Brano: [...]i, ogni volta che la « verità » di un individuo si scontra con il consenso generale ad altra verità, rappresenta il pirandellismo di Bernari piú segreto e attivo. La paura del singolo non potrà essere la tentazione di arrivare piú coerentemente a capire gli altri? In questa chiave si leggerà l'intera drammatica serie di scacchi di Orlando Rughi in Era l'anno del sole quieto, cosí la guerra al potere mossa da un giocatore squalificato del tipo di Denito (in Tanto la rivoluzione non scoppierà).
Per quanto riguarda questo personaggio, vanno precisate alcune cose appena sorvolate all'uscita del romanzo. La prima, ed essenziale, è che Bernari ha compreso in tutte le sue gamme psicopatiche (ma non troppo) la tendenza di certi magnati attuali a rovesciare il proprio ruolo con una falsa partecipazione alle idee avanzate, specie sul versante piú scottante, quello sociale; e nello stesso tempo la tendenza di alcuni clown intellettuali a giocare con la rivoluzione, sfruttando la propria velleità di scambio, identica a quella dei padroni del vapore, c[...]
[...] di certi magnati attuali a rovesciare il proprio ruolo con una falsa partecipazione alle idee avanzate, specie sul versante piú scottante, quello sociale; e nello stesso tempo la tendenza di alcuni clown intellettuali a giocare con la rivoluzione, sfruttando la propria velleità di scambio, identica a quella dei padroni del vapore, che fingono di credere all'irrimediabile condanna a morte della borghesia. Il « rogo » auspicato dall'intellettuale Denito nel salotto del suo padrone Leo potrebbe sembrare l'immagine piú appropriata della « punitività » (secondo il modello dostoevskiano), oppure di una legge storica che condanna chi sta dalla parte del torto; mentre invece si tratta semplicemente — secondo la tesi di Bernari — di un fuoco metaforico
182 GIACINTO SPAGNOLETTI
appiccato ironicamente per far sentire meglio una disponibilità inesistente, diciamo meglio un alibi per avere dinanzi agli occhi le proprie colpe, per sfruttarle a dovere, senza una « condanna » che venga dal di fuori. Tutto torna cosí a vantaggio del Sistema, come si dice[...]
[...]uale società. E qui il ruolo dell'intellettuale viene denunciato dall'autore pari come livello di colpevolezza a quello del grande industriale. Calza a ciò perfettamente la metafora dell'infimo robivecchi (Calabò) che può rivendere tutto, ai margini del vivere civile, senza sentire — lui no — il peso di alcuna responsabilità. E altrettanto si potrebbe dire dell'altro rapporto nella dialettica servopadrone, al tempo della fortuna intellettuale di Denito. Il suo manoscritto e quello di Leo, il padrone, si rispondono specularmente, giacché ciascuno si adopera in modo stolido (ma in segreto) a interpretare il ruolo dell'altro. A p. 102 del romanzo il doppio « rispecchiamento » viene descritto cosí: « Mentre io scrivevo di un personaggio, nel mio Grande Recupero, immedesimandomi in lui e rappresentandolo come l'esperto fantasista, il mago del palcoscenico che trasforma fazzoletti in colombe, egli scriveva di me, immedesimandosi in quel ribelle che ero io, retribuito per ribellarsi, a un tanto la ribellione, finché la Rivoluzionechetantononscoppi[...]