Brano: Palermo
portante Ferrovia Sicula Occidentale che serviva la zona PartinicoBalestrateMarsala).
La contrapposizione TascaBosco era d’altra parte la risultante di una difficoltà di elaborazione di linea politica del gruppo dirigente socialista palermitano, rispetto alla particolare collocazione che assumevano i principali gruppi capitalistici locali dopo il tracollo dell’impero dei Florio, già imperniato sulla gestione della compagnia monopolistica Navigazione Generale Italiana, risultante dalla fusione delle società Flonio e Rubattino, cioè degli interessi dei gruppi finanziari palermitani con quelli dei gruppi finanziari liguri. Erano gli stessi[...]
[...]mpagne d’Africa e il colonialismo crispino.
Agli inizi del '900 la concorrenza capitalistica settentrionale aveva già modificato profondamente la situazone palermitana. Ignazio Florio si dovette orientare verso i settori zolfifero (costituendo, con soci britannici, la The AngloSicilian Sulphur Company, messa in liquidazione nel 1906 sotto l’impatto della concorrenza tecnologica americana), chimico (basti ricordare le grandi Industrie Chimiche I.V. Fiorio) e agrario (Consorzio Agrario Siciliano e Nuova Agrumaria Sicula), le cui operazioni finanziarie facevano capo al Banco Florio. Si trattava di scelte capitalistiche che rispondevano anche a istanze del riformismo agrario, rivolgendosi principalmente alla piccola e media borghesia delle campagne.
Qui si registrava per contro un ritardo dei socialisti palermitani che, proprio sulle questioni agrarie, dimostravano scarsa capacità di elaborazione teorica, limiti nell 'individuare il rapporto cittàcampagna, riscontrabili perfino nel maggior ideologo del movimento ruralista Sebastiano Cammareri Scurti e nella sparuta frangia che si riconosceva nelle posizioni riformiste di Filippo Lo Vetere ed Enrico Loncao, spinti dal trasformismo giolittiano verso gli interessi del blocco agrarioindustriale siciliano.
Il Tasca, negando l’esistenza di una classe operaia nel sistema capitalistico locale (« A Palermo non c’è un proletariato industriale soggetto al capitalismo, sfruttato al punto da costituire l'antitesi perfetta, precisa allo sviluppo capitalistico »}, toglieva [...]
[...]ecisa allo sviluppo capitalistico »}, toglieva ogni fondamento alla stessa lotta di classe.
Non stupisce quindi che i migliori risultati di lotta siano stati i gran
di scioperi agrari del 190203, promossi sotto ben altro segno da Verro e Sturzo sulla fondamentale questione della mezzadria, che fu uno degli argomenti centrali del congresso socialista di Corleone del 1903. Da qui le posizioni maturarono in direzione delle « affittanze collettive » che raggiunsero la loro massima espansione nel 1906, ancora nel quadro di una situazione in cui socialisti di città e di campagna risultavano fortemente divisi. Lo scontro principale verteva comunque nel latifondo. In quegli anni, secondo l’inchiesta parlamentare del Lorenzoni, nella sola provincia di Palermo si contavano 376 latifondi di oltre 200 ettari, corrispondenti nel loro insieme al 35% del territorio della provincia. La cooperazione agricola, bianca o rossa che fosse, assumeva pertanto un notevole significato, la cui portata non sfuggì agli interessi del grande capitale finanziario che trasformò casse rurali e affittanze collettive in strumenti del sistema finanziario nazionale.
Primi sviluppi del fascismo
Nella grave crisi esplosa[...]
[...]nque nel latifondo. In quegli anni, secondo l’inchiesta parlamentare del Lorenzoni, nella sola provincia di Palermo si contavano 376 latifondi di oltre 200 ettari, corrispondenti nel loro insieme al 35% del territorio della provincia. La cooperazione agricola, bianca o rossa che fosse, assumeva pertanto un notevole significato, la cui portata non sfuggì agli interessi del grande capitale finanziario che trasformò casse rurali e affittanze collettive in strumenti del sistema finanziario nazionale.
Primi sviluppi del fascismo
Nella grave crisi esplosa all’indomani della Prima guerra mondiale, va collocato nel 1919 il decreto del ministro deH’Agricoltura Achille Vi socchi, tendente a incanalare e regolamentare il movimento contadino. Esso ebbe in Sicilia un duplice effetto: da un lato vennero intensificate le occupazioni dei feudi, tanto che nell’autunno del 1920 se ne registrarono 46 nei comuni della sola provincia di Palermo; e, dall’altro, costituì lo stimolo più immediato alla nascita del Partito Agrario Siciliano, di cui furono [...]
[...]el 1920 se ne registrarono 46 nei comuni della sola provincia di Palermo; e, dall’altro, costituì lo stimolo più immediato alla nascita del Partito Agrario Siciliano, di cui furono rappresentanti, fra gli altri, i grandi latifondisti Lucio Tasca Bordonaro e Vincenzo Case io.
A Palermo, uno dei maggiori movimenti che ebbero un carattere di autonomia (almeno fino al 1923) fu quello del combattentismo: sul tema della « Vittoria mutilata » e con rivendicazioni patriottiche, l’Associazione combattenti diretta da Sapio, Cucco e La Bella intervenne nelle varie contingenze del dopoguerra, incrociandosi con gli altri movimenti popolari.
Manifestazioni di artigiani e operai palermitani si ebbero nell’estate del
1919, guidate dalì’Unione del Lavoro cui facevano capo le principali leghe operaie del capoluogo: i socialisti, capeggiati da Enrico Loncao e dal combattivo gruppo della FIOM (Giovanni Orcel, Gargalini,
FiJiberto, Guarrata), « furono i primi e i soli ad esperire, pur con gravi limiti, il tentativo di inquadrare nei grandi temi nazionali della crisi del dopoguerra i dati locali della “sofferenza” del popolo di Palermo» (Giuseppe Carlo Martino). A luglio si ebbero manifestazioni di piazza contro il carovita, che videro ancora una volta alla testa il grosso nucleo operaio del Cantiere Navale. I manifestanti furono dispersi dalla polizia e molti vennero tratti in arresto.
Intanto era sorto a Palermo, per iniziativa di Antonio e Vittorio Ambrosini, il primo Fascio di combattimento (aprile 1919). Come si poteva leggere sul locale giornale La Dittatura proletaria, esso ebbe inizialmente caratteri oscillanti tra posizioni socialisterivoluzionarie e interventismo, tra sovietismo e combattentismo. Ma, nel caso specifico di Vittorio Ambrosini, si tratta di un « sovversivismo piccoloborghese di facile convertibilità reazionaria », che nell’insieme andava distinto, pur dentro la « demagogia combattentistica », dalle posizioni nazionalistiche dei vari Alfredo Cucco, Stefano Rizzone Viola, Mario Taccari e Carlo Cervello. Questi rappresentavano lo schieramento a destra deW'odandismo e di quegli stessi gruppi « perbenistici » che, a Palermo, si erano raccolti attorno alla Unione liberale.
Le elezioni del 1919 misero a nudo le esiguità delle entità politiche capaci di affrontare gli annosi nodi della questione siciliana. A parte i socialisti e i popolari (questi [...]
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Le elezioni del 1919 misero a nudo le esiguità delle entità politiche capaci di affrontare gli annosi nodi della questione siciliana. A parte i socialisti e i popolari (questi ultimi raccoglievano anche esponenti dell’agraria come Pecoraro e Tasca Bordonaro), a Palermo si potevano contare i gruppi clientelari di Vittorio Emanuele Orlando (v.) raccolti attorno alla lista Unione nazionale (un miscuglio di mafia e poteri locali), e i filogovernativi di Andrea Finocchiaro Aprile. Questi ultimi avevano modo di operare in una situazione favorevole, tenuto conto della debolezza socialista dovuta alle posizioni socialriformiste di Alessandro Tasca e Aurelio Drago, nonché all'estremo isolamento nel quale vennero ricondotti Giovanni Orcel e i dirigenti della FIOM, emarginati dalle pretestuose, campagne antibolsceviche e dall’aggressione aperta del Fascio di combattimento capeggiato da Vincenzo Purpura.
A monte era avvenuta la ricucitura tra gli interessi degli agrari e quelli della grossa borghesia palermi
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