivi strategici dei partigiani emersero gradualmente, sovrapponendosi gli uni agli altri: difesa degli impianti idroelettrici, controllo dei passi alpini, impedire che qui si stabilisse un nuovo fronte in seguito alla costruzione (a opera delia Todt) del vallo difensivo tedesco dalle Prealpi all’Adriatico, lungo la linea Tegli[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine R.A.R., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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