Brano: RECENSIONI
FRANCESCO ORLANDO, Lettura freudiana del « Misanthrope » e due scritti teorici, Torino, Einaudi, 1979, pp. 248.
Questo è il terzo libro di Orlando, su una stessa linea di ricerca. Prima c'è stata la Lettura freudiana della « Phèdre » (1971), poi, come prima riflessione teorica sulla esperienza interpretativa compiuta, Per una teoria freudiana della letteratura (1973). Questo nuovo libro ha al centro una nuova esperienza interpretativa, su un'opera letteraria di genere diverso, la Lettura freudiana del «Misanthrope ». La precede, sotto forma di Introduzione, l'ampia intervista su Psicanalisi e letteratura pubblicata nello « Yearbook of Italian Studies » di Montreal del 197375: non piú solo riflessioni dell'autore, ma confronto con le domande di chiarimento, gli stimoli e i dubbi di due fini studiosi di teoria letteraria [...]
[...]iscussioni, della formula freudiana « il ritorno del rimosso » che Orlando ha trasformato, tenendo conto del posto che la letteratura ha, pur nei modi suoi specifici, nella comunicazione sociale, in « il ritorno del represso » (su questo punto egli dà chiarimento qui sia nell'Introduzione, alle pp. 520, sia nella risposta a Benevelli, alle pp. 2434). Un filtro rigoroso è applicato anche alle proposte di Lacan, presenti certo sia nel saggio sulla Phèdre sia in questo sul Misanthrope, ma anche sottoposte a un severo vaglio critico e respinte nelle loro aspirazioni astoriche e universalistiche (per esempio, alle pp. 108, 151, 21620, 231244). Un'indicazione nuova e interessante, inoltre, si trova nell'integrazione all'intervista del 1977 e nelle note a questo volume: il rimando al grosso lavoro dello psicanalista cileno Ignacio Matte Blanco, che ha concentrato i suoi interessi e utilizzato la sua preparazione logicomatematica nello studio dell'inconscio freudiano, della sua estraneità a ogni topografia spaziotemporale e a ogni logica fondata su[...]
[...]tici e linguistici un concetto che comincia a circolare anche fra i meno storicisti e idealisti dei sociologhi marxisti e fra i meno
356 RECENSIONI
metafisici dei semiotici strutturalisti, è quella della natura contraddittoria e compromissoria di ogni testo letterario, sempre costituito, e anzi tanto piú costituito quanto piú si tratta di un testo di grande valore, da elementi di tensione, mai rappacificati. Mi pare anzi che nell'analisi della Phèdre persistesse in qualche punto — forse per influsso dell'immagine spitzeriana della klassische Dämpfung, proprio da questo autore suggerita, o comunque per influsso della poetica classicistica di Racine — l'idea che la forma letteraria, ubbidendo al principio strutturalistico della coerenza, è sempre equilibrante e rappacificante delle proprie interne e profonde tensioni; mentre qui mi pare che l'interpretazione tutta della « formazione di compromesso » vada nella direzione della messa in rilievo di contraddizioni e tensioni anche formali.
La proposta teorica di Orlando, verificata per ora su [...]