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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 625

Brano: Spazzoli, Antonio

Dopo gli studi secondari compiuti nel collegio dei Benedettini di Montecassino si trasferì con i genitori a Roma, dove conseguì la laurea in Giurisprudenza e cominciò a impegnarsi attivamente nelle fila delle Organizzazioni cattoliche. Fu ufficiale del Genio durante la Prima guerra mondiale. Nel dopoguerra, pur esercitando la professione forense a Roma, fu presidente provinciale e poi nazionale della F.U.C.I. (Federazione universitari cattolici italiani), nonché vicepresidente del segretariato internazionale Pax Romana. Grande organizzatore, fu chiamato a far parte della Giunta centrale della Unione Popolare e qui si legò a don Luigi Sturzo, iniziando la propria carriera politica.

Dirigente del Partito Popolare

Già nel congresso di Venezia Spataro era entrato a far parte dei massimi dirigenti del Partito popolare italiano come consigliere nazionale e, poco dopo, fu nominato da Sturzo vice segretario politico nazionale del partito. Nei confronti del montante fascismo, con cui sera subito scon[...]

[...]nta centrale della Unione Popolare e qui si legò a don Luigi Sturzo, iniziando la propria carriera politica.

Dirigente del Partito Popolare

Già nel congresso di Venezia Spataro era entrato a far parte dei massimi dirigenti del Partito popolare italiano come consigliere nazionale e, poco dopo, fu nominato da Sturzo vice segretario politico nazionale del partito. Nei confronti del montante fascismo, con cui sera subito scontrato, prima nella F.U.C.I. e poi nel P.P.I., egli non mostrò nessun tentennamento, anche per la stretta collaborazione con Sturzo, dal quale continuava a farsi consigliare dopo le dimissioni di questo da segretario.

Entrato nel “triumvirato” direttivo insieme a Giovanni Gronchi e Giulio Rodino, Spataro organizzò soprattutto il settore della stampa di partito e in particolare la pubblicazione de II Popolo, affidato alla direzione di Giuseppe Donati. Durante le vicende giudiziarie seguite all 'assassinio di don Minzoni e nella campagna elettorale del 1924, il giornale difese i principi democratici sia contro i fascist[...]

[...]relativa al P.P.I. e alla D.C.: I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano, 1975 e De Gasperi e il P.P.I., Roma 1975.

L'importanza da lui avuta, tra le due guerre e nella clandestinità, per la difesa del patrimonio sturziano, è più o meno ampiamente sottolineata dalle varie storie della D.C., oltreché da saggi specifici come La terza pagina del “Popolo”, a cura di L. Bedeschi, Roma 1973 e G. Marcucci Fanello, Storia della FUCI, Roma 1971. Per il suo impegno nella Resistenza cfr. G. Intersimone, Cattolici nella resistenza romana, Roma 1976; E. Piscitelli, Storia della Resistenza romana, Bari 1965 e anche F. Monteleone, Storia della Rai dagli Alleati alla DC (194454), Bari 1984.

La sua attività di dirigente nel partito è riscontrabile negli Atti dei Congressi del PPI, a cura di F. Malgeri, Brescia 1969; L. Sturzo, Scritti inediti (19241940) a cura di L. Rizzi, Roma 1975, voli. 2° e 3°; G. Tupini, I democratici cristiani. Cronache di dieci anni, Milano 1954.

Per un giudizio storico politico del personaggio nella[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 85

Brano: [...] la guerra mondiale diventava determinante per la scelta del campo ideologico. Allo scoppio delle ostilità, infatti, mancava qualsiasi riferimento di partito: i cattolici si limitarono pertanto a seguire i dettati dottrinali, ossia il ripudio della guerra quale strumento di oppressione e l’esaltazione della persona umana contro ogni egoismo particolare.

Così si espressero i giovani intellettuali della Federazione degli universitari cattolici (F.U.C.I.), mentre uomini più responsabilizzati, come monsignor Adriano Bernareggi assistente ecclesiastico dei laureati cattolici, affermavano:

« Di fronte all’avvenire il cattolico non potrebbe non assumersi le sue responsabilità: ha un programma di vita elevatissimo, inflessibile, disincagliato. Non è sufficiente riaffermare la fedeltà ai principi, perché il contatto con la realtà è condizione indispensabile per esercitare la più intima fecondità ».

Ben diversa fu naturalmente la posizione (talvolta forzata) della base militante che, con sacrificio di militari e civili, veniva coinvolta nella [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 541

Brano: [...]iù strisciante e nicodemica, salvo qualche eccezione, come il Movimento

guelfo (v.) di Piero Malvestiti (v.), denunciato dalla Curia milanese e condannato dal Tribunale speciale fascista.

Per il resto la sinistra cristiana va ricercata in una temperie più che in un gruppo. Una temperie che si respirava soprattutto in qualche branca elitaria deH’associazionismo cattolico sfuggente parzialmente alla severa centralizzazione d’allora, quali la F.U.C.I. e i laureati cattolici protetti da monsignor Giambattista Montini (v. Paolo VI), oppure si esprimeva con rischiosa noncuranza in luoghi particolari e anomali intorno a personalità d’eccezione, come, a mo’ d’esempio, la Comunità nuova di Brescia con i padri Bevilacqua e Acchiappati, la parrocchia di Bozzolo con don Primo Mazzolar7 (v.) ; il Chiostro di San Marco a Firenze con La Pira, ecc..

Le “costanti” e le “varianti” della sinistra cristiana elaborate in questi ambienti e da queste persone così diverse, ma riconducibili sostanzialmente all’ambito democratico e minoritario del cattolicesi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 637

Brano: [...] l'illegalismo deve finire. Non solo quello che esplode nelle piccole meschine prepotenze locali, che danneggiano anch'esse il regime e seminano inutili, nonché pericolosi rancori, ma anche l'altro che si sferra dopo gravi avvenimenti ».

Relegato ormai a una dimensione provinciale, lo squadrismo non ebbe più spazio come fenomeno autonomo. Le violenze che nel maggio del 1931 colpirono le sedi e gli iscritti óeW'Azione cattolica (v.) e della

F.U.C.I. ebbero tutte le caratteristiche di una manovra orchestrata dall’alto per costringere a un accordo le recalcitranti organizzazioni cattoliche, nel quadro degli ancora fluttuanti rapporti di forza che si erano stabiliti tra regime e Santa Sede dopo la firma del Concordato del 1929.

Nella repubblica di Salò

Lo squadrismo riprese fiato quale componente del neofascismo di Salò, all’insegna dell’ideologia dell’“onore e del riscatto nazionale”. Tale volontà di rivincita e l’acceso desiderio di vendetta contro i “traditori” del 25 luglio ebbero modo di esprimersi nel novembre 1943 durante il co[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 24Frontespizio ed avvertenze (Monografia/libro

Brano: V.Dep. Dott. Vittoria De Paima Pubblicista.

V.Fo. On. Dott. Vittorio Foa

Condannato dal Tribunale speciale. Durante la Guerra di liberazione, rappresentante del P.d’A. presso il C.L.N.A.I..

W.Fu. On. Valdo Fusi

Gài segretario della F.U.C.I. di Torino. Membro del Comando regionale militare piemontese. Vicepresidente dell’Associazione granatieri in congedo di Torino.

V.F.V. Dott. Valentina Fernàndez Vargas

Direttrice dell'istituto di Sociologia « Jaime Balmes » di Madrid.

V.Ge. Prof. Valentino Gerratana

Comandante di G.A.P. a Roma. Membro della segreteria dell’istituto Gramsci.

V.Ma. Vincenzo Marini

Comandante partigiano. Commissario del Centro di mobilitazione della Divisione « Natisone ». Dirigente deil’A.N.P.L

V.Pa. Vincenzo Pappalettera

Partigiano. Deportato a Mauthausen.

W.Pal. Vasco Palazzeschi

[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 11

Brano: Tambussi, Luigi

civili a cominciare dai banchi del liceo per il fortunato incontro con qualche eccezionale maestro. Poco più che diciottenne, nel 1919 si iscrisse al Partito Popolare e contemporaneamente, come studente di Giurisprudenza presso l'ateneo maceratese, militava nella Federazione degli universitari cattolici (F.U.

C.I.). Nel 1921 era vice presidente nazionale della F.U.C.I., nel 1924 vicepresidente della Gioventù Diocesana di Ancona, nel 1925 segretario provinciale del Partito popolare. All'associazionismo cattolico resterà fedele per tutto il periodo fascista ed eserciterà la professione forense con notevole prestigio non solo nella sua città natale, ma anche ad Ancona dove si trasferirà dopo il matrimonio.

Fra l'altro si ricorda di lui, in quegli anni, la coraggiosa difesa di comunisti e anarchici accusati di sovversivismo contro lo Stato nelle cosiddette “giornate rosse” anconetane del 1926. In quello stesso anno venne arrestato per antifascismo. Circa il [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 194

Brano: [...]i militanti attivi all’interno del Paese.

Per quanto riguarda altre forze antifasciste, durante gli anni della dittatura e fino al 194142 non si manifestarono: l’opposizione di alcuni cattolici antifascisti si mantenne su un terreno più propriamente morale e religioso, segnatamente contro ogni regime oppressivo della libertà e che si basasse sul culto della forza e della violenza. In particolare nella Federazione degli universitari cattolici (F.U.C.I.) e nel Movimento laureati cattolici fu attivo anche a Udine un impegno culturale che

contrastava di per sé con l’incultura fascista. E gli antifascisti udinesi che nel 1942 si ritrovarono per riorganizzare la Democrazia cristiana, provenivano da questi movimenti.

A.Bu.

Dall’antifascismo alla lotta armata

Nel clima di dilagante scontento contro la guerra e il fascismo, alla fine del 1941 si intensificò il dibattito politico, promosso da esponenti del Partito comunista (Gino Beitrame, Luigi Borghese, Mario Lizzerò, Antonio Feruglio, Aldo Cuttini) e del Partito d’azione come Fermo So[...]

[...]n Friuli un’ondata di sollievo e di speranze: a Udine e in varie località della provincia si ebbero manifestazioni di esultanza. Ben presto tuttavia apparve chiaro che il colpo di stato del 25 luglio non significava il ritorno alla democrazia. In Friuli il generale Licurgo Zanini, comandante del 24° Corpo d’armata, assunse i poteri per la tutela dell’ordine pubblico: impose il coprifuoco notturno, vietò ogni manifestazione popolare e minacciò la fucilazione di chi avesse contravvenuto agli ordini. Furono deluse anche le speranze di una immediata liberazione dei prigionieri politici. I comunisti imprigionati nelle carce

194



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 373

Brano: [...] di Domenico Corà, Benedetto Galla, Lelio Spanevello, Gigi Ghirotti, dei fratelli Licisco e Bruno Magagnato, dei fratelli Gigi e Bruno Meneghello, di Alberto Visonà e Gaetano Galla (poi caduti entrambi nella lotta di liberazione come il loro “maestro”).

Il movimento cattolico

Per la confluenza di ex popolari, di superstiti del movimento “neoguelfo” di Piero Malvestiti (v.), di giovani provenienti dalle fila dell’Azio

ne Cattolica, della F.U.C.I. (Federazione universitari cattolici italiani) e del Movimento laureati cattolici, sorse nella primavera del 1943 il movimento veneto della Democrazia cristiana. Questo partito cominciò a organizzarsi politicamente anche a Vicenza dopo le riunioni congressuali di laureati cattolici che si erano svolte a Roma nell’estate del

1942, registrando la partecipazione di vicentini come Guglielmo Cappelletti, Nevio Quattrin e Vittorino Veronese.

In città vi era sempre stato peraltro un movimento di ex popolari, particolarmente attivo con il Centro di studi sociali della Scuola di cultura cattolica[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 563

Brano: [...]he operavano nella zona. Arrestato il 12.11.1943 per questa sua attività, venne rilasciato nel Natale dello stesso anno, ma il successivo 8 gennaio fu di nuovo arrestato e rinchiuso nelle carceri di Udine. Da qui, il 25.2.1944 venne deportato, con altri detenuti politici, nel lager di Pratzweiber in Germania. Fu poi trasferito a Dachau e infine nel sottocampo di Eresing do

ve morì, subito dopo la liberazione, per tifo petecchiale.

F.Vi.

F.U.C.I.

Federazione Universitaria Cattolica italiana. Nata in occasione del XIV Congresso dei cattolici italiani, svoltosi a Fiesole nel 1896, allorché diversi circoli universitari sparsi in altrettante città italiane si confederarono per la prima volta attorno al circolo romano, del quale era leader Romolo Murri (v.), la federazione fu subito inquadrata nella struttura dell’Opera dei Congressi, la prima organizzazione ufficiale dei cattolici militanti italiani che, nata nel 1874, sarà sciolta da Pio X nel 1904. Dal 1894 il circolo democraticocristiano di Murri (l’espressione democraticocristiano [...]

[...]ta nella struttura dell’Opera dei Congressi, la prima organizzazione ufficiale dei cattolici militanti italiani che, nata nel 1874, sarà sciolta da Pio X nel 1904. Dal 1894 il circolo democraticocristiano di Murri (l’espressione democraticocristiano allora significava semplicemente l’ala cattolica meno intransigente e incline al dialogo e alla innovazione nel sociale) stampava la rivista Vita nova, che divenne il punto di riferimento di tutta la Fuci.

Il primo decennio di vita fu segnato dal conflitto tra linea dell'intransigenza e linea moderatainnovatrice: erano gli anni in cui gli innovatori maturavano la consapevolezza di un progressivo superamento del nonexpedit, se non sul piano istituzionale (agli occhi dei cattolici lo Stato liberale rimaneva “reo” nei confronti del Romano Pontefice e l’unità d’Italia risultava fatta a spese della cattolicità), almeno su quello sociale. Fin da allora gli aderenti alla Fuci sentivano quindi come fondamentale l’impegno a far dialogare la fede cristiana con la cultura contemporanea, cercando lingu[...]

[...] di vita fu segnato dal conflitto tra linea dell'intransigenza e linea moderatainnovatrice: erano gli anni in cui gli innovatori maturavano la consapevolezza di un progressivo superamento del nonexpedit, se non sul piano istituzionale (agli occhi dei cattolici lo Stato liberale rimaneva “reo” nei confronti del Romano Pontefice e l’unità d’Italia risultava fatta a spese della cattolicità), almeno su quello sociale. Fin da allora gli aderenti alla Fuci sentivano quindi come fondamentale l’impegno a far dialogare la fede cristiana con la cultura contemporanea, cercando linguaggi nuovi e stili inediti in una situazione politica che li vedeva di fatto emarginati. Un freno alla loro libertà di ricerca e di movimento veniva tuttavia dallo stretto legame con l'Opera dei Congressi e poi con l’Azione cattolica, perciò l’anelito a una relativa autonomia divenne una delle linee costanti dell’operato fucino, in un contesto sociologico ed ecclesiologico improntato al gerarchismo e aH’unanimismo culturale. Nel 1906 venne fondata come mensile universitario la rivista Studium, sulla quale comparvero interventi e recensioni di notevole apertura mentale: innovazione negli studi teologici e biblici, confronto con la filosofia moderna, tentativo di superare il luogo comune dell'inconciliabilità tra religione e cultura del tempo (frutto tipico del Sillabo, che

563



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 564

Brano: Appendice

aveva condannato nel 1864 il liberalismo come eresia).

A bloccare questa ventata di rinnovamento fu l’enciclica di Pio X « Pascendi » contro il movimento modernista, considerato foriero di gravi errori dogmatici e morali. Nella Fuci si scontrarono così l’anima più culturale e quella più praticapastorale, maggiormente propensa al lavoro nel sociale lasciando perdere le dispute teologiche. Prevalse questa seconda. A decretare il silenzio su questioni filosofiche fu

lo stesso padre Agostino Gemelli, che impose a tutti gli universitari una linea di rigoroso tomismo (cioè la filosofia perennis direttamente dedotta dal pensiero di san Tommaso d’Aquino).

Ma la natura federativa della Fuci non permetteva un rigido controllo su persone e idee. Per questo non si spensero mai spazi e tempi per una riflessione diversa. Infatti[...]

[...]arono così l’anima più culturale e quella più praticapastorale, maggiormente propensa al lavoro nel sociale lasciando perdere le dispute teologiche. Prevalse questa seconda. A decretare il silenzio su questioni filosofiche fu

lo stesso padre Agostino Gemelli, che impose a tutti gli universitari una linea di rigoroso tomismo (cioè la filosofia perennis direttamente dedotta dal pensiero di san Tommaso d’Aquino).

Ma la natura federativa della Fuci non permetteva un rigido controllo su persone e idee. Per questo non si spensero mai spazi e tempi per una riflessione diversa. Infatti l'attività della Fuci si sostanziava in dibattiti, seminari, convegni, conferenze, che i fucini vivevano riunendosi in assemblee e congressi periodici.

La F.U.C.I. e il fascismo

Particolarmente illuminata fu negli anni 191012 la presidenza di Francesco Luigi Ferrari (v.), un laico che avrebbe dato filo da torcere al regime fascista come esponente del Partito Popolare di don Luigi Sturzo. Alla vigilia della Prima guerra mondiale la Fuci, dopo un tentennamento filonazionalista condannò questo atteggiamento. Al termine della guerra, tra i gruppi della Fuci si segnalò per vivacità a Brescia (v.) quello della “Fionda”, tra le fila del quale erano personaggi della tempra di padre Bevilacqua e di Ludovico e Giovan Battista Montini (v. Paolo VI).

Molti fucini confluirono nel P.P.I., tra questi Giuseppe Spataro (v.), presidente tra il 1920 e il 1922. Ma l’inclinazione politica della Fuci nel dopoguerra fu bruscamente interrotta dall'avanzare del fascismo, che si sarebbe di lì a pochi anni scontrato con l’Azione cattolica (v.) e l'intera Chiesa italiana.

All'interno della Fuci prevalse ancora una volta la linea più moderata (meno politica e meno vivace). Ma ormai lo scontro tra Fuci e Gruppi universitari fascisti (v. G.U.F.) era una realtà. Dal congresso bolognese del 1925 a tutto il 1933 la Fuci fu bersaglio quasi quotidiano delle intimidazioni e delle violenze fasciste, anche se i fucini non erano tutti dichiaratamente antifa

scisti.

Su questioni di diplomazia con il regime caddero le teste di assistenti spirituali quali don Giandomenico Pini, don Luigi Pistelli e infine lo stesso Montini. Il 1925 fu anche l'anno in cui papa Ratti (Pio XI) decretò la revisione degli statuti dell'Azione cattolica in una struttura ancor più gerarchica e controllata nelle ramificazioni. Anche i presidenti nazionali della Fuci, fino a quel momento eletti democraticamente dai gruppi, da allora in poi vennero scelti dal Romano Pontefice.

Il maggior legame tra Fuci e giunta dell'A.c. non mise al riparo i fucini dalle vessazioni fasciste. La via della Fuci sembrava tuttavia segnata: ripiegarsi sulla formazione spirituale e culturale, l'unica che concedesse spazi di libertà non controllati dal regime e dalla stessa gerarchia ecclesiastica (almeno fino a un certo punto).

Per l'intera cattolicità italiana una data spartiacque fu senz’altro il

1929, anno della stipula dei Patti Lateranensi (v.) che ponevano termine a una cinquantennale ferita: la questione romana, cioè l'esproprio dello Stato del Vaticano con la breccia di Porta Pia nel 1870. I cattolici italiani poterono tirare un sospiro di sollievo e molti sottoscrissero il giudizio su Mus[...]

[...]a cattolicità italiana una data spartiacque fu senz’altro il

1929, anno della stipula dei Patti Lateranensi (v.) che ponevano termine a una cinquantennale ferita: la questione romana, cioè l'esproprio dello Stato del Vaticano con la breccia di Porta Pia nel 1870. I cattolici italiani poterono tirare un sospiro di sollievo e molti sottoscrissero il giudizio su Mussolini “uomo della Provvidenza”, ma al coro dei consensi non si associò più di un fucino, tra cui i vertici stessi della federazione, che ogni giorno sperimentavano nelle università la prassi dei Guf e sapevano fin troppo bene di qual tenore fosse l'ideologia che cementava gli ordini dell’uomo della Provvidenza.

Non si può dire che i fucini manifestassero dichiaratamente il loro dissenso, ma nella corrispondenza privata tra loro o con esponenti ex fucini del P.P.I. in esilio molti di essi esprimevano assai chiaramente i loro dubbi e pericoli insiti nel l'aver vincolato l'opera apostolica della chiesa, concordandola con il cavalier Benito. Essi dimostravano, come scriverà lo storico Nicola Antonetti, « di volersi giovare solo della lettera delle garanzie concordatarie » e di essere invece riluttanti nei confronti « dello spirito che ha animato la attuazione » dei Patti stessi.

La Fuci ufficiale mostrò anche nei fatti di rifiutare la protezione del regime, consapevole che la posta in gioco era il vasto campo dell’educazione giovanile e, nella fattispecie, quello dell’educazione universitaria delle generazioni che sarebbero diventate classe dirigente. La Fuci avvertiva l'inconciliabilità tra pedagogia cristiana e pedagogia

fascista, intrisa com'era quest'ultima di retorica statolatria, di violenza e di culto paganeggiante della natura.

Queste tensioni raggiunsero l'apice nel 1931, quando (a soli tre anni dal Concordato) si ebbe la chiusura delle associazioni cattoliche da parte del regime e lo scontro tra fascismo e Azione cattolica divenne manifesto anche ai più ottimisti sostenitori della ritrovata unità fra trono e altare. L’accordo del 3.9. 1931, che sanciva il compromesso, significò per la Fuci la riduzione di ogni gruppo a gruppo “dioc[...]

[...]tima di retorica statolatria, di violenza e di culto paganeggiante della natura.

Queste tensioni raggiunsero l'apice nel 1931, quando (a soli tre anni dal Concordato) si ebbe la chiusura delle associazioni cattoliche da parte del regime e lo scontro tra fascismo e Azione cattolica divenne manifesto anche ai più ottimisti sostenitori della ritrovata unità fra trono e altare. L’accordo del 3.9. 1931, che sanciva il compromesso, significò per la Fuci la riduzione di ogni gruppo a gruppo “diocesano”, sotto il vigile controllo del vescovo, ma significò anche il riconoscimento della Federazione stessa che, unica nel suo genere, non chiuse i battenti. Così, negli anni ’30, la Fuci fu di fatto l’unica oasi dove potesse maturare in Italia un fermento di pensiero cattolico democratico e potesse esprimersi una leggera voce di dissenso rispetto al trionfalismo della nascente società di massa.

Ad alimentare un’apertura verso tematiche qualitativamente nuove intervenne la diffusione, tra le fila fucine, delle opere del vivace cattolicesimo francese. Tra queste, l’opera del filosofo Jacques Maritain, del quale lo stesso Montini aveva tradotto già nel 1927 I tre riformatori (cioè i pilastri della cultura moderna: Lutero, Cartesio, Rousseau), mentre il fucino Dorè per la Card. Ferrari di Roma traduceva II primato del spirituale.

Era il Maritain che usciva dalla fase antimoderna per aprirsi alla comprensione, seppure in chiave tomista, della filosofia contemporanea. L’altra opera che circolava dattiloscritta tra i fucini era Umanesimo integrale, del 1936, testo sul quale si formò buona parte della generazione che, nel dopoguerra, avrebbe preso le redini del Paese. In quegli stessi anni, organo della Fuci era diventato il foglio Azione Fucina, cui partecipavano, con loro scritti, personalità quali i teologi Congar, Sertillanges e Clérissac. Le tematiche che andavano via via affermandosi erano quelle tipiche intracattoliche del rinnovamento liturgico, del movimento ecumenico, dello studio della teologia e delle Scritture, del rinnovamento del l'ecclesiologia verso un’idea di comunione e di sacramento. Erano i germi che, negli anni ’50, avrebbero fatto maturare a papa Giovanni XXIII l’idea di un Concilio.

Sul piano più propriamente politico passava l’idea di una rifondazione della società che evitasse Scilla (cioè il liberalism[...]

[...]ropriamente politico passava l’idea di una rifondazione della società che evitasse Scilla (cioè il liberalismo materialista e capitalistico) e Cariddi (il comuniSmo marxista ateo e altrettanto materialista), riaffermando al tempo stesso

I esigenza di una convivenza democratica fondata sul primato della coscienza e del rispetto della persona umana. Valori e discorsi non propriamente omogenei con l’ideologia fascista.

Nel 1933, a opera di ex fucini, tra cui Igino Righetti, dalla Fuci nacque il Movimento laureati di Azione cat

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successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine F.U.C.I., nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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