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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 723

Brano: Porto Marghera

ebbero fra il 1940 e il 1942, per esempio nel locale stabilimento delVHva (v.)F dove un manifesto del 1941 che paragonava l’assalto nazista airU.R.S.S. alla repressione fascista contro la classe operaia italiana ebbe larga diffusione. Seguirono 7 arresti e l’operaio Umberto De Bei fu condannato a 8 anni di reclusione.

Anche in altre aziende furono prese iniziative di propaganda antifascista clandestina, orale e scritta, la cui efficacia si dimostrerà poi nelle agitazioni e negli scioperi del marzo

1943, specie nelle fabbriche della Vetrocoke, della Breda, degli Azotati e dell’I.R.O.M., dove maggiore era la presenza di operai qualificati e politicamente preparati. Questi scioperi venivano indubbiamente dalla scia di quelli attuati con successo in Lombardia e in Piemonte, ma tuttavia non mancarono di una certa autonoma spontaneità, come sembra dimostrato dal fatto che scoppiarono il 14 marzo, mentre gli organizzatori nazionali ne avevano previsto l’estensione al Veneto solo nella seconda m[...]

[...]maggiore era la presenza di operai qualificati e politicamente preparati. Questi scioperi venivano indubbiamente dalla scia di quelli attuati con successo in Lombardia e in Piemonte, ma tuttavia non mancarono di una certa autonoma spontaneità, come sembra dimostrato dal fatto che scoppiarono il 14 marzo, mentre gli organizzatori nazionali ne avevano previsto l’estensione al Veneto solo nella seconda metà del mese. Questa « colleganza senza subordinazione » si sarebbe manifestata anche nelle agitazioni successive, insieme con altre caratteristiche che vale la pena di notare fin d’ora: rivendicazioni economiche reali, ma intese anche a coprire scopi politici; contrasto senza pos^ sibilità d’intesa con le organizzazioni fasciste; mediazione delle autorità tedesche, alle quali premeva evitare ogni interruzione del lavoro assai più che assecondare il regime fascista.

Il solo aspetto che poi si modificò fu l’opposizione delle direzioni aziendali centrali alle rivendicazioni economiche dei lavoratori, opposizione che in quest’occasione cadde[...]

[...]ti, subito dopo l’8 settembre si ebbero agitazioni e scioperi senza collegamenti esterni e senza molta risonanza, ma che molti dei partecipanti ricordano bene: lotte

in certi casi coperte da motivazioni tecniche (come l’arretratezza delle fabbriche), ma in altri con carattere esplicito di protesta politica contro la fuga del re e del governo.

Queste agitazioni furono accompagnate da iniziative tese a salvare dalla deportazione soldati e marinai rastrellati dai tedeschi nelle località fra Porto Marghera e la stazione di Mestre, vicino alle linee ferroviarie e stradali che più direttamente portavano al Nord. In alcune fabbriche, in particolare all 'Industria nazionale alluminio (I.N.A.), che si trovavano vicinissime ai centri di raccolta e smistamento, i militari vennero fatti entrare negli stabilimenti, dai quali uscivano poi vestiti da operai e provvisti di viveri, o venivano nascosti in vagoni ferroviari dai quali era poi più facile eclissarsi durante le soste del viaggio verso la Germania, o i carri venivano nascostamente spiombati per dare ai prigionieri viveri e attrezzi utili allo stesso intento. Se in molte altre località italiane si registrò qualcosa del genere, qui centinaia di marinai e soldati furono salvati grazie a un’azione improvvisamente organizzata, mossa [...]

[...]e smistamento, i militari vennero fatti entrare negli stabilimenti, dai quali uscivano poi vestiti da operai e provvisti di viveri, o venivano nascosti in vagoni ferroviari dai quali era poi più facile eclissarsi durante le soste del viaggio verso la Germania, o i carri venivano nascostamente spiombati per dare ai prigionieri viveri e attrezzi utili allo stesso intento. Se in molte altre località italiane si registrò qualcosa del genere, qui centinaia di marinai e soldati furono salvati grazie a un’azione improvvisamente organizzata, mossa da solidarietà umana e patriottica, un'esperienza che per Marghera fu un vero e proprio avvio della lotta di liberazione.

La lotta all I.N.A.

Le varie fasi di questa lotta, dal settembre 1943 all’aprile 1945, possono essere ricostruite seguendo un filo conduttore di un lucido resoconto delle vicende dell'IjN.A., steso subito dopo la Liberazione da un tecnico dell’azienda, Umberto Sannicole). Per Marghera è l’unico documento del genere e, quantunque limitato a una sola azienda, rispecchia aspetti assunti dalla Resistenza in tutto il complesso.

L’I.N.A. aveva una produzione di particolare interesse bellico: sorta negli anni Trenta, aveva maestranze giovani, quindi politicamente meno preparate. L’avvio all’azione fu dovuto a un piccolo gruppo di tecnici e dirigenti che aderivano ai tre partiti di sinistra, e a operai comunisti ex confinati.

Un documento rinvenuto dopo la liberazione presso il Commissariato di P.S. di Marghera richiamava appunto l’attenzione su quei tecnici e dirigenti dell’I.N.A. e su un folto gruppo di operai della Montecatini, che era invece una delle fabbriche di più lontana istituzione.

La Resistenza a Marghera si estrinsecò fondamentalmente: in agitazioni e scioperi fin al marzo 1944; nel

sabotaggio della produzione e nella sottrazione di attrezzi e materiali di maggior pregio per metterli al sicuro, dall'inverno 1944 in poi; nella preparazione insurrezionale e della difesa armata delle fabbriche nei primi mesi del 1945.

Il fascismo repubblicano cercò di accattivarsi l’adesione degli operai proponendo la costituzione di commissioni di fabbrica, protestan[...]

[...]ore, giornale comunista clandestino del Veneto nel numero del 15.11.1943 riferisce che fischi e proteste accolsero i propagandisti repubblichini alla Vetrocoke, all'Azotati e in altre fabbriche.

Nella prima metà del dicembre 1943 si ebbero numerosi scioperi che facevano seguito a quelli avvenuti a fine novembre a Torino e a Milano, con carattere economico e politico insieme: il 4 dicembre alla Azotati, il 7 airi Iva, il 9 alla Breda, l’11 all I.N.A. e poi ancora alla S.A.V.A. e altrove. Alle rivendicazioni generali, in alcune fabbriche si aggiunsero le proteste contro i tentativi di fermare gli operai all'uscita per indurli a trasferirsi in Germania e richieste di carattere particolare.

I fascisti risposero arrestando all’Azotati alcuni operai, il che provocò un prolungamento dello sciopero fino al gorno 6 per ottenere la liberazione degli arrestati.

All’l.N.A., il nuovo federale fascista (Pio Leoni) ricorrendo a pesanti intimidazioni pretese che i dirigenti facessero i nomi dei promotori dello sciopero, al che il condirettore Pier[...]

[...]uni operai, il che provocò un prolungamento dello sciopero fino al gorno 6 per ottenere la liberazione degli arrestati.

All’l.N.A., il nuovo federale fascista (Pio Leoni) ricorrendo a pesanti intimidazioni pretese che i dirigenti facessero i nomi dei promotori dello sciopero, al che il condirettore Piero Lecis rispose dicendo che i nomi li sapeva benissimo o credeva di saperli e sfidò il fascista a prendere, se ne avesse avuto il coraggio, i minacciati provvedimenti sotto la sua diretta responsabilità: una risposta che smontò il federale repubblichino.

La riuscita dello sciopero incoraggiò la discussione ed estese la propaganda politica nelle fabbriche, favorendo il sabotaggio della produzione; inoltre suggerì di dar vita a « comitati di fabbrica » che regolassero la propaganda, fino a quel momento lasciata praticamente ai partiti, e organizzassero il sabotaggio. Tali comitati furono costituiti

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 724

Brano: Porto Marghera

alI’I.N.A. e in altre fabbriche, in maggioranza composti da operai.

Gli scioperi del marzo 1944

L’azione di sabotaggio presentava varie difficoltà, anche perché doveva essere praticata in modo da riuscire efficace senza superare quel limite, oltre il quale i tedeschi avrebbero attuato la loro minaccia di trasferire in Germania gli impianti, deportando l’intero personale. II sabotaggio fu quindi svolto in tali forme da suscitare, per la loro genialità, l’ammirazione di un gruppo di tecnici olandesi antinazisti inviati a Marghera per necessità tecniche dagli occupanti tedeschi.

Il mese di marzo portò nuovi scioperi che si estesero a tutta la regione e che, a Marghera, mostrarono quanto fosse stata efficace la propaganda svolta durante l’inverno. Anche questi scioperi avevano carattere politico generale ed erano organizzati in esecuzione delle direttive del C.L.N. dell’Alta Italia. Vennero nuovamente motivati con rivendicazioni economiche, ma i loro intenti politici erano oramai sempre più evidenti.

In tutto il Veneto, un manifesto diffuso in 40.000 copie a cura di un Comitato segreto di a[...]

[...]sche attrezzi e materiali di particolare valore: ain.NA, d’accordo con la Direzione centrale, nottetempo venne sotterrata una preziosa riserva di platino; inoltre, una squadra guidata dal capo operaio Erminio Caìzavara, tra un sabato pomeriggio e una domenica caricò di materiale e attrezzi sei grandi barche che vennero poi portate di notte, attraverso il canale del Nord, in un magazzino di Venezia, eludendo la sorveglianza tedesca.

Con l’avvicinarsi della Liberazione, si presentò il compito di difendere le fabbriche dalle prevedibili distruzioni che i tedeschi avrebbero cercato di compiere nella loro ritirata. Si sapeva che i tedeschi avevano minato il ponte translagunare e che il Comitato militare clandestino di Venezia aveva provveduto a disinnescare le mine. Qualcosa di simile si fece anche a Marghera: i tedeschi avevano piazzato lungo le banchine di alcune fabbriche grosse cariche esplosive e queste vennero neutralizzate in vari modi. AII’I.N.A., i fornelli delle mine vennero intasati con cemento fuso.

Sempre all’I.N.A., fu anche organizzata una brigata partigiana, destinata a entrare in azione nella vicina zona di Preganziol, non tanto per difendere la fabbrica, ma per contribuire all’insurrezione della terraferma veneziana. Purtroppo, in uno scontro con una colonna della Decima Mas, la colonna fu dispersa e 9 dei suoi componenti caddero uccisi (v. Fasolato, Battaglione). Fu questo il tributo di sangue pagato dai lavoratori di Porto Marghera alla Resistenza. Questa non fu cruenta e non si diffuse a tutto l’ambiente, salvo alla fine, e tuttavia fu tenace, efficacissima.

A.Z.D.B.

Bibliografia: Isabella Peretti, Lotte operaie a Porto Marghera durante la Resistenza,

Mestre 1972; Venezia ne[...]

[...]6.9.1898; muratore.

Cresciuto in un ambiente familiare di tendenza anticlericale, negli anni del primo dopoguerra divenne segretario della Sezione socialista di Monforte d’Alba e nel 1921, alla scissione di Livorno, passò con quasi tutti i suoi iscritti al Partito comunista.

In seguito fu duramente perseguitato dai fascisti che, nel 1924, gli impedirono anche di votare. Emigrato nel Savonese, fu attivo nell’organizzazione comunista clandestina nella zona di Alassio. Arrestato nel 1936 a Milano insieme con un compagno, venne deferito al Tribunale speciale che, nel 1937, lo condannò a 6 anni di reclusione. Uscì dal carcere nel 1940 in seguito a un’amnistia e si trasferì a Niella Tanaro (Cuneo).

Dopo T8.9.1943, in contatto con l’organizzazione comunista clandestina di Savona, organizzò una prima banda partigiana a Spigno Monferrato (Alessandria). Più tardi fu tra i promonitori della 16a Brigata Garibaldi « Generale Perotti », la prima formazione garibaldina delle Langhe. Grazie alla sua sperimentata conoscenza della zona, venne designato delegato civile e, in tale veste, operò per collegare forze politiche, formazioni partigiane e popolazione locale, attraverso la creazione delle Giunte popolari comunali democraticamente elette. Particolarmente attivo fu durante i « 23 giorni » della « zona libera » di Alba.

Dinnanzi ai due delegati civili Franco Terrazzani (Cosimo Rubro) ed Ernesto Portonero (Retto) fu tra l’altro ufficialmente celebrato in municipio, in quei giorni, Il primo matrimonio in forma civile.

Nel dopoguerra fu responsabile di z[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine I.N.A., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---comunista <---fascisti <---A.Z.D.B. <---Bibliografia <---C.L.N. <---Comune di Venezia <---Erminio Caì <---I.R.O.M. <---Il Lavoratore <---Isabella Peretti <---La lotta <---P.C.I. <---P.S. <---Partito comunista <---Piero Lecis <---Resistenza a Marghera <---S.A.V.A. <---San Marco <---Umberto De Bei <---Venezia nella Resistenza <---antifascista <---antinazisti <---comunisti <---fascismo <---fascista <---fasciste <---italiana <---italiane <---nazista <---nazisti <---propagandisti <---socialista <---veneziana