Brano: Pavia
Sfilata dei partigiani a Pavia nei giorni successivi alla Liberazione
milanesi che entravano nella capitale lombarda insorta erano i 600 delle quattro divisioni della montagna pavese, che si erano meritate dal C.L.N.A.I. questo incarico per l'eccezionale contributo da esse dato alla lotta comune.
Dall'8.9.1943 alla Liberazione la provincia di Pavia aveva avuto una cinquantina di vittime civili e almeno 500 caduti per la libertà. Questi ultimi furono probabilmente di più, ma il loro numero esatto forse non potrà mai essere stabilito. Da quanto si è potuto accertare finora, circa 200 furono i caduti negli scontri avvenuti in montagna e in pianura, e una quarantina[...]
[...]a il loro numero esatto forse non potrà mai essere stabilito. Da quanto si è potuto accertare finora, circa 200 furono i caduti negli scontri avvenuti in montagna e in pianura, e una quarantina i caduti pavesi nelle forze armate italiane libere o in movimenti partigiani di altre regioni. Più di 100 furono i fucilati o comunque uccisi per rappresaglia, più di 80 gli scomparsi nei lager tedeschi (contro una trentina di sopravvissuti) e almeno 76 i militari morti durante l'internamento militare in Germania, cui si erano volontariamente assoggettati per non aderire alla repubblica di Salò.
Ancor più difficile da valutare è il numero degli abitanti della provincia che, nello stesso periodo, hanno attivamente partecipato alla Guerra di liberazione, ma certamente si tratta di molte migliaia.
C.Fe. G.Vac.
Bibliografia: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione, Deputazione per la Provincia di Pavia, / Caduti della Resistenza nella Provincia di Pavia, Pavia, 1969; D. Brianta, A. Ferraresi, P. Lombardi,
C. Sacchi, C. Signori, / deportati pavesi
nei [...]
[...] », Amministrazione Provinciale di Pavia, 1981; Giulio Guderzo, Una provincia italiana sotto il fascismo, in « 19451975. Italia fascismo antifascismo » ecc., Conversazioni promosse dal Consiglio regionale lombardo, Feltrinelli, 1975; F.A. Tasca, Personaggi noti e ignoti nella storia di Pavia, Pavia, 1951; Ugoberto Alfassio Grimaldi (a cura di), Il coraggio del no, Amministrazione Provinciale di Pavia, 1976; Bianca Ceva, Tempo dei vivi, Ceschina, Milano, 1954; C. Ferrario, Carlo Lombardi, Vita di un contemporaneo, La Pietra, Milano, 1982; Arturo Bianchi, Storia del fascismo pavese, Pavia, s.d.; Clemente Ferrario, Le origini del Partito comunista nel Pavese, Roma, 1969; Giulio Guderzo, Cattolici e fascisti a Pavia tra le due guerre, Pavia, 1978; BarioliCasatiCassinelli, Storia della Resistenza in provincia di Pavia, Pavia, 1959; Lucio Ceva, Una battaglia partigiana, Quaderni del M.I.L., n. 1, Milano, 1966; Giampaolo Pansa, Guerra partigiana fra Genova e il Po, Bari, 1967; Clemente FerrarioFulco Lancester. Oltrepò partigiano, Pavia, 1973.
Pavignano, Anna
N. a Occhieppo Inferiore (Vercelli) il 23.7.1900, ivi m. il 10.3.1975; operaia tessile.
Iscritta al Partito socialista, nel 1921 fu tra i fondatori del Partito comunista d’Italia.
Nel 1928 partecipò alla Conferenza d’organizzazione indetta dal partito a Costanza (Germania). Rientrata in Italia, il 20.4.1928 venne arrestata e deferita al Tribunale speciale che la processò per « cospirazione, riorganizzazione del P.C.I. e pro[...]
[...]nista clandestina operante a La Spezia, nella primavera del 1939 si trasferì a Carrara, dove il 6.5.1939 venne arrestato dall’Ovra. Portato a Genova, dopo 6 mesi trascorsi nel carcere di Marassi fu tradotto a Roma e deferito al Tribunale speciale che, nel marzo 1940, lo condannò a 30 anni di reclusione. Detenuto nel carcere di Portolongone, vi rimase per circa 5 anni. Tradotto successivamente nel carcere di Parma e poi in quello di Castelfranco Emilia, qui rimase ferito in seguito a un bombardamento e venne ricoverato all’ospedale civile del luogo.
Durante l'occupazione tedesca, ancora degente in ospedale, continuò la sua attività di antifascista insieme al medico Ferri, riuscendo a impedire che molti altri prigionieri politici, ricoverati nello stesso nosocomio, venissero deportati in Germania appena dimessi.
Nei giorni della Liberazione, fu designato dirigente del Comitato di liberazione della zona. Tornato a casa dopo circa un mese, fu chiamato a far parte del Comitato provinciale di epurazione e successivamente eletto consiglie[...]
[...]ta insieme al medico Ferri, riuscendo a impedire che molti altri prigionieri politici, ricoverati nello stesso nosocomio, venissero deportati in Germania appena dimessi.
Nei giorni della Liberazione, fu designato dirigente del Comitato di liberazione della zona. Tornato a casa dopo circa un mese, fu chiamato a far parte del Comitato provinciale di epurazione e successivamente eletto consigliere provinciale.
Fonte: Testimonianza orale dei familiari depositata presso l’istituto storico della Resistenza della Spezia.
Pavoletti, Mazzino
N. a Livorno il 12.2.1913; operaio. Fin dalla seconda metà degli anni Trenta, insieme al giovanissimo fratello Aramis partecipò alla cospirazione antifascista a Livorno. Dopo l’inizio della Seconda guerra mondiale svolse un’intensa propa
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