Brano: [...]segnatari. Macaluso, 'che é indubbiamente la figura di maggior rilievo tra i dirigenti comunisti siciliani, ritiene che la politica di incre mento della bonifica, di trasformazione e conversione colturale, debba poggiare su tre pilastri:
1° — Ente di Riforma agraria;
2° — Consorzi di bonifica;
3° — Consorzi agrari. Questi tre strumenti, a suo avviso, vanno
completamente rinnovati, se si vuol fare una politica di sviluppo del
l'agricoltura.
Il P.C.I., più che far questione di indirizzo produttivistico o di metodo nuovo, pone la sua candidatura al controllo degli strumenti operativi; e basta. Nessuno può contestare il buon diritto dei comunisti di rivendicare la loro parte di responsabilità nella direzione dell'economia agricola isolana, quando era evidente che senza di essi sarebbe venuta meno la maggioranza su cui si reggeva la Giunta Milazzo. Né si può negare che un funzionamento più democratico degli Enti di Riforma, dei consorzi di bonifica e dei consorzi agrari o una più ampia partecipazione ad essi dei contadini, che finora sono st[...]
[...]le concezioni e soprattutto gli interessi, di cui sono gli esponenti, stavano agli antipodi. Ognuno sarebbe rimasto, per quanto é possibile, sulle sue posizioni, cercando di ottenere il massimo beneficio dalle circostanze occasionali. E cosí é andata. Parlare di un piano, in queste condizioni, sarebbe stato pura ipocrisia o demagogia. Al massimo, si sarebbe potuto parlare di intenzioni, lodevoli ma non impegnative.
In questo stato di necessità, il P.C.I., e analogamente il P.S.I., non volendo far naufragare l'esperimento Milazzo, avevano poco da scegliere. Non potevano varare quel piano di rimodernamento dell'agricoltura che, fino a quando erano stati all'opposizione avevano additato come una lontana speranza, ma che, essendo sia pure indirettamente al potere, avrebbero dovuto formulare con impegni e scadenze precise. Dovevano quindi, per forza di cose, accontentarsi di 'esercitare quel tanto di autorità che avrebbe consentito di esaudire almeno in parte ciò che il loro elettorato si attendeva da essi. Ma non era molto; e soprattutto non era[...]
[...]enir coinvolti in una gestione irresponsabile della cosa pubblica; o,
per parlar di cose più concrete, di permettere che i miliardi, di cui può
disporre la Regione e più particolarmente la Sofis, finissero per essere dissipati in opere di beneficenza a fine politico o in spese improduttive.
Ciò sarebbe stato un disastro non solo per l'isola ma anche per coloro
che si sono addossati il compito di liberarla dalla sua dolorosa arretratezza. Per il P.C.I. era necessario che l'esperimento Milazzo avesse esi
to positivo; ed era necessario che lo avesse avuto al più presto. Altrimenti le speranze suscitate dal risveglio autonomistico si sarebbero tradotte in amaro e sfiduciato risentimento.
Per il P.S.I. il problema era ancor più delicato. Avendo appoggiato, sia pur con qualche riserva ed esitazione, l'esperimento Milazzo, i socialisti comprendevano che non avrebbero potuto sottrarsi alle conseguenze di un eventuale insuccesso. Anch'essi, per la partecipazione indiretta al potere, si sentivano impegnati ad impedire il fallimento di un tentativ[...]