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Il segmento testuale P.F.R. è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 9Entità Multimediali , di cui in selezione 9 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 445

Brano: Partito fascista repubblicano

« Il partito deve essere minoranza eletta e non maggioranza bacata », scriveva il Regime fascista.

ristretta base sociale piccoloborghese, peraltro incapace, nell’assenza dello Stato, di una sua autonoma mobilitazione militante.

È chiaro quindi che il P.F.R., dovendosi sostituire allo Stato, ritrovava ostacoli insormontabili anche in direzione di quegli strati sociali che pure aveva scelto come propri interlocutori naturali. Il partito si adoperò per colmare il vuoto lasciato dall’evanescenza delle strutture statuali della R.S.I. potenziando la propria stampa e cercando di avviare un dialogo con l’opinione pubblica al di là dei tramiti istituzionali: i fogli Regime fascista, Repubblica fascista, Crociata italica e altri, gestiti direttamente dal P.F.R. (con una linea politica direttamente ispirata da Pavolini) si sostituirono alle inesistenti o i[...]

[...]acoli insormontabili anche in direzione di quegli strati sociali che pure aveva scelto come propri interlocutori naturali. Il partito si adoperò per colmare il vuoto lasciato dall’evanescenza delle strutture statuali della R.S.I. potenziando la propria stampa e cercando di avviare un dialogo con l’opinione pubblica al di là dei tramiti istituzionali: i fogli Regime fascista, Repubblica fascista, Crociata italica e altri, gestiti direttamente dal P.F.R. (con una linea politica direttamente ispirata da Pavolini) si sostituirono alle inesistenti o inefficienti organizzazioni di partito (fasci e federazioni) per sostenere scelte politiche e far opera di proselitismo, con risultati ovviamente nulli. D’altra parte, la pretesa del P.F.R. di costituire il « corpo militante » del neofascismo era palesemente smentita dalla contemporanea presenza di bande squadristiche militari e paramilitari che sperimentavano con molta più efficacia quella pratica del « partito in armi » invano teorizzata da Pavolini. La Legione Muti, la Decima Mas, la banda Koch, la banda Carità (si vedano le rispettive voci) e tutte le varie compagnie di ventura che segnavano il mondo turbolento del fascismo repubblicano si sostituivano al partito nel mobilitare e organizzare gli « irriducibili ».

Accanto all'inversione del rapporto partitoStato, era quest[...]

[...]hini in Lunigiana (1944)

Ma per l'ala moderata del neofascismo si trattava di trovare gli strumenti più efficaci per l’organizzazione de! consenso intorno al nuovo regime, rifiutando « il partito dei pochi ma buoni » che, nella sua logica settaria, restringeva i momenti di contatto tra gerarchie e opinione pubblica. Soltanto nella primavera

Mussolini parla al Lirico di Milano. Sono con lui (a sinistra) Francesco Barracu e il segretario del P.F.R. Alessandro Pavolini (16.12.1944)

un’altra notevole differenziazione tra il P.F.R. e il P.N.F.. Se nel ventennio, a partire dal 19251927, le istanze squadristiche nell’ambito del partito erano state assorbite e smorzate con la fondazione della Milizia (v.) (che aveva segnato il prevalere dell’ala perbenista e « legalitaria » del fascismo delle origini), nella Repubblica sociale lo squadrismo potè prendersi la rivincita, costringendo il partito ad adeguarsi alla sua efficienza militare. Nell’estate del 1944 a Pavolini non restò che prendere atto di questa mutata situazione: il segretario nazionale diede l’ordine di mobilitare tutti gli iscritti nelle Brigate Nere (v.), trasf[...]

[...]a mutata situazione: il segretario nazionale diede l’ordine di mobilitare tutti gli iscritti nelle Brigate Nere (v.), trasformandoli in militari per « affrontare le supreme esigenze della guerra civile ».

Alla fine della « ristrutturazione »,

nelle Brigate Nere si contarono

11.000 militi; pochi, rispetto alle centinaia di migliaia censiti come « iscritti ». Di fatto, nel passaggio da « partito delle tessere » a « partito dei fucili » il P.F.R. aveva smarrito insieme ai propri iscritti anche la propria autonoma fisionomia.

Partito unico e pluralismo politico

Diverse erano inoltre le coordinate politiche, nel cui ambito il P.F.R. (rispetto al vecchio P.N.F.) era chiamato ad operare. Per la prima volta aH’interno del paese dominato dalla dittatura fascista si poneva il problema della coesistenza con altri partiti (clandestini è vero, ma vivi e operanti), ed emergeva concretamente l’alternativa tra partito unico e pluralismo politico. All’inizio ci fu il tentativo di risolvere la contraddizione all’interno del partito unico, ammettendo l’ipotesi di « correnti » nel P.F.R. e di una sua apertura « democratica » a tutti gli apporti, cioè alle « forze sane dell’antifascismo ». Ipotesi nettamente respinta dall’intransigenza fascista, ispirata a una concezione esclusivista:

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 446

Brano: Partito fascista repubblicano

dei 1944 queste posizioni si precisarono in un disegno pluralistico, legato alla consapevolezza della insufficienza del P.F.R. come strumento per la conquista della maggioranza. « Non esclusivismo politico della Repubblica », fu la scelta di quanti (e, tra questi, il direttore del « Messaggero » Bruno Spampanato) sostenevano che il P.F.R. « non doveva riprodurre nello Stato la stessa situazione istituzionale ,del P.N.F. ».

il partito unico veniva accusato (anche dal podestà di Milano, Parini) « di non aver capacità selettiva degli uomini destinati al comando e di consentire ogni sorta di tradimento. Non è detto — aggiungeva Parini — come le distanze tra noi e alcuni dei movimenti che si usa chiamare clandestini non si possano accorciare e anche annullare con un franco parlare ».

La polemica tra « schieramenti » si riaccese immediatamente: « Contro il meretricio politico » fu il titolo della prima risposta di Roberto Fari[...]

[...]icano. Il Duce ribadì la tesi della « continuità » cara a Farinacci, sottolineando l’inattualità di « ogni discussione sul problema della pluralità dei partiti » dopo l’abolizione della tessera come requisito essenziale per accedere ai pubblici impieghi.

Comunque il dibattito sullaltemativa partito unico o pluralismo non ebbe mai una conclusione esplicita e forse faceva bene Mussolini a definire « bizantina » l’intera questione. In realtà, il P.F.R. si dimostrò incapace di funzionare sìa come « partito unico » che come rivale e concorrente dei partiti antifascisti, dotati di ben altre fonti di

legittimazione e con una dialettica interna di ben altro stampo. Tuttavia quella discussione che impegnò il fascismo morente era paradigmatica di tutta la sua vicenda complessiva: emerse, fin nei suoi ultimi giorni, la sua costante incapacità di sciogliere il dilemma tra intransigenza squadrista e conservatorismo autoritario.

Nella sua successiva proiezione, fin daH’immediato dopoguerra, la dialettica tra queste due linee continuerà, costitue[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 96

Brano: [...]lava la stampa, fu tassativo in proposito: « I giornali non devono pubblicare appelli per la pacificazione delle menti e la concordia degli spiriti per la fraternizzazione degli italiani ».

La componente sindacalista, che si riassumeva neN'ambigua figura di Nicola Bombacci (v.), era attirata dal nuovo programma sociale propagandato da Mussolini.

Il Congresso di Verona

Queste tre componenti erano scarsamente amalgamate e il congresso del P.F.R., apertosi a Verona il 14.11.1943, evidenziò lo stato di frammentazione del partito. Il documento politico di convocazione, articolato in 18 punti, voleva essere

il manifesto del fascismo « ritornato alle sue origini, rivoluzionarie in tutti i settori, e particolarmente in quello sociale» (Mussolini).

Il congresso si svolse in un'atmosfera turbolenta e fu interrotto dall'annuncio dell'uccisione di Igino

Ghisellini, reggente federale fascista di Ferrara.

In quel clima convulso passarono inosservate le istanze di socializzazione e prevalsero gli umori vendicativi che, nel gennaio 194[...]

[...]rrotto dall'annuncio dell'uccisione di Igino

Ghisellini, reggente federale fascista di Ferrara.

In quel clima convulso passarono inosservate le istanze di socializzazione e prevalsero gli umori vendicativi che, nel gennaio 1944, avrebbero trovato uno sfogo nel processo di Verona (v.). In realtà il congresso fu una vittoria di Pavolini e del fascismo gerarchico, che poterono sfruttare le divisioni e le confusioni tra le varie componenti del P.F.R. per riprendere in mano il partito, ^organismo tanto più importante nel caos di poteri e nella carenza di efficienti strutture amministrative nella R.S.I..

La “socializzazione"

La carta della “socializzazione”, giocata nel febbraio 1944, rappresentò

il tentativo mussoliniano di ribaltare le alleanze sociali che per ventanni avevano sostenuto il fascismo, ma si trattava solo di una disperata e inutile ricerca di consensi, destinata a naufragare nell'opposizione degli interlocutori sociali e politici.

Vi erano contrari anche i tedeschi (« I provvedimenti economicosocia

li adottati[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 443

Brano: [...]ma di tale degenerazione è venuta dalla legge sul finanziamento pubblico ai partiti politici, approvata in Italia nel 1975, che ha di fatto sancito la trasformazione del partito politico tradizionale (espressione della lotta di classe) in apparato statale sui generis, in burocrazia di Stato mantenuta dall'intera società, indipendentemente dai servizi che può recare alle diverse parti sociali che la compongono.

Partito fascista repubblicano

P.F.R.. Partito costituito durante la Seconda guerra mondiale nella Repubblica sociale italiana (v.), cioè nei territori italiani occupati dalle forze armate tedesche.

Il ritorno alle origini

Nei giorni immediatamente successivi aH'armistizio dell '8.9.1943 la « base » fascista che per vari motivi si era identificata nel regime mussoliniano, ancora profondamente disorientata dal colpo di stato del 25 luglio e' dagli avvenimenti seguiti nei 45 giorni del governo Badoglio, fu scossa da contrastanti reazioni: il desiderio di fare i conti con i « traditori » e di avviare nelle file fasciste un'epu[...]

[...]e armate e di organizzazioni autonome, richiamantesi per lo più alla sola persona di Mussolini. Per dare un minimo di credibilità ai vertici neofascisti e riprendere il controllo sul movimento, occorreva un unico punto di riferimento politico.

« Ricostruiamo il partito per ricostruire

lo Stato », annunciò Alessandro Pavolini, primo e unico segretario del Partito fascista repubblicano.

Il « partito in armi »

Il processo d’impianto del P.F.R. fu quindi interamente guidato dall’alto; al tesseramento e all’organizzazione delle varie federazioni provvidero inizialmente i capi delle rispettive province (che sostituivano i prefetti), se non addirittura le formazioni armate fasciste localmente sorte. Le nomine dei responsabili dovevano poi essere obbligatoriamente sottoposte al segre

PARTITO FASCISTA RKPUtìBUCANO FASCIO DI COMBATTIMENTO DI CHIAVAR!

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 444

Brano: [...]rzo 1944, ma si trattava di cifre palesemente gonfiate.

« Molti fasci considerati in funzione hanno soltanto il commissario politico come aderente — scriveva il ministro degli Interni Guido Buffarmi Guidi. — Moltissimi iscritti rappresentano lo scarto di quello che fu il partito fascista in passato e sono riguardati dalle popolazioni con disgusto, con disprezzo e qualche volta con vero terrore ».

Quale che fosse la consistenza numerica del P.F.R., non lo si può considerare alla stessa stregua di un qualsiasi partito politico, sia pure totalitario. La sua realtà istituzionale fu quanto mai evanescente. Non riuscì neanche a dotarsi di uno statuto interno e i suoi organismi dirigenti furono scarsamente definiti. Il Direttorio, organo supremo, si riunì per la prima e ultima volta aM'inizio del marzo 1944. Nominato da Mussolini il 22.2.1944, era composto da: Pietro Asti, Fulvio Balisti, Carlo Borsani, Alfredo Cucco, Giuseppe Dorigo, Franco Corrado Marina, Giulio Gai, Carlo Gigliolo, Bruno Gemelli, Gino Meschiari, Franz Pagliani, Alessandro[...]

[...]ocializzazione e ai rapporti con la Chiesa cattolica, sfiorando solo marginalmente il problema del partito.

A tale tema, il Manifesto conclusivo dell’assemblea, comprendente 18 punti, riservò soltanto un riferimento generico: « Nel

partito, ordine di combattenti e di credenti, deve realizzarsi un organismo di assoluta purezza politica, degno di essere il custode dell’idea rivoluzionaria ».

Interessante risulta il confronto del ruolo del P.F.R. con quello delle altre strutture del neofascismo, ma soprattutto con il ruolo ricoperto dal Partito nazionale fascista (v.) durante il precedente ventennio. Se nell’ambito del crollato regime il P.N.F. era stato per anni uno strumento ausiliario, esclusivamente addetto a organizzare il consenso di massa (nel binomio partitoStato, il regime aveva sempre privilegiato il secondo, mortificando l’attivismo delle origini), durante la R.S.I. la situazione venne di fatto capovolta. Falliti i tentativi di creare una forza armata di Stato credibile (v. Forze armate repubblichine) e « autonoma » dai ted[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 563

Brano: [...]), mil. Mario Roda, mil. Romeo Rossetti, mil. Vittorio Rottigni, mil. Benito Tentolini, aus. Elvira Villa, mil. Emilio Zancheri.

Della 615a G.N.R.: mil. Francesco Meneghetti, mil. Giovanni Roffia.

Della 29a Divisione S.S.: sold. Renato Bertoni.

Della XXV111 B.N.: s.ten. Carlo Antonini, serg. magg. Vittorio Bergamini, squadrista Carlo Chiodaroli, sq. Italo Draghi, sq. Carlo Fava, Carlo Graziani (com.te B.N., capo della Provincia federale P.F.R.), ten. Raffaele Guiduglio, sq. Mario Perazzi, Giuseppe Prati detto Pipello, s.ten. Giglio Rustignoli, ten. Gabriele Zamboni.

Della Vili B.N.: sq. Riccardo Porziotta. Della XXVI B.N.: sq. Nino Broletti.

Della XXXI11 B.N.: cap.Ie Mario Cecchi.

Di altri reparti e uffici non individuati: Bettinarni, Natale Bisi, Giuseppe Capodici, Ernesto Colombi, Andrea dott. Rossi.

Piacibello* Alfredo

Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. N. a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1912, m. a Ozzano (Alessandria) il 28.10.1944. Chiamato alle armi nel marzo 1940, nella 82a Compagnia Radiotel[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 98

Brano: Repubblica Sociale Italiana

Maggiori furono i consensi tra le file del giornalismo: Mussolini, conscio dell’importanza della stampa, curò in modo particolare la costituzione di una fitta rete di giornali locali. Da questi ambienti di fascisti “moderati” nacque, negli ultimi tempi del regime e con il consenso di Mussolini, il tentativo di creare un organismo concorrenziale al P.F.R., il Raggruppamento nazionale repubblicano socialista appoggiato da Edmondo Cione (v.), ambiguo “ponte” verso gli ambienti della Resistenza, ben presto superato dagli avvenimenti.

Le alte gerarchie ecclesiastiche mantennero in genere un atteggiamento di neutralità nei confronti della “repubblica”, mentre il basso clero appoggiò in molti casi attivamente la Guerra di liberazione, specialmente nel Bresciano, in Friuli e in Veneto (v. Clero e Resistenza). In pratica, l'unica voce che si levò in esplicito appoggio alla R.S.I. fu quella di don Tullio Calcagno fondatore di Crociata italica, la ri[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 637

Brano: [...]te i venti mesi della repubblica di Salò, distinguendosi per fanatismo e ferocia criminale. Le bande Koch (v.), Carità (v.), Collotti (v.), Colombo, Pollastrini e altre dello stesso tipo furono tristemente note per la loro efferatezza, operando in varie regioni come eredi del “fascismo delle origini”, armate e incoraggiate dalle autorità governative e dai tedeschi. Inoltre, con decreto del 21.6.

1944 vennero militarizzate tutte le squadre del P.F.R. e nacquero le Brigate nere (v.), ultimo sanguinoso capitolo della storia dello squadrismo fascista (si veda anche la voce Forze Armate repubblichine).

D.Ca.

Squarzanti, Renato

N. a Ferrara il 2.6.1915; chimico.

Per aver svolto propaganda comunista nell’Ospedale militare di Bologna, nel 1938 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che, il 14.9. 1938, lo condannò a 5 anni di reclusione.

Sraffa, Piero

N. a Torino il 5.8.1898, m. a Cam

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 152

Brano: [...]roblema ebraico, fondato nel 1942 con lo scopo di schedare i cittadini ebrei, a offrire ai tedeschi strumenti e conoscenze di estrema importanza per la pratica attuazione della loro politica di repressione e di sterminio, culminata nella creazione a Trieste dell’unico campo di concentramento nazista esistente in Italia, la Risiera di San Sabba (v.). Furono ancora quadri e militanti fascisti raggruppati nelle fila del risorto Partito fascista (il P.F.R.) a fornire agli occupatori, che pur non perdevano occasione per umiliarli, la manovalanza necessaria per le più odiose azioni persecutorie.

Non solo: la dissennata politica del regime nei confronti delie popolazioni locali permise ora ai nazisti di approfondire e di esasperare le fratture e i motivi di tensione tra i gruppi nazionali, al fine di porsi come unici arbitri e giustizieri in una realtà ormai sconvolta dalle lotte intestine. La disponibilità antibolscevica di parte della popolazione italiana, potentemente alimentata dal fascismo sulla base dell’equivalenza bolscevismo uguale sla[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine P.F.R., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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