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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 294

Brano: Lazio

pardo, era collegata con la Giunta militare centrale e con il Comando Zona di Palestrina (Roma) diretto da Lucio Lena, nonché da Francesco e Ignazio Sbardella.

Altre formazioni

Al Comando Zona di Palestrina erano collegate altre formazioni minori: un gruppo di Genazzano, guidato da Emilio Giuseppe D’Amico, che sarebbe poi stato fucilato alle Fosse Ardeatine; nonché gruppi di Paliano (al comando di Enrico Giannetti e Dante Bersini) e di Sgurgola (al comando di Francesco Curreli).

Altre due formazioni operarono intorno a San Cesareo, in comune di Zagarolo (Roma), al comando di Sesto Rolli, Antonio Salvati e Giovanni Verginelli.

A Palestrina e in tutta la zona prenestina operarono gruppi guidati da Mario Leporatti [Stefano).

Nell’alto Lazio furono attive le bande comandate dal colonnello De Michelis, con azioni che si spinsero all’interno dell’Abruzzo.

La Brigata Autonoma « Stalin »

Verso la fine d[...]

[...]sej Kaliaskin e da Anatolj Karassenko: l’autocolonna tedesca fu costretta ad arrendersi, 250 tra soldati e ufficiali nazisti furono catturati, e quando l’indomani le avanguardie angloamericane giunsero sul posto, la zona era già completamente liberata.

Il 6 giugno la formazione comandata da Ezio Maroncelli liberò i comuni di Veiano, Allumiere e Tolfa; quella comandata da Antonio Morra, i comuni di Cesa e Barbarano. Le due formazioni puntarono poi unite su Civitavecchia che venne liberata da unità alleate e da partigiani il 9 giugno.

L.D.A. fì.Fo.

Bibliografia: A. Caracciolo, Il movimento contadino nel Lazio, Roma, 1952; P. Levi Cavaglione, Guerriglia nei Castelli Romani, Roma, 1945; E. PisciteiIi, Storia della Resistenza Romana, Bari, 1965; R. Perrone Capano, La Resistenza in Roma, Napoli, 1963.

Lazzaretti, Evres

Ottaviano. N. il 27.3.1915 a Bagno

lo in Piano (Reggio Emilia), ivi fucilato il 14.2.1945.

Militante nell’organizzazione comunista clandestina, nel 1937 fu condannato a 5 anni di confino.

Dopo I"8.9.1943[...]

[...]i». Dopo aver partecipato a numerose azioni, fu catturato dai fascisti della Brigata nera e immediatamente fucilato, insieme ad altri 9 patrioti, sulla piazza di Bagnolo in Piano (v.). Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’argento al valor militare.

Lazzari, Costantino

N. a Cremona l’1.1.1857, m. a Roma il 27.12.1927. Figlio di contadini poveri, a 15 anni, conseguita la licenza tecnica, divenne garzone in un magazzino di filati, poi volta a volta lavorò come operaio tipografo, segretario di A. Bertani nella sua

inchiesta di igiene rurale, contabile, viaggiatore di commercio.

Nel Partito operaio italiano

A Milano frequentò il Circolo operaio di via del Pesce, e nel 1882 prese parte alla fondazione del Partito operaio italiano, d’impronta operaistica, di cui divenne uno dei maggiori dirigenti. Alle elezioni polìtiche del 1886 venne portato candidato del P.O.I. a Cremona e ad Alessandria, ottenendo un numero elevato di suffragi.

Arrestato nel giugno 1886, nel clima di persecuzioni poliziesche del governo Depretis, che provocarono tra l’altro lo scioglimento del P.O.I., venne condanato a 3 mesi di reclusione.

Dapprima intransigente di fronte alle proposte di fusione tra il suo partito e i socialisti rivoluzionari 'di Andrea Costa (v.), si orientò poi in senso socialista: nel 1889, con Filippo Turati, la Kuliscioff e altri fondò la Lega socialista milanese.

Per quanto ancora lungamente legato agli schemi operaistici corporativi del disciolto P.O.I., che diffidava della parola d’ordine socialista della conquista del potere attraverso il partito di classe, alla nascita del Partito socialista italiano Lazzari entrò a far parte del Comitato centrale, militando nell’ala sinistra e sotto la bandiera dei « rivoluzionari intransigenti ».

Alla testa del P.S.I.

Nel 1898 venne arrestato, con Turati e altri, e condannato a 2 anni di reclusione. Battuti a Milano nel 1910, dall’ala riformista, sia il sindacalismo rivoluzionario che l’equivoco possibilismo del Ferri, la vecchia sinistra intransigente si riorganizzò sotto la guida del Lazzari e a[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 163

Brano: Novara

lavoro di Pallanza, Vercelli e Novara. La Sezione stampa della lega novarese stampava il foglio L’Unione operaia ed era affiancata da una associazione di miglioramento tra tessitrici, chiamata Società delle soreIJe del lavoro. Sempre a Novara fu promotrice del P.O.I. YAssociazione dei tipografi, fondata nel 1875 e guidata da Vittorio Ferrandi. Essa pubblicò dal 1882 al 1884 II Progresso.

Dal 1881 esisteva a Novara il Consolato Operaio, una sorta di Camera del Lavoro ante litteram, cui facevano capo le leghe di mestiere ancora esistenti: dei tipografi, dei metallurgici, dei ferrovieri, dei cappellai, degli scalpellini e dei fornaciai.

Egemone nella sinistra era in quegli anni il Movimento di democrazia radicale (guidato da Felice Cavallotti), che si può far risalire al vercellese Luigi Guala, deputato della Sinistra storica nel 1870 e animatore dei f[...]

[...]e dell’anarchismo è invece individuabile nei fogli diretti dal vercellese Luigi Galleani: L’Operaio, Avanti! (188485), L'Idea Nova, La Boje (grido dei lavoratori),

Il Lavoro. A Novara si pubblicava inoltre il settimanale L’educatore cattolico.

M 1° Maggio venne celebrato per la prima volta a Biella nel 1889 e a Novara nel 1890, con mezza giornata di astensione dal lavoro in alcune tipografie.

Albori del socialismo

Entrato in crisi il P.O.I. e costituitosi nel 1892 il Partito socialista dei lavoratori, il verbo socialista si diffuse specialmente nelle zone a concentrazione operaia (nel 1891 si avevano nell'intera provincia

38.000 occupati neH’industria), mentre nella Bassa Novarese e Vercellese i socialisti affrontavano il problema dei lavoratori della terra, decollando però dovunque sul terreno prediletto del municipalismo.

L’imbocco del tunnel del Sempione all’inizio dei lavori (1898)

Nel 1895 il P.S. contava 19 circoli elettorali (27 l’anno successivo) con 843 soci. Al Congresso nazionale di Parma erano rappresentate [...]

[...]ustriale Pedroli, la città fu in mano per tre giorni ai dimostranti che assaltarono il Municipio, la caserma della Guardia di finanza, la Posta, la fabbrica del Pedroli e la banca locale (era stata fondata nel 1874, dall’élite degli imprenditori verbanesi, la Banca popolare di Intra, mentre nel 1871 si era costituita in forma cooperativa la Banca popolare di Novara). Seguì a quella lotta operaia un processo contro 24 persone, che fece epoca e fu poi oggetto di studi giuridici. Fino agli ultimi anni del secolo si verificarono numerosi scioperi nei nastrifici e cappellifici del Verbano, il più importante dei quali fu quello, protrattosi per 46 giorni, alla fabbrica Albertini.

Nel 1895 uscì il primo settimanale socialista locale, Il Corriere Biellese e nel 1896 seguì IJ Lavoratore Novarese (nel 1898 avevano, rispettivamente, 4.000 e 2.000 copie di tiratura). Dal 1900 l’AIto Novarese avrà L’Aurora (1.500 copie) e Vercelli La Risaia, quest’ultima affiancata, tra il 1903 e il 1905, da La Monda. A Varallo Sesia dal 1901 uscirà La Campana.
[...]

[...]tte dei « sempionini »

Nel 1898, l’inizio dei lavori di traforo del Sempione richiamò neH’Ossola, da ogni parte del Regno, centinaia di minatori, fabbri, artigiani e manovali: le leggendarie lotte dei « sempionini » diedero avvio a una tradizione di classe in un territorio di confine dove, fino a quel momento, la rivolta sociale si era espressa solo nelle imprese dei contrabbandieri (di sale nel Settecento, di cotone fino alI'Unità d’Italia e poi di tabacco). A Varzolselle (Balmalonesca si chiamava un villaggio di baracche operaie, poi cancellato dalle piene della Diveria), sorse la prima Camera del

1 « sempionini » durante i lavori nel tunnel (1898)

163



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 72

Brano: [...]ne internazionale, crollerà nel novembre 1938 di fronte al Patto di Monaco (v.).

Nel giugno 1938 anche Marceau Pivert, capo della « sinistra rivoluzionaria » all'interno della S.F.I.O., fu escluso dal partito. Egli costituì allora il Parti socialiste ouvrier et paysan (P.S.O.P., Partito socialista operaio e contadino) con circa 67.000 membri. Trotskij consigliò nuovamente ai suoi seguaci l’« entrismo » in seno al P.S.O.P. e la maggioranza del P.O.I. entrò infatti nel nuovo partito, ma ormai era troppo tardi. La guerra era vicina.

Nasce la Quarta Internazionale

Facendo il punto degli avvenimenti, Trotskij e i suoi seguaci elaborarono nel 1938 un « programma di transizione » e fu partendo da questa analisi che, dando per scontato il fallimento della Terza Internazionale di fronte a quanto era accaduto in Germania, in Francia e in Spagna, nonché di fronte all’involuzione staliniana dell’U.R.S.S., venne giudicata necessaria la fondazione della Quarta Internazionale.

Secondo Trotskij, la guerra ormai imminente avrebbe suscitato « una[...]

[...]te prezzolato.

Secondo dopoguerra

Nonostante non poche dissidenze interne, negli anni del secondo dopoguerra la Quarta Internazionale restò in vita, dominata dalla linea « ortodossa » della S.W.P. statunitense. L’organizzazione fu diretta fino al 1964 da Michel Raptis, detto Pablo, un militante trotskista

greco che nel corso di una grave crisi politica lasciò la Quarta Internazionale per fondare (1965) un partito marxista rivoluzionario poi orientatosi verso forme di autogestione.

Dopo la partenza di Pablo, la Direzione della Quarta Internazionale ebbe come suoi rappresentanti Pierre Franck della « Ligue communiste frangaise » e il teorico belga Ernest Mandel. Perenni dispute e divergenze interne mantennero tuttavia debole il movimento trotskista, impedendogli di radicarsi tra i lavoratori. I trotskisti conobbero anche qualche successo, in India e particolarmente a Ceylon (v.)f e soprattutto neH’America Latina. Comunque, di fatto, la Quarta Internazionale si è dimostrata un'organizzazione artificiale, impotente a coordinare e[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 412

Brano: Parma

come primo segretario Angiolo Cabrimi (v), dirigente di primo piano del Partito operaio italiano (P.O.I.), erano di unificare e organizzare le Società di mutuo soccorso, e di federare le cooperative di lavoro della provincia, il risultato dell’iniziativa nei confronti delle Società di mutuo soccorso fu tuttavia insoddisfacente (solo agli inizi del nuovo secolo si avrà una effettiva collaborazione), mentre nel settore cooperativistico si ottennero maggiori risultati per l'interesse rivolto da Cabrini a questa attività e per la nuova forma organizzativa assunta dalla C.d.L. parmense dopo le leggi eccezionali crispine, secondo cui le sezioni di categoria dovevano essere composte solo da soci di coo[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 531

Brano: [...]dente ad Asti. La leadership dei mazziniani durò dieci anni. A scalzarla, al congresso che le Società operaie tennero a Roma nel novembre del 1871 furono gli internazionalisti di ispirazione anarchica, tra i quali aveva acquistato largo seguito Mikhail Bakunin (v.).

La maggioranza del congresso approvò la mozione mazziniana del “Patto di fratellanza”, ma alcuni delegati, tra cui era Carlo Cafiero (v.), abbandonarono per protesta l'aula, dando poi vita alle Società operaie internazionaliste. Secondo queste ultime, gli scioperi erano « matérialmente poco utili » agli operai, ma fecondi per Io sviluppo della solidarità « nella lotta del lavoro contro il capitale ».

Gli internazionalisti bakuniani, che subordinavano ogni organizzazione della lotta di classe all'utopia della rivoluzione libertaria da attuarsi con un colpo di mano, sottovalutavano la possibilità deM’azione sindacale in se stessa e, nelle loro leghe di resistenza, non distinguevano le istituzioni economiche da quelle politiche. Tra i braccianti più evoluti di una regione [...]

[...]ndo l'esigenza di separare la lotta economica (per la conquista immediata di migliori condizioni di vita) dalla battaglia politica (per impadronirsi del potere). Su questa linea si ebbe nel 1881 la nascita del Partito socialista rivoluzionario di Romagna fondato da Andrea Costa (v.) e nel 1882, a Milano, la fondazione del Partito operaio italiano (P.O./.), nel quale un ruolo di particolare importanza sarà svolto da Costantino Lazzari (v.).

Il P.O.I., la cui impronta era operaistica e la cui struttura rifletteva più quella di un sindacato che di un partito politico, ebbe rapido sviluppo e fu molto attivo nell’organizzare scioperi e agitazioni, ma nel 1890

era già in crisi: le masse operaie erano ormai mature per la creazione di un vero partito di classe su scala nazionale.

Nuove e più avanzate esigenze maturavano intanto anche sul piano sindacale. Il proletariato agricolo, formatosi nella pianura padana come conseguenza della disgregazione della piccola proprietà agraria, sotto l’impulso della predicazione socialista (v. Cooperativi[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.O.I., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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