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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 53

Brano: [...]ifesa della prima democrazia proletaria, per la difesa della Russia, per l’instaurazione in Italia della dittatura del proletariato che, schiacciando implacabilmente le forze della reazione, farà l’unica vera ” rivoluzione antifascista la sola che possa dare una soluzione progressiva, liberale ai problemi della vita italiana. Da una parte o dall’altra: bisogna decidersi ».

Amendola, Giovanni

N. a Roma il 15.4.1882, da famìglia salernitana, Giovanni Amendola iniziò nel 1904 la sua attività culturale interessandosi soprattutto di problemi filosofici e partecipando al movimento antipositivista che ebbe in Benedetto Croce il suo maggiore rappresentante. Accentuatosi in lui, a partire dal 1908, l’interesse per i problemi storici e politici, nell’agosto 1912 passò decisamente dall'attività culturale a quella politica, assumendo l’ufficio di corrispondenza romano del « Resto del Carlino » di Bologna. Polemico verso gli aspetti deteriori del costume giolittiano,

Giovanni Amendola, in una foto eseguita a Parigi poco tempo prima della sua morte

G.A.[...]

[...]rattutto di problemi filosofici e partecipando al movimento antipositivista che ebbe in Benedetto Croce il suo maggiore rappresentante. Accentuatosi in lui, a partire dal 1908, l’interesse per i problemi storici e politici, nell’agosto 1912 passò decisamente dall'attività culturale a quella politica, assumendo l’ufficio di corrispondenza romano del « Resto del Carlino » di Bologna. Polemico verso gli aspetti deteriori del costume giolittiano,

Giovanni Amendola, in una foto eseguita a Parigi poco tempo prima della sua morte

G.A. aveva una concezione severa della vita politica e si poneva il problema di « dare un contenuto all’anima nazionale », scettica, affaristica, provinciale. Di qui le sue tendenze politiche conservatrici, che si riallacciavano alla tradizione della Destra storica, e il forte interesse per la politica estera, specialmente per quanto si riferiva ai problemi balcanici. Appoggiò pertanto la guerra di Libia, che tuttavia

10 deluse come « guerra mediocre »; subì controvoglia il suffragio universale; non fu sordo a certe suggest[...]

[...]che più tardi Piero Gobetti doveva affermare: « L atteggiamento di Amendola di fronte al fascismo non è che un aspetto e una conclusione del suo antidannunzianesimo ».

Nel giugno 1914, cioè pochi giorni prima dello scoppio della guerra mondiale, G.A. lasciò il « Resto del Carlino » per entrare a far parte dell’ufficio romano del « Corriere della Sera ».

« L’incontro tra Amendola e Luigi Albertinì

— ha scritto Giampiero Carocci nel libro Giovanni Amendola nella crisi dello stato italiano (Milano, 1956) — fu l’incontro destinato a durare, con fasi diverse, fino alla morte del primo, fra due personalità e due concezioni politiche profondamente congeniali. Entrambi erano legati ad una tradizione liberale altamente sentita; entrambi erano conservatori e, nello stesso tempo, sensibilissimi al corretto funzionamento del regime liberale; entrambi contrari a Gio

53



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 593

Brano: [...]nte impressionato da quella esperienza:

« La caserma — scriveva il 2.8.1920 ad Ada Prospero (sua futura moglie) — è l'antitesi del pensiero, la meccanicità pervade ogni forma di vita ».

Rivoluzione Liberale

Nel gennaio 1922 progettò la rivista Rivoluzione Liberale (v.), il cui primo numero uscì il 12 febbraio. Attorno alla rivista si raccolsero forze intellettuali di diverso e anche contrapposto orientamento. I collaboratori andavano da Giovanni Amendola a Vilfredo Pareto, da Epicarmo Corbino a Giustino Fortunato, da Luigi Einaudi ad Augusto Monti, da Novello Papafava a Carlo Rosselli, da Ernesto Rossi a Riccardo Bauer, Guido Dorso, Tommaso Fiore, Camillo Ber neri, Attilio Piccioni, Curzio Malaparte, Luigi Salvatorelli, Natalino Sapegno. Nei primi numeri, malgrado la vaghezza delle enunciazioni e la diversità delle concezioni politiche, « Rivoluzione Liberale » manifestava una volontà dazione e d’impegno politico rinnovatore che spiega la vastità dei consensi. Gli aderenti aumentarono rapidamente e formarono importanti nuclei a Firenze (attor[...]

[...]eria per una resistenza e una lotta antifascista. L’1.6.1924, in un telegramma spedito al prefetto di Torino, il capo del governo Benito Mussolini ordinava testualmente di « vigilare » per « rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore governo e fascismo ». Il 9 giugno l’abitazione di Gobetti venne perquisita, senza alcun mandato, dagli agenti di polizia che gli sequestrarono vari documenti, lettere di Francesco Saverio Nitti e di Giovanni Amendola, appunti dei viaggi compiuti a Parigi e in Sicilia, e gli ritirarono il passaporto. Il 18 giugno, una settimana dopo l’assassinio di Matteotti, Gobetti presentò e fece approvare aH’unanimità dai partiti e da vari movimenti di opposizione torinesi appositamente riuniti, un ordine del giorno nel quale, constatando l’implicita e diretta responsabilità del governo fascista nel delitto, reclamava le dimissioni di Mussolini e invitava i « deputati della minoranza — i soli eletti legittimamente dalla volontà popolare — ad autoconvocarsi e provvedere all’ordine del paese e al nuovo governo ». Tale pr[...]

[...]timamente dalla volontà popolare — ad autoconvocarsi e provvedere all’ordine del paese e al nuovo governo ». Tale presa di posizione sosteneva la secessione dell'Aventino (v.), ma con un’accentuazione di sinistra rispetto ai socialisti massimalisti.

La contraddizione interna alla scelta antifascista di Gobetti stava nel fatto che, pur contando sulle energie rivoluzionarie della classe operaia, egli continuava a mantenere la propria fiducia in Giovanni Amendola, Francesco Saverio Nitti, Benedetto Croce, Luigi Sturzo e Carlo Sforza, uomini senza dubbio coraggiosi e moralmente intransigenti, ma prigionieri delle illusioni costituzionali. Egli non si avvide dell’incapacità delle classi medie e dei ceti intellettuali borghesi a guidare la classe operaia in un’opera di rinnovamento, e della paura che essi avevano delle masse. Alla base del suo errore di valutazione vi era d’altra parte un’interpretazione del

Piero Gobetti

593



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 270

Brano: Rossi, Cesare

Il delitto Matteotti

Nel giugno 1924, nella crisi del nascente regime seguita all’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (v.), venne costretto a dimettersi per coprire le spalle a Mussolini ed egli, trovatosi a dover fare da capro espiatorio, per difendersi stese un clamoroso memoriale in cui denunciava alcuni retroscena del complotto e lo fece avere a Giovanni Amendola che, nel dicembre 1924, lo pubblicò sulle pagine de II Mondo. Fu immediatamente arrestato, ma ottenne la libertà provvisoria, della quale approfittò per fuggire in Francia e da qui passare in Svizzera, da dove condusse una azione di denuncia dei crimini fascisti che erano a sua conoscenza.

Nell’agosto del 1928 i servizi del regime gli tesero una trappola a Campione e lo catturarono. Deferito al Tribunale speciale, il 27.9.1929 fu condannato a 30 anni di reclusione per aver svolto all'estero « attività antinazionale per abbattere i poteri dello stato ». Trascorse lunghi anni fra carcere e c[...]

[...]i di reclusione.

Rossi, Ernesto

N. a Caserta (Napoli) il 25.8.1897, m. a Roma il 9.2.1967; professore di economia.

Formatosi negli ambienti democraticoliberali fiorentini, fu interventista e volontario nella Prima guerra mondiale, dalla quale tornò ferito e mutilato. Nel primo dopoguerra, studioso di storia e di economia ispirato agli insegnamenti di Gaetano

Salvemini e Luigi Einaudi, aderì all’Unione nazionale democratica fondata da Giovanni Amendola (1924), mettendosi in luce con articoli pubblicati sulle riviste più avanzate dell'epoca (“La riforma sociale” di Einaudi, “Il Caffè” di Riccardo Bauer e Ferruccio Farri, “Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti).

Lotta antifascista

Nel 1924, a Firenze, fu tra i fondatori deH'associazione segreta L’Italia Libera (v.) e nel 1925 redattore del “Non mollare!” (v.). Nel giugno dello stesso anno venne processato con Salvemini per articoli apparsi su quest’ultima pubblicazione e poco dopo, per sottrarsi alla caccia che gli davano i fascisti fiorentini, espatriò in Francia. Rientrato in Italia [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 26

Brano: Albertini, Luigi

fi

Luigi Albertini

prime norme restrittive sulla stampa, quali la diffida e la facoltà di destituire il direttore responsabile. Il « Corriere della Sera » ormai non sosteneva più il fascismo, ma lo combatteva, a fianco de « li Mondo.» di Giovanni Amendola, de «La Stampa » di Luigi Salvatorelli e de « Il Popolo » di Giuseppe Donati. Sulle colonne del quotidiano milanese comparvero ripetuti attacchi contro la corruzione e gli arbitrii del governo. Nel giugno del 1924 L.A., con Giovanni Amendola e Carlo Sforza, fornì al re le prove che Mussolini era il mandante dell’assassinio di Matteotti. Al Senato denunciò le violenze, le sopraffazioni dei fascisti e i pericoli che incombevano sull’istituto parlamentare.

Appare significativo che il compito di difendere, senza esito, la democrazia, spettasse proprio a un uomo che, oltre ad avere appoggiato il fascismo per combattere il socialismo, non aveva esitato, dopo la rotta di Caporetto (v.), a invocare la soppressione dell’attività parlamentare e della libertà di stampa, avendovi scorto lo spettro del disfattismo: « Si verifica il solito [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 350

Brano: [...]per la morte di tuo padre ».

V.Fu.

S

Bracco, Roberto

N. a Napoli il 21.9.1862, morto a Sorrento il 20.4.1943. Drammaturgo giornalista, critico musicale e teatrale. Attivo antifascista, fu tra i firmatari del « manifesto » degli intellettuali antifascisti scritto da Benedetto Croce (v.) e pubblicato ne «II Mondo» dell'1.5.1925 in risposta al manifesto di Giovanni Gentile. Nel 1924 il suo nome figurò nella lista elettorale preparata da Giovanni Amendola (v.), nella quale avrebbe dovuto comparire anche Salvatore Di Giacomo. Partecipò alla lotta politica impetuosamente, spalleggiando sempre l’azione di Giovanni Amendola, specie nel primo periodo dell'Aventino. Ai primi del novembre 1926, subito dopo l’attentato a Mussolini di cui fu accusato il giovane Zamboni, i fascisti saccheggiarono la casa di Bracco a Napoli e ne distrussero la vasta biblioteca. Durante il ventennio fascista rifiutò sempre il compromesso con la cultura ufficiale del regime e, malgrado l’ampia produzione artistica, morì in miseria. Quando gli fu proposto di entrare a far parte deH’Accademia d’Italia (v.) oppose sdegnoso rifiuto.

Tra le sue opere principali: Una donna (1893), Maschere (1894), Don Pietro Caruso (1895), La fine dell'amor[...]



da Contro ogni ritorno : dal fascismo alla Costituzione repubblicana : Provincia di Firenze, 2 giugno 1972 / \a cura di Claudio Galanti, Paolo Tinti, Giovanni Verni!, p. 22

Brano: [...]e andarono...

Alle 4, accompagnata dai miei cognati, mi recai all’ospedale. Mio marito si era svegliato e mi accolse con la bocca sorridente. Lo faccemo trasportare in una camera a pagamento. Ci dettero la camera in faccia a quella dove giaceva la salma del Luporini e che era piena di fascisti, che andavano e venivano senza tregua. In quei tre giorni che passammo all’ospedale, in continua alternativa di disperazioni e di speranze,

In alto: Giovanni Amendola e Piero Gobetti (foto 32 e 33); ambedue morti in Francia in seguito ai feroci “pestaggi ” dei fascisti. In basso un aspetto della cultura fascista: si bruciano volumi “ sovversivi ” (foto 34)

34

22



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 399

Brano: [...] al Tribunale speciale, il 25. 6.1942 venne condannato a morte e fucilato l’indomani al Forte Bravetta (v.).

Vinciguerra, Mario

N. a Napoli il 7.1.1887; giornalista. Funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione fino al 1920, studioso di storia e letteratura, negli anni del primo dopoguerra si affermò come giornalista, corrispondente da Roma di vari quotidiani (“li Resto del Carlino”, “La Stampa”) e redattore de “Il Mondo” fondato da Giovanni Amendola.

Esponente del Partito liberale, ne divenne segretario. Dopo l’avvento del fascismo al potere rimase fra

i più tenaci oppositori del regime. Con l’emanazione delle Leggi eccezionali fasciste fu radiato dall 'Albo dei giornalisti (1927), sottoposto a sorveglianza speciale e infine arrestato nel corso della retata poliziesca condotta all'indomani dell'attentato terroristico della Fiera di Milano (aprile 1928). Riconosciuta la sua estraneità ai fatti milanesi, venne rilasciato e ammonito, ma ciò non lo dissuase dal continuare l'azione antifascista.

Entrato in rapporti con Lauro De Bosls[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 762

Brano: Molé, Enrico

democrazie, direttore dell’« Ora » di Palermo e infine redattore capo del « Mondo » di Roma, il quotidiano di Giovanni Amendola. Dopo il delitto Matteotti fece parte delVAventino (v.), nella corrente di opposizione costituzionale diretta da Amendola, e fu uno dei 5 segretari parlamentari del Gruppo dei deputati aventiniani.

Nel 1926 fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare per decisione della maggioranza fascista alla Camera, sottoposto a provvedimento di polizia e ammonito. Dopo la instaurazione delle leggi eccezionali si ritirò in Calabria dandosi alla attività forense.

Secondo dopoguerra

A Roma, nei giorni dopo la Liberazione, fondò L’Indipendente (1944). Quindi, entrato nelle file del Partito democ[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 739

Brano: [...]to alle sevizie subite,

il 29.10.1945).

L’eroica lotta del « Fasolato » liberò la città e mise in funzione le istituzioni democratiche prima dell’arrivo degli Alleati.

P.D.L

Mira, Giovanni

N. a Milano nel 1891, m. il 6.7.1966; insegnante e storico.

Laureato in lettere, prese parte alla guerra di Libia e a quella 191518, donde tornò invalido. Nel 192425 fu tra i promotori de\V Unione Nazionale delle forze antifasciste diretta da Giovanni Amendola nonché collaboratore del periodico antifascista « Il Caffè ».

In seguito a queste sue attività, negli anni del regime fascista fu costretto a lasciare l’insegnamento. Dopo la Liberazione divenne Commissario all 'Opera Nazionale Combattenti dal 1944 al 1952. Nel 1946 fu nominato anche vicepresidente del Touring Club Italiano.

Autore di numerose pubblicazioni, tra cui: Come finì la guerra mondiale, Milano 1934. In collaborazione con Luigi Salvatorelli ha scritto: Storia d’Italia nel periodo fascista (Torino 1956), opera che ha avuto varie edizioni e larghissima diffusione.

Mirandola
[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 344

Brano: [...]ma della marcia fascista su Roma, in una situazione politica profondamente deteriorata e compromessa; e, quel che più conta, vi si giunse con un indirizzo di restaurazione liberale che si proponeva di far leva sulle « nuove energie » espresse dall’ondata fascista, con l’obiettivo di un rafforzamento e as

sestamento dell’« autorità » dello Stato. Questa fu dunque la posizione di fondo, se non della democrazia liberale (Francesco Saverio Nitti; Giovanni Amendola (v.) ), delle frazioni e dei gruppi egemonici del movimento e dello schieramento liberale italiano, per diversi anni, prima e dopo iJ 1922. Posizione che, sul terreno politico, si espresse principalmente negli atteggiamenti di Giovanni Giolitti (v.) e sul terreno ideale in quelli di Benedetto Croce (v.)f ma anche di Antonio Salandra e di Luigi Albertini (v.), esponenti della destra.

In realtà un vero e proprio « partito liberale » autonomo non potè sussistere nemmeno dopo il Congresso costitutivo (810.10.1922) o non aveva spazio politico, per più di una ragione: per la persistenza di un co[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Giovanni Amendola, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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