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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 331

Brano: Osvobodilna franta

26 e il 27.4.1941, dopo l’aggressione subita dalla Jugoslavia da parte delle forze armate del Reich germanico, dell’Italia, dell’Ungheria e della Bulgaria a partire dal 6.4.1941.

L’O.F. venne costituita per iniziativa dei Partito comunista della Slovenia, ma fin dalla prima riunione vi aderirono, a fianco dei comunisti, rappresentanti dei liberali di sinistra (Sokoli), dei socialisti cristiani e alcuni gruppi di intellettuali. In origine l’organizzazione venne definita Antiimperialistica franta per richiamarsi al movimento popolare frontista d’anteguerra, di cui il Partito comunista della Slovenia era stato iniziatore e alla quale, in una forma o nell'altra, avevano partecipato gli stessi gruppi e movimenti politici che in seguito costituirono la O.F..

La costituzione del[...]

[...]dei comunisti, rappresentanti dei liberali di sinistra (Sokoli), dei socialisti cristiani e alcuni gruppi di intellettuali. In origine l’organizzazione venne definita Antiimperialistica franta per richiamarsi al movimento popolare frontista d’anteguerra, di cui il Partito comunista della Slovenia era stato iniziatore e alla quale, in una forma o nell'altra, avevano partecipato gli stessi gruppi e movimenti politici che in seguito costituirono la O.F..

La costituzione della O.F. venne giustificata dai gruppi e movimenti promotori con il fatto che, dopo la disfatta subita dalla Jugoslavia monarchica, la fuga del re Pietro

Il e la capitolazione dell’esercito

(17.4.1941), completamente disgre gatosi in seguito al tradimento dell’autorità politica e militare, il territorio sloveno era stato spartito tra il Reich germanico (Stiria e Carniola superiore), l’Italia (Carniola inferiore e interna) e l’Ungheria (territorio a est del fiume Mura). La costituzione della O.F. venne inoltre motivata col fatto che in Slovenia non esisteva più un’autorità indipendente, in quanto[...]

[...]romotori con il fatto che, dopo la disfatta subita dalla Jugoslavia monarchica, la fuga del re Pietro

Il e la capitolazione dell’esercito

(17.4.1941), completamente disgre gatosi in seguito al tradimento dell’autorità politica e militare, il territorio sloveno era stato spartito tra il Reich germanico (Stiria e Carniola superiore), l’Italia (Carniola inferiore e interna) e l’Ungheria (territorio a est del fiume Mura). La costituzione della O.F. venne inoltre motivata col fatto che in Slovenia non esisteva più un’autorità indipendente, in quanto i partiti tradizionali (il Partito popolare di ispirazione cattolica, il liberale e il socialdemocratico) avevano accettato la disfatta, nonché la spartizione del territorio sloveno, e quantunque esistessero ancora riuniti in un « Consiglio nazionale » nella parte occupata dall’Italia, di fatto si erano assoggettati all’invasore.

Programma

Il primo programma dell’O.F. partì dalla constatazione che i successi dell'aggressore erano da considerarsi temporanei, dal principio che la nazione [...]

[...]ol fatto che in Slovenia non esisteva più un’autorità indipendente, in quanto i partiti tradizionali (il Partito popolare di ispirazione cattolica, il liberale e il socialdemocratico) avevano accettato la disfatta, nonché la spartizione del territorio sloveno, e quantunque esistessero ancora riuniti in un « Consiglio nazionale » nella parte occupata dall’Italia, di fatto si erano assoggettati all’invasore.

Programma

Il primo programma dell’O.F. partì dalla constatazione che i successi dell'aggressore erano da considerarsi temporanei, dal principio che la nazione slovena doveva liberarsi con le proprie forze e che non poteva venir tollerata alcuna collaborazione col nemico, dal fatto inoltre che l’Unione Sovietica rappresentava in quel momento un alleato del popolo sloveno, infine dall'esigenza di procedere immediatamente nell’organizzazione della lot ta politica e armata contro l’occupante nell’intera Slovenia.

Il 15.6.1941 si svolse la prima riu

nione allargata deH’O.F., alla presenza dei gruppi, partiti e movimenti iniziator[...]

[...]i, dal principio che la nazione slovena doveva liberarsi con le proprie forze e che non poteva venir tollerata alcuna collaborazione col nemico, dal fatto inoltre che l’Unione Sovietica rappresentava in quel momento un alleato del popolo sloveno, infine dall'esigenza di procedere immediatamente nell’organizzazione della lot ta politica e armata contro l’occupante nell’intera Slovenia.

Il 15.6.1941 si svolse la prima riu

nione allargata deH’O.F., alla presenza dei gruppi, partiti e movimenti iniziatori, insieme ai rappresentanti di una decina di altri gruppi e movimenti che nel frattempo vi avevano aderito. Nel corso della riunione plenaria venne precisato il programma e fu lanciata la parola d’ordine della lotta per la Slovenia unita, in stretta collaborazione con gli altri popoli jugoslavi e per l’isolamento dei collaborazionisti.

Una settimana dopo, cioè il giorno stesso dell’aggressione nazista all’Unione Sovietica (22.6.1941), il Comitato esecutivo dell’O.F. lanciò un proclama di lotta e rese pubblico il proprio programma. Da[...]

[...]sentanti di una decina di altri gruppi e movimenti che nel frattempo vi avevano aderito. Nel corso della riunione plenaria venne precisato il programma e fu lanciata la parola d’ordine della lotta per la Slovenia unita, in stretta collaborazione con gli altri popoli jugoslavi e per l’isolamento dei collaborazionisti.

Una settimana dopo, cioè il giorno stesso dell’aggressione nazista all’Unione Sovietica (22.6.1941), il Comitato esecutivo dell’O.F. lanciò un proclama di lotta e rese pubblico il proprio programma. Da allora cominciò un minuzioso e capillare lavoro organizzativo e politico che ben presto, già durante l’estate, portò alla costituzione dei Comitati O.F. di base, rionali, distrettuali e regionali.

Alla seconda riunione plenaria

(28.7.1941) fu annunciata l’avvenuta costituzione del Comando generale delle compagnie partigiane (in seguito denominato Comando generale dell'esercito e delle formazioni partigiane) e fu constatato l’inizio della lotta armata che aveva fatto seguito a un appello del Comitato esecutivo.

Il nuovo potere statale

Con il procedere dell’estate, mentre stavano sviluppandosi le azioni partigiane contro gli occupanti italiani e tedeschi, l’O.F. entrò in una nuova fase di sviluppo: mentre all’inìzio il Fronte si era[...]

[...]aria

(28.7.1941) fu annunciata l’avvenuta costituzione del Comando generale delle compagnie partigiane (in seguito denominato Comando generale dell'esercito e delle formazioni partigiane) e fu constatato l’inizio della lotta armata che aveva fatto seguito a un appello del Comitato esecutivo.

Il nuovo potere statale

Con il procedere dell’estate, mentre stavano sviluppandosi le azioni partigiane contro gli occupanti italiani e tedeschi, l’O.F. entrò in una nuova fase di sviluppo: mentre all’inìzio il Fronte si era caratterizzato come un'organizzazione politica unitaria, in cui non trovavano posto i particolarismi politici delle varie componenti costitutive e il cui compito era solo quello di organizzare la lotta contro l’aggressore, fecero capo all’O.F. due altri compiti di particolare responsabilità: quello di organicamente procedere alla costituzione e direzione delle formazioni partigiane er insieme, quello di organizzare il nucleo iniziale di un nuovo potere politico e amministrativo che si sarebbe gradualmente sostituito al vecchio potere, ormai privo di legittimità, nonché alle stesse Autorità militari di occupazione. Nel luglio del 1941 venne costituito il Comando generale militare, guidato dall’O.F., e in ogni formazione armata fu nominato un commissario politico. Durante la terza riunione plenaria dell’O.F. (16.9.1941) venne costitu[...]

[...]i compiti di particolare responsabilità: quello di organicamente procedere alla costituzione e direzione delle formazioni partigiane er insieme, quello di organizzare il nucleo iniziale di un nuovo potere politico e amministrativo che si sarebbe gradualmente sostituito al vecchio potere, ormai privo di legittimità, nonché alle stesse Autorità militari di occupazione. Nel luglio del 1941 venne costituito il Comando generale militare, guidato dall’O.F., e in ogni formazione armata fu nominato un commissario politico. Durante la terza riunione plenaria dell’O.F. (16.9.1941) venne costituito il Comitato nazionale di liberazione della Slovenia (Sfovenski na

rodno osvobodilni odbor, S./V.O.O.) con il compito di esercitare il potere politico e amministrativo nelle zone già liberate, in quelle semiliberate e nelle zone ancora soggette alloccupazione. Dovunque, si trattava di organizzare l’aiuto materiale alle formazioni armate, mobilitare nuove leve, risolvere i problemi quotidiani della popolazione che si riconosceva nel nuovo nucleo di potere. Era già sorto, dunque, « uno Stato nello Stato », come si espresse il segretario dell’O.F., nonché segretari[...]

[...].O.O.) con il compito di esercitare il potere politico e amministrativo nelle zone già liberate, in quelle semiliberate e nelle zone ancora soggette alloccupazione. Dovunque, si trattava di organizzare l’aiuto materiale alle formazioni armate, mobilitare nuove leve, risolvere i problemi quotidiani della popolazione che si riconosceva nel nuovo nucleo di potere. Era già sorto, dunque, « uno Stato nello Stato », come si espresse il segretario dell’O.F., nonché segretario del Partito comunista della Slovenia Boris Kidric. II nuovo potere non doveva più basarsi sui principi che avevano retto lo Stato monarchico, bensì su principi democratici, di partecipazione popolare diretta, di giustizia sociale e di completa eguaglianza. Fin dalla sua prima seduta, lo S.N.O.O. emise quattro decreti e costituì alcune sezioni amministrative svolgenti funzioni ministeriali.

Il programma definitivo dell’O.F., basato sui principi già indicati, venne approvato l’1.11.1941. Nell’autunno del 1941 la rete dell’O.F. era presente in quasi tutto il territorio in cui vivevano sloveni: comitati dell’O.F. erano stati costituiti anche nella Venezia Giulia e nella Carinzia, dove già operavano alcune formazioni partigiane.

Quando, nel luglio 1942, il Partito comunista della Slovenia organizzò una propria conferenza, il segretario Kidric sottolineò che ia finalità dei comunisti operanti nell’O.F. doveva essere quella di attenersi alla linea della lotta di liberazione e all’unità per realizzare una rivoluzione democratica. La lotta di liberazione non doveva essere a sfondo ideologico o classista, ma doveva portare all'affermazione di un nuovo potere statale, in quanto la classe politica d’anteguerra aveva tradito il proprio popolo: una parte dei suoi dirigenti era fuggita all’estero, un’altra si era adattata a collaborare col nemico e una terza parte non faceva altro che attendere la fine del conflitto senza muovere un dito per la liberazione. I comunisti avevano riempito il vuoto crea[...]

[...]e politiche un’organizzazione politica, militare e statale che stava caratterizzandosi come nuova classe dirigente. I comunisti non dovevano tuttavia diminuire il ruolo svolto dalle altre componenti politiche e, perciò, dovevano contribuire a edificare una democrazia unitaria di tipo popolare, lottare per la liberazione completa di tutta la Slovenia, unificare gli sforzi con tutti i popoli jugoslavi, mobilitare le masse.

All’inizio del 1942 l’O.F. aveva deciso che, dovunque fosse possibile, venissero eletti democraticamente i Comitati di liberazione come espressione del nuovo pote

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 332

Brano: [...]odilna fronta

re politico. A tal fine, costituì nel territorio liberato della Carniola inferiore e interna uno speciale Comitato di liberazione con diverse sezioni amministrative.

Alla fine del febbraio 1043, dopo che il movimento partigiano sloveno ebbe superato positivamente diverse crisi militari, tanto nella zona di occupazione italiana quanto in quella tedesca, fu convocata una riunione di tutti i gruppi e movimenti facenti parte dell’O.F.. In quell’incontro fu varata la cosiddetta Dichiarazione dolomitica (riferentesi alle « Dolomiti » slovene nella Carniola superiore). Nel documento si constatava che l’O.F. era diventata una nuova forma di organizzazione politica, completamente diversa dalle coalizioni di tipo classico: le sue caratteristiche erano costituite dall’unità di intenti neH'mteresse della nazione slovena, in base ai principi deirantifascismo, della lotta armata di liberazione, dell’edificazione di un nuovo tipo di potere# statuale fondato sulla democrazia diretta, della giustizia sociale, del progresso economico, di un nuovo ordinamento civile come negazione del

lo Stato d’anteguerra che aveva portato la Jugoslavia alla catastrofe. Di conseguenza i movimenti e i gruppi politici cos[...]

[...]ni di tipo classico: le sue caratteristiche erano costituite dall’unità di intenti neH'mteresse della nazione slovena, in base ai principi deirantifascismo, della lotta armata di liberazione, dell’edificazione di un nuovo tipo di potere# statuale fondato sulla democrazia diretta, della giustizia sociale, del progresso economico, di un nuovo ordinamento civile come negazione del

lo Stato d’anteguerra che aveva portato la Jugoslavia alla catastrofe. Di conseguenza i movimenti e i gruppi politici costituenti l’O.F. riconoscevano la necessità di non organizzarsi capillarmente e di fondersi nell’O.F. in quanto espressione politica di una nuova realtà. Soltanto al Partito comunista veniva riconosciuta una funzione dirigente, senza che ciò pregiudicasse l’unità politica, la quale doveva basarsi sul programma della O.F. stessa.

Lo Stato socialista sloveno

Ormai la lotta armata aveva raggiunto in Slovenia punte altissime di partecipazione popolare, sebbene nel corso del 1942 una parte della gerarchia ecclesiastica (con alla testa il vescovo di Lubiana) e la vecchia dirigenza dei partiti si fossero apertamente schierate su posizioni collaborazioniste attive, fino a favorire la costituzione di formazioni armate antipartigiane. Perciò l’O.F. convocò ai primi di ottobre del 1943, in piena offensiva tedesca, la riunione dei deputati del popolo sloveno e, nel corso di questa, proclamò la Slovenia come « unità federale della Jugoslavia », negò ogni autorità al governo jugoslavo in esilio a Londra, elesse un Comitato nazionale di liberazione composto da 120 membri, nonché una delegazione che doveva

prender parte al Consiglio antifascista di liberazione della Jugoslavia e al costituendo Comitato popolare di liberazione della Jugoslavia come espressione governativa del movimento di liberazione.

Nel febbraio del 1944 il Comitato di liberazione sloveno dette mandato al Comitato ese[...]

[...]rità al governo jugoslavo in esilio a Londra, elesse un Comitato nazionale di liberazione composto da 120 membri, nonché una delegazione che doveva

prender parte al Consiglio antifascista di liberazione della Jugoslavia e al costituendo Comitato popolare di liberazione della Jugoslavia come espressione governativa del movimento di liberazione.

Nel febbraio del 1944 il Comitato di liberazione sloveno dette mandato al Comitato esecutivo dell’O.F. di far le veci di governo sloveno e indisse elezioni dirette per la formazione di Comitati di liberazione locali, rionali e distrettuali. Le elezioni furono tenute nella primavera e nell’autunno del 1944, con una imponente partecipazione popolare persino in zone controllate dall occupante.

Il primo governo sloveno venne costituito dal Comitato di liberazione nazionale il 6.5.1945 ad Ajdovscina, mentre erano ancora in corso gli ultimi combattimenti contro le forze naziste.

L’O.F., sorta all’inizio come organizzazione politica di lotta antifascista in cui convergevano diverse componenti p[...]

[...] indisse elezioni dirette per la formazione di Comitati di liberazione locali, rionali e distrettuali. Le elezioni furono tenute nella primavera e nell’autunno del 1944, con una imponente partecipazione popolare persino in zone controllate dall occupante.

Il primo governo sloveno venne costituito dal Comitato di liberazione nazionale il 6.5.1945 ad Ajdovscina, mentre erano ancora in corso gli ultimi combattimenti contro le forze naziste.

L’O.F., sorta all’inizio come organizzazione politica di lotta antifascista in cui convergevano diverse componenti politiche, nel corso della lotta armata divenne l’organizzazione politica che controllava e organizzava il sorgente esercito partigiano. Grazie alla mobilitazione popolare di massa sorta intorno a essa, si trovò a operare come fonte di un nuovo potere politico, di uno Stato nello Stato, per cui si fece promotrice di nuovi organi statuali che operarono sotto la sua direzione politica. In questo modo l’O.F. fu l’origine di un nuovo tipo di Stato che, a liberazione avvenuta, si trasformò, [...]

[...]scista in cui convergevano diverse componenti politiche, nel corso della lotta armata divenne l’organizzazione politica che controllava e organizzava il sorgente esercito partigiano. Grazie alla mobilitazione popolare di massa sorta intorno a essa, si trovò a operare come fonte di un nuovo potere politico, di uno Stato nello Stato, per cui si fece promotrice di nuovi organi statuali che operarono sotto la sua direzione politica. In questo modo l’O.F. fu l’origine di un nuovo tipo di Stato che, a liberazione avvenuta, si trasformò, con un processo non sempre agevole, nell’odierno Stato socialista sloveno nel quadro dello Stato socialista jugoslavo.

Nel dopoguerra l’O.F. si trasformò in Alleanza socialista del popolo lavoratore, oggi caratterizzata come l’organizzazione in cui s’incontrano le particolarità e le diversità di interessi, ossia il « pluralismo di interessi », per edificare una società di tipo socialista basata sull’autogestione e sulla democrazia diretta.

K.S.

Bibliografia essenziale: Enciklopedija jugoslavi je, Slovenci, voi. VI, Zagreb 1968; M. Mikuz, Pregi ed zgod ovine NOB v Sloveni j, voi. I, Ljubljana 1960, voi. Il, Ljubljana 1961, voi. Ili, Ljubljana* 1973, voi. IV, Ljubljana 1973, voi. V, Ljubljana 1973; M. Mikuz, Zgod ovina slovens[...]

[...] VI, Zagreb 1968; M. Mikuz, Pregi ed zgod ovine NOB v Sloveni j, voi. I, Ljubljana 1960, voi. Il, Ljubljana 1961, voi. Ili, Ljubljana* 1973, voi. IV, Ljubljana 1973, voi. V, Ljubljana 1973; M. Mikuz, Zgod ovina slovenskega osvobodilnega boja, Ljubljana 1970; Temeljne Tocke Osvobodilne fronte, Ljubljana 1945; Il Kongres Osvobodilne fronte Slovenije, Ljubljana 1948; III Kongres Osvobodilne fronte S/ovenije, Ljubljana 1951; F. Skerl, Vloga in pomen OF slovenskega naroda, in « Prispevki >», 1966, pp. 149215.

Ottani, Agostino

N. a Bologna il 6.3.1907; attrezzista meccanico.

Membro dell’organizzazione comunista clandestina a Bologna, segretario di cellula comunista presso l’Officina Barbieri di Castelmaggiore, nel 1930 fu arrestato e deferito al Tribunale Speciale che Io condannò a 3 anni di reclusione. Liberato dopo 2 anni di carcere, riprese la lotta. Nel 1936 venne nuovamente arrestato e assegnato al confino, dove rimase fino al 1943. Dopo I ’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza bolognese, con la qualifica di aiutante maggiore.

Nel dopoguerra ha ricoperto funzioni dirigenti nel movimento sindacale e cooperativo, a Bologna e a livello nazionale. Membro della Commissione centrale di control

lo del P.C.I.

Ottaviani, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 556

Brano: [...]ggi. A margine, il compiaciuto commento autografo di Robotti: « Bravo Fabbri. Non ha certo gli scrupoli di Ruggero (dirglielo a quest’ultimo per telefono. Non si insisterà mai abbastanza!) »

(5.8.1942)

risultato che quello di rinvigorire il movimento di liberazione che si sviluppò anche nelle città, soprattutto a Lubiana dove sabotaggi e attentati divennero quotidiani.

Nel novembre 1941 operavano a Lubiana 188 Comitati territoriali dell’O.F., funzionava una stazione radio trasmittente e usciva il giornale “Slovenski Porocevalec”. Nell'ambito dell’O.F. operavano gruppi di difesa popolare comprendenti alcune centinaia di combattenti che davano la caccia agli agenti dell'occupatore, più il Soccorso popolare che raccoglieva denaro, viveri e dava rifugio ai combattenti clandestini.

Le forze moderate si schierarono con l’invasore: l’ex bano (governatore) della Slovenia Marko Natlacen aveva istituito per la Provincia di Lubiana un Consiglio nazionale, i cui componenti fin dall’8 giugno si erano recati a Roma, dove erano stati ricevuti da Benito Mussolini e dal papa che aveva impartito loro la sua apostolica benedizione. Nel 1941 Natlacen fu uc[...]

[...]lovenia determinò una specifica linea di condotta delle forze antifasciste, imprimendole una marcata caratteristica di lotta di liberazione nazionale unitaria e nello stesso tempo di rivoluzione socialista. Questa costituiva peraltro l’obiettivo principale del Partito comunista sloveno, il cui massimo esponente Boris Kidric fu contemporaneamente capo militare e dirigente politico del movimento unitario di liberazione.

Verso la fine del 1941 l’O.F. precisò nel suo programma che la lotta contro l'occupante si proponeva l'obiettivo della liberazione e dell’unificazione di tutti gli sloveni. Nell’aprile 1942, per decisione del Quartier generale dei Distaccamenti partigiani della Slovenia (N.O.P.O.S.) furono creati quattro gruppi operativi che, nelle rispettive zone, liberarono ampi territori. In seguito a ciò, i membri del Comitato centrale del P.C.S., nonché quelli dell’Esecutivo delTO.F. e del Quartier generale poterono trasferirsi da Lubiana nelle zone libere e procedere alla creazione, accanto ai Distaccamenti partigiani, di formazioni militari regolari. All'inizio dell’estate del 1942 fu così costituito il I Battaglione proletario “Tome Tomsic” che, alla fine dell'anno, divenne la

I Brigata dell'Esercito popolare di liberazione della Slovenia. Nel dicembre 1942 furono anche distinte

4 Zone operative: Dolejnsko, Notranjsko, le Alpi e la Stajerska.

Guerriglia in Italia

Dai territori occupati dai fascisti

nell'aprile 1941 la lotta partigiana si estese ben prest[...]

[...] erano stati annessi all'Italia dopo la Prima guerra mondiale, vale a dire alla Venezia Giulia fin oltre l’Isonzo. In questi territori, nei quali la popolazione slovena aveva subito per un ventennio l’oppressione del fascismo snazionalizzatore (oltre 700 i condannati dal Tribunale speciale, di cui ben 34 a morte), le motivazioni per la lotta erano naturalmente ancora più forti.

Fin dall’agosto 1941, con la costituzione dei primi comitati dell’O.F. sul Carso triestino, gruppi partigiani presero a operare nella zona di San Pietro del Carso (oggi Pivka). Organizzazioni clandestine dell'O.F. sorsero anche a Gorizia e dintorni, nella valle del Vipacco (Vipava), nella zona di Tolmino e sul Collio. Il 24.12.1941 il Tribunale speciale fascista processò a Trieste 60 comunisti e antifascisti sloveni, condannandone 9 alla pena capitale. Nell'aprile 1942 si costituì presso Gorizia il Comitato regionale del P.C. sloveno per la Venezia Giulia. Il 18 aprile, due compagnie partigiane della valle del Vipacco e del Carso sostennero sanguinosi scontri con le truppe italiane sul Nanos, ma riuscirono a sganciarsi e successivamente diedero vita a una terza Compagnia, la “Brkinska”, che operò in Is[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 153

Brano: [...] e quella italiana (comunista e non) : la prima era penetrata nella Venezia Giulia, come si è detto, già nel corso del 1942, mentre l’antifascismo democratico italiano ancora taceva e il Partito comunista, decimato dagli arresti, era in gravi difficoltà. Quando, nell'estate del 1943, nacque a Trieste il primo C.L.N. ed il Partito comunista potè riprendere in forze la sua attività (tornarono dal confino, tra gli altri, L. Frausin e N. Kolaric), l’O.F. controllava già tutte le campagne slovene dove — lo si è visto — il movimento di opposizione al fascismo procedeva ormai da tempo su basi autonome e con un ritmo affatto diverso rispetto alla città.

Nelle fabbriche, poi, non era nemmeno raro il caso che le organizzazioni politicosindacali del P.C.I. e del P.C.S. (Partito comunista sloveno) si sviluppassero l'una accanto all'altra in un clima di aperta concorrenza e con obiettivi spesso divergenti: detto per inciso, forse fu questa una delle cause della mancata proclamazione di scioperi operai a Trieste nel marzo del 1944, a differenza di q[...]

[...]enza sloveno che gravitava nella zona di Trieste aggiungeva poi la forza della sua collocazione internazionale in quanto membro dell’A.V.N.O.J. (Consiglio antifascista di liberazione nazionale della Jugoslavia) cui

gli stessi Alleati, a partire dalla fine del 1943, avevano dovuto dare piena legittimazione riconoscendone la funzione insostituibile sul fronte balcanico nella lotta contro la Germania hitleriana. Partendo da questi presupposti, l’O.F. si orientò a prendere nelle proprie mani la guida della lotta partigiana nella prospettiva, apertamente esplicitata fin dal settembre 1943, di conseguire, insieme alla sconfitta del nazifascismo, l’annessione diretta di queste terre alla Jugoslavia. Impossibile ricostruire in questa sede tutto l’iter delle trattative, cui parteciparono rispettivamente gli organi dirigenti comunisti sloveni, italiani e jugoslavi ed ancora il C.L.N.,

10 stesso C.L.N.A.I. e l’O.F.: dalla primavera all’autunno del 1944, tra irrigidimenti e aperture, si compì

11 tentativo di trovare un compromesso sulla ques[...]

[...]rendere nelle proprie mani la guida della lotta partigiana nella prospettiva, apertamente esplicitata fin dal settembre 1943, di conseguire, insieme alla sconfitta del nazifascismo, l’annessione diretta di queste terre alla Jugoslavia. Impossibile ricostruire in questa sede tutto l’iter delle trattative, cui parteciparono rispettivamente gli organi dirigenti comunisti sloveni, italiani e jugoslavi ed ancora il C.L.N.,

10 stesso C.L.N.A.I. e l’O.F.: dalla primavera all’autunno del 1944, tra irrigidimenti e aperture, si compì

11 tentativo di trovare un compromesso sulla questione nazionale attraverso il principio dell’autodeterminazione dei popoli nonché di giungere a un’organizzazione unitaria della lotta partigiana per mezzo di un organismo di coordinamento tra C.L.N. e O.F. e la costituzione di Comandi paritetici alla guida delle formazioni combattenti (v. Diplomazia partigiana).

Decisione in sé importante, proprio perché segnava un primo significativo sforzo sulla via della riconciliazione tra popoli conviventi nello stesso territorio, nella pratica gli accordi diretti stretti in questo periodo durarono però lo spazio d’un mattino. Il C.L.N. (P.C.I. escluso), ad esempio, respinse gli accordi di Milano tra il C.L.N.A.I. e l’O.F. del giugno 1944, giudicando ambigue alcune delle soluzioni proposte e incerto l’impegno dell'organizzazione di resistenza croata. Da[...]

[...]zione di Comandi paritetici alla guida delle formazioni combattenti (v. Diplomazia partigiana).

Decisione in sé importante, proprio perché segnava un primo significativo sforzo sulla via della riconciliazione tra popoli conviventi nello stesso territorio, nella pratica gli accordi diretti stretti in questo periodo durarono però lo spazio d’un mattino. Il C.L.N. (P.C.I. escluso), ad esempio, respinse gli accordi di Milano tra il C.L.N.A.I. e l’O.F. del giugno 1944, giudicando ambigue alcune delle soluzioni proposte e incerto l’impegno dell'organizzazione di resistenza croata. Dal canto loro, le forze di resistenza slovene già nell’agosto del 1944 cominciarono a prendere decisioni unilaterali, tra cui quella di sciogliere il Comando paritetico della Brigata Garibaldi «Trieste» (v.), composta prevalentemente da giuliani, e di trasferire questa formazione all'interno della Slovenia.

Tra la fine dell’estate e gli inizi dell'autunno del 1944 (in coincidenza con una situazione internazionale in rapido movimento e con i mutamenti intervenut[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 419

Brano: [...]tonomia », avrebbe ben presto rivelato il carattere strumentale dei provvedimenti adottati. Senza contare l’altra grave contraddizione che si palesava con il conclamato riconoscimento agli sloveni di Lubiana di quei diritti « speciali » che si erano negati e si negavano agli sloveni già inclusi nel vecchio confine dello Stato italiano.

Guerra di liberazione

Il 27.4.1941 fu costituito a Lubiana il Fronte di liberazione (Osvobodilna Fronta o O.F.), nel quale confluirono i comunisti, il Sokol, i cristianosociali ed esponenti della cultura. L’O.F. era un fronte guidato dal Partito comunista sloveno, senza quelle caratteristiche di organo «paritetico» di concentrazione dei partiti proprie ai C.L.N. italiani. Attraverso di esso, i quadri direttivi della Resistenza slovena operarono a lungo da Lubiana, dirigendo il movimento non solo nei territori annessi all'Italia ma anche in quelli sottoposti alla dominazione germanica, e conducendo una lotta che avrebbe profondamente condizionato i piani delle potenze occupanti. Alla fine di giugno del 1941 l’aggressione nazifascista all’Unione Sovietica segnò il passaggio dei comunisti jugoslavi all’insurrezione armata generalizzata. Nel Comando generale dei distaccamenti partigiani, costituito a Belgrado il 27.6.1941 sotto la guida di Josip BrozTito (v. Tito), era presente anche il dirigente del Partito comunista sloveno Edvard Kardeli (v.).

Dall’estate del 1941 la guerra partigiana divampò in tutta la Slovenia: azioni di sabotaggio, assalti isolati e poi coordinati di gruppi consistenti, operanti anche in c[...]

[...]o del 1942 a Lubiana la Resistenza si trasformò in movimento di massa, con organizzazioni articolate di operai e contadini, donne, giovani e intellettuali (una funzione primaria, nel lavoro clandestino, fu svolta dall’Università), che diedero vita a formazioni armate e a una estesa rete capillare per la raccolta di armi, vestiario e generi alimentari destinati ai partigiani. Nel marzo 1942 la Difesa popolare, organizzazione armata cittadina dell'O.F., poteva contare su 1.500 uomini divisi in 4 battaglioni. Un anno dopo, la consistenza numerica di tali forze risulterà più che raddoppiata.

Truppe italiane di occupazione a Lubiana nell'aprile 1941

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 555

Brano: [...]seno al P.C. jugoslavo, aveva creato un Fronte antimperialista che, il 30 giugno, si trasformò in Fronte di liberazione (Osvobodilna fronta), rappresentato al vertice da personalità di vari partiti e movimenti: Boris Kidric, Ales Bebler e Boris Ziherl per i comunisti; Tone Fajfer per i cristianosociali; Joze Rus per l’ala democratica dei Sokol (liberali); Joze Vidmar, Fran Sturm e Ferdo Kozak per gli intellettuali. Successivamente aderirono alla O.F. esponenti del Partito contadino, del Partito democratico autonomo e di altre formazioni

politiche che sottoscrissero il programma del Partito comunista. Unitaria in tutte e tre le zone annesse dall’Italia, dalla Germania e dall’Ungheria, la O.F. provvide subito alla raccolta di armi e materiale sanitario in vista di un'immediata insurrezione armata. Nei giorni 12.6.1941 i comunisti tennero a Lubiana una conferenza per discutere le modalità dell’insurrezione: il 21 giugno fu costituito il Quartier generale delle Compagnie partigiane della Slovenia e, dopo varie azioni di sabotaggio condotte da gruppi d’assalto, in luglio si passò alla creazione delle prime compagnie partigiane nei dintorni di Kranj, Jesenice e Kamnik. Il 22.7.1941 ebbe inizio l’insurrezione vera e propria. Le forze di occupazione risposero instaurando le corti marzial[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 151

Brano: [...]della sera” di Trieste del 15.12.1941 annuncia le pesanti condanne inflitte dal Tribunale speciale a un gruppo di antifascisti triestini e sloveni

Con l’entrata in guerra dell'Italia, la tenuta e la compattezza del fronte interno in queste terre diventò per j| regime un problema assillante non solo perché, come accadeva nel resto d’Italia, il disagio e il malcontento della popolazione cominciavano a palesarsi, ma anche e soprattutto perché, profilandosi imminente l’attacco alla Jugoslavia, si temevano le reazioni degli sloveni e dei croati. Venne così intensificata l'azione repressiva che, negli ultimi mesi del 1940, condusse alla cattura di Pino Tomazic e allo smantellamento della rete organizzativa che al dirigente comunista faceva capo: vennero arrestate circa 300 persone e scoperti tre depositi d'armi. Nel dicembre del 1941 il Tribunale Speciale celebrò a Trieste, contro questo gruppo, un clamoroso processo comminando pesanti pene detentive e ben 9 condanne a morte (5 eseguite e 4 commutate nell'ergastolo) .

A pochi mesi di di[...]

[...]la Venezia Giulia diventava anche [...] uno dei problemi che la nuova guerra doveva risolvere e l’annessione univa il destino delle terre slave della Venezia Giulia a quello della Slovenia e della Croazia ».

L'annessione di Trieste, di Gorizia e

dell’Istria alla Jugoslavia rappresentò infatti una delle prime rivendicazioni apertamente espresse da tutti i gruppi politici di quel Paese impegnati nella lotta contro il nazifascismo. Anche nell’O.F., alleanza antifascista in cui pur prevaleva

il Partito comunista sloveno, i motivi nazionali e irredentisti erano largamente diffusi rappresentando, con ogni probabilità, il tessuto connettivo che permetteva l’aggregazione di forze sociali e politiche molto diverse tra loro.

Tra il 1941 e il 1942, intanto, mentre i comunisti italiani stentavano ancora a riorganizzarsi, l’O.F. cominciò a mettere radici nelle campagne slovene dei dintorni di Trieste, raccogliendo adesioni anche tra gli operai italiani della città che, probabilmente, venivano sollecitati in tal senso soprattutto dal confronto tra l’efficienza dell’organizzazione slava e i ritardi della propria.

Negli stessi anni, comunque, vennero stipulati accordi tra i vertici del Partito comunista jugoslavo e quelli del Partito comunista italiano in modo tale da promuovere l’alleanza antifascista accantonando momentaneamente il problema nazionale ed esaltando, invece, quei motivi sociali ed internazionalisti ch[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 510

Brano: [...]unista nella regione (condannato a morte dal Tribunale speciale, sarà fucilato a Basovizza nel dicembre

1941). Arrestata nel settembre 1940, fu condannata a 2 anni di reclusione con la condizionale. Nuovamente arrestata nell’aprile 1941, fu confinata per alcuni mesi nelle Marche. Tornata a Trieste, il 16.12.1941 fu nuovamente arrestata in seguito alle indagini compiute dalla polizia fascista sul primo gruppo del Fronte di liberazione sloveno (O.F.) sorto in città. Zora era infatti collegata sia con l’O.F. che con i primi nuclei partigiani sloveni operanti nei Brkini (fra Trieste e Fiume). Processata dal Tribunale speciale insieme ad altri 11 attivisti del gruppo diretto da Oscar Kovacic, fu condannata a 13 anni di reclusione.

Liberata dal carcere dopo l'armistizio deN’8.9.1943 tornò a Trieste e riprese subito il lavoro cospirativo, dirigendo la Gioventù comunista slovena che poi si unì a quella italiana.

Arrestata il 24.10.1944, fu sottoposta a tortura. Nel dicembre venne deportata a Ravensbruck, dove lasciò la vita.

G.Fo.

Peressini, Leone

N. a Spilimbergo (Pordenone) il 2.9.190[...]

[...]m. a Torino I’11. 7.1962; magistrato.

Figlio di un notaio del luogo, sembrava aver tratto dal suo diletto paese non soltanto la solida struttura della montagna, ma un gentile, poetico amore per la natura, che più tardi tradusse nella sua caratteristica arte fotografica, attenta e precisa nel cogliere i più umili aspetti della realtà: un’arte conosciuta e apprezzata anche al di là dei nostri confini, in molti paesi del mondo. Aveva scelto la professione di avvocato; ma ben presto se ne staccò, per diventare magistrato: che fu la sua autentica vocazione.

Le sentenze di Peretti Griva

Dal principio alia fine, la sua dedizione a! mestiere di giudice fu assoluta. Negli ambienti giudiziari le sue sentenze facevano spicco per l’asciutta sobrietà della mo^vazione e il dono nativo di saper cogliere, di ogni questione, il punto essenziale, decisivo, con queiristintivo « senso giuridico » che è poi buon senso, filtrato attraverso una dottrina essenziale, non appesantita da inutili apparati teorici, ma saldamente ancorata alle tradizioni de[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 154

Brano: [...]in realtà presenti nella Direzione del P.C.I. Alta Italia (diffidenza nei confronti degli angloamericani, denuncia dei limiti deM'Amministrazione Alleata nell'Italia Liberata), venne sostanzialmente accettata dai quadri dirigenti locali e dalla base: abituati a una rigida disciplina di partito e disposti a mettere in secondo piano, in nome della realizzazione del socialismo, i motivi di contrasto che pur continuavano a nutrire nei confronti dell’O.F., comunisti giuliani non avanzarono, infatti, grosse riserve.

« Noi — chiarisce un testimone dell’epoca

— venivamo a conoscenza [...] delle direttive ih modo semplificato, popolari zzato, come problema già risolto, sotto aspetti che trovavano facili consensi ed anche entusiastiche speranze nelle future prospettive di libertà, di democrazia, di pace e di comprensione tra i popoli. E sia i combattenti partigiani che quelli della cospirazione clandestina erano un humus fertile per illusioni e sogni perché in ogni caso dietro la Jugoslavia si vedeva l Unione Sovietica ».

Come conseguenza [...]

[...]enza democratica italiana che, alla ricerca di una base di consenso tra gli strati della piccola e media borghesia, aveva stentato fino ad allora, nonostante il moderatismo dei suoi programmi, a far breccia in un ambiente largamente sensibilizzato dalle ideologie nazionaliste, dopo la rottura con i comunisti si trovò isolata come non mai neM’azione e vincolata ad una realtà che sembrava senza sbocchi. Via via che l’ultima fase del conflitto si profilava imminente, i rischi di una

vicenda resistenziale così frantumata si fecero sempre più gravi: il C.L.N., vieppiù indebolito dagli arresti che lo privarono di alcuni leader di grande prestigio, si trovò a dover fronteggiare gli insidiosi tentativi d’approccio che i collaborazionisti operavano nei suoi confronti in nome della « difesa dell’italianità » contro la minaccia proveniente dagli eserciti partigiani di Tito.

il pericolo di collusioni e di spurie alleanze fu effettivamente molto forte, mentre i piani alleati per l’occupazione di Trieste si accavallavano e si confondevano e il [...]

[...]ie scelte da quelle del gruppo collaborazionista e così, quando negli ultimi giorni dell’aprile del 1945 le truppe jugoslave avanzarono per prime verso la città, non accompagnate da alcuno dei reparti garibaldini italiani già alle loro dipendenze, i motivi del dissidio tra italiani e slavi vennero momentaneamente messi a tacere: poche ore di combattimento contro il comune nemico nazifascista unirono ancora una volta (forse l'ultima) uomini già profondamente divisi daH’assillo del dopoguerra.

Bibliografia

E. Apih, Italia, Fascismo ed Antifascismo nella Venezia Giulia, Bari 1966; E. Sestan, Venezia Giulia. Lineamenti di una storia etnica e culturale, Roma, 1947; E. Schiffrer,

Sguardo storico sui rapporti fra italiani e slavi nella Venezia Giulia, Trieste 1946; A. Tamaro, Storia di Trieste, Trieste 1976, voi. III; A. Vivante, Irredentismo adriatico, Trieste 1984 (IV edizione); G. Piemontese, Il movimento operaio a Trieste, Roma 1974; M. Cattaruzza, La formazione del proletariato urbano, Torino 1979; Il movimento operaio italiano, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 159

Brano: [...]uelli del C.C. del Partito comunista sloveno (P.C.S.K.P.S.) Lidija Sentiurc e Ales Bebler (v. Diplomazia partigiana). I colloqui fra i dirigenti comunisti italiani e sloveni erano stati intensi e non privi di difficoltà per l’intrecciarsi

di problemi militari e organizzativi, politici e nazionali (rivendicazioni slovene sui territori della Venezia Giulia, riconoscimento delle decisioni già prese il 16.9.1943 dal Fronte di liberazione sloveno O.F. e confermate il 2930.11.1943 dall’A. V.N.O.J., supremo organo esecutivo e legislativo del movimento di liberazione jugoslavo, sul diritto degli sloveni all’unità e all’indipendenza, sui rapporti di forza fra i due movimenti ecc.). Alla fine si pervenne all’accordo, considerando la « necessità primordiale », in quel momento, della lotta contro tedeschi e fascisti, e ritenendo inopportune le discussioni sulla delimitazione dei confini delle zone nazionalmente « miste ». Ciò peraltro non doveva significare, come si affermò da parte slovena e nel testo dell’accordo, una riserva sui diritti del po[...]

[...] composto dai superstiti della Brigata “Proletaria” (v.), l’improvvisata formazione degli operai del Cantiere navale di Monfalcone (v.), sorta per iniziativa di militanti comunisti monfalconesi e isontini, ma anche sull’onda di uno spontaneismo operaio ricco di slancio e di combattiva volontà antifascista. Dal 10.9.1943 la “Proletaria” si era affiancata alle unità slovene sul “fronte goriziano”, sostenendo una dura lotta fino alla massiccia controffensiva tedesca della fine del mese che aveva disperso gran parte delle formazioni partigiane, le quali si erano però riorganizzate confluendo nel neocostituito IX Korpus sloveno. Il “Triestino”, allora comandato dal tenente Remo Lagomarsino, si era poi ingrossato grazie all'afflusso di volontari civili e di ufficiali e militari del disciolto Regio Esercito, fra i quali 55 militari sardi, di cui Luigi Podda (v.) aveva organizzato l’evasione, nonché di un gruppo di militari della provincia di Ferrara e del comune di San Donà di Piave (Venezia), disertati con armi ed equipaggiamento da reparti d[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine O.F., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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