Brano: Bureau International du Travail
esemplo, fanno parte dell'organizzazione la Repubblica Sudafricana e gli Stati Uniti, due paesi che — il primo con la segregazione dei negri, il secondo con l’inosservanza del rispetto della eguaglianza tra le razze — contravvengono apertamente a uno dei principi fondamentali della dichiarazione di Filadelfia; quanto alla Spagna e al Portogallo, violano la convenzione del 1948 concernente le libertà sindacali. Nondimeno, a conferma dei suoi chiari orientamenti politici l'organizzazione ha ritenuto a suo tempo di dover condurre un’inchiesta sulle libertà sindacali in Ungheria e nell'Unione Sovietica.
« Se vuoi la pace promuovi la giustizia », sta scritto sulla prima pietra posta alla base della sede dell'I&.O. a Ginevra. Ma neppure quando la pace è stata turbata dall’ingiustizia — còm’è frequentemente accaduto in questo dopoguerra — il B.l.T. ha saputo far udire la sua voce.
Gli italiani nel B.l.T.
Prima della seconda guerra mondiale i rappresentanti dei lavoratori italiani nel B.l.T. furono sistematicamente scelti tra i riformisti: Gino Bai desi (1919 e 1921), Giuseppe Giulietti (1920), Ludovico D'Aragona (1922); poi tra i sinda[...]
[...]ià socialista riformista espulso dal partito nel 1912 per collaborazionismo, fu per molti anni tra i rappresentanti italiani di parte .governativa, e poi titolare dell 'Ufficio di corrispondenza durante la dittatura fascista fino all’anno della sua morte (1937).
La dichiarazione di Filadelfia
La dichiarazione approvata dalla conferenza di Filadelfia nel maggio 1944 afferma: a) che il lavoro non deve essere considerato una merce; b) che le libertà di espressione e di associazione sono indispensabili al progresso; c) che la miseria, in qualunque luogo, costituisce un pericolo per la prosperità di qualunque luogo; d) ohe la lotta contro il bisogno deve essere perseguita in tutti i paesi con vigore instancabile, a mezzo di un’azione internazionale' continua e concorde, nell’ambito della quale i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, su piede di parità con i rappresentanti dei governi, partecipino a libere discussioni e a decisioni democraticamente prese nell’interesse del benessere comune.
Tra H più importanti princi[...]
[...]ociazione sono indispensabili al progresso; c) che la miseria, in qualunque luogo, costituisce un pericolo per la prosperità di qualunque luogo; d) ohe la lotta contro il bisogno deve essere perseguita in tutti i paesi con vigore instancabile, a mezzo di un’azione internazionale' continua e concorde, nell’ambito della quale i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, su piede di parità con i rappresentanti dei governi, partecipino a libere discussioni e a decisioni democraticamente prese nell’interesse del benessere comune.
Tra H più importanti principi generali, la dichiarazione afferma anche quello che « ogni essere umano, senza distinzione di razza, fede religiosa o sesso, ha diritto ad aspirare tanto al benessere materiale come al proprio sviluppo spirituale in condizioni di
libertà, di dignità, di sicurezza economica e con le medesime possibilità ».
Nella enunciazione di questi principi non stupisce tanto la concezione interclassista che, ignorando le cause obiettive della disuguaglianza in atto, dato l’ordinamento sociale della maggioranza degli Stati aderenti all’organizzazione e la composizione stessa dei suoi organi, rende astratte quelle affermazioni, quanto l’assenza di un qualsiasi riferimento a quelli che sono i veri nemici della libertà e dei diritti dei lavoratori; tanto più se si considera che la Conferenza ebbe luogo nel corso della guerra contro il fascismo e il nazismo, che avevano calpestato ogni norma di eguaglianza tra le razze e soppresso tutte le libertà.
C.Gh.
Burlando, Ferdinando
Medaglia d’oro al valor militare. Uscito daM’Accademia militare di Modena, nel 1941 col grado di sottotenente, fu destinato al Battaglione « Morbegno » del 5° Reggimento alpini. L’8.9.1943, trovandosi con i suoi uomini al passo di San Candido (Bolzano), dopo aver raggiunto la vai Pesio si portò nel Canavese, in Piemonte, organizzandovi le prime formazioni partigiane che avrebbero poi costituito la 9a Divisione « Giustizia e Libertà ». Le sue audaci imprese a Ciriè, nel Canavesano, nella valle di Lanzo e nel Monferrato come comandante di Brigata, gli va[...]
[...]lando, Ferdinando
Medaglia d’oro al valor militare. Uscito daM’Accademia militare di Modena, nel 1941 col grado di sottotenente, fu destinato al Battaglione « Morbegno » del 5° Reggimento alpini. L’8.9.1943, trovandosi con i suoi uomini al passo di San Candido (Bolzano), dopo aver raggiunto la vai Pesio si portò nel Canavese, in Piemonte, organizzandovi le prime formazioni partigiane che avrebbero poi costituito la 9a Divisione « Giustizia e Libertà ». Le sue audaci imprese a Ciriè, nel Canavesano, nella valle di Lanzo e nel Monferrato come comandante di Brigata, gli valsero l’appellativo di Diavolo bianco. Ferito 7 volte in combattimento, sopportò ben 11 interventi chirurgici.
Dopo la Liberazione fu promosso tenente e trasferito al ministero della Difesa; successivamente fu collocato nella riserva come invalido di guerra. Conseguita la laurea in legge all'Università di Roma, esercita nella Capitale la professione di avvocato.
« Animatore e trascinatore dava prova di audacia superiore ad ogni umano ardimento in numerosi fatti d’arme — dice la motivazione della m. d'o. — attaccando e sbaragliando con pochi uomini formazioni di autocolonne tedesche, distruggendo decine di pezzi di artiglieria nemica. Due volte arrestato, opponeva fiero silenzio alle sevizie infertegli sebbene [...]
[...] motivazione della m. d'o. — attaccando e sbaragliando con pochi uomini formazioni di autocolonne tedesche, distruggendo decine di pezzi di artiglieria nemica. Due volte arrestato, opponeva fiero silenzio alle sevizie infertegli sebbene ferito. Condotto tre volte innanzi al plotone di esecuzione che, per sadica crudeltà, non eseguiva l’infame sentenza, affrontava serenamente la morte che
lo sfiorava senza ghermirlo; finché veniva arditamente liberato da una squadra di partigiani pochi minuti prima che il capestro ponesse fine al suo calvario ».
Busca
Comune di circa 8.000 abitanti (6.000 nel capoluogo) in provincia di Cuneo, alla confluenza delle valli Maira e Varaita. AI centro di una
zona di intensa attività partigiana, fu teatro di azioni e colpi di mano delle formazioni « Giustizia e Libertà » e « Garibaldi » operanti nelle valli alpine.
Nella notte tra il 12 e 13.4.1945, un gruppo di partigiani della Brigata « Saluzzo » della II Divisione Alpina G.L., al comando del commissario della divisione Giorgio Bocca, penetrò in Busca catturando, con la complicità di elementi dello stesso reparto fascista, l'intera Compagnia controcarro della Divisione « Littorio ». Con uno stratagemma la colonna, comprendente automezzi e artiglierie, riuscì a superare i posti di blocco nèmici e a raggiungere la base partigiana di Pradleves, in valle Grana. La Compagnia controcarro della « Littorio » era considera[...]
[...]lo » della divisione e la sua perdita ebbe un peso determinante nell'affrettare la disgregazione dei reparti repubblichini della zona.
M. Gi.
Busetfo, Italo
Franco. N. a Napoli il 30.1.1915; dirigente di banca. Antifascista, membro del Partito comunista dal settembre 1943, fu tra i primi organizzatori della Resistenza milanese e fece parte del Comitato di difesa che organizzò in Milano la Guardia Nazionale (v.).
Durante la Guerra di liberazione divenne comandante del Raggruppamento Brigate Garibaldi di Milano e provincia (commissario Antonio Sanna) e, nelle giornate del 2526.4. 1945, diresse l'insurrezione popolare a Milano (v.).
Dopo la Liberazione è stato per molti anni tra i più noti dirigenti dell’organizzazione comunista milanese e redattore de « l'Unità »; ha ricoperto diverse cariche nell’amministrazione della città. Ritornato alla vita privata, esplica la sua professione di dirigente bancario.
La liberazione di Milano
I.B., che fu tra i principali dirigenti della insurrezione milanese, così ne descrive gli aspetti salienti: « Le fabbriche furono le basi di concentramento delle forze insurrezionali. Le vecchie Brigate SAP, addestrate alla lotta armata in tanti mesi di guerriglia, furono il telaio che assorbì ed inquadrò queste forze. Migliaia di uomini in armi, con carri e cannoni strappati al nemico, sin dalle prime ore della battaglia, mossero dalla periferia di questa grande città costruita a ruota di carro; alla periferia erano già stati conquistati tutti i fortilizi del nemico. Alla sera del 25, la città, f[...]