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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 321

Brano: O.S.S.

pazione tedesca delle regioni del Continente, fu chiaro che la Campagna d’Italia (v.) si sarebbe protratta a lungo. Se ne ebbe subito conferma con lo sbarco a Salerno. Da Palermo, uomini dell'O.S.S. furono quindi inviati a occupare l'isola di Ventotene per installarvi fari di segnalazione in vista di un progettato lancio di paracadutisti nelle vicinanze della Capitale (v. Armistizio e difesa di Roma), L’operazione di Ventotene fu compiuta senza fare ricorso alle armi.

Oltre a Ventotene, l’unità palermitana dell'O.S.S. occupò le isole di Santo Stefano, Ischia e altre vicine, liberando tutti i prigionieri politici che il fascismo aveva relegato a lunghi anni di confino. Elementi della stessa unità O.S.S. procedevano intanto in avanscoperta davanti alle forze della V Armata U.S.A.. Fra questi erano numerosi volontari italiani e, tra questi, si ebbero i primi caduti della lotta che avrebbe sconvolto l’Italia nel 194445.

Da Palermo, una seconda unità dell'O.S.S. fu tempestivamente inviata a Brindisi, dove il governo Badoglio aveva provvisoriamente stabilito il proprio quartiere generale. Qui vennero concertati i termini di una collaborazione con la Commissione Alleata di Controllo, con il governo Badoglio e con l’ufficiale comandante del S.I.M., il colonnel

lo Pompeo Agrifoglio. Per il suo aeroporto e per le possibilità navali che offriva, Brindisi venne scelta dall’O.S.S. come base in vista delle operazioni strategiche da effettuarsi nell'Italia settentrionale. Una terza unità dell’O.S.S. da Palermo si portò in Sardegna, nella base navale della Maddalena. A questa unità venne affidato il compito di sbarcare clandestinamente nell’area ligure, nonché sulla costa toscana e nell’Arcipelago. Una quarta unità dell’O.S.S. fu aggregata alla V Armata e, al seguito di questa, sbarcò a Salerno, dove fu aggregata alla Sezione G2. Questa unità, cui erano affidati obiettivi tattici, operò a nord di Salerno fino a Roma, dove stabilì collegamenti con il C.L.N. Centrale e con la Resistenza.

Rapporti con l'O.R.I.

Da quel momento fu posto in atto dall’Ò.S.S. anche un accordo firmato con l’O.R.I. (v.), organizzazione costituita da Raimondo Craveri, Enzo Boeri e da numerosi altri patrioti. Queste forze furono assegnate alla base operativa di

Componenti della Missione O.S.S. presso la III Divisione « LombardiaAliotta » nell 'Oltrepò Pavese (Giova, 6.11.

1944)

Brindisi, in vista di operazioni a vasto raggio da condurre nell’Italia settentrionale.

L’O.R.I. fu posta sotto il comando operativo di Corvo e, dall’inizio del 1944, numerose Missioni dell’O.R.I. nonché altre furono sbarcate da sommergibili o paracadutate da aerei nelle rispettive zone operative dell’Italia settentrionale (v. Missioni alleate), Queste Missioni mantenevano i contatti con Brindisi e con i Quartieri Generali degli Alleati via radio, comunicando in codice. Grazie ai collegamenti dirett[...]

[...]o il comando operativo di Corvo e, dall’inizio del 1944, numerose Missioni dell’O.R.I. nonché altre furono sbarcate da sommergibili o paracadutate da aerei nelle rispettive zone operative dell’Italia settentrionale (v. Missioni alleate), Queste Missioni mantenevano i contatti con Brindisi e con i Quartieri Generali degli Alleati via radio, comunicando in codice. Grazie ai collegamenti diretti così creati tra le forze alleate e il C.L.N.A.I., fu possibile giungere a un vasto coordinamento fra le azioni di guerriglia in corso nell’ltalia settentrionale e le operazioni belliche degli Alleati avanzanti dal Sud. Le unità dell’O.S.S. assicurarono inoltre armi e addestramento alle fomazioni partigiane attive sugli Appennini, sulle Alpi e nella Valle Padana,

La politica dell'O.S.S.

L’O.S.S. fornì armi ai combattenti di ogni colore politico, fossero queste le formazioni autonome di Enrico Martini Mauri operanti nelle Langhe o quelle comuniste di Cino Moscatelli nella Valsesia. Le Missioni O.S.S. operarono nell’intera Italia settentrionale, in contatto con Ferruccio Parri, Alfredo PJzzoni, Luigi Longo, con il C.L.N. Centrale e con quelli regionali.

La creazione del 15° Gruppo bombardieri, una speciale brigata aerea specificatamente chiesta dal generale William Donovan, capo dell’O.S.S., permise di effettuare centinaia di aviolanci (v. Lanci) per

sostenere la capacità di combattimento delle formazioni partigiane. Nel critico inverno 194445 l’O.S.S. istituì una base alpina ad Annemasse (Francia) con lo scopo di rifornire di cibo, indumenti e armi le formazioni partigiane delle vallate alpine francoitaliane, consentendo loro di continuare la lotta contro i tedeschi e le Brigate nere fasciste. In questo modo l’O.S.S. cercò anche di superare l’impatto psicologico negativo provocato dal proclama del maresciallo Alexander (v.) che, nel novembre 1944, ordinava ai partigiani di sospendere per l’inverno la loro attività. Quest'ordine venne dato dal Comandante supremo delle forze alleate in Italia nella previsione che sarebbe stato estremamente difficile continuare ad approvvigionare per via aerea le formazioni partigiane durante il periodo invernale, ma l’O.S.S. si propose di compiere ogni sforzo per non interrompere i rifornimenti e tenere unite le bande. Per fortuna, nel febbraiomarzo 1945 il tempo fu eccellente e l'O.S.S. riuscì a fare un numero di aviolanci superiore a ogni più ottimistica prospettiva, aumentando il potenziale di armi delle formazioni partigiane in preparazione della prevista offensiva di primavera. I dettagli operativi della insurrezione generale erano stati discussi per esteso nel dicembre

1944 con Ferruccio Parri, Alfredo Pizzoni, Giancarlo Pajetta, il generale Cadorna, e in successivi incontri tra i rappresentanti del C.L.N.A.I., dell'O.S.S., del S.O.E. britannico e i Quartieri Generali Alleati.

in tutta la sua attività, l’O.S.S. sostenne con forza l'esigenza che il colore politico delle bande partigiane non doveva in nessun caso essere adottato come criterio discriminante per assicurare o meno l’aiuto alleato. Secondo questa linea politica, ogni banda che fosse pronta a combattere, a usare le armi per combattere il nemico e liberare l’Italia, aveva diritto a ricevere armi. A tale principio l’O.S.S. si attenne alla lettera e, ai suoi ufficiali presenti nelle varie zone operative, fu ordinato di rispettare pienamente questo obiettivo. Gli stretti contatti con le formazioni partigiane e i collegamenti radio con il C.L.N.A.I. fecero della rapida trasmissione delle direttive militari degli Alleati una chiave per il successo delle operazioni combinate che risolsero vittoriosamente la guerra nel teatro di operazioni italiano.

321



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 275

Brano: O.R.I.

sione segreta a Roma, occupata dai tedeschi. L’O.R.I. iniziò allora a operare in O.S.S. col servizio S.l. (Secret Intelligence) Italy, comandato da Vincent Scamporino presso il Comando Supremo delle forze alleate del Mediterraneo (AFHQ). Sul piano operativo, l'O.R.I. passò alle dipendenze di Max Corvo (« Director Operations ») che, da capitano nel novembre 1943, nel

1945 finì la campagna d’Italia come colonnello.

Corvo diresse in modo attento e brillante il servizio a lui affidato, che comprese, oltre l’informativo, anche le « operazioni speciali » di carattere strategico, ossia che si svolgevano nelle retrovie nemiche distanti dalle linee del fronte. Queste operazioni com[...]

[...]omandato da Vincent Scamporino presso il Comando Supremo delle forze alleate del Mediterraneo (AFHQ). Sul piano operativo, l'O.R.I. passò alle dipendenze di Max Corvo (« Director Operations ») che, da capitano nel novembre 1943, nel

1945 finì la campagna d’Italia come colonnello.

Corvo diresse in modo attento e brillante il servizio a lui affidato, che comprese, oltre l’informativo, anche le « operazioni speciali » di carattere strategico, ossia che si svolgevano nelle retrovie nemiche distanti dalle linee del fronte. Queste operazioni comprendevano gli aiuti alle forze partigiane al Nord e i collegamenti con i centri politici della Resistenza, in particolare il Comando generale del C.V.L. e il C.L.N.A.I. a Milano.

O.S.S. aveva riconosciuto a Craveri il diritto di comunicare direttamente con le missioni O.R.I. su qualsiasi argomento. In pratica ciò consentì anche di stabilire e mantenere canali di comunicazioni politiche fra Nord e Sud per le forze e i partiti antifascisti, fra il C.L.N.A.I. e il Governo italiano.

L’O.R.I. venne riconosciuta ufficialmente da O.S.S.. Scamporino e Craveri firmarono due convenzioni, nelle quali si fissavano gli obblighi e gli impegni deH'O.R.I. da un lato e di O.S.S. dall’altro, il primo accordo venne firmato ad Algeri alla fine del 1943 e il secondo a Napoli nell'aprile 1944. li negoziato per raggiungere le intese fu complesso e laborioso, ma l’importante fu che esse vennero quindi mantenute e realizzate in buona fede e con efficacia sino alla fine della guerra. Secondo gli accordi, i volontari déll’O.R.I. non ricevettero alcuna remunerazione in danaro, né da O.S.S. né da altri: il che li distinse dagli agenti arruolati da O.S.S..

Agli inizi del 1944 le missioni O.R.I. erano pronte. Il loro invio nel Nord subì numerosi ritardi e le partenze avvennero con una lentezza esasperante, a causa della povertà dei mezzi aerei alleati destinati a questo tipo di attività, che si protrasse fino all'autunno.

Il robusto affermarsi della Resistenza nella primavera del 1944 colse tutti di sorpresa nell'Italia liberata e disturbò sotto molti aspetti tanto gli Alti Comandi alleati quanto il Governo di Roma. All’inizio dell’estate Parrì e Luigi Longo promossero il Comando u

nificato del C.V.L. a Milano. Il C.V.L. rapidamente co[...]

[...]el Nord subì numerosi ritardi e le partenze avvennero con una lentezza esasperante, a causa della povertà dei mezzi aerei alleati destinati a questo tipo di attività, che si protrasse fino all'autunno.

Il robusto affermarsi della Resistenza nella primavera del 1944 colse tutti di sorpresa nell'Italia liberata e disturbò sotto molti aspetti tanto gli Alti Comandi alleati quanto il Governo di Roma. All’inizio dell’estate Parrì e Luigi Longo promossero il Comando u

nificato del C.V.L. a Milano. Il C.V.L. rapidamente controllò e dicesse la stragrande maggioranza delle unità partigiane. Il risultato forse più importante della politica deH'O.R.I. fu di convincere l’O.S.S. di accettare questa realtà politica e militare, e in particolare di assumere quale fonte primaria di informazioni il lavoro del Servizio Informazioni del Comando generale e di quello dei Comandi regionali. Naturalmente le missioni O.R.I. si dettero proprie e dirette reti informative.

Risultati politici

Per valutare l’importanza di questo atteggiamento, è bene tener presente che gli Alti Comandi alleati in realtà considerarono alla base la Resistenza come una turbativa ai loro piani militari. Non l’apprezzarono per molti motivi. Ma il risultato politico globale e capitale deH’O.R.I. e di[...]

[...]del Comando generale e di quello dei Comandi regionali. Naturalmente le missioni O.R.I. si dettero proprie e dirette reti informative.

Risultati politici

Per valutare l’importanza di questo atteggiamento, è bene tener presente che gli Alti Comandi alleati in realtà considerarono alla base la Resistenza come una turbativa ai loro piani militari. Non l’apprezzarono per molti motivi. Ma il risultato politico globale e capitale deH’O.R.I. e di O.S.S. fu di trasferire in un certo senso e in larga misura a Milano la guida unitaria delle informazioni e i criteri distributivi dei rifornimenti ai partigiani.

in sintesi, valendosi deH’O.R.I., O.S.S. utilizzò così al massimo il movimento partigiano ai propri fini, ma di ritorno aiutò nelle cose lo sviluppo unitario della Resistenza senza porre condizionamenti politici, perché Corvo da buon realista era in questo un'eccezione: non temeva la crescita e lo sviluppo possibile dei partigiani comunisti, stante al paragone la strapotenza alleata in Italia. In poche parole, il successo deH’O.R.I. presso O.S.S. fu essenzialmente di avere patrocinato con paziente tenacia di utilizzale e insieme potenziare la organizzazione politica e militare unitaria della Resistenza. Altri cercarono invece di impedirla e frantumarla.

Del resto, considerando nel suo complesso il movimento partigiano, non aveva molto senso chiedere al Comando generale e a quelli regionali del Nord un servizio informazioni senza offrire alla Resistenza aiuti ed assistenza, specie con fornitura d’armi. Una conseguenza fu che la guerra finì con un capomissione deH'O.R.I., Gustavo Profumo, alla testa del Servizio Aviolanci del Comando[...]

[...]plesso il movimento partigiano, non aveva molto senso chiedere al Comando generale e a quelli regionali del Nord un servizio informazioni senza offrire alla Resistenza aiuti ed assistenza, specie con fornitura d’armi. Una conseguenza fu che la guerra finì con un capomissione deH'O.R.I., Gustavo Profumo, alla testa del Servizio Aviolanci del Comando generale a Milano. Ma più in particolare, l'efficienza di quel servizio era correlata al fatto che O.S.S. aveva accolto e fatto proprio il criterio patrocinato dell' O.R.I., ossia di accogliere con prio

rità le indicazioni del Comando generale 'in materia di aviolanci (v. Lanci) alle unità partigiane: ciò di fatto comportava l'assecondamento dei piani preparati a Milano per l'insurrezione conclusiva della Resistenza dell'aprile 1945.

Ogni missione O.R.I. fu predisposta nei suoi componenti fin dall'inizio, già nel novembre 1943, con un capomissione addetto alle informazioni accanto a un compagno addetto ai sabotaggi e un radiotelegrafista.

Le missioni (teams) deH’O.R.I. inviate oltre le linee furono una ventina. Ogni team era designato con tre nomi convenzion[...]

[...]indisi in sottomarino il

16.2.1944, l’ultima il 25 settembre successivo dall'aeroporto di Algeri. Sarebbe troppo complesso e fin difficile descrivere i vari compiti e l'enorme lavoro svolto dagli uomini deH’O.R.I. con i loro passaggi da una missione all'altra o dalle missioni stesse al Comando generale del C.V.L. o alla testa di formazioni partigiane. Al fine di offrire una visione complessiva delle vicende e della sorte dei protagonisti, si possono qui soltanto specificare le missioni che lasciarono il Sud per il Nord e indicare per sommi capi il destino di ciascuna di esse.

Team Lemon/Radio Lupo

Le prime tre missioni O.R.I. lasciarono Brindisi il 16.2.1944 sul sottomarino Platino della Marina italiana. La prima di queste, la Lemon/Radio Lupo, doveva sbarcare sulle coste venete, ma le cattive condizioni del mare lo impedirono. Tre notti dopo, presso Parenzo, al riparo delle coste dell'lstria, un battello pneumatico fu calato in mare tranquillo e la Missione con tutto il materiale si diresse regolarmente a riva, distante solo qu[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 320

Brano: [...]one sanitaria della Divisione Modena Armando, di Enzo Stanziani, Istituto Storico della Resistenza di Modena; Un Uomo e tre numeri, di Enea Fergnani, MilanoRoma, 1955; Argomentilnformazionenotizie sui problemi del giorno Ufficio Stampa del CLNAI, Milano, 31.1.1946 n. 24; Distaccamento Torcetto, di Enrico De Vincenzi, Milano, 1975; Storia di una formazione partigiana, di Mario Giovana, Torino 1964; / vivi e i morti, di M. Micheli, Milano 1967.

O.S.S.

Office of Strategie Services. Servizio segreto di informazioni degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale.

Organizzato nell'agosto de! 1942, l’O.S.S. si occupò immediatamente del difficile compito di assecondare e promuovere l’espansione del movimento della Resistenza italiana, sia in Italia che all’estero.

Uno dei più importanti centri di attività antifasciste all’estero era la città di New York. Qui, alcuni dei più noti antifascisti si erano impegnati in una guerra verbale contro la propaganda della dittatura fascista. Questa battaglia era guidata dai capi dei lavoratori organizzati, Luigi Antonini (v.) e Augusto Bellanca, che, grazie all’importante posizione occupata in seno alle organizzazioni sindacali degli Stati Uniti, erano sia [...]

[...]o, mentre un terzo leader era il socialista Giuseppe Lupis, la cui rivista mensile II Mondo contribuì a diffondere le idee di molti dirigenti italiani antifascisti di primissimo piano. Naturalmente furono subito stabiliti contatti con i capi di questi movimenti, che erano in grado di fornire sia informazioni che collaboratori per promuovere la battaglia condotta dagli Alleati contro il fascismo.

La Sezione Italiana

La Sezione italiana dell’O.S.S. era diretta da Earl Brennan, un ex diplomatico che durante gli anni Venti aveva prestato servizio presso il Consolato generale degli U.S.A. a Roma. Nell’agosto 1942 a lui si affiancò Max Corvo che, diventato direttore del progetto e delle operazioni, stabilì rapidamente i contatti con la comunità antifascista di New York. Valenti, Antonini e Bellanca assistettero Corvo nel reclutamento del personale, lo collegarono con gruppi di fuorusciti a Londra, a Lisbona e in Svizzera, lo misero in contatto

con don Luigi Sturzo, Randolfo Pacciardi e numerosi altri esponenti antifascisti.

Nell’autun[...]

[...]a, lo misero in contatto

con don Luigi Sturzo, Randolfo Pacciardi e numerosi altri esponenti antifascisti.

Nell’autunno del 1942 un vasto programma di reclutamento e di addestramento aveva messo in piedi una efficiente organizzazione mirante a stabilire collegamenti con le forze clandestine italiane per contribuire ad abbattere il fascismo operando daH’interno. Con lo sbarco degli Alleati nell’Africa settentrionale (novembre 1942) divenne possibile creare una base dalla quale potevano essere condotte operazioni clandestine per attuare il programma di penetrazione politica e militare in Italia. Nella primavera del 1943, quando la fine della campagna nordafricana rese ovvio che l’Italia fascista diventava l’immediato obiettivo militare delle operazioni alleate, il Centro di comando dell’O.S.S. per l’Italia fu stabilito in Algeria e in Tunisia; il controllo delle operazioni paramilitari venne affidato a Max Corvo e quel

lo delle operazioni politiche a Vincent Scamporino.

Dal maggio 1943 furono compiute varie missioni segrete per stabilire contatti politici e militari con l’Italia. Tale attività fu concertata con la Sezione svizzera dell’O.S.S., diretta da Alien Dulles (v.) che, giunto in Europa nel novembre

1942, aveva raggiunto la Svizzera attraverso il territorio francese del governo di Vichy. Importanti collegamenti furono pertanto stabiliti dall'O.S.S. in Sardegna, in Sicilia, a Milano e a Roma.

Con il verificarsi degli sbarchi in Sicilia (luglio 1943) Corvo fu assegnato al comando del contingente O.S.S. aggregato alla VII Armata statunitense e, con i suoi uomini, contribuì alla raccolta delle informazioni necessarie alle operazioni militari, stabilendo anche contatti a Roma. A una Missione dell’O.S.S. si dovette la liberazione delle Isole Lipari, mentre altre vennero inviate a Roma per tentare di accelerare la caduta di Benito Mussolini e il ritiro dell’Italia dalla guerra. In Sicilia, l’O.S.S. svolse un ruolo importante nella riattivazione dei partiti democratici, grazie alla sua influenza presso VA.M.G.O.T. (v.), e nel rilascio di tutti i militari siciliani che, immessi dal governo fascista nelle unità di riserva per rafforzare le difese costiere, erano stati fatti prigionieri dagli Alleati durante la liberazione delTIsola.

Dopo la caduta di Mussolini (25.7. 1943), la fuga del governo Badoglio da Roma (8.9.1943) e foccu

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 278

Brano: [...]rio Bertone, fu attivissima dal febbraio 1945 alla fine delle ostilità, quando potè finalmente disporre di un nuovo apparecchio radio che ebbe, come abile operatore, Sebastiano GuUotta.

Team Mangostine/Radio Sorella

Il 26.9.1944 veniva paracadutata sul Mottarone la Missione Mangostine, composta di ufficiali e sottuffiicali americani e capeggiata dal maggiore Holovan, che doveva istituire e mantenere i rapporti ufciali fra il C.L.N.A.I. e l’O.S.S.. Facevano parte della Missione due uomini dell’O.R.I.: Tullio Lussi (triestino, ma milanese d’adozione) e il radiotelegrafista Gelindo Berto! uzzi che aveva in dotazione la radio « Sorella ». Lussi diventò a Milano il braccio destro di Boeri e, quando quest’ultimo venne catturato, gli successe nella direzione del Servizio Informazioni del Comando generale del C.V.L. a Milano.

Team Pomegranade/Rad\io Portland

Un uomo dell’O.R.I., la guida alpina Walter Angelo Scardanzan, partecipò a questa missione O.S.S. che fu paracadutata sui monti del Bellunese il 4.2.1945.

Team Boston/Radio Brutu[...]

[...]io Lussi (triestino, ma milanese d’adozione) e il radiotelegrafista Gelindo Berto! uzzi che aveva in dotazione la radio « Sorella ». Lussi diventò a Milano il braccio destro di Boeri e, quando quest’ultimo venne catturato, gli successe nella direzione del Servizio Informazioni del Comando generale del C.V.L. a Milano.

Team Pomegranade/Rad\io Portland

Un uomo dell’O.R.I., la guida alpina Walter Angelo Scardanzan, partecipò a questa missione O.S.S. che fu paracadutata sui monti del Bellunese il 4.2.1945.

Team Boston/Radio Brutus

Infine un apparecchio radio proveniente dalla Lombardia fu « messo in aria » nella sicura enclave di Campione d’Italia con una missione diretta da Ottorino Maiga e radio operatore Bertoluzzi. Questo apparecchio fu utilizzato per le comunicazioni con la base. Sul finire delle ostilità il Team Boston ebbe istruzioni di spostarsi nel Veneto, intorno a Verona.

Altre missioni

Nel corso delle operazioni entrarono in servizio altre stazioni radio, paracadutate o portate in Lombardia dal Canton Ticino. L’imp[...]

[...] del C.V.L.. Essa ne trasmetteva i

bollettini ufficiali, molto apprezzati dagli Alti Comandi alleati, ma questi bollettini non vennero mai conosciuti dagli italiani in territorio liberato, in quanto gli Alleati non volevano precostituire meriti all’Italia in vista del trattato di pace. Tralascerò i nomi di queste emittenti, a eccezione di Radio Piroscafo, operante a Milano sotto Boeri, che in origine era stata data in dotazione a una missione O.S.S. catturata dal nemico. Solo l’apparecchio si era salvato.

Dati consutivi

Le missioni O.R.l. in Alta Italia toccarono quindi la ventina. Soltanto due componenti dell’O.R.l. presero parte a missioni esclusivamente O.S.S.. In totale, lasciarono la base in Italia liberata quarantasei uomini. Un terzo di questi, ossia quindici, erano radiotelegrafisti e ciò indica chiaramente il tipo di struttura operativa dell'O.R.I. in territorio nemico. La proporzione fra informatori, sabotatori e r0diotelegrafisti sembra essere stata corretta e di significato permanente in quel tipo di condizioni di lotta. Undici uomini dell'O.R.I. perirono nell’impresa, di cui ben sei all’arrivo in territorio occupato, cioè appena sbarcati o nel varcare le linee. Gli altri caddero dopo mesi e financo dopo un anno di lavoro. Sui quindici radiotelegrafisti che lasciarono Ostuni, i caduti furono sei.

Allo stato dello cose, per varie[...]

[...] r0diotelegrafisti sembra essere stata corretta e di significato permanente in quel tipo di condizioni di lotta. Undici uomini dell'O.R.I. perirono nell’impresa, di cui ben sei all’arrivo in territorio occupato, cioè appena sbarcati o nel varcare le linee. Gli altri caddero dopo mesi e financo dopo un anno di lavoro. Sui quindici radiotelegrafisti che lasciarono Ostuni, i caduti furono sei.

Allo stato dello cose, per varie cause non è ancora possibile sintetizzare in dati consuntivi globali l'attività dell’O.S.S. in generale e in particolare quella delle missioni O.R.l. in territorio occupato: le cifre che si sono lette finora vanno considerate con molta cautela e con molti grani di scetticismo. Si leggono a volte quante furono complessivamente le tonnellate di materiale lanciate dall’aria da inglesi e americani ai partigiani, e perfino quante di queste sarebbero cadute in mani nemiche! A quest’ultimo riguardo va considerato che per

lo più si tratta di tonnellate mai lanciate per sopravvenuto cattivo tempo sugli obiettivi.

Bisogna quindi accontentarsi, per il momento, di cifre e dati certi, anch[...]

[...]anci di armi, munizioni ed esplosivo ebbero luogo nel giugno 1944: il 4 giugno furono sganciate 3 tonnellate in Val Pellice, alla Missione Orange; altre 3 tonnellate a sud di Faenza, il 6 giugno; 3,5 tonnellate il 22 e altrettante il 23 dello stesso mese, sull’Appennino ToscoRomagnolo, alla Missione Raisin, destinate alle formazioni garibaldine romagnole. Questi furono gli inizi.

I collegamenti al Nord funzionavano. Un esempio: il Team Fig di O.S.S., partito il 21.1.1944 per il Veneto, era stato catturato; il 20 maggio, dal Piemonte, la radio di De Leva annunciava che il Team Fig era stato rilasciato e il 16 giugno, da Milano, Boeri comunicava che la Missione Fig era al sicuro.

II 27 maggio, lo stesso Boeri aveva comunicato la cattura della Missione O.R.l. Grape, imprigionata a Verona. Intanto, da Venezia, Radio Lemon trasmetteva per conto dei tedeschi e la base, per salvare la vita al radiotelegrafista catturato dal nemico, riceveva e rispondeva regolarmente.

In luglio O.S.S. curò altri otto lanci, di cui sette a missioni O.R.l. p[...]

[...]a radio di De Leva annunciava che il Team Fig era stato rilasciato e il 16 giugno, da Milano, Boeri comunicava che la Missione Fig era al sicuro.

II 27 maggio, lo stesso Boeri aveva comunicato la cattura della Missione O.R.l. Grape, imprigionata a Verona. Intanto, da Venezia, Radio Lemon trasmetteva per conto dei tedeschi e la base, per salvare la vita al radiotelegrafista catturato dal nemico, riceveva e rispondeva regolarmente.

In luglio O.S.S. curò altri otto lanci, di cui sette a missioni O.R.l. per complessive 33 tonnellate.

In agosto la base ricevette 316 messaggi da sei stazioni e dal « Comando Guerriglieri », vale a dire dalla Radio Joliet di Boeri, divenuta come s’è detto radio ufficiale del Comando generale del C.V.L. a Milano. Cinque delle sei radio erano O.R.l..

In settembre i messaggi ricevuti dalla base furono 306, compresi alcuni bollettini ufficiali del C.V.L.. I punti di lancio di uomini e materiali, disponibili in Nord Italia, erano saliti a 81, ma i lanci furono soltanto quattro. Le stazioni trasmittenti erano[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 108

Brano: [...]teggiamento assunto dai governi di Roma dopo il giugno 1944, governi che in teoria rappresentavano il Comitato centrale di liberazione nazionale (v.) e che si erano formati precisamente nel periodo in cui la Resistenza stava diventando un fenomeno militare e politico di grande significato sulla scena italiana. Per gli Alleati, fu una sorpresa scoprire quanto poco sapesse il primo ministro Bonomi sul movimento partigiano del Nord e quanto grande fosse la diversità di atteggiamento fra i partiti rappresentati nel governo e i loro rappresentanti nelle regioni dell’Italia centrosettentrionale.

Mentre il ruolo del tutto marginale svolto dal ministero dell’ltalià occupata (affidata al comunista Mauro Scoccimarro dal dicembre 1944 al giugno 1945) fu il risultato degli attacchi concentrici provenienti sia dal governo che dagli Alleati, questi ultimi trovarono in Bonomi un difensore, ancora più rigido che non loro stessi, dello Stato tradizionale, dei suoi organi e leggi, tanto che più volte tentarono di insegnare al primo ministro metodi più [...]

[...]le distacco da parte dei governi romani rispetto alle novità emergenti al Nord dovesse alimentare quella diffidenza già insita nell’ottica degli Alleati nei confronti della Resistenza, tanto evidente sia durante che dopo la Liberazione.

I servizi informativi

La gestione operativa dei rapporti fra gli Alleati e le forze della Resistenza venne formalmente affidata a due organizzazioni, appunto create a tale scopo: lo Special Force inglese e VO.S.S. (v.) americano. Nonostante siano trascorsi molti anni e siano stati aperti numerosi archivi angloamericani, le operazioni compiute da queste due organizzazioni restano per molti versi tuttora oscure, soprattutto per quanto riguarda i loro reciproci rapporti, i rapporti con gli altri enti alleati e con altri governi (per esempio, con quello svizzero), le loro fonti di informazione e di contatti, nonché molte operazioni compiute sul campo.

Lo Special Force dipendeva direttamente dallo Special Operations Executive (v. S.O.E.), un’organizzazione che aveva sedi a Londra e al Cairo e la cui atti[...]

[...]registrato nelle settimane che precedettero la Liberazione, fu di 37 britanniche e 17 italiane (v. Missioni alleate). Indubbiamente, riguardo ai rapporti con la Resistenza italiana, lo Special Force fece la parte del leone nei confronti degli americani e questo fu il risultato di un’esperienza alquanto approfondita (nei Balcani, in Francia e altrove), nonché di un metodo di lavoro ben sviluppato.

Gli obiettivi e le ambizioni degli agenti dell’O.S.S. rimangono tuttora oscuri. È possibile intravvederne tracce in Piemonte, Emilia Romagna,

Toscana e altrove, ma senza alcun coordinamento evidente e con molta libertà di azione. Si può dire con certezza che, mentre lo Special Force fu un’organizzazione con reali capacità militari, l’O.S.S. si limitò il più delle volte a raccogliere informazioni (anche politiche ed economiche) e a fornire canali di comunicazione. A differenza degli inglesi che si servirono di provati individui anziché di organizzazioni, l’O.S.S. fu disposto a riconoscere l’utilità di organizzazioni di sostegno di origine italiana. L’esempio più significativo a tal riguardo è quello deirOrgfa/7/zzaz/one della Resistenza italiana (v. O.R.I.).

Analizzando i documenti pubblicati da Pietro Secchia e Filippo Frassati nel libro La Resistenza e gli Alleati (Milano, 1962), è possibile tracciare con una certa precisione l’atteggiamento e la mentalità dello Special Force.

Ancora prima di scoprire quanto fosse determinante l’apporto comunista alla forza politica e militare del movimento di liberazione, durante una riunione avvenuta a Lugano il 3.11.1943 (v. Certenago) presenti Leo Valiani e Ferruccio Parri, i dirigenti del C.L.N.A.I. vennero informati dall’inglese John McCaffery (v.) che « la Resistenza non doveva essere altro che una attività frazionata in piccoli gruppi di sabotatori e di informatori, controllata dalle missioni angloamericane » (mentre, da parte sua, il C.L.N.A.I. rivendicava la « possibilità e la necessità della formazione di un esercito popolare, in grado di condurre operazion[...]

[...]ca e militare del movimento di liberazione, durante una riunione avvenuta a Lugano il 3.11.1943 (v. Certenago) presenti Leo Valiani e Ferruccio Parri, i dirigenti del C.L.N.A.I. vennero informati dall’inglese John McCaffery (v.) che « la Resistenza non doveva essere altro che una attività frazionata in piccoli gruppi di sabotatori e di informatori, controllata dalle missioni angloamericane » (mentre, da parte sua, il C.L.N.A.I. rivendicava la « possibilità e la necessità della formazione di un esercito popolare, in grado di condurre operazioni militari su vasta scala, con una guida politica militare propria, centralizzata e unitaria »). Nell’ottica britannica, la Resistenza doveva sempre e comunque aspettare gli ordini degli Alleati e soprattutto doveva prepararsi al pericoloso giorno finale dell’insurrezione a fianco delle forze armate alleate in arrivo. Non erano affatto gradite “insurrezioni” preliminari, cioè la liberazione autogestita di intere zone di territorio. I comandanti dello Special Force non volevano sentir parlare di motiv[...]

[...]’insurrezione a fianco delle forze armate alleate in arrivo. Non erano affatto gradite “insurrezioni” preliminari, cioè la liberazione autogestita di intere zone di territorio. I comandanti dello Special Force non volevano sentir parlare di motivazioni politiche, di esponenti di partito o di discussioni sul futuro del paese, poiché credevano che una corretta professionalità militare doveva escludere completamente tali considerazioni.

Né per l’O.S.S. né per lo Special Force esiste ancora una dettagliata documentazione sul piano storiografico per quanto riguarda le loro operazioni in Italia. A livello

108



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 279

Brano: [...]R.I., dalle trasmissioni da parte del Comando generale del C.V.L. di Milano. Da parte sua, la Radio Orange di De Leva trasmise regolarmente e sin dall’inizio i bollettini del Comando regionale piemontese del C.V.L., oltre alle comunicazioni politiche e operative. I messaggi « operativi » coprivano I' attività partigiana e di sabotaggio. Passiamo ad alcuni dati di sintesi disponibili, molto indicativi: fra l’1. 1.1945 e il successivo 26 febbraio, O.S.S. effettuava lanci per circa 400 tonnellate. I punti di lancio (pinpoints) utilizzabili dal Comando di Corvo erano saliti a 124, su un totale di 134 per l’intera O.S.S.. Di questi, oltre 100 erano O.R.I..

È stato possibile ricostruire e ricomporre il numero dei messaggi con la base O.S.S. dal 16.12.1944 al 15.3.1945. I messaggi informativi furono 2.293, quelli relativi alle operazioni speciali 1.359, e infine 200 riguardavano l'attività partigiana. Un totale imponente di 3.852 messaggi nei tre mesi invernali 19441945.

Nei primi quindici giorni di aprile i messaggi trasmessi furono 680, mentre trenta apparecchi sganciavano su 19 punti circa 70 tonnellate di materiale. Il 15 aprile le missioni O.R.I. erano salite a 10. Fin dall’ottobre 1944 tutti i volontari O.R.I. erano in « campo », senza più riserve umane disponibili nell' Italia liberata. Per quanto parziali, questi dati [...]

[...].

Nei primi quindici giorni di aprile i messaggi trasmessi furono 680, mentre trenta apparecchi sganciavano su 19 punti circa 70 tonnellate di materiale. Il 15 aprile le missioni O.R.I. erano salite a 10. Fin dall’ottobre 1944 tutti i volontari O.R.I. erano in « campo », senza più riserve umane disponibili nell' Italia liberata. Per quanto parziali, questi dati permettono di stabilire un quadro significativo dei rapporti fra la Resistenza e l’O.S.S. nonché il ruolo svolto dall’O.R.I., malgrado un destino sovente avverso.

Attività delle singole missioni

Per quanto riguarda il lavoro compiuto dalle singole missioni e i principali protagonisti, ci limiteremo a brevi cenni.

L’attività dell’O.R.I. in Emilia e in Romagna è stata esposta con grande attenzione e, diligenza da Luigi Martini nel libro intitolato « Dalla bici al sommergibile », cui rimandiamo il lettore.

Purtroppo le missioni O.R.I. in Liguria, neH’alto Cuneese e nell’OItrepò Pavese non hanno ancora trovato il loro studioso, che avrebbe ampi campi dove spaziare la ricer[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 109

Brano: Resistenza e Alleati

di archivio, molto materiale è chiuso ai ricercatori ed è comunque improbabile che esistano archivi completi su queste organizzazioni.

Per quanto riguarda in particolare lo Special Force, è possibile reperire i rapporti, delle sue missioni e i suoi ordini negli archivi A.F.H.Q. conservati a Londra (Public Record Office, serie WO 204). Il materiale di interesse politico è reperibile nell’archivio della Commissione di Controllo Alleata (A.C.C.) conservato al National Archives di Washington (in particolare, nelle sezioni del Chief Commissioner del Politicai Section e del Patriots Branch).

Il lavoro svolto dall’O.S.S. ha lasciato tracce un po’ dovunque negli archivi diplomatici americani (Record Group, RG 59), in quelli dei Comandi militari dell’A.F.H.Q. e soprattutto nell’attività dell’O.S.S. Research and Analyses Branch (RG 226). Per quanto riguarda il materiale sulla Resistenza e gli Alleati conservato a Washington, è stata compilata una guida a cura di D.W. Ellwood e J.E. Miller (vedi bibliografia).

Nella evoluzione dei rapporti tra gli Alleati e la Resistenza, la fase iniziale, dell'inverno 19431944, è la più carente di informazioni.

Comunque non ci possono essere dubbi sulla frammentarietà dei rapporti fra le organizzazioni alleate e

i vari esponenti della Resistenza, sulla scarsità sia del sostegno materiale (ufficialmente giustificata dalle condizioni metereologiche che impedivano le operazioni via aerea) che degli aiuti disponibili per quelle (poche) missioni nelle quali operava un ufficiale alleato. Altrettanto chiara è la preferenza dello Special Force inglese (l’O.S.S. è.ancora quasi del tutto assente) per quelle bande nelle quali veniva segnalata la presenza di qualche ufficiale dell’esercito italiano e per coloro che si definivano senza connotazione politica, “autonomi” o “badogliani”.

Fu durante questa prima fase che si stabilì l’importante contatto con YOrganizzazione Franchi (v.) capeggiata da Edgardo Sogno (v.)F il quale, secondo un messaggio interno dello Special Force del 1944, sarebbe divenuto in seguito « il nostro organizzatore capo del Nordovest dell’Italia ». Riguardo alle ambizioni del C.L.N.A.I., la diffidenza era palese e, nonostante la p[...]

[...]trutture del C.L.N.A.I. (v. Lanci).

Il 23.5.1944 il Times di Londra pubblicò una intervista con il Comandante supremo Alexander (v.), il quale dichiarò che la Resistenza impegnava ben 6 delle 25 divisioni tedesche presenti in Italia e che, in quello stesso periodo, nei circoli alleati si parlava di una cifra di circa 70.000 combattenti: un numero di resistenti che, secondo il Comando generale del C.V.L., si sarebbe potuto raddoppiare qualora fossero state soddisfatte le ripetute richieste allo Special Force, ossia se fosse stato messo a disposizione un rifornimento più ampio e regolare di armi, equipaggiamento e denaro, li 6.6.1944 il generale Alexander invitò, con un noto proclama, le forze della Resistenza a partecipare alla grande campagna militare estiva e annunciò che la fine della guerra era vicina. Ebbe così inizio la stagione più lunga e fruttuosa dei^ rapporti fra Alleati e Resistenza armata. Dai primi di luglio, la Commissione alleata di controllo (v. A.M.G.O.T.) fondò il suo Patriots Branch (Sezione patrioti) al

lo scopo di regolare i rapporti con la Resistenza e, soprattutto, con i partigiani ri[...]

[...]ate inviò al Nord il generale Raffaele Cadorna (v.) per coordinare e sorvegliare le operazioni del Comando Generale del C.V.L. Alla fine di agosto, Harold Macmillan (v.)f consigliere politico inglese del Comandante supremo, disse al Foreign Office di Londra che « la Resistenza italiana ha dato e sta dando risultati di prim'ordine » e l’AIto Commissario inglese incaricato presso il Governo italiano, Sir N. Charles, alla stessa epoca stimò che vi fossero in Italia da 100.000 a 200.000 partigiani.

Nel frattempo, con l’avanzata degli Alleati in Toscana e la liberazione di Firenze (completata 1*1.9.1944), il sistema di controllo alleato si trovò a dover far fronte ad una nuova serie di problemi che coinvolgevano il suo rapporto con la Resistenza. Per la prima volta gli Alleati dovettero confrontarsi con un movimento che si presentava come organizzazione militare e politica (non quindi soltanto come un insieme di bande eterogenee), operante attraverso i Comitati di liberazione nazionale, regionale e periferici. Nel libro Alleati e Resistenz[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 743

Brano: [...]ndannati a morte della Resistenza italiana (Torino, 1952).

A. Sa.

Missioni alleate

Durante la Seconda guerra mondiale, reparti speciali formati da uomini degli eserciti alleati ma non direttamente dipendenti da questi, e aventi come compito principale la collaborazione con la resistenza armata nei territori occupati dai nazifascisti.

Già nel periodo precedente all’aggressione tedesca alla Polonia si era discusso in Inghilterra sulla possibilità di creare una « quarta arma », di « sovvertimento e sabotaggio » nel contihente europeo. Per questo, all'indomani dell’invasione nazista della Francia (1940) le autorità militari inglesi formularono un piano generale per il collegamento con i movimenti partigiani: furono così previste le « missioni » britanniche, sul cui modello furono poi creati i reparti speciali americani. Sorsero, con caratteristiche differenti, lo Special Operations Executive (S.O.E.) inglese, noto anche

sotto il nome di Special Forces (S.F.), e più tardi VOffice of Strategie Services (O.S.S.) americano.

Com[...]

[...]l’invasione nazista della Francia (1940) le autorità militari inglesi formularono un piano generale per il collegamento con i movimenti partigiani: furono così previste le « missioni » britanniche, sul cui modello furono poi creati i reparti speciali americani. Sorsero, con caratteristiche differenti, lo Special Operations Executive (S.O.E.) inglese, noto anche

sotto il nome di Special Forces (S.F.), e più tardi VOffice of Strategie Services (O.S.S.) americano.

Compiti delle missioni

Da parte britannica si tendeva a costituire corpi operativi di carattere puramente militare, adatti come i commandos (v.) all'incursione in terra nemica ma preparati a effettuare azioni di lunga durata. Alle missioni non era affidato il servizio d’informazione (per il quale già funzionava VIntelligence Service) ma, secondo le direttive del piano generale, esse erano destinate a potenziare i movimenti partigiani, nel senso di disciplinarne e organizzarne le forze in modo da preservarli da fine prematura, e con l’obiettivo di inquadrarli al momento oppor[...]

[...]dei movimenti di resistenza risultava nell'agosto 1941 anche dalle parole del ministro britannico Dalton, il quale esortava i partigiani jugoslavi a evitare « operazioni troppo ambiziose che rischiano di provocare una severa repressione ».

Da parte americana non si faceva invece distinzione fra appoggio al movimento resistenziale e servizio spionistico; spesso quest’ultimo costituiva anzi lo scopo principale dell’attività delle missioni. Nell’O.S.S. avevano infatti un ruolo rilevante i gruppi della Secret Intelligence, che svolgevano l’attività di spionaggio al di là delle linee nemiche. Questi nuclei di informatori erano assecondati dagli uomini della Special Operations (collegati direttamente con l’esercito e aventi la funzione di compiere atti di sabotaggio) e dagli Operational Groups, gruppi posti direttamente in contatto con le forze partigiane per condurre insieme azioni di guerriglia.

Le azioni di collegamento delle missioni con le forze della Resistenza avvenivano dopo un lungo periodo di addestramento e di preparazione degli [...]

[...]va inoltre comprendere elementi inglesi o americani, o essere formata unicamente da volontari stranieri o da un gruppo misto.

L'impiego delle missioni in Europa

Il quadro geografico di impiego delle missioni alleate rispecchiò di fatto i diversi sviluppi dei movimenti resistenziali e della strategia angloamericana nei vari scacchieri della Seconda guerra mondiale.

È vero, come scriverà Max Salvadori per esaltare l’opera del S.O.E. e deH’O.S.S., che questi organismi « armavano i partigiani di una dozzina almeno di nazioni che in Europa erano state conquistate dalla Germania e di una decina di nazioni che in Asia erano state conquistate dal Giappone [...]. Vi erano ufficiali alleati nelle montagne dei Balcani, nei villaggi francesi, nei boschi della Polonia, nelle giungle del Siam e delle Filippine, nelle risaie della Birmania e di Giava ». Non basta tuttavia la considerazione che vi erano molte missioni alleate su ogni fronte per giudicare la validità del contributo offerto in questa forma ai movimenti di resistenza, dovendosi piutt[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 745

Brano: [...]liberazione francese si concretizzarono in episodi di manifesta ostilità, come l’accordo concluso dagli americani con l’ammiraglio Darlan (v.) e poi l’aiuto dato al generale Giraud. Tale atteggiamento durò fino al giugno 1944, cioè fino a quando Eisenhower, dopo aver assunto il controllo dei rapporti con le F.F.I., riconobbe il generale Koenig come comandante di queste stesse forze, ponendo implicitamente alle sue dipendenze le missioni S.O.E. e O.S.S..

Le precedenti considerazioni negative non diminuiscono l’importanza dell’azione militare svolta dalle missioni in Francia: basti considerare che solo nel 1944 vi furono paracadutati 600 tra agenti inglesi e francesi (il numero dunque non comprende altre missioni inviate via terra e per mare). A tutto il

22.7.1944 erano stati inoltre inviati in territorio francese 70 agenti americani e, complessivamente, 6.000 containers con circa 1.000 tonnellate di armi ed equipaggiamenti. Operando nelle file delle F.F.I., le missioni alleate parteciparono a 960 azioni di distruzione e a 2.900 attacch[...]

[...]ardo medio di 48 ore [...] nel movimento dei rinforzi diretti in Normandia ».

Le missioni in Italia

Nel settembre 1943 esisteva un centro operativo del S.O.E. inglese a Blida, presso Algeri, e a capo della sezione per l’Italia (la Special Force n. 1) si trovava il colonnello

Rosebery. Dopo lo sbarco di Salerno questi fu sostituito dal capitano Gerry Holdsworth e nella primavera del 1944 il Comando fu trasferito da Blida a Bari.

Per l’O.S.S. americano il settore italiano fu diretto inizialmente da Algeri, poi da varie basi della Penisola (Caserta, Monopoli, Siena, ecc.), dal colonnello William Eddy, in seguito dal colonnello Edward Glavin e infine dal maggiore William Suhling. Parte importante nella direzione delle missioni angloamericane in Italia ebbero, dalle rispettive legazioni di Berna, l’americano Alien Dulles (v.) e l’inglese John McCaffery (v.), nonché il viceconsole americano Pryce Jones da Lugano.

I contatti fra gli Alleati e i centri della Resistenza italiana iniziarono nell'autunno del 1943: già in settembre YO.R.[...]

[...]ne dal maggiore William Suhling. Parte importante nella direzione delle missioni angloamericane in Italia ebbero, dalle rispettive legazioni di Berna, l’americano Alien Dulles (v.) e l’inglese John McCaffery (v.), nonché il viceconsole americano Pryce Jones da Lugano.

I contatti fra gli Alleati e i centri della Resistenza italiana iniziarono nell'autunno del 1943: già in settembre YO.R.I. di Raimondo Craveri, un'organizzazione dipendente dall’O.S.S., collaborava a far sbarcare sulla Riviera ligure di Levante la prima missione alleata nell'Italia settentrionale (v. Law, Missione) ; nello stesso mese Giuseppe Bacciagaluppi intraprese l’attività di trasferimento clandestino degli ex prigionieri di guerra verso la Svizzera e, in ottobre, Ferruccio Parri inviò a Lugano Alberto Damiani (v.) per stabilire rapporti regolari con i delegati angloamericani ivi operanti. Questi tuttavia crearono solo nel

1944 una rete efficiente di organizzatori in territorio italiano: nell’ottobre 1943 le missioni in azione erano appena 6, mentre un anno dopo le[...]

[...]ella situazione italiana o anche la deliberata volontà di prestarsi a manovre reazionarie indusse talvolta le missioni alleate a collaborare con agenti monarchici (v. Franchi, Organizzazione) piuttosto che con esponenti dei C.L.N.. Senza dubbio il rafforzarsi del movimento partigiano e il consolidarsi delle sue strutture organizzative crearono le premesse per lo sviluppo del collegamento con gli Alleati: ad esempio l’esecuzione dei rifornimenti, ossia la soluzione dei complessi problemi di ordine tecnico e logistico legati a ogni lancio (la scelta e l’indicazione dei campi, la segnalazione da terra, la distribuzione del materiale, ecc.) rendeva sempre più necessaria una perfetta corrispondenza fra l’attività delle missioni e l’organizzazione dei Comandi partigiani.

« Dappertutto si lamenta la mancanza di armi, ma spesso non si fa quello che occorre perché le armi vengano », scriveva nel luglio 1944 il Comando generale del

C.V.L., formulando precise direttive agli organi dipendenti per far osservare le istruzioni prescritte dagli Al[...]

[...]dicazione dei campi, la segnalazione da terra, la distribuzione del materiale, ecc.) rendeva sempre più necessaria una perfetta corrispondenza fra l’attività delle missioni e l’organizzazione dei Comandi partigiani.

« Dappertutto si lamenta la mancanza di armi, ma spesso non si fa quello che occorre perché le armi vengano », scriveva nel luglio 1944 il Comando generale del

C.V.L., formulando precise direttive agli organi dipendenti per far osservare le istruzioni prescritte dagli Alleati.

Il momento iniziale di questa nuova fase nei rapporti si ebbe durante l’estate 1944. Infatti, secondo i dati in possesso del governo italiano, fino al maggio di quell’anno erano state mandate in territorio occupato soltanto 26 missioni, mentre da parte alleata si calcola che dal gennaio 1944 all’aprile 1945 le missioni sarebbero state quasi 200 (Max Salvadori). Dal confronto di questi dati si può dedurre che, a tutta la prima metà del 1944, solo una piccola percentuale delle missioni avevano iniziato a operare a fianco delle forze partigiane.

Dalla storia della Resistenza italiana emerge una casistica assai varia dei fenomeni legati all'attività delle missioni alleate. Per quanto il Comando generale del [...]

[...] a tutta la prima metà del 1944, solo una piccola percentuale delle missioni avevano iniziato a operare a fianco delle forze partigiane.

Dalla storia della Resistenza italiana emerge una casistica assai varia dei fenomeni legati all'attività delle missioni alleate. Per quanto il Comando generale del C.V.L. si preoccupasse di mantenere regolari contatti con gli organismi alleati e quindi esortasse le formazioni partigiane a collaborare il più possibile con gli ufficiali angloamericani, non mancava di impartire ordini precisi riguardo alle rispettive dipendenze gerarchiche e operative.

745



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 577

Brano: [...] Nonostante le direttive e malgrado la ripulsione a far passare a volte in secondo piano l’attività contro il nemico, l’ufficiale di collegamento era spesso costretto a occuparsi di politica.

Attività svolta

Il primo passo era l’invio di missioni per stabilire collegamenti. A questo seguiva l’invio di rifornimenti per azioni di sabotaggio e per potenziare la Resistenza. Qui era di regola un divario notevole fra operazioni e loro risultato, ossia fra quanto il S.O.E. faceva e ciò che la Resistenza riteneva fosse da fare. Per limitarsi ad alcuni esempi: su 5 lanci effettuati nell’autun

no 1943 per rifornire il C.L.N. del Lazio (v.), uno solo riuscì e negli altri casi il materiale cadde in mano a tedeschi, a repubblichini o a gente del luogo: su quasi 900 voli effettuati dal gennaio all’aprile 1945 nell’Italia del Nord, ne riuscirono poco più di 500; la Resistenza norvegese teneva conto dei lanci che aveva ricevuto, ma al S.O.E. si sapeva anche dei 23 aerei perduti (spesso con i loro equipaggi) e di numerose operazioni via mare fallite; il 20.9.1944 vennero lanciati agli insorti di Varsavia 1.284 c[...]

[...]per il resto, con aviolanci (v. Lanci) per un totale di circa 20.000 voli.

Quasi un terzo del materiale fu destinato alla Resistenza francese. Oltre 13.000 tonnellate vennero inviate ai partigiani jugoslavi e 220230 tonnellate ai cetnici. Considerando anche ciò che andò perduto, circa

3.000 tonnellate di materiale vennero inviate alla Resistenza italiana. (Nella primavera del 1944 il

S.O.E. stimava che i partigiani combattenti francesi fossero circa 140 mila, quelli jugoslavi 250.000, quelli italiani un po’ meno di 100.000). La Resistenza danese e quella norvegese ricevettero armi sufficienti per

25.000 combattenti ciascuna, quella olandese ebbe 30.000 sten.

Fra personale proprio e volontari di varie nazionalità, il S.O.E. inviò nell’Europa occupata 6.700 persone, di cui 1.784 soltanto in Francia.

Tra i francesi messi in salvo attraverso il S.O.E. è da annoverare il futuro presidente della repubblica Francois Mitterrand (v.). Con la cooperazione dell’O.S.S., il S.O.E. evacuò dalla Jugoslavia circa 12.000 persone, la mag[...]

[...].000). La Resistenza danese e quella norvegese ricevettero armi sufficienti per

25.000 combattenti ciascuna, quella olandese ebbe 30.000 sten.

Fra personale proprio e volontari di varie nazionalità, il S.O.E. inviò nell’Europa occupata 6.700 persone, di cui 1.784 soltanto in Francia.

Tra i francesi messi in salvo attraverso il S.O.E. è da annoverare il futuro presidente della repubblica Francois Mitterrand (v.). Con la cooperazione dell’O.S.S., il S.O.E. evacuò dalla Jugoslavia circa 12.000 persone, la maggior parte feriti poi curati in ospedali della Puglia (v. Balkan Air Force). Jean Moulin, Ti

to e il generale Raffaele Cadorna (v.) furono fra i dirigenti della Resistenza aiutati a superare il fronte. Il S.O.E. organizzò e fece funzionare, a volte per periodi abbastanza lunghi, proprie vie di comunicazione clandestine, per esempio la Comet da Bruxelles a Gibilterra, usata da circa 700 persone. “Operazioni speciali” era un’espressione elastica. Rientravano nell’attività ordinaria il ritorno a Dunkerque di tre ufficiali S.O.E. p[...]

[...]re un deposito di 200.000 tonnellate di combustibile, le 950 azioni effettuate in Francia durante la notte del 56.6.1944, la distruzione di 37.000 tonnellate di naviglio giapponese compiuta da una missione i cui membri persero la vita. Vi era altro. Personale S.O.E. partecipò agli avvenimenti del 2527.3.

1941 a Belgrado, i quali contribuirono a ritardare di alcune settimane l’attacco tedesco all’U.R.S.S.. Le informazioni sull’operazione Barbarossa (v.), ottenute a Belgrado, vennero trasmesse dal premier britannico a Stalin. Fallì invece il tentativo di bloccare il Danubio alla Porta di Ferro.

Sempre nel 1941 il S.O.E. assistè il generale americano William Donovan nell’organizzare I ’O.S.S. (v.). Personale S.O.E. danneggiò nel 1941 la centrale clandestina tedesca che, dal Messico, trasmetteva istruzioni a sottomarini operanti nel Mediterraneo; nel 1942 il S.O.E. mise fuori servizio l’altra centrale che, a Tangeri, guidava sottomarini nemici nello stretto di Gibilterra.

Nel febbraio 1943 un’incursione effettuata da 9 uomini del S.O.E. distrusse l’impianto di Rjukan in Norvegia (v.) per la produzione di acqua pesante, provocando un ritardo irricuperabile negli esperimenti degli scienziati tedeschi impegnati nella fabbricazione dell'arma segreta (bomba atomica), su cui facevano [...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine O.S.S., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---italiana <---italiani <---italiano <---fascismo <---italiane <---comunista <---fascista <---C.L.N.A.I. <---antifascisti <---C.L.N. <---O.R.I. <---antifascista <---fascisti <---C.V.L. <---S.O.E. <---comunisti <---radiotelegrafista <---Storia <---nell'Italia <---socialista <---Bibliografia <---Partito comunista <---nazisti <---Luigi Longo <---S.S. <---Special Force <---nazista <---socialisti <---Comitato centrale <---Missione O <---Servizio Informazioni del Comando <---U.S.A. <---radiotelegrafisti <---Aristodemo Pierotti <---Brigate nere <---Comando S <---Comando S O <---Comando S O E <---Diritto <---G.L. <---G.M.O. <---Il S <---Il S O <---Il S O E <---La Pietra <---La lotta <---Liberazione in Italia <---Linea Gotica <---Marcello Garosi <---Marcello de Leva <---Missione O R <---Missioni O <---Missioni O S <---Nord e Sud <---P.C.F. <---P.C.I. <---P.S.I. <---Pietro Secchia <---Radio Zella <---Raimondo Craveri <---Resistenza in Toscana <---S.A.P. <---S.I.M. <---Special Operations 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