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Il segmento testuale Massimo Rocca è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 11Entità Multimediali , di cui in selezione 6 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 108

Brano: Dissidentismo

e che si mantenesse, nel diritto e nel fatto, l’eguaglianza di tutti gli italiani davanti alla legge e al regime.

Allorché, nell'ottobre 1922, i fascisti torinesi capeggiati dal console della milizia Piero Brandimarte (v.) perpetrarono quella che sarebbe passata alla storia come la strage di Torino, Massimo Rocca e Mario Gioda portarono sulla tomba del comunista ucciso Carlo Berruti (v.) una corona di fiori e un biglietto con la scritta: « All’amico d’infanzia caduto in campo avverso ».

Massimo Rocca continuò la sua battaglia contro Cesare Maria De Vecchi (v.), Brandimarte e altri gerarchi esaltatori della violenza sino a quando, in seguito a una campagna da lui condotta per la revisione e l’epurazione del partito fascista, culminata in una lettera aperta indirizzata a Roberto Farinacci e pubblicata sui quotidiani, il 20.5.1924 venne espulso per la seconda volta, e definitivamente, dalle file del fascismo. Con lui, vennero estromessi anche Mario Gioda e Pietro Gorgolini.

La lettera aperta di Massimo Rocca pubblicata il 10.5.1924 sul quotidiano « Il Nuovo Paese » di Roma, era indirizzat[...]

[...]i (v.), Brandimarte e altri gerarchi esaltatori della violenza sino a quando, in seguito a una campagna da lui condotta per la revisione e l’epurazione del partito fascista, culminata in una lettera aperta indirizzata a Roberto Farinacci e pubblicata sui quotidiani, il 20.5.1924 venne espulso per la seconda volta, e definitivamente, dalle file del fascismo. Con lui, vennero estromessi anche Mario Gioda e Pietro Gorgolini.

La lettera aperta di Massimo Rocca pubblicata il 10.5.1924 sul quotidiano « Il Nuovo Paese » di Roma, era indirizzata « A Roberto Farinacci, despota e censore » e iniziava: « Sentimi bene, Farinacci, perché questa volta non voglio risparmiarti nulla,

lo ho riaperto la polemica revisionista in questi giorni, con la volontà precisa di giungere ad un risultato pratico di epurazione e di chiarificazione del mio partito nelle idee, nei metodi e negli uomini ».

La lettera continuava facendo una lunga requisitoria contro gli illegalismi e gli illeciti arricchimenti dei fascisti e concludeva: « Bada bene, Farinacci, questo non l[...]

[...]almente nessuna inchiesta fece seguito al tragico evento.

Altri episodi

Scontri tra gerarchi fascisti si verificarono un po’ ovunque. Nella stessa Capitale si contesero tenacemente il potere Giuseppe Bottai, Italo Foschi, Ulisse Igliori e Gino CalzaBini. Quest’ultimo, che non voleva sciogliere le squadre d’azione fasciste, perse la partita e venne infine espulso dal partito. Vinse Bottai che, per un certo tempo, aveva condotto d’intesa con Massimo Rocca la lotta per la « normalizzazione » e il rinnovamento del partito fascista.

A Ferrara aspra lotta vi fu tra Italo

Balbo (« fascista della seconda ora ») e Olao Gaggiola che si considerava della « prima ora ».

Ad Alessandria i fascisti si divisero in due fazioni, l’una capeggiata dal sindaco Raimondo Sala e l’altra dall’on. Edoardo Torre.

Il fenomeno del dissidentismo e del

lo spadroneggiamento dell’una o dell’altra fazione nelle diverse province si protrasse sino a tutto il

1926.

Il 5.1.1927 Mussolini, come capo del governo, fu costretto a diramare una circolare per preci[...]

[...] fascista « tendenzialmente repubblicano ». Un certo numero di fascisti dissidenti furono confinati durante il ventennio. Tra gli altri, vennero assegnati per 5 anni al confino i’on. Alfredo Misuri (1927) e, nel 1934, Leandro Arpinati (v.) che era stato capo indiscusso del fascismo bolognese e membro del governo. Per un certo periodo fu confinato anche Curzio Malaparte (v.).

Bibliografia: Guido Dorso, La rivoluzione meridionale, Torino, 1950; Massimo Rocca, Co



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 107

Brano: [...]uogo essi si presentino, dovranno venire attaccati violentemente dai fascisti ».

Nel trasmettere la lettera ai fasci dipendenti, il segretario federale di Novara ritenne opportuno aggiungere una postilla di suo pugno: « Trasmetto gli ordini di Roma. Intendo siano rigidjssimamente applicati. Sala e Forni non devono parlare nella provincia. Occorrendo siano stangati ».

I dissidenti di Torino

A Torino il gruppo dissidente era capeggiato da Massimo Rocca e da Mario Gioda che, in gioventù, erano stati anarchici. Massimo Rocca, membro del Gran Consiglio fascista, sera battuto insieme a Giuseppe Bottai per la « normalizzazione » e, in un articolo dal titolo Tornare alla legalità, aveva chiesto che si rispettasse la legge costituzionale

107



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 85

Brano: [...]alia attraverso una strada « sicura », munita di ordigni altrettanto « infallibili », ma che in realtà provocavano infallibilmente l’arresto, l’invio al carcere e, in qualche caso, la morte. Nel ruolo di informatori e di agenti provocatori vennero utilizzati dalla polizia italiana anche ex gerarchi fascisti caduti in disgrazia, espulsi dal Partito fascista e costretti a riparare all’estero; tra costoro, si ricordano Carlo Bazzi, Arturo FascioIo, Massimo Rocca, i fratelli Peppino

e Ricciotti Garibaldi. I servizi di spionaggio della polizia italiana nei diversi paesi facevano capo a funzionari appositamente addetti presso le ambasciate italiane e i consolati.

Tra i casi più gravi di provocazione si ricordano: quello noto come « scandalo GaribaldiMacià e legioni garibaldine », nel 1926; il ratto di Cesare Rossi, ex capo dell’ufficio stampa del Partito fascista e autore di un famoso memoriale all’epoca del delitto Matteotti (riparato all’estero, il Rossi venne attirato con un appuntamentotranello a Campione e qui catturato dalla polizia italiana[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 269

Brano: [...]ualche tempo a Ferrara e poi si stabilì a Milano.

DaH’anarcosindacalismo al fascismo

Intorno alla fine del 1913 la posizione politica di Cesare Rossi assunse contorni sempre meno chiari: schierandosi con gli interventisti (v.), il 5.10.1914 fu tra i firmatari del manifesto del cosiddetto Fascio rivoluzionario d'azione internazionalista e, dieci giorni dopo, fra i promotori del Fascio d’azione rivoluzionaria, al fianco di Filippo Corridoni, Massimo Rocca, Angelo Olivetti e Ottavio Di naie, sembra che nello stesso periodo entrasse a far parte della massoneria di Piazza del Gesù. Comunque la sua parabola fu simile a quella di numerosi altri dirigenti del sindacalismo rivoluzionario: si ritrovò tra i fondatori della Unione italiana del lavoro (nata dalla scissione dall’U.S.I.) e, con l’inizio della Prima guerra mondiale, diventò corrispondente del “Popolo d’Italia” diretto da Benito Mussolini. Quest'ultimo nel 1919 ne fece il suo uomo di fiducia e Cesare Rossi si affermò nel gruppo dirigente fascista come un ispiratore di quella linea di “normal[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 124

Brano: [...]uttoria De Bono nel giugno 1925, Donati dovette riparare all’estero e fu tra i primi esuli privati della cittadinanza italiana in base alle leggi eccezionali del novembre 1926.

A Parigi diresse il Corriere degli Italiani (v.). Uomo retto e coraggioso, senza dubbio in buona fede, per sua sventura si « intruppò », per usare le parole di Gaetano Salvemini (Il Mondo, 3.5.1952), con un gruppo di avventurieri ed ex fascisti dissidenti (Carlo Bazzi, Massimo Rocca e altri emigrati in Francia dopo l’assassinio di Matteotti), nel quale non mancavano spie e agenti provocatori che in breve portarono il « Corriere degli Italiani » alla liquidazione politica.

Soppresso il giornale da parte delle autorità francesi, dal 1929 al 1931 Donati diresse il periodico II Pungolo. Morì di grave malattia, appena quarantenne, in condizioni di indigenza.

Donati, Pio

N. a Modena il 18.4.1881, m. a Bruxelles il 19.5.1927; laureato in legge. Avvocato di grido, militante nel Partito socialista italiano e, dal 1923, nel Partito socialista unitario con Prampolini, Trev[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 660

Brano: [...]mposizione eterogenea dei Fasci, in realtà uniti soltanto da un comune metodo di violenza e dall’antisocialismo.

Dal congresso uscì un comitato centrale composto di 19 rappresentanti regionali (tra cui quello della Dalmazia « irredenta ») più la direzione. Di quest’ultima entrarono a far parte, oltre a Mussolini e a Bianchi, Piero Bolzon, Giuseppe Bastianini, Gino Calza Bini, Alessandro Dudan, Dino Grandi, Pietro Marsich, Gaetano Postiglione, Massimo Rocca e Nicola Sansanelli. Il comitato centrale e i segretari federali costituirono il Consiglio nazionale. Segretario generale venne nominato Michele Bianchi; vicesegretari Bastianini, Achille Starace e Attilio Teruzzi; Giovanni Marinelli, segretario amministrativo.

La trasformazione del movimento dei Fasci in partito fornì il destro a Ivanoe Bonomi (v.), allora presidente del Consiglio, per « distinguere » tra « partito » e « formazioni armate »: lecito il primo e inammissibili le seconde (di qualsiasi parte, tenne a sottolineare lo statista socialdemocratico). Gli rispose il Popolo d'Italia, [...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Massimo Rocca, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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