Brano: Qualunquismo
ni fondò il settimanale (e per qualche tempo anche quotidiano) L’Uomo Qualunque. Grazie a una sua particolare vena scandalistica, diretta contro tutte le organizzazioni politiche antifasciste, il foglio ebbe successo tra quegli strati di ceto medio, soprattutto impiegatizio e professionale, che si sentivano fortemente frustrati dal fallimento del fascismo e daH’emergere di una nuova classe dirigente politica. Fatto in massima parte di maldicenze, insinuazioni e irrisioni, nel clima torbido del « Regno del Sud » il giornale si diffuse tra un pubblico che, abituato da decenni a una totale censura politica, scopriva finalmente la « libertà di stampa ». Gli strali dell’« Uomo Qualunque » si rivolgevano contro i partiti di sinistra e contro i C.L.N., visti come parvenus della politica, in nome di una « onestà » e « professionalità » rivendicate alla vecchia classe dirigente, di cui il Giannini si faceva portavoce e difensore.
Visto il successo del giornale, al termine della guerra Giannini decise di entrare direttamente nella lotta politica fondando il Fronte dell’Uomo Qualunque per partecipare alle elezioni della Costituente.
II giornale pubblicò il programma del Fronte nel n. 38 del 17.11.1945 e, presentatosi alle elezioni del 2.6.
1946, il Fronte ottenne 1.209.918 voti (5,4%), piazzandosi come il quinto partito italiano con 30 deputati eletti.
Il programma del Fronte dell’U.Q.
Il programma del Fronte faceva leva sul disagio dei ceti medi e della borghesia esistente nell’irrirnediato dopoguerra, per rivolgerlo contro tutti coloro che detenevano le leve del potere, presentandosi demagogicamente come una organizzazio[...]
[...]ramma del Fronte nel n. 38 del 17.11.1945 e, presentatosi alle elezioni del 2.6.
1946, il Fronte ottenne 1.209.918 voti (5,4%), piazzandosi come il quinto partito italiano con 30 deputati eletti.
Il programma del Fronte dell’U.Q.
Il programma del Fronte faceva leva sul disagio dei ceti medi e della borghesia esistente nell’irrirnediato dopoguerra, per rivolgerlo contro tutti coloro che detenevano le leve del potere, presentandosi demagogicamente come una organizzazione di difesa dell’« uomo comune » o, appunto, « qualunque ».
Nel suo programma, il qualunquismo si dichiarava a favore di ogni forma di libertà individuale, prospettava un governo « al servizio dei cittadini », basato sui tre poteri fondamentali (legislativo, esecutivo, giudiziario) indipendenti e autonomi; si dichiarava per la libera concorrenza, contro l'economia controllata; sosteneva il concetto « la terra a chi lavora », ma con la partecipazione agli utili anche dei finanziatori e dei procuratori dei mezzi per lavorarla; propugnava la scuola gratuita amminist[...]
[...] concetto « la terra a chi lavora », ma con la partecipazione agli utili anche dei finanziatori e dei procuratori dei mezzi per lavorarla; propugnava la scuola gratuita amministrata dallo Stato; si schierava contro ogni divisione di classi sociali (che considerava non esistenti) e per la esaltazione della individualità personale.
Si trattava quindi di una congerie alquanto banale di concetti mutua
ti dal liberalismo e dal fascismo e demagogicamente trattati in forma generica per far breccia nella sottocultura politica del tempo, sfruttando la popolarità acquisita dal giornale che si era largamente diffuso in Italia, battendo d’anticipo la propaganda svolta dai partiti. D'altra parte, il qualunquismo si presentava come una difesa per molti che si erano compromessi col regime fascista o ne erano ancora nostalgici, in quanto faceva propri i motivi di opposizione ai programmi del C.L.N., specie in riferimento all'epurazione allora in corso. Sul piano istituzionale, teorizzando la sfiducia nelle nuove forme democratiche dello Stato, il Fronte si dichiarò « neutrale » fra repubblica e monarchia, postulando un go[...]
[...]ipo la propaganda svolta dai partiti. D'altra parte, il qualunquismo si presentava come una difesa per molti che si erano compromessi col regime fascista o ne erano ancora nostalgici, in quanto faceva propri i motivi di opposizione ai programmi del C.L.N., specie in riferimento all'epurazione allora in corso. Sul piano istituzionale, teorizzando la sfiducia nelle nuove forme democratiche dello Stato, il Fronte si dichiarò « neutrale » fra repubblica e monarchia, postulando un governo formato da tecnici.
Quantunque dimostrasse dal 1946 al 1948, nei lavori della Costituente e nel Paese, la vacuità e l’inconsistènza sia del programma che delle proprie forze, il movimento dell’U.Q. si trasformò in partito.
Alle elezioni del 1948 si presentò unito ai liberali in una lista chiamata Blocco Nazionale, ma questa complessivamente ottenne in Italia soltando 1.004.889 voti (3,83%).
Il Giannini, capolista a Roma, non risultò neppure eletto. Poiché la stessa sorte toccò alla maggior parte dei candidati qualunquisti, apparve chiaro che l’opera[...]
[...]logo al qualunquismo italiano fu il poujadismo in Francia, sviluppatosi dal 1953 al 1957 per iniziativa del bottegaio Pierre Poujade. Questi organizzò una rivolta della categoria contro il governo per l'inasprimento delle tasse e fondò un movimento (Unione per la difesa dei commercianti e degli artigiani) che si presentò con proprie liste alle elezioni del 1956, ottenendo oltre due milioni di voti.
Il termine « qualunquismo » è rimasto per indicare la sfiducia verso le istituzioni democratiche. Viene usato in senso spregiativo nei confronti di chi respinge la politica come rapporto costruttivo e di chi cerca l’affermazione di interessi particolari o corporativi di categoria al di fuori della dialettica dei partiti democratici.
Quaranta, Aldo
N. a Cuneo nel 1909; laureato in Legge.
Capitano di complemento degli alpini, nel giugno 1940 fu chiamato a far parte della Commissione di armistizio con la Francia.
Addetto al Comando della Quarta Armata, dopo l’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza cuneense. Combattè nelle formazioni di « Giustizia e Libertà » assumendo il comando della 3a Banda del Raggruppamento « Italia Libera », poi quello della Brigata Valle Gesso « lido Vivanti »; infine fu nominato comandante della I Divisione Alpina G.L..
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[...]tizio con la Francia.
Addetto al Comando della Quarta Armata, dopo l’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza cuneense. Combattè nelle formazioni di « Giustizia e Libertà » assumendo il comando della 3a Banda del Raggruppamento « Italia Libera », poi quello della Brigata Valle Gesso « lido Vivanti »; infine fu nominato comandante della I Divisione Alpina G.L..
Nel dopoguerra, iscrittosi al Partito repubblicano, fu eletto sindaco di Entracque, il centro più importante della valle in cui aveva operato nel corso della Resistenza.
È stato anche segretario generale del Club Alpino Italiano.
Sulla sua esperienza partigiana ha pubblicato nel 1947 il libro Brigata Valle Gesso «lido Vivanti» (Cuneo, I.C.A.).
P.BuM.Ca.
Quaranta, Domenico
Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. nel 1920 a Napoli, m. a Cairo Montenotte (Savona) il 16.4. 1944; studente.
Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, nel gennaio 1941 si arruolò volontario e fu destinato alla Scuola allievi ufficiali di Fano. Nominato sottotenente nell’agosto 1942, venne assegnato al 90° Reggimento Fanteria della Divisione « Cosseria ». L’8.9.1943 si trovava a Carcare (Savona), al comando di una sezione della 16a Compagnia mitraglieri in posizione contraerea. Per non consegnarsi ai tedeschi, [...]