Brano: [...]ato un chilo di maccheroni, anche aglio ed olio, ma ci sentimmo rispondere che, non solo non avevano niente, ma che non avevano neanche il pane. Sapete come ci satolammo? Mangiando cinque sei chili di patate lesse. Potrei continuare ancora per molto tempo, altri episodii tristi, di disagi e di privazioni, ma vedo di correre il rischio di essere tacciato di esagerazione.
Incominciammo a ritirare tutti gli articoli fini, da Ginori e Frigerio a S. Giovanni a Teduccio, e dalla ditta Cappadonna di Partici, scartando quelli di vetro corrente, e negli acquisti che facevamo, ero diventato cosí provetto che, appena facevo un'esposizione, le migliori famiglie facevano a gara per acquistarli. Avevamo acquistato la fiducia dei suddetti fornitori, tanto che essi largheggiavano a farci credito di mille lire e piú, somma favolosissima per quei tempi.
Si faceva la fiera a S. Egidio (Montefusco), [un] convento, dove
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affluivano tutti i paesi viciniori, a fare la provvista per un anno di tutti gli articoli, e segnatamente i nostri. Avevo saputo che [...]
[...].
Intanto mio zio Sabino, per far fronte ai suoi impegni, precipitò la vendita del residuo di merce cristalli e porcellane, gestione tenuta con capitali suoi, e venduta da mio padre.
Intanto col prestito delle 500 lire fattemi improntare dallo zio Bocchino pensai aprire un negozio sempre di cristalli e porcellane, fiatai quel basso, dove tutt'ora esiste la trattoria di Brigida, di fronte alla ferrovia, e mi decisi andare a Napoli o meglio a S. Giovanni a Teduccio da RichardGinori per fare degli acquisti: naturalmente lire 500 in contanti, ed il resto di un vagone di merce (che costava lire 3000 circa) in cambiale.
Mio zio Sabino vomitava fiele, e non sapendo che dispetto farmi, mi precedette di qualche giorno, ed andiede a S. Giovanni a Teduccio da RichardGinori, insinuando a questa ditta di non farmi credito, perché ero un nullatenendo e imbroglione. Non ebbi nessuna sorpresa quando mi recai a S. Giovanni, e la ditta suddetta mi disse che era spiacente non potermi accontentare col farmi credito, come aveva fatto le altre volte con mio zio Sabino, perché la Direzione di Milano cosí aveva dato disposizioni. Però io fui previggente, perché mi avevo portato la copia dei capitoli matrimoniali, e che tutte le cambiali venivano firmate anche da mía moglie Che disponeva della sua dote di oltre 6 mila lire.
Convinsi con le buone maniere 11 [...]
[...]iacente non potermi accontentare col farmi credito, come aveva fatto le altre volte con mio zio Sabino, perché la Direzione di Milano cosí aveva dato disposizioni. Però io fui previggente, perché mi avevo portato la copia dei capitoli matrimoniali, e che tutte le cambiali venivano firmate anche da mía moglie Che disponeva della sua dote di oltre 6 mila lire.
Convinsi con le buone maniere 11 Dirigente del deposito della S. A. RiehardGinori di S. Giovanni a Teduccio, anche in omaggio che ero figlio di un vecchio loro cliente, e che per tanti anni (modestia a parte) era il modello di onestà.
Ritornai a casa pieno di gioia, e dopo due giorni, come stabilito, tornai a S. Giovanni con mia moglie per caricare il carro ferroviario, e firmando gli effetti per lire 3.600 oltre l'anticipo di lire 500. Quel giorno si fece tardi e dopo di averci mangiato due belle pizze e due bichieri di vino, spendendo lire 1,20 in tutto, compreso la frutta [e] 2 soldi di mancia, partimmo alla volta di Avellino alle ore diciannove per arrivare alle ore ventiquattro circa, con una[...]