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ANTEPRIMA MULTIMEDIALI

Il segmento testuale D'Annunzio è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 378Analitici , di cui in selezione 12 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Analitici)


da Paolo Alatri, Il Governo Nitti e la questione adriatica in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1959 - 5 - 1 - numero 38

Brano: [...]italiano di fronte
(4) Cfr. il rapporto dell'ambasciatore britannico a Roma Buchanan al ministro degii Esteri Lord Curzon, 30 ottobre 1919, in Documents on British Foreign Policy, 19191939, edited by E. L. WOODWARD and ROHAN BUTLER, London, 1947 sgg., First Series, vol. IV, p. 143.
(5) Presse de Paris, 12 novembre 1919.
IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA 163
alla situazione fiumana in regime di occupazione da parte degli irregolari di D'Annunzio.
Col nuovo anno, la situazione diplomatica si capovolge. In Francia a Clemenceau succede Millerand, che si orienta più decisamente verso una politica di forza verso la Germania e la Russia sovietica, politica che Nitti, insieme con Lloyd George, è deciso a respingere. Anche la notizia di una convenzione militare francoserba, per quanto smentita, contribuisce a rendere nuovamente tesi i rapporti tra i Governi di Roma e di Parigi. Lo scontro avviene a San Remo, e da quel momento s'intensificano anche le mène di Barrère contro il Governo Nitti che arriverà a chiedere, senza peraltro ottenerlo, [...]

[...]l des Quatre (24 mars 28 juin). Notes de l'Officier Interpréte PAUL MANTOUX, Paris, Editions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1955, vol. II, pp. 5455.
(13) Cfr. la recensione di ATTILIO DEPOLI al Mussolini diplomatico di G. Salvemini in Fiume, a. I, n. 2 (aprilegiugno 1952), p. 154.
166 PAOLO ALATRI
definì a il tristo agente bancario di Muro Lucano » e affermò che <c aveva venduto Fiume allo straniero » (14).
L'iniziativa di D'Annunzio creò una situazione che condizionò le trattative diplomatiche condotte dal Governo Nitti. Un quesito che è giusto porsi, ma al quale non é possibile dare una risposta netta e univoca, é il seguente: l'impresa dannunziana costituì un elemento positivo o negativo per la soluzione del problema adriatico? Se ci limitiamo all'aspetto strettamente fiumano di quel problema, possiamo affermare che D'Annunzio, inserendo nella situazione un fatto compiuto sul quale si articolò la vasta mobilitazione psicologica organizzata dai nazionalisti, impedì ai negoziatori una soluzione che non implicasse il rispetto e la difesa dell'italianità di Fiume. E lecito tuttavia presumere che anche senza quel fatto compiuto nessun governo italiano avrebbe abbandonato Fiume agli jugoslavi, mentre la soluzione annessionistica, che era quella per cui si battevano D'Annunzio e i nazionalisti, non fu per allora realizzata perché non poteva esserlo. D'altra parte, in una prospettiva più ampia, cioè guardando all'intero problema adriatico e non alla sola questione di Fiume, il pronunciamento militare capeggiato da D'Annunzio, e l'elemento di rottura che egli inserì nella legittimità diplomatica internazionale, non attenuarono ma anzi resero certamente più acerba l'opposizione di Wilson a una sistemazione favorevole alle richieste italiane che al Presidente degli Stati Uniti sembrava basata sulla sopraffazione del più debole da parte del più forte (15): e in tal senso i negoziatori italiani ebbero in D'Annunzio non un aiuto ma un ostacolo.
Non vi é dubbio, poi, che allargando ulteriormente lo sguardo, cioè tenendo presente l'intero quadro delle trattative di pace, e non soltanto la questione adriatica, l'episodio di Fiume fu enormemente dannoso agli interessi nazionali italiani. Conseguenza e a sua volta causa del concentrarsi dell'attenzione sul solo ristretto problema fiumano, l'impresa di D'Annunzio confluì in quello che
(14) Nel'introduzione al volume di A. DE AMSROS, La questione di Fiume cit.
(15) Cfr. per esempio D. LLOYD GEORGE, op. cit., vol.. Il, p. 809.
IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA 167
fu il più grave tra gli errori del Ministero OrlandoSonnino, vale a dire lo scarso interesse riposto per tutte le questioni ben più importanti della sistemazione del bacino del Mediterraneo in generale e delle riparazioni; e le nefaste conseguenze di questo errore Nitti ereditò. Il suo sforzo per sdrammatizzare il problema fiumano e tutta intera la questione adriatica rientrava cer[...]

[...]ANNA VAILATI la riferisce nel Badoglio racconta, Torino, Ilte, 1955, scritto sulla base di colloqui avuti col vecchio maresciallo d'Italia), la troviamo già riferita dal giornale dei nazionalisti human La Vedetta d'Italia (12 maggio 1920) e da Robetro Forges Davanzati nell'idea Nazionale (16 maggio 1920).
Tuttavia, nei mesi durante i quali fu Commissario straordinario militare nella Venezia Giulia, Badoglio, se non rinnegò l'antica amicizia per D'Annunzio, nutri verso di lui sentimenti di diffidenza per il suo incoraggiamento al pronunciamento militare, dei quali vale come testimonianza tutta la sua corrispondenza con Nitti. In particolare, nel colloquio che ebbe il 5 dicembre 1919 a Udine con Preziosi e Sinigaglia, Badoglio disse: « Non parliamo nemmeno delle controproposte di D'Annunzio: figuratevi se è mai possibile che io accetti di dichiarare benemeriti della Patria D'Annunzio e i suoi! » (cfr. GIOVANNI PREZIOSI, Come l'on. F. S. Nitti tradì costantemente la causa di Fiume. Per la storia del « modus vivendi » in La Vita Italiana, 15 ottobre 1920, pp. 298301). Tutto ciò dimostra che, scrivendo più tardi le sue Rivelazioni su Fiume (Roma, De Luigi, 1946), PIETRO BADOGLIO, nel clima politico mutato, diede della propria posizione di fronte a D'Annnuzio una immagine sensibilmente deformata.
Per quanto si riferisce a ENRICO CAVIGLIA, basta leggere il suo libro su Il conflitto di Fiume (Milano, Garzanti, 1948) per rilevare la debolezza del suo pensiero politico, le contr[...]

[...]na immagine sensibilmente deformata.
Per quanto si riferisce a ENRICO CAVIGLIA, basta leggere il suo libro su Il conflitto di Fiume (Milano, Garzanti, 1948) per rilevare la debolezza del suo pensiero politico, le contraddizioni fra le tendenze nazionaliste e l'avversione contro ogni atto disgregatore della compagine dell'esercito e dello Stato costituzionale.
170 PAOLO ALATRI
sicché il nazionalista Barzilai finiva per adoperare a proposito di D'Annunzio parole che avrebbero potuto essere pronunciate da Nitti: « Non vi é nessuno, per quanto illustrato dalle gesta più nobili, che possa imporsi alla volontà della Nazione »; e ricordava la necessità del pane e della ricostruzione economica.
In Nitti, se tenace fu sempre il perseguimento di fini coerenti con le premesse della sua azione politica antinazionalista, non sempre vi furono, nell'attuazione quotidiana, quella fermezza e quella abilità che sarebbero state necessarie. Lo vediamo, di fronte alle prime notizie della spedizione dannunziana, telegrafare ai generali Pittaluga e Di Robilant: «[...]

[...]tuazione quotidiana, quella fermezza e quella abilità che sarebbero state necessarie. Lo vediamo, di fronte alle prime notizie della spedizione dannunziana, telegrafare ai generali Pittaluga e Di Robilant: «Ella sa quale é il suo preciso dovere in quest'ora » che non era la formulazione giusta di un ordine, poiché si trattava di precisare se le forze regolari italiane si dovevano opporre o no con la forza, con l'uso delle armi, all'iniziativa di D'Annunzio e all'occupazione di Fiume. Era quella una responsabilità che spettava al presidente del Consiglio, e non c'era da attendersi che se l'assumesse un generale dopo aver ricevuto una disposizione solo apparentemente energica e radicale, in realtà generica e tale da lasciare aperte tutte le strade. C'era in Nitti l'illusione che ordini di quel genere servissero a ristabilire le cose, mentre invece creavano nei dipendenti stati d'animo di incertezza nocivi all'efficacia dell'azione. Con espressioni certamente un po' drastiche ed eccessive, ma che pur contengono una parte di verità, Sforza scrisse [...]

[...]a ordini, impartiva lezioni » (21), e Giolitti che Nitti sermoneggiava, non agiva (22). Così — e pur con tutte le attenuanti che è giusto riconoscergli per le gravi conseguenze di un eventuale richiamo del Governatore della Dalmazia — Nitti fu debole nei confronti dell'amm. Millo, lasciato al suo posto fra duri rimbrotti dopo che si era compromesso con l'impegno preso di non consentire l'evacuazione della Dalmazia. Nitti scrisse piú tardi che se D'Annunzio aveva potuto preparare e compiere la sua impresa prendendo di sorpresa il Governo, si dové al fatto che Diaz e Aibricci, ai quali il presidente del Consiglio aveva affidato l'in
(21) C. SFORZA, op. cit., p. 87.
(22) GIOVANNI GIOLITTI, Memorie della mia vita, Milano, Garzanti, 1945, p. 554.
IL GOVERNO NITTI E LA QUESTIONE ADRIATICA 171
carico di ispezionare la Venezia Giulia, erano stati a loro volta ingannati e riferirono tranquillizzandolo. Questo elemento, senza dubbio, entrò nella complessa situazione; ma non la esauriva. Nitti aveva a sua disposizione molte altre fonti d'informazione,[...]

[...]ittà di Fiume). In verità, a Nitti premeva soprattutto di chiudere la vertenza adriatica: egli non si sentiva di sostenere a spada tratta questa o quella soluzione, ad una o all'altra subor
(23) « Mi sembrò, e mi sembra tuttora — scrisse ancora C. SFORZA, O. cit., p. 84 — che Nitti fu soprattutto attaccato per quanto fece di bene; e che non si comprese mai con abbastanza chiarezza che i suoi scacchi ed errori in politica interna (l'avventura di D'Annunzio a Fiume non fu che della politica interna) furono in massima parte l'effetto di alcune lacune della sua personalità ».
172 PAOLO ALATRI
dinando la conclusione dell'accordo, poiché gli sembrava che scarsa importanza avessero i dettagli che distinguevano l'una dall'altra le diverse soluzioni prospettate. E in ciò entrò anche, senza dubbio, la sopravalutazione del fattore economico rispetto a quello politico nella vita dello Stato e della società, che fu una delle sue caratteristiche salienti.
Anche se tardi epigoni delle infiammate passioni di quel tempo possono ancor oggi trovare motivo di [...]

[...]e era ben difficile dire dell'unico uomo politico italiano che, pur non essendosi abbandonato a demagogiche promesse come Salandra con il suo slogan « la terra ai contadini », aveva concretamente operato per istituire una rete di provvidenze in favore dei combattenti. Ma Nitti non era l'uomo del combattentismo professionale, al quale si sapeva che avrebbe dato del filo da torcere. La grossa bomba che gli scoppiò tra le mani, l'impresa fiumana di D'Annunzio, riassumeva tutti gli elementi, tutti i motivi del combattentismo professionale, dell'arditismo sistematico, del nazionalismo, del militarismo, del sovversivismo di destra.
Nel fronteggiarla, Nitti ebbe all'inizio qualche oscillazione. Il carattere solo apparentemente fermo ma in realtà generico dei primi
(29) Pregiudiziale nell'Idea Nazionale del 24 giugno 1919.
176 PAOLO ALATRI
ordini inviati ai comandanti militari nella Venezia Giulia rivela infatti, a nostro giudizio, una sostanziale incertezza sulla migliore via da intraprendere per battere il movimento; analoga indicazione offre la [...]

[...]a stipulazione di un accordo con la Jugoslavia e la conseguente forzata uscita dei « legionari » da Fiume; giacché non vi é dubbio che su questo terreno Giolitti poté valersi dell'eredità lasciatagli da Nitti.
La linea di condotta stabilita per Fiume da Nitti in collaborazione con Badoglio ebbe anche un altro effetto importante: quello
di mostrare, attraverso le vicende fiumane del dicembre 1919, che
a soli tre mesi dalla « marcia di Ronchi » D'Annunzio aveva perduto il controllo della cittadinanza, di cui non poteva più essere considerato l'esponente rappresentativo. Almeno a partire dallo sconfes
sato plebiscito del 18 dicembre, il gruppo che gravitava attorno al
comando dannunziano fu una minoranza che dominava con la forza, isolata nell'ambiente cittadino fiumano. Ciò chiari che la
soluzione annessionistica non era quella perseguita dai piú; dal che
si ebbero conferme sempre più chiare nei tempi successivi. Le elezioni fiumane per la Costituente del 24 aprile 1921, tenute in con
dizioni di maggiore libertà rispetto al periodo della [...]



da Giacomo Debenedetti, Ultime cose su Saba in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1958 - 1 - 1 - numero 30

Brano: [...]del Tommaseo, parecchio del Betteloni: proprio di coloro che Saba più sdegnosamente rifiutò come antecedenti o come vicini. Forse a quel lettore dell'avvenire non verranno in mente altri maestri molto più inconfessabili, certi efficaci cattivi esempi che tra poco vedremo di identificare. Ma fac ciamo ora che egli ritrovi la scheda biografica: cascherà dalle nuvole nell'accorgersi che Saba cominciò a poetare durante l'apogeo di Carducci, Pascoli, D'Annunzio. Al postero stupefatto noi vorremmo far giungere, valga quel che valga, il nostro verace e impertinente apologo: Saba aveva già cominciato il viaggio del salmone.
8 GIACOMO DEBENEDEITI
* * *
Ma da dove poté venire, a quel ragazzo di diciassette o diciott'anni, stranito e solitario, ingombro di vita ancora informe, l'iniziativa di una tale avventura? Gli impulsi ci paiono soprattutto due, che si sommano con mirabile coincidenza di direzio ne e di risultati. L'uno veniva da Trieste; l'altro, come é giusto, dai connotati personali di Saba.
Trieste, ha spiegato Saba, era allora una città « pe[...]

[...]li, i cinguettii di una piccola, portentosa uccelliera, fingendosi una tregua di serenità, sull'orlo di imminenti e certamente temuti squallori.
Ma questi sono ancora paralleli aneddotici, che possono parere artificiosi. Vero è invece che Saba, nel congedare l'ultima delle sue raccolte, disse al lettore:
Se leggi questi versi, e se in profondo
senti che belli non sono, son veri
ci trovi un canarino e TUTTO IL MONDO.
Gli veniva dalla Nave di D'Annunzio, finalmente perdonato, quel « tutto il mondo » scritto in maiuscole? (1). Lasciamo stare: è sicuro invece che la terzina gli veniva da un'altra storia, Dopo soddisfatte, cori una onestà a tutta prova, con una disponibilità di mezzi che nessuno ormai gli poteva contestare, anche le esigenze della « bella » poesia, la sicurezza di avere utilmente speso la propria vita gli era data dalla fiducia, dalla controprova che la sua poesia reggeva al criterio del vero. Il vecchio verista era ormai tranquillo di essere riuscito ad alzare le cose anche al di sopra di ciò che il verismo prometteva: dal ver[...]

[...]etteva: dal vero dell'oggi al vero di tutti i giorni possibili. Si era seduto al tavolo del suo gioco, e gli era parso che tutte le carte fossero contrarie, come dice la poesia Partita. Ma alla fine poteva in buona fede concludere come conclude quella poesia: « Mi levo tra volti amici, conto il mio guadagno ».
Quel criterio del vero, che gli permetteva di ricapitolare tutto il suo lavoro con uno sguardo ancora più rasserenato, l'aveva
(1) Del D'Annunzio poeta teatrale, il Saba degli anni più polemici soleva dire che avrebbe preferito, semmai, il primo atto della Fedra.
ULTIME COSE SU SABA 19
desunto da uno scritto sul melodramma. Donde gli fosse giunto quello scritto, è inutile dire. Saba lo dichiarò solo in privato, non tocca a noi di renderlo pubblico. Si tratta di una trafila che si ricostruirebbe indagando meglio le ragioni, a Saba certamente chiare, ma a noi rimaste relativamente oscure, per cui l'ultima sua raccolta mutò il titolo progettato di Amicizia in quello di Quasi un racconto. E appurando il sostrato, taciuto ma non erme tico[...]



da [I Documenti del convegno. Appunti per le relazioni e Comunicazioni] G. Trevisani, Gramsci e il teatro italiano in Studi gramsciani

Brano: [...]ntreccio non ha piú mordente, e galleggiano sulle acque del teatro i relitti di quel verismo che aveva cominciato a denunziare la corruzione e la decadenza della società borghese, e si era rivelato troppo povera ed ingenua cosa — borghese esso stesso — di fronte a1 travaglio della umanità e allo smarrimento della borghesia che caratterizzavano l'angoscioso e sconvolgitore tempo della guerra e i tormentati anni del dopoguerra. Quanto al teatro di D'Annunzio, esso era franato ormai sotto il peso della sua retorica. La scena italiana, lenta e sospettosa nell'accogliere Ibsen e Shaw — sorda soprattutto ad accogliere il messaggio di Ibsen che tendeva alla ricerca ed alla valorizzazione della personalità umana — si lasciava invadere dal teatro francese, con Bernstein e Bataille da una parte e la pochade dall'altra. Bernstein, « abile alchimista di parole » fra i creatori « per uso industriale » di « un mondo fittizio di avventurieri, di donnine allegre, di vecchi intriganti e di vecchi satiri »; « riduzione meccanica » e « visione artificiosa del mon[...]

[...]rderanno a rivelarsi, in tutta la loro attività, quel « gruppo — come Gramsci disse — di scolaretti, che, scappati da un collegio di gesuiti, hanno fatto un po' di baccano nel bosco vicino e sono stati ricondotti sotto la ferula della guardia campestre ».
In contrapposizione al salottierismo erano sorte, sulla scia benelliana, opere intese ad evadere dalla povertà presente, risalendo al passato nella storia e nei miti. Benelli aveva sconfessato D'Annunzio, ma la discendenza era innegabile. Ora la Cena — che Gramsci definisce « castelletto di cartapesta », con personaggi che erano maschere « dalla gioia canora e dall'anima di legno », — Il Beffardo di Nino Berrini, il Glauco di Ercole Morselli hanno momenti di clamorosa fortuna tra le platee, e non solo italiane — « meteore », postilla Gramsci —; ma per queste opere valeva il giudizio già dato da lui sulla letteratura italiana del tempo: « il passato non vive del presente, non è elemento essenziale del presente... non è elemento di vita ma solo di cultura libresca e scolastica ». Perciò esse no[...]



da m.c.c., scheda sintetica di «Nuova antologia» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]ornalistico che già stava affermandosi. Il rinnovamento della rivista avvenne sotto la direzione di Maggiorino Ferraris, grazie anche all'opera del redattorecapo Giovanni Cena, giovane poeta di tendenze socialisteggianti. In questo periodo, che fu il più felice e produttivo, la Nuova Antologia pubblicò, fra l'altro, i Saggi critici di De Sanctis, Mastro Don Gesualdo di Verga (1888), Piccolo mondo moderno di Fogazzaro, larghi saggi delle Laudi di D'Annunzio (18991903), Il fu Mattia Pascal di Pirandello (1904), Signorina Felicita di Gozzano (1909).
Col passare degli anni la rivista perse il suo originario carattere scientificoletterario per inclinare verso toni più mondani ed eleganti, meglio conformi agli interessi e ai gusti della classe dirigente e della borghesia della capitale. L'avvento del regime fascista e la direzione Tittoni portarono alle estreme conseguenze la trasformazione già in atto, asservendo del tutto la Nuova Antologia al regime, del quale divenne strumento sotto la direzione del gerarca Luigi Federzoni.
Nonostante lo sforzo[...]



da m.m.[M. Marchi], scheda sintetica di «Studi novecenteschi» in KBD-Periodici: Rinascita 1975 - 8 - 29 - numero 34

Brano: [...]enti metodologiche, a seconda della personale formazione critica e della pertinenza di angolatura richiesta dall'argomento trattato.
La rivista si articola in tre momenti. Gli studi e le ricerche vengono pubblicati nelle sezioni Saggi e Note: unico elemento discriminante per l'appartenenza all'una o all'altra sede, il maggiore o minore respiro dei contributi. In Note confluiscono anche i recuperi di testi inediti o sconosciuti (« Una lettera di D'Annunzio » di E. De Michelis, « Una dispersa corona dei mesi di Camillo Sbarbaro » di M. Guglielminetti, « Per un mancato editoriale del Politecnico » di F. Fortini). Segue la rubrica Rassegna di studi, fitta di schede di recensione alle novità librarie concernenti il settore d'intervento che Studi novecenteschi si è ritagliato, e completata da organici spogli di riviste. Di saltuaria presenza la sezione Interventi, in cui è apparso l'interessante « Dialogo sulle Città invisibili » di C. Varese e I. Calvino. Fra i suoi collaboratori Studi novecenteschi annovera M. Guglielminetti, C. Varese, U. Carpi, [...]



da Libri ricevuti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - luglio - 31 - numero 4

Brano: [...]CEL CAGNEUX JOSÉ GUIDI DOMINIQUE GAUDIN JACQUELINE BRUNET, Présence et influence de l'Espagne dans la culture italienne de la Renaissance. Machiavel, Guichardin, Castiglione, Calmo, La troisième personne de politesse, Paris, Centre de recherche sur la Renaissance italienne, Université de la Sorbonne nouvelle, 1978, pp. 332.
ADELMO MARINO, Partiti e movimento operaio a Teramo dal 1861 al 1945, Teramo, Libera Università abruzzese degli studi « G. D'Annunzio », 1978, pp. 72.
GIULIO MARRA, Il neoclassicismo inglese. Tradizione e innovazione nel pensiero critico, Brescia, Paideia, 1979, pp. 328.
MARCO VALERIO MARZIALE, Epigrammi, a cura di Arturo Carbonetto, Milano, Garzanti, 1979, pp. XIV438.
ROBERTO MASSARI, Marxismo e critica del terrorismo. Un'analisi storica delle posizioni critiche del marxismo teorico e militante nei confronti dei fenomeni terroristi, Roma, Newton Compton, 1979, pp. 304.
GIUSEPPE MAZZOTTA, Dante, Poet of the Desert. History and Allegory in the «Divine
Comedy », Princeton, University Press, 1979, pp. xvI344.
500 LIBRI R[...]



da Vasco Pratolini, Firenze, marzo del ventuno in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1960 - 1 - 1 - numero 42

Brano: [...]ontrario, erano i più coraggiosi. Essi, guidavano le spedizioni. È così, dove c'é più api c'è più miele. Specie con Folco Malesci. Con l'ingegnere. Avrà avuto venticinque anni, nemmeno; non ancora di leva, era andato al fronte volontario. Era un animo irrequieto; negli ultimi tempi della guerra si era fatto aviatore. Poi era stato a Milano, era stato a Fiume. Era stato anche all'estero, aveva viaggiato. Conosceva Mussolini di persona. Sembra che D'Annunzio gli scrivesse come Garibaldi scriveva a quelli della Mutuo Soccorso. Di più. E dacché era tornato, malgrado avesse preso moglie e avuto svelto svelto due figlioli: « Ora si ripulisce il Pignone », diceva, non aveva altro pensiero. Da poco, lo chiamavano già ingegnere, aveva un'Impresa di costruzioni insieme col cognato; riusciva a tener dietro a cento cose, comprese le donnine, tuttavia non pensava che a questo: « Se il Pignone é la cittadella rossa, la farò saltare ». Suo padre che da sempre aveva la tintoria e durante la guerra l'aveva ingrandita, era ricco, ma più pesce che carne, badava a[...]



da Norberto Bobbio, Umberto Calosso e Piero Gobetti in KBD-Periodici: Belfagor 1980 - maggio - 31 - numero 3

Brano: [...] edizioni del Baretti, 1927, parte II, pp. 92105, ora anche in Scritti di critica teatrale, cit., pp. 601605.
332 VARIETÀ E DOCUMENTI
e il serioso Gobetti che si alternano nelle cronache teatrali appare evidentissimo. I giudizi di Calosso sono generalmente benevoli anche per le commedie che si capisce benissimo egli considera delle sciocchezze. Se s'impunta lo fa quando gli pare ne valga la pena. Si leggano le colonne dedicate alla Parisina di D'Annunzio: « Poesia? No, melodramma, un pessimo libretto per musica » (« l'Ordine Nuovo », 4.4.1922, p. 4, firmato « m.s. »). Del resto, quando gliene viene l'occasione non esita a esprimere senza tanti complimenti ciò che lo divide dall'amico armato di frusta. Per fare un esempio: Gobetti non amava Goldoni 7, ed ecco che Calosso nella cronaca della rappresentazione de Il ventaglio, sbotta: « Chi osa alzare la frusta sul grande Goldoni? » (« l'Ordine Nuovo », 7.2.1922, p. 3, firmato « m.s. »). L'allusione è evidente. In un articolo Il loggione settimanale, rispondendo ad alcuni lettori che gli avevano [...]



da Graziadei (relatore), Discorso Graziadei in Resoconto stenografico del 17. congresso nazionale del Partito socialista italiano : Livorno, 15-20 gennaio 1921 : con l'aggiunta di documenti sulla fondazione del Partito comunista d'Italia

Brano: [...]ma, dico, amici, non caschiamo un'altra volta in un'altra illusione infantile, non crediamo che il nostro modesto paese si possa sottrarre alle leggi della storia con una nuova improvvisazione. Per andare al potere la storia non conosce che due vie: o la collaborazione con la parte piú avanzata della democrazia borghese, o
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la conquista con la forza armata e il mantenimento al potere con la forza armata ! (Applusi vivissimi).
Voci: C'è pure D'Annunzio ! (Rumori vivissimi).
GRAZIADET: Non è la prima volta che il nostro Partito scherza con la tragica realtà della storia; finiamola con gli scherzi, che porteranno ad altre tragedie ! (Applausi).
Tutti dicono, vittime di illusioni o di amore per l'unità del Partito, tutti dicono che non vogliono la collaborazione; ma, amici, se non volete la collaborazione non dovete avere che l'altra via, e perché al lora combattete i mezzi di quella via? (Applausi). Perché creare la illusione che si possa andare al potere senza collaborazione e senza armi, che ci si possa andare pacificamente e senza instau[...]



da Carlo Muscetta, [Saggio introduttivo a] Angelo Muscetta, Memorie di un commerciante in KBD-Periodici: Nuovi Argomenti 1964 - 7 - 1 - numero 69

Brano: [...]recava interlineate le correzioni del 1840. Ma trovai questo libro, più di studio che di lettura, « in stato di nuovo » (come dicono i librai). Era infatti un libro scolastico che il mio primo fratello dovette subito metter da parte a 17 anni, e quando tornò dalla guerra lo sostituì con letture molto più amene, tipiche del tenentino Don Giovanni 1919 (dai romanzi di Zuccoli, Guglielminetti, Oriani, Da Verona, Pitigrilli alle prose ideologiche di D'Annunzio e di Mario Mariani). Mio padre restò fedele ai suoi gusti se non più sani, più ingenui. Romanzi d'appendice e letteratura a dispense, di questo certamente si nutri. E i suoi
36 CARLO MUSCETTA
classici li lesse sul popolare giornale napoletano che ai suoi inizi recava le lezioni del De Sanctis, il « Roma ».
Ma la materia del suo piccolo romanzo autobiografico era originale e tutta vera, anche se forse da bambino potè aver letto la celeberrima, esemplare pagina di Jacques Laffitte, il giovane che fu visto raccogliere uno spillo e perciò divenne impiegato e poi erede universale di un banchier[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine D'Annunzio, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---d'Italia <---italiana <---fascista <---Diritto <---italiani <---italiano <---siano <---socialista <---Basta <---Del resto <---Perché <---Poetica <---Pratica <---fascismo <---ideologia <---Così <---Dei <---Estetica <---Filosofia <---Fisica <---Pirandello <---Più <---Pochi <---Retorica <---Stilistica <---comunista <---comunisti <---fascisti <---giolittiana <---italiane <---realismo <---socialismo <---verismo <---Agraria <---Bologna <---Carlo Ferretti <---Ciò <---Come <---Da Verona <---De Sanctis <---Dico <---Diplomatica <---Discipline <---Ecco <---Etica <---Filologia <---Francia <---Gian Carlo <---Gramsci <---Guglielminetti <---Inghilterra <---La Nuova Italia <---La lotta <---Lascio <---Le Monnier <---Lenin <---Matematica <---Meccanica <---Noi <---Nuova Italia <---Ogni <---Ordine Nuovo <---Pitigrilli <---Psicologia <---Russia <---Sei <---Stato <---Sulla <---Tittoni <---Voglio <---Zuccoli <---abbiano <---anarchismo <---capitalismo <---capitalista <---comunismo <---cristiano <---d'Europa <---dell'Avanti <---dell'Europa <---dell'Ottocento <---economista <---eroismi <---filologia <---ideologiche <---liana <---liberalismo <---marxismo <---mitologia <---nell'Europa <---nell'Inghilterra <---ostracismo <---pirandelliano <---psicologia <---psicologica <---riformista <---socialisti <---vogliano <---volontarismo <---ADELIA NOFERI <---Abano Terme <---Accuse <---Acta <---Acustica <---Agli <---Aibricci <---Aix <---Albergo <---Albert Einstein <---Albert Thibaudet <---Alberto Asor Rosa <---Albino Pierro <---Alfonso Rubilli <---Alla Conferenza <---Allora <---Alpi <---Alto Commissario <---Amicizia <---Ammannati <---Amministrazioni <---Analfabeto <---Ancora <---Andrea Giardina <---Andò <---Angela Rosa <---Angelo Guglielmi <---Angelo Muscetta <---Angiola Ferraris <---Angiolillo <---Angot <---Annuario <---Antibourgeoise <---Antonio Cesari <---Appare <---Appendice <---Ardengo Soffici <---Argalia <---Aristotelismo <---Armando Balduino <---Armando Hodnig <---Arte <---Arturo Carbonetto <---Aspetti <---Asti <---Atti del Convegno <---Aula Magna <---Auto <---Autonomo Consumi <---Badate <---Baldesi <---Banca <---Banca Commerciale <---Bande Nere <---Barbaria Tedesca <---Barberi Squarotti <---Baretti Giuseppe <---Barnum <---Barrère <---Barzilai <---Battendosi <---Belgrado <---Bellasich <---Bellosguardo <---Belva <---Benda <---Benedetto Croce <---Bengasi <---Beniamino Finocchiaro <---Beniamino Proto <---Bern-Frankfurt <---Bernardini Marzolla <---Bernstein <---Bestemmiò <---Betteloni <---Bibliografia <---Biffures <---Big Four <---Bigazzi <---Bilancio <---Bilder I <---Biscaro <---Bissolati <---Bloomfield <---Bocchino Si <---Bolli <---Bologna-Roma-Milano <---Bonacci <---Bonavini <---Bonino Savarino <---Bonne Maire <---Bonne Mère <---Borutin <---Bossard <---Bretschneider <---British Foreign Policy <---Broccolino <---Brofferio <---Bronchite <---Bronchite-Polmonite-Pleurite <---Bronzino <---Bruna Bianchi <---Brunella Schisa <---Bruno Dente <---Buchanan <---Buffalo Bill <---Bukarin <---Bulzoni <---Buondelmonte <---Buoni <---Burzio su Giolitti <---CIO <---CNRS <---CRISTINA DONNINI <---Cachin <---Cachin-Frossard <---Caglioti <---Calabria <---Calmo <---Calosso <---Calvero di Chaplin <---Camillo Sbar <---Canzonette <---Canzoniere <---Capo <---Capo Treno <---Caporeparto <---Cappelletti Truci <---Caprera <---Capriotti di Roma <---Carecas <---Carlo Basso <---Carlo Goldoni <---Carlo Marx <---Carlo Salinaci <---Carlo Santaniel <---Carlo Veneziani <---Carogne <---Carrìa <---Casa Editrice <---Casa del Popolo <---Cascine <---Case del Popolo <---Cassazione <---Cattaro <---Cavacchioli <---Caviglia <---Celebrazioni di Saba <---Cena <---Centre <---Centre National <---Cercherò <---Cesare Segre <---Cesare Vasoli <---Chagall <---Chapel Hill <---Chez Maxim <---Chiarella <---Chiarelli <---Ci hanno preso sempre alla sprovvista <---Cibernetica <---Cinquantanove <---Cirenaica <---Ciò in Italia <---Clara Strada <---Clemenceau <---Clotilde Pontecorvo <---Col Romanticismo 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Vecchia <---Prendiamolo <---Presse de Paris <---Presto <---Preziosi <---Prima dei Versi <---Primum <---Problemi <---Procace in esperienza <---Prodam <---Présence <---Psicanalisi <---Psicoanalisi <---Psicologia scientifica <---Puccinelli <---Pullini <---Puoti <---Pàtron <---Quaderni di Giustizia <---Quale <---Quarantotti Gambini <---Quartiere di Rifredi <---Quartieri <---Quat <---Queste noiose mie memorie <---Questione di minuti secondi <---Qui <---Qui Gramsci <---Rabelais <---Rachele Va <---Radici Colace <---Rapallo <---Rarissime <---Rasputin <---Re Filippo <---Re Umberto <---Recherche Scientifique <---Reggio Emilia <---Regina Vittoria <---Regional History <---Reineri <---Reliquiae <---Rella <---Remo Bodei <---Renzo Guidieri <---René Wintzen <---Repatriare Masuccio <---Repubblica dei Soviety <---Ricerche sul Machiavelli <---Rifredi <---Risorgimento <---Rivoluzione liberale <---Robetro <---Robilant <---Rochefoucault <---Rodolfo Mondol <---Roma Buchanan <---Roma-Bari <---Romagna 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