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Il segmento testuale P.I.L. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 287

Brano: [...]i gli tagliarono i cavi esterni dell’energia elettrica e interruppero le tubature del gas; benché le macchine tipografiche non potessero funzionare, la tipografia rimase presidiata da redattori e tipografi. Riattivata l’energia elettrica, il 7 dicembre il quotidiano riprese le pubblicazioni. Venne in seguito frequentemente sequestrato, finché fu definitivamente soppresso dalle autorità del regime (agosto 1923).

Lavoro, Partito italiano del

P.I.L. Formazione politica operante in Romagna dall’autunno del 1943 alla primavera del 1945, per iniziativa preminente di Giusto Tolloy (v.).

Il P.I.L. può essere parzialmente ricompreso nella cerchia di quei movimenti eticopolitici, come il liberalsocialismo o il Partito socialista rivoluzionario di Ruggero Zangrandi, che si formarono e tentarono di operare e di distinguersi programmaticamente dalle altre formazioni antifasciste nella crisi del regime mussoliniano; se ne differenziò tuttavia per la sua base tipicamente regionale e per una struttura associativa che, pur essendo piuttosto esigua, risultò abbastanza compatta e attiva.

Nel P.I.L. confluirono due movimenti precedenti: la romagnola Unione dei lavoratori italiani (U.L.I.), orga[...]

[...]ia di quei movimenti eticopolitici, come il liberalsocialismo o il Partito socialista rivoluzionario di Ruggero Zangrandi, che si formarono e tentarono di operare e di distinguersi programmaticamente dalle altre formazioni antifasciste nella crisi del regime mussoliniano; se ne differenziò tuttavia per la sua base tipicamente regionale e per una struttura associativa che, pur essendo piuttosto esigua, risultò abbastanza compatta e attiva.

Nel P.I.L. confluirono due movimenti precedenti: la romagnola Unione dei lavoratori italiani (U.L.I.), organismo interpartitico sorto già alla vigilia della guerra e abbastanza influente nel Forlivese e nel Ravennate fino al 25.7.1943, su una base repubblicana e con adesioni

socialiste; e il movimento Popolo e Libertà, promosso da un gruppo di giovani, per la maggior parte reduci dalla campagna d’Albania, che nell’autunno del 1941 e nell’estate del 1942 avevano scritto e diffuso due manifesti (Agli Italiani e Ai migliori degli italiani]. Quando, con la definitiva ripresa dell’organizzazione dei parti[...]

[...]nia, che nell’autunno del 1941 e nell’estate del 1942 avevano scritto e diffuso due manifesti (Agli Italiani e Ai migliori degli italiani]. Quando, con la definitiva ripresa dell’organizzazione dei partiti repubblicano, socialista e comunista, la U.L.I. entrò in crisi perdendo in gran parte il suo carattere di embrionale fronte antifascista, nel novembredicembre si passò alla fusione dei due gruppi e si tentò di dar vita al nuovo « partito »: il P.I.L. ereditò così l’ideologia del movimento Popolo e Libertà (e « Popolo e libertà » fu difatti il suo motto) e la base residua, prevalentemente mazziniana, delI’U.L.I.

Sul piano ideologico sussistettero nella nuova formazione politica varie stratificazioni: distinzione dai partiti di provenienza liberale come da quelli di provenienza marxista; pregiudiziale (o quasi) repubblicana; rivoluzione ugualitaria, ma rifiuto della società comunista per una « società di uomini liberi »; e, più in generale, incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e d[...]

[...] distinzione dai partiti di provenienza liberale come da quelli di provenienza marxista; pregiudiziale (o quasi) repubblicana; rivoluzione ugualitaria, ma rifiuto della società comunista per una « società di uomini liberi »; e, più in generale, incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e democratizzante. Quelle erano del resto le posizioni già espresse dalla stampa dei due gruppi confluiti nel P.I.L.: gli opuscoli Movimento «Popolose Libertà» (ne uscirono 8 numeri in 6 fascicoli dal giugnoluglio 1943 al luglioagosto

1944); e i giornali La voce del Popolo (21 numeri, dall’1.5.1943 al

31.3.1945) e la Voce dei giovani (giugno e luglio 1944).

Attività politica

Movimento di élite e di transizione, il P.I.L. si impegnò soprattutto su un programma di formazione sociale e civile che però lo tenne lontano, specialmente in alcune fasi, dalla lotta aperta e armata, nel tentativo di raggiungere così più direttamente e radicalmente l’obiettivo repubblicano di non compromettersi al fianco del Partito comunista e di evitare ogni collaborazione con la parte monarchica e badogliana. In una fase più avanzata della Guerra di liberazione talune di queste posizioni furono tuttavia parzialmente rimosse, per cui si stabilirono alcuni collegamenti col C.L.N. e con gli altri partiti antifascisti. Alla fine del 1944[...]

[...]iungere così più direttamente e radicalmente l’obiettivo repubblicano di non compromettersi al fianco del Partito comunista e di evitare ogni collaborazione con la parte monarchica e badogliana. In una fase più avanzata della Guerra di liberazione talune di queste posizioni furono tuttavia parzialmente rimosse, per cui si stabilirono alcuni collegamenti col C.L.N. e con gli altri partiti antifascisti. Alla fine del 1944 il Consiglio centrale del P.I.L. (nell’Italia liberata) era costituito da Tolloy (Mario Tarchi], segretario della «comunità» di Forlì; da Ernesto De Martino e



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 85

Brano: [...]attività di Tolloy fu diretta a promuovere un fronte antifascista più vasto, coinvolgendo un movimento clandestino chiamato Unione dei lavoratori italiani [U. L.I.), nato poco prima della guerra e diffuso nelle province di Forlì e Ravenna tra i superstiti gruppi di repubblicani e socialisti. Per sua iniziativa, nel gennaio 1944 si arrivò alla fusione del movimento “Popolo e Libertà” con l’U.L.I. e alla fondazione del Partito italiano del lavoro [P.I.L.).

Ideologicamente, il P.I.L. era la risultante di un « incrocio e intreccio del tradizionale repubblicanesimo romagnolo e di un socialismo libertario e democratizzante », che propugnava una « società di uomini liberi » e una « ri

voluzione ugualitaria » per unificare le energie della nazione ed avviare un radicale cambiamento politico sociale (v. Lavoro, Partito italiano del).

Dal P.I.L. al P.S.I.U.P.

Dopo una prima fase attesistica e antiunitaria, Tolloy si adoperò a stabilire contatti con gli altri partiti antifascisti, superando ai fini della lotta armata la pregiudiziale repubblicana che, invece, era avversa a ogni compromesso e collaborazióne con i badogliani e i C.L.N..

Come egli stesso ricorderà nello scritto “Lotta partigiana in Romagna”, nell’agosto del 1944 raggiunse definitivamente l’8a Brigata Garibaldi che agiva nell’Appennino romagnolo e nella quale, fin dal luglio, era confluito come distaccamento autonomo un gruppo di 30 giovani da lui organizzato inizia[...]

[...]icorderà nello scritto “Lotta partigiana in Romagna”, nell’agosto del 1944 raggiunse definitivamente l’8a Brigata Garibaldi che agiva nell’Appennino romagnolo e nella quale, fin dal luglio, era confluito come distaccamento autonomo un gruppo di 30 giovani da lui organizzato inizialmente con l’intento di costituire l’embrione di un esercito regolare guidato da un governo rivoluzionario.

Dopo la liberazione di Forlì (novembre 1944), Tolloy e il P.I.L. esercitarono una notevole influenza sul C.L.N. e sull’amministrazione comunale, nonché sugli organismi di massa, fino alla confluenza del P.I.L. nel Partito socialista di unità proletaria (P.S.I.U.P.), che avvenne l’1.5.1945. La scelta fusionista fu anche il risultato dell’evoluzione politica del segretario del P.I.L., « passato ad un certo leninismo dopo la fase liberalsocialista », sottraendosi al fascino del pensiero crociano per accettare il marxismo (Mengozzi).

Dopo la Liberazione

Nel dopoguerra Tolloy fu segretario delle Federazioni socialiste di Forlì e di Bologna, membro della Direzione del P.S.I.U.P. e responsabile regionale del partito per l'Emilia Romagna. I suoi interventi nei congressi lo videro vicino alle posizioni di Pietro Nenni, Luigi Morandi e Oreste Lizzadri nel sostenere una politica unitaria col P.C.I. (anche dopo l'insuccesso del Fronte democratico popolare nelle elezioni del 1[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 216

Brano: [...]lare. In una riunione tenutasi a Cesena nello studio dell’avvocato Federico Comandini il 18.10.1943, l’U.L.I. comunicò il ritiro dei propri rappresentanti dal Fronte nazionale. Si produsse da quell'epoca un processo di rapida disgregazione del movimento. La successiva nascita del Partito italiano del lavoro (v.), avvenuta nel gennaio 1944, raccolse parte dei militanti deN'U.L.I. e gli aderenti al movimento “Popolo e Libertà”.

La posizione del P.I.L. nei confronti della lotta armata rimase, almeno in un primo momento, identica a quella dell'U.L.L II principio della non collaborazione fu tuttavia superato nella primavera 1944, allorché i dirigenti del P.I.L. chiesero ufficialmente di entrare a far parte del

C.L.N.. La successiva partecipazione alla lotta armata fu poi realizzata nelle fila dell’8a Brigata Garibaldi “Romagna” (v.).

Questo mutamento di rotta fu chiaramente espresso nei due articoli intitolati Unità d'azione, apparsi nei primi due numeri di La Voce dei giovani, organo locale del P.I.L. pubblicato per la prima volta il 16.6. 1944, in sostituzione a “La Voce del popolo”, la cui redazione, diretta da Pietro Spada, era stata trasferita a Milano già dal n. 12 (10.2.1944) e che, con il n. 16 (1.7. 1944), sposterà la propria azione sul piano nazionale.

Scriveva “La Voce dei giovani”: « È evidente che l’azione di resistenza e di difesa che il partito si propone deve essere vista nel quadro della collaborazione con tutte le forze che si dispongano a fare altrettanto, a qualsiasi partito o movimento appartengano. Tali forze debbono infatti essere coordinate da un unico comando che[...]

[...]ze che si dispongano a fare altrettanto, a qualsiasi partito o movimento appartengano. Tali forze debbono infatti essere coordinate da un unico comando che le orienti preventivamente sulle zone e le modalità d'impiego e successivamente stabilisca il momento del l’entrata in azione. Si tratta quindi di una collaborazione tecnica che non implica da parte di nessuno alcuna rinuncia alla propria linea politica » (n. 1, 16.6.1944).

« ...membri del P.I.L. hanno preso contatto in molte località con elementi dei partiti di sinistra offrendo la loro collaborazione per l’azione, a nome delle organizzazioni locali di partito o anche a titolo personale » (n 2, luglio 1944).

Nel terzo numero, quello di agosto, vennero riportate le norme per la costituzione dei

G.A.P. del P.I.L..

Dopo la Liberazione il P.I.L. continuerà a far parte del C.L.N. fino al momento della fusione col locale P.S.I.U.P. avvenuta nel 1945; poi si scioglierà e i suoi membri confluiranno nel P.R.I., nel P.S.I. e nel P. d’A..

Bibliografia: Giornali dell'Antifascismo forlivese. 1 maggio 19439 novembre 1944, a cura di C. Albonetti V. Flamigni fì. Mal

toni, Istituto Storico della Resistenza di Forlì; S. Flamigni L. Marzocchi, Resistenza in Romagna. Antifascismo, partigiani e popolo in provincia di Forlì, Ed. La Pietra, Milano, 1969; AA.VV., La Romagna e i generali inglesi 19431944, a cura di E. Bonall e D. Mengozzi, Franc[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 288

Brano: [...] Francesco Lami e Floriano Tumidei; la redazione della « Voce del Popolo », era composta dagli stessi Tolloy, Lami e De Martino. Quest’ultimo, con Mauro La Forgia, si occupava anche del lavoro giovanile.

Dopo la Liberazione, per quanto poco numeroso (500 tesserati, rigidamente inquadrati in gruppi, di fronte ai 23.000 iscritti al Partito socialista, ai 56.000 del Partito repubblicano e ai circa 30.000 del Partito comunista nel marzo 1945), il P.I.L. fu presente nella Camera del Lavoro, neH’amministrazione comunale di Forlì e anche nel movimento cooperativo. Ma a questo punto si rese necessaria una scelta politica di fondo e fu allora deliberata la confluenza nel Partito socialista di unità proletaria (1.5.

1945).

E.Sa.

Bibliografia: Armando Zanelli, La Resistenza forlivese, Bologna, 1962; Giovanni Cavalli, li Partito Italiano del Lavoro, Tesi di laurea, Urbino 196667; Sergio Flamigni Luciano Marzocchi, Resistenza in Romagna, Edizioni La Pietra, Milano, 1969.

Lavoro Nuovo, Il

Giornale quotidiano, fondato a Genova nel 1903 [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 256

Brano: [...]passarono dal 27,4 al 36,2%).

Negli anni 19731975 l’emigrazione coinvolse 134.000 persone, cioè il 4,7% della popolazione totale. Per gli anni successivi, le cifre si fanno molto meno precise ma, normalmente, si stima che (entro il 1981) siano uscite dal paese almeno altre

500.000 persone.

A partire dal 1982 la recessione (le cui prime avvisaglie si erano già avute nell’anno precedente) assunse proporzioni catastrofiche. Nel

1982, il P.I.L. diminuì dello 0,8%; nel 1983 addirittura del 10%. La disoccupazione triplicò. Si aprì così la fase di transizione verso un governo civile, dopo una dittatura militare che, per 8 anni, non aveva permesso l’uscita di alcun organo di stampa dissidente, non aveva legittimato alcuna forma di organizzazione sindacale né di associazione in difesa dei diritti dell’uomo; che aveva trasformato sevizie, tortura, rapimenti e assassini in normali strumenti di governo. La dittatura stessa non era però mai riuscita a zittire l'opposizione e questa, già nel novembre 1980, aveva respinto un progetto politico [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.I.L., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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