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Il segmento testuale P.S.L è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 10Entità Multimediali , di cui in selezione 7 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 186

Brano: Avanti !

7.1920 anche la redazione romana dell'A. era distrutta e data alle fiamme.

Le lotte operaie e contadine, espressione del profondo disagio economico delle masse e della delusione per le promesse non mantenute dal governo verso i reduci dalla guerra, divampavano incessantemente: tuttavia, né il P.S.L sapeva fornire a esse una coerente guida rivoluzionaria, né l’organo del partito si mostrava capace di orientare il dibattito socialista fuori dalle secche delle disquisizioni ideologiche e di una meccanica esaltazione dell’esperienza dei Soviet russi. Sotto questo profilo, il quotidiano socialista criticò l’esperimento dei Consigli di fabbrica (v.) a Torino, cogliendone alcune debolezze senza però rendersi cónto dell’originalità e del valore rivoluzionario autonomo di quel tentativo.

Nel gennaio del 1921, al congresso di Livorno, l’ala capeggiata da Amadeo Bordiga, Gramsci e Umberto Terra[...]

[...]isizioni ideologiche e di una meccanica esaltazione dell’esperienza dei Soviet russi. Sotto questo profilo, il quotidiano socialista criticò l’esperimento dei Consigli di fabbrica (v.) a Torino, cogliendone alcune debolezze senza però rendersi cónto dell’originalità e del valore rivoluzionario autonomo di quel tentativo.

Nel gennaio del 1921, al congresso di Livorno, l’ala capeggiata da Amadeo Bordiga, Gramsci e Umberto Terracini abbandonò il P.S.l. per dare vita al Partito Comunista d’Italia, rompendo gli indugi con il contraddittorio atteggiamento della corrente serratiana. Serrati e i riformisti avevano respinto sostanzialmente i

21 punti dell’Internazionale di Mosca, ma senza opporre alla prospettiva da essa indicata altra via che l’attesa del crollo, ritenuto fatale, dello stato borghese. Immediatamente dopo Livorno le aggressioni fasciste crebbero di numero e d’intensità. Quasi giornalmente si registravano decine di saccheggi e di incendi a danno delle organizzazioni operaie. Il quotidiano socialista, impegnato a sostenere vigo[...]

[...]n denotava altrettanto mordente nell’accoppiare la denuncia dei crimini fascisti all’indicazione dei mezzi che il proletariato avrebbe dovuto mettere in opera per sventare il piano sovversivo delle destre. Così, nella primavera del 1921, l’A. si mostrerà scettico sulla funzione dei costituendi nuclei degli Arditi del popolo (v.) e accoglierà invece, sia pure senza eccessivi entusiasmi, il « patto di pacificazione » stipulato nell’agosto 1921 dal P.S.l. e dalla Confederazione generale del lavoro con i fascisti. Nell’ottobre dello stesso anno, in occasione del congresso nazionale del partito a Milano, si inaugurò la nuova sede del giornale, un grandioso palazzo costruito con la sot

toscrizione popolare: ma la crisi precipitò, nonostante l’euforia che circondava l’assise socialista. Caduto il governo Facta, Filippo Turati accettò di recarsi dal sovrano per partecipare alle consultazioni in vista della formazione del nuovo gabinetto; la sua iniziativa fu sconfessata, però una parte del gruppo parlamentare del P.S.l. sembrava orientata verso[...]

[...] nazionale del partito a Milano, si inaugurò la nuova sede del giornale, un grandioso palazzo costruito con la sot

toscrizione popolare: ma la crisi precipitò, nonostante l’euforia che circondava l’assise socialista. Caduto il governo Facta, Filippo Turati accettò di recarsi dal sovrano per partecipare alle consultazioni in vista della formazione del nuovo gabinetto; la sua iniziativa fu sconfessata, però una parte del gruppo parlamentare del P.S.l. sembrava orientata verso la collaborazione. La direzione convocò un congresso straordinario per decidere su questo punto. L’1.10.1922, a Roma, il congresso decise l’espulsione dei riformisti, respingendo ogni forma di collaborazionismo con le forze borghesi. Il 28 ottobre l’A., dando notizia dello stato d’assedio proclamato dal governo, dichiarò la propria fiducia nei metodi democratici: il giorno seguente, il palazzo della redazione fu distrutto da fascisti.

La direzione di Pietro Nenni

Assente Serrati, recatosi in Russia per partecipare ai lavori dell’Internazionale, la direzione del[...]

[...]ro Nenni

Assente Serrati, recatosi in Russia per partecipare ai lavori dell’Internazionale, la direzione del giornale fu assunta da Pietro Nenni, il quale sostenne posizioni contrarie all’invito deH’Internazionale stessa (cui avevano invece aderito Serrati e Gramsci) per l’unificazione del P. S.l. e del P.C.d’l in un unico partito. Prevalse infatti tale tendenza e, al congresso socialista dell’aprile

1923, pur riaffermandosi l’adesione del P.S.l. alla III Internazionale, si rivendicò la funzione autonoma del partito: l’A. fu affidato alla direzione di Nenni, Ver nocchi e Momigliano, con la responsabilità effettiva al primo. Da quel momento, il quotidiano si batté con estrema decisione contro le manovre dell’ala sindacale capeggiata da Ludovico D’Aragona, incline a un accordo della Confederazione generale del lavoro con i fascisti. La denuncia delle illegalità fasciste, che dilagavano, venne condotta dall’A. in modo sistematico; durante la campagna elettorale del 1924, essa acquistò valore di una documentazione stringente e irrefutabi[...]

[...]le sue prospettive di politica unitaria, corroborando l’azione dei parlamentari con il lancio della parola d’ordine di costituzione dei Comitati anti

fascisti unitari. Ma il 12.8.1924 il quotidiano subì un primo sequestro: iniziò quindi la martellante azione della censura governativa per bloccarne l’uscita o ridurne gli articoli a monconi. Nenni, in questa situazione, differenziò l’atteggiamento del giornale dall’indirizzo della direzione del P.S.L, sostenendo la necessità di un riavvicinamento e di una fusione del partito con il Partito socialista unitario (riformista), nel

lo sforzo di superare la vecchia antitesi tra massimalismo e riformismo e di porre la compagine socialista al centro del processo unitario deM’antifascismo. Avversata questa tesi dalla direzione, Nenni si dimise nel dicembre del 1925. L’anno seguente fu l’ultimo nel quale si manifestarono i residui segni di libertà nel paese: il fascismo, apprestandosi a divenire regime, abbatté a uno a uno gli ostacoli sul proprio cammino, eliminando gli avversari con la soppres[...]

[...] bruciavano pubblicamente le copie sequestrate nelle edicole.

Il 31.10.1926 il « duce » prese pretesto dall’attentato perpetrato a Bologna contro la sua persona (v. Attentati a Mussolini), per scatenare l’offensiva finale contro le ultime vestigia di libertà: con la « legge eccezionale per la difesa dello Stato » del 25.11.1926, la stampa avversaria fu soppressa, i partiti vennero sciolti, fu instaurata la dittatura fascista. La direzione del P.S.l. decise allora di fare uscire l’A. in Francia, dove si andava concentrane do l’emigrazione dei dirigenti e dei militanti socialisti sfuggiti alla caccia del regime.

M.Gi.

L « Avanti! » in Francia

Nel dicembre del 1926 l’A. rinasce a Parigi, con periodicità settimanale. Più che un giornale è un bollettino, compilato da un gruppo di redattori sotto la guida di Ugo Coccia, che di fatto Io dirige, anche se ufficialmente la direzione fa capo al gruppo massimalista che guida il partito. Il compito che si pone è quello della « riorganizzazione del Partito » secondo una linea unitaria. La po[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 65

Brano: [...]e dovuto dar vita alla I.S.R.. Ma nello stesso tempo ì dirigenti della C.G.L., in massima parte riformisti, parteciparono nel novembre 1920 al congresso di Londra della F.S.I.; e quando, nel febbraio 1921, il congresso di Livorno della C.G.L. decise di aderire all’I.S.R. rompendo i rapporti con Amsterdam, ben si guardarono dal rispettare e dall 'applicare tale decisione. In realtà, il

congresso della C.G.L. si era svolto dopo il congresso del P.S.l. (21.1. 1921), dal quale era sorto il Partito comunista italiano; perciò i dirigenti riformisti della C.G.L., nonostante il voto congressuale, decisero di mantenersi collegati con Amsterdam, la cui politica era chiaramente ostile al movimento comunista.

Seguendo questa linea, nell’aprile

1921 la C.G.L. rivolse alla F.S.I. un indirizzo sui crimini consumati in Italia dai fascisti contro i lavoratori, ma non inviò analogo appello alla I.S.R.. Amsterdam rispose sottoscrivendo 50.000 lire in segno di solidarietà e ne ebbé in cambio una lettera attestante come i rapporti tra le due organizza[...]

[...]stante come i rapporti tra le due organizzazioni fossero particolarmente cordiali. Nel luglio 1921 la C.G.L. inviò propri rappresentanti (Bianchi e Azimonti) al congresso dell’l.S.R., con il mandato di « ascoltare e riferire al ritorno ». Al congresso, Bianchi sostenne invece la tesi della doppia adesione (tanto ad Amsterdam quanto a Mosca); e Azimonti affermò che l’adesione della C.G.L. all’I.S.R. avrebbe potuto realizzarsi soltanto dopo che il P.S.L avesse aderito alla HI Internazionale.

Il problema dei rapporti della C.G.L. con Amsterdam risorse negli anni 192728. Al momento della promulgazione delle leggi eccezionali fasciste, il segretario della C.G.L., Bruno Buozzi, trovandosi all’estero, non rientrò in Italia e venne sostituito nella sua carica da G. Battista Maglione. Il 4.1.1927, costui e alcuni altri dirigenti sindacali rimasti in Italia, senza neppure consultarsi con le Camere del lavoro e con i sindacati di categoria, decisero di sciogliere pubblicamente la C.G.L., quantunque i fascisti non avessero preso alcun provvedimento[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 39

Brano: [...]izioni terribili e, di tanto sacrificio, né materialmente né moralmente compensati. Anzi, i reduci trovarono le proprie case immiserite e potettero constatare che scarse erano le possibilità di ripresa economica.

Tra il 1919 e il 1921 il socialismo crebbe nella regione e in provincia, portando alla creazione di numerose sezioni con aumento di iscritti e simpatizzanti. Comuni di notevole importanza furono conquistati dalle liste presentate dal P.S.L che elesse propri candidati anche al Consiglio provinciale. Nel collegio regionale furono eletti e rieletti alla Camera tre socialisti: Emidio Lopardi, Mario Trozzi ed Emidio Agostinone. Quest’ultimo, nativo di Montesilvano ed esponente dell’apparato provinciale del partito, diverrà presidente della società Umanitaria di Milano.

Nel 1921 conservatori, democratici di destra, liberali e socialriformisti (Guido Celli) si fecero candidare nel cosiddetto “listone” presentato dai fascisti. A partire dal 1919 aveva intanto preso a partecipare alla competizione politica anche il Partito popolare, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 479

Brano: Patto di Varsavia

Rispetto al 1934, le novità principali erano date: dalla scomparsa dei riferimenti alle divergenze dottrinarie e tattiche di fondo (anche se venivano mantenute le clausole riguardanti la « piena ed intera autonomia funzionale e dottrinale » dei due partiti e il loro diritto di esprimere liberamente i loro dissensi) ; dal nuovo atteggiamento del P.S.L verso la costituzione di fronti popolari allargati anche ad altre forze politiche; ma, soprattutto, daH’affermazione che i due partiti vedevano « nella unità di azione un primo passo verso il partito unico della classe operaia che costituirà la più possente arma del proletariato nella sua lotta contro il fascismo e il capitalismo ». Mentre sull’azione antifascista vi era una netta convergenza, era tuttavia prematuro porre il problema dell'unificazione. In realtà le divergenze di fondo, sebbene mascherate e ridotte a causa della situazione contingente, erano tutt’altro che scomparse e le oppos[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 35

Brano: [...]nziali. Con la fine della guerra fredda e il miglioramento dei rapporti col blocco sovietico, l’anticomunismo della N.A.T.O. si venne attenuando, senza però mai scomparire perché l’alleanza non può perdere il suo carattere ideologico, di strumento supernazionale di difesa de! « mondo libero », per non lasciare ulteriore spazio ai nazionalismi tradizionali, Anche in Italia l’ostilità delle sinistre è progressivamente diminuita, tanto che prima il P.S.L, poi il P.C.I., hanno rinunciato a chiedere l’uscita dell’Italia dall’alleanza, vista ormai come strumento di stabilizzazione internazionale, la cui crisi acuirebbe le tensioni tra le grandi potenze e lascerebbe le medie potenze in balia degli americani.

Struttura e consistenza

La N.A.T.O. è retta da un Consiglio dei capi di governo, con sede a Bruxelles; ha il suo organo politico esecutivo nel Segretario generale e tre Comandi militari, rispettivamente per l’Europa, per l’Atlantico settentrionale e per la Manica.

Il comandante in capo per l’Europa ha ai suoi ordini circa 66 division[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 579

Brano: [...]ratori del mare, in precedenza vessati come pochi altri dalla grande proprietà armatrice. Nel periodo antecedente la prima guerra mondiale condusse memorabili battaglie sindacali contro le compagnie controllate dalla Banca Commerciale (dopo 54 giorni di sciopero ininterrotto fu conquistato dai marinai il regolamento organico) e poi contro altri armatori.

Interventista

Nell’agosto 1914 Giulietti appoggiò Benito Mussolini (v.), transfuga dal P.S.L e interventista, contribuendo a raccogliere presso industriali e armatori (Parodi) i fondi destinati al Popolo d’Italia. Con Mussolini, De Ambris, Corridoni e altri fondò i! 24.1.1915 i cosiddetti Fasci d’azione rivoluzionaria. Arruolatosi volontario alla scoppio della prima guerra mondiale, ne tornò decorato di medaglia d’oro al valor militare.

Il suo atteggiamento, come quello di De Ambris, va considerato nell’ambito dell’interventismo (v.) di sinistra, basato sul mito della guerra « rivoluzionaria » fatta per il popolo e contro un preteso « feudalesimo » tedesco da combattere. Rompendo [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 30

Brano: [...]gli non rifiutava però le proposte avanzate da Edmondo Rossoni a nome della Unione Italiana del Lavoro (sindacalista nazionale e già interventista, ora fiancheggiatrice del sorgente fascismo) per dar vita insieme a una sorta di equivoco «partito dèi lavoro» che avrebbe dovuto rendere « patriottica » la C.G.L. e riannodare il contatto tra Benito Mussolini e il movimento operaio. Dopo aver votato la mozione massimalista di Lazzari al Congresso del P.S.L di Bologna (1919), e nell'estate 1920 a Mosca, a nome della C.G.L., aver votato in favore di un « patto per il trionfo della rivoluzione sociale e della repubblica universale dei Soviet », nel settembre

1920 si guadagnò la fama di essere uno dei principali sabotatori del movimento di occupazione delle fabbriche nel quale ravvisò, a differenza della direzione del P.S.I., un significato non politico, ma sindacale, da concretarsi nei ristretti termini giolittiani dell obiettivo del controllo sindacale sulle aziende (solo in un secondo tempo la C.G.L. sarebbe passata alla formula della gestion[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.S.L, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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