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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 838

Brano: Movimento di unità proletaria

me Vezio Crisafulli, Giuliano Vassalli, Mario Zagari, ecc.; a Venezia e in altre zone del Veneto, dove il movimento faceva capo a Cesare Lombroso, anch’egli futuro dirigente del P.S.I..

Basi meno solide ebbe il movimento in altre città come Torino, Biella, Genova, Firenze. Giovani come gli scrittori Giorgio Bassani e Manlio Cancogni parteciparono in qualche modo all’attività del M.U.P., rispettivamente a Ferrara e a Firenze. Dopo qualche settimana dalla sua costituzione, alcuni socialisti che in un primo momento avevano dato la loro adesione al M.U.P. lo abbandonarono, preferendo optare invece per la pura e semplice ricostituzione del Partito socialista italiano: fra essi, i più significativi furono Romita a Roma e Veratti a Milano. Tuttavia, mentre il P.S.I. si ricostituiva intorno ai vecchi leader, per lo più sulla carta, senza alcuna istanza di rinnovamento e fondato soprattutto sull’attesa della prossima caduta del fascismo, il M.U.P. svolgeva in quei primi mesi un’intensa attività, attraverso una serie di contatti e addirittura di convegni clandestini (fra i più importanti, quelli di Bologna e di Ferrara) per rafforzare la propria rete organizzativa e far conoscere il suo programma. A Milano ridava vita alla vecchia testata Avanti!, il cui primo numero, preparato in clandestinità, uscirà con la data del 1° agosto, cioè in periodo badogliano, recando il programma del movimento.

Contemporaneamente il M.U.P., nella persona di Lelio Basso, partecipò alle due fondamentali riunioni milanesi del 24 giugno e del 4.7.1943, prom[...]

[...] un’intensa attività, attraverso una serie di contatti e addirittura di convegni clandestini (fra i più importanti, quelli di Bologna e di Ferrara) per rafforzare la propria rete organizzativa e far conoscere il suo programma. A Milano ridava vita alla vecchia testata Avanti!, il cui primo numero, preparato in clandestinità, uscirà con la data del 1° agosto, cioè in periodo badogliano, recando il programma del movimento.

Contemporaneamente il M.U.P., nella persona di Lelio Basso, partecipò alle due fondamentali riunioni milanesi del 24 giugno e del 4.7.1943, promosse dal P.C.I. (rappresentato da Concetto Marchesi che espose i! orogramma d’azione del suo partito) e alle quali presero parte pure il P.S.I. (Veratti), il Partito d’Azione (Riccardo Lombardi), la Democrazia Cristiana (Giovanni Gronchi e Pietro Mentasti) e il Partito liberale, rappresentato da Alessandro Casati e Leone Cattani (v. Comitato nazionale d’azione antifascista) .

Nelle due riunioni, che costituiranno il nocciolo del futuro C.L.N.A.I., si posero le basi della comun[...]

[...]mbardi), la Democrazia Cristiana (Giovanni Gronchi e Pietro Mentasti) e il Partito liberale, rappresentato da Alessandro Casati e Leone Cattani (v. Comitato nazionale d’azione antifascista) .

Nelle due riunioni, che costituiranno il nocciolo del futuro C.L.N.A.I., si posero le basi della comune lotta antifascista che trovarono espressione nel manifesto lanciato a Milano dagli stessi partiti il 26 luglio 1943.

Tuttavia in quelle riunioni il M.U.P. si distinse da tutte le altre formazioni politiche presenti, in quanto nel riaffermare la propria totale disponibilità per la comune lotta antifascista insistette (inutilmente)

Lelio Basso nel 1948

perché si ponessero subito in discussione i temi della futura ricostruzione del paese, in modo che le alternative emergessero già con chiarezza aH’interno della nascente coalizione antifascista. Si dichiarò inoltre non disponibile per un governo provvisorio che sorgesse soltanto sulla base generica dell’antifascismo, senza un programma più avanzato di ricostruzione.

Fusione con il P.S.I.
[...]

[...]nessero subito in discussione i temi della futura ricostruzione del paese, in modo che le alternative emergessero già con chiarezza aH’interno della nascente coalizione antifascista. Si dichiarò inoltre non disponibile per un governo provvisorio che sorgesse soltanto sulla base generica dell’antifascismo, senza un programma più avanzato di ricostruzione.

Fusione con il P.S.I.

L’avvento del periodo badogliano doveva però segnare la fine del M.U.P.. Nel clima semilegale dei 45 giorni riemersero infatti in ogni città le figure superstiti del socialismo prefascista e il P.S.I., quantunque avesse svolto scarsa attività nel periodo precedente, si trovò di colpo presente in tutta Italia, ovunque raccogliendo una rete di consensi, anche se dovuta ai ricordi del passato, più ai nomi di Filippo Turati o di Giacomo Matteotti che non all’opera recente.

Il M.U.P., che aveva propri gruppi soltanto in alcune delle maggiori città, non era particolarmente forte numericamente fuorché a Milano e a Bologna, e i cui programmi e propositi di rinnovamento erano quasi ovunque sconosciuti, e che per di più non aveva nessun leader il quale potesse vantare prestigio pubblico e notorietà, non era in grado di competere tra la massa di coloro che volevano essere socialisti. Si pose subito l’alternativa tra la sopravvivenza come gruppuscolo senza importanza, destinato solo ad agitare idee, e la fusione con il P.S.I. in un momento in cui l’apporto di giovani energie pot[...]

[...]e tra la massa di coloro che volevano essere socialisti. Si pose subito l’alternativa tra la sopravvivenza come gruppuscolo senza importanza, destinato solo ad agitare idee, e la fusione con il P.S.I. in un momento in cui l’apporto di giovani energie poteva ancora apparire un prezioso contributo

per i dirigenti di quel partito; mentre il P.S.I. stesso, destinato a diventare un partito di massa, poteva offrire alle nuove idee dei fondatori del M.U.P. un terreno suscettibile di fecondazione.

Fu così che la direzione del movimento (che risiedeva a Milano) decise di avviare trattative di fusione. Queste furono condotte a Roma, nei primi giorni di agosto, fra Basso da una parte e Romita e Oreste Lizzadri dall’altra. L.8.8.1943 si addivenne a un accordo che sanzionava l’unificazione: i punti qualificanti dell’accordo riguardavano sia il nuovo nome del partito che, in luogo di P.S.I., si sarebbe chiamato P.S.I.U.P. (Partito socialista italiano di unità proletaria), che il suo programma. Furono quindi ripresi dal M.U.P. il motivo dell’unità e[...]

[...]viare trattative di fusione. Queste furono condotte a Roma, nei primi giorni di agosto, fra Basso da una parte e Romita e Oreste Lizzadri dall’altra. L.8.8.1943 si addivenne a un accordo che sanzionava l’unificazione: i punti qualificanti dell’accordo riguardavano sia il nuovo nome del partito che, in luogo di P.S.I., si sarebbe chiamato P.S.I.U.P. (Partito socialista italiano di unità proletaria), che il suo programma. Furono quindi ripresi dal M.U.P. il motivo dell’unità e le sue finalità. La formulazione definitiva del programma e la formazione degli organi dirigenti fu demandata a una successiva riunione, da tenersi in Roma dopo il ritorno di Pietro Nenni, liberato dal confino.

Tale riunione ebbe effettivamente luogo a Roma nei giorni 24 e 25 agosto, dopo un incontro preparatorio avvenuto a Vedano Olona (Varese) fra lo stesso Nenni, Basso e altri dirigenti. Il documento programmatico approvato in quella sede, così come la designazione degli organi dirigenti del nuovo partito, sanzionarono l’avvenuta unificazione, accettando i princip[...]

[...]to dal confino.

Tale riunione ebbe effettivamente luogo a Roma nei giorni 24 e 25 agosto, dopo un incontro preparatorio avvenuto a Vedano Olona (Varese) fra lo stesso Nenni, Basso e altri dirigenti. Il documento programmatico approvato in quella sede, così come la designazione degli organi dirigenti del nuovo partito, sanzionarono l’avvenuta unificazione, accettando i principi formulati nell’accordo dell’8 agosto.

La battaglia iniziata dal M.U.P. per un rinnovamento del vecchio Partito socialista si trasferiva così all’interno del partito stesso.

L.Ba.

838



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 837

Brano: [...]rxismo aperto e un realismo personalista ».

Tra gli altri scritti più importanti di Mounier si ricordano: La pensée de Charles Péguy, 1931, in collaborazione con M. Péguy e G. Izard; La propri été capitai iste et la propri été humaine, 1936; L'affrontement chrétien, 1945; Traité du caractère, 1945; Liberté sous condition, 1946; Qu’estceque que le personnalisme, 1947; Introduction aux Existentialismes, 1948.

Movimento di unità proletaria

M.U.P. Movimento politico fondato ufficialmente in clandestinità il 10.

1.1943 a Milano, dopo circa un anno di colloqui e discussioni preparatorie, da un gruppo abbastanza numeroso di socialisti provenienti in maggioranza dal P.S.I., ma anche dal P.C.I., o senza partito.

Fra i partecipanti alla riunione costitutiva, che ebbero un ruolo di primo piano nel corso della breve vita del M.U.P., furono soprattutto Lelio Basso, Ermanno Bartei li ni (poi assassinato dai nazisti a Dachau), Roberto Verattì, Domenico Viotto e Lucio Luzzatto di Milano;

Filippo Acciarini e Ogliaro di Torino (morti poi in campo di concentramento) ; Giuseppe Bentivogli e Paolo Fabbri (uccisi nel corso della lotta antifascista in Italia) e Gianguido Borghese di Bologna; Corrado Bonfantini di Novara; Carlo Andreoni e Giuseppe Romita di Roma, e altri ancora.

Fondamenti ideologici

Il M.U.P. esprimeva il tentativo di superare le passate divisioni del movimento operaio fra socialisti e comunisti, ritenend[...]

[...]sso, Ermanno Bartei li ni (poi assassinato dai nazisti a Dachau), Roberto Verattì, Domenico Viotto e Lucio Luzzatto di Milano;

Filippo Acciarini e Ogliaro di Torino (morti poi in campo di concentramento) ; Giuseppe Bentivogli e Paolo Fabbri (uccisi nel corso della lotta antifascista in Italia) e Gianguido Borghese di Bologna; Corrado Bonfantini di Novara; Carlo Andreoni e Giuseppe Romita di Roma, e altri ancora.

Fondamenti ideologici

Il M.U.P. esprimeva il tentativo di superare le passate divisioni del movimento operaio fra socialisti e comunisti, ritenendo che la storia avesse posto all’ordine del giorno una concreta lotta per la trasformazione socialista della società, non nel senso di un'insurrezione armata e di una presa del potere di modello leninista, ma di intervento continuo e progressivo nelle strutture e nei meccanismi sociali e nei valori culturali che costituivano la giustificazione e assicuravano la difesa del regime capitalistico, provocando in tal modo una serie di equilibri più avanzati. Si escludeva in tal modo che[...]

[...]tione della vita collettiva: una pianificazione centrale non burocratica ma, al contrario, articolata in una vasta rete di gestioni ‘autonome organicamente e armonicamente col legate.

Questa concezione del socialismo e della via da percorrere per giungervi si distaccava da quelle tradizionali della Seconda e della Terza Internazionale, dal vecchio riformismo ma anche dal rivoluzio

narismo verbale e dallo stesso modello leniniano. Perciò il M.U.P. proclamava di voler superare le antiche scissioni e faceva appello ai militanti dei vecchi partiti perché non si ricostituissero secondo quegli schemi che avrebbero risuscitato le vecchie divisioni e polemiche, ma utilizzassero il calore della lotta e l’instabilità e malleabilità del periodo di transizione per unificare il movimento operaio sulla base della strategia rivoluzionaria che la nuova situazione sembrava offrire.

L’esigenza unitaria e l’esigenza rivoluzionaria nel senso indicato erano pertanto al centro della strategia che la nuova formazione si proponeva di elaborare più a fondo[...]

[...]abilità e malleabilità del periodo di transizione per unificare il movimento operaio sulla base della strategia rivoluzionaria che la nuova situazione sembrava offrire.

L’esigenza unitaria e l’esigenza rivoluzionaria nel senso indicato erano pertanto al centro della strategia che la nuova formazione si proponeva di elaborare più a fondo e di prospettare al movimento operaio.

Attività svolta

L’attività spiegata in quel periodo permise al M.U.P. di mettere solide basi anche nella classe operaia milanese e bresciana e di partecipare attivamente agli scioperi del marzo 1943, sotto la guida di elementi in gran parte nuovi alla direzione del movimento operaio (come Lelio Basso che ne fu il leader principale); neH’Emilia, dove la direzione fu invece nelle mani di dirigenti e militanti socialisti già provati nelle lotte del prefascismo (specie a Molinella e a Bologna); a Roma, in una cerchia di giovani intellettuali fra cui emergevano alcuni destinati a future carriere nella vita pubblica italiana, co

La prima pagina di una edizione cla[...]

[...]direzione del movimento operaio (come Lelio Basso che ne fu il leader principale); neH’Emilia, dove la direzione fu invece nelle mani di dirigenti e militanti socialisti già provati nelle lotte del prefascismo (specie a Molinella e a Bologna); a Roma, in una cerchia di giovani intellettuali fra cui emergevano alcuni destinati a future carriere nella vita pubblica italiana, co

La prima pagina di una edizione clandestina 6e\\'Avanti! a cura del M.U.P. (Milano, 1.8.1943)

837



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 257

Brano: Bastia, Monte

suscitando i vecchi contrasti, ma realizzando il massimo di unità de) movimento operaio « attorno ad un programma concreto ed attuale ». Dopo una lunga preparazione clandestina, il 10.1.1943 fu creato il Movimento di Unità Proletaria (M.U.P.) (v.), il cui gruppo dirigente risultò formato da Basso, Lucio Luzzatto, Roberto Verrati, Umberto Recalcati.

Rispetto ai socialisti che si mantenevano fedeli al partito tradizionale, i militanti del M.U.P. avanzavano l’esigenza di puntare decisamente sugli elementi di rottura col passato prefascista, slegando l’iniziativa socialista da ogni formula e strategia superate. Questa impostazione, ricca di fermenti nuovi, mostrò di non far breccia nelle forze socialiste tradizionali che, dopo il 25.7.1943, cominciarono ad affluire verso il P.S.l.; sicché, nell’agosto del 1943, i promotori del M.U.P. giudicarono necessario confluire nel partito che prese il nome di Partito socialista italiano di unità proletaria (P.S.I.U.P.). Vicesegretario della nuova formazione socialista dopo la Liberazione, Basso assunse la segreteria del P.S.l. all’atto della scissione saragattiana del 1947. Deputato alla Costituente e in tutte le legislature dal 1945 in poi, direttore dal 1946 al 1950 della rivista Stato Operaio, quindi di Socialismo dal 1947 al 1948, e infine di Problemi del Socialismo, esponente della corrente di sinistra del P.S.l. dopo il 1959, nel dicembre 1963 lesse alla Camera dei deputati, a[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 89

Brano: [...]ggiero, Ugo La Malfa, Sergio Fenoaltea, Leone Cattani, Carlo Antoni, Gino De Sanctis), e del gruppo di giovanissimi di Architrave (Guido Aristarco, Renzo Renzi, Roberto Roversi), la maggior parte dei quali confluirà più tardi nel Partito d'Azione. Altri, nel vivo della lotta, verranno invece attratti dai partiti della classe operaia.

Il Movimento di Unità Proletaria

Sorto a Milano nel 1939 e di orientamento socialista fin dalle origini, il M.U.P. si costituì attorno a Mario Zagarif Aldo Valcarenghi e Giovanni Barbera (che cadrà a Fossoli nel

1944), ai quali si unirono analoghi gruppi, di cui facevan parte Giuliano Vassalli, Vezio Crisafulli, Edoardo Perna, Marcello Merlo, Tullio Vecchietti, Achilìe Corona, Mario Fioretti, Eugenio Colorni (quest’ultimo dopo il 25 luglio, al, suo ritorno dal confino di Ponza). Il movimento si collegò agli « anziani » Lelio Basso (che ne divenne il leader), Lucio Luzzatto, Carlo Andreoni, Corrado Bonfantini, Virginio Dagnino', e nel 194142 costituì, per quanti avevano orientamento socialista, un polo [...]

[...]azione di notevole importanza, tanto da dare più tardi ii nome al partito socialista tradizionale stesso che, all’atto della ricostituzione, venne appunto a chiamarsi Partito Socialista di Unità Proletaria (P.S. U.P.).

La tendenza del movimento a stabilire collegamenti unitari con gruppi di diversa formazione, nel 1943 portò alla costituzione, a Roma, della Associazione rivoluzionaria studenti italiani (A.R.S.I.) (v.) tra i rappresentanti del M.U.P. [G. Larchaud), i comunisti (tra cui F. Agnini, che sarà poi fucilato alle Fosse Ardeatine) e i giellisti Vincenzo Apicella e Pierluigi Sagona. Questi due ultimi avevano anche fatto parte di un gruppo formatosi attorno al foglio Roma Fascista, del G.U.F. locale, nel periodo in cui esso era stato

diretto da Ugo Indrio e aveva avuto tra i suoi collaboratori Eugenio Scalfari, Enzo Forcella ed Ezio Pittaluga. L’A.R.S.I., dopo aver maturato la propria dissidenza con il regime alla scuola di docenti quali Gaetano Stammati, Vincenzo Mazzei e Vittorio Maramma, si organizzò in cellule; una delle sue[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 708

Brano: Milano

Partito d’Azione (v.). Anche i gruppi cattolici milanesi, presentendo la imminente fine del regime, cominciarono a prendere contatto tra loro per gettare le basi organizzative della Democrazia cristiana (v.). Sintomi di rinnovamento si manifestarono anche nelle file del movimento socialista: un gruppo guidato da Lelio Basso, Domenico Viotto, Lucio Luzzatto e Corrado Bonfantini, diede vita al Movimento di unità proletaria (M.U.P.), avanzando nuove istanze di rinnovamento nei confronti della classe dirigente prefascista. Verso la fine del 1942 il fronte antifascista si rafforzò con la creazione di un comitato unitario tra P.C.I., P.d’A. e M.U.P..

Gli scioperi del marzo 1943

Agli inizi del 1943 il regime entrò nella sua crisi definitiva: ai danni e ai lutti delle incursioni aeree, si aggiungeva un fortissimo aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, che rese insostenibili le condizioni di vita dei lavoratori. La lotta per il pane e per la pace, iniziata il 5.3.1943 nelle fabbriche torinesi, si estese nei giorni successivi a Milano. Tutte le organizzazioni antifasciste e particolarmente quella comunista fecero il massimo sforzo di mobilitazione per la riuscita dello sciopero, il primo di così vaste proporzioni dall’avvent[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 601

Brano: [...]serie e i sacrifici della guerra; per gli altri, dal timore di un insufficiente controllo di questa spinta. L Tutto ciò è comprovato dai vivaci colloqui romani del maggio 1943 tra il comunista Concetto Marchesi e i liberali Bergamini e Casati e dalle più ampie adunanze milanesi del giugno e del 4 luglio, a cui partecipano i rappresentanti dei partiti liberale, democristiano, socialista, comunista, d’azione e del movimento per l’unità proletaria (M.U.P.): i gruppi romani sono più inclini a cogliere tutte le possibilità antifasciste esistenti nei centri di potere, anche quelle che implicano un accordo col re; quelli milanesi puntano invece su un appello alle masse, su un'azione popolare diretta e immediata. I membri del M.U.P., che rappresentano l’istanza di un socialismo teso a una democrazia rivoluzionaria, e gli azionisti, parte dei quali sono fautori di una « rivoluzione democratica », sono i più restii ad accettare cedimenti sul problema istituzionale e ad allargare il fronte antifascista ai moderati. Questi, invece, e per essi principalmente Ivanoe Bonomi, allacciano diretti contatti col re. I comunisti, mentre fanno valere il peso del loro rapporto con le masse, ai dichiarano realisticamente disposti anche a servirsi della Corona, pur di abbattere il dittatore.

Il colpo di stato del 25 luglio avviene, in [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 187

Brano: [...]ere l’organo ufficiale di tutti i socialisti italiani. Fra i direttori delle sue edizioni clandestine vanno ricordati Eugenio Colorni, responsabile dell’edizione romana e Medaglia d’oro della Resistenza alla memoria; e Filippo Acciarini, curatore della prima edizione piemontese, ucciso in un campo di deportazione nazista. Come organo nazionale del P.S.I. U.P., il giornale nasce nell’agosto 1943 dalla confluenza del Movimento di Unità Proletaria (M.U.P.) nel P.S.I.U.p.. In realtà il primo numero della nuova serie dell’« Avanti! » esce l’1.8.1943 (e, collegandosi alla prima data di fondazione, reca l’indicazione « Anno 47 ») quale organo del M.U.P., con il sottotitolo « Giornale del Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista ». Lo pubblica a Milano il gruppo prò



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 615

Brano: [...]i nella segreteria del Comitato mondiale furono, oltre a Di Vittorio e Guido Miglioli, a turno Giulio Cerreti, Vasco Jacoponi e Felice Platone.

G.Ce.

Comitato nazionale d’azione antifascista

Durante i primi anni della seconda guerra mondiale, nelle principali città italiane, ma soprattutto a Milano, si fecero più intensi i rapporti tra i due movimenti tradizionali della classe operaia: il socialista e il comunista, il primo espresso dal M.U.P. (Movimento di unità proletaria) e dal P.S.I. (Partito socialista italiano). Nel gennaio 1943 la direzione del Partito comunista, preso contatto, attraverso alcuni suoi membri giunti clandestinamente in Italia, con militanti attivi nelle principali città, decise di avviare trattative con gli altri partiti per la costituzione di un movimento unitario di azione antifascista. Incontri ebbero luogo a Roma, a Torino e a Milano (nella capitale lombarda l’attività dei comunisti era allora diretta da Celeste Negarville, mentre i contatti con gli altri partiti erano tenuti da Giovanni Grilli e da Bruno[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 357

Brano: [...]i partito e fu nel suo ufficio di Roma che, il 22.7.

1942, si svolse la riunione (cui presenziarono, tra gli altri, Oreste Lizladri, Giuseppe Romita ed Emilio Canevari), nella quale fu elaborato il documento di intenti per la ricostituzione del P.S.I.. Egli venne quindi designato, con Romita, a rappresentare i socialisti nel Comitato delle opposizioni.

Nell’agosto 1943, allatto della nascita del P.S.I.U.P., sorto dalla fusione fra P.S.I. e M.U.P., entrò a far parte della Direzione del nuovo partito. Durante l’occupazione tedesca non prese parte attiva alla Resistenza. Il 4.8.1944, dopo la liberazione di Roma, sempre con Romita sottoscrisse il nuovo testo del patto di unità d’azione con il P.C.I..

Secondo dopoguerra

Nel 1947, allatto della scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini, formulò la proposta che, usciti i saragattiani, il partito riacquistasse l’antica denominazione di P.S.I.. Nonostante la sua assiduità ai Congressi del partito, il suo ruolo politico andò sempre più diminuendo. Negli ultimi anni gli fu affidata [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 331

Brano: Venezia

simpatie del cardinale Piazza e di monsignor Giovanni Urbani andavano a Mentasti.

Il P.S.I.U.P., nato dall’accordo nazionale concluso nell’agosto 1943 tra il Partito socialista (v.) e il M.U.P., era rappresentato da Giovanni Tonetti (v.)f troppo appiattito sulle posizioni comuniste (Lombroso e Giavi raggiunsero presto la pedemontana trevigiana per organizzarvi la guerriglia). Quanto ai liberali, erano presenti di fatto con il solo Angiolo Tursi.

Il C.L.N. risentiva di queste difficoltà dei partiti, ma soffriva anche di contraddizioni oggettive esterne. Caso pressoché unico tra le grandi città del Centro e del Nord delTItalia, la popolazione di Venezia andava crescendo vertiginosamente a causa dell’immigrazione di impiegati e dirigenti degli apparati della Repubblica Sociale, dell[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine M.U.P., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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