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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 366

Brano: [...]embro di un’organizzazione comunista clandestina attiva a Genzano, nel 1927 fu arrestato. Deferito al Tribunale speciale, il 2.10.1928 venne condannato a 5 anni di reclusione.

Saragat, Giuseppe

N. a Torino il 19.9.1898; presidente della Repubblica dal dicembre 1964 al dicembre 1971.

Cresciuto all'impegno politico con l’avvento del fascismo (il padre era un magistrato di origine sarda), una volta approdato al Partito socialista unitario (P.S.U., 1922), dopo il delitto Matteotti e nell'esilio rappresentò la continuità dell’anima riformistica e democratizzante del socialismo, quale si stava trapiantando dai pionieri e maestri (i Turati, Treves, Modigliani), alla generazione del dopoguerra, aperta a nuovi fermenti.

Saragat percorse in seno alle organizzazioni socialiste italiane un lungo e per molti aspetti lucido cammino: venne emergendo sulla arena antifascista nei primi anni Venti (Filippo Turati lo notò al convegno nazionale del P.S.U. del marzo 1925, nel periodo in cui era collaboratore de “La Giustizia”); acquisì fondamentali [...]

[...]rappresentò la continuità dell’anima riformistica e democratizzante del socialismo, quale si stava trapiantando dai pionieri e maestri (i Turati, Treves, Modigliani), alla generazione del dopoguerra, aperta a nuovi fermenti.

Saragat percorse in seno alle organizzazioni socialiste italiane un lungo e per molti aspetti lucido cammino: venne emergendo sulla arena antifascista nei primi anni Venti (Filippo Turati lo notò al convegno nazionale del P.S.U. del marzo 1925, nel periodo in cui era collaboratore de “La Giustizia”); acquisì fondamentali esperienze prima in Austria, dove fu influenzato da quella socialdemocrazia e dall’austromarxismo, poi in Francia, dove dalle sponde del P.S.U.L.I. (Partito socialista

unitario dei lavoratori italiani) fu protagonista non secondario dell’opera di unificazione con la frazione del P.S.I., guidata da Pietro Nenni (v.). Nel P.S.I. (sezione italiana dell’I.O.S., Internazionale operaia e socialista), alleato del P.C.I. nel Patto di unità d’azione (v.) stabilito nel

1934 in funzione antifascista, Saragat rappresentò ai congressi specialmente, in modo dialettico, una riserva e un contrappeso all'egemonia acquisita da Nenni, fino alla rottura, peraltro non definitiva, del 1939 e fino alla drammatica scissione di Palazzo Barberini, all’i[...]

[...] come un agente e uno strumento rivoluzionario per compiere in Italia la rivoluzione democratica. Arruolatosi volontario, partecipò come soldato semplice e poi come ufficiale di artiglieria alla Prima guerra mondiale. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze economiche e commerciali a Torino, entrò nelI’Ufficio studi della Banca commerciale italiana. Nel 1922 si iscrisse al Partito socialista unitario.

Per un giovane entrato direttamente nel P.S.U., che non aveva conosciuto se non indirettamente e con distacco l’esperienza delle lotte di classe prebelliche e postbelliche (che al contrario tanto influenzaro

no la personalità di molti massimalisti e dei comunisti), questi sbocchi erano entro certi limiti consigliati sia dall’opzione politica iniziale, sia delle nuove condizioni del paese.

Il rapporto di Saragat con la classe operaia, del resto, fu sempre mediato dalla priorità affidata alle scelte ideali e dalla provenienza da un ceto medio qualificato per inclinazioni intellettuali e ruoli direttivi. La sua formazione politicocultu[...]

[...]ne poi, a Parigi, un’occupazione negli uffici della Banque des Cooperatives de France.

Paolo Favilli scriverà che nel giovane Saragat prevaleva « una visione piattamente evoluzionistica della teoria marxiana, cosicché l’auspicata dimensione democratica del socialismo si riduceva a risultare il frutto più di una esigenza eticopolitica che di una approfondita analisi teoricostorica ».

Prima dell'espatrio Saragat fu membro della Direzione del P.S.U. (1925) e nello stesso anno collaborò a “Quarto Stato” di Carlo Rosselli e Nenni. Già in questo periodo, semplificando il problema, parlava di una « democrazia marxista ». Nell'esilio in Austria (19271929) fu fortemente influenzato da Otto Bauer (v.) e dalle correnti austromarxiste, senza tuttavia espungere

o superare definitivamente i limiti della sua precedente formazione. Da questi innesti Saragat ricavò in primo luogo la tendenza a interpretare la stessa linea del socialismo come una terza via fra l’esperienza riformista delle socialdemocrazie e l'esperienza rivoluzionaria del bolscevis[...]

[...]avò in primo luogo la tendenza a interpretare la stessa linea del socialismo come una terza via fra l’esperienza riformista delle socialdemocrazie e l'esperienza rivoluzionaria del bolscevismo e acquisì, più in generale, un orizzonte politico di tipo europeo, anzi centroeuropeo. Tuttavia tenne i contatti con Parigi e con l’emigrazione socialista in Francia, intensificandoli nel 192829, con la collaborazione a “Rinascita socialista”, l'organo del P.S.U.L.I. diretto da G.E. Modigliani.

In Francia pubblicò un saggio importante, di cui si conoscono solo alcuni estratti, su Marxismo e democrazia. In una lettera a Bruno Buozzi del 9.11.1928 scriveva: « Il mio cavallo di battaglia è la sintesi democratica, che dedurrò non dal pensiero economico di Marx (come si è fatto finora), ma dal suo pensiero filosofico. Spero molto jin questo lavoro ai fini dell’unità socialista ». La sua intenzione dichiarata era al

366



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 618

Brano: [...]socialisti. Deputato di Ferrara e di Padova per le legislature 25a, 26a e 27\ sul piano parlamentare si occupò di problemi economici e finanziari, avvicinandosi molto a Filippo Turati.

Nell'ottobre 1922, al XVIII Congresso del Partito socialista, quando questo partito, accettando le tesi della Terza Internazionale, allontanò dalle proprie file i riformisti, anche Matteotti ne venne espulso. Con la costituzione del Partito socialista unitario (P.S.U.), egli ne diventò il segretario.

Contro il fascismo

Oppositore irriducibile del fascismo, ne denunciò con forza, sulla base di una rigorosa documentazione, le violenze e le aggressioni. Fin dal 1921 era stato vittima di vari attentati da parte dei fascisti, di cui uno gravissimo. Quando, nell’agosto 1923, un convegno nazionale della Confederazione generale del lavoro discusse sull’atteggiamento da tenere di fronte alle proposte di « collaborazione » che Benito Mussolini, dopo aver usurpato con la violenza delle sue squadre il potere, rivolgeva ora ai sindacati nella veste di capo del go[...]

[...] Quando, nell’agosto 1923, un convegno nazionale della Confederazione generale del lavoro discusse sull’atteggiamento da tenere di fronte alle proposte di « collaborazione » che Benito Mussolini, dopo aver usurpato con la violenza delle sue squadre il potere, rivolgeva ora ai sindacati nella veste di capo del governo fascista, Matteotti assunse una posizione di coerente e vigorosa ripulsa. In una sua famosa lettera alla « Giustizia » (organo del P.S.U.) del 25.8. 1923 e intitolata « Risposta a una mozione », contro le posizioni opportunistiche di Gino Baldesi ed Emilio Colombino, Matteotti sostenne la necessità assoluta di rifiutare qualsiasi compromesso.

Alla fine del 1923 diede alle stampe (a cura dell’Uffìcio stampa del P.S.U.) un libro intitolato Un anno di dominazione fascista, vigoroso e documentato atto di accusa contro i sicari fascisti e contro la classe dirigente che aveva instaurato il fascismo.

L’opera era divisa in 3 parti. La prima parte riguardava la situazione economica e finanziaria del Paese in quel momento, affrontando i temi dei profitti, dei salari, della disoccupazione, degli scioperi e del debito pubblico.

Nella seconda parte venivano attentamente esaminati gli atti del governo fascista, l'abuso dei decreti legge, la politica tributaria, la politica economica e quella verso la classe opera[...]

[...]atteotti — non accettarono la candidatura perché sapevano che accettare la candidatura voleva dire non avere più lavoro l'indomani e dover abbandonare il proprio paese ed emigrare all'estero ».

Matteotti citò il caso di Antonio Piccinini, il tipografo di Reggio Emilia che, prelevato nella propria casa, era stato assassinato dai fascisti per aver accettato la candidatura. Ricordò inoltre come le ca

Giacomo Matteotti, segretario generale del P.S.U., con alcuni compagni di partito pochi giorni prima di essere ucciso (giugno 1924)

619



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 569

Brano: [...]olari e i repubblicani) che su posizioni attesiste avevano fatto della “questione morale” il metodo principale di lotta contro la dittatura. Nel rimescolamento di idee e uomini cui si è accennato (che spiegherà molti degli atteggiamenti assunti dal P.S.I. nel corso della sua opposizione antifascista in Italia e all’estero, e più tardi nel corso della Resistenza), conviene notare: l’indirizzo di intransigenza di cui Matteotti, come segretario del P.S.U., era stato portatore; il sintomatico innesto di Pietro Nenni (v.), in quanto ex repubblicano, sul ceppo del vecchio partito; il fermento di giovani forze intellettuali neH’impegno contro il nascente regime; l’incontro di Nenni e Nello Rosselli (v.) sulle colonne de Il Quarto stato (1926) come organoponte fra il P.S.I. e il P.S.U. e strumento di revisione critica proiettato verso l’avvenire. In embrione e come linea di tendenza, si instaurò un nuovo tipo di rapporto fra partito e movimento; ma infine, dopo le Leggi eccezionali fasciste (v.) per molti dirigenti e militanti non rimarrà altra via che l’esilio, quasi sempre in Francia, in presenza di una cospicua emigrazione di lavo

ratori italiani (v. Antifascismo all’estero) .

Nel corso dell’esilio, gli orientamenti e le strutture del partito subirono mutamenti decisivi, e così la sua collocazione. I legami con l’Italia risultarono in gran parte a lungo rescissi e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 192

Brano: [...]contro le indifese organizzazioni popolari o socialiste, ma contro le amministrazioni pubbliche.

Nel frattempo, aH’interno del P.S.I. si riaprirono i contrasti tra massimalisti e riformisti, condannando il partito al più sterile immobilismo politico. Nell’ottobre del 1922, proprio mentre con la marcia su Roma Il fascismo raggiungeva il suo primo importante obiettivo, i riformisti espulsi dal P.S.I. diedero vita al Partito socialista unitario (P.S.U.). A Udine le ripercussioni di questa nuova scissione furono gravissime: il P.S.I. scomparve e il P.S.U. visse solo in quanto i deputati socialisti eletti nel 1921 (Piemonte, Cosattini, Ellero e Zaniboni) vi aderirono tutti. Anche la maggior parte dei socialisti udinesi, quelli ancora rimasti, confluirono nel P.S.U., come risultò nell'ultimo Congresso provinciale del 3.12.1922. Pochi giorni dopo venne tenuto un convegno con l'intento di ridar vita al Segretariato per l'emigrazione, sciolto dai fascisti, ma ogni tentativo in tal senso risultò inutile.

Nel 1923 Pisenti divenne prefetto di Udine e iniziò una sistematica opera di eliminazione di ogni residua traccia delle organizzazioni socialiste: le cooperative, che non po

192



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 250

Brano: [...] Romita si prodigò per comporre i contrasti interni, richiamando nello stesso tempo i socialisti all'esigenza di organizzare la classe operaia in forme di autodifesa. Sempre sostenendo l’unità del P.S.I. su basi centriste, si oppose sia alla scissione comunista sia al successivo tentativo “fusionista” fra socialisti e comunisti (1922) sia all’altro tentativo, compiuto da Pietro Nenni, di reintegrare nel partito la destra riformista confluita nel P.S.U.. Confermato membro della direzione del P.S.I. nel 1923, tenne sempre un fermo atteggiamento contro il fascismo e il 16.11.1926 venne arrestato. Assegnato a 5 anni di confino e inviato a Ustica (v.), fu qui accusato con altri 56 confinati (tra i quali Amadeo Bordiga, Giuseppe Massarenti e Mario Angeloni) di aver cospirato per la ricostituzione dei partiti, ma venne come tutti gli altri prosciolto in istruttoria. Dopo circa 2 anni trascorsi tra carcere e confino riacquistò la libertà e potè tornare a Torino, dove (nonostante fosse stato nel frattempo radiato dall’albo degli ingegneri per motivi[...]

[...]omita cercò di far prevalere aH’interno del partito posizioni vicine a quelle dei saragattiani, ma senza successo. Definitivamente sconfitto nel maggio 1949 al congresso socialista di Firenze, lasciò il partito per dare vita al Movimento socialisti autonomi. Il 5.12.1949 questo movimento confluì con VUnione socialista (guidata da Ignazio Silone) e con altri gruppi per dar vita a una nuova formazione politica chiamata Partito socialista unitario (P.S.U.). Allorché, nel 1952, il P.S.U. si unificò con i saragattiani costituendo il Partito socialista democratico italiano (P.S.D.I.), Romita ne fu eletto segretario (22.2. 1952). L’ultimo tratto della sua lunga carriera politica ebbe come segni dominanti la pregiudiziale anticomunista e la collaborazione nell’area governativa egemonizzata dalla Democrazia Cristiana.

M.Gi.

Rommel, Erwin Johannes E.

N. il 15.11.1891 a Heidenheim presso Ulma (Germania), m. il 14.10. 1944 a Herrlingen (Germania); generale tedesco.

Di famiglia della media borghesia,

250



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 445

Brano: [...]sindaco di Monzambano.

Decisamente antifascista, ma dotato di una certa ingenuità politica, per fermare le violenze degli squadristi si fece promotore (insieme al deputato socialista Giuseppe Ellero), di quelle intese coi fascisti che portarono al “patto di pacificazione” (v.) del 3.8.1921, trattandone

I preliminari all'insaputa di G.M. Serrati, segretario del P.S.I.. Espulso con i riformisti dal partito nell’ottobre del 1922 e passato nel P.S.U., non desistette dal proseguire ambigui quanto sterili tentativi per giungere a una collaborazione con l’incipiente regime, i cui metodi violenti lo avevano peraltro costretto nel Mantovano a dimettersi dalle cariche amministrative.

Nei molteplici e confusi contatti che Zaniboni ebbe a tale scopo tra il 1922 e il 1923, emersero le peculiarità del personaggio: certo coraggioso e disinteressato, ma affetto anche da un accentuato protagonismo e ideologicamente alquanto

confuso, si affannò a incontrare Gabriele D’Annunzio, Gino Baldesi, Benito Mussolini e (in qualità di esponente dell'Associ[...]

[...] novembre, nell'anniversario della Vittoria. Tradito dal suo segretario personale (avvocato Carlo Quaglia, redattore del quotidiano cattolico “Il Popolo”, ma soprattutto confidente della polizia e anche provocatore), Io Zaniboni fu preso con le mani nel sacco in albergo due ore prima dell'azione (v. Attentati a Mussolini).

Sulla vicenda i fascisti naturalmente montarono una clamorosa campagna che fornì al governo il pretesto per sopprimere il P.S.U. (di cui Zaniboni era membro) e interdire le logge massoniche cui apparteneva il Capello, anticipando così quelle che sarebbero state le Leggi eccezionali (v.) del 1926.

Deferito con Capello e altri 8 congiurati al Tribunale speciale, malgrado l’attentato non fosse stato portato a termine, Zaniboni venne condannato il 22.4.1927 a 30 anni di reclusione. Espiò la pena in vari penitenziari, ma soprattutto in quello di Alessandria, da dove uscì nel

1942 per essere assegnato al confino di Ponza, dove rimase fino alla caduta del regime.

Secondo dopoguerra

Presidente del Congresso dei C.L[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 533

Brano: [...]a. Ma ormai era tardi e anche l'AIleanza del lavoro si concluse con un fallimento.

Nello stesso tempo le forze del Partito socialista si frantumavano: dopo la scissione a sinistra con la nascita del P.C. d’I., avvenuta a Livorno nel gennaio 1921, il P.S.I. fu ulteriormente ridotto da una scissione a destra: il 4.10.1922 i prestigiosi leader riformisti Filippo Turati, Claudio Treves e Giacomo Matteotti fondarono il Partito socialista unitario (P.S.U.), al quale aderirono in blocco i massimi dirigenti dei sindacati e delle cooperative.

Ascesa del fascismo

Quando le squadre d'azione fasciste, con la marcia su Roma del 28. 10.1922 imposero Benito Mussolini al governo, la C.G.L. diretta da Ludovico D’Aragona (v.) non avvertì il pericolo del fascismo al potere e sperò anzi di poter inserire un proprio rappresentante nel ministero fascista che si stava formando. Poi, durante un convegno del marzo

1923, la centrale sindacale riformista decise di limitare la propria azione alla pura e semplice difesa corporativa, per consentire la prosec[...]

[...] impedì al Segretario generale della C.G.L. D’Aragona, durante un convegno svoltosi nell'agosto 1923 a Milano, di ribadire la disponibilità del sindacato a collaborare con il governo Mussolini, sia pure sul solo piano « tecnico ».

Una proposta di mobilitazione avanzata dai comunisti per celebrare il Primo Maggio 1924 (la Festa del lavoro era stata immediatamente abolita dal governo fascista fin dal

1923) si scontrò con il netto rifiuto del P.S.U., del P.S.I. e della C.G.L.. Analogo atteggiamento venne riservato aM’appello comunista in favore dello sciopero generale all’indomani della scomparsa del deputato socialista Giacomo Matteotti (v. Aventino). E quando poi si scoprì che Matteotti era stato barbaramente assassinato (10.6.1924) dagli squadristi, la C.G.L. si limitò a proclamare per il 27 giugno una simbolica sospensione dal lavoro di dieci minuti: una forma di protesta così ipocrita e insignificante politicamente che perfino i fascisti poterono aderirvi.

Nel dicembre del 1924 si svolse a Milano il VI e ultimo congresso della C.[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 182

Brano: [...]el tentativo di sbarrare la strada, senza riuscirvi, allo squadrismo fascista che ormai rappresentava una componente organica della dinamica sociale e dell’equilibrio dello Stato italiano. Sulla base di queste ultime mosse si giunse (al Congresso socialista di Roma dell’ottobre 1922, che precedette di poco la “marcia su Roma” e l’avvento di Mussolini al potere) all’espulsione dei riformisti dal P.S.I.. Nacque così il Partito socialista unitario, P.S.U., di cui Turati fu il leader riconosciuto e Giacomo Matteotti (v.) il segretario.

Verso l’esilio

Col delitto Matteotti si aprì anche per Turati una nuova fase, di protesta morale più che di battaglia politica. Il leader riformista rimase solidale con la strategia disegnata da Giovanni Amendola, che contava su un intervento del re nei confronti del governo Mussolini; il P.S.U. fu poi il primo partito a essere disciolto dal regime, in seguito all'atten

Filippo Turati (in primo piano) con (da sinistra) Emilio Canevascini, Alberto Tarchi ani e Carlo Rosselli a Parigi nel 1927

182



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 128

Brano: [...]) nella quale si realizzò — in ritardo e parzialmente — il suo disegno di collaborazione politica: ne facevano parte i due partiti socialisti, il Partito repubblicano, gruppi democratici progressisti e laici e la C.G.L., mancavano i popolari e i comunisti.

La Concentrazione fu una specie di laboratorio dalla vita assai travagliata. Nel luglio del 1930 Treves partecipò al congresso di unificazione del P.S.I. di Nenni con il proprio partito, il P.S.U. riformista.

La sua fede nella validità del marxismo ortodosso era assoluta e lo portò, nel gennaio successivo, a sconfessare duramente su “La Libertà” il libro “Socialismo liberale” che documentava la concezione critica ed “eretica” di Carlo Rosselli: non sarebbe — sentenziò — « né socialista né liberale ».

Morì nella notte tra il 10 e l’11.6. 1933, poche ore dopo aver commemorato Matteotti. Morì sul lavoro, lasciando incompiuto l’articolo « La “Locamo” di Mussolini », con il quale ammoniva le democrazie europee sulla universalità e pericolosità del fascismo.

Nei primi mesi di quello[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 518

Brano: [...]uando cadde colpito a morte.

Pertini, Alessandro

Medaglia d’oro della Resistenza; presidente della Repubblica dal 1978.

N. a Stella San Giovanni (Savona) il 25.9.1896; laureato in Giurisprudenza e in Scienze politiche e sociali, giornalista.

Combattente nella Prima guerra mondiale come tenente dei mitraglieri, nel 1918 si iscrisse al P.S.I. e nell'ottobre 1922, con la scissione di questo partito, passò al Partito socialista unitario (P.S.U.). Trovatosi subito in conflitto irriducibile con il fascismo, che proprio in quel

lo stesso mese saliva al potere, il giovane avvocato Pertini divenne bersaglio di ripetute aggressioni squadriste. Nel corso di un’intensa attività di propaganda clandestina condotta in Liguria e particolarmente nell’ambiente operaio contro il regime che il 10.6.1924 non esitava ad assassinare il segretario del P.S.U. Giacomo Matteotti, Pertini venne individuato una prima volta dalla polizia il 22.5.1925 mentre portava a termine nel suo paese natale la distribuzione di un opuscolo intitolato Sotto il barbaro dominio fascista e spedito, nell’imminenza del decimo anniversario dell'entrata in guerra, a numerose associazioni di ex combattenti e di cattolici delle provincie occidentali della Liguria.

Negli articoli pubblicati in quell’opuscolo e rivendicati da Pertini come propri, venivano poste in rilievo le responsabilità regie nel perdurare del regime fascista e delle illegali menomazioni delle pubbliche [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.S.U., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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