Brano: [...]ittorio De Sica, Rossellini costituì la grande “triade” del neorealismo. Al pari di loro, si era formato come cineasta negli ultimi anni del regime fascista, restandone anche lui sostanzialmente estraneo, sebbene i temi esposti nei suoi film [La nave bianca, 1941; Un pilota ritorna, 1942; L'uomo della croce, 1943) fossero coinvolti nella propaganda di guerra.

I bambini ci guardano di De Sica, tutto immerso in un duro dramma piccoloborghese, e Ossessione di Visconti, con il suo paesaggio inedito e i suoi proletari emarginati (un autentico “grido” contro il regime, che il regime infatti proibì), erano certamente più lontani dalla compromissione, che anzi rifiutavano. Eppure il cinema di Rossellini sfuggiva anch'esso alla retorica usuale, quantunque ricalcasse certi schemi, grazie al suo linguaggio visivo. Era un cinema di taglio secco, non ideologizzato, che al momento della Resistenza e della Liberazione gli permise di cogliere la realtà nella sua tensione antifascista, forse ancor meglio dei suoi colleghi: senza i residui calligrafici del l’aristocratic[...]