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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 741

Brano: Pound, Ezra

più martoriate vittime dell’aggressione nazista: un processo che soltanto in anni recenti il governo BrandtSche&l ha cercato di correggere, allacciando i rapporti diplomatici con la Repubblica popolare polacca, senza ancora decidersi a compiere un analogo gesto nei confronti della Cecoslovacchia. Segno anche questo dell’incidenza profonda lasciata sin dalla conferenza di Potsdam dalle mene della diplomazia dell'imperialismo.

Bibliografia: La seconda guerra mondiale nel carteggio di Stalin con Churchill, Roosevelt, Attlee e Truman, Roma, 1957; J.F. Byrnes, Carte in tavola, Milano, 1949; H. Truman, Memorie, Milano, 1956; A. Eden, Memorie 19381945, Milano, 1968; W. Churchill, La seconda guerra mondiale, Milano, 194853; L. Woodward, British Foreign Policy in thè Second World War, London, 1962; G. Alperovitz, Un asso nella manica. La diplomazia atomica americana: Potsdam e Hiroshima, Torino, 1966; G. Kegel, Ein Vierteljahrhundert danach. Das Potsdamer Abkommen und was aus ihm geworden ist, Berlin, 1970; Storia delle due Germanie (19451968). Torino, 1968.

E. Co.

P.O.U.M.

Partido obrero de unificacìon marxista. Partito di sinistra spagnolo.

Il P.O.U.M. si costituì a Barcellona nel settembre 1935, dalla fusione del Bloc Obrer y Camperol, guidato da Joaquim Maurin Jullia (18961973, dirigente sindacale e poi del Partito comunista spagnolo, ma escluso da quésto nel 1930 con tutta la Federazione catalanobaleare, di cui era segretario) e la Izquierda Comunista Espanda, il cui segretario era Andrés Nin (v.). Del Comitato esecutivo del P.O.U.M. entrarono a far parte, oltre ai due dirigenti già nominati, Juan And rade, Julian Gorkin, P. Bonet e J. Arquer. Organi di stampa ne furono La Baiali a e il mensile teorico La Nueva Era.

Partito composito

Il nuovo partito venne fondato sul presupposto che la Spagna si trovasse ormai in una fase prerivoluzionaria che preannunciava il socialismo o una reazione di tipo fascista: il diverso sbocco sarebbe dipeso dalla forza del proletariato e dall’unità delle diverse forze della sinistra.

In teoria di livello nazionale, ma con una base di massa praticamente solo in Catalogna, il P.O.U.M. era alquanto composito, essendovi confluiti numerosi piccoli borghesi

Lo striscione del P.O.U.M. durante un corteo a Barcellona (1936)

radicali (aderenti al B.O.C.) insieme a operai rivoluzionari. La sua politica oscillò tra attendismo e avventurismo. Quando, il 15.1.1936, il Partito socialista spagnolo e quello comunista strinsero con i repubblicani socialisti di M. Azana e altri gruppi democratici il patto di Fronte Popolare, anche il P.O. U.M. vi aderì, pur nutrendo riserve sul carattere progressista del Fronte, ma dopo le elezioni del febbraio riprese la propria autonomia, criticando da sinistra il Fronte popolare.

Lotta antifranchista

Dopo i grandi scioperi esplosi in Spagna come risposta popolare alla rivolta franchista (luglio 1936), i dirigenti poumisti pensarono di essere ormai entrati nella fase rivoluzionaria e previdero due tappe del processo: una prima tappa consistente nella sconfitta del fascismo, grazie all’alleanza tra proletariato e borghesia democratica; e una seconda che, secondo i poumisti, doveva consistere nella lotta rivoluzionaria per il socialismo. Secondo questa ottica, Nin accettò di entrare come ministro della Giustizia nel governo della Catalogna, ma in tale veste contribuì poi a far sciogliere i comitati locali di operai e contadini che egli stesso aveva precedentemente esaltato come presidio del nuovo ordine rivoluzionario.

Per lottare contro Franco, il P.O. U.M. costituì proprie milizie armate, i cui militanti si distinsero nei campi di battaglia. Ma ben presto

il partito entrò in conflitto con la politica moderata del Fronte popolare e in particolar modo con il P.C.S. (filosovietico) che, cercando di contenere le spinte radicali all’interno di un quadro democratico borghese, accusò apertamente il P.O.U.M. di essere una quinta colonna franchista.

Arresti ed eliminazioni

Nel marzo 1937 i contrasti con i partiti del Fronte popolare si acuirono e l’ala sinistra del P.O.U.M., facente capo a Juan And rade, criticò aspramente la partecipazione al governo.

Dopo i gravi tumulti esplosi nel maggio 1937 in Catalogna, dove le forze del governo repubblicano repressero duramente gli anarchici, anche i dirigenti del P.O.U.M. vennero arrestati (16 giugno) sotto accusa di alto tradimento e di collusione con i fascisti. Ma si trattava di accuse pretestuose, come venne dimostrato dal successivo processo (ottobre 1938) che assolse tutti i poumisti da queste infamanti imputazioni, pur condannandoli a lunghe pene detentive per vari altri motivi. Tra gli arrestati non c’era Andrés Nin che, rapito da agenti filosovietici, fu barbaramente torturato e ucciso.

Da quel momento il P.O.U.M., costretto alla illegalità, praticamente sparì dalla scena politica spagnola.

I militanti sopravvissuti si rifugiarono per lo più in Messico e in Francia, dove continuarono la loro lotta, in parte sotto la bandiera del P.O.U.M. ma per lo più confluendo (1945) nel nuovo partito Movimento Socialista de Catalunya.

Bibliografia: Victor Alba, Histoire du POUM, Parigi, Champ Libre, 1975; Andrés Nin, Guerra e rivoluzione in Spagna 1931/1937, Milano, Feltrinelli, 1974.

Pound, Ezra

N. a Hailey nell’ldaho (Stati Uniti) il 30.10.1885, m. a Venezia 1*1.11. 1972; poeta.

Dopo un breve viaggio in Europa si iscrisse all'Università di Pennsylvania e nel 1905 si laureò presso

lo Hamilton College. Una borsa di studio gli consentì successivamente di tornare in Europa e di visitare Londra, Parigi, Madrid.

Dopo una breve e tumultuosa esperienza d’insegnamento presso il Wabash College Crawsfordville nell' Indiana (U.S.A.), tornò in Europa, stabilendosi a Londra.

Nei 12 anni di permanenza nella capitale inglese, allacciò stretti rap

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 72

Brano: Internazionale, Quarta

trovare una via di approccio con la massa operaia rimasta fedele alle proprie organizzazioni politiche e sindacali tradizionali. Nell’agosto 1934, seguendo il consiglio di Trotskij, nel frattempo rifugiatosi in Messico, i trotskisti francesi entrarono nel Partito socialista (S.F. LO.), ma un anno più tardi ne vennero espulsi (agosto 1935).

L’« entrismo » raccomandato da Trotskij, ossia la tattica di entrare nei partiti operai per condizionarli dall’interno, non diede nessun risultato positivo e creò anzi un disagio tra i suoi seguaci che si trovarono divisi in più correnti.

Nel giugno 1936 trionfò il Fronte popolare, alimentando nel mondo del lavoro grandi speranze destinate a essere in gran parte deluse.

Nuovamente riuniti nel Partito operaio internazionalista (P.O./.), malgrado la loro buona volontà i trotskisti francesi si videro impotenti a mettere in pratica i consigli del vecchio leader. Il Fronte popolare, schiacciato tra una complessa situazione interna e una grave situazione internazionale, crollerà nel novembre 1938 di fronte al Patto di Monaco (v.).

Nel giugno 1938 anche Marceau Pivert, capo della « sinistra rivoluzionaria » all'interno della S.F.I.O., fu escluso dal partito. Egli costituì allora il Parti socialiste ouvrier et paysan (P.S.O.P., Partito socialista operaio e contadino) con circa 67.000 membri. Trotskij consigliò nuovamente ai suoi seguaci l’« entrismo » in seno al P.S.O.P. e la maggioranza del P.O.I. entrò infatti nel nuovo partito, ma ormai era troppo tardi. La guerra era vicina.

Nasce la Quarta Internazionale

Facendo il punto degli avvenimenti, Trotskij e i suoi seguaci elaborarono nel 1938 un « programma di transizione » e fu partendo da questa analisi che, dando per scontato il fallimento della Terza Internazionale di fronte a quanto era accaduto in Germania, in Francia e in Spagna, nonché di fronte all’involuzione staliniana dell’U.R.S.S., venne giudicata necessaria la fondazione della Quarta Internazionale.

Secondo Trotskij, la guerra ormai imminente avrebbe suscitato « una nuova ondata rivoluzionaria proletaria, alla quale o[...]

[...]ormai imminente avrebbe suscitato « una nuova ondata rivoluzionaria proletaria, alla quale occorreva una direzione internazionale che n.C. non era più in grado di assicurare ». Riprendendo la linea della Conferenza di Zimmerwald del 1915, Trotskij prevedeva che dagli sconvolgimenti della guerra sarebbe nata una nuova fase ri

voluzionaria, di cui la Quarta Internazionale doveva diventare il motore, come l’Internazionale di Lenin lo era stato dopo il 1917.

Nel settembre 1938 Alfred Rosmer mise a disposizione la propria villa a Périgny, presso Parigi, per ospitare la riunione costitutiva della nuova organizzazione mondiale. Qui, 21 delegati in rappresentanza dei movimenti di 11 paesi, accettando i criteri formulati da Trotskij, fondarono la Quarta Internazionale.

In quel momento il gruppo statunitense del Partito socialista operaio (S.W.P.) guidato da James P. Cannon, James Burnham e Max Schachtman, con circa 1.500 membri, costituiva di gran lunga la più forte organizzazione trotskista del mondo.

L’unica sezione dissidente fu quella polacca. I due delegati polacchi, rappresentanti il solo gruppo trotskista fuori dell’U.R.S.S. che avesse alle spalle molti anni di lavoro rivoluzionario clandestino e una certa tradizione di pensiero marxista (risalente a Rosa Luxemburg), si opposero alla proclamazione della Quarta Internazionale.

Essi dichiararono tra l'altro: « La creazione di ognuna delle Internazionali precedenti ha costituito una precisa minaccia al predominio della borghesia [...]. Non sarà questo il caso della Quarta Internazionale. Nessun settore significativo della classe operaia risponderà al nostro manifesto. Bisogna aspettare ».

In verità, i piccoli gruppi rappresentati dai delegati degli 11 paesi presenti a Parigi erano senza radici nelle masse lavoratrici, né avevano il prestigio e il dinamismo del Partito bolscevico. Inoltre la nascita della Terza Internazionale, nel 1919, era giunta in una fase di ascesa del movimento rivoluzionario nel mondo, mentre nel 1938 quel movimento era in riflusso, con tutte le relative conseguenze.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale (settembre 1939) i gruppi trotskisti si dispersero e i legami con l’Internazionale appena costi[...]

[...]ano il prestigio e il dinamismo del Partito bolscevico. Inoltre la nascita della Terza Internazionale, nel 1919, era giunta in una fase di ascesa del movimento rivoluzionario nel mondo, mentre nel 1938 quel movimento era in riflusso, con tutte le relative conseguenze.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale (settembre 1939) i gruppi trotskisti si dispersero e i legami con l’Internazionale appena costituita si spezzarono. Era la fine di un’epoca. Nell’agosto del 1940 Leone Trotskij veniva assassinato a Coyoacan (Messico) da un agente prezzolato.

Secondo dopoguerra

Nonostante non poche dissidenze interne, negli anni del secondo dopoguerra la Quarta Internazionale restò in vita, dominata dalla linea « ortodossa » della S.W.P. statunitense. L’organizzazione fu diretta fino al 1964 da Michel Raptis, detto Pablo, un militante trotskista

greco che nel corso di una grave crisi politica lasciò la Quarta Internazionale per fondare (1965) un partito marxista rivoluzionario poi orientatosi verso forme di autogestione.

Dopo la partenza di Pablo, la Direzione della Quarta Internazionale ebbe come suoi rappresentanti Pierre Franck della « Ligue communiste frangaise » e il teorico belga Ernest Mandel. Perenni dispute e divergenze interne mantennero tuttavia debole il movimento trotskista, impedendogli di radicarsi tra i lavoratori. I trotskisti conobbero anche qualche successo, in India e particolarmente a Ceylon (v.)f e soprattutto neH’America Latina. Comunque, di fatto, la Quarta Internazionale si è dimostrata un'organizzazione artificiale, impotente a coordinare e a dirigere i gruppi di avanguardia dei diversi p[...]

[...]rappresentanti Pierre Franck della « Ligue communiste frangaise » e il teorico belga Ernest Mandel. Perenni dispute e divergenze interne mantennero tuttavia debole il movimento trotskista, impedendogli di radicarsi tra i lavoratori. I trotskisti conobbero anche qualche successo, in India e particolarmente a Ceylon (v.)f e soprattutto neH’America Latina. Comunque, di fatto, la Quarta Internazionale si è dimostrata un'organizzazione artificiale, impotente a coordinare e a dirigere i gruppi di avanguardia dei diversi paesi. D’aitra parte negli anni del dopoguerra non sono stati i paesi più industrializzati a fare avanzare la rivoluzione, bensì la Cina, il Vietnam, Cuba, popoli che in nessun momento della loro lotta hanno fatto riferimento alla Quarta Internazionale. Queste rivoluzioni hanno tuttavia confermato due cose: la permanenza della lotta rivoluzionaria per il socialismo mondiale e, di conseguenza, l’esigenza di dare a questa lotta una direzione internazionale.

D.Lé. i

Internazionale, Seconda

Associazione internazionale dei partiti operai fondata a Parigi il 14.7. 1889 e durata fino al 1914, anno in cui scoppiò la prima guerra mondiale.

Negli anni intercorsi tra lo scioglimento della Prima Internazionale, avvenuto dopo il trasferimento del Co[...]

[...]tavia confermato due cose: la permanenza della lotta rivoluzionaria per il socialismo mondiale e, di conseguenza, l’esigenza di dare a questa lotta una direzione internazionale.

D.Lé. i

Internazionale, Seconda

Associazione internazionale dei partiti operai fondata a Parigi il 14.7. 1889 e durata fino al 1914, anno in cui scoppiò la prima guerra mondiale.

Negli anni intercorsi tra lo scioglimento della Prima Internazionale, avvenuto dopo il trasferimento del Consiglio generale a New York, e la fondazione della Seconda, i movimenti operai dei diversi paesi avevano rafforzato le proprie organizzazioni e conservato validi collegamenti. Si erano anche tenuti otto congressi operai internazionali: a Ginevra, nel settembre 1873; a Bruxelles, nel settembre 1874; a Gand, nell’ottobre 1876; a Coira, in Svizzera, nel settembre 1881; a Parigi, nell’ottobre 1883 e nell'agosto 1886; a Londra, nel novembre 1888. Mentre si accentuavano i contrasti tra le potenze imperialiste europee e cresceva la minaccia del bellicismo prussiano, nei vari p[...]

[...]azione della Seconda, i movimenti operai dei diversi paesi avevano rafforzato le proprie organizzazioni e conservato validi collegamenti. Si erano anche tenuti otto congressi operai internazionali: a Ginevra, nel settembre 1873; a Bruxelles, nel settembre 1874; a Gand, nell’ottobre 1876; a Coira, in Svizzera, nel settembre 1881; a Parigi, nell’ottobre 1883 e nell'agosto 1886; a Londra, nel novembre 1888. Mentre si accentuavano i contrasti tra le potenze imperialiste europee e cresceva la minaccia del bellicismo prussiano, nei vari paesi la classe operaia si era andata organizzando in partiti politici o, quanto meno, in gruppi e associazioni di lotta politica. In Germania, du

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 531

Brano: Sindacato

La maggior parte dei lavoratori organizzati dal sindacalismo rivoluzionario si oppose invece con coraggio al fascismo, sfidandone la violenza. Sotto la guida di Armando Borghi, l'organizzazione resistette fino al 1923, nonostante le devastazioni subite dalle sue sedi e il forzato espatrio dei suoi dirigenti. Nel 1925 ciò che era rimasto deH'U.S.I. confluì nella C.G.L.

A.Ci.

Sindacato

In senso lato, associazione volontaria di lavoratori dipendenti (operai, impiegati, braccianti agricoli ecc.) oppure autonomi (artigiani, piccoli commercianti, coltivatori diretti, liberi professionisti, artisti ecc.) o di imprenditori (industriali, agrari, banchieri ecc.) o di piccoli [...]

[...]devastazioni subite dalle sue sedi e il forzato espatrio dei suoi dirigenti. Nel 1925 ciò che era rimasto deH'U.S.I. confluì nella C.G.L.

A.Ci.

Sindacato

In senso lato, associazione volontaria di lavoratori dipendenti (operai, impiegati, braccianti agricoli ecc.) oppure autonomi (artigiani, piccoli commercianti, coltivatori diretti, liberi professionisti, artisti ecc.) o di imprenditori (industriali, agrari, banchieri ecc.) o di piccoli possidenti, di risparmiatori, di pensionati, e oggi anche di semplici consumatori, che si prone di tutelare gli interessi economici dei propri aderenti e quelli dell’intera categoria attraverso azioni di rivendicazione e di difesa collettiva, o mediante forme di autocontrollo o con iniziative solidaristiche e assistenziali.

Le associazioni sindacali possono organizzarsi “verticalmente” all’interno di ciascuna categoria (in federazioni provinciali, nazionali o anche internazionali) e “orizzontalmente”, collegandosi ad altre categorie in confederazioni. Queste ultime possono raggruppare diverse categorie di lavoratori, come è il caso delle Camere del lavoro (v.) e della Confederazione generale italiana del lavoro (v.), o di imprenditori, come è il caso della Confederazione generale dell’industria italiana (v.). Per i lavoratori il sindacato costituisce la base organizzativa del sindacalismo (v.).

Associazionismo proletario in Italia

Già nella seconda metà del secolo XIX si registrarono in Italia tentativi di coalizione operaia a fini di resistenza, ma la forma più diffusa di associazionismo proletario era ancora costituita daìle Società operaie di mutu[...]

[...]sociazionismo proletario in Italia

Già nella seconda metà del secolo XIX si registrarono in Italia tentativi di coalizione operaia a fini di resistenza, ma la forma più diffusa di associazionismo proletario era ancora costituita daìle Società operaie di mutuo soccorso, che erano organismi solidaristici con finalità unicamente assistenziali: sorte, durante la prima metà dell’Ottocento, nel Piemonte sabaudo dalla dissoluzione delle medievali corporazioni di arti e mestieri, esse raccoglievano spesso indistintamente artigiani e salariati, ma erano di fatto egemonizzate da professionisti borghesi,

politicamente moderati.

Contrarie alle azioni collettive di resistenza e agli scioperi, le Società di mutuo soccorso si erano collegate fra loro e avevano cominciato a tenere congressi comuni fin dal 1853. Fu in questa fase che l'egemonia in esse esercitata dagli esponenti moderati subì un declino e sulle Società operaie cominciarono ad avere crescente influenza i democratici radicali, soprattutto mazziniani (contrari peraltro anch'essi agli scioperi e favorevoli agli arbitrati). Al IX Congresso delle Società operaie (Firenze, 1861), i mazziniani conquistarono la maggioranza, provocando la secessione dei moderati, i quali si riunirono in un congresso dissidente ad Asti. La leadership dei mazziniani durò dieci anni. A scalzarla, al congresso che le Società operaie tennero a Roma nel novembre del 1871 furono gli internazionalisti di ispirazione anarchica, tr[...]

[...]dente ad Asti. La leadership dei mazziniani durò dieci anni. A scalzarla, al congresso che le Società operaie tennero a Roma nel novembre del 1871 furono gli internazionalisti di ispirazione anarchica, tra i quali aveva acquistato largo seguito Mikhail Bakunin (v.).

La maggioranza del congresso approvò la mozione mazziniana del “Patto di fratellanza”, ma alcuni delegati, tra cui era Carlo Cafiero (v.), abbandonarono per protesta l'aula, dando poi vita alle Società operaie internazionaliste. Secondo queste ultime, gli scioperi erano « matérialmente poco utili » agli operai, ma fecondi per Io sviluppo della solidarità « nella lotta del lavoro contro il capitale ».

Gli internazionalisti bakuniani, che subordinavano ogni organizzazione della lotta di classe all'utopia della rivoluzione libertaria da attuarsi con un colpo di mano, sottovalutavano la possibilità deM’azione sindacale in se stessa e, nelle loro leghe di resistenza, non distinguevano le istituzioni economiche da quelle politiche. Tra i braccianti più evoluti di una regione agricola come la Romagna e tra gli operai dell'industriale Milano andava invece maturando l'esigenza di separare la lotta economica (per la conquista immediata di migliori condizioni di vita) dalla battaglia politica (per impadronirsi del potere). Su questa linea si ebbe nel 1881 la nascita del Partito socialista rivoluzionario di Romagna fondato da Andrea Costa (v.) e nel 1882, a Milano, la fondazione del Partito operaio italiano (P.O./.), nel quale un ruolo di particolare importanza sarà svolto da Costantino Lazzari (v.).

Il P.O.I., la cui impronta era operaistica e la cui struttura rifletteva più quella di un sindacato che di un partito politico, ebbe rapido sviluppo e fu molto attivo nell’organizzare scioperi e agitazioni, ma nel 1890

era già in crisi: le masse operaie erano ormai mature per la creazione di un vero partito di classe su scala nazionale.

Nuove e più avanzate esigenze maturavano intanto anche sul piano sindacale. Il proletariato agricolo, formatosi nella pianura padana come conseguenza della disgregazione della piccola proprietà agraria, sotto l’impulso della predicazione socialista (v. Cooperativismo e cooperazione) cominciò a organizzarsi a sua volta in leghe di resistenza e cooperative di lavoro. Quando sorse il problema di collega[...]

[...] sorse il problema di collegare queste masse agricole con il nascente proletariato industriale per coordinarne le lotte economiche, gli strumenti organizzativi per realizzare tale compito furono individuati nelle Camere del lavoro, fondate tutte in Italia a partire dal 1891 sull'esempio delle Bourses de travail francesi. Create per facilitare l’incontro fra domanda e offerta di forza lavoro, queste organizzazioni diventarono rapidamente la più importante istituzione sindacale italiana, organismi di lotta in cui si realizzava la solidarietà di classe fra i lavoratori di ogni categoria e mestiere. Lo sviluppo delle Camere del lavoro fu infatti molto più rapido di quello delle Federazioni di mestiere (che invece negli altri paesi costituivano già allora il nerbo del sindacato). Pressoché contemporanea alla creazione delle Camere del lavoro fu la nascita del Partito dei lavoratori (1892) che, nel 1895, assunse la definitiva denominazione di Partito socialista italiano (v.) e decise di separare totalmente la propria organizzazione politica da quella sindacale.

La reazione cri spina

Nel 1893 la dura repressione del governo di Francesco Crispi nei confronti dei Fasci siciliani (v. Palermo) e dei moti anarchici in Lunigiana sfociò nell’instaurazione delle prime “leggi eccezionali” contro il movimento dei lavoratori, ma non riuscì a piegare né il P.S.I. né le Camere del lavoro. Il successivo periodo di relativa tranquillità politica, sotto il governo di Antonio Stara bba di Rudinì, ebbe breve durata: al massacro con il quale furono schiacciati i moti milanesi del 1898 (v. Eccidi in Italia) fece seguito lo scioglimento d'autorità di 21 Camere del lavoro (sulle 25 allora esistenti). Diciannove di esse ripresero però a funzionare già nel 1900, quando il governo di Luigi Pelloux, succeduto a di Rudinì, fu spazzato

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 262

Brano: Oranienburg

erano ufficialmente imputati di alcun reato, quindi avevano diritto al voto. Essi furono inquadrati e condotti ad ascoltare un discorso radiofonico di Hitler, poi quello di Hindenburg e, alla fine, un’allocuzione dello Sturmbannfuhrer Maue. Questi si rivolse ai detenuti chiamandoli « compagni cittadini tedeschi » e disse che quelle elezioni avrebbero dimostrato se essi erano degni o no di uscire dal campo. Allo spoglio dei voti risultò che, a Oranienburg, avevano votato a favore del regime 338 internati su 368 e nel sottocampo di Blumberg 61 su 73. Lo Sturmbannfuhrer Maue disse allora che quel risultato elettorale dimostrava che gli internati avevano bisogno di ulteriore « rieducazione », in quanto i voti contrari erano stati percentualmente maggiori rispetto a quelli della città di Oranienburg.

Il campo fu chiuso il 31.3.1935 e coloro che vi si trovavano vennero trasferiti in varie carceri o in altri lager. Oranienburg venne nuovamente utilizzato a partire dall’1.7,1943, come dipendenza del campo di deportazione di Sachsenhausen (v.). A.Bu.

Orano, Paolo

N. a Roma nel 1875, m. a Padula (Salerno) nel 1945; giornalista e scrittore.

Ancora studente pubblicò nel 1895 Il problema del cristianesimo e nel 1896 l’opuscolo La psicologia della Sardegna.

Con « Il problema del cristianesimo » « forniva un'interpretazione "psicologica" dell'ebraismo cercando di individuare e spiegare storicamente le "caratteristiche" ebraiche contrastanti con lo spirito cristiano e romano ». Con « La psicologia della Sardegna » « confermava la sua appartenenza alla scuola di quei sociologi positivisti (G. Sergj[...]

[...]ore.

Ancora studente pubblicò nel 1895 Il problema del cristianesimo e nel 1896 l’opuscolo La psicologia della Sardegna.

Con « Il problema del cristianesimo » « forniva un'interpretazione "psicologica" dell'ebraismo cercando di individuare e spiegare storicamente le "caratteristiche" ebraiche contrastanti con lo spirito cristiano e romano ». Con « La psicologia della Sardegna » « confermava la sua appartenenza alla scuola di quei sociologi positivisti (G. Sergj fu uno dei suoi maestri) che diedero una spiegazione razzistica dell 'inferiorità del Mezzogiorno». (Andreasi).

Aderente all’Unione socialista romana, agli inizi del secolo fece attiva opera di propaganda per i sindacalisti rivoluzionari. Nel 19041905 collaborò a\VAvanti!, allora diretto dal « rivoluzionario intransigente » Enrico Ferri, ma nel 1905 si dimise dalla redazione insieme agli altri sindacalisti rivoluzionari. Continuò la sua attività politica a fianco di Michele Bianchi e Alceste De Ambris, come direttore di Gioventù socialista, nonché collaborando a numerosi[...]

[...]uno dei suoi maestri) che diedero una spiegazione razzistica dell 'inferiorità del Mezzogiorno». (Andreasi).

Aderente all’Unione socialista romana, agli inizi del secolo fece attiva opera di propaganda per i sindacalisti rivoluzionari. Nel 19041905 collaborò a\VAvanti!, allora diretto dal « rivoluzionario intransigente » Enrico Ferri, ma nel 1905 si dimise dalla redazione insieme agli altri sindacalisti rivoluzionari. Continuò la sua attività politica a fianco di Michele Bianchi e Alceste De Ambris, come direttore di Gioventù socialista, nonché collaborando a numerosi giornali antimilitaristi e socialisti.

Nel 191011, insieme con Arturo Labriola e Alceste De Ambris, fece parte della redazione di « Avanguardia sindacalista », pubblicata a Palermo. Negli stessi anni, avvicinatosi ai nazionalisti, fondò la rivista La Lupa. Nel 1911, abbandonate del tutto le posizioni antimilitariste, appoggiò la guerra libica e, negli anni successivi, l’intervento italiano nella guerra mondiale. Nell’immediato dopoguerra svolse attività politica in Sardegna, terra cui era legato dalle sue origini famigliari. Nel 1919 fu eletto deputato nella lista degli ex combattenti di Cagliari. Nello stesso anno fu fra i promotori del Partito Sardo

d’Azione, nel quale rappresentò l’ala moderata antiseparatista, iniziando contemporaneamente a collaborare con « Il Popolo d’Italia » diretto da Benito Mussolini. Parteci nel marzo 1919 all’adunata di Piazza San Sepolcro a Milano e aderì al fascismo. Nel 1921 fu rieletto deputato nelle liste del P.S.d’A. ma nel 1922 passò definitivamente nelle file del Partito nazionale fascista. Nel 1923 fece parte della commissione della Camera che elaborò la leggetruffa elettorale nota come legge Acerbo.

Negli anni del regime fu tra i maggiori propagandisti del regime: nel 192425 diresse « Il Popolo d’Italia » e negli anni successivi fu tra gli apologeti della guerra coloniale. Nel 1937 pubblicò l’opuscolo Gli ebrei in Italia che, riprendendo le tesi del suo primo scritto giovanile, aprì la campagna antisemita in Italia. Nel 1939 fu nominato senatore. Rettore deH’Università di Perugia, fu tra i più fanatici sostenitori del razzismo.

Arrestato dopo la caduta del fascismo, fu internato nel campo di Padula (Salerno), dove morì.

Bibliografia: E. Santarelli, Storia del fascismo, Roma, 1973; R. Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Milano, 1963; P.O., Il fascismo, Roma, 1939; Il Movimento operaio italianoDizionario biografico, voi. IV, Roma, 1978.

Orbetello

Comune di 13.500 abitanti (1971) nella provincia di Grosseto, da cui dista 38 km; sorge su una estremità peninsulare che si protende nel mezzo della laguna, cui dà il nome. Una diga artificiale lunga un chilometro e mezzo, costruita nel 1842, congiunge Orbetello aH'Argentario e divide la laguna in due parti ineguali, limitate a loro volta da due dighe sabbiose. Vivaio di pesce fin dal tempo degli Etruschi, questa laguna oggi alimenta una vera e propria industria ittica.

Cenni [...]

[...]izionario biografico, voi. IV, Roma, 1978.

Orbetello

Comune di 13.500 abitanti (1971) nella provincia di Grosseto, da cui dista 38 km; sorge su una estremità peninsulare che si protende nel mezzo della laguna, cui dà il nome. Una diga artificiale lunga un chilometro e mezzo, costruita nel 1842, congiunge Orbetello aH'Argentario e divide la laguna in due parti ineguali, limitate a loro volta da due dighe sabbiose. Vivaio di pesce fin dal tempo degli Etruschi, questa laguna oggi alimenta una vera e propria industria ittica.

Cenni storici

Nel 18481849 numerosi orbetellani parteciparono alla prima guerra d’indipendenza; poi alle campagne del 1866, del 1867 e alla presa di Roma nel 1870. Quattordici furono i giovani che seguirono Giuseppe Garibaldi in Sicilia nel 1860, unendosi al generale quando questi si fermò a Talamone per rifornirsi di armi.

Con l’inaugurazione (1864) del tronco ferroviario Maremmano, Or

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 385

Brano: Pandolfi, Vito

Pancaldi, Rino

N. a Bologna il 14.1.1908; operaio panettiere.

Militante comunista dal 1924, fu ripetutamente arrestato per attività antifascista e, nel 1931, condannato dal Tribunale Speciale a 4 anni di reclusione. Nel 1941, nuovamente deferito al Tribunale Speciale, fu condannato a 16 anni. Complessivamente, nel ventennio fascista, scontò 11 anni di carcere e 6 mesi di confino.

Dopo I ’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione nelle fila della Resistenza bolognese, e combattè nella 63a Brigata Garibaldi « Bolero ».

Pancini, Ettore

Achille. N. a Venezia il 10.8.1915, ivi m. il 2.9.1981; fisico.

Laureato in Fisica alTUniversità di Padova, dopo T8.9.1943 parteci alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza veneta. Proveniente dal Partito dazione, fu gappista e poi responsabile militare per il P.C.I. nel C.L.N. del Veneto.

Nel dopoguerra tornò ai suoi studi, senza però abbandonare l’impegno politico militante nelle file del P.C.I., del cui Comitato centrale fu anche chiamato a far parte. Dopo essere stato per alcuni anni assistente nelle Università di Padova e di Roma, divenne titolare della Cattedra di Fisica sperimentale a Sassari, Genova, Napoli. La sua attività di ricercatore gli meritò riconoscimenti e apprezzamenti anche all’estero.

Nel 1969, per dissensi politici, abbandonò il P.C.I. insieme al gruppo del Manifesto.

Pancini, Lazzaro

N. ad Arezzo il 17.11.1882; tornitore in legno.

Trasferitosi a Firenze, aderì al P.O. d’I., divenendo nell’autunno del 1925 cassiere del Soccorso Rosso. Alla fine del gennaio 1926 venne arrestato e deferito al Tribunale Speciale che Io condannò a 7 anni di reclusione. Tornato in libertà, subì un nuovo arresto nel 1936, quando I’Ovra individuò un gruppo di giovani antifascisti fiorentini.

Durante la Guerra di liberazione, malgrado l’età avanzata si pose a disposizione del Partito. Il suo laboratorio, posto in Santo Spirito, uno dei più popolari rioni di Firenze, divenne un importante cen

tro di raccolta e di smistamento di armi ed equipaggiamenti per le formazioni partigiane.

Pancrazi, Pietro

N. a Cortona (Arezzo) il 13.2.1893, m. a Firenze il 26.12.1952; scrittore e critico letterario.

Compiuti studi giuridici, si scoprì una vocazione per le lettere. Alle soglie della Prima guerra mondiale collaborava alla terza pagina di vari quotidiani e alla rivista « La voce letteraria ». Parteci al conflitto come ufficiale, tornandone ferito e decorato, ma rimase estraneo alle lotte politiche del dopoguerra e alieno dalla adesione al fascismo. Dal

1923 al ’33 collaborò come redattore capo alla rivista fiorentina Pegaso, diretta da Ugo Ojetti.

Autore di numerosi saggi sulla letteratura italiana, prevalentemente contemporanea, ora raccolti nella serie Scrittori di oggi (Bari, 1964 e segg.), fu consulente editoriale di varie case editrici [Le Monnier; Garzan ti ; Ricciardi).

Dopo I ’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza toscana, membro del C.L.N. di Cortona in rappresentanza del Partito liberale. Durante l’occupazione tedesca ospitò a Cortona amici letterati e studiosi, fra cui Giacomo De Benedetti e la moglie Renata Orengo, lo storico Nino Valeri, la scrittrice Maria Pierazzi.

In un volume intitolato La piccola patria, cronache della guerra in un comune toscano: giugnoluglio 1944 (Le Monnier, Firenze, 1946), ha raccolto le vicende salienti del passaggio del fronte nelle varie zone del Cortonese.

Pancrazi, Valente

N. a F[...]

[...] un volume intitolato La piccola patria, cronache della guerra in un comune toscano: giugnoluglio 1944 (Le Monnier, Firenze, 1946), ha raccolto le vicende salienti del passaggio del fronte nelle varie zone del Cortonese.

Pancrazi, Valente

N. a Firenze T1.8.1903, m. il 23.7. 1944; orafo.

Proveniente dalla Gioventù socialista, nel 1921 aderì alla Federazione giovanile comunista, quindi al P.C. d’I., svolgendo a Firenze un’intensa attività politica. Arrestato nel 1926 e confinato per due anni, al suo ritorno riprese l’attività cospirativa, tanto da venire segnalato alla polizia come uno dei dirigenti dell’organizzazione comunista fiorentina. Alla metà di luglio del 1929, per sottrarsi alla cattura, espatriò in Francia insieme a Bruno Monciatti, altro comunista fiorentino ricercato dalla polizia. Rientrato in Italia nel 1934, due anni dopo Pancrazi venne coinvolto negli arresti seguiti alla scoperta di un gruppo di gio

vani antifascisti fiorentini. Non venne però denunciato al Tribunale Speciale o confinato, come la maggior parte degli arrestati, ma solo ammonito.

Nonostante l’avanzato stadio della grave malattia polmonare di cui era affetto e la continua vigilanza della polizia, persistette nello svolgere attività politica, riuscì a mantenere i contatti con l’organizzazione comunista fiorentina e, tra la fine del 1942 e gii inizi del ’43, entrò a far parte del Comitato federale. Dopo I'8.9.1943, nei limiti consentitigli dalle sue precarie condizioni di salute, si impegnò nella lotta contro i nazifascisti. Il 17.7.1944 fu catturato con altri compagni in piazza Tasso, nel cuore del quartiere di San Frediano, durante l’ultimo rastrellamento compiuto dai fascisti ormai in fuga. Condotto a Villa Triste, fu selvaggiamente torturato e il 23 luglio successivo venne fucilato sul greto dell’Arno lungo le Cascine insieme a un gruppo di gappisti e ad altri partigiani. G.Ve.

Pandolfi, Vite

N. a Forte dei Marmi (Lucca) il 24.12.1917, m. a Roma il 20.3.1974; critico e regista teatrale. Diplomatosi in regìa nel 1943 presso l’Accademia d’arte drammatica di Roma, dopo l’8 settembre prese parte alla Resistenza romana. Catturato dai fascisti, riuscì a fuggire da Palazzo Braschi gettandosi da una finestra. Successivamente fu arrestato dalla banda del tenente Koch e rinchiuso a Regina Coeli. Uscito dal carcere con la liberazione di Roma, dal 1944 al 1947 fu critico teatrale de J'Unità. Contemporaneamente mise in scena importanti lavori teatrali, quali « Egor Bulciov e altri » di Gorki e « La casa di Bernarda Alba » di Garcia Lorca. Ridotta l’attività registica per dedicarsi a studi critici, dal 1953 pubblicò vari libri.

Tra questi: Spettacolo del secolo (1953), in cui analizza una scelta di importanti eventi teatrali dell'Europa novecentesca da un punto di vista marxista; Antologia del grande attore (1955); Teatro tedesco espressionista (1956); Teatro del dopoguerra italiano.

Dal 1946 al 1969 diresse il Teatro Stabile di Roma. Successivamente si dedicò all’insegnamento, quale incaricato di Storia del teatro e del

lo spettacolo presso l’Università di Genova.

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 725

Brano: Sudafrica

educativo e politico, salutando le lotte di liberazione in corso nel Kenya e in Algeria.

Nel 1956 i contadini di Glen Grey organizzati nel N.E.U.M. manifestarono e nel 1957 i contadini del Sekukuniland si ribellarono contro la “bantustanizzazione” (saranno seguiti dai contadni di Lusikisi e Monte Ayliff nel 1960). Furono arrestati membri del C.P.S.A. che vennero poi assolti dall’accusa di “tradimento”, Kies fu bandito e nel 1956 Tabata fu processato in base alla legge di repressione.

Nel 1958 cominciarono a sorgere in seno al N.E.U.M. dissensi sulla questione del « diritto di comprare teri ra », al quale Jaffe, Kies, Jayiye e Wessels Jr. si opponevano rivendicando una « libera ridistribuzione della terra » in nome del “nazionalismo africano”. Su questa seconda questione si ebbe, nel 1959, la scissione dell’A.N.C. dal Congresso panafricano (P.A.C.), capeggiata da R. Sobukwe.

Nel marzo 1960 una campagna antipermessi lanciata dal P.A.C. fu seguita da massacri compiuti dalla polizia a Sharpeville, Langa, Orlando e in altre località. Carri armati e aerei forniti al governo da Inghilterra, Francia, Germania e Italia intervennero il 27 marzo contro uno sciopero generale; venne proclamato nel paese Io stato di emergenza, fu varata una legge contro le “organizzazioni illegali” e migliaia di rifugiati politici cominciarono a lasciare il paese. Sobukwe fu arrestato e imprigionato nell'isola di Robben (dove resterà fino al 1969), Mandela e altri dirigenti dell'A.N.C. furono arrestati e più tardi condannati a morte, sentenza commutata in ergastolo solo a seguito delle proteste dell'O.N.U..

Nel 1961 V. Wessels fu bandito dal paese per cinque anni. Nel 196364 numerosi ex membri del C.P.S.A., dell’A.N.C. e del N.E.U.M. furono deportati nell’isola di Robben e il nu

Linciaggio di un collaborazionista indigeno in un ghetto sudafricano (1985)

mero dei prigionieri politici salì a 3.355. Nel 1965 Bram Fisher, nipote di un presidente boero, fu condannato all’ergastolo (si spegnerà in carcere nel 1975).

Nel 1967 i dirigenti dell’A.N.C. che erano riusciti a rifugiarsi all'estero lanciarono la parola d’ordine della lotta armata. In patria, nel 1968 il Movimento universitario cristiano fondò “Teologia nera” e “Coscienza nera”, movimenti ideali subito appoggiati da chiese e personalità della Germania occidentale, ma respinti dagli attivisti del N.E.U.M..

Lancaster o partizione?

L’indipendenza dell’Africa è rimasta schiacciata tra la Comunità economica europea al nord e la Repubblica Sudafricana a sud. Nel 1970 il premier del Sudafrica Vorster spedì i collaborazionisti Buthelezi, Matanzima e Mongope a Londra, per incontrarvi gli esponenti dell’A.N.C. in esilio e cercare di trattare con loro. Intanto le forniture di armi, gli scambi commerciali e gli investimenti della C.E.E. nel Sudafrica aumentavano vorticosamente: nel 1972 la Repubblica Federale Tedesca cominciò a costruire a Palindaba un impianto di arricchimento di uranio che, nel 1979, porterà all'esplosione della prima bomba atomica della Germania occidentale nel deserto del Kalahari e neH’Atlantico meridionale.

Nel novembre 1974 Vorster strinse un accordo con il Frelimo per utilizzare risorse idroelettriche e vie di comunicazione del Mozambico, per avere mano d’opera a basso costo e per bandire da quel paese le basi dell’A.N.C.. Contemporaneamente, il premier sudafricano metteva a disposizione un aereo per portare Joshua Nkomo e Sithole, dalla loro prigione rhodesiana, a parlare a Lusaka. Anche Kaunda e Kenyatta accettarono di “dialogare” con Vorster. Ma nell'agosto 1976, allorché durante una massiccia rivolta popolare a Soweto, al Capo e nel Natal un milione di noneuropei scioperarono contro le scuole razziste, 500 di loro furono uccisi e 1.500 feriti. Successivamente Vorster incontrò il cancelliere tedesco Schmidt e il segretario di stato americano Kissinger in Germania per discutere l’“indipendenza” della Rhodesia e della Namibia. Con l'aiuto di Machel, Kaunda, Khama e Nyerere, i resistenti dello Zimbabwe furono convinti ad accettare l'accordo Lancaster (Londra, 1980) che riconosceva l'indipendenza del loro paese

Il premier sudafricano Pieter Willem Botha (1985)

sulla base che l’economia sarebbe rimasta “bianca”, me[...]

[...]nia per discutere l’“indipendenza” della Rhodesia e della Namibia. Con l'aiuto di Machel, Kaunda, Khama e Nyerere, i resistenti dello Zimbabwe furono convinti ad accettare l'accordo Lancaster (Londra, 1980) che riconosceva l'indipendenza del loro paese

Il premier sudafricano Pieter Willem Botha (1985)

sulla base che l’economia sarebbe rimasta “bianca”, mentre lo stato sarebbe stato “multirazziale” con prevalenza “nera”, sotto Mugabe (un tempo studente a Forthare). Una analoga divisione razziale tra “economia” e “politica” si sta ancora elaborando tra Sudafrica, Inghilterra, Germania Federale, Francia e Canada per fare della S.W.A. P.O. (l’organizzazione di guerriglia popolare dell’Africa del SudOvest) il manager degli imperialisti europei in Namibia. Proposte per arrivare a un accordo tipo “Lancaster” nello stesso Sudafrica sono state discusse in varie riunioni, come quella svoltasi a Londra nel novembre 1979 tra la frazione collaborazionista dell’A.N.C. e altri.

Queste proposte sono state respinte dai militanti antimperialisti del N.E.U.M., guidati da V. Wessels (morto nel luglio 1979; al suo funerale, a Città del Capo, parteciparono a migliaia) e da B.M. Kies (a sua volta morto nel dicembre 1979 a Hermanus Capo, mentre stava difendendo in tribunale “terroristi” dell’A.N.C.). Nel 1962 essi avevano respinto, allo stesso modo, il “Progetto Kauffman” presentato dalla Germania Federale per consolidare tutti i bantustans in un solo Stato, cui dare il nome di Azania (effettivamente esistito 1.000 anni or sono in Africa Orientale, mai però a sud dello Zambesi); il resto del paese, con tutte le miniere, i principali porti (eccetto Durban e London Est) sarebbe “Sudafrica”. Questa partizione territoriale del paese già esiste di fatto con i bantustans, i cui “cittadini”, compresi quelli che lavorano nel “Sudafrica”, sono già stati derubati della loro “nazionalità” sudafricana.

La lotta armata dell’A.N.C. è entrata in crisi da quando lo Zimbabwe, l’Angola e il Mozambico hanno cominciato a fare affari con il Suda

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 162

Brano: Novara

Novara

Provincia piemontese di 165 comuni, con una popolazione complessiva di 530.000 abitanti, di cui circa un quinto residenti nel capoluogo. Con un’estensione di 3.594 kmq, s’incunea nella Svizzera a nord e costituisce nel Piemonte, a cui lega la propria storia soltanto in epoca moderna (1738), un’area di tradizione culturale tipicamente « lombarda ». Fino al 1926 Novara comprendeva anche l’attuale provincia di Vercelli, con la grande proprietà risicola della piana vercellese, la Valsesia e il Biellese.

Pur avendo mantenuto fino alla Seconda guerra mondiale un’economia prevalentemente agricola, il Novarese è stato fin dalla seconda metà dell’Ottocento e, per i primi insediamenti dovuti a tecnici stranieri, addirittura fin dagli inizi del secolo (Gian Giacomo Muiler, nel 1808, utilizza a Intra telai meccanici), uno degli epicentri della nascente industria italian[...]

[...] mantenuto fino alla Seconda guerra mondiale un’economia prevalentemente agricola, il Novarese è stato fin dalla seconda metà dell’Ottocento e, per i primi insediamenti dovuti a tecnici stranieri, addirittura fin dagli inizi del secolo (Gian Giacomo Muiler, nel 1808, utilizza a Intra telai meccanici), uno degli epicentri della nascente industria italiana, soprattutto tessile. Le valli del Biellese, Borgosesia e Grignasco divennero sedi dei più importanti lanifici, mentre nel Verbano l’industria manifatturiera e cotoniera trovò uno dei principali poli di espansione prealpini. Nel 1840 erano occupati 5.329 operai nell’industria della lana e 3.066 in quella del cotone. Collateralmente si insediarono grandi cartiere nella zona del Sesia: a Serravalle e Romagnano.

Il fenomeno fu favorito dalla fitta rete stradale che, allatto dell’unificazione nazionale, vedeva Novara al primo posto sulle altre province del Regno; e, tra il 1854 e il 1858, dalla tempestiva creazione di una rete ferroviaria (NovaraAlessandria, NovaraArona, NovaraTorino e NovaraMilano) che immetteva il territorio sulle direttrici colleganti Torino con Milano, Genova con la Svizzera e la Francia. Negli anni Ottanta il completamento della linea NovaraBorgomaneroDomodossola e MilanoAronaDomodossola indusse profonde trasformazioni nell’economia dell’OssoIa e delle sue 7 valli, specie con insediamenti siderurgici a Villadossola. Nei decenni precedenti la miseria endemica aveva trovato sfogo nell’emigrazione [...]

[...]no) che immetteva il territorio sulle direttrici colleganti Torino con Milano, Genova con la Svizzera e la Francia. Negli anni Ottanta il completamento della linea NovaraBorgomaneroDomodossola e MilanoAronaDomodossola indusse profonde trasformazioni nell’economia dell’OssoIa e delle sue 7 valli, specie con insediamenti siderurgici a Villadossola. Nei decenni precedenti la miseria endemica aveva trovato sfogo nell’emigrazione stagionale di una composita mano d'opera artigiana che andava dagli spazzacamini della vai Vigezzo agli ombrellai del Vergante, ai cavatori e scalpellini di marmo dell’OssoIa inferiore (nel 1872 vi erano 31 miniere coltivate). Se di scarso conto era la piccola proprietà della fascia collinare tra

il Sesia e il Ticino, enorme era la massa dei lavoratori della terra nei circondari di Novara e Vercelli. Sul finire del secolo essa superava le

150.000 unità, di cui il 4050 per cento costituito da « avventizi », che si contendevano, nel miserabile mercato delle braccia sulle piazze dei borghi contadini, una giornata[...]

[...]iavandari », a salario annuo e occupazione fissa, il cui nome da servi della gleba traeva origine dalle vessatorie condizioni di vassallaggio cui dovevano soggiacere nei confronti degli agrari.

Prime lotte operaie

L’associazionismo operaio ebbe inizio dagli anni Cinquanta del seco

lo nella forma del mutuo soccorso e, pur nella fragilità dei principi ispiratori del collaborazionismo mazziniano a impronta borghese, sprigionò la funzione oppositiva della classe lavoratrice. A Novara esisteva fin dal 1836 la Pia unione degli operai controllata dai gesuiti, che nel 1852 si trasformò in Società di Mutuo Soccorso degli artisti ed operai, e nel 1862 si fuse con la Grande associazione di M.S. degli operai, commercianti, artisti e contadini, di tendenza laica, sorta con 350 aderenti nel 1851. Negli stessi anni venne costituita la Società generale di M.S. e di istruzione degli operai di Biella, Andorno, Broglio e Vallemosso. Nel 1853 analoghe associazioni erano sorte a Mosso Santa Maria e a Stroppiana, l’anno successivo a Occhieppo Inferi[...]

[...] in Società di Mutuo Soccorso degli artisti ed operai, e nel 1862 si fuse con la Grande associazione di M.S. degli operai, commercianti, artisti e contadini, di tendenza laica, sorta con 350 aderenti nel 1851. Negli stessi anni venne costituita la Società generale di M.S. e di istruzione degli operai di Biella, Andorno, Broglio e Vallemosso. Nel 1853 analoghe associazioni erano sorte a Mosso Santa Maria e a Stroppiana, l’anno successivo a Occhieppo Inferiore e a Palazzolo Vercellese; nel 1855 sorse quella cattolica di Domodossola, nel 1860 quella di Gattinara, nel 1866 quella fra operai e contadini di Trecate.

Nel 1837 scesero in sciopero a Novara 500 addetti alla costruzione degli argini del torrente Agogna. Nel 1845 gli operai in sciopero del lanificio Amosso di Biella furono rimpiazzati da tessitori chiamati dal Belgio, ma la vertenza si risolse con la prima vittoria dei locali. Dieci anni più tardi (1854), nei lanifici Piacenza di Pollone e Galoppo di Biella, vennero attuate le prime importanti agitazioni del Biellese, intensific[...]

[...]e quella cattolica di Domodossola, nel 1860 quella di Gattinara, nel 1866 quella fra operai e contadini di Trecate.

Nel 1837 scesero in sciopero a Novara 500 addetti alla costruzione degli argini del torrente Agogna. Nel 1845 gli operai in sciopero del lanificio Amosso di Biella furono rimpiazzati da tessitori chiamati dal Belgio, ma la vertenza si risolse con la prima vittoria dei locali. Dieci anni più tardi (1854), nei lanifici Piacenza di Pollone e Galoppo di Biella, vennero attuate le prime importanti agitazioni del Biellese, intensificatesi nel 186364 specie in valle Strona e a Ponzone, ed ebbero tale forza da imporre la stipulazione del primo contratto di lavoro. Nel vivo di quella lotta sorse a Croce Mosso VAssociazione degli operai tessitori di pannifana del circondario, autentica espressione di autonomia organizzativa.

Nata essenzialmente come lega di resistenza, nel 1870 l’Associazione contava 400 aderenti e nel 1879 oltre mille; dal suo ceppo prolificheranno le altre società di resistenza del Biellese, le quali daranno vita a lotte contro il regolamento di fabbrica, per il diritto di organizzazione e di contrattazione e non soltanto per il puro salario.

Queste lotte raggiunsero il loro apice soprattutto nel grande movimento del 1877 contro l’introduzione del telaio meccanico, così da sollecitare da parte del governo una commissione d’inchiesta col compito d’« investigare sulle cause dei turbamenti sociali, scoprire i mezzi con cui gli operai seppero attingervi la coscienza della loro forza, e proporre i provvedimenti atti a sco[...]

[...]abbrica, per il diritto di organizzazione e di contrattazione e non soltanto per il puro salario.

Queste lotte raggiunsero il loro apice soprattutto nel grande movimento del 1877 contro l’introduzione del telaio meccanico, così da sollecitare da parte del governo una commissione d’inchiesta col compito d’« investigare sulle cause dei turbamenti sociali, scoprire i mezzi con cui gli operai seppero attingervi la coscienza della loro forza, e proporre i provvedimenti atti a scongiurare il pericolo ».

Nel 1870, duecento operai della miniera aurifera di valle Toppa di Rumianca, in Ossola, scioperarono per otto giorni e deviarono le acque che muovevano i macchinari per impedire ai « crumiri » o « beduini » di lavorare. I lavoratori si batterono contro il regolamento della Direzione che assegnava a carico degli operai persino la manutenzione degli arnesi da lavoro. La fanteria della guarnigione di Pallanza fu incaricata di braccare gli scioperanti fin sulle montagne e ne arrestò sei. Nel 1872 il prefetto di Novara denunciava 22 casi di r[...]

[...] tra le associazioni di mestiere della provincia, risalendo la sua costituzione al 1835. A Intra esisteva dal 1860 la Società generale operaia che pubblicava L’operaio istruito. Nel 1871, nel 1885 e nel 1903 si tennero a Intra congressi nazionali dei cappellai.

La graduale trasformazione dell 'associazionismo dalle società di mutuo soccorso alle leghe di resistenza avvenne in concomitanza con la fondazione (1882) del Partito Operaio Italiano (P.O./.). Intra era sede di una delle 5 federazioni di questa formazione politica, cui aderirono nel Biellese parecchie mutue, come pure le Leghe dei figli del

162



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 620

Brano: Gramsci, Istituto

morte di Antonio Gramsci, sul tema: « Gramsci e la cultura contemporanea ».

Tra i numerosi corsi e seminari indetti dall’istituto, hanno avuto particolare rilievo e sono stati successivamente pubblicati i seguenti: « Lineamenti di politica economica in Italia, 19451959 », tenuto da Bruzio Manzocchi nell’anno accademico 195859; « Problemi del realismo in Italia » (1959); « Sistemi coloniali e movimenti di liberazione », tenuto da l/l/. Markov nel 1961; « Il pensiero economico moderno », tenuto da Vincenzo Vitel

lo nel 1963; « Il metodo dell'economia politica », tenuto da Gino Longo nell’anno accademico 196263; « Famiglia e società nell’analisi marxista » (1964); « Le origini del socialismo in Russia », tenuto da Umberto Cerroni nel 1965; « La Controriforma della dialettica. Coscienza e storia del neoidealismo italiano », tenuto da F. Valentini nel 1966; « L’Asia nella storia di domani », tenuto da J. Chesneaux nel 1967; « Da Unamuno a Lorca », tenuto da R. Rossi nel 1967; « La letteratura tedesca del dopoguerra », tenuto da P.O. Chiarini nell’anno accademico 196768; « Il capitale », tenuto da V. Vitello nel centenario della pubblicazione de[...]

[...]tenuto da Gino Longo nell’anno accademico 196263; « Famiglia e società nell’analisi marxista » (1964); « Le origini del socialismo in Russia », tenuto da Umberto Cerroni nel 1965; « La Controriforma della dialettica. Coscienza e storia del neoidealismo italiano », tenuto da F. Valentini nel 1966; « L’Asia nella storia di domani », tenuto da J. Chesneaux nel 1967; « Da Unamuno a Lorca », tenuto da R. Rossi nel 1967; « La letteratura tedesca del dopoguerra », tenuto da P.O. Chiarini nell’anno accademico 196768; « Il capitale », tenuto da V. Vitello nel centenario della pubblicazione del « Capitale » di K. Marx; « Marx e Keynes », tenuto da V. Vitello nell’anno accademico 196869.

Biblioteca

Un’intensa attività di studi e ricerche si svolge attorno alla biblioteca e agli archivi dell’istituto. La biblioteca, costituitasi con l’acquisizione delle pubblicazioni studiate da Gramsci negli anni del carcere (706 volumi e 76 testate di riviste e di giornali), conta ormai più di

60.000 volumi ed è completata da un’emeroteca con un migliaio di testate di periodici[...]

[...]e Garibaldi e altri fondi minori) ; Archivio Gramsci; Archivio Togliatti; Fondo Curiel; e altri.

Gran Bretagna

Recfno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Monarchia costituzionale, comprende 4 regioni storicogeografiche (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda Settentrionale o Ulster) con un’estensione complessiva di 244.030 kmq; con l’Irlanda e circa 5.000 isole minori, la Gran Bretagna forma l’Arcipelago delle Isole Britanniche.

La popolazione (55 milioni di abitanti nel 1968) è per la maggior parte costituita da anglosassoni (81,4%) dell’Inghilterra propriamente detta, con minoranze scozzesi (9,6%), irlandesi (2,3%), gallesi (1,8%) e numerose colonie di immigrati (pachistani, indiani, giamai

cani, ecc.). Gli irlandesi delI’Ulster (circa 1.500.000, per 2/3 protestanti e per il resto cattolici) fanno parte del Regno Unito dal 1801 (l’Irlanda del Sud ottenne invece l’autonomia nel 1922) e hanno diritto di eleggere 12 deputati al Parlamento inglese. Religione prevalente è l’anglicana, con a capo il re (Chiesa d’Inghilterra[...]

[...]ropriamente detta, con minoranze scozzesi (9,6%), irlandesi (2,3%), gallesi (1,8%) e numerose colonie di immigrati (pachistani, indiani, giamai

cani, ecc.). Gli irlandesi delI’Ulster (circa 1.500.000, per 2/3 protestanti e per il resto cattolici) fanno parte del Regno Unito dal 1801 (l’Irlanda del Sud ottenne invece l’autonomia nel 1922) e hanno diritto di eleggere 12 deputati al Parlamento inglese. Religione prevalente è l’anglicana, con a capo il re (Chiesa d’Inghilterra) .

Capitale è Londra, con 7.881.000 abitanti (1967). Tra le altre città importanti si ricordano Birmingham (1.101.000 abitanti), Glasgow (961 mila), Liverpool (705.000), Manchester (617.000), Sheffield (534 mila); Belfast (415.000) e Londonderry (56.300) nell’Ulster. Retta a monarchia, la Gran Bretagna non ha una vera e propria costituzione, ma la sua vita giuridica e sociale si regge sul rispetto del diritto consuetudinario e di antichi istituti giuridici (dalla Magna Charta del 1215 che sanciva i diritti dei nobili e le prerogative della Corona, allo Habeas Corpus che stabilisce le libertà del cittadino e lo protegge dagli abusi di potere, al Bill of Rights che precisa i diritti del Parlamento, ecc.).

Il Parlamento britannico, cui è devoluto[...]

[...]Sheffield (534 mila); Belfast (415.000) e Londonderry (56.300) nell’Ulster. Retta a monarchia, la Gran Bretagna non ha una vera e propria costituzione, ma la sua vita giuridica e sociale si regge sul rispetto del diritto consuetudinario e di antichi istituti giuridici (dalla Magna Charta del 1215 che sanciva i diritti dei nobili e le prerogative della Corona, allo Habeas Corpus che stabilisce le libertà del cittadino e lo protegge dagli abusi di potere, al Bill of Rights che precisa i diritti del Parlamento, ecc.).

Il Parlamento britannico, cui è devoluto il potere legislativo, comprende la camera dei Pari o Lords (circa 1.000 membri per diritto ereditario o di nomina regia) e quella, in effetti più autorevole, dei Comuni (circa 630 membri), formata

su basi elettive (collegio uninominale). Tipico del sistema britannico è il bipartitismo, con l’alternarsi al governo del partito (laburisti o conservatore) che consegue la maggioranza dei seggi alle elezioni.

Il Commonwealth

La Gran Bretagna è al centro di una vastissima associazione internazionale detta Commonwealth e comprendente, oltre ai possedimenti britannici, numerose ex colonie ed ex do[...]

[...] o di nomina regia) e quella, in effetti più autorevole, dei Comuni (circa 630 membri), formata

su basi elettive (collegio uninominale). Tipico del sistema britannico è il bipartitismo, con l’alternarsi al governo del partito (laburisti o conservatore) che consegue la maggioranza dei seggi alle elezioni.

Il Commonwealth

La Gran Bretagna è al centro di una vastissima associazione internazionale detta Commonwealth e comprendente, oltre ai possedimenti britannici, numerose ex colonie ed ex dominions.

Tale associazione, ufficialmente « volontaria », ma basata in realtà su precisi e concreti rapporti di tipo imperialista, rappresenta il tentativo neocolonialista del capitalismo britannico. Nella maggior parte, gli Stati del Commonwealth riconoscono l’autorità della Corona inglese e, in questi, la Gran Bretagna viene rappresentata da un Governatore generale che formalmente non dovrebbe ingerirsi negli affari pubblici locali. Tutti i membri del Commonwealth sono comunque vincolati a usare un sistema di tariffe doganali comuni (le cosiddette « preferenze imperiali»), imposto dai monopoli industriali e finanziari britannici. Questo sistema doganale protezionistico costituisce la chiave di volta e l’e[...]

[...]presenta il tentativo neocolonialista del capitalismo britannico. Nella maggior parte, gli Stati del Commonwealth riconoscono l’autorità della Corona inglese e, in questi, la Gran Bretagna viene rappresentata da un Governatore generale che formalmente non dovrebbe ingerirsi negli affari pubblici locali. Tutti i membri del Commonwealth sono comunque vincolati a usare un sistema di tariffe doganali comuni (le cosiddette « preferenze imperiali»), imposto dai monopoli industriali e finanziari britannici. Questo sistema doganale protezionistico costituisce la chiave di volta e l’elemento comune delle diverse economie nazionali, attraver

Elisabetta II d’Inghilterra nella Sala del trono, con i primi ministri e i rappresentanti del Commonwealth. In prima fila, da sinistra: Hartley (Ghana), Sharifuddin (Pakistan), Wijemanne (Ceylon), Holt (Australia), Hastings (Malawi), il primo ministro britannico Wilson, la regina, Olivier Borg (Malta), Obote (Uganda), Holyoake (Nuova Zelanda), Rahman (Malaysia), Pearson (Canada). In seconda fila, da sinistra: Sangster ([...]

[...]kistan), Wijemanne (Ceylon), Holt (Australia), Hastings (Malawi), il primo ministro britannico Wilson, la regina, Olivier Borg (Malta), Obote (Uganda), Holyoake (Nuova Zelanda), Rahman (Malaysia), Pearson (Canada). In seconda fila, da sinistra: Sangster (Giamaica), Margai (Sierra Leone), Kapwepwe (Zambia), Ondipe (Nigeria), Morumbi (Kenya), Makarios (Cipro), Singh (India), Burnahm (Guyana), Jawara (Gambia), Salomon (Trinidad e Tobago), Yew (Singapore). (Londra, 7.9.1964)

620



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 277

Brano: Bencivenni, Bruno

dal Tribunale speciale a 14 anni di reclusione, per aver svolto attività antifascista e contribuito all’organizzazione comunista clandestina.

Ben Bella, Mohamed

N. a Marnic (Algeria) nel 1916, di origine marocchina. Durante la seconda guerra mondiale, combattendo nell’esercito di liberazione di De Gaulle, fece parte del corpo di spedizione francese in Italia e fu ferito sul fronte di Cassino.

Nel 1946 aderì al movimento nazionalista algerino capeggiato da Messali Hadj, ma se ne staccò nel 1947 per divenire rapidamente uno dei dirigenti dell’organizzazione clandestina da cui sarebbe sorto l'esercito di liberazione nazionale (A.N.L.). Arrestato dai francesi nel 1950, dopo due anni di prigionia riuscì a fuggire e a riparare al Cairo.

L’1.11.1954 fu tra gli organizzatori dell’insurrezione algerina, divenendone uno dei principali dirigenti. Era capo di stato maggiore dell’A.N.L. e vicepresidente del consiglio del governo provvisorio della repubblica algerina allorché, il 22. 10.1956, fu rapito da elementi dei servizi di sicurezza francesi che fecero dirottare l’aereo col quale stava recandosi in Tunisia. Deportato in Francia, vi trascorse 6 anni in carcere. Nel 1962, con l’inizio dei negoziati di Evian (v. Algeria, Guerra di), il governo algerino lo nominò plenipotenziario, ma il governo francese si oppose alla sua partecipazione ai negoziati stessi, pur concedendogli di mantenere contatti, mentre si trovava ancora in stato di prigionia, con la delegazione algerina che conduceva le' trattative.

Firmati gli accordi di Evian, Ben Bella venne subito liberato (23.7. 1962). Rientrato in Algeria, creò a Orano un « ufficio politico » che rappresentava la corrente di sinistra nel Fronte di liberazione nazionale algerino (F.L.N.), in opposizione a quella più moderata del presidente del consiglio Ben Khedda (v.). I contrasti interni tra i diversi protagonisti della lotta di liberazione, all’indomani della proclamazione dell'indipendenza algerina (5.7.1962) Io videro infine prevalere.

Divenuto capo dello Stato e del governo dal 15.11.1962, Ben Bella instaurò un potere autoritario e — pare — accentrato sulla sua persona. Sotto il suo governo, l’8. 9.1963 venne approvata la Costitu

zione della repubblica algerina, di contenuto decisamente socialista. Destituito il 19.6.1965 da un colpo di mano militare guidato dal ministro della Difesa, colonnello Houari Boumedienne, Ben Bella si trova tuttora (settembre 1968) in stato di prigionia.

Boumedienne, in un proclama del Consiglio della rivoluzione da lui firmato e pubblicato il 19.6.1965, così spiega i motivi che lo avrebbero indotto alla violenta destituzione di Ben Bella:

« Dopo tre anni di sovranità nazionale il paese si trova abbandonato agli intrighi tramati nell'ombra, allo scontro delle tendenze e dei clan risuscitati per i bisogni di una vecchia astuzia di governo? dividere per regnare. I calcoli sordidi, il narcisismo politico e l'amore del potere trovano la migliore illustrazione nella sistematica liquidazione dei quadri del paese e nel criminale tentativo di spreditare i combattenti e la Resistenza. L’Esercito nazionale popolare, degno erede della gloriosa Armata di liberazione nazionale, non si lascerà mai distaccare dal popolo dal quale è uscito e dal quale trae la sua forza e la sua ragione di essere ».

... « Con la minaccia, col ricatto, con la violazione delle libertà individuali e l’incertezza del domani si tendeva a ridurre gli uni alla docilità, gli altri alla paura, al silenzio e alla rassegnazione. Consacrato il potere personale, tutte le istituzioni nazionali e regionali del partito e dello Stato si trovano alla mercé di un solo uomo che conferisce le responsabilità a suo piacimento, fa e disfa secondo una tattica malsana e improvvisata gli organismi dirigenti, impone le scelte e gli uomini secondo l'umore del momento, a suo piacimento ».

... « Se il tiranno, oggi neutralizzato, si è permesso di credere il popolo algerino, — continua il proclama —, piombato nel letargo, si è sbagliato ». ... « Un Consiglio della Rivoluzione è stato creato e ha preso tutte le disposizioni per assicurare l'ordine e il funzionamento delle istituzioni e per istituire uno stato democratico serio, retto dalle leggi e basato su una morale, uno stato che saprà sopravvivere ai governi e agli uomini ».

Benci, Etrusco

N. a Grosseto il 25.6.1905, fucilato a Bruxelles il 12.6.1943; tipografo. Militante repubblicano, nel 1935 espatriò clandestinamente e, giunto a Nizza, aderì al Partito comunista. Allo scoppio della guerra in Spagna accorse tra i primi come volontario per combattere contro Franco nelle formazioni anarchiche del P.O. U.M. (v.). Ferito a Saragozza, fu decorato di medaglia d'argento al valor militare. Internato a Gurs dopo il suo rientro in Francia, all'inizio della seconda guerra mondiale riuscì a evadere dal campo. Parteci alla lotta partigiana in Francia e successivamente nel Belgio; cat

turato dai tedeschi con altri 200 patrioti belgi a Bruxelles, vi venne fucilato.

Bencivenga, Roberto

Generale e uomo politico. N. a Roma il 2.10.1873, ivi'morto il 23.10. 1949. Dopo aver partecipato alla guerra di Libia (191112), nella prima guerra mondiale comandò la Brigata « Aosta » (1917), che fu poi insignita di medaglia d’oro per la difesa del Grappa. Designato presidente della Missione italiana per l'armistizio, nel 1919 lasciò il servizio militare attivo. Antifascista sin dal 1920, con l’andata al potere del fascismo fu radiato dai quadri dell’esercito. Legato a Giovanni Amendola (v.), fu eletto deputato nel 1924; venne più volte aggredito dai fascisti e, con gli altri deputati ritiratisi sull’Aventino (v.), fu dichiarato decaduto dalla Camera fascista. Con le leggi eccezionali del

1926 fu assegnato per 5 anni al confino.

Dopo l'8.9.1943 fece parte della Resistenza romana. Nel marzo 1944 venne nominato dal governo Badoglio comandante civile e militare di Roma, incarico che mantenne fino alla liberazione della Capitale. La sua opera durante i mesi dell’occupazione tedesca fu alquanto limitata e assai discussa: politicamente egli assunse posizioni in contrasto con il C.L.N. che, a suo dire, non rappresentava tutte le forze antifasciste. Dal punto di vista militare l’influenza del Bencivenga rimase circoscritta a pochi gruppi e fu poi completamente neutralizzata dal fatto che — essendosi egli rifugiato in uno dei palazzi lateranensi — le autorità ecclesiastiche poterono dare ai tedeschi le più ampie garanzie sulla inattività assoluta imposta al « comandante » in cambio dell’ospitalità richiesta. Alla vigilia della liberazione di Roma egli si trovò immobilizzato, oltre che politicamente, anche fisicamente, costretto a Ietto da una rottura del femore.

Dopo la Liberazione, in polemica con il C.L.N. e con i vecchi amici antifascisti, politicamente disorientato, il Bencivenga entrò nel movimento dell’« Uomo Qualunque », che

lo elesse deputato alI’Assemblea Costituente. Fu poi senatore di diritto nel primo Parlamento repubblicano.

Bencivenni, Bruno

N. a S. Giovanni in Persiceto (Bologna) il 30.11.1920, fucilato dai te



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 469

Brano: [...]ti che, informati da un delatore, riuscirono finalmente ad arrestarlo il 28.

11.1944, in una panetteria di Torino dov’era il recapito del Comando partigiano.

Vani risultarono i tentativi del C.L.N. regionale piemontese di trattare con i fascisti la sua liberazione attraverso uno scambio di prigionieri. La sera del 2 dicembre Galimberti venne trasferito a Cuneo, picchiato a sangue nella caserma delle Brigate neree quindi, il 4 dicembre, trasportato in macchina nei pressi di Centallo e ucciso a raffiche di mitra in aperta campagna. La sua morte venne pubblicamente annunciata dai fascisti di Cuneo come un grande successo nella repressione antipartigiana, segno dell’importanza che era stata assegnata alla figura del comandante regionale delle formazioni « G.L. ». Appena avuta la dolorosa notizia, il C.L.N. regionale piemontese si riunì in seduta plenaria per proclamarlo Eroe nazionale.

Nel 1942 era apparso un suo volume su questioni di Diritto penale, Quesiti d’udienza, cui avrebbe dovuto far seguito, nel 1943, un secondo volume su problemi di Diritto processuale. Testimoniano dei suoi interessi

politici e dei suoi ideali mazziniani alcuni scritti raccolti nel 1963 in Mazzini politico, a cura dell’A.M.I., nonché il Progetto di Costituzione Confederale Europea ed Interna, elaborato nel 194243 assieme al giudice Antonio Repaci.

Sulla sua figura si veda: In memoria della Medaglia d'oro Duccio Galimberti da Cuneo, partigiano, alpino, Sentinella delle Alpi, Roma, 1945.

M.Gi.

Gallarate

Comune di circa 35.000 abitanti in provincia di Varese. Centro di importanti stabilimenti tessili, nel corso della Guerra di liberazione fu teatro di audaci azioni partigiane e diede vita a una forte organizzazione antifascista clandestina.

Nella lotta ebbe un ruolo preminente la classe operaia: fin dal 9 settembre i lavoratori irruppero nella caserma di via Magenta e a Vizzola Ticino, disarmato il presidio, si impossessarono delle armi.

Guerra di liberazione

Nell’ottobre 1943 si costituì il C.L.N. di Gallarate, cui parteciparono: l’operaio comunista Mauro Venegoni (quando questo cadrà; ucciso dai fascisti, verrà sostituito da Attilio Colombo che, a sua volta arrestato e torturato dalle camicie nere, sarà sostituito da Giacinto Macchi) ; Alfredo Ganosa, per il P.S.I.; Mario Pasta, per la D.C.; l’avvocato Giorgio Casoni, per il Partito d’Azione. Successivamente entrò a far parte del C.L.N. il rappresentante del Partito liberale, avvocato P.O. Colombo. Oltre ai suddetti, furono

organizzatori attiv[...]

[...]N. di Gallarate, cui parteciparono: l’operaio comunista Mauro Venegoni (quando questo cadrà; ucciso dai fascisti, verrà sostituito da Attilio Colombo che, a sua volta arrestato e torturato dalle camicie nere, sarà sostituito da Giacinto Macchi) ; Alfredo Ganosa, per il P.S.I.; Mario Pasta, per la D.C.; l’avvocato Giorgio Casoni, per il Partito d’Azione. Successivamente entrò a far parte del C.L.N. il rappresentante del Partito liberale, avvocato P.O. Colombo. Oltre ai suddetti, furono

organizzatori attivi della Resistenza l’avvocato Guido Sironi, il ragioniere Giuseppe Lovetti, l’avvocato Mario Sola, i ragionieri A. Giannone, Luigi Salvadeo, G. Tibiletti.

Ben presto si costituirono nella zona di Gallarate i Gruppi d’azione patriottica (G.A.P.), diretti dal P.C.I.: al comando di Antonio J elmi ni, diedero origine alle Brigate « Garibaldi ».

Anche a Samarate, a Vergherà e ad Amate si costituirono gruppi partigiani diretti da comunisti. A Gallarate intensificarono le loro azioni le squadre di A. Jelmini, mentre quelle dirette dai fr[...]

[...]partigiani diretti da comunisti. A Gallarate intensificarono le loro azioni le squadre di A. Jelmini, mentre quelle dirette dai fratelli Carlo e Mauro Venegoni mantennero i collegamenti con i partigiani operanti neM'Alto Milanese.

Nella vicina Ferno, una armeria fascista venne presa d’assalto e le armi pesanti così conquistate furono inviate alle formazioni di Superti e del tenente Ezio Rizzato operanti in vai Grande.

Tra le altre azioni importanti si ricordano l’occupazione delle officine Isotta Fraschini (aprile 1944) e l’attacqo alla fabbrica d’armi Agusta (25.4.1944): quattro squadre comprendenti 30 uomini, al comando di Jelmini, ne espugnarono in breve tempo il presidio impossessandosi di un abbondante armamento.

In maggio fu attaccato l’aeroporto di Cascina Costa. Nell’agosto le diverse squadre, ormai irrobustite, confluirono nella 127a Brigata Garibaldi S.A.P. dipendente dalla Divisione « Valle Olona ». Comandò questa Brigata l’antifascista Manca pinna, vicecomandante ne fu Jelmini, commissario di guerra Bruno Feletti e intendente Luigi Solbiati. Vennero inoltre costituiti 2 distaccamenti « volanti »: uno di 6 uomini, attendato presso lerago; e l’altro di 10 uomini, nei boschi di Besnate, entrambi comandati da Rino Locamo [Walter). Questi distaccamenti si distinsero attuando rapide incursioni, eliminazioni di spie, attacchi ad aut[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.O., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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