Brano: [...] operaie di Trieste.

In campo agricolo il movimento prese inizio con le Banche popolari di Milano, Cremona e Bologna, cui fecero seguito nel 1886 le Affittanze collettive e nel 1889 i Consorzi agrari, che dovevano in seguito perdere la loro originaria funzione cooperativa per l’intervento dello Stato in essi, per la mancanza di democrazia e la discriminazione nelle adesioni.

Nel primo dopoguerra la Lega nazionale delle cooperative e mutue (L.N.C.), di ispirazione socialista, ancorché non fosse il solo organismo raggruppante cooperative su scala nazionale, era incontestabilmente quello più consistente. Accanto alla L.N.C. esistevano il Movimento cristiano sociale ispirato dal Partito Popolare, quello a indirizzo liberale che seguiva i principi di Luigi Luzzatti (Banche popolari e Consorzi agrari), e l’organizzazione delle cooperative di ex combattenti. Limitate a determinate zone erano la cooperazione mazziniana e quella sindacalista.

La Lega nazionale delle cooperative

I principali motivi della indiscussa preminenza della L.N.C. erano da ricercarsi nella sua stessa storia.

Sorta nel 1886 e partecipe alla fondazione deM’AlIeanza cooperativa internazionale, la L.N.C. raggruppava i più grandi complessi e i diversi rami in cui era divisa la cooperazione, era diretta da uomini influenti nel campo politico e sociale, possedeva un'organizzazione con centinaia di migliaia di soci. Il suo organo, La Cooperazione Italiana, godeva di largo prestigio. Infine era strettamente legata al Partito socialista italiano, il solo partito delle classi lavoratrici con cui aveva diviso gran parte della sua storia. Una relazione tenuta da L. Verganini al Consiglio direttivo della Lega il 13.6.1921 constatava il grande sviluppo della cooperazione, il notevole aumento del numero [...]