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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 724

Brano: Sudafrica

nel paese per importanza, con un programma antimperialista. Nel 193536 questa lega condannò l’invasione italiana dell’Etiopia e l’invasione giapponese della Cina. L’antimperialismo e la noncollaborazione erano ormai diventati i due principi abbinati dei nuovi movimenti di liberazione. Nel 1937 Gool propose una “unità noneuropea” per realizzare questi scopi. Senonché l’A.A.C., l’A.N.C. e il C.P.S.A. accettarono come “portavoce” dell’A.A. C. il N.R.C. e spezzarono il boicottaggio facendo una campagna per far eleggere come rappresentanti indigeni “bianchi” i liberali Ballinger, Hemming e Molteno, ma il 61% degli “elettori” registrati boicottò le elezioni.

Kotane, a proposito del risultato politico del C.P.S.A., affermò: « Dobbiamo ammettere un completo tradimento del popolo africano » (Verbali del C.P.S.A., 29.12.1938).

Punto di riferimento delle forze della noncollaborazione divenne da questo momento l’Associazione Nuova Era (N.E.F.) fondata nel 1937 a Città del Capo come un forum aperto da Gool, B.M. Kies, I.B. Tabata, S.A. Jayiya e altri che, insieme al gruppo La Guma del C.P.S.A. e a militanti della N.L.L., nel marzo 1938 diedero vita al Fronte unito noneuropeo (N.E.U.F.) per una politica nonrazziale, antimperialista e noncollaborazionista. Nell'autunno del 1939 il N.E.U.F. tenne assemblee di massa contro le nuove leggi di segregazione e in favore della Cina e dell’Etiopia. Il dottor Y. Dadoo, dirigente “indiano” del C.P.S.A., nel settembre 1939 fu arrestato per dichiarazioni contro la guerra fatte dal N.E.U.F.. In seno a questa organizzazione anche Kies, Gool, Tabate, Jaffe, Jayiya e altri del N.E.F. denunciavano il nuovo conflitto mondiale come interimperialista. Essi condannavano la collaborazione del

C.P.S.A. con i nazionalisti sudafricani e con i nazisti, nonché il giornale razzista del C.P.S.A. “Ware Republikein”, per il loro voltafaccia dopo il Patto russotedesco del 1939.

Seconda guerra mondiale: Movimento di unità noneuropea

Dopo l’invasione tedesca della Russia (luglio 1941), il C.P.S.A. fece una nuova svolta: diede un incondizionato sostegno al regime razzista e imperialista di Smuts, bloccò uno sciopero dei minatori africani in nome dello “sforzo bellico”, accolse il ministro della Giustizia C. Steyn nella associazione Amici del

TUnione Sovietica (completamente “bianca”) e costituì infine la Z.eg/one Springbok inviando in Etiopia truppe sudafricane segregazioniste per sostenere l’Amministrazione militare britannica colonialista.

Nel 1942 il C.P.S.A. collaborazionista si fece rappresentare in seno al N.R.C. da Mfutsunyana. Nel N.E.F. intanto i giovani antimperialisti studiavano gli scritti di Kenyatta, Nkrumah e Nehru (imprigionato per essersi dichiarato contro la guerra). Fu costituita una Lega giovanile della A.N.C. che si ispirava a A. Cesaire della Martinica, al senegalese Senghor, al francese J.P. Sartre ed era influenzata da missionari cattolici.

Quando nel 1943 Smuts, il grande architetto della segregazione, costituì il Dipartimento degli affari di co^ lore [C.A.D.), il N.E.F. fondò un Comitato antiC.A.D. per boicottare i “quislings” locali e, chiedendo « null’altro che diritti pienamente democratici », propose di dare vita a una organizzazione nazionale. A maggio erano già sorte 109 organizzazioni locali di questo comitato, che cacciarono i collaborazionisti dalla Lega degli insegnanti del Sudafrica guidata da Kies, dal reverendo Dudley, da Wessels e altri, mentre l’A.P.O. era capeggiato ora dal figlio di A. Abdurahman.

Gli antiC.A.D. si unirono all’A.A.C. e invitarono sia l’A.N.C. che i congressi indiani a formare una nuova organizzazione nazionale. Nel 1944 il Movimento di unità noneuropeo comprendeva la maggior parte delle organizzazioni noneuropee di ogni tipo, sulla base di un programma di

10 punti per la lotta contro ogni determinazione razziale, per la noncollaborazione e contro l’imperialismo. Il movimento aveva propri rappresentanti in Rhodesia, in Namibia e nei protettorati. In campagne di estensione nazionale esso si oppose alla nuova segregazione del tempo di guerra e poi a quella del dopoguerra, salutando le lotte per l’indipendenza dell’Indonesia, dell’india, del Vietnam e della Cina.

Nel 1944 il C.P.S.A. e l’A.N.C. aderirono al N.E.U.F., ma nel 1945 si ritirarono da una campagna antipermessi lanciata dal movimento contro i liberali del Capo. Nel 1946 il N.E.U.M. rivendicò l’indipendenza per la Namibia, ma l’A.N.C. propose invece un’amministrazione fiduciaria.

Nel 1946, dopo uno sciopero di 80 mila minatori (nel corso del quale

10 scioperanti rimasero uccisi e 1.300 feriti), l’A.N.C. accettò la pro

posta di M. Kotane di boicottare le elezioni del Consiglio dei rappresentanti indigeni e delle rappresentanze degli indigeni “bianchi”. Nel giugno 1947 il N.E.U.M. organizzò il boicottaggio di queste elezioni e in ottobre lo stesso Kotane, diventato nel frattempo segretario del C.P.S. A., nell’organo di partito “Libertà” stigmatizzò i rappresentanti indigeni come « traditori dell’Africa ». Ma la conferenza del C.P.S.A. del gennaio 1948 respinse il boicottaggio e decise di presentare (come “rappresentanti indigeni”) alcuni “bianchi” iscritti al partito.

Mentre Tabata veniva arrestato durante le lotte contadine condotte dal N.E.U.M. nel Pondoland, nel novembre 1948 S. Khan fu il primo “comunista bianco” eletto come “rappresentante indigeno” al Parlamento interamente bianco, e ciò nonostante un massiccio boicottaggio africano contro i “traditori dell’Africa”. Il C.P.S.A. continuò questa collaborazione razzista facendo eleggere altri “rappresentanti indigeni” bianchi: Bunting, Carneson e R. Alexander. Ciò durò fino al 1955, quando cioè si concluse l’esperimento di governo nazionalista che, dal 1948, aveva rimpiazzato il Partito Unito di Smuts.

Nel 1949 coloni e commercianti inglesi a Durban organizzarono un pogrom razzista antiindiano, mobilitando in questa operazione i bottegai africani del ghetto. Nel corso del pogrom si ebbero 442 morti e 1.067 feriti. All'indomani del massacro, Mkele per il N.E.U.M., il dottor Xuma per l'A.N.C. e Dadoo per il Congresso indiano si incontrarono per porre riparo al grave danno recato all’unità noneuropea da questi fatti. Nell’aprile 1950 il Corpo Organizzato Transkei (T.O.B.), favorevole al N.E.U.M., condannò le forze che avevano spezzato il boicottaggio.

Nel 1952, mentre era in svolgimento una nuova ondata di misure razziste repressive (legge sui matrimoni misti del 1949, legge del 1950 sulle “aree di gruppo”, leggi sulla repressione del comuniSmo e sulla registrazione della popolazione del 1950, leggi sulle autorità bantù e sull’educazione bantù del 1951) e si stava celebrando il terzo centenario dell'arrivo di Jan Van Riebeeck al Capo, il N.E.U.M. organizzò un boicottaggio nazionale. Il N.E.F. pubblicò per l'occasione la prima storia nonrazzista del Sud Africa (intitolata appunto “300 anni”) e il N.E. U.M. mobilitò la popolazione contro la retribalizzazione bantù in campo

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 560

Brano: Piacenza

Nel febbraiomarzo 1945 l’azione partigiana riprese. Furono condotti nuovi attacchi contro la via Emilia e lungo la strada VogheraPiacenza. Le azioni armate si spinsero fino alI'Arsenale di Piacenza e contro la Direzione di artiglieria. Riorganizzate le formazioni partigiane, nel mese di aprile si aprì una difficile crisi all’interno del Comando unico, quando il comandante Emilio Ganzi venne contestato dal Comando militare Nord Emilia. Dopo essere stato confermato nella carica durante una riunione congiunta del C.L.N. provinciale, dei Comandanti di divisione della 13" Zona e del Comando militare Nord Emilia (9.4. 1945), il 20 aprile Canzi venne fermato per ordine dello stesso C.M. N.E. e sostituito da Luigi Marzio!i. Nello stesso tempo, il C.M.N.E. aprì un'inchiesta su Fausto Cossu e Giuseppe Prati, rispettivamente comandanti delle Divisioni « Piacenza » e « Vai d’Arda ». La frattura apertasi tra il Comando militare Nord Emilia e il C.L.N. da una parte, e alcune delle formazioni partigiane piacentine dall’altra, era un preludio delle difficoltà politiche che sarebbero acutamente emerse nel dopoguerra, anche se dopo la Liberazione il Comando generale del C.V.L. avrebbe riconosciuto Canzi quale comandante della 13* Zona,

Liberazione

Nonostante la crisi politica ai vertici provinciali, nel Piacentino la lotta partigiana non diminuì, i Comandi delle formazioni e il C.L.N. predisposero un piano per liberare, in appoggio all'avanzata dell’esercito alleato, l’intera provincia e il capoluogo. Il 24 aprile, mentre i tedeschi ripiegavano in città, fu data attuazione al piano di impedire la loro manovra e di mantenere il controllo dei traghetti del Po.

Oltre che dai tedeschi, Piacenza era presidiata da reparti della Guardia nazionale repubblicana, da S.S, fasciste, dalle Brigate nere, dalla Legione Autonoma « Ettore Muti » e dalla Decima Mas. Nella notte fra il 27 e il 28 aprile, quando ormai l’intera provincia era stata liberata dai partigiani, il grosso del presidio tedesco riuscì a traghettare il Po, lasciando in città una piccola retroguardia. Gli Alleati, fermatisi alle porte di Piacenza, lasciarono ai partigiani il compito di entrare in città per primi, affrontando i franchi tiratori fascisti e la retroguardia nemica.

Alle prime ore del mattino del 28 aprile ì partigiani entravano in Pia

cenza, occupando le caserme, la questura, la prefettura e gli altri edifici pubblici più importanti. II C.L.N. si insediò immediatamente in prefettura e assunse i poteri di governo, che gli vennero successivamente confermati dal Comando Alleato. Secondo il piano di ripartizione delle cariche, stabilito in precedenza e non senza contrasti dal C.L.N., la funzione di prefetto venne assegnata alla Democrazia Cristiana, quella di sindaco del Comune al P.C.I., la presidenza della Camera di commercio ai socialisti, il Provveditorato agli studi al Partito d’Azione.

Bibliografia: Per le linee generali si vedano: F. Cipriani, Guerra partigiana, operazioni nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Parma, 1947; A. La Rosa, Storia della Resistenza nel Piacentino, Piacenza, 1958; L. Ce va, Le zone libere di Bobbio e Varzi, in AA.VV., Saggi e notizie sulle * Zone libere » nella Resistenza Emiliana, Bologna, 1970; F. Achilli, La nascita del fascismo nel Piacentino (19191922), Piacenza, 1972; L'Emilia Romagna nella Guerra di liberazione, 4 voli., Bari, 197576; G. Berti, Linee della Resistenza e Liberazione piacentina. La società piacentina degli anni Quaranta (19191943), Bologna, 1975; Fonti e momenti della storia del movimento operaio e contadino piacentino, Convegno di studi a cura del Circolo « Antonio Gramsci * di Piacenza, 15 aprile 1978, ciclostilati.

Per una bibliografia ampia e ragionata cfr. M.L. Cerri, Rassegna bibliografica. Elenco formazioni XIII Zona, Piacenza, 1977.

B.D.C.

Piacenza. Divisione

Formazione partigiana operante durante la Guerra di liberazione nella provincia di Piacenza (v.).

II nucleo originario della Divisione fu costituito da un gruppo di carabinieri fuggiti dopo l’8.9.1943 dai campi di concentramento tedeschi e comandati dal tenente Fausto Cossu [Fausto). Essi giunsero il 10.1.1944 in località Alzanese (o « Sanese ») di Piozzano, tra la vai Trebbia e la vai Tidone, dove si congiunsero con la piccola banda di Remigio, presso la quale era già presente il maresciallo dei carabinieri Mario Cremonti, ex comandante della stazione della Guardia nazionale repubblicana di San Nicolò.

Le diserzioni dei carabinieri

Soprattutto p[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 682

Brano: Guadalajara

La battaglia di Guadalajara nella iconografia fascista: Gesù Cristo sostiene un legionario morente, simbolo della sconfitta subita. Dipinto di Taf uri, riprodotto su cartolina [1939)

Notevoli furono le ripercussioni della vittoria nella Repubblica spagnola, anche se continuò a mancare un aiuto concreto da parte dei paesi di democrazia borghese. L’esito della battaglia, dando fiducia alle masse, contribuì a imprimere una svolta decisiva nell’opera di creazione di un nuovo esercito popolare, disciplinato, capace di affrontare la guerra contro unità militari organiche e ben armate. Il fatto influenzò lo sviluppo delle operazioni belliche durante tutto il .1937, un anno che nel complesso fu favorevole ai repubblicani. La situazione muterà nel 1938, quando il sempre più massiccio invio di uomini e materiali dall’Italia e dalla Germania permetterà a Franco di contrapporre alle forze repubblicane un esercito assai più numeroso e una potenza di fuoco schiacciante. A.Ro.

Bibliografia: H. Thomas, Storia della guerra civile spagnuola, Torino, 1963; Manuel Tunon De Lara, Storia della Repubblica e della guerra civile in Spagna, Roma, 1966; G. Calandrone, La Spagna brucia, Roma. 1962.

Guadaiupi, Mario Marino

N. a Taranto il 10.1.1918; laureato in legge. Ufficiale di complemento

nella marina da guerra, durante il servizio militare collaborò con il gruppo clandestino « Buona guardia repubblicana ». Dopo la liberazione dell'Italia meridionale fece parte del C.L.N. di Brindisi, in rappresentanza del gruppo liberale antifascista. Quindi partecipò alla Guerra di liberazione, dal 1943 al 1945, arruolandosi come volontario. Dopo la Liberazione, iscrittosi al Partito socialista, fu eletto nel Comitato centrale del partito. Deputato alla Camera fin dalla prima legislatura della Repubblica, rieletto in tutte le legislature successive, ha avuto l’incarico di sottosegretario alla Difesa nel primo e nel secondo governo Moro (12.12.196321.1.1966) e nel primo governo Rumor (12.12.196811.7.1969).

Guadarrama

Massiccio montuoso della Spagna, si estende per circa 180 km attraversando (da N.E. a S.O.) l’altipiano centrale [meseta). La Sierra Guadarrama è percorsa da importanti vie di comunicazione: la strada MadridSegovia, lungo la quale si trovano le città di Puerto de Guadarrama e Puerto de Navacerrada; le ferrovie MadridAvila e MadridSegovia. Dai monti della sierra scende il Rio Guadarrama che bagna le città di Villanueva de la Canada, Villanueva del Pardillo e Brunete.

Nel luglioagosto 1937 queste località furono teatro di aspri combattimenti tra le forze repubblicane e l’esercito fascista. A fianco dei repubblicani combatterono, subendo dolorose perdite, gli antifascisti italiani raggruppati nel Battaglione « Garibaldi » (v. Brigata Garibaldi in Spagna).

La battaglia

Il 5.7.1937 iniziò la prima grande offensiva repubblicana, con l’obiettivo di tagliare le vie di comunicazione alle truppe fasciste che assediavano Madrid. Si trattava di occupare le alture di Mosquito e Romanillos, conquistare Boadilla de Monte, sulla strada per la capitale, e prendere alle spalle le posizioni nemiche di Mas Rozas, Casa de Campo e della Città Universitaria. Quest'ampia manovra a tenaglia aveva come luogo d’operazione la Sierra Guadarrama.

Alla battaglia parteciparono tre corpi d’armata repubblicani (il II, il III e l’VIII) che inquadravano le Brigate Internazionali 11a, 12a e 14a (la 133 e la 15a facevano invece parte della riserva).

« Le operazioni — scrive Luigi Longo — iniziano il 5 luglio con un attacco alle posizioni fasciste di Cuesta de la Reina (Sesena), condotto al solo scopo di attirare da questa parte l’attenzione del nemico, e con il bombardamento da parte della nostra aviazione di Navalcarnero e di Valdemoro, situate nelle immediate retrovie fasciste del settore dove si intende condurre l’azione principale. Questa ha inizio nella notte del 6 luglio. La Divisione " E. Lister ” attacca con decisione; con il favore delle tenebre si infiltra nelle linee fasciste, le sorpassa quasi senza colpo ferire; le sue avanguardie avanzano per una decina di chilometri, arrivano al bosco a nord di Brunete e, già alle otto del mattino, occupano questo importante centro. La sorpresa è riuscita in pieno ».

Attraverso la breccia aperta il 6 luglio nello schieramento nemico, le forze repubblicane sarebbero potute arrivare di slancio sulla strada che da Madrid portava in Estremadura. Ma il Comando repubblicano preferì assicurarsi i fianchi e allargare la base di penetrazione conquistando le posizioni di Villenueva del PardiIlo, Villenueva de la Canada e Quijorna. Qui i repubblicani incontrarono una tenace resistenza che ritardò la realizzazione del piano generale.

Scrive ancora Longo: « Davanti a Villanueva de la Canada la nostra fanteria, che ha seguito i carri armati nel loro slancio, ora è ferma su di un terreno scoperto, arroventato dal sole di luglio e senz'acqua. Ogni tentativo dei nostri di muoversi, provoca l'immediata reazione nemica sotto forma di nutrite e micidiali raffiche di mitragliatrici. La nostra artiglieria e la nostra aviazione battono quasi ininterrottamente le trincee fasciste ed il villaggio poco discosto. Questo non è più che un cumulo di rovine. Ma i fascisti non cedono. Riparati dietro un buon sistema di trincee che fa capo, ai lati, e due fortini, resistono a ogni attacco. Nelle prime ore del pomeriggio, il comando del XVIII Corpo d'armata dà ordine alle forze della XV Divisione, composta dalla 13a e dalla 15a Brigata Internazionale, e che, secondo i piani, doveva entrare in campo solo dopo la con[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 308

Brano: Legoreccio, Eccidio di

gionieri, ma i fascisti insistettero e li convinsero a uccidere tutti i prigionieri sul posto.

Del Distaccamento « Fratelli Cervi » nessuno si salvò: 1 garibaldino cadde nel tentativo di sortita; altri 17 furono massacrati nei vari locali dell'edificio; gli ultimi 6 vennero portati via dai nazifascisti per essere fucilati nei giorni successivi, dopo torture e interrogatori. Il loro comandante Arturo Gambuzzi [Cervi] venne ucciso a Vercallo il

21 dicembre successivo.

Caddero a Legoreccio: Armando Del Bue (Pancho), Lino Grossi {Piero), Giuseppe Sempreverdi (Smith), Guido Croci (Pila), Carlo Montipò (dodo), Giulio Tetani (Gitera), Giuseppe Romei (Fiero), Albino Re (Carlos), Arsenio Bertucci (Acido), Eugenio Ferretti (Carlo), Bruno Fiorini (Pino), Sandro Torquato Mecchetti (Fusco), Mario Carlini (Lupo), Fioravante Romagnani (Nessuno), 01ten Berretti (Bill), Giuseppe Lattici (Bardi), Giovanni Attolini (Colombo), Fortunato Semplici (Caino). Catturati a Legoreccio e uccisi alcuni giorni dopo in altra località: Arturo Gambuzzi; il vicecomandante Giuseppe Bregni e il commissario Ido Beltrami (Gianni) il 21.11.1944 a Ciano; il vicecommissario Giulio Conti (Alto) il 17.11.1944 presso Legoreccio; il caposquadra Andrea Pallai (Demo) il 17.11.1944 a Ciano; Angelo Luciano Tondelli (Baracca) il 19.11.1944 a Ciano.

G.Fr.

Lenin, N.

Pseudonimo di Vladimir Ilio Uljanov. N. il 10(22).4.1870 a Simbirsk (oggi Uljanovsk), m. a[...]

[...]rami (Gianni) il 21.11.1944 a Ciano; il vicecommissario Giulio Conti (Alto) il 17.11.1944 presso Legoreccio; il caposquadra Andrea Pallai (Demo) il 17.11.1944 a Ciano; Angelo Luciano Tondelli (Baracca) il 19.11.1944 a Ciano.

G.Fr.

Lenin, N.

Pseudonimo di Vladimir Ilio Uljanov. N. il 10(22).4.1870 a Simbirsk (oggi Uljanovsk), m. a Gorki il 21.1. 1924; rivoluzionario russo.

Nato da una famiglia di intellettuali, gli anni della sua giovinezza coincisero con uno dei periodi più foschi della reazione russa, dopo l’uccisione dello zar Alessandro II (1881) a opera dei nichilisti. Del fratello Aleksandr (impiccato l’8.5. 1887, all’età di 21 anni, per aver preso parte alla preparazione dell'attentato contro lo zar Alessandro III] Vladimir llic ammirava l’intelligenza, lo spirito di sacrificio e il grande coraggio, ma non condivideva le opinioni (« Noi non seguiremo quella strada», disse allora). AH’Università di Kazan entrò in contatto con i giovani più avanzati, partecipò attivamente a un circolo rivoluzionario e il 4.12.1887 fu arrestato in seguito alle agitazioni studentesche.

« Che vi ribellate a fare, giovanotto? — lo ammonì il Commissario di polizia, — avete un muro davanti a voi ». « Sì — ribattè Vladimir llic — ma è un muro putrido e al primo scossone crollerà ».[...]

[...]on condivideva le opinioni (« Noi non seguiremo quella strada», disse allora). AH’Università di Kazan entrò in contatto con i giovani più avanzati, partecipò attivamente a un circolo rivoluzionario e il 4.12.1887 fu arrestato in seguito alle agitazioni studentesche.

« Che vi ribellate a fare, giovanotto? — lo ammonì il Commissario di polizia, — avete un muro davanti a voi ». « Sì — ribattè Vladimir llic — ma è un muro putrido e al primo scossone crollerà ».

Confinato per circa un anno a Kokusckino, nel 1888 ritornò a Kazan,

ma non venne riammesso all'Università. Nell’autunno aderì a uno dei circoli che, sotto la direzione di N.E. Feodosiev, organizzavano dibattiti e diffusione di letteratura marxista per controbattere le teorie e l’influenza ancora forte del populismo.

« Quasi tutti, fin dall’adolescenza, — osservava, — si sono entusiasmati per gli eroi del terrorismo. Per sottrarsi alla seduzione di quella tradizione eroica devono lottare, staccarsi dagli uomini che vogliono a ogni costo restare fedeli alla ” volontà del popolo ” ».

Il proletariato russo stava organizzandosi. Da un decennio erano sorte le prime associazioni operaie e verso la fine del 1882 era stata costituita (all’estero) la prima organizzazione marxista russa diretta da Georgij Plekhanov (18561918). Nell’inverno 188384 era sorto a Pietroburgo il Partito dei socialdemocratici russi.

Lenin, conquistato dalle idee di Marx, ne studiò le opere e divenne un attivo propagandista. Trasferitosi nel 1889 con la famiglia a Samara (oggi Kuibyscev), continuò gli studi fino a conseguire la laurea in Legge (1891). Tra il 1892 e il 1893 patrocinò in Tribunale una quindicina di cause di contadini poveri. Al tempo stesso continuò la sua propaganda antipopulista tenendo conferenze e organizzando dibattiti sulle opere marxiste; tradusse il Manifesto del Partito comunista e contemporaneamente fondò il primo circolo marxista di Samara; studiò

10 sviluppo e i mutamenti economici della società contadina, la vita del villaggio russo, le stratificazioni sociali nelle campagne; nel 1893 scrisse il suo primo saggio (Nuovi spostamenti economici nella vita contadina] .

A Pietroburgo

Lasciò Samara nell’agosto 1893 e, dopo aver preso contatto con i gruppi marxisti di Niznij Novgorod e di Mosca, raggiunse Pietroburgo, entrando a far parte di un circolo marxista della capitale.

11 circolo « si proponeva, — scriverà Lenin più tardi, — compiti molto vasti, universali e, come tutti i miei compagni membri di quel circolo, soffrivo, fino a provarne un vero dolore, nel sentire che eravamo solo degli artigiani grossolani, in un momento storico in cui, parafrasando la celebre frase, sarebbe stato giusto dire: " Dateci un’organizzazione di rivoluzionari e solleveremo la Russia ” ».

Il suo soggiorno a Pietroburgo coincise con l’inizio dell’avanzata del movimento operaio di massa. Pertanto Vladimir llic moltiplicò i con

tatti con lavoratori d’avanguardia e con rivoluzionari (Babusckin, Bodron, Kostin ed altri) impegnandosi con tutte le sue energie di educatore per temprarli alla lotta. Frattanto i populisti avevano subito una trasformazione qualitativa; non erano più rivoluzionari che si battevano con coraggio contro lo zarismo, ma liberali democratici succubi dell’autocrazia. Da qui l’accentuarsi della critica di Lenin che, nell’estate del 1894, scrisse contro costoro il saggio Che cosa sono gli amici del popolo.

« Che cosa sono gli amici del popolo »

Accanto a un apprezzamento positivo dell’esperienza dei populisti degli anni Settanta (dei quali sono sottolineati con ammirazione il coraggio, l’eroismo, l’energia rivoluzionaria), il saggio contiene la denuncia dei populisti liberali che nascondevano il loro vero volto sotto la maschera di « amici del popolo »; quindi la dimostrazione che essi, in realtà, esprimevano gli ideali della piccola borghesia e gli interessi dei contadini ricchi (kulak].

Nello stesso tempo Lenin combatteva a fondo i cosiddetti « marxisti legali » che avevano come principale ideologo P. Struve ed accettavano soltanto alcuni aspetti della dottrina di Marx (ad esempio, la tesi del carattere progressivo del capitalismo nei confronti delle precedenti formazioni sociali), ma respingevano in blocco l’essenza del marxismo, la teoria della lotta di classe, della rivoluzione socialista e della dittatura del proletariato. I « marxisti legali » deformavano il marxismo in senso liberale borghese e, dandogli un’interpretazione falsa, unilaterale, tentavano di subordinare il movimento operaio all’ideologia e agli interessi del capitalismo.

Alla fine del 1895 Lenin si recò all’estero e, per la prima volta, s’incontrò con Georgij Plekhanov, allora considerato come la massima personalità del movimento socialdemocratico russo. Pur dimostrando verso l’autorevole teorico rispetto e simpatia, Lenin rilevò subito le profonde divergenze che lo separavano da lui su una serie di questioni. Infatti, mentre Lenin considerava il proletariato, alleato con i contadini, come la forza fondamentale nella lotta contro l’autocrazia zarista, Plekhanov sottovalutava l’importanza dei contadini come alleati degli operai e vedeva invece nella borghesia liberale la forza motrice della imminente rivoluzione democraticoborghese.

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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine N.E., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---fascisti <---Bibliografia <---C.L.N. <---comunista <---fasciste <---socialista <---A.A. <---A.A.C. <---A.N.C. <---A.P.O. <---Alessandro III <---Angelo Luciano Tondelli <---Antonio Gramsci <---Armando Del Bue <---Arsenio Bertucci <---B.D.C. <---B.M. <---Boadilla de Monte <---Brigate nere <---C.A.D. <---C.M. <---C.M.N.E. <---C.P.S. <---C.P.S.A. <---C.V.L. <---Carlo Montipò <---Casa de Campo <---Comitato centrale <---Corpo Organizzato Transkei <---Davanti a Villanueva <---Ettore Muti <---Fratelli Cervi <---G.N.R. <---Giulio Conti <---Giuseppe Lattici <---Giuseppe Prati <---Giuseppe Romei <---Giuseppe Sempreverdi <---Giustizia C <---Giustizia C Steyn <---I.B. <---Iconografia <---Il C <---Il C P <---Il N <---Il N E <---Il N E F <---J.P. <---Jan Van Riebeeck <---La Guma <---Legione Autonoma <---Luigi Longo <---M.L. <---Madrid-Avila <---Madrid-Segovia <---Manifesto del Partito <---Mario Cremonti <---Mario Marino <---N.E.F. <---N.E.U.F. <---N.E.U.M. <---N.L.L. <---N.R.C. <---Nel N <---Nel N E <---Nel N E F <---P.C.I. <---Partito Unito di Smuts <---Partito comunista <---Puerto de Guadarrama <---Puerto de Nava <---Resistenza nel Piacentino <---Romagna nella Guerra <---S.A. <---S.O. <---S.S <---San Giuseppe <---Sandro Torquato Mecchetti <---Sierra Guadarrama <---T.O.B. <---U.M. <---Villanueva del Par <---Vladimir Ilio Uljanov <---altipiano <---antifascista <---antifascisti <---antimperialismo <---antimperialista <---antimperialisti <---antipopulista <---artigiani <---capitalismo <---collaborazionista <---collaborazionisti <---colonialista <---dell'Italia <---eroismo <---fascismo <---fascista <---ideologia <---imperialismo <---imperialista <---indiani <---indiano <---iniziano <---interimperialista <---italiana <---italiani <---marxismo <---marxista <---marxiste <---marxisti <---nazifascisti <---nazionalista <---nazionalisti <---nazisti <---nichilisti <---noncollaborazionista <---populismo <---populisti <---propagandista <---razzista <---razziste <---segregazioniste <---socialisti <---terrorismo <---zarista