Brano: [...]i gli tagliarono i cavi esterni dell’energia elettrica e interruppero le tubature del gas; benché le macchine tipografiche non potessero funzionare, la tipografia rimase presidiata da redattori e tipografi. Riattivata l’energia elettrica, il 7 dicembre il quotidiano riprese le pubblicazioni. Venne in seguito frequentemente sequestrato, finché fu definitivamente soppresso dalle autorità del regime (agosto 1923).
Lavoro, Partito italiano del
P.I.L. Formazione politica operante in Romagna dall’autunno del 1943 alla primavera del 1945, per iniziativa preminente di Giusto Tolloy (v.).
Il P.I.L. può essere parzialmente ricompreso nella cerchia di quei movimenti eticopolitici, come il liberalsocialismo o il Partito socialista rivoluzionario di Ruggero Zangrandi, che si formarono e tentarono di operare e di distinguersi programmaticamente dalle altre formazioni antifasciste nella crisi del regime mussoliniano; se ne differenziò tuttavia per la sua base tipicamente regionale e per una struttura associativa che, pur essendo piuttosto esigua, risultò abbastanza compatta e attiva.
Nel P.I.L. confluirono due movimenti precedenti: la romagnola Unione dei lavoratori italiani (U.L.I.), orga[...]
[...]ia di quei movimenti eticopolitici, come il liberalsocialismo o il Partito socialista rivoluzionario di Ruggero Zangrandi, che si formarono e tentarono di operare e di distinguersi programmaticamente dalle altre formazioni antifasciste nella crisi del regime mussoliniano; se ne differenziò tuttavia per la sua base tipicamente regionale e per una struttura associativa che, pur essendo piuttosto esigua, risultò abbastanza compatta e attiva.
Nel P.I.L. confluirono due movimenti precedenti: la romagnola Unione dei lavoratori italiani (U.L.I.), organismo interpartitico sorto già alla vigilia della guerra e abbastanza influente nel Forlivese e nel Ravennate fino al 25.7.1943, su una base repubblicana e con adesioni
socialiste; e il movimento Popolo e Libertà, promosso da un gruppo di giovani, per la maggior parte reduci dalla campagna d’Albania, che nell’autunno del 1941 e nell’estate del 1942 avevano scritto e diffuso due manifesti (Agli Italiani e Ai migliori degli italiani]. Quando, con la definitiva ripresa dell’organizzazione dei parti[...]
[...]nia, che nell’autunno del 1941 e nell’estate del 1942 avevano scritto e diffuso due manifesti (Agli Italiani e Ai migliori degli italiani]. Quando, con la definitiva ripresa dell’organizzazione dei partiti repubblicano, socialista e comunista, la U.L.I. entrò in crisi perdendo in gran parte il suo carattere di embrionale fronte antifascista, nel novembredicembre si passò alla fusione dei due gruppi e si tentò di dar vita al nuovo « partito »: il P.I.L. ereditò così l’ideologia del movimento Popolo e Libertà (e « Popolo e libertà » fu difatti il suo motto) e la base residua, prevalentemente mazziniana, delI’U.L.I.
Sul piano ideologico sussistettero nella nuova formazione politica varie stratificazioni: distinzione dai partiti di provenienza liberale come da quelli di provenienza marxista; pregiudiziale (o quasi) repubblicana; rivoluzione ugualitaria, ma rifiuto della società comunista per una « società di uomini liberi »; e, più in generale, incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e d[...]
[...] distinzione dai partiti di provenienza liberale come da quelli di provenienza marxista; pregiudiziale (o quasi) repubblicana; rivoluzione ugualitaria, ma rifiuto della società comunista per una « società di uomini liberi »; e, più in generale, incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e democratizzante. Quelle erano del resto le posizioni già espresse dalla stampa dei due gruppi confluiti nel P.I.L.: gli opuscoli Movimento «Popolose Libertà» (ne uscirono 8 numeri in 6 fascicoli dal giugnoluglio 1943 al luglioagosto
1944); e i giornali La voce del Popolo (21 numeri, dall’1.5.1943 al
31.3.1945) e la Voce dei giovani (giugno e luglio 1944).
Attività politica
Movimento di élite e di transizione, il P.I.L. si impegnò soprattutto su un programma di formazione sociale e civile che però lo tenne lontano, specialmente in alcune fasi, dalla lotta aperta e armata, nel tentativo di raggiungere così più direttamente e radicalmente l’obiettivo repubblicano di non compromettersi al fianco del Partito comunista e di evitare ogni collaborazione con la parte monarchica e badogliana. In una fase più avanzata della Guerra di liberazione talune di queste posizioni furono tuttavia parzialmente rimosse, per cui si stabilirono alcuni collegamenti col C.L.N. e con gli altri partiti antifascisti. Alla fine del 1944[...]
[...]iungere così più direttamente e radicalmente l’obiettivo repubblicano di non compromettersi al fianco del Partito comunista e di evitare ogni collaborazione con la parte monarchica e badogliana. In una fase più avanzata della Guerra di liberazione talune di queste posizioni furono tuttavia parzialmente rimosse, per cui si stabilirono alcuni collegamenti col C.L.N. e con gli altri partiti antifascisti. Alla fine del 1944 il Consiglio centrale del P.I.L. (nell’Italia liberata) era costituito da Tolloy (Mario Tarchi], segretario della «comunità» di Forlì; da Ernesto De Martino e