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Il segmento testuale Patto di Palazzo Vidoni è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 5Entità Multimediali , di cui in selezione 5 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 540

Brano: [...]ia, che trovò la sua istituzionalizzazione nel Patto di Palazzo Chigi (19. 12.1923) e poi in quello di Palazzo Vidoni (2.10.1925) che sanzionò la fine del sindacalismo non fascista, mentre Confindustria e Corporazioni fasciste si attribuivano il monopolio reciproco della rappresentanza sindacale, vide nel Benni uno dei principali protagonisti.

Il 6.5.1931, in un discorso alla Camera, Benni definirà la decisione degli industriali di firmare il Patto di Palazzo Vidoni: « Un atto di coraggio che, vincendo gli assurdi scrupoli che ancora qua e là si manifestavano, ruppe ogni contatto con le organizzazioni non fasciste ».

Alla fine del 1925 la Confindustria stessa assunse ufficialmente l’appellativo di « fascista » e il Benni, divenuto membro del partito al potere, nella sua qualità di presidente della Confindustria entrò a far parte del Gran Consiglio del Fascismo (v.).

Da allora le affermazioni di fede fascista e di totale fiducia nel governo Mussolini si intrecciarono con un’autentica azione di terrore aH’interno della Marelli. Agli operai che nel 19[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 366

Brano: [...]ardin, Palazzo Giusti, Ed. Zanocco 1945; Ida D’Este, 10114 Croce sulla schiena, Ed. Fantoni 1953; Ritorno a Palazzo Giusti, Testimonianze raccolte a cura di Taina Dogo Baricolo, La Nuova Italia Editrice, Firenze 1972.

T.D.B.

Palazzo Vidoni, Patto di

Accordo stipulato il 2.10.1925, nella sede del Partito fascista, fra i dirigenti delle Corporazioni nazionali (v. Corporativismo fascista) e quelli della Confederazione dell’industria.

Il Patto di Palazzo Vidoni assegnò alle organizzazioni sindacali fasciste il monopolio della rappresentanza dei lavoratori riguardo a tutti i rapporti contrattuali con gli industriali. Esso stabilì inoltre l’abolizione delle commissioni interne (v.) di fabbrica, le cui funzioni furono devolute ai sindacati fascisti locali che dovevano esercitarle solo nei

366



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 367

Brano: [...]sindacato fascista (e in particolare quello metallurgico di Milano), nel 1929 chiese l’istituzione dei fiduciari di fabbrica che, in sostituzione delle abolite commissioni interne, avrebbero dovuto assicurare un minimo di presenza sindacale sul iuogo di lavoro. Ma questa richiesta, per quanto limitata, venne respinta il 9.9.1929 dal Comitato intersindacale centrale.

Ratificato quattro giorni dopo la stipula dal Gran Consiglio del fascismo, il Patto di Palazzo Vidoni sancì la fine del sindacalismo libero in Italia.

Per poter garantire l'efficacia giuridica del Patto, il 15.11.1925 il Consiglio dei ministri emanò un decreto che stabiliva la possibilità di disdetta, con effetto immediato, di tutte le clausole dei contratti di lavoro relative alla rappresentanza operaia stipulati anteriormente alT1.10.1925. Con questa misura si resero impossibili qualsiasi tentativo e azione in sede giudiziaria o sindacale, eventualmente promossi dai sindacati liberi in base ai vecchi contratti collettivi. La legge Rocco del 3.4.1926, con il relativo decreto di attuazione[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 528

Brano: [...]atto che non esistesse altro sindacato oltre a quello fascista, ii quale però non intendeva assorbire gli altri, bensì distrugger

li. L’alleanza tra fascisti e industria

li produsse invece come conseguenza la sopravvivenza dell'associazione padronale (v. Confederazione generale delTindustria italiana), quindi la riduzione, nei fatti, del sindacalismo fascista a organizzazione di controllo nei confronti dei soli lavoratori. Nel 1925, con il Patto di Palazzo Vidoni (v.), Confindustria e Confederazione delle corporazioni fasciste si spartirono il monopolio sindacale, autoeleggendosi uniche rappresentanti legali, rispettivamente degli imprenditori e dei lavoratori.

Il progredire del corporativismo doveva però passare attraverso l’estinzione di fatto dei sindacati non fascisti e la fascistizzazione della Confindustria: le Leggi eccezionali fasciste (v.) del 1926 e la già ricordata Carta del lavoro del 1927 realizzarono questo piano, abolendo la pluralità e le libertà sindacali, a cominciare dal diritto di sciopero, e imponendo per contro l'obbligatoriet[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 533

Brano: [...]ganizzazione sulla base delle cellule di fabbrica, anziché su quelle territoriali, secondo le norme dette di “bolscevizzazione” del partito che sarebbero state sanzionate dal III Congresso (Lione, gennaio 1926).

Gli anni della dittatura La politica economica del governo

fascista si fondò sulla deflazione, su ripetuti abbassamenti dei salari, sull’aumento deH'orario di lavoro e sull'autarchia (v.). Un corollario importante fu costituito dal Patto di Palazzo Vidoni (v.) firmato il 2.10.

1925 tra la Confederazione delle corporazioni sindacali fasciste e la Confindustria che, in tal modo, con il sostegno del governo si attribuirono la veste di uniche rappresentanti, rispettivamente, dei lavoratori e dei datori di lavoro. Il Patto segnò la definitiva soppressione delle Commissioni interne (nelle quali i fascisti non erano mai riusciti a prevalere), quindi la messa fuori gioco della C.G.L., ridotta a semplice organizzazione “di fatto” priva di ogni possibilità di intervenire sui rapporti di lavoro. Nonostante che tutto ciò dimostrasse il clamoroso fallim[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Patto di Palazzo Vidoni, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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